AMERICA FISRT? ITALIA FIRST? OGNUNO … FIRST?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2018 @ 6:14 am

Detto altrimenti: i pericoli di una regressione nazionalista       (post 3199)

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           Più o meno … era di questo tipo

Genova 1952, io, ragazzino di 8 anni. Un giorno, tornando a piedi casa da scuola (500 m.) passai accanto ad un tale che con il suo carrettino a mano cercava di sbarcare il lunario vendendo al grido di “perseghe belle donne” (quel “belle” bi-riferito alle pesche ed alle donne!) le  pesche che aveva acquistato la mattina presto al mercato all’ingrosso, dopo averle trasportate a forza di gambe e braccia per i 3 km della salita fra Corso Sardegna, via sulla quale si affacciava detto mercato, e il quartiere collinare di Albaro. Gli “affari” gli dovevano andar male perché gli sentii pronunciare con un tono fra amareggiato e l’arrabbiato una frase in dialetto genovese “Ghe vurieva ‘n atra guera”, ci vorrebbe un’altra guerra. Probabilmente in tempo di guerra quel tale aveva fatto del mercato nero e gli affari gli erano andati meglio.

Ecco, in questi tempi di “ognuno per sé, noi per primi nella competizione, nella guerra dei privilegi” questo è il ricordo che mi viene in mente. Una guerra, anzi … tante guerre di ogni tipo noi oggi le stiamo purtroppo vivendo: combattute con armi tradizionali o con atti di terrorismo; minacciate atomiche; dichiarate e non; commerciali; politiche; etniche; di religione; per l’accaparramento delle risorse del pianeta; e chi più ne ha più ne metta. Chissà se quel tale è ancora vivo, lui e le sue pesche. Oggi potrebbe ben essere contento, non vi pare?

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        Le strisce! Mettiamole le strisce!

E invece, quando capiremo che il mondo è piccolo, che al suo interno va ricercata e attuata una armonia di convivenza globale, che in particolare Noi-Italia-First non andremo mai da nessuna parte, schiacciati come il manzoniano vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di vasi di ferro … Ognuno per sé e … vinca il migliore? Ma la Storia non ci ha insegnato nulla? Quanto durerebbe il Regno del Migliore, isolato dal resto del mondo? Semplice: fino a quando non sarebbe sconfitto da un Nuovo Più Migliore di lui! Figuriamoci poi la sorte di chi Migliore non è, cioè dell’Italia.

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Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

Il vostro blogger è quello con il cappellino blu, quello al timone

La sovranità … quella dei singoli stati … guai a toccarla, ci mancherebbe altro! L’Autonomia di ogni Stato è sacra, ci mancherebbe altro! Ognuno per sé, grida taluno. E allora lasciate che mi spieghi con una metafora. Io sono un velista regatante su barche gestite da più persone, ove si richiede che ognuno operi in sintonia con tutti gli altri. Ora se ogni membro dell’equipaggio pretendesse di manovrare secondo il suo personale intendimento senza coordinarsi con i compagni, vi assicuro che la regata non si vincerebbe: anzi, credo proprio che si farebbe naufragio!

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DEMOCRAZIA IN PERICOLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2018 @ 4:53 pm

Detto altrimenti: un pericoloso ritorno all’antico           (post 3198)

Nei millenni “democrazia” ha storicamente significato, in successione: 1) potere sul popolo; 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo. Oggi io vedo profilarsi all’orizzonte una doppia retrocessione: da potere del popolo a potere sul popolo. Vediamo come in tre passaggi ed una conclusione.

  1. 9788807886348_0_150_0_75Le Direzioni Marketing e Sistemi informativi di una sorta di Azienda Paese raccolgono un’ampia adesione popolare da parte di una limitatissima fetta di elettori (qualche decina di migliaia di like su milioni di elettori!) in favore del loro programma fatto di slogan e di promesse di tutto a tutti (v. post precedente).
  2. Durante l’iter elettorale le due Direzioni cambiano liberamente e disinvoltamente alcuni loro punti cardine ex-non-trattabili: 1) non mi alleo con nessuno, anzi no; 2) esco dall’euro, anzi no; 3) mai un premier tecnico, anzi no; 4) la nostra coalizione sarà sempre unita,  anzi no; 5) vogliamo gente nuova, anzi il Prof. Savona; 6) vitalizi aboliti in 15 gg, anzi dopo, forse. Tanto per fare sei esempi.
  3. Una volta al potere le due Direzioni cercano di introdurre per i parlamentari il vincolo di mandato, cioè cercano di vietare ai parlamentari di cambiare eventualmente idea alla prova della probabile mancata realizzazione di promesse impossibili. In tale deprecabile caso, la libertà di pensiero, di cambiare idea, di governare e legiferare non alloggerebbe più nel governo e nel parlamento, ma solo in quelle due Direzioni aziendali.

Conclusione: la democrazia diverrebbe una oligarchia: il governo di pochi sul popolo. In altre parole: chi dice di voler abolire la partitocrazia (altrui, n.d.r.), ha reinventato la partitocrazia (propria, n.d.r.).

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VINCOLO DI MANDATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2018 @ 6:58 am

Detto altrimenti: va bene così, “senza”!       (post 3197)

L’art. 67 della nostra Costituzione recita: “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” il che significa che se io voto Tizio in quanto appartenente al partito “A”, successivamente Tizio – una volta eletto e messo alla prova dell’azione parlamentare – può decidere di passare al partito “B”. In tal caso il significato del mio voto viene a mancare e la mia volontà elettorale è tradita. Ecco che sotto questo profilo l’assenza del vincolo di mandato sarebbe da eliminare.

imagesMa esiste un  aspetto che invece suggerisce di mantenere l’assenza del vincolo, ovvero di mantenere la libertà di pensiero ed azione dei nostri parlamentari. Infatti il voto di molti oggi più che mai è determinato da slogan, frasi ad effetto e promesse elettorali più che da motivi ideologici e/o da programmi ben strutturati. In altre parole: un numero sempre maggiore di elettori concede la fiducia politica (con la pancia) a chi sa comunicare meglio secondo le moderne tecniche del marketing: promesse del tipo “tutto a tutti”. In altre parole, piace sentirci promettere un impossibile Mondo dei Balocchi. E dire che conosciamo tutti la favola di Pinocchio, sappiamo tutti che credere nel Paese dei Balocchi ci riduce, alla fine, ad essere come tanti asinelli comandati a suon di schioccare di frusta dal Mangiafuoco di turno: e dire che nella prima metà del secolo scorso una bella lezione l’abbiamo avuta! O no?

Quando però quegli stessi parlamentari esprimono un governo e votano leggi, essi devono tornare con i piedi sulla terra terra e possono essere indotti a fare delle scelte concrete che accontentino alcuni ma che scontino altri, magari quegli stessi altri che adesso vedono tradito in quella loro azione concreta il proprio voto. In tal caso il parlamentare che non si senta di tradire il proprio elettorato,  ove vi sia come oggi vi è la libertà di mandato può seguire la propria coscienza e non l’ordine di scuderia del proprio partito d’origine e quindi può decidere di cambiare partito. In questo caso prevale in lui la fedeltà ai principi ma soprattutto la sua coerenza nel rapportarsi con la diversa azione concreta di governo, atteggiamenti che lo inducono a non tradire le motivazioni profonde che hanno indotto gli elettori ad eleggerlo.

Ove invece fosse (malauguratamente) introdotto nella Costituzione il vincolo di mandato; chi avesse saputo gestire e manipolare il marketing politico nella fase elettorale, potrebbe poi – con azioni del governo o del parlamento – agire impunemente anche in modo difforme, potendo contare sulla “fedeltà obbligatoria” dei propri parlamentari.

Ecco che fra i due mali io preferisco il minore e cioè preferisco di gran lunga che sia mantenuto nella nostra Costituzione “l’assenza del vincolo di mandato”. In altre parole, io preferisco che ogni parlamentare sia assolutamente libero nelle sue scelte e che sia eventualmente tradito il mio singolo voto, piuttosto che il Paese sia governato sulla base degli slogan di una Direzione Marketing o delle procedure software di una  Direzione Sistemi Informativi.

In sintesi: l’assenza del vincolo di mandato è un buon antidoto contro i malanni di un MD-Marketing (politico) Diabolico, ovvero di una tecnica di vendita che fa sorgere in te l’esigenza di acquistare un oggetto (o di votare un partito) del quale proprio tu non avresti alcuna necessità.

P.S.:

  • Marketing operativo: miglioriamo i prodotti esistenti
  • Marketing strategico: cerchiamo di capire la futura domanda di prodotti
  • Marketing diabolico: creiamo noi la domanda di un prodotto che del quale proprio la gente (l’elettorato)  non avrebbe sentito il bisogno.

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RIVA DEL GARDA CICLISTICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Maggio, 2018 @ 4:56 pm

Detto altrimenti: due eventi “a pedali” a Riva del Garda     (post 3196)

Oggi – per la settima volta – è partita da Riva una tappa del Giro d’Italia (v. post precedente). Sulla scia dell’evento segnalo agli “amici a pedali” due eventi collegabili:

  1. L’associazione rivana Gruppo Amici dell’Arte organizza dal 19 maggio al 6 giugno nella sala civica «Craffonara» ai giardini di Porta Orientale la mostra collettiva di pittura «La bicicletta in rosa», inaugurata e presentata dalla critica d’arte Nicoletta Tamanini. Una mostra degli artisti del Gruppo Amici dell’Arte che segue il filo narrativo rappresentato dalla bicicletta: da quella del grande campione, a quella comune di uso quotidiano. Uno sguardo all’insegna della poesia, del brio, del colore, dell’ironia e della fantasia sul mondo delle due ruote. La tecnica è libera: grafica, acquarello, olio, tecnica mista, scultura e mosaico, insomma tutte le arti che vengono insegnate e imparate all’associazione Amici dell’Arte. La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 13.30 e dalle 17 alle 20.30 con ingresso libero.
  2.  download“Un mondo senza biciclette sarebbe come un sonno senza sogni” (Farè Pierluigi) – Presso l’Hotel Virgilio, Via Virgilio 21, Riva del Garda, è visitabile gratuitamente ma su prenotazione (0461 521051 – 338 8073765 – info@ciclocollection.it www.ciclocollection.it) il Museo dI Biciclette, una collezione rara curata da Farè Pierluigi di circa 100 biciclette d’epoca: da passeggio, da lavoro, tandem, da competizione, da bambino, militari.

E qui mi permetto di aggiungere una mia poesiola:

BICI, PERCHE’? 

Perché

in una chiesetta al Ghisallo

riposa sospesa

antica reliquia a pedali.

Perché

insieme a lei

tu scali la vetta

compagno soltanto a te stesso.

Perché

ti ha insegnato

ad alzare più spesso lo sguardo

a scrutare che cielo farà.

Perché

sempre incontri qualcuno

che non ha timore

di aprire la sua vita al vicino.

Perché

con il vento dei sogni

giocando

ritorni un poco bambino.

Perché

restituisce

ad un uomo affannato

profumi di suoni e colori.

Perché

in salita

ricorda ad ognuno

che volendo e insistendo si può.

E poi, … perché no?

                                                              Good bike everybody!

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IL GIRO D’ITALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Maggio, 2018 @ 6:34 am

Detto altrimenti: un post-relax, lo avevo promesso   (post 3195)

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                    I due Giri

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Mentre nel post precedente ho parlato di come da parte di alcuni si sta prendendo in giro l’Italia, oggi voglio parlarvi del Giro d’Italia in bicicletta (specifico in bicicletta perché c’è – o almeno, c’è stato – anche quello a vela che anni fa ho fatto io stesso).

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Dilemma

            Oggi il giro parte da qui!

Ieri tappa a cronometro individuale, da Trento a Rovereto con deviazioni, per 34 km da nord a sud. E’ andata bene che la giornata era nuvolosa. Perché? Semplice: con il bel tempo verso le 12,00 si sarebbe levato un bel vento da sud (brezza termica) che si sarebbe rinforzato con il passare delle ore: il che avrebbe sfalsato la classifica in favore di chi fosse partito fra i primi. Noi ciclisti locali lo sappiamo bene come funziona questo meccanismo e spesso da Trento pedaliamo verso sud chessò …  per 30-40 km, poi ci fermiamo per un pit-stop-caffè e quattro chiacchere con biciamici e quindi ritorniamo verso nord: sempre in favore di vento!

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Oggi il Giro parte da Riva del Garda dove mi trovo (nel pomeriggio arricchirò il post di qualche foto, promesso!). Proprio dal centro storico di Riva per salire al lago di Ledro, attraversare Bezzecca (quella dell’ “Obbedisco” di Garibaldi) a arrivare a Iseo (tot. 155 km).

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2015: Trento, il passaggio della maglia rosa Contador

Tappa mossa altimetricamente nella prima parte e molto articolata e costellata di attraversamenti cittadini nella seconda. Si parte da Riva del Garda (70 m) in salita con due lunghe gallerie e successivi tornanti che portano a Molina di Ledro e Bezzecca per scendere verso il Bresciano dove si supera il GPM di Lodrino (736 m). Segue una discesa impegnativa dopo Polaveno che porta alla zona del Franciacorta. Vengono attraversati alcuni piccoli centri abitati con molte curve secche e alcuni passaggi a livello fino a un primo passaggio sulla linea del traguardo di Iseo per affrontare il circuito finale di 23.9 km. Ultimi km: circuito molto impegnativo su strade mediamente di carreggiata ristretta con fondo buono e molto spesso all’interno di piccoli borghi. A 6 km dall’arrivo ultimo passaggio a livello. Ultimi 5 km abbastanza impegnativi con diverse rotatorie fino all’ultima di ampio raggio a circa 500 m dall’arrivo. Rettilineo di arrivo di 300 m in asfalto largo 7 m.

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La mia bici alla (finta!) pre-partenza: non so perchè ma si sono accorti che non ero del Giro e non mi hanno fatto entrare, anche se appesa alla sella avevo la bandierina della FIAB!

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“Giro Village”

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La vera pre-partenza

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Pronti, al posto … via!

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Good bike everybody!

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DEMOCRAZIA E ANNUNCI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Maggio, 2018 @ 5:58 pm

Detto altrimenti: non tutti i politici la sanno praticare …. (post 3194)

Milano. Un mio vecchi amico, O.T., fondatore di una società finanziaria di prim’ordine, un giorno, riferendosi a certi top manager di banca, mi disse: “Non sanno andare oltre l’enunciazione di un progetto, di una bozza di piano strategico …” Il suo giudizio, che condivisi e condivido, mi parrebbe oggi riferibile anche ad una certa politica che vive di enunciazioni, di regole con troppe eccezioni da essere quasi violazioni, di potere separato dalla responsabilità dei risultati.

Io sono stato un manager per circa 40 anni. In tutte le società e/o gruppi che mi sono stati affidati, c’era sempre qualcuno che mi valutava dai risultati di breve, di medio e di lungo periodo. E quando in una occasione ho cercato di spiegare perché un obiettivo per di più secondario era stato raggiunto solo parzialmente, mi sono sentito dire “Noi la paghiamo perché tutti gli obiettivi siano totalmente raggiunti, non per sentirci piegare le ragioni di un successo parziale anche di un solo obiettivo, anche se minore”.

downloadLa managerialità. Ma chi sono i manager? Per avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti etc. il problema dell’identificazione non si pone: loro hanno superato un esame, sono iscritti all’albo professionale. Per noi manager non esiste un albo analogo. Per cui vi sono miei colleghi che si sono formati sul lavoro, ricchi di esperienza. Altri che sono stati paracadutati dall’alto dell’azionariato (pubblico o privato). Questo nelle SpA. E in politica? Chi sono i manager della politica? Chi sa andare oltre l’enunciazione di principio? Chi sa programmare in modo serio, completo e finanziato con una visione di medio/lungo termine? Chi sa garantire risultati? Chi sa rivedere e aggiornare l’ordine delle priorità? Chi sa gestire il potere assumendosi la responsabilità delle scelte? Ma insomma … “Manager politico, chi era costui?” Così direbbe oggi Don Abbondio, che invece come sapete era alle prese con un certo Carneade …

Se poi “pretendiamo” che quei manager operino “positivamente” la cosa si complica. Mi spiego: non è condivisibile la politica di chi ha consentito l’aumento del debito pubblico. Ma altrettanto non lo è quella di chi denuncia questo (mis)fatto ed al contempo preannuncia una politica basata su di un ulteriore aumento del debito.

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Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Seconda guerra punica, 219 a. C. – A Roma si discute se mandare un esercito in soccorso dell’alleata Sagunto, assediata dal generale cartaginese Annibale Barca. Tito Livio narra che mentre si discute del problema, la città viene espugnata. Oggi: mentre a Roma di discute … la nostra Autobrennero A22 si forma una coda di 70 km di TIR per la diversa e scoordinata regolamentazione degli orari di apertura al traffico pesante fra Italia e Austria. Dice … me è un’emergenza! Si, d’accordo, una emergenza che si ripete puntualmente ogni anno. Evvabbè …

Se poi la nostra pretesa è addirittura che la politica operi nel rispetto sostanziale e formale della “democrazia” il discorso diventa ancora più difficile. Già … perché la democrazia  – nella quale io personalmente credo fermamente – è il migliore dei sistemi di governo, i quali sono tutti (tutti) imperfetti. Orbene, quella la democrazia vi sono alcuni che cercano di migliorarla, altri che fanno lo slalom fra le sue imperfezioni. Ora, democrazia significa potere-governo del popolo che agisce secondo uno strumento principe: il voto. Ma vediamo un po’ … si vota il parlamentare del gruppo “A”, poi quello cambia partito e approda nel gruppo “B”. No buono, si dice, ed allora ecco che si pensa di introdurre il vincolo di mandato. Ma a questo punto, incidit in Scyllam cupiens vitrare Caribdim, per evitare Cariddi si incappa in Scilla … perché in parallelo si vuole che il capo del governo sia un ME-Mero Esecutore (!?) di un programma di 50 pagine scritto fra alcuni amici e “votato” in poche ore (sic!)  da 1000 gazebi e da 40.000 iscritti ad una rete “rappresentativa” (si fa per dire rappresentativa) di milioni di aderenti a quel partito. A questo punto la democrazia è diventata una oligarchia e se facciamo la proporzione fra il numero di chi oggi detiene quel potere e i suoi “sudditi” da un lato, e dall’altro fra i trenta tiranni in Atene e la consistenza numerica della popolazione di allora, vedrete che i conti tornano.

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Dice … ma quei parlamentari? Be’ … eletti “-craticamente” (cioè: sostanzialmente senza il “demo-” ovvero senza il vero demos, il popolo vero, quello conoscente, pensante e decidente) con quella rete, se non approvano quanto proposto dal ME-Mero Esecutore, decadono. Questa procedura mi ricorda – quanto al metodo, per carità, non ad altro! – quella adotta da una sparuta minoranza che in un recente passato della nostra storia prese il sopravvento per la distrazione di una (grande) maggioranza. Si legga al riguardo Gaetano Salvemini, “Le origini del fascismo in Italia – Lezioni da Harward”. Cosa? Dice che il parallelo è u po’ troppo forte troppo azzardato? Ma io mi riferivo solo al metodo, mica alla sostanza … ci mancherebbe altro! Dice … ma che stai dicendo? La maggioranza dei votanti vuole tutto questo: sei tu quindi l’antidemocratico! Eh no, cari miei, io mi rifaccio al rispetto formale e sostanziale della nostra Costituzione, secondo la quale il Presidente del Consiglio dei ministri NON è il mero esecutore della volontà di chicche e sia.

Basta. Lo prometto: il prossimo post sarà leggero, rilassante … ecchè!? Mica si può essere sempre così seriosi e impegnati, cribbio!

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VIAGGIO IN … LIGURIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Maggio, 2018 @ 8:33 pm

 

Detto altrimenti: Liguria segreta …   (post 3193)

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Una vecchia villa nobiliare cinquecentesca, oggi hotel. A pian terreno la hall sotto un alto soffitto che pare raggiunga il tetto. Salgo in camera, mi affaccio alla piccola balconata interna aspettandomi di vedere in basso la hall e invece … invece salendo in ascensore o per una scala di marmo, si sbuca  nella … Sala della Musica, che evidentemente “appoggia” il pavimento sulla volta della hall. La Sala della Musica, ovviamente (!”) ha la propria  volta a botte, per l’acustica … manco a dirlo …

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La sala è incoronata verso la sommità da piccole balconate dalle quali evidentemente si affacciava l’uditorio dei concerti pianistici eseguiti in basso: infatti la Musica si innalza essa stessa ed innalza chi l’ascolta.

 

 

 

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Un pianoforte è ancora lì, al suo posto … ormai inutilizzabile. Per ora, mi dico … possibile che non sia restaurabile? Non è certo un fortepiano del 700, ma vederlo così in abbandono stringe il cuore: a me fa l’effetto di una pianta non annaffiata che lotta per non morire, che ha ancora la forza di suscitare attenzione,  di far germogliare un sentimento,  di avanzare una richiesta a chi  la guarda …

 

 

 

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Villa Bonera. A Genova Nervi. Oggi un Hotel quasi nel centro di Nervi. Nervi, la “Riviera di levante in Città”, il suo porticciolo, la sua passeggiata a mare, i suoi parchi, i suoi … segreti nascosti! Già … Villa Bonera, quasi in centro, vista sul ponte romano, parcheggio auto compreso.

 

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Dalla finestra vedo il ponte romano di Nervi, quello sull’Aurelia antica: oltre 2000 anni ed è ancora lì!  L’Hotel è un due stelle, ma ha una storia a molte stelle in più (non scrivo “a cinque stelle” per non essere frainteso politicamente, considerando fra l’altro che la località S. Ilario – dove abita un tale … – è molto vicina!), camere ampie e poi … la vicinanza al centro dell’ex paese oggi quartiere della città; la sua vicinanza al mare (ed il posto auto a disposizione!) sono impagabili. Lo suggerisco agli amanti. Cosa? No … non avete capito! Si, vabbè … anche agli amanti tout court, perché no? Ma io intendevo dire agli amanti della musica, dell’arte, delle scoperte inaspettate …

 

 

 

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Uscito, scatto la foto complementare, controluce, verso la Villa.

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Dice … ma il mare? Il porticciolo di Nervi? E’ lì, a 200 metri, dopo la curva a destra del torrente della foto precedente.

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Che altro dire e sperare? Che ci si prenda cura della storia, della nostra storia … Al riguardo ringrazio tutti coloro che si vorranno attivare per restaurare, valorizzare e far conoscere Villa Bonera, edificio cinquecentesco, restaurato nel 1700, hotel dal 1850, da rivalutare nuovamente adesso!

Buona Liguria a tutte e a tutti!

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MATRIMONIO INGLESE E STRAGI PALESTINESI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Maggio, 2018 @ 4:48 am

Detto altrimenti: negli stessi giorni                 (post 3192)

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In questi stessi giorni mi è ricapitato fra le mani un libro che avevo acquistato e letto qualche anno fa. E’ la testimonianza di una Donna palestinese (Salwa Salem: Kafr Zibàd, 1940 - Parma, 1992), di una signora che in un recente passato è stata anche qui da noi in Trentino, a Riva del Garda, a tenere una conferenza sull’argomento, la quale racconta di come, dopo la seconda guerra mondiale, i soldati inglesi si fossero presentati alle loro case, in Palestina, ed abbiano intimato loro – armi alla mano – di lasciarle in poche ore perché … si doveva costituire lo Stato di Israele.

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In questi stessi giorni in TV: il matrimonio dei cappellini colorati in GB fra il principe e la divorziata made in USA e, su un altro canale, la strage dei Palestinesi colpevoli. Ah … su un altro canale … e allora, di che ci lamentiamo?

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E vedi di benedirci bene, altrimenti …

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Made in Usa … ah già, dimenticavo Mr. Trump che alla fine del suo discorso a celebrare quel capolavoro del trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme, invoca Dio: “Dio benedica tutti coloro che ci lavorano in quell’ambasciata, Dio benedica tutti noi, Dio benedica l’America! E già che c’è, Dio benedica anche tutti i fabbricanti di armi, anche di quelle “leggere”, quelle che gli studenti utilizzano per fare stragi nelle scuole, che io, Trump, farò il massimo affinchè le scuole siano sicure: giubbotti antiproiettile a tutti, professori, bidelli e studenti”, e che ci voleva?”

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downloadDio, Dio, Dio … ma quanto lo stiamo scomodando e nominando invano questo Dio! Quanto lo vorremmo complice delle nostre azioni, anche di quelle di questo tipo! Ma … che dico … io sono solo una malalingua … già … con quel babbo toscanaccio che mi son ritrovato sin dalla nascita … ah … è vero … ora ricordo … è vero … ci sono importanti precedenti storici: le nostre crociate in medio oriente (Riccardo Cuor di Leone che fa decapitare a freddo 3000 prigionieri arabi); i colonizzatori spagnoli in sud America con i loro cannoni all’ombra dei Crocifissi e ultimo in ordine di tempo quel Gott mit uns di qualche decennio fa … chi lo invocava quel Dio che poi è sempre lo stesso? Non ricordo, so che c’è stata questa invocazione, ne sono certo … ma non ricordo in bocca a chi, aiutatemi voi vi prego …

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DEMOCRAZIA E ASSOCIAZIONISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Maggio, 2018 @ 9:05 am

Detto altrimenti: andiamo oltre le parole     (post 3191)

  1. Democrazia. Nei millenni ha assunto in successione tre diversi significati: 1) potere sul popolo; 2) strapotere del popolo (aspra critica dei nobili esclusi dal governo); 3) potere al/del popolo. Vorrà pur dire qualcosa, dovremo pur stare in guardia …
  2. Atene. Miglior esempio storico di democrazia che in realtà era un principato imperialistico retto per trent’anni filati da Pericle. Se non mi credete leggetevi nell’ordine: Anonimo ateniese, Democrazia come violenza; La Grecia di Atene di Luciano Canfora; I discorsi degli Ateniesi ai Melii.
  3. Democrazia. Il migliore dei sistemi imperfetti di governo (quelli perfetti non esistono).
  4. Democrazia sistema imperfetto: chi cerca di migliorarla e chi ci campa sopra facendo lo slalom fra le sue imperfezioni …
  5. Democrazia. Il governo alla maggioranza, non dell’unanimità oceanica.
  6. downloadJosif Brodskij. Premio Nobel per la letteratura (1987), sepolto a Venezia, all’inizio del suo libro “Il canto del pendolo” (Ed. Adelfi) in un discorso a studenti universitari, dice: “Diffidate delle unanimità, degli eserciti e dei bilanci assolutamente bene assestati, delle folle acclamanti, del pensiero unico comune e uniforme, se non altro perché (statisticamente, n.d.r.) dentro i grandi numeri può nascondersi il male”.
  7. Associazionismo. Talvolta accade che le assemble dei soci siano gestite da chi dovrebbe solo riferire e proporre ai soci, i quali invece dovrebbero gestire loro stessi direttamente la loro riunione, per ascoltare, discutere, approvare o meno l’operato di chi hanno eletto al governo della loro associazione. Questa stortura è resa possibile in caso di scarsa partecipazione alla vita dell’associazione e di scarsa partecipazione alle assemblee. In tal caso i bilanci vengono approvati all’unanimità (v. n. 5) e la democrazia è scarsamente presente all’interno delle associazioni. Campanelli d’allarme di questa situazione si hanno quando, come detto sopra, il presidente e il segretario della riunione dei soci viene proposto dal presidente dell’Associazione; quando la partecipazione dei soci è scarsa in ogni occasione; quando le relazioni e i bilanci vengono approvati all’unanimità; quando in previsione del rinnovo della presidenza dell’associazione, è la stessa vecchia presidenza che organizza la successione a se stessa soprattutto se all’insaputa dei soci e soprattutto se con il coinvolgimento di persone esterne all’associazione.
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    Ignavi: costretti a inseguire nudi un’insegna …

    Deviazioni dallo Statuto. Le deviazioni di cui sopra sono la causa o l’effetto di distorsioni sostanziali (e talvolta anche formali) dallo Statuto.

  9. Composizione del Consiglio Direttivo di una Associazione. Talvolta accade che chi si candida a tale organismo pensi che oltre a questo organismo esista una Direzione Operativa, e quindi, una volta eletto, tende a non farsi carico di mansioni operative, le quali si concentrano sul Presidente e sui pochi Consiglieri disponibile a lavorare. Come se ne esce?

10 . Voto di lista. Con il voto di lista, ovvero i candidati a tale organismo compongono una lista di persone dichiaratamente tutte disponibili anche sul piano operativo e l’Assemblea vota la lista e non il singolo candidato.

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      Consiglieri fraudolenti

11. Rischi del voto di lista. Può succedere che si ricada nel la distorsione di cui all’ultimo punto del n. 7, e cioè che i soci non abbiano la possibilità pratica di organizzare una loro lista, se l’elenco dei soci sia in possesso solo del Direttivo.

12. Superamento del rischio di cui al n. 11 – Previo rispetto delle norme sulla privacy, il direttivo comunica a tutti i soci l’elenco e i riferimenti completi degli aderenti al sodalizio e li invita ad una sorta di “primarie di lista”.

13. La “rivoluzione funzionale e democratica” può ben essere avviata dallo stesso Presidente, ove si liberi dalle pastoie di “consiglieri non idonei” e accetti il contributo di chi vuole solo funzionalità e democrazia.

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Ecco, ragazzi, i miei ragionamenti sono molto democratici, ovvero molto belli teoricamente ma all’atto pratico difficilmente realizzabili, anche perchè chi esprime un pensiero libero, originario e veramente democratico viene spesso ostacolato. O no? Infatti occorre avere fiducia perché gutta cavat lapidem, la goccia fora la roccia!

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InforMazione o InforNazione?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Maggio, 2018 @ 6:16 am

Detto altrimenti: siamo inforMati o inforNati?                 (post 3190)

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Siamo letteralmente bombardati: automobili, cibo, detersivi, supermercati, forme, mode, gusti, paesaggi, lunghissime liste di promesse della politica, e chi più ne ha più ne metta! I nostri ricettori (gusto, udito, vista, soprattutto il  cervello) sono automaticamente potenziati e ci travolgono – è proprio il caso di dirlo – con  una enorme massa di impressioni: sì, il nostro cervello è come “impresso” da una enorme quantità di “timbrature” di questi tamponi che ormai ne interessano il 90% della superficie: una sorta di ustioni non profonde ma che, riguardando ormai la quasi totalità della superficie, rischiano di essere micidiali per la salute mentale. Solo che non esiste un ospedale per questo genere di “grandi ustioni” se non noi stessi.

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Infatti, se non reagiamo, che succede? Che le impressioni si cancellano a vicenda e noi istintivamente ci rifiutiamo di “accogliere” qualcosa, di farlo penetrare in profondità. Sopraggiunge una sorta di assuefazione a questo sovraccarico di impressioni e disimpariamo ad “agire”, bensì impariamo unicamente a “reagire” alle provocazioni dall’esterno. In altre parole: assimiliamo, ci difendiamo, combattiamo ma – e questo è il danno grave – abbiamo perso la spontaneità e l’originalità del pensiero. E invece che essere inforMati, siamo inforNati!

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Un aneddoto: fra amici, di un conoscente udii dire che aderiva ad una formazione politica assolutamente estrema. “Perché così deve pensare di meno” dissi. Questa mia battuta istintiva ebbe un gran successo di consensi: inconsapevolmente avevo fatto centro.

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Sopra di noi l’uragano dell’inforNazione. Dentro di noi una profonda inerzia: un po’ come in oceano, quando in superficie le onde in tempesta creano un inferno di forze e una ventina di metri sotto di esse regna una pigra calma stagnante. E invece, ragazzi, risaliamo in superficie per andare a fondo: scartiamo le “onde impressioni” e “approfondiamo” solo quelle che meritano l’attenzione del nostro Pensiero Libero e Originario.

P.S.: certo che non è facile: infatti lo spirito libero è spesso screditato. Ciò accade perchè manca il tempo per pensare con la necessaria calma mentale e quindi ogni opinione divergente dalla “massa comunicata”, ogni atteggiamento veramente conoscitivo, autonomo e cauto viene osteggiato quasi come se fosse una forma di deviazione mentale. Ma noi non ci arrendiamo, vero? Gutta cavat lapidem!

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