LA CICLABILE DEL GARDA A LIMONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Luglio, 2018 @ 5:59 am

 

Detto altrimenti: cerchiamo di essere più specifici … (post 3259)

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           Troppo stretta!

La ciclopista pedonale da Limone verso il Trentino, 2 km a sbalzo sul lago. Sicuramente una splendida passeggiata, visto che non si può tecnicamente definire “pista ciclabile” a termini del DM 30.11.99 n. 557, GU 26.09.200, capo II°, art. 7, perché non ne ha i requisiti (larghezza inferiore al minimo di m. 2,5). Le autorità di Limone comunque si vantano molto del loro risultato ma dimenticano di dire che è stato reso possibile grazie ai denari trentini. Si vantano poi di avere dato il via alla realizzazione della Pista Ciclabile del Garda, dimenticando la nostra Pista Ciclabile che già attraversa tutto il lato nord del lago e le tratte della quasi-ciclabile in riva al lago che da poco dopo Tempesta conducono a poco dopo Castelletto. In realtà da sempre si parla della “pista ciclabile del Garda” un po’ troppo superficialmente non solo in relazione ai requisiti di legge di cui sopra, ma anche rispetto agli aspetti di impatto naturalistico ambientale; del coordinamento della realizzazione delle varie tratte; dell’attraversamento delle cittadine del Lago.

Tuttavia l’aspetto che in questa sede desidero sottolineare è quello delle priorità degli investimenti trentini. Mi riferisco al fatto che forse vi erano altri interventi “ciclabili” più urgenti rispetto a quello effettuato in favore della pur splendida passeggiata realizzata nel territorio del Comune di Limone, sulla quale – stante la larghezza insufficiente – è stato necessario limitare la velocità massima delle biciclette a 10 kmh.

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… e poi … da qui ancora su, al Bordala! Non è da tutti, nemmeno se “elettrizzati”!

In particolare mi riferisco al collegamento delle ciclabili dell’Altogarda Trentino alle ciclabili della Valle dell’Adige, superandosi i nodi del Passo San Giovanni e delle gallerie di Cadine. Il tutto con pendenze e fondi stradali “familiari” perché non tutte le famiglie sono in grado di “scalare” la salita della Vecchia Torbole; o quella da Torbole alle Busatte e da qui alla piana di Nago; nè sono in grado di arrampicarsi sulla vecchia pista romana da Prato Saiano a Nago; ugualmente non è suggeribile ad una famigliola di avvalersi della “Maza” per via del pericoloso traffico automobilistico anche pesante ivi esistente. Per non parlare della salita stradale da Bolognano al Passo Bordala o dello scavalcamento dei contrafforti del Monte Brione, imprese riservate solo a ciclisti giovani atleti molto, molto allenati! Inoltre, sicuramente prioritario è il collegamento ciclabile della Valle dell’Adige con la Valsugana, sulla quale investire anche in territorio veneto, là dove la pista è da anni interrotta per frana.

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        Ogni volta … un azzardo!

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Tuttavia, dum Romae consulitur … mentre si discute su questi grandi sistemi, con un investimento irrisorio – da subito – si potrebbero illuminare le gallerie della Gardesana Orientale a sud di Torbole, magari con un sistema di alimentazione ad energia solare, rendendole assai meno pericolose per i ciclisti di quanto non lo siano ora ed evitare in tal modo ulteriori incidenti mortali.

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P.S.. la Provincia Autonoma di Trento realizzerà la parte di sua competenza in buona parte in galleria per sfruttare una strada dismessa e soprattutto per non esporre i ciclisti al pericolo di caduta massi (cautela che fu ed è alla base della scelta di realizzare le vecchie e le nuove  gallerie per il traffico auto).

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OFELEE FA EL TO MESTEE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2018 @ 6:52 am

Detto altrimenti: pasticcere fa il tuo mestiere, ovvero ognuno faccia il mestiere suo … (post 3258)

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Dialetto milanese, non molto frequentato nei film del dopoguerra e nemmeno in quelli di oggi per cui meno conosciuto dai non-milanesi di quanto non lo siano il romanesco, il toscano, il napoletano, il siciliano. Tuttavia dialetto da rivalutare se non altro per questa sua massima di saggezza, particolarmente attuale oggi che nel governo del paese si fa fatica a capire chi deve-può fare cosa.

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       “A Malta, a Malta!”

Avevamo già due Papi ed ora ci ritroviamo anche con tre Presidenti del Consiglio di Ministri e due Vicepremier. Ma il bello (si fa per dire) è al livello dei singoli Ministeri: quello dei Rapporti con l’UE dice che occorre comunque preparare un piano B per il caso che altri ci caccino fuori dell’euro, poi subito smentito da uno dei due Vicepremier; quello degli Esteri non si è ancora visto; quello degli Interni allo stesso tempo fa il Premier, il Ministro della Difesa, dei Trasporti, della Navigazione; si fa riprendere dal Presidente della repubblica che telefona al Premier per farlo correggere; minaccia di dichiarare guerra a Malta, etc..; il Premier fa … no, anzi, “non fa” …

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                    “Savona”

Una riflessione in merio all’affermazione fatta dal Ministro per i rapporti con l’UE, subito smentita da una Autorità superiore, un Vicepremier. Essa è palesemente falsa ma … ma questo lo sapeva benissimo anche chi l’ha fatta, tuttavia l’ha fatta. Direte … allora la cosa non è poi così grave. Eh no, raga, scialla, calma, ora vi dico. Nel post precedente parlavo di informazione e comunicazione e – fra l’altro – sottolineavo come l’importanza di una affermazione non sia la sua veridicità, ma la reazione che essa determina in chi la riceve. E quale volete che sia la reazione dell’UE di fronte ad una simile affermazione, anche se poi subito smentita? Aumenta la sfiducia verso il nostro paese e lo spinge nella direzione voluta da chi vuole uscire dall’euro.

Ora, pur volendo riconoscere il massimo ella buonafede in chi l’ha fatta, cioè volendo ammettere che il suo autore abbia voluto mettere una pezza a quanto prima affermato (“Usciamo dall’euro!”) direi che gli è venuta male, che l’è pezo ‘l tacon del bus, per dirla in un altro dialetto, quello trentino: è peggio la toppa del buco che si voleva rattoppare.

O no?

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INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2018 @ 5:56 am

Detto altrimenti: due armi da maneggiare con cura     (post 3257)

Mondo anglosassone: nella gestione aziendale e del business da decenni si è passati dalla IT – Information Technology alla ICT-Information Communication Technology.

L’informazione è unidirezionale: io fornisco o ricevo un’informazione, ma non la discuto con il destinatario o con la sua fonte. L’IT è lo strumento per la gestione delle menti altrui: più io so, più potere ho.

La comunicazione … mi piace fare derivare il termine dal latino communis-actio, azione comune: l’informazione viene condivisa e soprattutto discussa fra emittente e ricettore. L’ICT è lo strumento del coinvolgimento, della motivazione dell’altro: più ragioniamo insieme, più forti siamo entrambi, più forte è la nostra squadra, il nostro gruppo, la nostra associazione, etc..

Questa la differenza fondamentale. Ma vi sono altri aspetti sui quali cerco di fare qualche ragionamento:  in merito ai contenuti di ciò che si trasmette o condivide.

La tecnica originaria della comunicazione era incentrata sulla verità o meno di ciò che si trasmette o condivide: nel momento in cui io dico, apprendo o condivido un’informazione la mia preoccupazione massima è la verifica della veridicità dei suoi contenuti. Ora accade invece che io mi stupisca nell’assistere che da parte di taluno si è adottata una tecnica diversa basata su affermazioni palesemente false, le quali tuttavia producono effetti e reazioni particolari nell’uditorio. Ecco la malizia di questa nuova tecnica: non mi importa di sparare cavolate, l’importante è che la reazione di chi le ascolta sia quella che io desidero.

Un esempio: “Se tu, cittadino italiano, sei disoccupato, la colpa è degli immigrati”. L’affermazione-informazione è palesemente falsa, ma la reazione dell’uditorio è quella che io voglio: c’è chi spara ai neri ma soprattutto c’è chi vota il mio partito politico.

Un altro aspetto sul quale mi permetto di invitare le mie lettrici e i miei lettori a riflettere è quello del rapporto verità-azione all’interno del processo comunicativo. La tecnica originaria prevedeva azioni per arrivare a dimostrare la verità dell’affermazione. Oggi conviene invertire questo rapporto e “partire dalla verità” per dare efficacia alle nostre azioni successive. Da qui discende che di fronte ad affermazioni-azioni palesemente non vere, premia di più una loro demolizione documentata che non la faticosa costruzione di un parallelo processo di verità “vere”.

Grazie per avere letto questo PP-Post Pesantuccio, a dire la verità … per di più senza figure, foto, disegni …

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I SOCI (FIAB) RACCONTANO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2018 @ 2:36 pm

Detto altrimenti: percorsi in bicicletta       (post 3256)

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              Trento: il Castello del Buonconsiglio

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FIAB … chi sono costoro, direbbe il manzoniano Don Abbondio. E invece basta navigare qui sul blog e/o in internet. Quindi io dò per scontato che lo sappiate. Nel sito Fiab c’è una sezione “I soci raccontano” nella quale vengono riportate le uscite di gruppo, quelle “sociali”, organizzate dalla Fiab. A me piace raccontare anche quelle “individuali”, come si faceva con il mio CAI-Sez. Ligure, nella cui rivista venivano riportate anche le scalate individuali.

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            Piramidi di sassi nel Sarca di Arco

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Parto da Riva del Garda alle 07,30 – Bici e-mtb con pneumatici slick (non scolpiti). Voglio “farla lunga” tanto per scaldare le gambe. Quindi tutta la ciclabile lungolago (deserta, meravigliosa!) dal centro di Riva alla foce del Sarca. Indi verso nord, ad Arco, centro storico. Dopo 11 km, immediatamente a nord dell’ultima rotonda, la prima fuori Arco, a destra inizia la salita “Chiesa S. Martino – Bosco Caproni”.

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La salita. 6 km di asfalto verso NE su una stradina (anche) carrozzabile con molti tratti al 10-15 %. Salgo con l’aiuto elettrico modalità “tour”, la seconda su quattro di una batteria da 400. A circa metà strada, la meraviglia del Bosco Caproni, con piante secolari dalla circonferenza del tronco espressa in metri. Il sole, in faccia, filtra fra gli alberi e trafigge l’ombra con lame di luce. Una meraviglia!

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Al sesto km, la strada spiana e gira verso Nord. Ho utilizzato il 40% della potenza elettrica (due “tacche” su cinque). Seguono 3 km di leggeri saliscendi. Sulla sinistra, in basso, si apre il paesaggio sulla valle: Ceniga, Drò. Un ulteriore km di ripida discesa con tornanti “in piedi” ed arrivo a Drena.

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Drena. Una foto al suo bellissimo Castello ed inizio a salire sulla SP 84 per 4 km al 5-3 % media 4% fino a Vigo Cavedine. Indi 2 km di leggera, veloce discesa nella Valle dei Laghi (a destra i primi contrafforti del Monte Bondone) e raggiungo Cavedine. Qui giro a sinistra, attraverso il paese, passo a monte della chiesa e con 1 km di ripida salita scollino il passo dal quale scenderò al lago di Cavedine. Totale dalla partenza, 27 km. Consumo + 20%, totale 60% (tre “tacche” su cinque).

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Sopra Cavedine si intravede il “taglio” del monte per scollinare

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Falsopiano, mi lascio a destra il bivio per la zona archeologica ed inizio a planare. Di fronte a me un cartello di “Strada interrotta”.

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       Lo scollinamento sopra Cavedine

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Poco male, prendo il bivio a destra e proseguo. In totale una discesa di 5 km, ogni tanto ripida, qualche tornante. Mi accompagna il cinguettio degli uccellini: sono “fuori dal mondo” … in senso buono, s’intende!

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Verso il Lago di Cavedine

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Fine della discesa: sbuco poco a sud del traverso di Pietramurata sulla strada che costeggia quel ramo del Sarca, 1 km prima dell’intersezione da destra del ponte ciclabile. Oltre quel ponte, ancora 1 km e raggiungo il centro velico WindValley dell’amico Andrea Danielli. Tot. dalla partenza, Km 34 – Consumo elettrico invariato (60%, tre “tacche” su cinque). Tempo impiegato: tre ore, comprese le numerose soste per le foto.

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Breve sosta per quattro chiacchere con Andrea e riparto. Da qui per il rientro potete scegliere diverse vie che non descrivo perché note a tutti: da 20 a 25 km a seconda dei percorsi. In quest’ultimo tratto, con pochissime salitelle, ho “spinto” molto perché volevo raggiungere mia moglie in spiaggia a Riva, dove giungo alle 11,45. Morale: ho consumato la quarta “tacca”, cosa che di solito non faccio in assenza di urgenza, per cui consumo elettrico totale: 80% per 60 km.

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Alimentazione:  una borraccia di acqua e sali ed un succo di frutta.

Commento: senza l’aiuto elettrico percorso adatto solo per molto allenati. Con l’aiuto elettrico per chi è già un po’ allenato. Sconsigliate bici da strada. Eventualmente arrivati a Drena si può accorciare l’itinerario, scendendo a sinistra lungo la SP 84. Arrivati ad un tornante a sinistra di questa SP, prendere a destra la salitella che costeggia le marocche (la ruina dantesca!)  e che scollinerà poi verso nord verso il lago di Cavedine. Dopo la sosta al Bar di Andrea, proseguire circa 1 km a nord, prendere a sinistra il ponte ciclabile e rientrare a Dro-Arco-Riva per piste ciclabili. In totale si risparmiano 5 km di salite. Ulteriore riduzione: al citato tornante della SP 84 NON prendere a destra e scendere a sinistra direttamente a Dro, etc..

Good e-bike & Good Fiab everybody!

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VITALIZI E DIRITTI ACQUISITI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Luglio, 2018 @ 6:10 am

Detto altrimenti: parliamo un po’ dei vitalizi dei parlamentari e di varie ed eventuali (post 3255)

Si vogliono abolire i vitalizi “retributivi – non contributivi”. I titolari di tali vitalizi probabilmente eccepiranno che si tratta di “diritti acquisiti”. Al riguardo pongo alcune questioni (non alcune soluzioni).

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      “I miei antenati …”

Si può ragionevolmente affermare che il primo diritto (soggettivo) acquisito sia la proprietà derivata dall’occupazione di un terreno (pensiamo all’età primordiale dell’uomo). Nei millenni successivi a seguito dell’occupazione di terre da parte di bande armate (o eserciti) nasce una “nobiltà terriera” successivamente riconosciuta e difesa dal “diritto oggettivo” (la legge). Quindi il diritto soggettivo verrebbe prima del diritto oggettivo (la legge). Ma un individuo ha “il diritto” di possedere qualcosa (una terra, un rendita) anche se  prima non vi è una legge che regoli in via generale il passaggio dal possesso di fatto (nel caso in esame: di una rendita) alla sua proprietà”?

Ammettiamo che esistano – come categoria – i cosiddetti diritti acquisiti. In tal caso ne esistono di tipo e di intensità diverse: alla salute, al lavoro, alla famiglia, al vitalizio parlamentare, etc.. Ora, il “Diritto” non è “una” regola, ma un “complesso” di regole e nessuna regola può essere “di Diritto” se non rapportata alle altre (la lettera “D” maiuscola non è utilizzata a caso). Quindi, ove non si possano soddisfare subito tutti tali diritti, occorre fare delle scelte, stabilire delle priorità. Sulla base di quali valori prioritari?

Nell’applicazione pratica della decurtazione, il vitalizio non potrà comunque essere inferiore ad un tot ed inoltre si terrà conto di situazioni di particolare bisogno, casi nei quali si “procederà ad un ricalcolo”. L’individuazione di un livello minimo è un criterio oggettivo. L’altro, quello del riconoscimento del “particolare bisogno” sarebbe un criterio discrezionale?

Un analogo intervento verrà proposto per le “pensioni d’oro”. Vengono definite tali quelle “retributive-non contributive superiori ad un certo livello che parrebbe individuato in 4.000 euro netti al mese (alcune oggi arrivano a 70-80.000 euro al mese), spesso pagate da “gestioni separate”. Al riguardo il problema dell’esistenza del “diritto acquisito” si pone anche per le gestioni separate: hanno “diritto” ad esistere?

Le gestioni separate. Sono anche quelle relative alle “somme stanziate e vincolate” a prescindere dalle esigenze complessive del sistema finanziario che le alimenta. Un esempio: le somme garantite al bilancio della difesa prima e indipendentemente dalle esigenze della gestione di tutta la finanza rimanente. Quand’anche si eccepisse che tale diritto di precedenza è stato sancito per legge, una nuova legge (contraria) potrebbe modificarlo?

Un altro “diritto acquisito” è quello di essere ricompresi nella categoria delle eccezioni della legge. Per capirsi: “La legge è uguale per tutti, salvo le eccezioni di legge”. Ma quando è che una “eccezione” diventa “violazione”? In pratica: l’età pensionabile è uguale per tutti salvo le eccezioni di legge per alcuni lavori usuranti. Ma chi stabilisce quali siano tali? E chi controlla che siano dichiarati tali “tutti e solo” quelli usuranti?

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Potrei continuare con le domande ma il post diverrebbe troppo lungo. Le soluzioni? Eh no, amici, oggi mi sento socratico nel senso che io “so di non sapere”: mi basta aver posto i problemi. Buone soluzioni a tutte e a tutti!

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AUTORITA’ E AUTOREVOLEZZA, RETORICA E ORATORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Luglio, 2018 @ 6:10 am

Detto altrimenti: facciamo un po’ di chiarezza … (post 3254)

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downloadL’autorità è un quid che alla persona è conferito da altri: Tizio viene eletto Presidente, Caio viene nominato Amministratore Delegato, Sempronio viene nominato Ministro. L’autorevolezza è una dote innata che alcuni hanno ed altri no.

Alcide De Gasperi, ad esempio, quando dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale andò a Parigi a perorare le necessità più che le ragioni dell’Italia, ebbe moltissima autorevolezza che sopperì alla mancanza di autorità che gli derivava dall’essere l’inviato di un Paese sconfitto.

Un atto di governo è sicuramente frutto dell’Autorità che le regole democratiche hanno conferito a chi lo compie. Tuttavia esso dovrebbe sempre essere accompagnato dalla credibilità che  deriva dall’autorevolezza che dovrebbe avere chi lo compie (quanti condizionali …!).

L’Autorevolezza deriva dall’esperienza di vita di ognuno, dalla sua formazione culturale, sociale, professionale, di lavoro, politica e – mi sia concesso – anche religiosa e si manifesta nei toni pacati, sicuri, non aggressivi, nella precisione delle argomentazioni e del linguaggio, nell’ampiezza dell’angolo visuale con il quale si affrontano le situazioni, nel rispetto delle opinioni e soprattutto nel rispetto della dignità altrui, nella mancanza di eccessi retorici.

La retorica, modalità nata con i sofisti solo per dimostrate la pericolosità della parola mal usata, la quale poteva dimostrare tutto e il suo contrario, oggi rappresenta un modo di scrivere e di parlare “ampolloso e risonante, enfatico e sostanzialmente vuoto, privo o povero di impegno intellettuale, civile e morale”. Retorica quindi come “arte di persuadere a prescindere dai contenuti”. L’autorità utilizza la retorica.

L’oratoria, che  è l’arte di esporre con chiarezza contenuti ben individuati e ben argomentati senza forzare l’intelletto dell’uditorio, libero poi di scegliere se approvare o meno l’oratore. L’autorevolezza si avvale dell’oratoria.

Ecco, fra poco (qualche ora? Qualche giorno?) cercherò di riportare qui di seguito un esempio di un discorso con pochissima retorica (un poco di retorica è quasi sempre inevitabile e non guasta) e molta oratoria. Un poco di retorica utilizzata positivamente per attrarre l’attenzione dell’uditorio, seguita immediatamente dall’esposizione di precisi contenuti esposti con autorevolezza.

Ed ecco, dopo solo pochi minuti,  quanto ho appena promesso:

Il Senato della Repubblica istituisce la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (XVIII Legislatura) a firma delle Senatrici Emma Bonino, Donatella Conzatti (qui di seguito la sua dichiarazione di voto) e altri.

Inizia

Gentile Presidente, onorevoli senatrici, senatori, questo mio intervento riguarda la dignità umana. Dignità come presupposto del valore che la politica mira a creare per la società.

Tutte le colleghe ed i colleghi presenti sono accomunati da una consapevolezza: la politica è un qualcosa di solenne per noi. All’origine della nostra civiltà, per coloro che hanno inventato l’idea di democrazia, il luogo che ospitava il solenne era il tempio greco. Un tempio che si regge sulle colonne così come la politica si regge sui valori. Possiamo credere in valori diversi e valori diversi creano le visioni diverse.

Ma tutti noi siamo accomunati alla voglia di costruire partendo dalle fondamenta. In politica parliamo di valori, così come nei templi ammiriamo le colonne, dando spesso per scontato il fondamento su cui quelle colonne si basano. Quel fondamento, in politica, è il rispetto della dignità umana. E quando diamo per scontato questo fondamento, corriamo il rischio i costruire templi sulla sabbia. Grazie quindi alla Senatrice Bonino, ai proponenti il disegno di legge, che hanno creato i presupposti per riportare all’attualità, la centralità della dignità umana.

Dire no al Ddl oggi significa rinnegare il proprio passato e i fondamenti che hanno portato ciascuno di noi a fare politica.

Dire sì oggi è tutelare la diversità di opinione, perché diversità è ricchezza.

Dire sì oggi è sancire il passaggio della politica dalla retorica ai fatti.

Dire sì oggi significa tornare nel mondo e in Europa con un ruolo da protagonisti, protagonisti consapevoli dei valori che più contano.

Parlando a questo livello – che può sembrare filosofico – è anche facile trovarsi tutti d’accordo. Dovremmo però avere l’onestà intellettuale di dirci che – stiamo costruendo templi su un terreno minato – se non ricolleghiamo il dibattito quotidiano ai fondamentali. Se non ripartiamo dalla dignità umana, anche il tema dell’immigrazione – oggi al centro di un dibattito politico di mero rimpallo tra buonismo e brutalità – rischia di far saltare in aria l’Europa oltre alle buone pratiche di multilateralismo. Il problema dell’immigrazione non sono gli immigrati. Il problema è l’ autorevolezza dell’Italia ai vertici internazionali e ai tavoli europei, la sua capacità di mediare tra le esigenze degli Stati membri da paese fondatore, la volontà di approvare regole eque e rispettate da tutti. Finchè il tema dell’immigrazione verrà usato come strumento di consenso e non come tema che riguarda la convivenza e le regole, tarderemo a praticare la Politica, quella Politica che risolve i problemi.

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Ottobre 2017 – Donatella Conzatti all’evento Restart sui problemi delle famiglie con bimbi down

Quella stessa Politica che non discrimina! Che consente il diritto alla vita dando servizi alle famiglie e opportunità alle generazioni entranti. Che consente alle donne naturale presenza e parola: in politica, in economa e nella vita sociale. Quella Politica che non nega l’esistenza delle persone sulla base del tipo di affettività scelta. Quella Politica che sa come la dignità della persona passi dalla possibilità di avere un progetto di lavoro e lo sa talmente bene da collaborare con chi il lavoro lo genera. Oggi ci viene chiesto di bonificare il terreno politico, di ripartire dalle fondamenta, di dare vita ad una nuova stagione partendo proprio da quella dignità umana che è il tema centrale. Ed è il tema del disegno di legge che stiamo discutendo, al quale dico sì.

Finisce

Che vi dicevo? Un po’ di retorica con le colonne dei templi greci ma molti, molti contenuti: l’immigrazione, l’autorevolezza internazionale dell’Italia, la famiglia, la parità di genere, il rispetto delle sessualità, il futuro dei giovani, il lavoro.

COMMENTI

Scrive Maria Teresa:

“Ho avuto modo di ascoltare, oltre che leggere nella trascrizione qui sopra, il discorso di Donatella Conzatti e condivido in pieno la valutazione che ne fai, Riccardo, così come ritengo essenziale saper distinguere autorevolezza da autorità. La prima, l’autorevolezza, è figlia di una buona formazione culturale, di oneste riflessioni e di un pensiero sereno, aperto, non improntato su di sé. L’autorità è figlia di una cattiva o nessuna base culturale, dell’incapacità di pensare al di fuori del proprio tornaconto (diretto o indiretto) e di una mentalità dai confini angusti. Ho molto apprezzato nel filmato anche il tono della voce e l’atteggiamento della senatrice, così lontani dalle volgari pose di tanti rètori di oggi!”

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PICCOLI PERCORSI IN BICI, BAGNI NEL LAGO, REGATE E CONCERTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Luglio, 2018 @ 6:56 pm

Detto altrimenti: A Riva del Garda       (post 3253)

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btyPercorsi poco impegnativi in termini di tempo, con qualche salita (occorre un minimo di allenamento o la e-bike), interamente su asfalto, assai poco sconosciuti. Il percorso di oggi è interamente individuabile su Google maps che fra l’altro l’ha mappato con una serie foto successive, per cui potete percorrerlo anche dalla vostra poltrona davanti al computer di casa. Si parte da Riva del Garda. Lungo il Viale Carducci, dal centro di Riva verso Torbole, all’altezza della spianata Area Cattoi (parcheggio sterrato libero sulla destra), a destra inizia la corta ciclabile verso sud che in leggera discesa conduce al parco dell’Ora e quindi al lago (Via F. Nietzsche); a sinistra inizia verso nord la nostra ciclabile, denominata Via G. Bresadola. La pista, ricavata seguendo il piccolo bastione del torrente Varone, in leggera salita, è sopraelevata rispetto alla città e ne fornisce una visione nuova. Nella parte superiore costeggia graziose casette con giardini fino a raggiungere il traverso della chiesa di Varone. Qui ci si sposta di pochi metri a sinistra e si prosegue verso destra (nord) su un tratto di ciclabile che costeggia la strada (indicata da Google come SS 421). Dopo avere percorso in totale 3,5 km, la ciclabile finisce all’altezza delle Cartiere Fedrigoni. Cinquecento metri su detta strada e siete all’altezza del Parco Cascate Varone che vi lasciate a sinistra.

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     Dietro la sella: la bandiera FIAB

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Qui la salita si fa un po’ più impegnativa (4-5%) e dopo una serie di tornanti, in 3 km si raggiunge il castello di Tenno. 30 metri prima del Castello, dalla strada si diparte verso destra, con inversione a “U” una stradicciola asfaltata a larghezza ridotta (traffico motoristico praticamente nullo!) che percorre la Val di Pil: è la vostra meta. Per circa 3 km con leggeri saliscendi e discesone finale, vi regala il panorama del fondo valle da Arco a Riva e vi riconduce in discesa  a circa metà di quei 3 km di salita che vi avevano condotto al castello di Tenno, in Località Volta di No (1). Qui, in discesa per 2 km riprendete la ciclabile dove poco prima l’avevate lasciata e in leggera discesa ritornate al punto di partenza. In totale circa 16 km.

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Arrivati al Viale Carducci, scendete di sella, lo attraversate sulle strisce pedonali e rimontati in sella scendete al lago (km 1-2) dove avete solo l’imbarazzo della scelta circa la spiaggetta dalla quale fare il bagno (sempre che non ve l’abbiamo già occupata altri!)

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Dopo il tuffo vi cambiate e, sempre lungo la ciclabile, in 1 km raggiungete verso Riva il Club nautico Fraglia Vela Riva, nel quale si sta inaugurando il campionato mondiale delle barche a vela classe Yngling. Qui, se siete un regatante o – come me – un componente del direttivo del club, siete invitati a partecipare ad un gioco tedesco: ci si pone in cerchio e a turno bisogna riuscire a piantare un chiodo in un tronco utilizzando la parte sottile della testa di un martello: cosa non facile, vi assicuro, anche perché, se ci riuscite e ogni volta che ci riuscite, dovete festeggiare con un bicchiere di grappa! A facilitare la cosa, il martello ha il manico a curve …

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Dopo tutto ciò, la sera al concerto di cui al post precedente. This is Riva del Garda too … Riva del Garda è anche tutto questo!

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(1) Per la cronaca: da qui io sono risalito fino al Lago di Tenno, indi sono sceso fino a Pranzo, ho traversato in discesa e risalita la valle e ho raggiunto il Castello di Tenno dal quale sono sceso a Riva etc. etc. Tot. 32 km. Bici utilizzata: e-mtb; consumo elettrico: 40% ovvero due “tacche”). Tempo impiegato: poco più di due ore, foto comprese.

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IL PIANOFORTE DI VASYL KOTYS A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Luglio, 2018 @ 6:30 am

Detto altrimenti: organizzato dall’Associazione Amici della Musica   (post 3252)

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Ieri sera, concertone all’Auditorium Bonporti in Riva del Garda. E’ nostra consuetudine (nostra perché io sono il tesoriere dell’Associazione) invitare a suonare il vincitore del concorso annuale pianistico internazionale di Verona e nel 2017 ha vinto Vasyl, Ucraino classe 1984. Vasyl abita a Rostock (D), sul Mar Baltico e fa base musicale ad Hamburg e nel … mondo. Arrivato ieri in aereo a Verona alle 12,00, a Rovereto alle 14,38, a Riva alle 15,28, in sala a “riscaldare i muscoli” dalle 18,00 alle 20, 30, in concerto alle 20,45 fino alle 23,00. Oggi 10 luglio concerto a Verona, l’11 luglio a Mantova a ritorno in Germania: evviva la gioventù! Il suo palmares è ricchissimo e fra l’altro, da vincitore di concorsi internazionali è passato ad essere anche giudice in alcuni di essi! Il programma eseguito, preceduto da una breve illustrazione del nostro Presidente, il Professore Franco Ballardini:

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F. Schubert (1797 – 1828) Sonata in la minore D. 784 (1823)

M. Ravel (1875-1937) “Gaspard de la nuit (1908) Ondine-Le gibet – Sgarbo

W. A. Mozart (1756 – 1791) Variazioni in re maggiore K.573 (1789)

S. Rachmaninov (1873 – 1943) Variazioni op. 42 su un tema di Corelli

Come si vede, da un secolo all’altro e viceversa, dal romanticismo di Schubert all’eclettismo di Ravel. Alleggerimento mozartiano, per chiudere con la complessità di Rachmaninov. Tutto a memoria, of course!

Vasyl è una Persona molto naturale, spontanea, molto seria nella sua arte (lo dimostrano da ultimo le ore di “riscaldamento” prima del concerto) che suona con una grande tecnica, un grande sentimento ed una passione tutta russa! Egli è rimasto affascinato da Riva del Garda, nella quale si ripropone di tornare da turista insieme alla sua ragazza Daria, pianista attualmente impegnata a Roma: durante il tragitto da Rovereto a Riva e a Riva ha continuato a scattare foto, estasiato. Ad Amburgo conosce un’altra vincitrice dello stesso concorso veronese, Elizaveta Ivanova, la quale è già stata ospite della nostra associazione per due volte. Chissà, Vasyl, anche tu potresti fare il bis”.

Vasyl, ti aspettiamo, come turista, come concertista e soprattutto come amico insieme a Daria! E salutami Elizaveta!

P.S.: Riva del Garda offre molto, di tutto, di più: in mattinata giro in bicicletta sulle sue alture concluso con una nuotata rinfrescante nel lago;  nel  pomeriggio inaugurazione del Campionato Mondiale Yngling, presso la Fraglia della Vela Riva (v. post successivo) e in serata il concerto di cui sopra. Che dite … può bastare?

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COLONIZZAZIONE DI RITORNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Luglio, 2018 @ 5:49 am

Detto altrimenti: la Cina è (troppo) vicina …. e non solo lei   (post 3251)

Noi Italiani stiamo subendo una pesante colonizzazione e non è certo quella degli arrivi degli immigrati. A me pare che la priorità dovrebbe essere un’altra.

Da internet

Inizia

Le guerre dell’oppio: due conflitti, svoltisi dal 1839 al 1842 e dal 1856 al 1860, che contrapposero l’Impero cinese sotto la dinastia Qing al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.  In risposta alla penetrazione commerciale britannica che aveva aperto il mercato cinese all’oppio proveniente dall’India britannica, la Cina inasprì i propri divieti sulla droga e ciò scatenò il conflitto. Sconfitto in entrambe le guerre, l’Impero cinese fu costretto a tollerare il commercio dell’oppio e a firmare con i britannici i trattati di Nanchino e di Tientsin, che prevedevano l’apertura di nuovi porti al commercio e la cessione dell’isola di Hong Kong al Regno Unito. Ebbe così inizio l’era dell’imperialismo europeo in Cina, e numerose altre potenze europee seguirono l’esempio, firmando con Pechino vari trattati commerciali. Gli umilianti accordi con gli occidentali ferirono l’orgoglio cinese e alimentarono un sentimento nazionalista e xenofobo che si sarebbe poi espresso nelle rivolte di Taiping (18501864) e dei Boxer (18991901).

Finisce

  1. L’UE ha imposto alla Grecia di vendere il porto del Pireo (azienda in attivo) alla Cina, per “fare cassa” e ripianare le disastrate finanze pubbliche. L’imprenditore cinese acquirente dopo avere incrementato volumi di affari e utili dal 70 al 90%, sta ora dimezzando gli stipendi ai lavoratori greci e sta colonizzando altre aree del paese.
  2. La Cina sta investendo molto su altri canali di penetrazione commerciale in Europa (ad esempio a Genova). Il fatto può essere descritto e presentato in due modi dal significato opposto: 1) successo dell’attrattività italiana verso investimenti esteri; 2) colonizzazione del nostro Paese.
  3. La Cina … e non solo lei. Molti marchi famosi del nostro made in Italy sono ormai di proprietà estera. Ciò viene descritto e presentato in due modi dal significato oppost0: 1) “Ci siamo internazionalizzati”; 2) colonizzazione del nostro Paese. Anche alcuni nostri “piccoli” imprenditori. Conosco personalmente casi in cui, dopo avere sviluppato prodotti e mercati, nostri piccoli imprenditori hanno venduto la loro azienda a stranieri (nei casi che conosco: USA e Arabi) incassando un prezzo molto elevato e ottenendo per di più un ricco contratto di dirigente o di consulente.
  4. Molti, troppi giovani cervelli italiani migrano all’estero e possono diventare strumento di questa colonizzazione di ritorno.

A maggior ragione servirebbero gli Stati Uniti d’Europa, se non altro per governare questa ondata di ritorno ed evitare che da ex colonizzatori ci si trasformi in colonizzati. Altro che “liberiamoci dai vincoli dell’UE, riprendiamoci la nostra sovranità!” Una simile visione politica pensa solo alle prossime elezioni (si veda l’andamento positivo dei sondaggi) e non alle prossime nostre generazioni.

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“LA FERSINA – ANTICA SIGNORA DELLA VALLE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Luglio, 2018 @ 6:21 am

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Detto altrimenti: storia di un fiume e di un libro e di nuovi amici e di …   (post 3250)

N.B.: questo è un pre-post. Il post “vero” lo scriverò dopo avere letto il libro …

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Alle volte, si dice … il caso. Trento. Abito  sul Viale Trieste, un regalo della Storia alla città, adagiato su un bastione austriaco lambito dalla Fersina. Un giorno ho scritto una poesia: “Il canto di Trento a la Fersena”. Un altro giorno apro il giornale e scopro che due persone stanno per pubblicare un libro su questo fiume. Le cerco, le contatto, invio la mia poesia e dopo qualche tempo la so pubblicata all’interno dell’opera alla quale questo post ha rubato il titolo.

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       Lino Beber e Claudio Morelli

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Mesi dopo. Maria Teresa ed io “saliamo” a Pergine a incontrare Lino Beber e Claudio Morelli, due dei tre curatori dell’opera (il terzo è  Mario Cerato), attivissimi soci della locale Associazione Amici della Storia. Lino è medico dell’Ospedale di Borgo Valsugana; Claudio maestro elementare. Entrambi in pensione dal 2007. Due giovanotti classe ’50 (giovanotti perché io sono del ’44!) attivissimi nel “vivere e far vivere” la storia, il teatro, la poesia, la cultura locale. Ci incontriamo al bar del Teatro (e dove, sennò?).

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Pergine il pubblico in sala

      Presentazione del libro a Pergine

Prima arriva Claudio, sottobraccio una copia del libro, un regalo per me, grazie! Parliamo. Claudio è (anche) poeta, molte delle sue creature sono pubblicate nell’opera: trenta, una per ogni km del percorso dal Lago Erdemolo d’origine a quota 2006,  all’Adige. E poi ci regala anche un suo libro di poesie “Io, di molti”. Mentre parliamo arriva Lino che da vero amico del suo amico ci descrive le molte qualità: poeta, commediografo, animatore del Museo di Canezza, già ciclista dilettante “che – dice – una volta ha battuto anche Francesco!” (Francesco Moser, n.d.r.).

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L’aria condizionata del locale non ci piace. Sediamo all’aperto e siamo accarezzati dall’Ora del Garda che arriva sin qui a portarci le storie del Lago dal quale poche ore prima  Maria Teresa ed io siamo partiti in auto, brezza  che ci invita a leggere le pagine del libro che essa stessa sfoglia, curiosa, facendo posare il nostro sguardo su una sorta di film a sequenza di immagini. Lino ci descrive per sommi capi l’opera, preceduta dall’esame di una impegnativa ricerca sui cognomi perginesi fatta da Don Tomaso Vigilio Bottea. Il lavoro si articola su tre sezioni: storia e difesa del territorio (Mario Cerato); il mondo della natura (sulla base della tesi di laurea di Silvia Beber che poi non è sua parente); la parte letteraria e poetica a cura di Claudio Morelli, le cui poesie sono accompagnate dai disegni di Guido Paoli.

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Iole Piva, P. Ass.ne Amici della Storia; Lino Beber; Mario Cerato (opere di difesa sulla Fersina); Claudio Morelli; Guido Paoli (copertina e 32 disegni)

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Prima di lasciarci, ci impegnamo a tenerci reciprocamente informati sulle rispettive iniziative culturali. Io li invito a far parte dell’Accademia delle Muse a Trento; loro ad aggiornarmi sulle iniziative culturali locali. Come ho detto, questo post è solo un anticipo di quello che potrò e vorrò scrivere dopo che avrò letto il libro dei nuovi amici. Ma non voglio chiudere qui queste prime note senza riportare una poesia di Claudio:

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“Il primo tratto”

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      La Fersina a Viale Trieste (foto Luigi Zullo)

Precipita allegra verso la valle / danzando sull’erta dei sassi / giovane vita non ancora signora / vergine e pura ignara del male: / il primo ponte è per greggi e pastori / passaggio per volpi lupi e predoni / comodo slancio per chi sale la china / balcone sul bosco di larici e pini / vicino la strada che porta alla grua / la più alta a dispensare tesori. / Poi giù verso le case sparpagliate / sui prati attorno alla chiesa / di Maria Maddalena verso baite / e fienili coperti di scandole / a lambire Palù e il monte ripieno / di ori argenti e metalli preziosi.

La mia poesia? La trovate qui sul blog, al post del 30 dicembre 2017, cliccando La Fersena. Il libro? Lo trovate – e lo potete acquistare – in internet oppure lo dite a me che passo il messaggio ai suoi Curatori.

Buona Fersina a tutte e a tutti, ed “Evviva!” queste nuove, belle Amicizie!

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P.S.: in settembre riprenderanno le presentazioni e una sicuramente sarà a Trento, visto che la Fersina è stata protagonista anche per il nostro capoluogo quando l’1 giugno 1890, grazie alla centrale idroelettrica di Ponte Cornicchio, Trento fu illuminata quale prima città italiana, anche se allora era Austria.

FOTO FERSINA

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Bianco Fersina


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Verde Fersina (ovvero: “Sotto i ponti di Trento Fersina scorre …”

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Musica Fersina

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Fichi Fersina

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Pescatore Fersina (foto L. Zullo)

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Pesci Fersina (foto L. Zullo)

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Pranzo Fersina (foto L. Zullo)

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Riflessi Fersina

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Fiori Fersina

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.6 - La piena

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Piena Fersina

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