VA MALE? MA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2018 @ 9:20 pm

Detto altrimenti: … E IL RESTO ? Il resto tutto bene, grazie!        (post 3110)

 

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Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra” … lo sto leggendo lentamente, faticosamente, a piccole dosi, l’unico modo per me per cercare di capirlo, cosa che ogni tanto accade. Poi getto lo sguardo su un’altra sua opera, “Considerazioni inattuali” e mi colpisce un’affermazione: “L’uomo invidia l’animale che subito dimentica … che vive in un mondo non storico … che si risolve nel presente”. L’uomo invece “resiste” sotto il grande e sempre più grande carico del passato … da cui deriva una utilizzazione impropria del passato e del sentimento di “credito” nei confronti della storia, sentimento che può far durare i conflitti e generare nuovi cicli di violenza.

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imagesUn esempio: Nelson Mandela, liberato e salito al potere in Sud Africa, nonostante la dura oppressione e a lunghissima detenzione, rinunciò ad una strategia violenta e vendicativa contro gli ex aguzzini della sua gente, in favore di un processo di riconciliazione e pacificazione. Ecco, potrebbe essere pericoloso individuare un punto del passato come nostro elemento costitutivo del nostro presente, sia perchè il ricordo può essere impreciso, sia perché questo ancoraggio ci impedisce di pensare adeguatamente alla (diversa) realtà del presente. Oggi poi … anche perché, data l’enorme espansione dei media, noi “ricordiamo” ciò che altri scelgono per noi che noi si ricordi. Anche nella valutazione della politica (mutatis mutandis), anche di fronte a improvvise “rivoluzioni” politiche, occorre considerare quanto sopra, non come “verità” ma almeno come “possibile parziale verità”.

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download (1)Sunk fund, dicono gli anglosassoni. Se alla borsa valori hai acquistato in passato azioni che poi sono scese di prezzo, non comperarne altre a quel secondo (minor) prezzo con lo scopo di abbassare il costo medio dei tuoi acquisti. I primi denari spesi sono sunk fund, soldi affondati, persi. Lasciali andare. Il passato è passato. Decidi invece in quel momento presente per e sul futuro, con un ragionamento sul probabile andamento futuro del loro prezzo attuale. Parti da qui, dunque, con la storia, la politica, la finanza, etc.. Ovvero: riparti da dove sei e valorizza le tue forze residue, il denaro che “ti resta”, riparti “dal resto” per costruirti il futuro.

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download (2)Il sociologo De Rita racconta un dialogo fra due amici:

  •  Come va?
  •  Famiglia, salute e lavoro non bene, purtroppo.
  •  E il resto?
  • Il resto tutto bene, grazie.
  • E allora, coraggio, riparti dal resto!

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UN TORNANTE TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2018 @ 12:25 pm

Detto altrimenti: una svolta secca, non segnalata ….. (post 3109)

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            Molto ben segnalati, questi sì …

Questo non è un post politico, bensì “sociale” che cerca di capire il perché il Trentino sia incappato in un “tornante” peggiore di quelli del Passo della Mendola (peggiore perché non segnalato). Nella recente tornata elettorale politica, in Trentino hanno prevalso correnti politiche che promettevano di rompere con il passato. La maggioranza dei votanti le ha accolte con entusiasmo quali liberatrici da una sorta di incubi prodotti dall’immobilismo su molti fronti e ha scelto il nuovo. E’ un po’ come accade all’interno di casa propria, quando ci si abitua ad un quadro storto, ad un mobile sbrecciato e non si fa nulla perché ormai quelle storture non le si vedono più, fanno parte di noi. Solo che quando facciamo anche solo un trasloco, immediatamente ci rendiamo conto di quelle imperfezioni e le sistemiamo una buona volta. Lo stesso in una Associazione sportiva: il magazzino, la cala vele è un caos, da anni … sarà solo un nuovo Direttivo a “vedere” ciò che gli altri “guardavano” soltanto.

Da quanto sopra discende che il “cambiamento” può essere un fattore positivo. Tuttavia occorre fare anche una considerazione di verso opposto e cioè occorre vedere ex post se alla prova dei fatti il nuovo Consiglio Direttivo avrà avuto la capacità e la forza di “sistemare una buona volta la cala vele e il magazzino”. Infatti non si possono confrontare le pere con le mele: fuori dalle metafore della cala vele e della frutta, le pere sarebbero il governo che ha comunque governato e le mele quello che promette (promette) di fare meglio: fatti contro promesse. Non confrontabili.

Le correnti politiche superate lamentano l’oblio dell’elettorato di fronte ai tanti benefici ricevuti (“Irriconoscenti!”) ma, si sa, la riconoscenza è la speranza di avere nuovi favori (questa è di un amico che non nomino per via della privacy, n.d.r.). A parte la battuta, la questione è più ampia, nel senso che le vecchie ideologie sono state prima affiancate e poi superate da nuove dottrine e nuovi radicalismi: e se prima si trattava di elaborare la migliore tecnica di discesa per vincere una gara di sci, oggi quei campioni, così molto bene addestrati sulla neve, si sono trovati a dovere sostenere un torneo di tennis: tutt’altra questione (e ci risiamo con le metafore!).

Fatti contro promesse, dicevo. Entrambi sostenuti da una retorica che in alcuni casi è diventata arte oratoria, soprattutto quando si tratta di promesse populiste, impossibili da realizzare, ma “bellissime da essere credute”. Presto qui da noi avremo le “amministrative” e la probabilità è che il numero dei combattenti (amministrativi) per le “bellissime promesse” si ingigantisca a … vittoria (politica) già avvenuta.

Politica-Apolitica-Antipolitica-Politica. Oratoria usata come arma. Perché affermo questo? Perché “prima” stavamo assistendo al dilagare di passaggi successivi:

  1. dalla politica all’apolitica (io no politica);
  2. dall’apolitica (io no politica) all’anti-politica (io si politica ma da solo);
  3. dall’anti politica (io si  politica ma da solo) alla politica in cerca dei numeri per governare.

Colpa dell’arma oratoria?  Si, infatti mi sorprende la velocità di maturazione del passaggio n. 2 (insomma, è credibile che che così tante persone abbiamo improvvisamente ragionato così profondamente?).

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         What were you been doing? Sleeping?

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Personalmente mi rammarico di un fatto: che la “politica di prima” non abbia saputo gestire una (necessaria) successione graduale, un (salutare) rinnovamento graduale di se stessa e degli obiettivi: ed allora è intervenuta la natura la quale, se di solito non facit saltus, questa volta un bel gran  saltum lo ha fatto e come!

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Vedremo.

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KATHARSIS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2018 @ 7:38 pm

Detto altrimenti: Musica Purificazione         (post 3108)

Sala della SOSAT-Trento. Ieri ha ospitato l’Assemblea della FIAB, oggi il concerto della Stagione Katharsis di musiche classiche, contemporanee, jazz, per la direzione artistica di Edoardo Bruni (pianista compositore), grazie alla disponibilità dell’amico socio FIAB-SOSAT Tino Sangiorgi (grazie Tino!). Organizza Associazione Ars Modi.

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           Dalla Libera e Bruni

Musica Katharsis, un sorta di purificazione dagli eccessi della musica troppo moderna degli ultimi dieci anni e da quella “di reazione” troppo minimalista (ma si può essere “poco” minimalisti? Non lo so). Uno sforzo, quello di Bruni, di traghettare con continuità il passato al presente ed al futuro: un sorta di ponte di spazi, tempi, modi …

Oggi è stata la volta del pianista Giacomo Dalla Libera, classe 1979, pluri diplomato e pluri perfezionato, vincitore di molti premi nazionali ed internazionali. Il concerto odierno è stato “Between Italy and America”. Dopo l’Opening di Phil Glass (193), Dalla Libera ha eseguito Bach, Suite Francese n. 3 in si minore; Debussy, Suite Bergamasque. Quindi brani di Edoardo Bruni (1975); Bernardino Beggio (1953); Matteo Segafreddo (1961); John Cage (1912-1992); Alan Hovhaness (1911-2000), William Neil (1954). Per me, ignorantone musicale, il più arduo da comprendere è stato “Ozono” di Segafreddo, brevissima denuncia della violenza della civiltà (o inciviltà?) moderna. Dalla Libera ci ha poi regalato un secondo Debussy: il preludio moderato “Menestrelli”. Grazie Giacomo! Chissà se riusciremo ad organizzare un tuo concerto a Riva del Garda (Associazione Amici della Musica) … Alles kann sein …

Che dire infine se non un sentito apprezzamento e grazie per l’eccezionale esecuzione, l’ottima scelta dei brani e la soffice accoglienza della sala SOSAT?

Alle prossime

Domenica 25 marzo 2018, stessa sala, ore 17,00: “Concerto Jazz” dell’Ensemble Gernerama (E. Bruni, pianoforte; F. Crivellari, flauto; P.Lanziner, contrabbasso).

Domenica 15 aprile 2018, ore 17,00, Villa De Mersi a Villazzano (TN): “Poesia, Mitologia, Musica” – Francesca Tirale, arpa; Antonia Dalpiaz, voce recitante; musiche di Edoardo Bruni.

(Ingresso gratuito con offerta libera)

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MAI PASSARE ALLE ARMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2018 @ 7:02 pm

Detto altrimenti: innanzi tutto a quelle del confronto, della politica ovvero I TRE LIVELLI (v. foto)                    (post 3107)

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Lui mi ha detto … e allora io … e allora lui … e allora io …

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Due tesi opposte, due ideali opposti? Discutiamone. Ma se uno dei due “passa alle armi” ovvero è assolutista, allora la conseguenza è la sua “necessità” di giustificare a posteriori questo passaggio: ed ecco che nascono le estremizzazioni delle posizioni iniziali ideali – sia pure diverse dalle nostre – sulle quali invece si sarebbe potuto aprire un confronto. A quel punto infatti non si riconoscono più nemmeno le posizioni ragionevoli della controparte. Si cade in una micidiale semplificazione: la programmatica esaltazione del non-dialogo.

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Si, vabbè …però sono obbligatorie giacca e cravatta, vuoi mettere?

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Assolutismo che in molti ambiti (riunioni condominiali, di Associazioni, politiche, etc.) si manifesta nel mancato rispetto delle regole, ad esempio degli Statuti; dell’ordine del giorno; nel non dare la parola a chi la richiede; nell’interrompere chi sta parlando; nell’alzare la voce; nel gridare, nel non rispondere a domande precise; nel generalizzare, nel provocare un superficiale quanto micidiale “furor di popolo” (non pensante, n.d.r.); nell’affermazione “mai con quelli lì”.

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Chi mi saprà dire il nome di due politici trentini che in sede UE e in Italia hanno firmato a favore del nucleare, vincerà … un abbonamento al mio blog!

Ecco perché – fra l’altro – temo, disapprovo e combatto l’ ipse dixit che chiude ogni discussione, da qualsiasi parte provenga, perché “dopo” ci si dimentica della “causa” e si discute come avere ragione sulla valutazione degli effetti, salvo poi avere ragione o torto sugli effetti di una causa (il “prima”) comunque perversa. Un mio amico, F.P., già negoziatore in Africa, mi dice: “Che ognuna delle due parti provi ad elencare cinque “cose” fatte bene dall’altra. Questo è già un buon inizio”. A maggior ragione non condivido il ricorso alle altre armi (quelle degli eserciti), proprio perché, dopo, non si riconoscono più nemmeno le posizioni ragionevoli della controparte. Si cade in una micidiale semplificazione: la programmatica esaltazione del non-dialogo (v. prima).

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TRENTINO, I MESI “DIFFICILI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2018 @ 3:00 pm

Detto altrimenti: infatti Trentino, terra di acqua, neve e piste ciclabili       (post 3106)

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                    Lassù, la neve in Paganella

I mesi difficili, dicevo, sono quelli dell’inizio dell’inverno e della primavera, quando c’è già (o ancora) la neve; quando si può ancora (o già) andare in bicicletta; quando si può ancora/già veleggiare sul Garda. E per fortuna che da decenni ho smesso di arrampicare e di volo a vela manco a parlarne dice mia moglie. E allora, preso fra i mille impegni delle due nipotine, della adorata moglie, delle varie associazioni, dei libri, della musica, politiche e sociali etc., si aggiunge il trilemma: vado a sciare, a veleggiare o in bicicletta? Aut-aut diceva Soren Kierkegaard, la vita è una continua scelta angosciosa, e aveva ben ragione, aveva! Anzi, a dire il vero avrebbe dovuto dire che la vita è un aut-aut-aut!

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                           Laggiù, il Garda

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Ecco i mesi “difficili” sono anche la bellezza (ulteriore) di questa Terra: fortunato chi ci nasce, fortunato chi ci arriva – come me trent’anni fa – per lavoro. Quando arrivai, una delle prime domande che mi fecero fu “Lei ama … chessò … sciare …?” Ed io: “Si molto, e andare in bicicletta e veleggiare”. “Allora si troverà bene qui da noi”. Infatti …

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Neve fra le vele

                      ne …ve … le

Ma io mi sto trovando bene anche e soprattutto per la gente. Da fuori mi avevano detto che i Trentini erano un po’ chiusi “Sai … gente di montagna”. Maccome? E i Liguri come sono? Eppoi io ero un montagnino da niente, ero! Aiuto istruttore sezionale della Scuola di Alpinismo B. Figari della Sezione Ligure del CAI … già scalatore del Brenta e delle Pale di S. Martino, militar soldato alpino … ma mi facciano il piacere, mi facciano! E poi, se essere attenti alle persone prima di aprirsi vuol dire essere chiusi, be’ … i Trentini non sono chiusi. Non lo sono quanto a rapporti interpersonali. Forse lo sono un poco in una sorta di parziale autoreferenzialità politica. Mi spiego: per certe cose basterebbe guardare come fa Bolzano e copiare. Che poi per altre sarebbero loro a poter copiare da noi. Uno scambio, insomma, tutto qui. Un esempio? Noi della FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta Trento branch, abbiano convinto il Comune di Trento a indire una festa della Bicicletta annuale, come fanno da anni a Bozen. E loro? Be’ … loro potrebbero copiare … il nostro Lago di Garda, ad esempio (li voglio proprio vedere, li voglio!).

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Basta. La chiudo qui sennò questo post diventa un LP-Long Post! Buon Trentino a tutte e a tutti!

P.S.: dice … ma lavorare no? Uei raga, scialla, calma: ho 74 anni e mi hanno detto che per lavorare sono troppo vecchio, mi hanno detto …

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PRE-POST IN TEMPO (QUASI) REALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2018 @ 1:37 pm

Detto altrimenti? …Perché pre-post? Perché appena il loro direttore mi fisserà un appuntamento, pubblicherò un articolo più dettagliato       (post 3105)

I Concerti della Domenica presso la Società Filarmonica in Trento

Ensamble Vocale “Ad maiora”

2015: grazie alla compositrice Cecilia Vettorazzi che affida loro la riorchestrazione della Missa Benedicite Gentes, nasce l’ Ensemble Vocale Ad maiora. Oggi, mattina piovosa, interno della sala, stracolma, solare, illuminata dal loro Canto, dalla loro Musica (le maiuscole non sono utilizzate a caso).

downloadDirettore Alessandro Arnoldo: Trentino diplomato in direzione d’orchestra al G. Verdi di Milano, perfezionato presso l’Accademia Chigiana in Siena. I componenti: giovani dai 15 ai 30 anni:

Violino (Giovanni Lorenzi, Francesco Failo), viola (Luca Geat), violoncello (Mitja Liboni), pianoforte (Michele Weiss, Alessandro Arnoldo).

Le voci: Francesca Andreatta, Federica Andretti, Romina Anesi, Silvia Arnoldi, Giulia Boller, Ylenia Cappelletti, Francesco De Benedetto, Sara De Cristoforo, Cristina Degli Agli, Errico di Pippo, Elisa Filippi, Laura Gallina, Lorenzo Gasperi, Clara Lanzinger, Francesco Lorenzi, Alice Nardelli, Nicola Pifferi, Anna Rauzi, Stefano Siciliano, Chiara Spinelli, Chiara Stellucci, Federico Viola, Michel Weis, Alessio Zaninotto, Alessandro Zen.

Autori eseguiti: Bach, Esenvalds, Forbes, Whitacre, Lauridsen, Gjeilo, Lawry, Malatesta, Cohen/Pentatonix, Lucio Battisti/Susana, Modugno/Cadario.

In parallelo, proiezione delle fotografie di Cristina Geier “Note di bellezza”, apprezzatissime!

Volete una recensione? Ma sì, dai, ci ho provato prima in brutta copia, poi la ho trascritta “in bella”:

Sala della Filarmonica di Trento, gremita di persone di tutte le età. Sul palco un elegante pianoforte a coda, uno schermo, quattro sedie e leggii. Veniamo accolti sulle note della celebre Aria sulla Quarta Corda di Bach, suonate da un giovanissimo quartetto d’archi. Applausi … ma noi ci aspettavamo un concerto corale, dove sta il coro? 

Eccoli spuntare i coristi, dai balconcini che moderni matronei bisex sovrastano la sala, eccoli con le loro fresche voci, dirette al pubblico e con gli attenti sguardi rivolti al Maestro … ma dove sta il Maestro? Altra sorpresa, il Maestro sta in platea, quasi a fianco della mia poltrona e dalla platea li dirige con passione.

E così sarà per tutto il concerto, in un susseguirsi di note e immagini, proiettate sullo schermo, che rappresentano la natura, i paesaggi, la bellezza quindi, interpretata e donata dalla voce delle ragazze e dei ragazzi del coro e dalle magnifiche foto di Cristina Geier, brani dei più significativi compositori di musica corale di questi tempi, come Esenvalds, Forbes, Whitacre, Lauridsen, Gjeilo, una piccola incursione nei brani tradizionali uno dedicato alle montagne, e l’altro, in sardo, dedicato all’amore (A Diosa). Per arrivare al finale che ha inizio sulle note della graffiante “Hallelujah” di Leonard Cohen, unite alla bodypercussion dell’ensemble, si sposta poi, come a voler strizzare l’occhio alle colonne portanti della musica leggera italiana, su Lucio Battisti e la sua canzone “Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi” ed infine, inizia a “Volare” insieme a Modugno “Nel blu dipinto di blu”, celebrando così tutti insieme sul palco, il 60° anniversario dalla sua vittoria al Festival di Sanremo.

Bellissima la Musica, la sua scelta, armonizzazione, vocalizzazione, esecuzione e soprattutto bellissima la partecipazione di tanti giovani impegnati in quest’Arte! Brave ragazze, bravi ragazzi! Ho consegnato loro un mio biglietto da visita da blogger, chiedendo un appuntamento per un post più completo. Inoltre, nel mio ruolo di Tesoriere dell’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda, li segnalerò per un eventuale loro concerto nella “Busa”.

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Viva la Musica!

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VISIONE D’INSIEME E PERCEZIONE SENSORIALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2018 @ 9:05 am

Detto altrimenti: per cercare di capire il ribaltone politico trentino       (post 3104)

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imagesSiete in cime ad una alta scogliera: del mare avete la migliore visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendete verso la base, diminuisce fino a scomparire la visione d’insieme e aumenta gradualmente la percezione sensoriale, che poi è massima se vi immergete nelle acque e sentite il salino sulle labbra. Senza la sua percezione sensoriale, non conoscerete mai il mare. D’altra parte occorre anche averne una visione d’insieme: quindi il suggerimento è di scendere sulle spiagge, tuffarsi più volte, risalire sulla scogliera, ridiscendere, etc..

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downloadVi è poi un altro modo di conoscere il mare, ma si è dimostrato non premiante: quello di chi, comodamente seduto su una poltrona di prima classe, lo osserva dal finestrino di un areoplano che vola alto … alto … troppo alto! Da quell’altezza infatti, le creste bianche di grandi onde frangenti sembrano innocue macchioline di colore ad abbellire l’azzurro della superficie. E invece … invece si è di fronte a … anzi, scusate, si è (troppo) al di sopra di un mare agitatissimo (grado 9, il massimo della scala Dougals, onde di 14 metri!) sconvolto da un vento forza 12 (la forza massima della scala Beaufort, vento oltre 117 kmh).

Si capisce che sono un velista?

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ATTREZZI DA COMPETIZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2018 @ 11:07 pm

Detto altrimenti: vediamo un po’ di che si tratta …     (post 3103)

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La mia storica “Camilotto Expert”, 35 anni fa al top della gamma, and still going strong!

Chi fa sport, anche non agonistico, spesso li anela. La bicicletta ad esempio, quella da corsa che ora chiamano da strada … se hai soldi, puoi comperare anche l’ultimo modello, magari con il cambio elettronico. Quanto costa? Non lo so, azzardo … 15.000 euro? Non credo di essere andato lontano. Un gradino sotto ci sono bici extra ma “umane”, ed allora con 8.000 euri te la cavi. Con 5.000 puoi avere quella “truccata”, con il motorino elettrico nascosto che se non fosse per quel sibilo faresti la figura di un gran figo. Anche con 3.000 te la cavi mica male. Comunque, con la bici estrema danni non ne fai a te e agli altri. Infatti se non pedali, non vai.

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     Primi alla Prima (risalita!)

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Con gli sci da discesa è cosa diversa. Infatti la discesa è lì che ti aspetta e ti tira verso valle anche se non … pedali! Io scio molto ogni anno da 60 anni (ma non ho una esperienza di gare: infatti l’unico sport che ho praticato a livello agonistico è la vela, ma di questa parlerò a parte)

Gli sci. Una volta il modello era unico, variava la qualità (e il prezzo, ovviamente), lunghezza m 2,05  a parte che da militare li avevo “alti” m 2,15 (Alu Fischer rossi), perché più erano lunghi più eri figo. Oggi vi è un’ampia gamma di “tipi” di sci. Io da 20 anni scio ovviamente con attrezzi di ultima (attuale) generazione: modello turismo avanzato, mediamente sciancrati cioè mediamente rastremati al centro per agevolare le curve secondo la nuova tecnica, lunghezza 1,70, raggio di curvatura 15 metri (foto accanto).

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        Sole che sorgi a illuminare Fai …

Oggi, in Paganella, ho avuto modo di provare quasi tutta la gamma. Un paio (Atomic) di m 1,60, raggio di curvatura 11 metri, molti rigidi (e pesanti) da gara di slalom speciale. Dopo un’ora sentivo già un non so che alle ginocchia, ad ogni curva mi “tiravano” a monte accelerando, velocissimi, molto impegnativi: un po’ come se uno della mia età uno avesse una moglie di 25 anni! Li ho subito scartati. Poi ho provato tutta la gamma Fischer, tipo leggeri, medi, pesanti, a pianta stretta e larga, da 1,70 fin a 1,80 metri, con piastra normale e da gara, raggi di curvatura da 13 a 18 metri.

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E lì, davanti a te, verso nord, il “muro” della “nera” ti aspetta …

Sciando in sequenza con i vari modelli, sono arrivato ad una conclusione: se cambierò prenderò quelli “come i miei attuali” (Salomon) ovvero da turismo avanzato (doppio strato, un po’ più pesanti e rigidi), lunghezza 1,70; raggio 15, pianta stretta, piastra non da gara. Che volete che vi dica? Gli altri o sono troppo morbidi, da principiante su piste facili; oppure sono troppo “da gara”, cioè richiedono che lo sciatore abbia qualche anno di meno dei me che sono 74enne. Oppure sono  troppo specialistici, cioè “ottimi” per questa o quella situazione, non “buoni” per tutte. Riflettete quindi, prima di sceglier lo “scio” (così si dice in dialetto trentino) adatto a voi e in negozio dichiarate senza remore e con onestà: peso, anni, altezza, grado di abilità nella sciata: aiuterete il rivenditore a consigliarvi lo scio giusto ed anche, chicca finale, l’angolo di inclinazione delle lamine!

I prezzi del “nuovo”: da 350 a 2.500 euro di quelli con serigrafia d’autore!

Appendice: le ore migliori per un sciata.

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Solo e gioioso le più deserte piste / vo’ scivolando fra boschi alti silenti / e gli occhi porto per fuggire intenti / ove sciata uman la neve calchi …

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Le primissime del mattino, quando le piste sono tirate a specchio e non c’è ancora nessuno. Siete in un altro mondo, padroni di quel mondo. Solo che questo “trucco” lo stanno capendo in molti e allora …. e allora ormai funziona bene soprattutto quando fa freddo, quando la massa degli sciatori stima che sia ancora troppo freddo per salire sulle cime: quindi, ovviamente, in dicembre prima delle feste e, quest’anno, anche in febbraio quando abbiamo avuto l’ondata di freddo siberiano.

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.3 - Eccomi

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E per una pausa caffè, cosa c’è mai di meglio che la direttissima alla Malga Zambana?

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Buone sciate a tutte e a tutti!

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DA KESSLER A CONZATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2018 @ 6:23 am

Detto altrimenti: dall’epoca di un senatore a quella di una senatrice   (post 3102).

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Un destino senatoriale il mio, pare! Chiamato in Trentino trent’anni a ristrutturare finanziariamente ed economicamente la finanziaria ISA SpA e a lanciare il Progetto Tonale sotto la presidenza del Senatore Kessler, oggi mi ritrovo a vivere l’Epoca Senatrice Conzatti. Ciò premesso, veniamo al motivo di queste mie riflessioni, che spaziano dall’ulivo e dalle  margherite ai salici piangenti.

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downloadLo riconosco: in passato la politica locale era sempre stata pre-veggente ed aveva positivamente difeso “Isola Trentino” e favorevolmente influito su quella nazionale. Questa volta no. Questa volta “Un indovino mi disse” … e non è solo il titolo di un libro di Tiziano Terzani, ma anche quanto posso ricondurre ad un mio caro amico, Luigi Sardi, giornalista e “storico della storia”, persona conosciuta da moltissimi e stimata da tutti, il quale negli ultimi anni quanto a previsioni politiche ci ha azzeccato ben due volte. La prima con il suo “a volte ritornano” riferito a Berlusconi, e lo diceva quando costui era nella fase più acuta della tempesta giudiziaria e nessun altro ci avrebbe mai creduto, in quel ritorno. La seconda poco prima dell’ultima tornata elettorale nazionale, allorchè mi avvertiva circa la limitatezza della percezione di chi – come me – frequentava grosso modo sempre la stessa “fascia socio-culturale”, rispetto alla sua capacità previsionale di frequentatore di molte diverse “fasce”. Infatti, tali sue frequentazioni gli facevano prevedere un vero e proprio ribaltone, quale reazione agli avvitamenti della politica tradizionale.

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Morale della favola l’amico ci ha azzeccato anche questa volta: al dualismo di prima (Destra-Sinistra) si è sostituito un nuovo dualismo: antipolitica-politica. E bravo il mio amico! Peccato che la stessa consapevolezza non l’abbia avuta la politica locale. Peccato. Qui a fianco, il mio Indovino Personale Luigi Sardi.

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      Mettiamole le strisce! E di corsa!

Ma perché questo trionfo dell’antipolitica? Facciamo un passo indietro nella storia: ieri PC finanziato da URSS, DC da USA. Oggi Russia – USA convergenti sull’ostacolare la nascita di un’Europa forte, figuriamoci la nascita degli Stati Uniti d’Europa, che invece entrambi vedono bene come parco buoi consumatori. Facciamo un altro passaggio: Europa – Italia: “Italia oggi”, non il titolo di un quotidiano, bensì come si configura oggi il Paese nei confronti dell’Europa: forse un elemento po’ più destabilizzatore del processo di costituzione degli Stati Uniti d’Europa. E questo mi rattrista molto e fa sì che io mi domandi: cui prodest? Cui bono? Chi ci guadagna? A chi vien bene? A mio sommesso avviso l’Italia – anello più debole fra gli anelli “forti” della catena Europa e quindi più aggredibile – è forse sotto attacco da parte di Stati che non vogliono un’Europa unita e tanto meno gli Stati Uniti d’Europa. E l’attacco avviene attraverso i successi dell’antipolitica sfasciacarrozze: un’Europa forte che possa opporsi al protezionismo doganale USA? Quando mai!

Ma ritorniamo ai due poli. Aggiungo che all’interno di ognuno di essi, assistiamo ad una ulteriore suddivisione: l’antipolitica in Lega e 5 Stelle; la politica in “Arroccamento di fantasmi” e “Nuove idee su possibili compromessi”.

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Il compromesso. Il primo governo Degasperi fu fatto con i fascisti. Il compromesso storico di Moro con il PC. Paolo Mieli, nel suo bel libro “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” (Rizzoli, 2013) dedica un intero capitolo al compromesso: “Mosche e scarafaggi: quando i compromessi fanno la Storia”, dalle pagg. 38 a pag. 48 comprese. Ecco l’incipit “Il compromesso è la cosa migliore che ci sia: Fu Albert Einstein a dire che gli unici compromessi inammissibili sono quelli sordidi” Ma perché si parla di scarafaggi e di mosche? Mieli si spiega citando il filosofo israeliano Avishai Margalit, secondo il quale il compromesso di uno scarafaggio che ovviamente rende immangiabile una minestra va rifiutato; mentre quello di una mosca sul balsamo applicato ad una ferita danneggia solo in parte l’effetto curativo e può essere ammesso.

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“Liber” in latino “libro” e anche “libero”. Sarà un caso?

E torniamo con i piedi per terra, sulla nostra Terra Trentina, quella della nostra Provincia Autonoma. I guru della vecchia politica sono stati schiacciati dall’antipolitica. Una vecchia politica che non ha saputo vedere al di là del … bracciolo della poltrona che occupava (uso l’imperfetto, tempo del passato) e che ora incredibilmente ripropone se stessa attraverso i vecchi guru che ripropongono se stessi: “Non passeranno! Difendiamo i nostri valori, alle armi! Alle armi!” Gridano a gran voce. E invece … invece qui in Trentino, chi ha avuto ragione? Chi torto? Orbene, per dirla con il Manzoni “La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro”. Quindi secondo Don Lisander ci potrebbe essere un concorso di colpa. Tuttavia, il “chi ha avuto”, è passato prossimo, tempo del passato.  Ma … per il futuro, “chi avrà” ragione? Avrà ragione chi si arrocca alla ne paseran dietro l’assolutismo di vecchie posizioni storicamente superate e assolutamente indifendibili oppure avrà ragione chi vuole rimanere vivo e mettersi comunque in una posizione dalla quale cercare di recuperare i pezzi della politica per opporsi all’antipolitica?

Ai posteri l’ardua sentenza (e ci risiamo con il Manzoni!)

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ACCADEMICI DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2018 @ 11:43 pm

Detto altrimenti: chi erano costoro?                           (post 3101)

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           Cristina, Giovanna, Letizia

Erano, e sono, un gruppetto di soci fondatori che dieci anni fa hanno dato origine ad un Circolo Culturale Privato, l’Accademia delle Muse,  nel quale si entra per amicizia-passa-parola, senza alcuna formalità. Il nucleo originario di una quindicina di persone oggi consta di circa cento Accademici, frequentanti nella misura media del 45% e attivi in quella del 20%. Non male. Ci riuniamo una volta al mese da ottobre a giugno presso la casa della Presidente Cristina (grazie, Presidente!) e in ogni serata trattiamo tre argomenti: il primo – la cena (!) – il terzo. Nel senso che ognuno offre ai colleghi ed amici l’arte sua: musica, canto, storia, fotografia, poesia, pittura, viaggi, sport, teatro, letteratura, giornalismo, etc.. Questa sera (poco fa!) è stata la volta di “Chicche musicali: musica a sorpresa”, nel senso che il trio Cristina Endrizzi (pianoforte) Letizia Grassi e Giovanna Laudadio (voci) ci hanno offerto alcune splendide perle musicali:

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              Giovanna, Cristina, Letizia

    Yiruma, “River flows in you” – piano solo

  • F. Lehar, “Lied und Czardas” – Letizia
  • Bizet, dalla Carmen, “L’amour est un oiseau rebelle” – Giovanna
  • Piazzolla, “Invierno Porteno” – piano solo,
  • Barry Gibb, “Woman in love” – Giovanna
  • C. Orff, dai Carmina Burana, “O fortuna” – Giovanna, Letizia
  • C. Gounod, “Marcia funebre per una marionetta” – piano solo
  • L. Delibes, da Lakme’, “Duetto dei fiori” – Giovanna, Letizia
  • L. Bernstein dall’operetta Candide, Aria “Glitter and be gay”.

Perfetta Cristina per scelta dei brani e loro esecuzione. Le voci: più profonda Giovanna. Letizia non più solo soprano drammatico ma soprano anche oltre! E poi la sua mimica, l’interpretazione! Da vera professionista del bel canto. Ogni brano preceduto da una breve significativa ambientazione storico-musicale. Bravissime! Vi siete meritate la nostra standing ovation!

Seconda  parte della serata: intermezzo eno-astronomico, si “astronomico” considerata la qualità eccelsa dei cibi e delle bevande! Grazie alle Signore Fattrici di tanta meraviglia! E’ seguito il consueto “Angolo delle anteprime”, momento nel quale ogni Accademico segnala gli eventi – propri o altrui – nei quali è particolarmente coinvolto e che poi vengono trovate segnalate qui sul blog.

Indi la terza parte della serata: “Un Boato di colori” ovvero l’arte e le opere di Matteo Boato, così introdotto dalla Presidente Cristina e da Giovanni Soncini:

Cristina

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        Matteo nel laboratorio di Gabbiolo

Marzo 2017: al Muse, nell’ambito dell’evento “La voce della piazza”, l’amica Accademica Nadia Ioriatti legge alcuni brani dei suoi libri “Io tinta di aria” e “Aria che allenta i nodi” in uno spazio addobbato come piazza dai quadri di Matteo Boato. Riccardo ne trae un post, indi sale a Gabbiolo ad intervistare il pittore, ne nasce un secondo post e Matteo è invitato a diventare dei nostri. Matteo, non solo pittore. Infatti il “ragazzo”, classe 1971, ne ha fatto di cose! Diplomato in chitarra classica, ne è stato insegnante; è stato Ufficiale di complemento; è ingegnere civile; ora è pittore. Ha due figlie di 12 e 10 anni, Matilda e Beatrice, due nomi, musicale l’uno (Matilde ricorda “Matelda”, un capolavoro-calypso di Harry Belafonte); poetico l’altro (Beatrice, la Beatrice di Dante): figlie appassionate di Pittura, Musica e Danza. Matteo racconta: “Papà architetto veneziano. Io ho il ricordo di tutto ciò che di bello mio papà mi insegnò a vedere, non solo a guardare. La laurea (“la chitarra va bene ma se fai l’ingegnere troverai facilmente lavoro”); il servizio militare; il lavoro (anche nel gruppo Stet, Telecom e Sodalia). Poi a 28 anni, il colpo di fulmine: in tre giorni ho deciso che dovevo fare ciò che mi sentivo di fare: ed era la pittura. Così mi comandava lo stomaco, più che il cervello”. Benvenuto fra di noi, Matteo! Ed ora sulla tua pittura, qualche parola di presentazione da parte del tuo collega pittore, già prof universitario di fisica, Giovanni Soncini.

Giovanni Soncini

IMG_4337Di Matteo Boato ammiro la capacità di coltivare, in contemporanea agli studi pur impegnativi di ingegneria civile, anche interessi artistici, in particolare la musica e la pittura. Poiché nulla conosco di musica e non essendo di professione un critico d’arte, mi permetto di limitarmi a pochi commenti introduttivi alla sua attività di pittore, passione che ci accomuna e che entrambi condividiamo, lui ormai da professionista ed io da appassionato dilettante. Premetto che conosco l’opera pittorica di Matteo per aver visto “in anteprima” le immagini che verranno proiettate questa sera e per aver visitato il suo sito internet. Le pitture di Matteo raffigurano spesso ambienti cittadini, quali case e piazze, che sono state l’oggetto dei suoi studi di ingegneria, ma che vengono riviste e trasformate con l’immaginazione dell’artista e riprodotte sulla tela con colori primari (rossi, gialli, blu) particolarmente vivaci stesi con una pennellata materica, quasi tridimensionale. La sua è una tecnica pittorica diversissima dalla mia e che proprio per questo ha destato la mia curiosità e ammirazione.

Matteo stesso

Vivo il dipingere come fosse un diario, un continuo raccontare la mia vita.

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Un nuovo Rinascimento: Arti a colloquio (pittura, musica, canto)

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Dipingo prevalentemente su tela, legno e ceramica, quello che mi suggestiona, quello che vedo di accattivante dal mio vascello in volo sul mondo, quello che amo, come un’autobiografia. Per rincorrere sogni, per dare vita alle persone o agli ambienti che desidero toccare, con i quali voglio interagire. Una semplice e primaria necessità di espressione; un’esigenza di raccontarsi e di raccontare.

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        Cristina e Matteo

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Ho incontrato la pittura da bambino e per quanto mi sia possibile continuo ad essere bambino in questo. Era a quel tempo innanzitutto adatta, in quanto tecnicamente semplice, a rendere vivi pomeriggi solitari e lunghe estati in montagna. Un mezzo espressivo che tuttora considero il più adatto al mio fare, perché il segno si espleta hic et nunc, esce direttamente dall’io, dallo stomaco senza intermediazioni tecniche che filtrino o condizionino il procedimento creativo e richiede inoltre mezzi di supporto poveri, ma assai durevoli.

Pongo alla base di ogni mio lavoro il disegno, inteso come origine del gesto, strategia cognitiva, strumento per controllare contorni e colori, progetto per ordinare parti, sguardo che procede per congiunzioni e disgiunzioni, artificio per vedere, restituire l’unicità della sensazione e assicurare il possesso dei fenomeni, per estrarre da ignoti fondali l’anima del visibile, perché il disegno sta tra l’intuizione e la forma, è l’analogia metaforica del pensiero.

Il “bello” della pittura è la sua capacità comunicativa e vedo una stretta relazione tra opere pittoriche e universalità del messaggio. Così quando finisco un lavoro che considero emotivamente positivo, che considero o meglio sento creativo, ho l’impressione di essere di fronte ad un déjà vu. Per chi guarda, la tela è un punto di vista, una finestra sul mondo che sta dietro le cose e gli uomini. Per me che ne faccio uso è un luogo mentale, anzi è proprio la mia mente, il mio cielo.

 Il vostro blogger

download (3)Matteo, artista affermato in campo internazionale. Le serie di dipinti “Palazzi”,  “Piazze”, “Mani”, “Archi”, “Paesi” … con ombre che sono materia e materie ombra; prospettive piane che sposano visioni tridimensionali; realtà immaginate “dall’alto”, colori “scolpiti” su tele che sembrano pareti di marmo … una nuova “Fantasia” disneyana, visto che Matteo, musicista, sposa note a colori e colori a note.   Successo pieno della sua esposizione, accompagnata da diapositive e filmati con colonna musicale di due musicisti famosi: Matteo e Bach. Bravo, anzi, bravissimo Matteo! La proiezione è stata ricca e è durata molto: nessuno si è alzato, nessuno si è stancato: tutti siamo stati rapiti dal regalo che ci stavi facendo. E poi, Matteo, grazie anche per i regali dei tuoi preziosi cataloghi e di tre splendide xerografie!

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     Pittura viva a Gabbiolo: viva come la Natura!

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Se volete saperne di più. Su Matteo, navigate in internet. Su di noi, navigate sul blog gente, navigate … perché in genere i miei colleghi si aspettano da me la pubblicazione del resoconto di ogni serata con ogni calma, diciamo entro le ore 08,00 del mattino successivo! I prossimi appuntamenti? Sono (faticosamente!) da me riepilogati nella prima pagina del blog che state leggendo. Grazie per avermi letto e … buona cultura a tutte e a tutti!

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Firmato il vostro blogger (preferito, vero?) Riccardo, Vicepresidente (ahimè senior) dell’Accademia delle Muse.

P.S.: ho recuperato il cv dell’amico Matteo: “tre uomini” in uno, anzi, quattro perché è padre di due splendide bambine.

Si laurea nel 1992 in chitarra classica e nel 1997 in ingegneria civile. Nel 1998 consegue il “diploma di architettura bioecologica” (Torino). Nel 2001, come un fulmine a ciel sereno, sceglie la via della pittura come unica professione. 

Attività espositiva

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Matteo “mette in piazza” le persone: ma a due o a tre dimensioni?

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All’estero: Barcelona (S), Belfast (GB), Berlin (D), Bruxelles (B), Cheboksary (Russia), Dandee (GB), Dresden (D), Edinburgh (GB), Fukuoka (J), Gabala (AZ), Glasgow (GB), Groeningen (NL), Hakone (J), Hong Kong (Cina), Kirov (Russia), Lisboa (P), London (GB), Lausanne (CH), Lugano (CH), Minamiashigara (J), Moscow (RU), Nizhny Novgorod (RU), Odawara (J), Paris (F), Rostov-on-Don (Russia), Sevilla (S), Sonthoven (D), St. Andrews (GB), Tarragona (S), Yaroslavl (Russia), Yekaterinburg (Russia);

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In Italia: Alessandria, Asolo (TV), Barletta, Bergamo, Carrara, Castelfranco V. (TV), Feltre (BL), Ferrara, Genova, lmbersago (MI), Mantova, Milano, Modena, Moena (TN), Mogliano V. (TV), Padova, Parlesca (PG), Riva del G. (TN), Roma, Rovereto (TN), Saronno (VA), Torino, Tortona, Trento, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Vigevano (PV).

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Foto di “chiusura”? Doverosamente la Presidente Cristina che accompagna Letizia!

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Partecipa ad attività formative dedicate alla progettazione artistica di gruppo (MART, 2010 e 2011; FPSM, 2014 – 2017), regia e scenografia (Pergine Spettacolo Aperto, con M. Detassis, 2007; Tour “Tutti Qui” di Claudio Baglioni, 2006), conferenze artistico/scientifiche (MUSE, 2011), performance (Galleria Civica di Trento, 2011; Auditorium di Trento, 2011; MUSE, 2013; Nizhny Novgorod (RU), 2014; Kirov (RU), 2015).

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Prende parte, come pittore e musicista, ad una ricerca scientifica condotta da L. Albertazzi, L. Channel, R. Micciolo, docenti dell’Università di Trento, e alla pubblicazione “Cross-modal association between materic painting and classical Spanish music” in Frontiers (Psychology). 

Film e TV – I suoi lavori vengono inseriti nella scenografia del film “La felicità è un sistema complesso” (2015, reg. Zanasi) e nella serie TV “Tutto può succedere” (2016 – 2017, RAI). 

Vince di alcuni concorsi nazionali per la realizzazione di opere d’arte pubbliche tra Provincia di Trento e Roma: Scuola Primaria e Secondaria di Levico Terme (TN), Nuova Corte d’Appello di Roma, Scuola Materna di Povo (TN), Scuola Materna di Mezzano (TN), Presidio Ospedaliero di Borgo V. (TN), Nuovo Polo Scolastico di Pergine V. (TN).

Bravo, Matteo! Brave Letizia e Giovanna! Grazie, Cristina!

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