EUROPA SI/NO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2018 @ 7:21 amDetto altrimenti: ieri sera in TV …..  (post 3179)
Il Presidente Mattarella:
- Il Presidente della Repubblica non è un notaio
- Nessuno Stato può credere di farcela da solo, senza l’UE
- Nessuna legge sarà promulgata se non rispetterà la Costituzione e se non avrà la copertura finanziaria
L’attore Riccardo Scamarcio ospite de “Le parole†di Massimo Gramellini:
- Ormai da anni abbiamo ceduto sovranità all’UE, una entità di non eletti …
Parole diverse pronunciate in trasmissioni diverse da due persone diverse, MOLTO diverse …
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Mr. TRUMP, PACTA SUNT SERVANDA!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2018 @ 7:10 amDetto altrimenti, in italiano: bisogna rispettare gli accordi sottoscritti      (post 3178)
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Trump ha denunciato unilateralmente i trattati di Parigi sul riscaldamento globale. Ora denuncia unilaterlamente il contratto sul nucleare iraniano e vuole imporre dazi del 20% sulle importazioni di auto europee. Quale credibilità potrà poi avere in futuro se e quando vorrà sottoscrivere altri accordi internazionali? Trump si rende conto che sta scavando un solco fra gli USA e il resto del mondo? E noi europei, quando ci decideremo a costituire gli Stati Uniti di Europa?
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La credibilità . Anni ’70. Ero a capo della Direzione Finanza Italia della STET-Società Finanziaria Telefonica p. A., Torino, la più grande società finanziaria del paese, una finanziaria “mista†cioè in parte operativa (gestiva direttamente alcune funzioni aziendali del gruppo: finanza e controllo di gestione), in parte pura (deteneva i pacchetti azionari delle società partecipate e delle controllate). Erano anni difficili: stretta valutaria e creditizia e blocco delle tariffe SIP. La Stet, anche mio tramite, raccoglieva denaro dalle banche: a breve, a medio e a lungo termine. Una volta avevamo bisogno urgente di 50 miliardi di lire. Telefonai ad una banca amica (la BPM- Banca Popolare di Milano), al suo Vice Direttore Generale, Rag. Rizzo che mi disse: “D’accordo, dottore, ma se il mio Consiglio di Amministrazione mi chiede se voi siete pronti a rimborsare l’operazione dietro una mia semplice telefonata a lei, cosa posso dire?†Io risposi che poteva dire di si. Lui mi credette. Tutto andò per il meglio. In altra occasione il più grande e importante finanziere privato del Paese, il dr. Giancarlo Gloder, mi disse: “Vede dottore, alla base del nostro lavoro c’è la credibilità personale di ognuno di noi. Senza quella non si va da nessuna parteâ€.
Trump sarà credibile in futuro?
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LA LOTTA FRA SINTESI E SEMPLIFICAZIONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2018 @ 6:43 amDetto altrimenti: una guerra titanica …. (post 3177)
(attenzione: questo è un LP-Long Post. Non mi offenderò se non lo vorrete leggere)
Recentemente alcuni studiosi della storia e della cultura dell’antica Grecia, durante i lavori di scavo di una nuova linea della ferrovia metropolitana in Atene, hanno rinvenuto alcuni antichissimi manoscritti inediti riferibili alla Repubblica di Platone. Dalla loro traduzione è emerso questo racconto che anticipo in anteprima ai miei lettori.
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Inizia
Sintesi era una delle divinità più potenti dell’Olimpo: era la dea dei politici, i quali le si rivolgevano con voti e sacrifici – bruciando intere risme di fogli di papiro formato A4 pronti per la scrittura – quando dalle critiche del loro elettori si accorgevano che i loro programmi elettorali erano lunghi, imprecisi e non convincenti. Ed allora Sintesi interveniva: lavorava per giorni e notti filate, metteva in evidenza i concetti fondamentali, collegava i presupposti, le cause e gli effetti, le affermazioni e le conseguenze, ne verificava l’efficacia e la realizzabilità finanziaria, controllava i tempi, tagliava il superfluo, etc. Insomma faceva un gran lavorare, molto pesante soprattutto per una dea che al pari delle sue colleghe viveva di rendita e non era avvezza a guadagnarsi il pane (degli angeli, s’intende!) con il sudore della fronte.
Un giorno Sintesi ebbe a lamentarsi di questo suo affaticamento con la collega dea  Semplificazione, la quale si meravigliò non poco che la sua amica avesse un simile problema. “Guarda, le disse, anche a me i politici chiedono di rendere più scorrevoli, credibili e facilmente comprensibili i loro discorsi ed io li aiuto ben volentieri ma a differenza di te non mi stanco mica, sai! Come faccio? Be’ conto le righe o le parole e taglio una frase qui, una là , molto semplicemente e rapidamente, senza alcuno sforzo: conservo solo le frasi che a prima vista appaiono più significative, quelle ad effetto, quelle che parlano alla pancia degli elettori ed il gioco è fatto. Mica sto a verificare il nesso fra cause ed effetti, mica vado a cercare di capire la reale copertura finanziaria di certi programmi o la portata specifica di ogni affermazione, mica sono scema io …â€.
Sintesi si meravigliò non poco di questo modo superficiale di risolvere il problema e rimproverò la collega: “Ma così facendo tu snaturi la portata del loro contributo! Non sei onesta! Sei una scansafatiche, ecco cosa sei!†Semplificazione rispose seccata: “Sei tu, cara la mia Sintesi, che non hai capito nulla! Sappi che alla maggior parte degli elettori non interessa “capireâ€, non interessa “andare a fondo†se ciò comporta di fare uno sforzo: basta che il politico si rivolga loro con poche parole ad effetto, ed il gioco è fatto: semplificare! Semplificare! Parlare alla pancia, ecco quello che gli elettori vogliono. Loro si aspettano che si prometta loro proprio ciò che loro stessi vogliono sentirsi promettere: guai a cercare di verificare la credibilità e l’attuabilità pratica di certe affermazioni. La loro portata morale poi … men che meno!”
Sintesi allora le chiese di farle un esempio. “Ecco, vedi Sintesi, quando loro affermano che destinano 65 milioni di euro all’anno per la difesa idrogeologica del paese, io suggerisco loro di evitare di dire che spendono una uguale somma ma al giorno in armamenti ed il gioco è fatto. Ugualmente quando dicono che daranno a tutti il reddito di cittadinanza di circa 800 euro al mese, io dico loro di non dire che ciò indurrà un aumento della piaga del lavoro nero – normalmente pagato 700-800 euro mensili – perché dalla somma dei due introiti deriverà al lavoratore una somma sufficiente a farlo vivere e ciò aumenterà l’offerta di lavoro nero ai disoccupati â€.
Sintesi non ne potè più. Sdegnata voltò le spalle alla collega senza nemmeno un cenno di saluto. Ma dentro di sé – dopo avere udito lo scempio dei programmi elettorali fatto dalla sua collega – si ripromise che mai e poi mai si sarebbe più lamentata del proprio lavoro, anche se ciò le sarebbe pesato sempre di più con l’avanzare degli anni: già , perché le dee erano immortali, ma pur sempre soggette ad un eterno invecchiamento.
A quel punto un loro terzo collega, il dio Opportunismo, che aveva assistito di nascosto alla loro conversazione, decise di sfruttare a suo favore la contrapposizione fra le due colleghe e – al fine di ottenere lui stesso un maggior numero di sacrifici in proprio onore – scese sulla terra a suggerire ai politici di avvalersi dell’una o dell’altra di esse a secondo della loro necessità . Be’ non ci crederete: la maggior parte dei politici scelse di adorare proprio la dea Semplificazione e di seguirne le indicazioni per i maggiori consensi che essa garantiva loro nell’immediato. In un primo momento infatti questi politici vinsero le elezioni. Tuttavia, messi alla prova del governare, costoro si resero conto che fra il dire (promettere) e il fare (governare) c’era davvero il mare e tradirono le promesse fatte. Ed ecco che alla successiva tornata elettorale, la scelta coraggiosa dei politici fedeli della dea Sintesi fu premiata, perché tutti gli elettori tornarono a rivolgersi a chi aveva saputo fare una sintesi intelligente, significativa, onesta e realistica del proprio programma di governo, parlando alla loro mente e non alla loro pancia.
Finisce
Sorpresi? Be’ è naturale … io stesso quasi non credevo a ciò che stavo leggendo! E allora mi sono detto: evviva lo studio della Storia, della Filosofia, della Politica del passato, evviva! Infatti ci aiuta molto a capire il presente e ad organizzare il futuro. Senza facili semplificazioni.
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CAPACITA’ O CONOSCENZA?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2018 @ 3:31 pmDetto altrimenti: cosa conviene insegnare ai nostri giovani?        (post 3176)
Un mio vecchio capo una volta mi disse: “Chi sa fare i collegamenti fra le varie informazioni, fra le varie situazioni, vincerà sempreâ€.
- Tizio legge un brano. E’ solo “capace†di riferirne il contenuto. Tizio ha capacità .
- Caio legge lo stesso brano: riesce anche a “conoscerne†i rapporti con altre situazioni simili o collegate. Caio ha conoscenza.
La sola mono-capacità non porterà mai alla conoscenza. Insegnare solo la mono-capacità vuol dire creare una classe di impiegati, di operai e niente di più. Insegnare la conoscenza o almeno “anche†la conoscenza, significa creare persone che saranno in grado, un domani, di far progredire il Paese. Per questo io sono un po’ perplesso di fronte all’esaltazione della novità scuola-lavoro: perchè essa attrae gli alunni ad acquisire una mono-capacità che verrà – è vero – abbastanza presto remunerata in quanto applicata ad un lavoro più o meno di base, ma che non darà mai loro una reale crescita intellettuale.
In ambito aziendale una persona che ha acquisito molte capacità , ovvero un plurispecializzato, può giustamente ambire a posizioni di livello superiore proprio perché ha imparato a relazionare fra di loro le varie capacità . In altre parole: perché ha acquisito anche la “conoscenzaâ€.
- Scuole tecniche: si insegna soprattutto o solo “capacità â€
- Scuole classiche: si insegna soprattutto “conoscenza†(affermazioni errate: non serve a nulla studiare latino e greco! Sarebbe meglio essere capaci di parlare due lingue straniere moderne).
Un esempio di formazione ottimale di lavoro di livello: un diplomato al liceo classico che si laurei in ingegneria e consegua una specializzazione in gestione manageriale e finanziaria aziendale (e se mi sbaglio mi corrigerete!)
Un esempio di formazione ottimale di politico di livello: una persona che abbia studiato e lavorato; che abbia molte capacità e conoscenza; che non sia troppo giovane né troppo avanti in età ; che viva già del suo; che non aneli alla politica come posto di lavoro bensì come servizio agli Altri.
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BIKE PRIDE A BOLOGNA EDIZIONE 2018
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2018 @ 6:36 amDetto altrimenti: Domenica 13 maggio, a Bologna tutti in bici (e a Trento, tutti alla sfilata degli Alpini)
Bike day a Bolzano, a Trento, e domani, come da anni, a Bologna. Bike Pride Bologna è promosso da associazioni del settore fra le quali FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Inoltre ha moltissimi enti e associazioni sostenitori e partner aderenti. L’edizione 2018 sarà in un’edizione provocatoriamente “selvaggia†pensata per “invadere†le strade della città di colori, travestimenti e, soprattutto di mezzi a due ruote. Gonne, clave e parrucche di ciclisti di ogni età si incontreranno tra le vie di Bologna per ironizzare sul dibattito cittadino degli ultimi mesi: definiti come selvaggi, i ciclisti sono stati al centro di una campagna, mediatica e non solo, che li ha marchiati come responsabili dell’aumento degli incidenti stradali. Il Bike Pride, dunque, ha l’obiettivo di riportare la discussione sui temi della mobilità sostenibile, sul pensare a nuove forme di trasporto urbano in una città che affronta un inquinamento crescente, a promuovere l’uso della bici per contribuire al miglioramento della viabilità e della qualità della vita di tutti e tutte.
http://www.bolognatoday.it/eventi/bike-pride-bologna-2018.html http://www.facebook.com/pages/BolognaToday/163655073691021
In questi giorni sono a Bologna a trovare la mia nipotina. Questa mattina rientro a Trento per godermi la coda dell’adunata degli Alpini. Mi perderò quindi il Bike Pride Bolognese. Bologna, città da visitare proprio in queste stagioni di mezzo: l’aria, smossa dai venti primaverili, è migliore, la temperatura ideale. Ma … la bici? Dice … non te la sei portata al seguito come fai di solito? No, lo scopo della mia trasferta era godermi la splendida nipotina di sette mesi e poi bisognerebbe conoscere un po’ meglio la città prima di avventurarsi fra le sue piste ciclabili, non ancora integrate in circuiti completi, sicuri. Tranne una, quella che si sviluppa per ben 8 km al centro dei doppi viali che – mura ideali – abbracciano l’intera città medievale. Anche in questa … o meglio, soprattutto in questa però resta il problema della qualità dell’aria che il ciclista respira durante la pedalata, perché ai due lati della pista scorrono ben quattro corsie di auto lanciate in accelerazioni e frenate fra un semaforo e l’altro.
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Bologna, “città sull’acqua†anche se molti non lo sanno, ricca di falde d’acque e canali (qui a fianco: un canale in pieno centro città – Leggete in internet “Canali in Bologna”) e “ricca†di verde nei suoi molti giardini e viali alberati. Tuttavia l’aria è quella di una città capoluogo della pianura padana, cioè normalmente inquinata. Per salvaguardare la salute dei cittadini occorrerebbero interventi drastici, di quelli che rischiano di essere impopolari ai fini elettorali ed allora il meglio è nemico del bene e ben venga il Bike Pride. L’obiettivo? Semplice: come le città sono arrivate a fregiarsi del titolo di “Nuclear free†cioè libere da armi ed impianti nucleari, così dobbiamo arrivare ad avere città “Car freeâ€, libere dalle auto.
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Biciclette e incidenti stradali? Nel secondo dopoguerra l’Olanda ebbe uno sviluppo del PIL a due cifre che determinò un enorme incremento delle auto in circolazione e degli incidenti stradali che videro come vittime soprattutto i bambini. La popolazione scese in piazza a protestare. La risposta fu la trasformazione del traffico stradale in traffico ciclistico. Fiab Trento (Presidente Guglielmo Duman) ha recentemente  organizzato e concluso un viaggio di alcuni giorni in Olanda, anche per verificare quel sistema di mobilità alternativa. Un analogo viaggio dovrebbero fare tutte le amministrazioni comunali interessate a questa trasformazione.
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Bologna, città d’arte: la Basilica di San Francesco. San Francesco giunse a Bologna nel 1222 e la sua predica determinò un decisivo interesse verso il francescanesimo. I Francescani, tramite l’opera di Bernardo di Quintavalle, avevano ottenuto da Nicolò Pepoli già dal 1213, la modesta casa di Santa Maria delle Pugliole, la quale sarà il primo insediamento francescano a Bologna. Qui i frati rimasero fino al 1236, anno in cui, per interessamento di Papa Gregorio IX e per la concessione delle autorità civili, ebbero la possibilità di avviare la costruzione del grande complesso che, fin dalle sue fondazioni, ebbe carattere di monumentalità .
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TEMPI MODERNI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2018 @ 10:19 am
Detto altrimenti: ieri come oggi, con cautela!                     (post 3174)
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1936, il famoso film di Charlie Chaplin. L’automazione industriale, la catena di montaggio, l’uomo ridotto ad ingranaggio, l’alienazione. Oggi, il software e l’hardware, stesso pericolo. Non mi sto riferendo al pur esistente problema occupazionale …
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… Così parlò Bellavista: bel libro prima e poi ben fiml di Luciano De Crescenzo: quando il figlio annuncia alla madre che essendo ingegnere elettronico è stato assunto da una società per vendere i computèr al Comune, la mamma esclama, spaventata: “I computèr? T’avissi a far male!†E lui: “Ma no mamma, quelli i computer non sono pericolosi e poi, sai, in un secondo uno di esso fa cento operazioniâ€. E la mamma: “Ma chi vuoi che se li accatti i computèr? Con tutti i disoccupati che ci sono, quello il Comune assume cento persone a gli fa fare un’operazione a testa†…
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… bensì ad un altro aspetto: quello dell’atrofizzazione del cervello, anzi, della massa dei cervelli, perché i Grandi Fratelli dell’ILS- Impostazione Logica del Sistema no, quelli il cervello lo stanno sempre sviluppando. Infatti la componente intelligenza regredisce sempre di più verso classi di persone più ristrette: dagli impiegati tradizionali ai softweristi, da costoro ai programmatori, da costoro a sistemisti, e così via via fino ad una persona: il creatore dell’idea.
Di fronte a questo rischio regressione dell’umanità occorre rivalutare il pensiero e gli sviluppatori del pensiero: gli storici, i sociologi, i filosofi, i semiotici, etc., insomma coloro che possono garantirci l’aggiornamento consapevole, originario e indipendente del macchinario di gran lunga più importante, potente e strategico (= indispensabile e insostituibile): il cervello umano.
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SOGGETTI O OGGETTI?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2018 @ 8:06 amDetto altrimenti: pensare o essere pensati?    (post 3173)
La filosofia? Una “cosa†astratta, inutile. Così purtroppo pensa molta gente. Peccato. Già , peccato perché tu non potrai mai risolvere qualsiasi problema se prima non te lo sei posto come tale. E la filosofia pone i problemi, si fa domande, fa in modo che anche tu ti ponga delle domande. E le risposte devi dartele tu, da solo. Ma oggi, purtroppo, chi si pone domande, chi pone domande, chi solleva dubbi, chi solleva problemi ai quali cerca di dare risposta viene visto male, come chi disturba “il progredire scontato†vissuto da chi – vivendo ed agendo “senza filosofia†– è già diventato egli stesso un oggetto altrui.
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Qualche post fa ho scritto e pubblicato il post “Assembleeâ€: spesso l’intervenire, il non votare a favore all’unanimità , l’evidenziare problemi, l’avanzare proposte viene considerata azione di disturbo perché … “si è sempre fatto così”. Quaeta non movere, non smuovere le acque placide … recita un antico proverbio, e i proverbi, si sa, sono la saggezza dei popoli … o no? O invece talvolta – come in questo caso – sono la furbizia di chi domina quei popoli con il panem et circenses? Al popolo date quel tanto da mangiare e i giochi del circo (oggi il calcio, n.d.r.) e non darà fastidio al potere. Agli associati date quel tanto di servizi che richiedono e non disturberanno in assemblea.
Si vive di aria e di cibo; si vive di politica, di associazionismo, di cultura (cultura = insieme di conoscenze). In altre parole, si vive come fruitori di aria, cibo, politica, associazionismo, cultura. Ma se non ha alcun senso voler vivere “nell’aria†e “ nel ciboâ€, ha invece un grande senso volere vivere nella politica, nell’associazionismo, nella cultura, cioè essere soggetti pensanti all’interno di quelle categorie e non oggetti pensati, semplicemente collocati al loro interno.
Il pensiero. Da un punto di osservazione si sviluppa verso il basso, verso le cose pensabili e quindi pensate: è operativo. Poi quel pensiero si accorge di essere dominato da un pensiero superiore, quello tattico che a sua volta è condizionato dal pensiero strategico. Ma poi si sale, si sale ancora … fino ad arrivare al livello morale. I più fortunati poi riescono a salire fino al livello spirituale, nel quale il Pensiero arriva da ancora più in Alto. Ma questa è un’altra storia.
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POLITICA, AMMINISTRAZIONE O ALTRO ANCORA?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2018 @ 8:01 amDetto altrimenti: dal Quarto Stato al Quarto Strato    (post 3172)
Forse presto avremo il nuovo governo. Parlando con amici ho constatato che, a secondo del mio interlocutore, il discorsi riguardano uno solo dei seguenti livelli o “strati”
Primo strato: il livello zero. “No, io non mi interesso più di politica, mi ha stufato”. Piero Calamandrei, costituzionalista, membro dell’Assemblea Costituente, raccontava: “Il capitano avverte i passeggeri che la nave sta affondando. Uno gli risponde: “O che m’importa? Un è mica mia”. Livello frequentatissimo. Vi appartiene chi si dichiara suo aderente e chi “vota a pancia”.
Secondo strato:  il livello politico. “Tizio fa bene a insistere, Caio sbaglia a ricercare quell’alleanza, Sempronio deve attendere, la sinistra è morta, la sinistra è sempre forte, la destra esagera, la destra non c’è più, etc. “ Questo è il secondo livello più frequentato in assoluto: siamo tutti strateghi, tutti CT-Commissari Tecnici della nazionale politica, in ogni sede: al bar, in ufficio, in chiesa (ma solo durante una lunga predica e solo se siamo in piedi nelle ultime file).
Terzo strato: il livello amministrativo. “Avremo il reddito di cittadinanza; no, mancano i soldi; basta immigrati; gli immigrati pagano le nostre pensioni; tasse uguali per tutti; tasse proporzionali al reddito; etc.†Questo livello ha un grado di frequentazione inferiore al precedente.
Quarto Strato: il livello che conta (è purtroppo  di gran lunga il meno frequentato: riguarda chi riesce a capire l’AFI-Alta Finanza Internazionale). E’ quello che – di fatto – insieme al (troppo) libero mercato governa il mondo e quindi anche il nostro Paese; è quello che determina enormi arricchimenti per pochi e enormi povertà per molti; è  quello che – sempre di fatto – influisce su scelte più o meno consapevoli del governo di turno. Sono pochi infatti
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quelli che sanno leggere le interconnessioni fra il crescere del nostro debito pubblico e la variazione della percentuale dello stesso posseduta da soggetti esteri rispetto a quella posseduta da cittadini italiani o, ancora, rispetto a quella posseduta dalla Banca d’Italia;
- quelli che sanno capire chi e come – fra i possessori di grandi capitali – saprà , vorrà e potrà giocare sui cambi anche solo in presenza di un possibile ritorno alla lira;
- quelli che non si accontentano di sentirsi comunicare un dato in sè e per sé (“abbiamo destinato 65 milioni di euro all’anno per la difesa idrogeologica del territorioâ€), ma esigono che sia comparato con gli altri dati: nell’esempio, con i 65 milioni di euro spesi al giorno per il settore militare!);
- quelli che sanno distinguere fra le eccezioni di una legge e le sue violazioni e sanno interpretare le “somme vincolate†e le “gestioni separate†come vere e proprie violazioni del principio che la legge deve essere uguale per tutti (1)
Ecco, i “Cittadini abitanti†di questo livello di ragionamento sono pochi, anzi, pochissimi. E invece io credo che una Politica che traducesse questi temi in un linguaggio comprensibile per la gente comune, sarebbe una Politica Doverosa e soprattutto una Politica Vincente. Questa Politica infatti trasformerebbe gli abitanti dei primi tre strati in Cittadini del Quarto Strato, con buonapace di Pellizza da Volpedo!
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(1) un esempio per capirsi: in una famiglia il padre – in periodo di bilancio familiare ricco – ha assicurato una quota rilevante delle risorse al figlio primogenito per il mantenimento della sua costosissima quanto inutile auto fuori strada. Egli continua a mantenere in vita questo privilegio anche se – a seguito di intervenute ristrettezze finanziarie - è costretto a ridurre le somme destinate all’alimentazione, all’istruzione, alla salute ed al futuro degli altri quattro figli, ai quali dice : “Verso vostro fratello mi sono impegnato, sapete … non posso smentirmi … voi dovete cercare di farvi bastare quanto riesco  a darvi … abbiate pazienza … quelle sono somme non disponibili, somme impegnate, somme vincolate, quello è un bilancio separato, una gestione autonoma.”
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LE VESPE DI ARISTOFANE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2018 @ 6:44 amDetto altrimenti: gruppo di lettura dei classici con la prof Maria Lia Guardini      (post 3171)
Questo è un post “coccodrillo” ovvero un post scritto (in parte) prima dell’evento al quale si riferisce. Infatti, dl libro/film “Sostiene Pereira” abbiamo imparato che i “coccodrilli” (giornalistici) sono i necrologi pre-scritti in previsione della morte di un personaggio importante, in modo da potere “uscire” molto tempestivamente la mattina stessa dopo il decesso.
Penultima lectio magistralis prima delle ferie estive.
Le Vespe. I processi in Atene durante la guerra del Peloponneso
Nella Atene del V° Secolo a.C. non esisteva la figura del Pubblico Ministero e l’azione penale veniva esercitata solo a querela di parte: la figura di accusatore era detta sicofante. Dopo la riforma del 462 a.C. la maggior parte dei processi veniva giudicata dalle giurie popolari, mentre ai magistrati restavano solo funzioni marginali, spesso di mera raccolta delle prove presentate e fissazione del giorno del processo. Facevano eccezione i delitti di sangue, giudicati dal tribunale dell’ Areopago. La giuria popolare era costituita da 500 cittadini estratti a sorte tra i 6000 membri dell’Eliea. Essi avevano il compito di ascoltare il discorso dell’accusatore (nonché le leggi e i testimoni da lui citati) e l’analogo discorso a propria discolpa dell’imputato, e votare a maggioranza sull’innocenza o colpevolezza di quest’ultimo. In certi casi la pena era già decisa dalla legge, in altri poteva essere proposta dall’accusatore o dall’imputato stesso. L’intero processo non poteva durare più di un giorno: cominciato di mattina, doveva concludersi entro sera.
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In quest’opera Aristofane prende di mira la proliferazione dei processi che caratterizzava l’Atene dei suoi tempi. Gli Ateniesi erano evidentemente assai litigiosi e ricorrevano spesso alla giustizia di Stato. A causa della interminabile guerra del Peloponneso, le giurie popolari erano ormai composte quasi esclusivamente da persone anziane, che si illudevano in questo modo di pungolare come le vespe, ovvero svolgere ancora una funzione sociale importante, ossia di essere ancora in grado di pungere (di qui la metafora dei giudici popolari come Vespe). Aristofane li ritiene invece soltanto uno strumento nelle mani del potere, in particolare di Cleone, uomo politico ateniese, frequente bersaglio dei suoi strali.  Cleone aveva portato da due a tre oboli il compenso per i giudici popolari (equivalenti a oltre la metà dello stipendio mensile di un operaio), accrescendo così il desiderio e la mania degli ateniesi per i processi.
- Anche oggi, noi siamo tutti giudici di tutto: della politica, dello sport (nei bar) etc.. Tipica poi è la figura bolognese degli umarell, i vecchi pensionati che osservano e soprattutto giudicano tutto: lavori stradali, posteggi, etc.
- Anche oggi i PM hanno uno stra-potere enorme, come testimoniano i casi citati nelle trasmissioni RAI 3 (Sono Innocente) e nel libro (Innocenti) di Alberto Matano.
- Anche oggi alcuni giudici sono corrotti (è il caso di alcuni consiglieri del Consiglio di Stato).
- Anche oggi c’è lo sfruttamento delle moderne Atene (l’occidente) a danno delle ex colonie (ad esempio africane, là dove ora gli Olandesi coltivano tulipani e rose pagando ai loro operai stipendi di €70,00 al mese).
- Anche oggi … no oggi no, oggi i processi non durano un giorno solo!
Ecco, sono quasi le sette del mattino: pubblico questa prima parte del post, mi preparo e vado a lezione. Al ritorno pubblicherò la seconda parte.
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Potere giudiziario. Già Eschilo, all’inizio del V° sec., quando la democrazia ateniese era in piena espansione, si era occupato dei poteri dello Stato, divinizzandoli. Qui invece, in piena crisi della democrazia, abbiamo l’ opposta testimonianza dell’ Anonimo Ateniese e di Aristofane, al cui tempo la città era governata dal democratico Nicia e Cleone, quest’ultimo difensore dei proletari, dei commercianti, dei costruttori di navi, dei fabbricanti di armi, favorevole alla prosecuzione della guerra. Nicia per contro, conservatore, sostenuto dai proprietari terrieri, favorevole ad una pace con Sparta. Aristofane era dalla parte di Nicia.
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Nella commedia
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il vecchio padre anela a continuare ad essere giudice popolare, detentore di potere, ben pagato, anche per sostituire questo potere a quello – perso in favore del figlio – in casa. Il figlio gli dimostra che egli è solo uno strumento nelle mani del vero potere. Il nucleo ideologico della commedia consiste in questa denuncia del potere dei demagoghi che utilizzato il potere giudiziario ai propri fini. E’ questo l’inizio della fine della democrazia, quando essa non ammette di essere messa in discussione (coloro che avevano denunziato Socrate perché “non riconosceva gli dei e corrompeva la gioventù†in realtà denunciavano la sua critica a quella democrazia che invece non ne ammetteva alcuna. E qui Socrate li frega, accettando la legge anche se iniqua e applicata contro se stesso);
- vi sono molte parti veramente scurrili, sicuramente per intrattenere la massa della popolazione non acculturata. A fianco di questi, tuttavia, vi sono messaggi preciso indirizzati a chi li vorrà capire;
- vi è finanza pubblica: l’elenco delle entrate dello Stato, la tassazione degli alleati, etc.;
- vi sono i privilegi della magistratura, il cui potere “non è secondo a nessuno”;
- vi sono brani di poesia pura, come quando si afferma che il poeta vede e intuisce cose che altri non vedono e non intuiscono, per poi riporle nel cassetto insieme alle mele ed ai mantelli, da utilizzare quando servono;
- vi è molta fantasia, come quella di fare un processo ad un cane reo di avere rubato un pezzo di carne, processo che in realtà alludeva ai furti operati dal tesoriere della (disastrosa) spedizione militare in Sicilia;
- vi è – a mio sommesso avviso – la rappresentazione di un pensiero e di un modo di agire che è arrivato fino a noi.
Da ultimo mi domando: quale era la posizione e il ruolo personale prevalente di Aristofane? Comico? Politico; scrittore, o cos’altro? La prossima lectio sarà il 22 maggio quando parleremo del Diskolos di Menandro (commedia nuova).
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ACCADEMIA DELLE MUSE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2018 @ 5:15 am Detto altrimenti: un po’ di relax sul finire del nostro Anno Accademico    (post 3170)
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Trento, giorni dell’adunata degli Alpini … ed io ho accolto gli amici in “divisa” quasi completa, cioè … con il solo cappello in testa ma si sa, è l’intenzione quella che conta e la penna nera è un simbolo più che sufficiente. Lunedì 7 maggio, penultima riunione del 2018. Dopo ci saranno quella del 4 giugno, la Festa di Mezz’Estate e forse la gita sociale. Evvabbè … Ieri sera la nostra Emilia Band (Patrick Coser e Genio Gelmi, chitarre e voci; Flavio Raffaelli tromba, fisarmonica e percussioni; Camela Raffaelli e Sandra Furlini, voci), preceduti da brevi esposizioni su autori e brani composte da Giovanna e lette da Cristina,  ha eseguito le seguenti composizioni:
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- Lucio Dalla – Medley: 4 marzo 1943 e Piazza grande
- Zucchero – Scintille
- Luca Carboni – Mare mare
- Francesco Guccini – Medley: Auschwitz, Dio è morto e Il vecchio e il bambino
- Caterina Caselli – Nessuno mi può giudicare
- Vasco Rossi – Dannate nuvole
- Pierangelo Bertoli – A muso duro
- Luciano Ligabue – Ho ancora la forza
- Gianni Morandi – C’era un ragazzo che come me (insieme al coro di tutti noi).
Grande il successo e la partecipazione dei quarantacinque presenti. E’ seguito il consueto angolo delle anteprime dei nuovi eventi di cui troverete menzione nell’apposito post scadenziere “Prossimi Eventiâ€. Quindi abbiamo riempito lo spazio e … anche qualcos’altro (!) con cose salate e dolci (angolo eno-g-atronomico tanto si trattava di vere prelibatezze!).
Nella seconda parte della serata innanzi tutto una “ripresaâ€: alcune foto di Giovanni Toldo che non avevano potuto essere proiettate la volta scorsa per un guasto tecnico. Indi – stante la limitatezza del tempo residuo disponibile – ho dovuto sostituire il previsto racconto di una breve storia abbinata ad ogni fotografia con la semplice, velocissima proiezione delle foto su alcuni Eventi Esterni Accademici e cioè sulle nostre gite fuori porta (Toscana, Alpe di Rodengo, Maranza, Circolo Bonporti, Valle Aurina, Festa di Mezz’Estate). Ho contrassegnato in grassetto le prime quattro gite perché … perché in quelle occasioni avevamo con noi anche il nostro amatissimo compianto Ruggero Polito: rivederlo così sorridente, entusiasta della vita, partecipare alla gioia dello stare insieme a sua moglie Maria Grazia, a noi ed alla sua Musica, ha fatto nascere in noi la nostalgia, ed uso questo termine in senso greco, ovvero come unione delle due parole greche νόστος, ritorno e άλγος, dolore; “dolore del ritorno”: un sentimento di tristezza e di rimpianto per la lontananza di una persona cara che invece tutti vorremmo avere anche fisicamente qui, con noi. E ho detto “anche fisicamente†perché con l’affetto e con il ricordo Ruggero è sempre “ritornato” ed è sempre presente nel nostro cuore.
Prossimi appuntamenti:
Lunedì 4 giugno ore 20,30, per gli Accademici delle Muse: Corrado Ruzza e gli allievi del Conservatorio di Riva del Garda. Marisa De Carli in “Scorci di Trento minoreâ€.
Luglio, Festa di Mezz’estate.
Autunno: gita sociale, probabilmente al lago caldo di Colà Sandrà .
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