UN GIORNO … “UN AMICO MI SCRISSE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2018 @ 9:48 pm

Detto altrimenti: no, non è un romanzo di Tiziano Terzani …. (post 3071)

… mi scrisse così:

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Ciao, navigando stamattina nel tuo blog, mi sono imbattuto, tra gli altri, in un post del 6 dic. 2011, indirizzato al “Governo” di allora. Mi sembra che dopo sette anni, la maggioranza dei tuoi suggerimenti non sia stata accolta molto favorevolmente!  (Dici che il mio potrebbe essere un eufemismo?). Non sei stato molto convincente o i destinatari erano e sono rimasti sordi e con il cervello atrofizzato? O sono altre le priorità (soldi, poltrone, potere, sciacallaggio nei confronti dei più ” bisognosi” e altre nefandezze del genere) che primeggiano nelle illuminate menti dei nostri governanti? Che non sia il caso di riproporli di nuovo (i Suggerimenti eh!)  in vista del prossimo evento “elettivo”? Mi unisco volentieri alla folta schiera di chi vorrà condividerli! Un caro saluto. fil.

 E dai, mi sono detto! Se questo amico fosse qui gli darei il cinque! Il post cui si riferisce è il secondo della mia vita (“Novità del governo Monti”), il secondo dei primi tre, di quei “primi tre”  pubblicati il 6 dicembre 2011 quando “all’inizio c’era il blog” … E allora riesumiamolo, questo post: siamo sotto elezioni, può essere (di nuovo) attuale. E poi, chissà che un volta o l’altra l’indovino sia io …

Buona rilettura, dunque e … grazie, .fil che sta per Filippo, vero?

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ASSOCIAZIONISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2018 @ 7:18 pm

 Detto altrimenti: dal piccolo al grande     (post 3070)

Kleine Kinder kleine Probleme, figli piccoli problemi piccoli, dicono i Tedeschi, nel senso che i problemi maggiori sorgono quando i figli crescono. E così per le associazioni. Piccolo è bello: regole semplici, spirito originario vivissimo, spontaneità. Unico problema l’avvio delle attività e la crescita. Infatti piccole associazioni crescono e con la crescita si rischia la burocratizzazione, la perdita dello spirito originario, la corsa al potere interno ed esterno,  l’appetito della politica. Questi rischi sono quasi sempre inevitabili.

C’è però un rischio sempre evitabile: da un punto di vista gestionale interno, si può evitare di mantenere la gestione delle origini, ovvero quella accentrata sul Presidente o sulla Direzione di turno. Infatti se si vuole crescere occorre decentrare e solo se si decentra si può crescere.  Il decentramento è attuato in stadi successivi:

  1. Inizialmente con l’affidamento ad un certo numero di persone di compiti e mansioni operative, in esecuzione di decisioni altrui.
  2.  Poi con l’attribuzione di vere e proprie deleghe a consiglieri delegati facenti parte del direttivo. Infatti, il Presidente e lo Statuto devono far comprendere a chi si candida a far parte del direttivo, che l’Associazione (il più delle volte) non ha un organismo esecutivo-direzione operativa e che quindi ciascun candidato – ove eletto – dovrà farsi carico di deleghe operative (potere+responsabilità), garantendo il risultato delle proprie decisioni ed azioni.
  3. In un terzo tempo, o “a saldo”  possono essere deliberate deleghe anche in capo a soci non facenti parte del direttivo (procuratori = titolari di  potere + responsabilità).
  4. Un quarto passaggio parallelo è quello da una gestione operativa per organigrammi (comando io perché sono il capo) ad una gestione operativa per funzionigrammi, ovvero ad una gestione per progetti delegati a singoli Capi Progetto (dirigo io perché ne sono capace, responsabile e delegato).

Lo stesso decentramento deve avvenire – nelle associazioni di maggiori dimensioni – anche al di sotto della Direzione, ovvero la Direzione stessa deve comprendere che “dirigere” non significa “fare tutto”, ma “far fare” tutto, attraverso deleghe di potere+responsabilità. E se questo passo non lo fa la Direzione, lo deve far fare alla Direzione chi sta sopra alla stessa, al limite cerando alcune direzioni operative (di linea) e direzioni “trasversali (di staff) quali ad esempio, il controllo di gestione e l’internal auditing o quanto meno promuovendo la gestione per progetti e Capi Progetto.

L’esigenza delle funzioni di controllo di gestione e internal auditing è purtroppo testimoniato dai recenti fatti di abusi verificatesi in alcune associazioni internazionali di grandi dimensioni.

Quanto sopra meglio si attua se il Presidente è eletto direttamente dall’assemblea dei soci e non in seconda battuta dal direttivo in quanto per “dirigere” un direttivo, il Presidente non deve essere eletto e delegato dal direttivo stesso: sarebbe infatti un po’ come ripetere l’errore dei guardiacaccia, che sono gestiti da chi devono controllare: i cacciatori stessi!

Dall’adozione di queste tecniche organizzative deriva la motivazione di chi opera, è la motivazione è il primo fattore della produzione. Seguono lavoro e capitale.

Buon associazionismo a tutte e a tutti!

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LA LUNGHEZZA DELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2018 @ 6:25 pm

Detto altrimenti: la distanza che intercorre fra il popolo (demos) e la forza (kratè) di una politica per il demos   (post 3069)

  • La scuola, la cultura, la storia, la conoscenza, la capacità di analisi e di critica.
  • La libertà e l’autonomia del pensiero di ognuno.
  • La maturazione del pensiero del cittadino.
  • L’espressione del pensiero del cittadino.
  • Il voto del cittadino.
  • ……………….
  • L’attuazione del voto del cittadino.

Quanto è lunga la catena di trasmissione della democrazia, o l’albero motore, se preferite? Ma forse l’immagine di una catena che trasmette il movimento dal motore alla ruota (ad esempio di una motocicletta) non è la migliore. Prendiamone un’altra, quella di un ruscello che alla sua sorgente è ricco di acqua purissima (al pari dell’acque della Fons Bandusiae di Orazio, splendidior vitro, più trasparente del vetro) e via via che scende a valle subisce alcune derivazioni (di acqua purissima) e alcune immissioni (di acqua inquinata). Ora è chiaro che più è lungo il corso del ruscello (quella riga di puntini nell’elenco qui sopra), più il ruscello è esposto alle citate derivazioni e immissioni.

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downloadDemocrazia come acqua purissima. Acqua? Un romanzo di Andrea Camilleri: “La forma dell’acqua”: l’acqua non ha forma, bensì assume la forma del suo contenitore. Così la Democrazia: la democrazia che arriva al cittadino che ne è assetato assume la forma (e i contenuti) che ognuno di noi dà al suo contenitore, cioè alla società civile, la quale a sua volta è civile se è democratica e così via …

Usciamo dalle metafore. Quanto più vicino è il cittadino alla “sua” politica, ai “suoi” politici, tanto minore è il rischio che la sua democrazia (quell’acqua purissima) gli venga in parte sottratta ed in parte inquinata. Ed ecco il principio di sussidiarietà: “Non faccia l’organo superiore ciò che può fare l’organo inferiore”. Ed ecco le Autonomie Speciali. Catene corte …  vai per strada o chiedi udienza … facilmente  incontri l’Assessore, il Sindaco, il Presidente della Giunta Provinciale … un incontro fisico, figurativo, che di per sé non dice nulla se non che è sintomatico di un incontro di tipo diverso: quello della relazione, della comunicazione (communis actio, azione comune), del rapporto personale esistente o comunque molto possibile, del rapporto fra elettore ed eletto, fra domanda e offerta di soluzioni.

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P.S.: tuttavia fra il bene acqua e il bene democrazia c’è una differenza sostanziale: l’acqua bene pubblico cioè di proprietà di tutti; la democrazia è un bene comune, cioè realizzato con l’apporto iniziale da parte di tutti. Solo dopo la democrazia diventa anch’essa un bene pubblico.

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LO SPAZIO CULTURALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2018 @ 6:38 am

Detto altrimenti: quanti lo ricercano? Quanti lo capiscono?           (post 3068)

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La monocultura come la monocoltura: per anni ti dà molti frutti, ma alla lunga inaridisce il terreno …

Una vita monoculturale, la mia, fino a qualche anno fa. Il lavoro, il lavoro, il lavoro. Direte: è cultura anche quella. Si, cultura è insieme di conoscenze e se lavori molto, conoscenze ne acquisisci, molte. Si, però sono sempre le stesse: di lavoro! Sai cheppalle … cheppalle anche se varietas delectat, anche se plurale è bello, anche se nella mia vita ho lavorato in ambiti molto diversi,  sempre a livelli molto elevati. Ma ecco la pensione. Dicono che il pensionamento può condurre all’esaurimento nervoso: “Tu semmai lo fai venire agli altri … a starti dietro” dice mia moglie. In effetti io fermo (e zitto) non ci so stare, fisicamente (bicicletta, vela e sci) e intellettualmente. Ed allora ecco i libri, ecco le associazioni culturali, sportive, letterarie, i gruppi di lettura, la storia, i classici, la filosofia, le brevi lettere alla stampa locale, la partecipazione a convegni,  etc. etc.. : di volta in volta (e di luogo in luogo) da semplice associato, vicepresidente, uditore, segretario, presidente, lettore, gost writer, scrittore, tesoriere, ragazzo di fatica,  … insomma, alla come viene viene. Basta esserci e l’arricchimento (non di denaro!!) è assicurato.

E poi – ma mica tanto poi – dal 2011 c’è il mio blog, una sorta di diario-non-segreto, un colloquio costante con 100-150 persone al giorno, il 25% delle quali – ovvero di voi, lettrici e lettori – nuove ogni giorno. In sei anni appena compiuti ho scritto oltre 3000 post-articoli chiamateli come volete che per me va bene in ogni caso. Ho scritto … anzi … sto scrivendo un po’ di tutto, il mio editore mi lascia libero, non mi ha mai “ripreso”, grazie Andrea alias Ing. Andrea Bianchi: grazie anche perché questi miei post sono il mio più attivo Spazio Culturale.

Cosa? Dite che sto omettendo un aspetto della mia vita? Quello politico? Be’ … si, lo confesso, non avrei voluto parlarvene … anche perché non ho fatto e non faccio politica (non sono candidato a nessuna posizione di partito o altro), bensì pre-politica, cioè cerco di approfondire temi di carattere generale, come quando, nell’ultimo Evento dello scorso anno, con gli amici ci siamo occupati dell’Autonomia. A me, presidente dell’associazione organizzatrice (che non nomino per via della privacy), loro hanno lasciato l’apertura del convegno, tutto lo spazio che volevo, diciamo … cinque minuti (begli amici! Direte voi …)! Ed io a parlare del senso trascendente dell’Autonomia, ovvero di ciò che proviamo quando ne godiamo i frutti, cioè i risultati della sua applicazione pratica. Ma soprattutto a parlare del senso immanente dell’Autonomia, ovvero di come la viviamo giorno per giorno, minuto per minuto, di come la percepiamo “nel durante” (non “prima” né “dopo”) e quindi – a mio sommesso avviso – dell’Autonomia innanzi tutto come caratteristica del libero pensiero di ognuno: autonomo, appunto. Ma tant’è, la stampa riferendo del mio intervento ha scritto che io avevo parlato del senso trascendente e del senso “imminente” dell’Autonomia! Ah si? Ed io nel mio blog di spazio immanente ne ho quanto ne voglio: scrivo, mi scavo, disegno, costruisco e difendo questo mio spazio culturale (e anche quello trascendente).

I miei prossimi AP-Argomenti Preferiti? Ne ho alcuni  in lavorazione mentale:

  • La lunghezza della democrazia
  • …………………..
  • La democrazia e la storia del suo significato nei millenni, ovvero successivamente potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo.
  • ………..
  • La catena (o l’albero) di trasmissione della democrazia.
  • …………..
  • La violenza delle eccezioni e delle violazioni di legge.
  • …………..
  • I simboli al potere e il potere dei simboli.
  • …………….
  • L’aggiornamento delle priorità.
  • …………….
  • La lotta ai cappellifici, ovvero alla moda di mettere il cappello sul lavoro altrui.
  • ……………..
  • Pluralità e molteplicità.
  • …………..
  • Laicità, grazie a Dio.
  • …………….
  • Autorità e autorevolezza.

Insomma, ecco il mio spazio culturale, anzi i miei spazi culturali, sentieri che in una qualche misura ho già percorso in post precedenti ma che sento la necessità di ricalcare, dando loro una particolare e specifica centralità. Grazie che mi avete letto, che mi state leggendo e ancor più se continuerete a leggermi. E intervenite, dai, con i vostri commenti! Buona lettura, buoni commenti e buon pensiero libero e autonomo a tutte e a tutti!

P.S.: Cosa? Mi chiedete cosa significano tutte quelle righe “a puntini”? Semplice, raga: significa che fra tanti post seriosi troverete anche post relax, di sport, turismo, costume etc.. Insomma, troverete di che rilassarvi.

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14 FEBBRAIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2018 @ 1:12 pm

Detto altrimenti: San Valentino                        (post 3067)

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Primi alla prima … risalita. Dopo due ore qui è pieno di sciatori

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.Sveglia presto. Alle 08,30 Claudio ed io siamo sulla prima cabinovia ad Andalo: la Cima Paganella ci aspetta. Due ore di sciate fa-vo-lo-se su piste “a specchio” e deserte-semideserte-(ancora) poco affollate. Ore 11,00: affollamento. Il mio amico ed io andiamo all’auto, per oggi basta. Mentre armeggio al mio portabagagli, un signore:

  • “Lei è del posto?”
  • “Dica”
  • “Qui, sotto la neve … c’è forse il segnale di stallo riservato alle persone diversamente abili?”
  • “Si … ma se aspetta pochi minuti, le lascio il mio posto, io sto andando via”
  • “Grazie”
  • “Prego, si figuri”.
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Si avvicina la moglie del tizio, sorridendo … ed io: “Sa, vado a comperare dei fiori per mia moglie”. E lei, scurendosi in volto: “Oh, mi dispiace, condoglianze …”. “Ma … signora … oggi è S. Valentino!” “Oh … mi perdoni, che gaffe, scusi tanto … veramente …”. La racconto al mio amico: una risatona a tutto tondo. Dico: andiamo a comperare i fiori. Dice: macchè fiori, andiamo alla pasticceria di Lavis e comperiamo delle ottime paste. Detto fatto.

Buon e dolce S. Valentino a tutte e a tutti!

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VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2018 @ 6:07 am

Detto altrimenti? Svarioni mica tanto eventuali!                  (post 3066)

Sicurezza sulle piste da sci

download (1)Piste molto ben battute, levigate a specchio e molto affollate. Sci velocissimi. Molti incidenti, addirittura mortali. Piste chiuse per inadempienza delle norme di sicurezza passive (reti di protezione mancanti). Io sono un pensionato “molto sciatore”. Ieri ho sciato benissimo fino alle 10,00. Dopo no. Arriva la folla e molti turisti sciatori – spesso stranieri – non rispettano le regole minime del comportamento: velocità eccessiva spesso accompagnata dalla mancanza di controllo dello sci; ingombro dell’intera pista anche dietro i dossi e dietro una curva. Ieri un amico, addetto ad un impianto di risalita, mi ha detto “Mai visti tanti incidenti come oggi”. Ecco, mi sento di suggerire che insieme al titolo di risalita impianti sia venduta allo sciatore l’assicurazione obbligatoria RCS-Responsabilità Civile Sciatore; sia consegnato un foglietto riportante le principali regole da seguire durate l’esercizio dello sci (e le relative sanzioni per la loro inadempienza) redatto in molte lingue e che sulle piste siano maggiormente presenti in modo visibile la Polizia e i Carabinieri per prevenire ogni abuso e sanzionare chi viola pericolosamente le regole del Codice della Strada Innevata.

Priorità della politica

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L’economista Paul Samuelson ieri : “Burro o cannoni”. Noi oggi : “Aranci o F35”.

Siccità in Sicilia. A rischio la produzione di aranci dell’annata. A rischio la sopravvivenza stessa degli aranceti. Per salvare le piante occorrono investimenti per 40 milioni di euro. Ieri ero in Paganella a sciare. In seggiovia, accanto a me, due primi ufficiali di una importante compagnia aerea discutevano di problemi occupazionali. Chiedo permesso e mi inserisco nei loro discorsi. Chiedo loro quanto costa uno dei loro Boeing 747. “300 milioni di euro” mi rispondono. Chiedo loro quale sia il costo di un cacciabombardiere F35. “10-12 milioni” è la risposta. Io replico che il costo di un F35 è dai 130 milioni di euro in su. Campagna elettorale. Promesse di spesa di ogni tipo. Manca l’investimento per salvare gli aranceti siciliani. I fondi? Acquistare un  F35 in meno e diffondere la giusta consapevolezza di quanto ci costi mantenere un tal genere di priorità. Se non altro per egoismo, perché questi buoni aranci siciliani piace anche a noi del nord mangiarli … o no?

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Incongruenze burocratiche

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Tizio è canadese. Si trasferisce in Italia. Per alcuni mesi la sua patente auto viene accettata come “buona”. Dopo “scade”:  Tizio deve superare gli esami di guida, viene considerato neo patentato, per un certo periodo non può guidare auto oltre una certa cilindrata né guidare in autostrada. Tizio, in Canada. È maestro di sci. In Italia non può esercitare. Prima deve … (v. sopra).

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11 FEBBRAIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2018 @ 6:59 am

Detto altrimenti: 1929 – 1984 – 2018, i Patti ed i piatti …                    (post 3065)

I Patti Lateranensi (fra Stato e Chiesa): chi non li conosce ne legga in internet (è inutile che io ne scopiazzi qui alcuni passaggi). Nel 1929 un UDD – Uomo del Destino li firmò per il Regno d’Italia. Nel 1984 li ha rinnovati un altro aspirante UDD, ma ha cannato per tre giorni perché li ha firmati il 14 febbraio, che poi è San Valentino, la festa degli innamorati. Si vede che questo aspirante UDD si era innamorato (del potere, n.d.r.).

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I “piatti” di Papa Francesco, in coda alla mensa della Città del Vaticano

Oggi io credo che ci sia un UDD, ma finalmente uno vero. E’ un Capo di Stato che in campo internazionale si batte per l’affermazione di principi e di regole di base, strategiche (= indispensabili e insostituibili) per la convivenza pacifica e lo sviluppo del genere umano, per il rispetto e l’accettazione dell’Altro. Ah … dimenticavo, scusate … questo UDD è anche un capo religioso, laico nel senso che è guida per  i seguaci della propria religione ed allo stesso tempo non combatte anzi accetta il pluralismo religioso.

Il nome di quei due UDD fasulli e di quello vero? Ma no … dai che è facile, dai che lo conoscete! Ecchè, vi debbo dire tutto io? Quando mai!?

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SAN MARCO – MARCO (TN)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2018 @ 11:30 pm

Detto altrimenti: oggi come ieri                             (post 3064)

San Marco Evangelista (1, 40-45). Gesù guarisce un lebbroso il quale, purificato, rientra nella città. Gesù no, perché avendolo toccato – sia pure per guarirlo – è diventato impuro. Non può entrare più in città, deve stare fuori in luoghi appartati. Questo 2000 anni fa. Oggi escludiamo:

  • per l’aspetto fisico: tu non hai il mio aspetto;
  • per i diritti: io li ho tu no;
  • per il pensiero: il tuo è diverso dal mio.

Un inciso: Marco (TN), un paese, immigrati come sardine nei container. Levico (TN), tre operai immigrati, tre anni sottopagati e stipati in una roulotte. La città, quelle città, quei luoghi, luoghi che escludono, luoghi che creano ghetti di “impuri”.

“Che fai? Non mi saluti nemmeno? Mica ho la lebbra io”. Ecco, a livello subconscio siamo rimasti a quel livello storico: isolavamo chi aveva la lebbra malattia, ieri; isoliamo oggi chi ha la lebbra di una pelle diversa, di un diritto diverso e soprattutto chi la lebbra di un pensiero diverso e autonomo.

Si, isoliamo anche il pensiero. Il pensiero diverso e autonomo – anche se migliore – è isolato dalla massa degli allineati. Anzi, se quella massa se ne accorge in tempo, esclude quel pensiero già nella sua fase potenziale, quando non è  ancora stato espresso. Per questo gli “ipse dixit” si circondano di masse pensanti alla stessa maniera, pensanti come lui, anzi, che adottano il suo pensiero, cioè non pensanti in proprio, cioè proprio non pensanti.

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Ed allora coloro che pensano in proprio si dividono in tre gruppi; !) coloro che insistono a difendere il pluralismo del pensiero  all’interno della città del pensiero omologato; 2) coloro che ne escono e continuano la loro azione dall’esterno; 3) coloro che si omologano (quest’ultimo di certo non è il caso mio: io sto decidendo fra i primi due).

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Buon libero e autonomo pensiero a tutte e a tutti!

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ALESSANDRO HABER …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2018 @ 8:08 am

Detto altrimenti: … al Teatro Sociale di Trento a mettere in scena  “IL PADRE”     (post 3063)

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         Haber nel ciclone …

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Haber, un Attore, uno strano cognome, quasi tedesco che senza quell’ “H” sarebbe “aber”, cioè “ma”. Attore cinematografico (chi non ricorda l’impresario delle ballerine di flamenco ne “Il ciclone” di Pieraccioni, del 1996?) “ma” (ecco quell’ aber!) anche di Teatro: “Non ho mai saltato una stagione teatrale”, afferma.  E allora, se le cose stanno così … Attore di Teatro “ma” anche di Cinema? Glielo chiederò. Oggi ha 71 anni “ben portati e se mi taglio la barba, 61!” Nel ’96 erano solo 49 anni reali. Ben portati anche quelli.

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Trento, il “Sociale”, il suo foyer. Qui gli Attori – con il coordinamento di  Francesca Lorandini – incontrano il pubblico prima e dopo le loro rappresentazioni. Ingresso gratuito anche se non hai acquistato o non acquisterai il biglietto dello spettacolo. Ne vale la pena (di acquistare il biglietto e anche di salire al foyer). Si sale (in ascensore) all’ultimo piano, indi una rampa metallica e ci si ritrova in una sala “sotto tetto travi a vista” ricavata sopra l’alta volta del teatro stesso.

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images“Il Padre”, pièce teatrale di Florian Zeller. Sull’autore e il suo lavoro trovate molto in internet, è inutile che io scopiazzi qui qualche passaggio. Piuttosto mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune considerazioni maturate nel corso dell’incontro con gli attori, ieri pomeriggio, quando abbiamo incontrato Alessandro Haber, David Sebasti, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo, Riccardo Floris. Assente giustificata Lucrezia Lante Della Rovere.

Le mie considerazioni

  • L’Attore e il personaggio. Il personaggio è la rappresentazione di una Persona. E’ una Persona. L’Attore “guarda”, “vede”, “studia” i tanti Personaggi, i tanti “Altri”, il modo di essere di tanti “Altri”. E matura come Attore e come Persona lui stesso. E qui non posso fare a meno di citare Emmanuel Lévinas, il filosofo del Volto: “Il volto dell’Altro ti guarda, si aspetta una risposta da te”. E l’Attore dà questa risposta: la dà al personaggio, al suo Autore, a se stesso, a noi spettatori. Ecco, di questo avrei voluto parlare brevemente con Alessandro. Alla fine del suo intervento, quando si stava uscendo, mi sono avvicinato a lui insieme ad altre cinque o sei persone con analogo desiderio, ma l’Attore è stato monopolizzato da una di queste, una signora (che evidentemente Signora non era) che lo ha intrattenuto a lungo, troppo a lungo, ignorando che vi erano Altri in attesa (le lettere maiuscole e minuscole non sono utilizzate a caso). Evvabbè …
  • La Musica e la Prosa. Io ho abbonamenti alla Musica e al Teatro. Amo la Musica che scrivo sempre con la lettera maiuscola, ne sono affascinato, l’ “aiuto” nel senso che sono tesoriere dell’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda; seguo l’orchestra Haydn, … aber… ma. Ma cosa? Ma sono solo un musicofilo non un musicologo, per via della mancanza di una maturata cultura musicale di base. Quella cultura che invece in parte ho – grazie agli studi classici fatti – in materia di prosa, di poesia, di letteratura in genere. E questo substrato culturale mi aiuta a “dialogare” meglio con il Teatro di Prosa, più di quanto non riesca a fare con il Teatro della Musica. Un esempio? L’altra sera concerto della Haydn: Schubert e Brahms. Compreso e gustato il primo, faticosamente cercato di capire il secondo (ma ci arriverò, vedrete … prima o poi ci arriverò). Ma torniamo la “Padre”.

Le considerazioni di  …

  • … di Alessandro. “In ogni sport, in ogni lavoro, in ogni attività se ti senti male, se sei stanco … ti prendi un giorno di riposo. Nella nostra arte no: si recita anche con la febbre, anche se è mancato tuo padre mentre “giravi” una scena in Libia (io) o se ti è mancata la mamma (Lucrezia).
  • … di Alessandro. Cinema e teatro, due “cose” diverse. Cinema: si gira la scena, magari più volte, ma poi  ciò che viene proiettato è sempre la stessa ripresa, quella “buona la prima, la terza … “ ovvero quella che il regista ha scelto, quella che il montatore ha adattato, quella inserita nell’edizione definitiva. L’Attore si rivede da spettatore e può osservare “che sì, va bene, però, ripensandoci, avrei potuto fare un po’ diversamente, calcare di meno, di più un aspetto”. Nel teatro no, ogni rappresentazione è un “film” nuovo, una nuova interpretazione del personaggio, della scena: l’Attore e il personaggio maturano ogni volta.
  • … di una delle attrici presenti (mi scuserà se non ho compreso chi fra le  presenti stava parlando, ma ero seduto in posizione arretrata). Siamo stati invitati ad andare a teatro anche se il titolo dell’opera, il suo autore e gli interpreti non sono (ancora) conosciuti. Condivido pienamente. Infatti il Teatro deve nascere, crescere, vivere e non morire con i suoi Attori/Autori del momento. Panta rei, tutto scorre, diceva quel tale, ed anche nel Teatro, come nel Lavoro, nella Politica, nella Vita, a fronte di chi matura ci deve essere spazio per chi germoglia.

Insomma, le rappresentazioni teatrali sono due: una in teatro (e qui deve acquistare il biglietto) ed una nel foyer (gratuita): ma se fai un esame di coscienza, vedrai che quel biglietto devi acquistarlo! Diceva quel tale: “Se ho pochi soldi, mi compro libri. Con quel che resta, cibo”. Lo stesso a mio avviso vale per il Teatro. Domani andrò ad assistere alla rappresentazione. Calato il sipario, andrò a cercare Alessandro e gli segnalerò questo mio post, chiedendogli di farmi l’onore di un suo commento.

…………….

Riprendo ora, domenica 11 febbraio sera, dopo avere assistito alla rappresentazione pomeridiana.

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Il “padre” con la figlia Anna (Lucrezia Lante Della Rovere)

Non voglio togliere nulla agli altri Attori … mi perdoneranno se io, semplice blogger-non-critico-teatrale, vile-meccanico-ex manager-di-SpA mi limito a scrivere qualche riga solo su Alessandro Haber (certo è che la sua prestazione è valida anche per il loro ottimo apporto!). Detto questo, Haber recita con le parole e ugualmente con i silenzi, si esprime con il corpo, cattura l’uditorio che applaude spesso e soprattutto con i suoi assoluti silenzi. La materia è tremendamente seria (l’Alzheimer), il copione semplice se vogliamo, ma la drammaturgia – assolutamente moderna- e la recitazione di Haber, di Lucrezia e dei loro colleghi di scena riempiono questi “vuoti voluti”. Multa paucis, dicevano i Latini, e qui una testimonianza di ciò: abbiamo ricevuto molto dal poco (così mi piace tradurre quelle parole), grazie all’Autore, alla Regia, agli Attori ed al tema trattato. Il teatro era pieno, pieno in un pomeriggio di sole trentino, il che già la dice lunga. Dicevo dal “poco” … poco si fa per dire: non è certo “poco” l’idea, il testo, la decisione di rappresentarlo, il successo della rappresentazione. Una sfida che tutti gli “Au-Attori” hanno voluto raccogliere e saputo vincere. Alla grande.

Dopo il lunghissimo applauso finale, scappo su per le scale: i palchi, i camerini. Chiedo: “Sì viene subito, è molto rapido nel vestirsi”. Esce, lo saluto, un breve “complimenti, sa, sono un blogger di Trentoblog …  ho già pubblicato un post a seguito della presentazione, questa sera lo integro, grazie, questo è il mio biglietto”. Poche parole e via. Via per non ripetere l’errore della signora che nel post-presentazione (v. sopra) lo aveva monopolizzato. Scusami Ale e grazie se mi scrivi due righe di commento a queste mie sudate carte elettroniche!

 Il Padre”, di Florian Zeller – Presentato da Goldenart Production – Regia Piero Maccarinelli – Musiche Antonio Di Pofi – Costumi Alessandro Lai – Scene Gianluca Amodio – Luci Umile Vainieri – blogpost  Riccardo Lucatti.

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ALLE URNE, ALLE URNE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2018 @ 8:25 am

Detto altrimenti: sembra il grido di “All’armi, all’armi!”    (post 3062)

Alle urne? Certo, tutti, mi raccomando! Dice … ma che … ti sei messo a fare politica? Dico: si, raga, nel senso che mi occupo dei problemi di noi tutti che poi dentro ci sono anche miei che poi i miei non sono “solo” miei ma comuni a quelli di tutti e così via.

Dice … ok, andiamo a votare … ma per chi? Eh no raga, non potete pretendere che vi risponda, né farò come quel parroco di 60 anni fa che dal pulpito diceva: “Cari fedeli, si avvicinano le elezioni, noi preti non possiamo fare propaganda politica: solo vi raccomando di votare per un partito che sia allo stesso tempo democratico e cristiano”. E le vecchiette giù a pensare quale potesse essere quel partito e quindi come dare retta al parroco, o se invece dovessero seguire il consiglio di quel tale che il giorno prima le aveva invitate a votare per il partito Madonna Santissima Immacolata: MSI.

Dice … ma tu blogger, che ragionamento fai? Ecco, ve lo dico.

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    Tommaso Moro, autore di Utopia, fatto Santo nel 1935.

    Prima delle PP (= Promesse/Programmi) cerco di vedere se è rispettata la democrazia nel metodo del funzionamento di ogni partito, la democrazia quella vera, quella che è innanzi tutto rispetto delle regole generali approvate dalla maggioranza del popolo, e non quella finta basata sul potere di taluno di stabilire le eccezioni alle regole generali e/o di trasformare una violazione della regola generale in una sua eccezione e/o di superare le regole di livello superiore (ad esempio quelle dello Statuto) con delibere di organi inferiori. Cioè, il partito che fra i tre significati storici del termine “democrazia” (potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo), adottasse il terzo.

  • Poi, il “mio” partito deve essere fortemente europeista, altrimenti non se ne fa nulla.
  • Ancora, il mio partito deve essere doppiamente “laico”, cioè ammettere il pluralismo nei confronti altrui (quindi non totalitario) e al suo stesso interno (quindi senza nessun Mister Ipse Dixit)Nel merito, mi piacerebbe un partito che aggiornasse due elenchi di priorità: quello delle priorità dei “temi minori” e quello delle priorità dei “temi maggiori”, evitando di confonderci le idee con la giostra dei temi minori trascurando i maggiori o viceversa e comunque non aggiornando le priorità, accampando il sistema delle “somme vincolate per decenni a mio favore e gli altri si arrangino” o delle “gestione separata della mia superpensione e gli altri si arrangino”.
  • Ancora, voterei il partito che facesse distinzione fra diritti acquisiti e privilegi acquisiti e che poi raffrontasse i cosiddetti privilegi acquisiti con i diritti che dovrebbero essere acquisiti ai sensi della Costituzione.
  • Non basta: mi convincerebbe il partito che ci presentasse le cifre nel loro valore relativo e non assoluto. Mi spiego: non mi interessa il partito che mi dice che si spendono all’anno 65 milioni di euro pre la difesa idrogeologica senza aggiungere che si spende la stessa somma al giorno per la Difesa (armamenti).
  • Inoltre, preferirei un partito nel quale i dirigenti “di età e di esperienza” lavorassero al fianco di dirigenti “giovani e di esperienza”.
  • Vorrei poi un partito che conoscesse la storia e che la riconoscesse come magistra vitae.

Dice … ma la tua, caro blogger, è un’utopia! Dico: si, è vero, un’utopia, ovvero un traguardo semplicemente non ancora raggiunto. E poi … nella vita … guai a non avere utopie cui tendere!

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