LA SUPERFICIE POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2018 @ 3:31 pm

Detto altrimenti: … la politica di superficie   (post 3051)

Politica, da “politika” aggettivo che nella Grecia antica presupponeva un sostantivo, la teknè, la tecnica, la capacità. Oggi noi utilizziamo un aggettivo sostantivato, la politica.

La politica dei grandi temi, quella che “vola alto” e intanto perdiamo di vista i voli bassi di tttti i giorni: “Affidarci ad un radar politico per viaggi planetari ci fa sbattere contro il primo palo della luce subito al di là della pista di decollo” (Richard L., che poi sono io!)

download (2)La politica delle parole e le parole si sa, sono pietre, scriveva Don Milani nella sua lettera ad una professoressa.

Le parole, la retorica, ovvero la tecnica della parola: quelle desinenze “ica” di polit-ica e reto-rica racchiudono in loro la stessa  “ica” di tencn-ica.

La retorica si evolve e diventa oratoria, ovvero l’applicazione prat-ica della retor-ica.

Oratoria, sofisma. I Sofisti, questi signori ingiustamente maltrattati … e dire che avevano messo al centro l’uomo, che avevano avvertito l’uomo contro il potere potenzialmente malefico della parola … come quello di un’arma piccolissima ma con un potere fortissimo di persuasione della gente a fare il bene ma anche a fare il male: ecco perché si presentavano come persone capaci di dimostrare una tesi e il suo contrario!Le parole sono pietre, si diceva, e come tali mezzo per edificare (il bene) o – se scagliate – per creare il male.

Politica, parole, retorica, oratoria, sofisma, politica (odierna). Spesso (non sempre, per nostra fortuna) la politica odierna vive (in superficie) di affermazioni oltre le quali non sa andare, e ci vive “grazie” a parole usate come armi, gas che addormentano la nostra mente e  nel migliore dei casi la distraggono dal  vero problema.

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E allora che fare? Non fare politica? Quando mai!? Farla e fare in modo serio, profondo, significativo, rigoroso innanzi tutto nel rispetto delle parole che compongono le regole che la regolano. E qui mi permetto di rimandare le lettrici ed i lettori ai miei due post, i nn. 3011 e 3020 sullo Stato di eccezione. Qui a fianco, mi chiedo: ma … la società “comune” è la causa o non piuttosto è l’effetto di discorsi superficiali? Al popolo … panem et circenses, dicevano gli imperatori romani …

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Capirete meglio cosa sto cercando di esprimere: non accontentiamoci della politica di superficie né del rispetto superficiale delle regole d’ogni tipo e livello, ma al contrario facciamo distinzione 

  • fra politica profonda e politica di superficie e
  • fra  eccezione della legge e violazione della legge.

Un esempio: chi stabilisce che, in deroga al divieto previsto dallo Statuto, chi ha fatto parte della commissione elettorale di un partito può essere candidato … ebbene costui si avvale di una eccezione alla legge o compie una violazione della legge?

Dice … ma l’hanno messa giù bene, l’hanno spiegata bene … sono stati convincenti. Dico: ecco, vedete, la parola convincente. In questo caso, dite voi, convincente a fare il bene o a fare il male? Fra tutti coloro che avranno dato la risposta esatta sarà sorteggiata una tessera in quel partito.

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P.S. 1: Il sofista Gorgia difendeva Elena per avere lasciato il marito Menelao: per Gorgia infatti la colpa era di chi – a monte – aveva operato con parole a che ciò avvenisse …

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P.S. 2: in questi giorni con un gruppo di amici (la Compagnia dei Guitti”) stiamo allestendo la rappresentazione di “Bel colpo, Lisistrata”, un adattamento della Lisistrata di Aristofane (411 a.C.). Lisistrata, colei che “scioglie gli eserciti”, fa finire la guerra grazie all’estensione della politica alle donne. In un passaggio Aristofane fa dire a Lisistrata:  “Per fare politica occorre avere capacità ed esperienza, come quella che serve a dipanare la lana: non si improvvisa!” Al che cerco di specificare: quale esperienza? Quella di un’azione politica rivolta al mantenimento della posizione di privilegio o quella di un’azione rivolta alla costruzione del bene Comune per tutti i cittadini? Oggi, purtroppo, il cittadino che si trova fra Scilla e Cariddi, cioè schiacciato fra una vecchia classe di “politici a vita” incatenati ai loro privilegi medievali (Cariddi) ed una nuova classe di “politici emergenti improvvisati” (Scilla), per cui … incidit in Scillam cupiens vitare Caribdim!

P.S. 3: il governo di una città, di una provincia, di una regione, dello Stato non è il governo di una SpA, lo so bene, ed io che sono uomo delle SpA, cresciuto, lavorato e formato nelle Spa mica posso pretendere di insegnare a loro, ai politici come devono fare, mica posso, ecchediamine! Ci mancherebbe altro! Solo che,- tanto per fare tre esempi :

  • quando vedo che in un complesso ospedaliero taluno ruba e trucca i bandi di gara e sento dire dal top management “Noi eravamo all’oscuro, puniremo severamente i responsabili, abbiamo piena fiducia nella magistratura”
  • quando vedo che prima di “accorgersi” che mancano 20 milioni di euro (sic) da un bilancio di un partito occorre che il livello del rubato sia significativo, 20 milioni, appunto!?
  • quando vedo che un ente pubblico omette di presentare al Ministero del tesoro il dovuto bilancio annuale e poi, dopo cinque anni, alla resa di conti si scopre che dal bilancio sono spariti molti immobili e la situazione si risolve commissariando l’ente …

… quando vedo tutto ciò, mi vien da pensare che se tali deviazioni fossero state commesse da miei impiegati in una SpA a me affidata, l’azionista mi avrebbe detto: “Io la pago perché ciò non avvenga, quella è la porta si accomodi. Le presenteremo il conto dei danni” e mi avrebbe citato in giudizio con l’azione di responsabilità.

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CAMBIARE “IL” PARTITO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2018 @ 9:17 am

Detto altrimenti: … o cambiare partito?     (post 3050)

Un partito, uno Statuto, conforme alle regole di legge per cui se lo Statuto le viola, quel gruppo non è un partito politico e – ad esempio – perde il diritto a raggranellare il 2 x 1000. E allora, fatta la legge, trovato l’inganno: lo Statuto recita A (conforme alla legge), il gruppo dominante (non dirigente, ma proprio dominante) del partito stabilisce alcune deroghe B contrarie ad A con delibere di organi inferiori: la legge è violata, gli iscritti che hanno votato quello Statuto al congresso sono gabbati.

Un esempio? Il congresso stabilisce una linea politica ed elegge un segretario che la attui. Il segretario segue una linea diversa e che succede? Nulla fino al successivo congresso, ma nel frattempo ci sono elezioni centrali e locali …

Un altro esempio? I partecipanti alla commissione elettorale non possono essere candidati? Nessun problema: il gruppo dominamte di cui sopra si riunisce e stabilisce che in quel tal caso si può derogare.

(A questo punto il gruppo dominante agisce “per partito preso”, nel senso che la direzione del partito non è gli è stata data, ma se l’è proprio presa …!)

Di fronte alle situazioni precedenti, una persona che si è battuta per anni in favore del rispetto formale e sostanziale della legalità, che deve/può fare? Può cambiare partito visto che non è riuscita a cambiare (in meglio) il partito. Ma in tal caso …

… in tal caso la persona che ha cambiato partito viene tacciata di voltagabbana, mentre la persona che ha attuato la voltagabbanata vera, la persona che ha cambiato le carte in tavola violando il mandato ricevuto, la legge e le regole, la persona che ha cambiato (illegalmente e in peggio) il partito (da legale a illegale) no, quella persona è un acuto politico, uno che sa muoversi bene, che ha successo, un vero e proprio “ipse dixit”, coerente perché “non cambia partito”.

Ma tant’è … ce lo diceva anche il padre Dante … “le leggi son ma chi pon mano ad esse?”. Già … chi vi pone mano, soprattutto se non sono sanzionate o se – quand’anche lo siano – poi la sanzione non viene comminata e applicata?

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IL GIORNO DELLA MEMORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2018 @ 10:14 pm

Detto altrimenti: era ieri                        (post 3049)

E io … come scrivere qualche cosa non ripetitiva rispetto alle testimonianze di chi quella tragedia l’ha vissuta?

Poco fa ho assistito all’intervista di Fabio Fazio alla neo Senatrice a vita Liliana Segre. Deportata da Milano (binario 21) il 28 gennaio 1944. Pochi giorni dopo, il 3 febbraio 1944 io nascevo alla Doria, una frazione “montana” del comune di Genova, dove i miei erano sfollati. Ecco cosa posso scrivere: mentre io venivo cullato dall’amore di mamma, che pure aveva mio fratello Beppe (classe 1942) a sua volta sub-sfollato in Toscana dai nonni, visto che babbo, carabiniere, era in un campo di lavoro in Germania (dal quale sarebbe tornato!), ecco, mentre io, pur nato sul tavolo di cucina, iscritto al n. 1 del fonte battesimale della Chiesa della Doria (per forza che sono sampdoriano!), mentre io venivo amorevolmente cullato, una ragazzina di 13 anni, orfana dalla nascita della mamma, veniva deportata con il papà ad Auschwitz, dopo un viaggio infernale di sette giorni.Che stridore, che abisso fra le due situazioni! Perchè? Le leggi razziali, la vergogna del nostro paese.

Il mio contributo: un’idea. Cancellare il nome di Vittorio Emanuele III da strade, piazze, biblioteche, etc. E già che ci siamo, facciamo giustizia anche della prima guerra mondiale e il nome di Cadorna togliamolo dalle piazze e dalle stazioni della metro di Milano a lui dedicate: al suo posto mettiamo Diaz. Quella scuola sì, la Diaz di Genova potremmo intitolarla a Cadorna, a testimonianze di due vergogne: le molte stragi gratuite dei nostri soldati mandati al macello nella prima guerra mondiale di cui Cadorna fu responsabile e la brutale violenza gratuita di cui quegli studenti sono stati vittime in occasione del G8 del 2001.

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LA CICLABILE DEL GARDA 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2018 @ 8:13 am

 

Detto altrimenti: a forza d parlarne … eppur si muove!     (post 3048)

Locandina ciclabileDelegato da Fiab Trento ( http://www.fiab-trento.it/) ieri sera sono stato nella “mia” Riva del Garda, dove ho la seconda casa e la prima e ultima barca a vela; dove ho lavorato per anni per realizzare il Parcheggio Interrato Terme Romane. Ci sono stato mandato da Trento e invitato da Riva, dall’amico ex Sindaco Paolo Matteotti, organizzatore dell’incontro sulla pista ciclabile del Garda. Incontro convegno dal titolo ”Ciclabile del Garda – Come tutelate il paesaggio?”

Relatori: Paolo Matteotti (Dottore in Scienze Forestali); Fulvio Zezza (Professore di Geologia tecnica); Filippo Prosser (Botanico). Si è discusso solo di alcune tratte dell’intero percorso: Tratta del Comune di limone e tratta trentina. Splendide le foto del fotografo Stefano Salvi, realizzate grazie alla disponibilità dei gommoni della Fraglia Vela Riva. Moderatore del successivo dibattito: Beppo Toffolon, architetto, Presidente Italia nostra, Trentino.

Comune di Limone: ha accelerato i tempi con pista a sbalzo dalle rocce sull’acqua, soluzione deturpante, non accettata dal Trentino anche per un secondo motivo: non avrà la larghezza prevista di 4,5 metri, dovendo essere una ciclopedonale.

Dilemma

            Vengo anch’io ..

Tratta trentina: sarà realizzata con modalità diverse a seconda delle singole sotto-tratte: in alcuni punti a sbalzo a fianco della strada, in altri in nuove gallerie, in altre in gallerie vecchie, in altre a sbalzo a ridosso della roccia. Sempre con la massima attenzione a non deturpare il paesaggio e la flora. Una eventuale soluzione temporanea e ancora teorica: trasbordo su battelli elettrici.

Mie osservazioni personali e riservate (non espresse al convegno): sembra mancare un coordinamento temporale e sulla qualità del manufatto. Concordo con un intervento sulla problematicità dell’attraversamento di Riva e di Torbole (di mio aggiungo: e degli altri paesi, da Malcesine in giù).

Invitato a parlare, molto brevemente ho

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    Past President Manuela Demattè, Presidente Guglielmo Duman

    presentato Fiab e la sua sensibilità per gli aspetti ambientali e paesaggistici;

  • illustrato e consegnato all’Assessore comunale Zanoni il depliant dei “Comuni ciclabili”, annuario promosso da Fiab:http://www.comuniciclabili.it
  • fornito i dati sulla ciclabilità turistica tedesca, la durata della permanenza di ogni cicloturista, la sua spesa giornaliera;
  • segnalata la necessità di illuminare le gallerie a sud di Torbole e di attivare la ciclabile (strada romana) da Prato Saiano (Arco) fino a Nago;
  • segnalato lo stato della attuale quasi-ciclopedonale fra Capo Tempesta e Bardolino;
  • assicurato che avrei trasferito a Fiab Trento le sensibilità naturalistiche e paesaggistiche emerse nella riunione.

 Good Garda Lake Bike everybody!

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           Verso Malcesine

P.S.: RIFLESSIONI DEL GIORNO DOPO. La natura e il paesaggio, due cose differenti. L’ambito naturale è quello nel quale l’uomo non è intervenuto. Il paesaggio è quello nel quale è intervenuto l’uomo. Naturali erano le sponde del Lago di Garda prima che l’uomo non intervenisse. Da anni quelle sponde sono in parte natura, in parte paesaggio. L’idea della “natura intatta” e sempre validissima, ma in zone già molte antropizzate – come quelle del Lago di Garda – si può parlare di preservazione della natura residua e miglioramento del paesaggio.

Io amo il Trentino. Io amo Riva del Garda, sono un ciclista (anche velista e sciatore, ma questa è un’altra storia).

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         Verso la catena del Baldo

La popolazione invecchia. Il cicloturismo fa bene alla salute e all’economia. Si stanno diffondendo le e-bike che mantengono in servizio pedalatori altrimenti uscenti e ne attraggono nuovi altrimenti non-entranti. Il turismo del Trentino ha bisogno di adeguarsi, nel massimo rispetto della natura che è il nostro primo patrimonio. Si può intervenite con iniziative che regolamentano un’attività, anziché limitarsi a vietarla o a consentirla deregolamentata. Un esempio: il CAI Centrale ha edito i Quaderni del Ciclo escursionismo reperibili in internet. Si veda l’Austria con il suo Mountain Bike Tirol Safari: 17 funivie in rete, 700 km di discese da un capo all’altro del paese su percorsi delimitati e attrezzati! Si veda la sola Dobbiaco-Lienz quanto successo riscontra!

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        Saluti da Borghetto all’Adige

Trentino Bikeland, mi piace pensare e scrivere: una funivia che porti in ciclisti in quota su Bondone o in Paganella con discese rigorosamente entro i percorsi attrezzati (evitandosi il vagabondare inquinante per ogni dove); collegamenti fra i diversi spezzoni della quasi rete ciclabile trentina (quasi rete perché mancano i collegamenti Trento-Valli dei Laghi; Trento-Valsugana; Sarche-Ponte Arche-Ragoli; Nago-Arco). E quindi occorre fare sistema una buona volta e vedere la Ciclabile del Garda inserita in questo contesto organico che sarebbe unico al mondo! Dice … ci sarà affollamento! Certo, ma meglio di biciclette che di automobili!

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       Fiab in Fi…la!

La FIAB-FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA … siamo decine di migliaia in Italia, oltre 250 in Regione, ci occupiamo innanzi tutto della ciclabilità sostenibile urbana,  sulla scia dell’azione pluridecennale della nostra Past President Manuela Demattè. Poi anche di quella extra urbana. Non siamo aderenti al CONI, non serve certificato medico per farvi parte. “Festina lente”, ci diciamo l’un l’altro, affrettati lentamente. Organizziamo molte gite all’anno – le trovate nel nostro sito – e in coda al drappello c’è sempre chi aspetta i ritardatari o chi avesse forato o altro. E nessuno degli gli altri protesta. Le nostre uscite (di uno, due, tre o più giorni) sono sempre anche culturali e naturalistiche. Joint us, unitevi a noi, iscrivetevi alla FIAB di Trento o della vostra città: ci trovate in internet, non ci sono scuse!

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IL MIO GIORNALE 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Gennaio, 2018 @ 4:51 pm

(a seguito dei due recenti post “Il mio giornale 1 e 2”)

Detto altrimenti: Il simbolo di un partito, da elemento di unione a fattore di divisione (post 3047)

Oggi ho inviato questa lettera ai tre quotidiani locali:

Inizia

D.C. lascia l’… Lo lascia dopo esserne stata segretaria, averne raddoppiato il numero degli iscritti, averne azzerato il debito. Lo lascia dopo avere reintrodotto la democrazia reale al suo interno e soprattutto dopo avere riavvicinato molta gente alla Politica. Lo lascia perché la sua azione di Persona nuova e di Donna che “pretendeva” di fare Politica non poteva essere accettata dalla casta dei politici a vita e al maschile. D. C., come tanti altri, si era riconosciuta nel simbolo … e non solo in quello grafico, ma in ciò che esso rappresentava. Simbolo che come tutti i simboli non appartiene a nessuno singolarmente bensì collettivamente a tutti coloro che vi si identificano. Ora, bene evidenzia Gustavo Zagrebelsky nel suo prezioso libro “Simboli al potere”, quando taluno – foss’anche il suo stesso ideatore – vuole far diventare un simbolo sua proprietà privata, esso da elemento di unione diventa fattore di divisione. Così è accaduto per il simbolo …, sin da quando gli si è voluto affiancare il simbolo “…/2” come strumento per iniziare a (ri)farne una proprietà privata. Ed ecco la prima divisione: “io …/2″, “tu …/1”. Adesso è maturata la seconda divisione, anzi una lacerazione: esce dall’… una Persona che lo aveva amato, che aveva investito tanto tempo e denaro (sottratti alla sua professione e alla sua famiglia), che aveva dedicato autentica passione in quell’idea e che aveva conseguito importanti risultati. Risultati, si noti, in favore di tutta la Politica: quelli contro l’antipolitica. D. C. esce e con lei tanti altri, ognuno per la sua strada.

Peccato. Peccato perché immaginate quale diverso successo avrebbe avuto l’Idea … e l’intera Politica se la vecchia guardia … avesse accettato di sostenere chi aveva vinto al congresso; se costoro avessero accettato di contribuire con la propria esperienza alla vitalità di una generazione più giovane, di un genere diverso (il femminile) portatrice di idee nuove, più aggiornate, di una democrazia più vera e soprattutto fondata sulla libera e autonoma maturazione del pensiero di ognuno, non più a rimorchio dell’ ipse dixit di turno. Peccato.

Si obietta che all’interno dell’… (residuo, n.d.r.) vi è unanimità nel valutare questa uscita. Ebbene, io diffido dell’unanimità, dei grandi numeri, se non altro perché – per dirla con il Premio Nobel  Josif Brodskij (“Il canto del pendolo”), “all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”. Oggi l’UPT (residuo) può celebrare una vera e propria sconfitta, non una vittoria.

Finisce

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SCIARE IN PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2018 @ 4:13 pm

Detto altrimenti: una … palestra di sci, un salotto …     (post 3046)

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Da Cima Paganella: pronti, al posto, via!

Ormai lo sapete, sono un V.I.P.-Vecchietto in Pensione ed allora perché no? Spesso in questa stagione mi trovate – la mattina presto – in Paganella a sciare. Spesso con un amico, talvolta da solo tanto solo ci resto i primi cinque minuti, dice mia moglie! E’ vero … Ma veniamo a questa mattina. Ero solo, partenza da Trento alle 07,30, arrivo ad Andalo alle 08,10, alla funivia alle 08,20, inizio della salita 08,30, prima corsa! Già, le prime corse … noi vecioti delle prime discese, gli strazapiste, ci chiamano gli addetti agli impianti di risalita… le prime discese, su piste deserte o quasi, neve ben battuta, compatta, immacolata … si vola! Oggi in programma: allenamento, ovvero discesa Cima Paganella (m. 2125) ad Andalo (m. 1040) senza sosta e ripetuta quattro volte. Detto, fatto. Pista Cima Paganella “rossa”; Olimpionica “nera”; terzo tratto, “rossa”. Tempo impiegato fra la risalita dei due impianti (funivia e seggiovia) e le tre discese in sequenza: 30 minuti. Alla quinta risalita coda all’impianto. Ma tanto l’allenamento è finito. Risalgo senza fretta.

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                      Le piste facili

Alla stazione intermedia della funivia una giovane signora sta per salire anzi no … i miei sci … grida no, quelli non sono i suoi … risale in cabina preoccupata: un’altra sciatrice per errore ha preso i suoi sci ed è salita su una cabina precedente. Alla signora non resta che prendere quelli della tizia distratta. Arrivati in cima la vedo disorientata, guardarsi intorno per cercare l’altra … non la trova … vedo che non sa cosa fare … mi avvicino … scusi signora … non si preoccupi … i suoi sci erano noleggiati? Si? Bene, anche questi lo sono, vede l’etichetta? Li provi … se le vanno bene scii tranquillamente … l’altra signora li porterà al negozio e lei farà lo stesso … alla fine i conti quadreranno … si goda la giornata. Detto fatto. Gli sci vanno bene ai suoi scarponi. Sto per lasciarla … mi dice se le so indicare le piste più facili … venga che gliele indico. Insomma eccomi trasformato in anfitrione-quasi maestro. Piacere Riccardo, piacere …. (per la privacy non ne scrivo il nome). E’ ad Andalo per il congresso dei veterinari. Mi dice anche la città dove lavora (per la privacy … v. sopra). La conosco benissimo, è vicina alla cittadina natale di mia moglie. Rientrato a casa, clicco quei due dati e trovo il suo studio di veterinaria … Ah … internet!

Cosa: Mi chiedete come scia? Dunque … vediamo … è molto bene impostata, ha poco esercizio (è la prima sciata dopo due anni), curva a sci uniti. Le segnalo qualche correzione: braccia larghe (per compensare quegli sci uniti) e in avanti; busto sempre a valle, flettersi dopo ogni curva. Recepisce bene. Io devo andare, sono atteso da mia moglie a casa per pranzo. Le lascio il mio bigliettino di blogger: chissà, forse leggerà i miei post … forse ho una lettrice in più!

Domani? Domani mattina di nuovo in Paganella con il mio amico Claudio. Buona Paganella a tutte e a tutti!

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IL MIO GIORNALE 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2018 @ 3:31 pm

downloadDetto altrimenti: un editoriale del suo direttore, cronista, inviato speciale, addetto unico cioè … mio!   (post 3045)

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Un libro, “Simboli al potere” di Gustavo Zagrebelsky. Fra le tante mi ha colpito una sua affermazione: il simbolo è elemento di unione per tutti coloro che ci si riconoscono. Ma se taluno, foss’anche il suo ideatore, se ne vuole appropriare, esso diventa strumento di divisione e di guerra. E’ quello che è successo in quest’ultimo anno a Trento, in un partito politico che non nomino (siamo sotto elezioni … la par condicio!).

Più corto di così un post … si muore!

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BLOGGER O PRESIDENTE DI RESTART?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Gennaio, 2018 @ 12:25 pm

Detto altrimenti: entrambe le cose …. (post 3044)

IMG_4682 - CopiaDice … ma tu, caro il mio blogger, che biglietti da visita utilizzi? Rispondo: scialla, raga … calma: premesso che io sono un V.I.P.-Vecchietto In Pensione, il mio editore mi passa bellissimi biglietti da visita, molto eleganti … me ne fornisce una buona quantità semi industriale ma io ne consumo dosi industriali! Ed allora, dovendo farmi stampare i biglietti dell’Associazione Culturale Restart di cui sono presidente, da buon genovese (trentino ciapà co’ sciop) oculato nella spesa, … sapete cosa ho fatto? Nei biglietti Restart ho fatto inserire anche i dati del blog! Ne è risultato un biglietto un po’ pesantuccio, ma volete mettere il risparmio? E poi, il marketing “incrociato” non lo vogliamo considerare? Io parlo del blog e reclamizzo anche Restart e viceversa.

IMG_4683 - CopiaOggi poi, sono appena tornato da una visita di controllo (ad una certa età è bene fare regolari tagliandi) e ne ho subito dato uno (Restart + …, qui a fianco) al mio medico specialistico, l’ottimo Fausto R. (dell’Ospedale S. Chiara di Trento). Chissà se andrà a leggere questo post: se lo farà sappia che lo ringrazio molto per la disponibilità, l’attenzione e la professionalità con la quale mi ha “tagliandato”. Grazie, dottore! Lei scia? Magari ci incontriamo in Paganella …

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Cosa? Mi chiedete cos’è Restart? Ma via, basta che navighiate un po’ fra i miei posts (con la “s” finale, è un plurale! Ah …ah …!). Il prossimo Evento Restart? Sarà sulla Informazione-Comunicazione, sul passaggio dall’IT all’ICT ovvero dall’Information Technology alla Information Communication Technology, ed alle “deviazioni” dell’informazione. Al riguardo, se volete avvantaggiarvi e “portarvi avanti” leggetevi il libro di cui alla foto accanto: un bel romanzo, si legge bene, non vi “spaventi” il nome del suo (impegnativo) autore!

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EDIZIONE SPECIALE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Gennaio, 2018 @ 8:28 pm

Detto altrimenti: … del mio giornale:  FORUM ECONOMICO MONDIALE DI DAVOS     (post 3043)

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Davos, Grigioni, CH, al confine con la Germania – Si scia dai 1500 ai 2800 metri, il dislivello che grosso modo c’è fra San Sicario Vecchio e il Monte Fraiteve (Via Lattea, TO), solo che la diversa esposizione a cavallo delle Alpi e la diversa latitudine ne fanno una delle stazioni sciistiche più famose al mondo. Vi si tengono anche congressi mondiali, quale il FORUM ECONOMICO. In quello che inizia domani emergerà che l’1% della popolazione mondiale detiene il 99% della ricchezza mondiale.

download (1)Che si voglia o no, questi “Mr. Unpercento” sono i Paperon de Paperoni del mondo che condizionano l’economia, la finanza e … anche la politica. Il che è un vulnus, una ferita per la democrazia, sistema già di per sé semplicemente il migliore fra i peggiori, nel senso che non è mai stato un sistema perfetto, al cui suo interno si distinguono due categorie di “democratici”: quelli che fra le sue imperfezioni “ci marciano” e quelli che tali imperfezioni si sforzano di eliminarle. Orbene, i “marciatori”, coloro che ci marciano, sono una grandissima minoranza numerica, ma hanno il massimo potere sulla maggioranza, proprio a scapito della democrazia, termine che sta tornando ad assumere il suo primo significato storico: “potere sul popolo”. Tale significato, nei secoli, si trasformò da “potere sul popolo” in “strapotere del popolo” per arrivare sino a noi come “potere del popolo”. Ora, la regressione del significato odierno  da “potere del popolo” a “potere sul popolo”  è un doppio salto all’indietro che sta generando una miriade di piccole rivoluzioni, guerre, tensioni, violente contrapposizioni, sulla spinta di chi quel privilegio lo vuole difendere ad ogni costo e di chi lo vuole conquistare ad ogni costo. Nel frattempo le masse ne restano stritolate.

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IL MIO GIORNALE 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Gennaio, 2018 @ 2:10 pm

Detto altrimenti: visto che non ne ho uno mio “vero” me ne costruisco uno mio “finto”, il mio blog … (post 3042)

  • Elezioni politiche. Scrivo ad un quotidiano locale una lettera con la quale insisto per l’applicazione della parità di genere nelle candidature politiche. Senza fare nomi.
  • Il Direttore del giornale la pubblica.
  • Ne sono contento.
  • Proseguo la lettura del giornale. Leggo un  lungo intervento del direttore del giornale sulla mancanza di candidati validi, di spessore. Cita nomi del passato (come esempi positivi) e del presente (come esempi negativi). Tutti uomini. Alla fine conclude “qui da noi oggi pare che tutto il problema sia candidato uomo o donna”.
  • Condivido tutto tranne le ultime righe delle quali non sono contento.
  • Scrivo una seconda lettera a quel giornale:

Buonasera Direttore. La ringrazio per avere pubblicato la mia lettera sull’edizione di domenica 21 gennaio circa la parità di genere. Sullo stesso giornale ho letto, apprezzato e condiviso il Suo articolo “Candidature fragili, Trentino debole” sulle cui ultime due righe – là dove si critica chi ricercasse una candidata a prescindere – mi permetto di sottoporLe una sottolineatura, proprio in relazione al contenuto della mia citata lettera.

La validità delle candidature e il rispetto della parità di genere sono esigenze/aspettative legittime/diritti non in contrasto fra di loro, soprattutto se esistono – come esistono – donne politicamente capaci.

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          C’è  chi la vuole così …

Nel suo intervento Lei ha fatto nomi. Ne faccio uno anch’io, quello di …. vincitrice ai congressi ma poi ostacolata dalle cordate dei maschi. La … nel periodo in cui è stata segretaria del suo partito, ha raddoppiato il numero degli iscritti; azzerato il debito del partito; rafforzato i rapporti con il Sud Tirolo e il partito autonomista locale; guadagnato una propria credibilità anche a Roma, ma soprattutto ha ripristinato la piena democrazia reale all’interno del partito e verso la gente, trasformando l’informazione unidirezionale in ascolto e comunicazione bidirezionale. Last but not least la sua politica rappresenta un rinnovo di genere e generazionale. E’ chiaro a tutti gli addetti ai lavori che nella mia lettera alludevo a lei anche se non facevo nomi. Quindi, concordo con Lei, direttore, che l’obiettivo non è “una donna purchè sia”: questo io non l’ho mai pensato. Grazie per avermi letto – Cordiali saluti 

Ecco, mi sono sfogato, ora sto meglio …

P.S. del 23 gennaio: oggi quel giornale ha pubblicato la mia lettera. Grazie.

P.S. del 24 gennaio: oggi quel giornale porta articolone foto di e su quella persona (….) come possibile candidata contesa da alcuni partiti … visto che il suo sembra snobbarla. Posso dire che ci avevo visto giusto.

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