PER UN PUGNO DI DOLLARI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2018 @ 12:53 pmDetto altrimenti: ai giorni nostri …. (post 3308)
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“Quando un uomo con una idea seria e intelligente incontra un uomo con uno slogan, l’uomo con l’idea seria e intelligente è un uomo morto” E invece ….
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LE GUERRE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2018 @ 8:10 am(segue dalla puntata precedente)
Detto altrimenti: ieri e oggi, con le armi, con la finanza, con la politica (post 3307)
Con le armi. Un tempo si dichiaravano per un pretesto: “Hai sconfinato; voglio Danzica; una tua nave ha sparato alla mia” Un pretesto pur che sia. Oggi scoppiano anche per “ragioni umanitarie” o vengono chiamate “guerre civili”.
Con la Finanza. Gli USA richiedono alla Federazione Jugoslava la restituzione dei prestiti. Milosevich ripartisce l’onere sui vari stati della federazione. Alcuni si rifiutano. Scoppia la guerra dei Balcani anche per questo motivo. Il fortissimo esercito di mercenari della Serbia si autodistrugge.
Con la politica. Agli USA non va bene una UE forte. Gli USA indeboliscono la Turchia e di conseguenza l’UE.
Oggi pare che in Italia si assuma come pretesto la guerra agli immigrati per non pagare contributi all’UE e per uscire dall’UE. Ecco il possibile ultimo scenario, della serie a pensar male si fa peccato ma si indovina. Infatti non pagare l’UE renderebbe liberi per il governo 20 miliardi con i quali far fronte a parte delle premesse-promesse elettorali e avere quindi il consenso ed il tempo per realizzare la sdemocratizzazione democratica del paese attraverso l’introduzione di:
- referendum propositivo senza quorum;
- obbligo di calendarizzazione per il Parlamento;
- vincolo di mandato per i parlamentari.
Con il che la Democrazia sarebbe democraticamente trasformata in una oligarchia. A questo punto – o anche prima – ci fanno uscire dall’Euro. Bene, torniamo alla liretta che poi ce ne vuole tanta ma tanta per pagare le nostre importazioni di materie prime di energia. Non importa: si fa fronte con il dimezzamento del potere di acquisto di stipendi e pensioni. Eccheccivuole?
FINE (sarebbe veramente la fine!)
P.S.: per capirsi, oggi è come se l’Italia fosse un vogatore debole di un equipaggio di altri sette vogatori forti su una canoa che vince la regata. Se questo vogatore scende e sale su una canoa singola, non ha alcuna speranza non dico di vincere la regata, ma nemmeno di arrivare al traguardo.
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FINANZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2018 @ 7:53 amDetto altrimenti: no, non la GdF, la Guardia di Finanza …. (post 3306)
Il Ministro Vice Premier Di Maio dice che “Lo spread non è la felicità”, “Non paghiamo i 20 miliardi all’UE”. Lui ha 32 anni, il che vuol dire che è nato nel 1986, quindi non ha né vissuto né lavorato negli anni ’70.
Nella prima metà degli anni ’70 c’era la stretta creditizia, la stretta valutaria (1), la stretta alle importazioni (di ogni importazione l’importatore doveva versare a Bankitalia un deposito semestrale infruttifero apri alla metà del prezzo pagato all’estero). Io vissi questa fase come responsabile della funzione estero in filiali della Banca Commerciale Italiana.
Nella seconda metà degli anni ’70 io ero dirigente a capo della Finanza Italia della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni SpA a Torino. Stesse “strette” come negli anni precedenti, costo del denaro nominale fino al 17%, effettivo annuo anche fino al 34 %.
La Stet era la più grande società finanziaria italiana. Era “mista” nel senso che in parte era l’azionista di alcune società, in parte ne gestiva direttamente alcune funzioni strategiche, prima fra tutte la finanza, che era quindi Finanza di Gruppo. Le maggiori società controllate del Gruppo erano: SIP, Ilte, Seat, Italtel, Elsag, Selenia, SGS Ates, Cselt, Sodalia etc.. Vi erano poi finanziarie estere e società partecipate con quote di minoranza, quali ad esempio SIT-Siemens, Siemens Data Milano.
Noi della Stet avevamo il compito di accendere i finanziamenti bancari e di gestire la finanza di gruppo. Ecco, chi ha vissuto come me questi periodi di “guerra finanziaria” può permettersi di dare un consiglio al Ministro Di Maio: si legga la storia finanziaria del periodo e sia più prudente nelle sue esternazioni, soprattutto quando sottovaluta lo spread o “minaccia” l’UE di non pagare i 20 miliardi dovuti dall’Italia.
“Lo spread non è importante” …”Non paghiamo i 20 miliardi all’UE” … Maccome? Certo che vien da pensare che il Ministro sia guidato da un comunicatore molto smaliziato che gli abbia detto che l’importante non è dire cose giuste o sbagliate, ma saper prevedere quale sarò la reazione del popolo di fronte alle proprie affermazioni anche e soprattutto se sbagliate. In altre parole: c’è chi ricerca la verità e chi invece una reazione comunque favorevole anche di fronte alle falsità.
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Comunque il governo è compatto: il Ministro Vicepremier Di Maio dice no ai 20 miliardi; il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi dice paghiamoli tutti; il Ministro Vicepremier Salvini dice vabbè paghiamone un po’ di meno. Il Premier Conte si arrabbia. Sembra di giocare a poker: la scala massima vince la scala media che vince la scala minima che vince la scala massima etc.. Solo che questo non è un gioco.
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(1) Una (altra) grande società industriale torinese dell’epoca, la quale fabbricava automobili ma che non nomino per rispetto delle regole sulla privacy, aveva avuto l’autorizzazione a intrattenere presso le banche conti in valuta estera (i cosiddetti “conti autorizzati”) per la gestione ed il controllo del rischio di cambio, privilegio che invece tutte le altre società italiane avevano. Io preferii non chiedere analoga deroga e creai un sistema operativo di controllo del rischio di cambio dell’intero nostro gruppo industriale. Ma questa è un’altra storia.
(continua al prossimo post)
COMMENTA ALESSANDO ZORAT: “Bravo Riccardo per la tua analisi sulla Finanza in questi tempi. Riguardo al tuo ultimo paragrafo riporto un pensiero che parafrasava una frase da una scena del film “Per un pugno di dollari”: Quando un uomo con un ragionamento serio incontra un uomo con uno slogan, l’uomo con il ragionamento serio è un uomo morto. Ho proprio paura che noi siamo vittime degli slogan …”
AUTOSTRADE E LA LEGA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2018 @ 8:04 amDetto altrimenti: Genova, vittima innocente … ma di chi? (post 3305)
Molto interessante la lettera aperta del Prof Carlo Maria Bellei delll’Università degli Studi di Urbino, al vice premier ministro Di Maio.
“Caro Di Maio, leggo che lei ed il suo ministro Toninelli siete rimasti perplessi dalle aperture della Lega a Società Autostrade. Se ha un minuto provo a spiegarle come stanno le cose. Se invece di continuare a gridare proclami vi foste presi la briga di approfondire la materia riguardante le concessioni autostradali, vi sareste accorti di una serie di cose interessanti. Prima di tutto il contratto capestro. Non le pare che invece di lanciare le solite accuse a destra e a manca vi sareste dovuti chiedere chi c’era dietro la stipula di condizioni così svantaggiose per lo Stato? È evidente che sia lei che Toninelli non ne sapete nulla.
Partiamo dal principio: nella sua breve vita il tanto bistrattato secondo governo Prodi si accorge di alcune anomalie e decide di intervenire per sanarle. L’intervento più importante che viene fatto è del 2006, praticamente si obbligano i gestori privati a legare gli aumenti dei pedaggi a sostanziosi interventi di ammodernamento e manutenzione. Detta in parole povere, se vuoi soldi devi prima metterci soldi.
Solo che il governo Prodi cade e, mi ascolti bene caro Di Maio, nel 2008 arrivano Berlusconi e la Lega, già proprio quella Lega con cui oggi governa e nella quale Salvini era già uno degli elementi di spicco.
Nel giugno dello stesso anno il centro destra elimina tutti i vincoli, cambia le condizioni della concessione dando vita all’attuale contratto capestro con il quale si affidano le autostrade ai privati. Vuole sapere il perché caro Di Maio? Perché alcuni imprenditori veneti interessati al business della viabilità, fecero molte “pressioni” proprio sulla Lega.
Comincia a capire Ministro Di Maio? Vede, alla lunga è difficile occupare un dicastero importante come il suo raccontando tutto ed il contrario di tutto. Capisco che in questi anni giornalisti ed elettori le abbiano fatto credere che nessuno l’avrebbe mai contraddetta, ma questo non è più il tempo in cui inventarsi balle per giustificare ai genitori il fatto di non riuscire a passare gli esami all’Università, questo è il tempo in cui lei ha in mano il futuro di milioni di persone. Spero di esserle stato utile.”
E queste sono le stesse forze politiche che si candidano a governare il Trentino? Anche no!
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DI MAIO E IL NOSTRI MILIARDI ALL’UE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2018 @ 7:44 amDetto altrimenti: una mia lettera ai giornali locali (post 3304)
Egregio direttore, leggo che il ministro vice premier Di Maio “minaccia” l’UE: “O ci aiutate con i migranti, o non deliberiamo il versamento dei nostri 20 miliardi all’UE”. Al che mi permetto di sottoporre all’attenzione Sua e dei lettori alcune sottolineature:
- Discorsi simili spetterebbero eventualmente al Premier
- Non si tratta di “aiuti” all’Italia, ma che ognuno faccia la sua parte
- Forse si poteva usare un altro tono, del tipo “Nelle more delle decisioni dell’UE circa l’assunzione di responsabilità da parte di ogni stato membro in merito al problema dell’immigrazione, l’Italia utilizzerà direttamente fondi UE, trattenendoli sulla quota dovuta alla stessa.”
Il modo sarebbe assai meno muscolare e la trattenuta sarebbe parziale, cioè solo a fronte dei costi relativi all’immigrazione, e non totale, il che rappresenta una minaccia di uscire dall’UE: e Le pare che l’avvio di una politica simile possa essere iniziativa di un singolo ministro e non del premier supportato dall’intero Parlamento, se non dell’intera popolazione a mezzo referendum? In ogni caso, prima di portare in Parlamento e ancor di più alla decisione referendaria, occorrerebbe comunque fornire agli Italiani una completa esposizione, chiara ed onesta, delle conseguenze disastrose di una simile decisione.
Ma già … che l’On.le Di Maio è quello dell’impeachment al Presidente della Repubblica, quello che lo spread non è la felicità, quello delle frasi ad effetto che faranno pur effetto qui da noi, ma che fanno tanto, tanto danno all’immagine ed alla credibilità dell’Italia. E queste sono le stesse forze politiche che si candidano a governare il Trentino, secondo i dictat romani? Anche no!
P.S.: la risposta UE è già arrivata: “Con le minacce non si va da nessuna parte (e sino a qui condivido). Stiamo lavorando per …”. (e qui non sono d’accordo: è una non risposta). Nel frattempo gli investitori esteri hanno disinvestito ben 72 miliardi di titoli del nostro debito pubblico e il nostro ministro è volato in Cina per cercare nuovi sottoscrittori.
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I SOCI FIAB RACCONTANO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Agosto, 2018 @ 6:56 amDetto altrimenti: in bicicletta, nella Busa del Garda (Altogarda Trentino) (post 3303)
Percorsi corti, spesso con salite importanti. Fa eccezione il Giro della Busa (Riva, Arco, Ceniga, Dro, Lagi di Cavedine, Lago Toblino, Sarche, Pietramurata, Drò, Arco, Riva) che presenta salitelle e uno strappo al 20 % alla centrale Fies prima del Lago di Cavedine. 50 km circa.
Se vogliamo allungare, Riva, Pranzo, Passo del Ballino, e sono 700 m di dislivello! Qui, subito dopo il Passo, a sinistra prendere la strada romana (sterrata) che con facile saliscendi conduce a metà della SP che collega Fiavè a Balbido. Se girate a destra siete a Fiavè. A sinistra, con una discreta salita, raggiungete Ballino Rango. Proseguendo in costa poi in discesa, arrivate a Ponte Arche. Un po’ di SP, la ciclabile del Maso Limarò e siete a Sarche. Indi, come sopra. Km 70.
Da Pranzo, deviazione a sinistra per Campi e Malga Grassi. Salita seria. In discesa stesso percorso oppure, solo per mtbikers seri e preparati, da Campi scendere per la Strada della Pinza, ripidissima. Prestare molta attenzione.
A Ballino paese, subito dietro la chiesetta girare a destra: sterrato con difficoltà media, fino allo splendido Lago di Tenno (qui a fianco) e a Canale di Tenno.
Riva del Garda, strada del Ponale, Tremosine. Circa 10 km di salita seria. Poi se volete, proseguite fino a Punta Larici a quota 970. Salita molto seria.
Dalla fine della strada del Ponale, a destra verso il Lago di Ledro. La seconda parte della ciclabile, salita molto seria. 12 km.
Subito a nord di Arco, prendere verso est la strada per Falesia Policromuro, Bosco Caproni. Salita al 10-15% che conduce a Drena. Indi 4 km a destra e arrivate nella Valle dei Laghi. Scendete fino al paese di Cavedine, entrate e girate dietro al chiesa, salite al passo e planate sul lago di Cavedine. Salita seria.
Ancora un poco a nord di prima, girando a destra (cartello bianco Vecchia Dallas) una serie di poderali facili e rilassanti.
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Arco, S. Giovanni: 1000 metri di dislivello che iniziano con un 15%. Fate voi ….
Bolognano, S. Barbara, Passo Bordala: 1200 metri di dislivello su 14 km. Fate voi …
Torbole, verso il Monte Baldo: 1500 metri di dislivelli su 17 km. Fate voi …
Arco, ciclabile verticale verso il Castello di Tenno, pendenza al 40-45%. Fate voi …
Ecco, l’elenco non è completo ma già così si vede bene che per moli itinerari occorre essere atleti allenati o avere una e-mtb e “siccome che” io con i miei 74 anni sono un nonno molto allenato, per molti percorsi utilizzo la e-mtb.
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Good FIAB & good e-bike everybody!
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GOVERNO DEL CAMBIAMENTO?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Agosto, 2018 @ 4:18 pmDetto altrimenti: incidit in Scyllam cupiens vitare Caribdim (post 3302)
Scilla e Cariddi, due gorghi nello Stretto di Messina: Scilla dilania, Cariddi risucchia: chi vuole evitare Scilla è vittima di Cariddi. In dialetto trentino: “L’e pezo ‘l tacon del bus” ovvero spesso l’applicazione di una pezza è peggio del buco che si vuole rattoppare.
La retorica, le frasi ad effetto; il populismo; tutto a tutti, noi sì che siamo bravi. Evvabbè … Cambiamo, sforiamo! Sforiamo, cambiamo! Si ma se sforiamo poi lo spread va a 500.
Dice uno dei tre premier: “Lo spread è solo un numero, mica fa la felicità”. Frase ad effetto. Ma se lo spread sale, aumenta l’esborso del Tesoro per interessi sul debito che aumenta il debito che aumenta gli interessi etc. e non ci sono soldi per finanziare quel tutto a tutti. Evvabbè … Non ci sono soldi? Dice: “I soldi non fanno la felicità“. E’ vero però … figuriamoci quanta tristezza in più a non averli! E poi … dice: “Non averli? Eccheccivuole? Li stampiamo“. Ah ho capito …
Dice il secondo dei tre premier: “Liberiamoci dell’UE, mica siamo suoi schiavi!” E’ vero, ma lo siamo del mercato finanziario. Insomma, il mi’ babbo, toscanaccio doc, mi diceva: “Quando lavorerai e guadagnerai i tuoi soldi, potrai decidere dattè (espressione dialettale senese: da solo). Ma fino a quando sarò io (il mercato finanziario) a tirare fuori i soldi, non potrai ignorare le mie regole”.
Autonomia. Scrive il filosofo del diritto l’austriaco Hans Kelsen (“Teoria generale del Diritto e dello Stato”, 1963, Ed. Di Comunità, pag. 319 e sgg): “Quando il governo centrale è retto da autocrati contro le regole democratiche, in periferia sorgono spinte autonomiste” (per l’affermazione della democrazia, almeno a livello locale, n.d.r.). Quindi Autonomia come Democrazia e Democrazia nell’Autonomia.
Democrazia. Nei millenni in successione il termine ha indicato “potere sul popolo” (il democrator era il tiranno); strapotere del popolo; potere del popolo. Oggi stiamo regredendo dal terzo al secondo significato, ovvero verso lo strapotere del popolo della rete (“Meno male che c’è la rete”, afferma il secondo dei tre premier).
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I due premier citati dicono: “Con la democrazia diretta (da loro due, n.d.r.) non servirà più il Parlamento”. Affermazione gravissima. Ma come si apprestano a fare ciò? Con tre mosse ed è scacco matto alla democrazia: 1) referendum propositivo senza quorum; 2) obbligo del parlamento di calendarizzare queste proposte; 3) vincolo di mandato per i parlamentari. Con il che il potere legislativo è riunificato al (loro) potere esecutivo, cioè al potere della oligarchia che controlla la rete.
Resta per loro il problemaccio di una magistratura indipendente. Al riguardo si avvertono già le prime scaramucce: gli immigrati sono costretti a bordo di una nave militare italiana ancorata in un porto italiano? La magistratura ipotizza il reato di sequestro di persona e avvia un procedimento contro ignoti. Il secondo premier dice: ”Ignoti? Sono io, io mi auto accuso”. Mutatis mutandis mi ricorda un altro uomo “forte” del passato che si era assunto la responsabilità politica di un omicidio politico …
Dice … ma tu, caro il mio blogger … hai detto che i premier sono tre ma ne hai citato solo due. E il terzo, che dice? Dico: dice nulla o quasi … scusate … è vero … me ne stavo dimenticando …
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VENNE SERA …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Agosto, 2018 @ 6:40 pmDetto altrimenti: foto del … giorno? No, della notte su Riva del Garda! (post 3301)
Venne sera e la luna col suo opale
chiaror d’argento sostituiva il sole
che lento iva all’ingù per le sue scale
di Rocchetta a dormir dietro la mole.
E poi ch’alcun momenti ebbimo conti
la luce disparì come far suole.
La notte quinci scese giù da’ monti
con quattro cime che le fean corona
sovra la Riva insieme a li suoi ponti
addormentati al par de la padrona.
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(Riccardante Lucattieri)
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GENOVA VVFF
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Agosto, 2018 @ 6:49 amDetto altrimenti: bravi! (post 3300)
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Senza parole
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GENOVA SECONDO GIORGIO CAPRONI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Agosto, 2018 @ 7:58 amDetto altrimenti: vorrei averla scritta io questa poesia …. (post 3299)
Genova mia città intera. Geranio. Polveriera. Genova di ferro e aria, mia lavagna, arenaria.Genova città pulita. Brezza e luce in salita. Genova verticale, vertigine, aria scale.Genova nera e bianca. Cacumine. Distanza. Genova dove non vivo, mio nome, sostantivo.Genova mio rimario. Puerizia. Sillabario. Genova mia tradita, rimorso di tutta la vita.Genova in comitiva. Giubilo. Anima viva. Genova in solitudine, straducole, ebrietudine.Genova di limone. Di specchio. Di cannone. Genova da intravedere, mattoni, ghiaia, scogliere.
Genova grigia e celeste. Ragazze. Bottiglie. Ceste. Genova di tufo e sole, rincorse, sassaiole. Genova tutta tetto. Macerie. Castelletto. Genova d’aerei fatti, Albaro, Borgoratti. Genova che mi struggi. Intestini. Caruggi. Genova e così sia, mare in un’osteria. Genova illividita. Inverno nelle dita. Genova mercantile, industriale, civile. Genova d’uomini destri. Ansaldo. San Giorgio. Sestri. Genova in banchina, transatlantico, trina. |
Genova tutta cantiere. Bisagno. Belvedere. Genova di canarino, persiana verde, zecchino.Genova di torri bianche. Di lucri. Di palanche. Genova in salamoia, acqua morta di noia.Genova di mala voce. Mia delizia. Mia croce. Genova d’Oregina, lamiera, vento, brina.Genova nome barbaro. Campana. Montale, Sbarbaro. Genova dei casamenti lunghi, miei tormenti.Genova di sentina. Di lavatoio. Latrina. Genova di petroliera, struggimento, scogliera.Genova di tramontana. Di tanfo. Sottana. Genova d’acquamarina, area, turchina.
Genova di luci ladre. Figlioli. Padre. Madre. Genova vecchia e ragazza, pazzia, vaso, terrazza. Genova di Soziglia. Cunicolo. Pollame. Trilia. Genova d’aglio e di rose, di Pré, di Fontane Masrose. Genova di Caricamento. Di Voltri. Di sgomento. Genova dell’Acquasola, dolcissima, usignuola. Genova tutta colore. Bandiera. Rimorchiatore. Genova viva e diletta, salino, orto, spalletta. Genova di Barile. Cattolica. Acqua d’Aprile. Genova comunista, bocciofila, tempista. |
Genova di Corso Oddone. Mareggiata. Spintone. Genova di piovasco, follia, Paganini, Magnasco.Genova che non mi lascia. Mia fidanzata. Bagascia. Genova ch’è tutto dire, sospiro da non finire.Genova quarta corda. Sirena che non si scorda. Genova d’ascensore, paterna, stretta al cuore.Genova mio pettorale. Mio falsetto. Crinale. Genova illuminata, notturna, umida, alzata.Genova di mio fratello. Cattedrale. Bordello. Genova di violino, di topo, di casino.Genova di mia sorella. Sospiro. Maris Stella. Genova portuale, cinese, gutturale.
Genova di Sottoripa. Emporio. Sesso. Stipa. Genova di Porta Soprana, d’angelo e di puttana. Genova di coltello. Di pesce. Di mantello. Genova di lampione a gas, costernazione. Genova di Raibetta. Di Gatta Mora. Infetta. Genova della Strega, strapiombo che i denti allega. Genova che non si dice. Di barche. Di vernice. Genova balneare, d’urti da non scordare. Genova di “Paolo & Lele”. Di scogli. Furibondo. Vele. Genova di Villa Quartara, dove l’amore s’impara. |
Genova di caserma. Di latteria. Di sperma. Genova mia di Sturla, che ancora nel sangue mi urla.Genova d’argento e stagno. Di zanzara. Di scagno. Genova di magro fieno, canile, Marassi, Staglieno.Genova di grige mura. Distretto. La paura. Genova dell’entroterra, sassi rossi, la guerra.Genova di cose trite. La morte. La nefrite. Genova bianca e a vela, speranza, tenda, tela.Genova che si riscatta. Tettoia. Azzurro. Latta. Genova sempre umana, presente, partigiana.Genova della mia Rina. Valtrebbia. Aria fina. Genova paese di foglie fresche, dove ho preso moglie.
Genova sempre nuova. Vita che si ritrova. Genova lunga e lontana, patria della mia Silvana. Genova palpitante. Mio cuore. Mio brillante. Genova mio domicilio, dove m’è nato Attilio. Genova dell’Acquaverde. Mio padre che vi si perde. Genova di singhiozzi, mia madre, Via Bernardo Strozzi. Genova di lamenti. Enea. Bombardamenti. Genova disperata, invano da me implorata. Genova della Spezia. Infanzia che si screzia. Genova di Livorno, Partenza senza ritorno. Genova di tutta la vita. Mia litania infinita. Genova di stocafisso e di garofano, fisso bersaglio dove inclina la rondine: la rima. |
Giorgio Caproni, chi era costui? Ebbene, è inutile che io ricopi da internet la sua storia: leggetela però, è molo, molto interessante e arricchente. A questo punto, una confessione: scopiazzando da Caproni, livornese naturalizzato genovese … io, genovese naturalizzato trentino ho scritto una poesia analoga per Trento:
Trento città Natale
Trento, città, Natale
Trento di acqua e di vino
Trento adottiva
Schiva – Schiava – Surgiva.
Trento in verticale
Bondone si sale
In Vigolana l’Orsa s’inchina
A Trento – al Concilio – A birra alla spina.
Trento la Torre Verde
Adige sponda di erbe
Trento si tiene
A valle Fiume si perde.
Trento Fersena un rivo
Trento dove io vivo
Trento un nome
Un sostantivo.
Trento illividita
Inverno delle mie dita
Trento dolomia scolpita
Trento invita.
Trento le mille voci
Todeschi Taliani Ladini
Città Provincia Confini
Trento i mercatini.
Trento due volti
Trento in molti
Trento da solo
Trentino – Tirolo.
Trento neve fa bianca
Trento mai stanca
Di Autonomia
Di Sociologia.
Trento corona di monti
Trento traversano i ponti
Trento la Vigolana
l’Orsa – la maglia – di lana.
Trento colori
Bandiere Governatori
Trento viva diletta
Salita – Povo – Spalletta.
Trento la mala voce
Trento delizia e croce
Trento Piazza del Duomo
Campana – Fulmine – Tuono.
Trento i Senatori
Curia – Silenzio – Pastori
Trento caccia nei boschi
Politica – Cervi – Umori.
Dante Degasperi addita
Trento in sordina
Trento stupita
Trento – Marcello – Farina.
Trento studenti bolletta
Ragazze sci bicicletta
Trento giovane e bella
Amore in Camporella.
Trento lo smaccafam
Nonesi Pedavena
Birra Solandri
Polenta – La cena.
Trento la Via Grazioli
Vino – Dolci – Pinoli
Trento soffonde le luci
Il Natale gli Amici.
Trento la Villa Moggioli
Trento il Viale Trieste
Trento le Buone Feste
Trento le Buone Intenzioni …
… ed i panettoni.
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