LO STATO DI ECCEZIONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Gennaio, 2018 @ 7:44 amDetto altrimenti: ne parlava Carl Schmitt …..  (post 3011)
Chiariamo subito: lungi da me approvare le tesi di un filonazista che ha rischiato di essere processato a Norimberga. Morto nel 1985, resta tuttavia un “terribile giurista†un filosofo del diritto, un giurista internazionalista. Egli – fra l’altro – teorizzò che il sovrano, il tiranno, il capo di tutti e di tutti è colui, valutate le circostanze, può decretare e applicare lo stato di eccezione, la sospensione del diritto e delle regole generali.
Richiamo questa sua teoria in relazione al mio post del 1 gennaio scorso, quando, parlando della laicità (= pluralismo), a proposito delle “eccezioni di legge†rispetto alla “legge uguale per tuttiâ€, mi chiedevo chi avesse il potere di stabilire la linea di confine fra le eccezioni di legge da un lato e le violazioni della legge, dall’altro.
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Mi (ri)spiego con esempi: chi ha il potere di decidere che una “gestione separata INPS†che garantisca pensioni super d’oro ad una classe di privilegiati, sia una eccezione di legge e non una violazione della regola generale che stabilisce un tetto massimo ed un livello minimo per tutti? E chi ancora ha il potere di decidere che il “diritto acquisito†a gestire al proprio interno una fetta ragguardevole di fondi pubblici assicurati per più anni indipendentemente dall’evoluzione del quadro delle priorità nazionali, sia una eccezione alla legge di una equa e soprattutto aggiornata distribuzione delle risorse pubbliche e non una violazione di tale norma?
Ecco, la sospensione della validità generale di un principio, di una legge, lo stabilire eccezioni … ecco il punto sul quale soffermarsi e ragionare un po’ di più.
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EPIFANIA, BEFANA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Gennaio, 2018 @ 10:08 amDetto altrimenti: solo il nome (parzialmente) in comune …. (post 3010)
- Natale le tredicesime, la corsa a spendere e a far spendere in cose utili (evvabbè) ma anche in tante cose inutili (“… questo lo riciclo alla prima occasione …â€) e dannose (gli imballaggi!).
- Capodanno. In internet gira una storiellina di Mafalda che si rivolge ad un famoso mago televisivo esperto in previsioni ed auguri: “Iil 2015 doveva essere migliore; il 2016 fantastico; il 2017 l’anno della svolta. Per il 2018, caro mago, per favore: fatti i fatti tuoiâ€. Solo che lei non dice “fatti†bensì usa un altro termine figurato molto più efficace.
- Epifania tutte le feste le porta via. Ma ricordiamola per quello che è, l’Epifania, la presentazione del Bambinello ai tre Re Magi, ovvero al suo ingresso nella TV d’allora, nella mondovisione d’allora.
- Poi è arrivata la Befana, una vecchietta dea volante di derivazione pagana – che con l’Epifania proprio non c’azzecca per nulla – a portare dolci o carbone ai bimbi buoni -“cattiviâ€. Ma può mai essere “cattivo†un bimbo? E per di più, un bimbo che ancora crede nella befana? Via … siamo seri! Ecco, voglio prendere le mosse da qui, da questo controsenso di noi adulti che poi non è il più grave ( e poi … il carbone, … oggi è tornato di moda “grazie†alla befana Trump che riapre le “centrali a –“. Chissà se lui ne regala una calza piena ai suoi fedelissimi).
Il più grave controsenso, comunque, è il consumismo che ha travolto il significato del Natale solo in parte recuperato perché con la scusa dei regali (do ut des, oppure se non do che figura fo?) va a finire che ci si reincontra fra amici e fra parenti (e questo sì che è un Natale, una Nascita, una Rinascita).
Ma torniamo alla Befana. Ai miei tempi … io sono del 1944, nella casa genovese di Albaro, quartiere “alto†in collina vista mare nella Genova-bene-est-verso-oriente, la cucina aveva la cappa e lì trovavamo le famose calze piene di dolci. Carbone mai, si vede che non eravamo stati cattivi, i miei fratelli ed io. Poi arrivava la Befana dei Carabinieri, perchè il babbo era Maresciallo dei CC, Ufficio Matricola della Legione Territoriale di Genova, situata nel bellissimo Castello Mackenzie, nel quartiere Castelletto (circonvallazione a monte) a 100 m sul livello del mare. E qui la vera sorpresa: ci si aspettava molto, arrivava poco ma la felicità era tanta.
Oggi, è sabato: se ne deduce che domani sarà domenica poi fine. Ah … ci riposiamo un poco. In internet gira un’altra storiella: una “videata†internet di un tale che aveva cliccato nel motore di ricerca “Come smaltire il sovrappeso acquisito nelle festeâ€, alla cui ricerca il sistema rispondeva: “Forse cercavi l’orario dei treni per Lourdesâ€.
Cosa? Volete una poesia? Una mia? Una sul Natale? Ma si … dai … evvabbè … se proprio insistete, eccola:
NATALE SURREALE
E’ questo il Natale?
Scoppiettan parenti sul fuoco
e rossa la neve dal forno
inonda la casa di un caldo profumo di arrosto.
Farina nel cielo:
bei fiocchi giganti
sprigiona la terra per l’aere spandendo rintocchi argentini.
La gente s’incontra, si scontra
si chiede permesso
poi s’urta, si scusa
prosegue la corsa.
Regalan le merci al super mercato:
tu prendi dei doni, li scarti
li cedi agli amici
a prezzo d’usura.
Un bel pino acceso
in mezzo alla sala
dà fuoco al palazzo.
Accorron pompieri
e inondan l’incendio
di fresco Clicquot.
Un’ostrica, sola, s’aggira sparuta in cucina:
poi, ratta, si tuffa nel biondo vin franco
s’asconde al tuo sguardo
e corre nuotando al suo mare.
Tu resti da solo a pensare
a questo sì strano Natale
a quanto di bene v’è intorno
a quanto di male.
Ma ecco che in mezzo al frastuono
di luci e colori
compare una bella cometa
s’accende una stella
ed ogni altra cosa si spegne.
Risplende per tutti, sol quella.
Adesso è Natale!
                                           Ciao, alle prossime Feste!
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LE SCATOLE CINESI ENTRANO IN POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Gennaio, 2018 @ 7:45 amDetto altrimenti: può accadere, può accadere …  (post 3009)
Le scatole cinesi: la prima contiene la seconda e così via … L’idea è stata utilizzata per avere il controllo di un’impresa molto grande pur possedendo un capitale limitato. Vediamo un po’ come accade fra quattro SpA: le società A, B, C ,D:
- Capitale azionario sociale di A = 1000; capitale azionario sufficiente per controllare A = 505.
- Capitale azionario di B = 600; B investe 505 in A, ne possiede il 51% e ne decide la politica; capitale azionario sufficiente per controllare di B = 301 (51% di 600).
- Capitale azionario di C = 350; C investe 301 in B, ne possiede il 51% e ne decide la politica; capitale azionario sufficiente per controllare C = 176 (51% di 350).
- Capitale azionario di D = 200; D investe 176 in C, ne possiede il 51% e ne decide la politica; capitale azionario sufficiente per controllare D = 101 (51% di 200).
In sintesi, io possedendo (o legando a me con un patto di sindacato) azioni di D per 101 ho il controllo sulla società A.
Un esempio pratico: Tronchetti Provera, tramite la GPI, possiede il 52% della Camfin. La Camfin, a sua volta, possiede il 25,5% delle azioni di Pirelli. Con un patto di sindacato con scadenza 2010, Tronchetti ha federato il 25,5% di Camfin con le azioni di altre aziende che non sono di sua proprietà , arrivando al 46,2%. La catena portava la GPI a controllare Telecom con un 2% effettivo delle azioni Telecom.
E veniamo alla politica. La scalata può avvenire all’interno di un partito o di una coalizione di partiti.
- All’interno di un partito vi siano due gruppi: A e B. Al congresso A vince e B perde. B crea sottogruppi che condizionando “dal basso†riunioni di livello via via sempre più elevato, secondo una “cascata†che abbia il proprio flusso invertito rispetto alla “forza di gravità †della logica e delle regole, e arriva a condizionare il livello più elevato, cioè la politica del gruppo A.
- All’interno di una coalizione di partiti può avvenire – di fatto – la stessa cosa, quando una componente minoritaria chiede-impone-vuole-ottiene di rappresentare l’intera compagnie.
 Mi domando: è corretto tutto ciò?
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LA LOTTA PER LA PROPRIETA’ DI UN SIMBOLO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2018 @ 12:10 pmDetto altrimenti: dello modo e del perché taluno vuolsi appropriare di un simbolo con il che farebbe lo male proprio et eziandio quello altrui …  (post 3008)
Ricordate? “Dello modo ..” … così iniziavano racconti nella lingua del nostro “duecento†… Ma veniamo all’oggi, al simbolo ed alla pretesa sua privatizzazione. E’ di questi giorni infatti qui in Trentino (ma non solo) una contesa sulla proprietà privata di un simbolo da parte di chi a suo tempo lo ideò e creò. Ora, questa pretesa di privatizzare un simbolo mi sollecita alcune considerazioni
Infatti il simbolo (politico, nel caso in esame) è la rappresentazione grafica di significati in norme e contenuti accettati da chi vi si riconosce. Esso è un “ponte verso†ed ha valore in quanto “conduce a” valori: non ha valore “in se stesso”. Esso è un “elemento di passaggio, di trasmissione per la condivisione  di un significatoâ€. Se invece taluno vuol fargli acquisire il valore di ciò che invece dovrebbe essere rappresentato, il simbolo da apertura alle energie spirituali si trasforma in gabbia, in prigione … il simbolo non vive di vita propria, ma di quella di coloro che vi si riconoscono. Esso è un bene collettivo, di tutti in generale e quindi di nessuno in particolare, nemmeno del suo creatore. Esso è obbligante: nessuno può impadronirsene come cosa solo propria, espropriandone gli altri. Ciò infatti distrugge la fiducia reciproca e la speranza comune e diventa segnale di guerra. Al contrario, il vero uomo politico ha verso il simbolo un atteggiamento di umiltà , quello di chi sa servire qualcosa più grande di se stesso. Il simbolo-proprietà -privata cessa di essere tale e diventa diabolon, strumento di dominio sui simili più vicini  e di trasformazione delle persone in masse fanatizzate.
Ora, un simbolo politico. quando è veramente tale, non ha bisogno di essere protetto da misure giuridiche repressive. Per converso quando queste misure intervengono, ciò accade perché il simbolo ha iniziato a non essere più un vero simbolo e la sua repressione non fa altro che testimoniare questa sua dammerung, (caduta) esaltandone il carattere conflittuale. La politica di un simbolo privatizzato è solo valorizzazione di alcune persone al posto delle idee e degli ideali. A questo punto la  Politica è solo politica, la quale, nell’ipotesi peggiore, è una corsa all’acquisizione del potere fine a se stessa; in quella migliore è attività tecnico-esecutiva per l’amministrazione dell’esistente.Â
E ciò indipendentemente dal significato originario (greco) del termine “politica”, che all’inizio era un aggettivo di un sostantivo, la “capacità “, ovvero la teknè politika, la capacità politica (cioè, di governare la polis), aggettivo che noi oggi abbiamo sostantivato e che utilizziamo per definire l’azione politica anche a prescindere da una valutazione sulla teknè … per cui c’è politica e Politica.
Fine
Corsivo liberamente tratto da “â€Simboli al potere – Politica, fiducia, speranza†di Gustavo Zagrebelsky, Einaudi Ed. Novantadue paginette di grandissimo valore, per soli €10,00.
Concorso a premi: fra tutti coloro che avranno indovinato chi oggi reclama la proprietà privata di un simbolo politico sarà sorteggiata una copia del libro sopra citato. Parola di blogger.
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IRAN 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2018 @ 7:55 am(terza ed ultima puntata)
Detto altrimenti: rivolta domata? Dall’inforMazione all’inforNazione (Erdogan docet)            (post 3007)
Iran, una rivolta, improvvisa, violenta, liberatoria … liberatoria anche del velo, simbolo dell’oppressione dell’estremismo islamico e maschilista; anche contro la corruzione e il carovita. Eppure, in un giorno, “domataâ€: hanno vinto i Guardiani della Rivoluzione, i quali nei primi giorni “stavano a guardare†… per poi, una volta che la situazione a loro giudizio era maturata al punto giusto, far scattare la loro contro-rivoluzione-Âpre-organizzata-con-software EDG (Erdogan).
I Guardiani della Rivoluzione, una polizia parallela, un po’ come le nostre camice nere d’un tempo rispetto alla Polizia di Stato.
Lo so, raga, la mia è solo una lettura personalissima, poco suffragata da fatti, esperienze, notizie attuali e dirette, ma che volete di più da un semplice blogger? Mica ho uffici studi, inviati speciali, corrispondenti esteri io! Solo ricordo le immagini prese dall’alto (drone?) dei militari turchi ribelli (per finta, n,d,r,) che si arrendevano sdraiandosi pancia a terra, allineati e coperti secondo le migliori regole della “libretta†militare, sull’asfalto di un ponte: sembrava (ed era, n.d.r.) una recita. Una ribellione miliare quella? Quando mai!
E ora, in Iran, la farsa pare ripetersi. Ripeto, queste sono solo le mie deduzioni e se mi sbaglio mi corrigerete … Dice … ma, caro blogger, anche noi tue lettrici e tuoi lettori, le notizie vere dove le apprendiamo? Ecco, cerco di rispondervi: io direi che la fonte migliore sia la stampa italiana ed estera, quella dotata appunto di corrispondenti esteri locali. Però a questo punto sorge un problema, e cioè il “danno†che internet sta facendo al conto economico dei giornali, per cui molti hanno chiuso e molti altri potranno chiudere i battenti. Dice … ma allora che succederà ? Succederà che informare, non informare e disinformare sarà internet e chi lo saprà manovrare: una sorta di Grande Fratello, una droga universale elargita gratuitamente da  una nuova multinazionale: la multinazionale dell’infornazione. No, non mi sto sbagliando, non volevo scrivere informazione, bensì proprio INFORNAZIONE, nel senso che ci inforneranno tutti, cuoceranno a fuoco più o meno lento il nostro cervello, la nostra capacità di analisi e di critica: insomma, saremo proprio “cucinati a dovereâ€.
Dice … ma anche tu, caro blogger stai utilizzando internet. E’ vero raga, ma solo per mettervi in guardia da internet! E poi questo mio “internet†è di COMUNICAZIONE cioè è DIALOGO, di INFORMAZIONE BIDIREZIONALE nel senso che potete scrivermi, contestare, approvare, integrare, correggere, ed io vi pubblico. Non è di INFORNAZIONE UNIDIREZIONALE del tipo venite-a-me-che-io-vi-dico-cosa-dovete-credere-e-pensare.
Comunque, oltre alla inforNazione internazionale ve esiste anche una inforNazione nazionale, soprattutto politica, la quale nasce innanzitutto all’interno degli organi di governo e politici, per poi inquinare anche (certa) stampa. Ma questa è un’altra storia che vorrò trattare in un appoosito post.
Buona inforMazione a tutte e a tutti e … non fatevi inforNare, né a fuoco rapido né a fuoco lento, mi raccomando!
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IRAN 2 – RICORDI DI TEHERAN (40 anni fa)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2018 @ 8:06 amDetto altrimenti: segue dal post precedente        (post 3006)
Teheran, una città molto estesa, in genere costruzioni non molto elevate (a causa del rischio sismico), su una “pianura leggermente in discesa”, dai 2000 metri della residenza dello Scià , ai piedi della catena montuosa di 6000 metri, innevata anche in estate, che la divideva dal Mar Caspio, fino alle poche centinaia di metri di altitudine della down town dove si trovava il bazaar. A nord, alberi di rose come fossero di ciliegie, data la dimensione. A sud, il caldo. Gli hotel: da sud a nord la qualità ed il prezzo cresceva. La città era attraversata, da nord verso sud, da molti piccoli rivoletti d’acqua a cielo aperto, “multiuso”. Man mano che si scendeva, qua e là bidoni metallici contenenti acqua pretesa potabile alla quale si dissetava il “popolino”, mediante una tazza comune assicurata al bidone da una catenella. Noi no. Noi turisti per affari si stava negli hotel all’aria condizionata. Erano i nostri “uffici”, dotati di (vecchi) apparecchi telescriventi azionabili solo dagli addetti (quando c’erano!) con tempi biblici.
Per muoversi in città , i taxi o più spesso le auto dei passanti ai quali gridavi la tua meta: se era compatibile con la sua destinazione, l’automobilista si fermava e ti caricava e tu ti trovavi insieme ad altri sconosciuti compagni di viaggio. Traffico, caotico: velocità media commerciale delle auto in città : 2 kmh. Per chiedere all’autista di accelerare “Buro, buro … Fittipaldi!â€. Per farlo rallentare “iavasciâ€. Un paio di volte: squadre di poliziotti in motocicletta, traffico fermato, strade liberate e presidiate dalla polizia, passa lo Scià .
Una bella ragazza prosperosa. Con ammirazione fra i maschi veniva definita “labagnat†che letteralmente significa “latteriaâ€.
I controlli della polizia (politica, la terribile SAVAK): fui avvicinato in hotel da un giovanotto che parlava ottimo italiano (si era laureato in Italia) il quale ci chiese le ragioni della nostra permanenza in Iran: affari, commercio .. ok, buon lavoro.
Il lavoro e lo svago. Cercai il migliore commercialista per organizzare il pagamento delle imposte locali: mi disse che occorreva organizzare il non-pagamento delle imposte! Il lavoro: anche il sabato. Solo la domenica ci si fermava … per fare cosa? Ad esempio un volo ad Esfahan; la visita al Tesoro dello Scià ; una visita al bazaar; una gita in auto fuori città (nel deserto).
Uno scippo evitato. Tentato ai danni di un mio collega italiano. Gli si affianca un’auto e in inglese il passeggero gli chiede quanto egli debba pagare all’autista per un certo tragitto. Fa finta di non capire la risposta e chiede che gli siano mostrate le banconote. Il mio amico sta per farlo. Io gli grido di fare un passo indietro. L’auto fugge via.
I ristoranti. Spesso andavamo al ristorante del Teatro Roudaki, ne ricordo il prezzo: pranzo a base di caviale e champagne, l’equivalente di 5000 lire. Ma spesso non pagavamo nulla perché avevamo fatto amicizia con il cameriere (spagnolo) al quale avevamo regalato un paio di blue jeans e il nostro conto – su sua iniziativa – veniva “diluito” all’interno del mega conto del pranzo sociale di turno (i medici di Teheran, gli ingegneri di Teheran, etc.). Ah … questi italiani …
Il caldo. Molto ma secco, all’ombra di stava abbastanza bene, la sole no. L’aria sempre … condizionata.
Il bazaar. La “cosa†più vera che vidi. Un mercato molto esteso, stradine ricoperte, un odore di olio bruciato (quello delle lampade), illuminazione elettrica abbagliante da semplici lampadine appese a fili elettrici. Improvvisamente sento un grido “Paisà …paisà !â€. Mi fermo: possibile? Che qui ci sia un napoletano e che per di più mi abbia riconosciuto come italiano e che mi chiami “paesanoâ€? Mi giro: si trattava di un venditore di banane, a cinque (pai) sa (centesimi di rial) cadauna!
I miei soci iraniani. S’era nel 1976.I miei soci – parlando molto riservatamente – davano al regime solo altri cinque anni di vita al massimo (lo scià cadde poi nel 1978), e si lamentavano con i propri genitori che li avevano mandati a laurearsi negli USA: giudicavano infatti quel periodo una “perdita di tempo†rispetto alla “corsa all’arricchimento†che stavano facendo.
Considerazione finale. Tutte le maggiori imprese mondiali (IBM e Lockheed in testa) e italiane erano presenti in Iran, anch’esse come i miei soci privati iraniani per partecipare alla corsa all’arricchimento, reso possibile dall’elevatissimo grado della corruzione. Un esempio, banale ma significativo: poco sopra, parlando dei ristoranti, ho ricordato il dono di un paio di blue jeans ad un cameriere. Be’ … la loro importazione era vietata: poi, improvvisamente, per una settimana tale divieto cessava (per legge) e nel paese entravano alcuni TIR carichi di blue jeans che poi venivano rivenduti a prezzi molto elevati in negozi gestiti dalle mogli di alti funzionari di stato. Se tanto mi dà tanto …
Come finì la mia avventura imprenditoriale iraniana. Ben prima della rivoluzione, ricevetti l’offerta della dirigenza in una grande SpA finanziaria pubblica italiana: avevo famiglia … non ebbi il coraggio di rinunciare al certo per l’incerto e smisi (in tempo, per mia fortuna!) di fare l’imprenditore italo-iraniano.
(continua)
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IRAN 1
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2018 @ 9:56 amDetto altrimenti: Iran quarant’anni fa, c’ero anch’io ….. (post 3005).
Oggi, inizio di una rivoluzione in Iran. Quarant’anni fa, lo Scià . Io ero a Teheran per conto della mia società (mia nel senso che io ero l’azionista di maggioranza) con un mandato di un grande gruppo industriale italiano per vendere a quel governo centinaia di piccole centrali solari da installare nel deserto. Quando vivi anche solo per qualche mese in un paese così fuori dalle tue consuete rotte geografiche e culturali ne riporti impressioni indelebili. Per chi non lo conoscesse, oltre ai libri di storia e di costume ufficiali, suggerisco:
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- un libro … a fumetti: “Persepolis – Storia di un’infanzia†di Marjane Satrapi, Ed. L’Association and Lizard, Serie speciale per La Repubblica, vol. 37, in collaborazione con Panini Comics, 2005;
- un libro “normaleâ€, “Mai senza mia figlia†do Betty Mahmoody & William Hoffer, Ed. Speerling & Kupfer, 2004.
Premesso ciò, l’Iran era – ed è – compresso da cinque forze: la corsa alla città e i settecento km di confini con la Russia; l’integralismo islamico; la corruzione; la qualità del rapporto con gli USA; le altre pressioni esterne: il proprio regime dittatoriale.
1) Ai miei tempi … grande sviluppo urbanistico della capitale. Moltissimi cantieri edili aperti e “a cielo aperto†per i muratori che – giunti a Teheran dai deserti, venivano trattati in modo disumano (un po’ come i nostri meridionali a Torino, negli anni ’59): il cemento ed i mattoni si portavano ai piani alti a piedi, in secchi e sacchi “a spalla†(in un paese che già allora era dotato di moderni cacciabombardieri USA); la notte i muratori dormivano a cielo aperto, nello scavo, su cartoni poggiati a terra ed uno di loro, a turno, “montava di guardia†per evitare che i passanti lungo gli adiacenti marciapiedi giocassero a svegliare gli operai dormienti con il lancio di sassolini, operai che, “svegliatisi” confrontavano il loro stato con quello di noi turisti negli Hotel a cinque stelle e champagne ad aria condizionata. Da qui un dilagante “comunismo” sommerso che poi virò in integralismo islamico.
2) L’integralismo islamico era “sacrificato†sull’altare della modernizzazione: il velo? Lo portavano liberamente le donne che lo volevano. Le altre no. Le altre avevano iniziato a ribellarsi ai maschi (padre, fratello, marito) e questo ai maschi non andava bene. Ora … se qualcuno o qualcuna si ribella, se dall’esterno arrivano segnali e/o aiuti, i Guardiani della Rivoluzione ne approfitteranno per ristabilire il loro pugno di ferro.
3) La corruzione. Ai massimi livelli. La prassi era: acquistare dall’estero, incassare mazzette e poi chi se ne frega di utilizzare il cemento che – ammassato sulle banchine del porto di Bandar Abbas era diventato una montagna di granito; chi se ne frega delle centinaia di computer IBM che riempivano, cellofanati e inutilizzati, i venti piani (o trenta) del grattacielo del Ministero dell’Agricoltura.
4) Il rapporto con gli USA, All’epoca inizialmente buono: si veda la fornitura dei cacciabombardieri che però non comprendeva le parti di ricambio strategiche (indispensabili e insostituibili) che restavano in mano USA. Poi sempre più deteriorato (da USA e jet a usa e getta) e la Russia pronta a soffiare sul fuoco per farsi spazio.
5) Gli altri “influenti” esteri: l’Arabia Saudita, paese sunnita, che vuole distruggere l’Iran sciita; Israele, che vuole eliminare l’avversario Iran; l’Isis che ora che il petrolio aumenta avrà più risorse con le quali finanziare il terrorismo. Noi europei che speriamo che noi ce la caviamo con le nostre commesse …
6) Il proprio regime dittatoriale:Â lo trovate egregiamente descritto in internet.
La mia società (una SpA con sede legale a Torino), a maggioranza mia e minoranza iraniana. I miei soci iraniani erano di origine ebraica. In Iran v’era gente di tre ceppi: locale, ariana – noi non siamo arabi, dicevano – e il saluto era salam aleku; di origine turca, e il saluto era salamelek; di origine ebraica,e il saluto era shalom. L’ambasciatore italiano Luigi Cottafavi mi fece i complimenti: infatti la mia era la prima SpA mista italo iraniana a maggioranza italiana. Ed io? Io contatti, conoscenze, incontri, visite a uffici, ministeri, ministri, parenti dello Scià … tutto girava … girava … “girava†appunto e sembrava il gioco dell’Oca: “tornare al punto di partenza†perchè mancava un tassello, quello che io non avevo voluto considerare: l’ “incentivazione†al sistema. In ogni caso per me, giovane trentatreenne, fu un’esperienza molto interessante e formativa. A parte che mi concessi anche della buona musica quando andavo all’opera (italiana) al teatro Roudaki Hall: Direttore (di tutto: dell’orchestra, dei cantanti, del coro) il maestro genovese (come me) Michele Cazzato; soprano Luciana Serra (poi “finita” alla Scala! Bravissima Luciana!).
E oggi? Cosa penso oggi? Io temo che purtroppo la legittima ribellione del popolo iraniano alla fine possa generare guai ancora maggiori di quelli che vuole combattere: in dialetto trentino di dice che saria pezo ‘l tacon del bus, è peggio la toppa del buco che vuole riparare. E non per colpa della gente, ma di chi sta aspettando di sfruttare l’occasione: i Guardiani della Rivoluzione, il terrorismo, le grandi potenze estere. Speriamo che io mi sbagli, me lo auguro di cuore.
(continua)
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MA DAI … LAVORIAMO MEGLIO …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2018 @ 4:55 pmDetti altrimenti: le casette per i terremotati … dai … facciamole bene!  (post 3004)
Ecco … lo confesso … nelle mie vene scorre un 50% di sangue toscano, anzi, montalcinese … il mi’ babbo … sapete … gli era di quei toscani “maledetti†di Curzio Malaparte (già uno con quel cognome … Mala-parte!) e insomma, il mi’ babbo zitto un ci sapeva stare ed io di quei suoi cromosomi mica ce ne ho pochini … Un esempio? Eccolo: il capo della Protezione Civile si reca nelle terre terremotate per ascoltare le lamentele dei destinatari delle casette nuove: qui manca l’acqua, qui lo scarico, qui la luce elettrica, qui il materasso …. E dice: “Ho dato disposizioni a che si provveda e a che non si ripetano più simili fattiâ€. Ecco, mi pare un po’ poco, non vi pare? Maccome? Roba nuova nuova appena consegnata? Chi è il fornitore? Chi il responsabile dell’installazione del collaudo? Chi il controllore? Dice … “Ma si tratta di fornitori diversi, è mancato il coordinamento dei fornitori, e poi, l’installazione, si sa…. sotto le feste ….” Ah … vabbè … se le cose stanno così … ho capito … scusate … come non detto.
Sarà … ma quando ero controller in Siemens per ogni affare di vendita si effettuava la vor-mit-nach Kalkulation, ovvero il calcolo preventivo-concomitante-successivo di ogni affare, dal punto di vista funzionale ed economico. Ma forse è pretendere troppo …
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RELIGIONE, POLITICA E PREPOLITICA “LAICHEâ€
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2018 @ 2:13 pmDetto altrimenti: laiche? Cerchiamo di capirci, perchè le parole sono pietre scriveva Don Milani  (post 3003).
- Laicità = pluralismo, quindi …
- … religione laica è quella che rispetta le altre religioni, quindi …
- … politica laica è quella che rispetta le altre politiche. Ma qui occorre inserire il concetto di …
- … prepolitica o pre-politica, se preferite, laica anch’essa se riepetta le sue “colleghe”.
Lasciamo stare la religione, ne parlerò una prossima volta e veniamo ai punti successivi. Talvolta gli amici mi chiedono se io “faccio politicaâ€. Io rispondo che no, io semmai faccio pre-politica, ovvero mi occupo dei problemi sotto l’angolazione di un punto di vista concettuale e metodologico.
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Ecco, la prepolitica. Mettere al centro i vari problemi con le varie possibili soluzioni sotto l’angolazione dei principi ispiratori e del metodo di ogni scelta. E’ un fatto di attenzione, conoscenza, cultura, chiarezza di idee, coerenza, senso di responsabilità , coraggio delle scelte da parte di ognuno. Infatti a questo punto occorre che quando il prepolitico diventa politico – cioè quando va a votare – voti a ragion veduta e sia coerente, non come quel Woody Allen che in suo film si mise in bocca la frase: “Sono un conservatore di sinistra: non condivido alcune delle mie ideeâ€. In altre parole, occorre maggiore “cultura†ove con questo termine si indica “l’insieme delle conoscenze di ognunoâ€, ragion per cui – per sviare da me ogni possibile accusa di essere uno snob “studiato-lezù†(persona colta, “letta” nel senso che ha letto molto, in dialetto trentino) – dichiaro che a mio avviso  anche il ciabattino del più sperduto paese dell’appennino ha una grande cultura, nel senso che sa fare bene il suo mestiere.
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Primo esempio. Non critico il volume delle (esigue) spese per la prevenzione e il risanamento dei/dai fenomeni idrogeologici (60 milioni di euro all’anno) né quello (eccessivo) destinato alla spesa militare (60 milioni di euro al giorno), ma insisto a che ogni spesa, ogni investimento sia inquadrato nell’insieme degli interventi, ovvero sia valutato in valore relativo cioè relativamente agli altri impegni e non in valore assoluto, ovvero riferito solo a … se stesso. Ecco, vedete, se io lascio le due parentesi, faccio pre-politica. Se le togliessi, farei politica.
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Secondo esempio. “La legge è uguale per tuttiâ€, si afferma. Poi però ci sono le eccezioni ed allora l’affermazione diventa “La legge è uguale per tutti salvo le eccezioni di leggeâ€. Al che io mi chiedo: chi decide la differenza fra “eccezione di legge†e “violazione della leggeâ€? Mi spiego: se “tutti†possono andare in pensione solo a … chessò … 67 anni (? Ho perso il conto, vorrete scusare) ma vi sono categorie che da anni ci vanno a 55 (esistono) chi decide che quelle sono legittime eccezioni della legge e non violazioni della stessa? Anche qui, questa decisone sarebbe di prepolitica.
Terzo esempio. Esistono fondi pensione confluiti nell’INPS ma a “gestione separata†che corrispondono pensioni (retributive, non contributive) non d’oro, ma di platino (alcune arrivano ad alcune decine di migliaia di euro al mese), corrisposte a pensionati di enti o spa pubbliche. Anche qui, chi decide (prepoliticamente) che queste sono eccezioni legittime alla legge (a quella che dovrebbe essere uguale per tutti) e non sue violazioni? Qui non metto fotografie sennò mi querelano. Sapete loro come se la cavano di fronte all’opinione pubblica? Nel senso che quando si dice 70.000-90.000 euro di pensione … tutti pensano all’anno e dicono troppo-comunque-vabbè. Invece sono al mese. Una decisione prepolitica: prevale il diritto acquisito a quel livello pensionistico o i diritti (costituzionali) alla famiglia, al lavoro, alla salute etc. per la cui attuazione servirebbero parte di quei denari? Cioè, fra diritti pensionistici (acquisiti) e diritti costituzionali (non ancora ottenuti) quali prevalgono? Anche questa mi parrebbe una questione prepolitica.
Il problema l’aveva già messo a fuoco tale Giovenale (vissuto fra il 50 e il 120 d. C.) nella sua sesta satira. A chi suggeriva di far custodire la fedeltà della moglie da alcuni custodi, faceva rispondere: “Quis custodiet ipsos custodes? (Chi controllerà i controllori?). E oggi: chi controlla i controllori dei diritti?
E oggi? Oggi occorrerebbe molta “filosofia del diritto†di più, ovvero occorrerebbe un po’ di più di quella “cosa†che molti definiscono inutile, teorica, roba da “studiati†o “lezùâ€Â (v. sopra) e che invece no: la filosofia è “amicizia del sapere, amore della sapienza†e per essere amico di qualcosa o amarla occorre conoscerla questa cosa … o no? E la Filosofia del Diritto ti aiuta a conoscere il diritto, la legge. Qui a fianco Hans Kelsen maestro della Filosofia del Diritto: diritto e morale, uniti o no? Questo è il problema …
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E comunque, laicamente:Â buona religione, buona pre-politica, buona politica e Buon Anno a tutte e a tutti!
P.S.: la religione … ci ho ripensato: non sono in grado di iniziare una discussione su questo tema e quindi di dedicarle un post specifico. Mi limito quindi a ripetere quanto ho imparato da un amico filosofo, storico e anche sacerdote: la nostra religione è Creazione e Resurrezione. Inoltre essa ha anche una morale (fra l’altro: il “non fare agli altri … fai agli altri …”  etc. era già inciso nella legge di Hammurabi, qualche migliaio di anni prima di Cristo). La sua laicità ? Il rispetto (attuale, non così in passato, purtroppo) per tutte le altre religioni. The rest are details, direbbe quel tale Einstein …
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MAURINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2018 @ 7:56 amDetto altrimenti: piccola frazione di Spormaggiore (Trento)Â Â Â Â Â Â (post 3002)
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La leggenda vuole che il nome della località derivi dal nome di Maura, figlia segreta del conte di Castel Rovina e di una donna del posto da cui appunto nacque Maura, di qui il nome Maurina (oppure Morina con “au” che diventa “o” come per il francese ed il tedesco); significativa la frase che accoglie i viandanti nell’ingresso del caratteristico portico: “… benedici Maria la tua Maurina figlia antica di Castel Rovina…”
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Fino al 7 gennaio, Maurina la Storia, Maurina il Lavoro, Maurina Arte e Natura. Vicino a Trento, lontano dal frastuono. Un’idea realizzata (anche) da Gloria Zeni “da†Spormaggiore che io ho intervistato qui sul blog l’11 maggio 2017:.
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ttp://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=49383
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Qui a fianco, Gloria Zeni alla presentazione del suo libro “Patrum domus revirescit” sulle Comunità dell’Altopiano della Paganella, all’Accademia delle Muse in Trento, con la Presidente dell’Associazione, Cristina Endrizzi.
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Piccole grandi (great) iniziative che ci ridanno una dimensione umana, quella che invece sempre di più sembra mancare, soprattutto nel periodo delle “Festeâ€. Iniziative che ci regalano spazio mentale, tempo per pensare, per “riposare†dalla corsa di tutti i giorni, accelerata e non rallentata dalle “Festeâ€.
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Grazie, Maurina!
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