CICLISTA ILLUMINATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Settembre, 2018 @ 7:31 am

Detto altrimenti: idea! E se dotassi sempre di luci la mia bici, quando cala la notte?     (post 3328)

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Un’iniziativa del Comune di Trento (Corpo di Polizia Locale Trento – Momte Bondone) e della FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Organizzata da un Gruppo di Lavoro congiunto, previa prenotazione ci siamo ritrovati a Trento quando ancora c’era luce di fronte alla Palazzina Liberty di Piazza Dante, dove erano stati approntati due gazebi: uno della Polizia Locale ed uno “nostro”, della FIAB. Qui a fianco, il Presidente Fiab Trento, Guglielmo Duman.

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bdrPrima opportunità: una piccola ma efficiente officina mobile gestita da GIRALARUOTA ha controllato l’efficienza delle biciclette che si sono offerte alla verifica, una sorta di tagliando. Indi distribuzione di gadget e delle istruzioni e, scese le tenebre, divisi in tre gruppi di 25 ciclisti cadauno abbiamo iniziato a percorre tre diversi itinerari cittadini, scortati dalle nostre guide e accolti, in tre successive soste, da esperte guide turistiche che ci hanno illustrato frammenti di storia e di arte della nostra città. Il mio gruppo ha sostato al Quartiere della Albere, al quartiere Piè di Castello-S. Apollinare e in Piazza Duomo.

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btyIn rigorosa (quasi) fila indiana, tutti “illuminati”, abbiamo incuriosito la Trento by night, non avvezza a simili cortei. Perché abbiamo fatto questo? Per riappropriarci in una qualche misura della dimensione umana a pedali dello spazio e del tempo, anche di notte. Dello spazio ok, ma del tempo, direte voi …? Si, anche del tempo, perché vivere “a pedali” ti lascia il tempo di vedere ciò che guardi, di riflettere su ciò che stai facendo o ancora dovrai fare, di sorridere a chi incontri, di aiutare un collega in difficoltà: insomma, di vivere meglio che non al volante!

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bmdDice … si, vabbè … ma a piedi allora? Si, anche a piedi va bene, ma vuoi mettere quanto sia più “giusta” la velocità a pedali rispetto a quella a piedi? Quante cose in più ti permette di fare nello stesso arco di tempo? E poi … la solidarietà a piedi esiste sicuramente in montagna, ma in città andare “a piedi” non rappresenta alcuna sfida che ci accomuni con i colleghi “piedoni”, mentre in bici, dai … in bici è un’altra cosa: ci si sente tutti parte della stessa tribù, della stessa squadra, della serie noi si che ci capiamo, ci aiutiamo: nasce spontanea una nuova “civiltà della convivenza”, una nuova solidarietà, ben diversa da quella “al volante” che ci si guarda in faccia e all’incrocio chi è più uomo passa!

 

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Quindi, in sintesi, tutti in sella, accendere le luci al tramonto, mi raccomando! E … good bike & good Fiab everybody!

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E la mattina dopo, una pedalata sotto un sole e tra fiori di un caldo colore giallo Fiab che più giallo non si può!

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IN BICI A BORGHETTO ALL’ADIGE E OLTRE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Settembre, 2018 @ 5:25 am

Detto altrimenti: la bici unisce   (post 3327)

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    Claudio e Giovanni sulla via di … Borghetto!

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Andate a leggere il post del 29 aprile 2015 cliccando “Borghetto”. Se voi foste per strada, a passeggio in un paese che non conoscete, se fosse l’ora di pranzo e non ci fossero negozi e ristoranti aperti, probabilmente saltereste il pranzo. Ma se invece avete appena fatto una pedalata di 55 km, se avete con voi la bici … be’ … allora tutto cambierebbe e trovereste la soluzione, come la trovammo noi tre amici e come è descritta nel post che ho appena citato.

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btyDa quel giorno noi e tanti altri “da Trent” siamo soci della Pro Loco Borghetto all’Adige e amici del suo Presidente Adelio Amadori e dei sui soci locali; da quel giorno ci torniamo molto volentieri un paio di volte all’anno; da quel giorno, ogni anno, partecipiamo alla Festa della Bicicletta organizzata a Borghetto dai colleghi Fiabbini di Valpolicella. Ieri ho voluto condurre i miei due amici Claudio Colbacchini e Giovanni Soncini a vedere la pista ciclabile “oltre Borghetto”, ovvero quella che, superato Ceraino, si snoda a pochi metri dal corso sinuoso dell’Adige in un tratto di una bellezza “mozzafiato” (uso le virgolette perchè il termine non mi piace: tuttavia rende l’idea).

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Per farla breve, in 55 km (da casa) raggiungiamo Borghetto, dove Adelio era già ai fornelli per allestire una eccezionale spaghettata alle sarde. Mentre apparecchiamo, si avvicina a noi una coppia di ciclisti – marito e moglie – dallo sguardo spaesato, sperso e affamato: “Scusate … ma per mangiare? La trattoria è chiusa …”. “Un momento, dico io, lasciatemi vedere ..” Ne parlo ad Adelio ed è fatta: aggiungi due posti a tavola! Insomma, si è ripetuta la scena del 2015, quando gli affamati spaesati eravamo noi tre!

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Ma non finisce qui: parlando parlando vien fuori che i due nuovi amici Orlando Marchi e Claudia Valcanover sono Valsuganotti e amici del mio-loro amico comune Lino Beber, uno dei tre autori del bellissimo libro “La Fersina, antica Signora della Valle” (v. qualche post fa). Ma non basta: Claudia è cugina di una vecchia amica di Adelio! Quando si dice che la bici unisce! Per finire invito Claudia e Orlando a cercare su internet il sito Fiab Trento e ad iscriversi alla nostra associazione di ciclo-pedalatori urbani ed extraurbani. Spero che leggano questo mio post e lo facciano: “Amici, vi aspettiamo!”

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Dopo pranzo, Claudia e Orlando ripedalano alla volta di Rovereto dove hanno lasciato l’auto. Noi proseguiamo verso Domegliara-Verona “Via Dolcè” e arriveremo a Domegliara in tempo a prendere il treno delle 16,06, binario 3.

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Note tecniche

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    La settimana scorsa, FIAB Trento al Lago di Resia

    Tot. 85 KM casa-casa. Bici utilizzate: due e-bike (Claudio e Giovanni, poco allenati); io bici da corsa (ho 3000 km nelle gambe). Velocità media fino a  Borghetto: 20 kmh. Dopo, 15 kmh. Vento: favorevole per l’intero percorso.

  2. Le salitelle fra Trento e Borghetto sono leggere e conosciute. Fra Borghetto e Domegliara si incontrano alcuni saliscendi molto brevi anche se talvolta un po’ più ripidi: se non siete allenati occorre predisporre prima il rapporto da salita e superarli di slancio.
  3. Alla fine della ciclabile dopo Ceraino, la pista risale per 50 m a sinistra fino ad una chiesa. Indi vi trovereste sulla SP che usualmente avreste percorso verso sud per qualche km fino alla stazione FS. E invece le indicazioni vi fanno ritornare verso nord per 50 m sino ad un semaforo dove attraversate la strada, per seguire i cartelli ciclabili “Verona”. Praticamente vi conducono sulla “sinistra orografica” della SP un poco oltre la stazione FS che viene individuata da un piccolo cartello sulla destra: Qui un sterrato in leggera discesa di 30 metri alla fine del quale girate a destra e dopo 100 metri prendete a sinistra un sotto passo (manca cartello indicatore!), all’uscita del quale proseguite per 200 metri a destra in direzione nord ed arrivate sul piazzale della stazione.
  4. Biglietto FS  Domegliara – Trento: €6,35 +€3,5 per la bici, a testa. Attenzione: fate il biglietto alla macchinetta automatica, altrimenti in treno vi applicheranno un pesante sovrapprezzo!

 Joint FIAB, iscriviti alla Fiab, unisciti a noi! Good bike & good Fiab everybody!

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DEMOCRAZIA DIRETTA? NO, GRAZIE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Settembre, 2018 @ 5:58 am

Detto altrimenti: sarebbe la morte della democrazia         (post 3326)

(“diretta”, participio passato di un verbo della seconda coniugazione, che pertanto ha sempre significato passivo: diretta da chi?)

Caro blog ti scrivo … già, perché tu sei un po’ come il mio diario personale, segreto … aperto a tutti!

220px-Antonio_Caprarica,_2013.

Una frase detta alla TV dal figlio del defunto cofondatore di un partito, gestore di una rete (oggi al co-governo): Presto il parlamento non servirà più”. Un’altra detta da un famoso giornalista (Antonio Caprarica), con aria preoccupata “Fra i programmi del governo mi preoccupa il punto sulla democrazia diretta”. E mi è scattato l’allarme, poi rafforzato dai dettagli dell’operazione:

  • referendum propositivo senza quorum;
  • obbligo di calendarizzazione per il parlamento;
  • vincolo di mandato per i parlamentari.

 Ma allora mi sono detto: se le cose stanno così, le leggi saranno fatte da chi ha il controllo della rete, attraverso di essa dell’elezione dei parlamentari e dei parlamentari stessi. Cioè questa sarebbe la via democratica per la distruzione della democrazia.

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Con la partecipazione dell’Associazione Più Democrazia in Trentino

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Ieri passeggio per Trento, in Piazza Dante. Un grande pullman “Democrazia Diretta in tutta Europa – con tutti per tutti – Omnibus fuer Direkte Demokratie in Deutschland”. Mi incuriosisco anzi mi insospettisco, mi avvicino, mi offrono una locandina: peggio mi sento! Trento è una delle tre città in tutta Italia per godere del privilegio dell’anteprima di quella che dal 26 al 29 settembre a Roma sarà il “Global Forum on modern direct democracy”.

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              Quo vadis Europa?

Che combinazione! Trento città fortunata! Anche in lingua tedesca (così i Trentini si rassicurano!), proprio a ridosso delle nostre elezioni amministrative, questo “omnibus” che – si dichiara – gira per l’Europa da 30 anni. Ecco, ci mancava … il riferimento all’Europa, l’Europa, così la smetteremo di dire che il nostro attuale governo romano è “contro” l’UE. La ciliegina Europa. Ma già … ora ricordo: recentemente un altro politico di quel gruppo ha dichiarato che presto lui ed un suo collega ungherese avrebbero governato l’Europa. Mi viene in mente una frase del regime tedesco della seconda guerra mondiale: “Wir werden weiter marchiren wheil Heute gehert Deutschland und morgen di ganze Welt”

Mi avvicino, mi parlano: “Ma lei, si sente rappresentato dal parlamento? Occorre invece che le leggi siano fatte anche dai cittadini, con referendum propositivi a quorum zero … sa … è così difficile raggiungere il quorum … e poi, quale quorum? Come si fa a stabilirne il livello?” Ho capito. Purtroppo ho capito. Ma non è finita: leggo con più attenzione la locandina e scopro che nel pomeriggio del giorno dopo (18 settembre) presso l’Aula 7 della Facoltà di Giurisprudenza – accesso da Via Rosmini, 27) si terrà un forum sull’argomento. Con il patrocinio del Comune di Trento e dell’Università di Trento.Scan 2 Ma come, mi dico!? Il Comune patrocinia una iniziativa contro la democrazia parlamentare? E l’Università accetta di fare questa dis-cultura? Che fare? Ho deciso, scrivo alla stampa locale. Ecco qui la mia lettera che spero sia pubblicata:

“DEMOCRAZIA DIRETTA, MA DA CHI?

Egregio Direttore, oggi in Piazza Dante vedo un pullman che reclamizza la democrazia diretta, un concetto che fa parte del programma di un partito di governo. Mi avvicino, mi danno un depliant nel quale vedo che l’iniziativa è patrocinata dal Comune e dall’Università.Scan 2 Parlo con una del loro gruppo che mi dice che io dovrei aderire perché i cittadini non sono più rappresentati dal parlamento, che quindi occorre referendum propositivo quorum zero, che le leggi devono essere fatte sì dagli eletti ma anche dal popolo, insieme al popolo.

Sono rimasto esterrefatto che una simile iniziativa sia patrocinata dal Comune e dall’Università, una iniziativa che va contro la rappresentanza parlamentare, che supporta uno dei punti dell’azione politica di un partito, i cui alti esponenti hanno pubblicamente dichiarato che “Presto il Parlamento non servirà più”.

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Per chiarire cito un libro di Umberto Eco, “Il fascismo eterno”, un libro piccolo piccolo ma con verità grandi grandi: prima edizione in Cinque scritti morali, 1997; prima edizione La nave di Teseo, 2018, €5,00. Si tratta di una cinquantina di paginette scritte molto larghe ma di enorme peso specifico.

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220px-Aldo_Cazzullo_(cropped)E’ l’opera di Eco più venduta in assoluto, più del Nome della Rosa, recentemente citata dal giornalista Aldo Cazzullo su Corsera del 5 settembre 2018 pag. 27, sotto il titolo “La fine del parlamento e il fascismo eterno”. Eco parla di molti aspetti di una “cultura” fascista: la verità politica annunciata una volta per tutte; il governo del fare, l’azione per l’azione; la paura del diverso; il disaccordo è tradimento; la xenofobia; il militarismo; la guerra al pacifismo; il disprezzo per i deboli; siamo tutti eroi, etc.. Tutto questo per analizzare le molte componenti che, singolarmente o in combinazioni diverse, sono comunque fascismo, un fascismo che sia pure sotto spoglie diverse, permane anche oggi e permea alcune forze politiche. Tra queste, la componente che mi ha maggiormente colpito perché più attuale è indicata al n. 13 di pag. 45:

download“Il fascismo eterno si basa su un populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento però che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete … il popolo ha perso il potere di delega … è ridotto a ruolo di finzione teatrale … non serve più Piazza Venezia o lo Stadio di Norimberga … nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo di cittadini ben selezionato può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. Questo populismo qualitativo deve opporsi ai putridi governi parlamentari (il parlamento, bivacco per manipoli di triste memoria )”… Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Fascismo”.

Con la fine della rappresentanza parlamentare non avremo la democrazia diretta: avremo la morte della democrazia.

P.S.: in altre parole, in una SpA comanda chi detiene il pacchetto di maggioranza, cioè almeno il 51% delle azioni. Ma se l’azionariato è diffuso, disorganizzato, distratto, allora chi detiene anche solo il 10-20% delle azioni (il cosiddetto pacchetto di controllo) ha il pieno potere sulla SpA.

Alle 17,30 sono stato al convegno. La presentazione da parte della Presidente dell’Associazione ospite del bus Omnibus ha voluto chiarire che la democrazia rappresentativa parlamentare non è la sola forma di democrazia: esiste anche quella diretta, quella “a sorteggio” etc.. La presidente ha poi impostato il discorso sul rapporto fra democrazia e potere, nel senso che la democrazia è anche “divisione e distribuzione del potere fra i diversi livelli” (verticali, n.d.r.), nel senso che gli eletti – nella fase di amministrazione – dovrebbero cedere in po’ del loro potere agli elettori.

E’ seguita la presentazione in lingua tedesca del bus omnibus da parte del suo autista e di un attivista del Sud Tirolo (anche in funzione di traduttore).

La prima relazione è stata di un professore (non ordinario) universitario di diritto amministrativo che ha dimostrato come nel governo di  UNITN non vi sia democrazia.

A questo punto io ho abbandonato la riunione per altri impegni assunti. Osservo: probabilmente la coincidenza dell’argomento con uno dei punti del programma dell’attuale governo non è stata voluta, ma da parte del Comune è stato quanto meno imprudente non averla colta. Nella sostanza se fossi intervenuto avrei citato i tre passaggi storici del significato della democrazia (potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo, per evidenziare come oggi si stia regredendo verso lo strapotere del popolo delle reti, e come invece sarebbe necessario arrivare ad un quarto significato, e cioè democrazia come autonomia, nel senso che quando al centro vi sono spinte autocratiche e antidemocratiche, allora tanto più sorgono e devono sorgere spinte autonomistiche locali anche per il mantenimento della democrazia locale.

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FASCISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Settembre, 2018 @ 2:05 pm

Detto altrimenti: riparliamone un po’   (post 3325)

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Recentemente un ministro lussenburghese ha dato del fascista ad un nostro ministro. Ma cos’era il fascismo? Lo spiega bene Gaetano Salvemini nel suo libro “Le origini del fascismo in Italia – Lezioni di Harward”, ma più che altro egli ci spiega come nacque. Della sua sostanza invece meglio parla Umberto Eco nel suo libro scritto 20 anni fa, più venduto in assoluto e da me pluricitato nei post precedenti: “Il Fascismo eterno”, un breve saggio ripubblicato ora da La nave di Teseo, la casa editrice che Eco fondò poco prima di morire.

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btySalvemini pone l’accento sulla distrazione e sull’inerzia delle masse intelligenti o meno. Eco fa un’analisi delle componenti del movimento e afferma che Mussolini non aveva alcuna ideologia, bensì solo retorica: un capo carismatico, il “destino fatale di Roma (allora” e degli Italiani (oggi, n.d.r.); tutti in camicia nera (verde, oggi n.d.r..); rifiuto della democrazia parlamentare (“Presto il Parlamento non servirà più” – sic, n.d.r.); antisemitismo (allora), anti- immigrati (oggi, n.d.r.); liturgia militare (ieri), servizio militare obbligatorio (oggi, n.d.r.)

Mussolini

  • ateo militante/uomo della Provvidenza
  • ateo militante/ Concordato con la Santa Sede
  • ateo militante / i Vescovi a benedire i gagliardetti
  • Monarchico e rivoluzionario
  • Esercito regio e milizia personale
  • Privilegi alla Chiesa ed educazione statale che esaltava la violenza
  • Controllo assoluto e libero mercato
  • Rivoluzionario ma finanziato dai proprietari terrieri
  • Repubblicano ma Viva il Re Imperatore
  • Arrestato dal Re, repubblicano a Salò
  • Premio Cremona (Farinacci) arte propagandistica -Premio Bergamo (Bottai) arte vera.
  • D’Annunzio Vate in Italia, in Germania o in Russia alla fucilazione.

Eco afferma che l’incoerenza di cui sopra era sgangheratezza politica e ideologica, non tolleranza: infatti Mussolini era acclamato da tutto il popolo, ma Gramsci in prigione fino alla morte; Matteotti ucciso; idem i fratelli Rosselli; i sindacati smantellati; i dissidenti al confino, il potere esecutivo diventa anche legislativo (Leggi raziali).

Fascismo dunque sgangherato e scardinato filosoficamente e ideologicamente, ma “dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi”.:

  1. culto della tradizione spinto all’estremo, sino al blocco dell’avanzamento del sapere;
  2. rifiuto del modernismo;
  3. culto dell’azione per l’azione;
  4. il disaccordo è tradimento;
  5. paura della differenza;
  6. appello alle classi medie frustrate;
  7. ossessione del complotto (xenofobia);
  8. nemici troppo forti e troppo deboli allo stesso tempo;
  9. pacifismo è collusione con il nemico;
  10. disprezzo per i deboli;
  11. tutti educati per diventare eroi;
  12. machismo (invidia penis) (“Noi ce l’abbiamo duro! Ricordate?” N.d.r.);
  13. populismo qualitativo;
  14. neolingua.

Ora, dice Eco, non è detto che per essere “fascista” una forma di governo debba avere tutte queste “qualità”. Ne bastano alcune ed esso è già (un poco, n.d.r.) fascista. Ho evidenziato in grassetto i punti che potrebbero essere attuali anche oggi. Su alcuni di essi mi sono espressamente intrattenuto in post recenti, come sui nn. 13 e 14, cfr, ivi.

Buona democrazia a tutte e a tutti!

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AXEL TROLESE PER ROBERTO MELINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Settembre, 2018 @ 6:03 am

Detto altrimenti: musica all’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda   (post 3324)

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Un post complesso, questo. Già … perché molti sono gli elementi da celebrare. La Musica, ovviamente., i suoi esecutori, l’ambiente, i ricordi e la nostra Associazione che ha oltre mezzo secolo e che per quasi mezzo secolo è stata presieduta dal compianto Ruggero Polito.

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Prima del concerto siamo stai a casa sua … la vetrina con i suoi amati violini … due sono modello Guarnieri. Tre anni fa un male incurabile ce lo ha portato via, una perdita incolmabile. Ruggero, lui che era presidente del Tribunale di Rovereto “ma” pianista, musicista, musicologo, vero Amico sempre prodigo di quel sorriso disarmante ogni arma, Persona dotata di una Umanità rara.

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images (1)Il concerto di ieri sera ha voluto ricordare un altro “Amico di Musica” scomparso cinque anni fa per un incidente in montagna, Roberto Melini, Roberto al cui matrimonio Maria Teresa ed io avevamo conosciuto Ruggero, una catena di amicizia e stima ininterrotta anche oggi. Roberto, pianista, professore di musica, storiografo, musicologo, velista e alpinista. Un ricordo per lui il “Premio pianistico internazionale Roberto Melini”, la cui ultima edizione è stata vinta da Axel Trolese, un nuovo amico che non me ne vorrà se ho fatto precedere la sua menzione dalle due citazioni di Ruggero e Roberto.

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Axel ha solo 21 anni. Ha iniziato a suonare a 5, si è diplomato a 17 anni con 10, lode e Menzione d’Onore, vive a Parigi dove frequenta il Master al Conservatorio Nazionale e al contempo frequenta il Corso di Alto Perfezionamento all’Accademia di Santa Cecilia in Roma. Nel 2016 ha registrato il suo primo disco The Late Debussy: Etudes & Epigraphes Antiques. Solo per limitarmi a poche citazioni. Qui a fianco, con la Curatrice del Premio Melini, Antonella Costa; Direttrice Artistica della competizione.

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Preceduto da una introduzione del nostro Presidente, professor Franco Ballardini, Axel ha magistralmente eseguito brani di Mozart (1756-179), Stockhausen (1928-2007), Chopin (1810-1849), Beethoven (1770-1827), De Falla (1876-1946).

 

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downloadAlla fine un bis, quattro minuti di Schumann a celebrare il mito del giovane Leandro, che viveva ad Abido e amava Ero, sacerdotessa di Afrodite a Sesto, sulla costa opposta, e ogni sera attraversava a nuoto lo stretto ellespontino per incontrare la sua amata. Ero, per aiutarlo ad orientarsi, accendeva una lucerna. Una notte una tempesta spense la lucerna e Leandro, disorientato, morì tra i flutti. All’alba Ero vide il corpo senza vita dell’amato sulla spiaggia e, affranta dal dolore, si suicidò gettandosi da una torre.

Insomma, una serata completa. Grazie, Axel e grazie anche a voi amici indimenticabili, Ruggero e Roberto.

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LA NEOLINGUA FASCISTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Settembre, 2018 @ 8:30 am

Detto altrimenti: sempre da Umberto Eco ….. (post 3323)

btyDi recente ho più volte citato il libro più venduto di Umberto Eco “Il fascismo eterno” un piccolo grande saggio di vent’anni fa: una quarantina di paginette piccole piccole con 14 concetti grandi grandi, e mi sono occupato soprattutto del concetto n. 13, quello del populismo qualitativo.

Oggi vi parlo del 14°, quello sulla neolingua fascista. Scrive Eco: “Sarebbe confortevole (il tono è ironico, n.d.r.) se qualcuno dicesse apertamente: “Voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze” ma la vita non è così facile …. Oggi il fascismo eterno può ancora tornare sotto spoglie (apparentemente, n..d. r.) più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo …”

Espressioni di ieri/oggi a confronto

  • Noi tireremo dritto/ Io tiro dritto
  • Me ne frego / I vincoli UE? Prima gli Italiani …
  • Mi assumo la responsabilità politica di quel delitto (Matteotti, n.d.r. ) / La Diciotti? Io, solo io sono responsabile e lo rifarei
  • Molti nemici, molto onore / Gli avvisi di garanzia contro di me? Sono medaglie al valore
  • Il parlamento, bivacco di manipoli / Presto il parlamento non servirà più (con la cosiddetta democrazia diretta, n.d.r.)
  • 8 milioni di baionette / Servizio militare obbligatorio
  • Piazze osannanti / 60 milioni di italiani sono con me
  • Noi marceremo avanti perché oggi possediamo il nostro paese e domani l’intero mondo/ Io e Orban governeremo l’Europa
  • Libro e moschetto, fascista perfetto / Liberializziamo la vendita delle armi
  • Ebrei al bando / Extracomunitari al bando.

 Che ne dite? Ma che “razza” di Italiani stanno cercando di farci (ri)diventare?

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I SOCI FIAB RACCONTANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Settembre, 2018 @ 6:09 am

 

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       Dalla chiesa, verso la valle

Detto altrimenti: i “nonni” Fiab raccontano!       (post 3322)

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Già, dopo una settimana a fare il nonno, sabato sono libero e via! Via sui pedali ecchealtro? Dove? No, non comincio dall’inizio, bensì dalla splendida Chiesa di S. Stefano a Carisolo: luogo di culto già in epoca romana, custode degli splendidi affreschi dei Baschenis (XV° secolo), edificata su uno sperone di roccia a fare da sentinella all’imbocco della Val di Genova o Val Genova che dir si voglia. Qualcuno dice che il nome della valle derivi dal latino “genu”, ginocchio a causa della genuflessione del suo corso sinuoso scavato dal Sarca. Altri – e fra questi io stesso – perché qui sarebbero venuti i miei antenati genovesi a tagliare gli alberi per le loro navi. Ma questa è un’altra storia.

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Noi, Claudio Colbacchini ed io, l’abbiamo raggiunta dall’alto, dopo avere scalato quasi tutta la Valle, fino a 5 km dalla fine della carrozzabile. Partiti da Ragoli, dove abbiamo lasciato l’auto, in totale fra andata e ritorno, 65 km. Qui a fianco, le cascate del Nardis.

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Salita non eccessiva, talvolta qualche strappo un po’ più duro, arriviamo al Bicigrill B.C. GRILL di Vigo Rendena, dove ci concediamo caffè e briosch e facciamo amicizia con la Gentile Signora che lo gestisce. Proseguendo, attraversiamo Carisolo e imbocchiamo la “nostra” Valle. Qualche auto ci sorpassa, altre ci incrociano. Le cascate del Nardis, bellissime. Proseguiamo, la salita si fa più dura … Infine, ritorniamo al “nostro” B.C. GRILL dove ci concediamo un’ottima bruschetta.

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Tutto bene, sole ok, né caldo né freddo. Solo che ci eravamo desmentagadi de la desmontegada, cioè del fatto che oggi i pastori riconducono a valle dai pascoli montani le loro mandrie le quali percorrono lunghi tratti della ciclabile, ed allora … allora occhio a distinguere sulla pista foglie secche da altri accumuli organici!

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Cima Presena 18 gen 2011.

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Ci ripromettiamo di tornare in valle, portando l’auto a Carisolo e potendo quindi contare sul 100% della carica delle nostre e-mtbike, tal che si possa arrivare fino alla cascata di Lares e/o al rifugio Adamello, per poi proseguire a piedi fino al Lago Mandrone e alzare lo sguardo verso nord, là dove arrivano, sul versante opposto, gli impianti della Carosello Tonale ai piedi della Cima Presena (m.3068), qui a fianco in una foto invernale.

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Good e-bike & good Fiab Trento everybody!

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DEMOAUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Settembre, 2018 @ 6:58 am

 

Detto altrimenti: Democrazia è Autonomia e viceversa   (post 3321)

Ci avviciniamo alle elezioni “amministrative” trentine, che poi di solo amministrativo mica hanno tanto se poi uno dei maggiori partiti anzi il maggiore si presenta con il nome del proprio capo nazionale inserito nel simbolo, il che – soprattutto trattandosi di una provincia a statuto speciale – è una doppia stonatura (politica centrale anzichè amministrazione locale). Ma veniamo al titolo del presente mio intervento.

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btyIl termine “democrazia” nei millenni ha assunto successivamente ben tre diversi significati: 1) potere sul popolo (il “democrator” era il dittatore); 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo. Oggi siamo di fronte alla regressione degenerativa dal significato odierno a quello precedente e cioè dal potere del popolo allo strapotere del popolo delle reti, al quale si riferiva già vent’anni fa con grande preveggenza Umberto Eco nel suo libro più venduto, “Il fascismo eterno” (cfr. qui di seguito, più avanti).

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images (1)Comunque a questi tre significati io oggi mi permetto di aggiungere quarto significato: Democrazia oggi è Autonomia, e viceversa. Infatti quanto più al centro crescono spinte autocratiche e antidemocratiche, tanto più è naturale e necessario rafforzare le gestioni autonomistiche decentrate a difesa di una Democrazia Locale: così il filosofo del diritto Hans Kelsen, in “Teoria generale del Diritto e dello Stato”, 1963,  Ed. Di Comunità, pag. 319 e sgg: “Quando il governo centrale è retto da autocrati contro le regole democratiche, in periferia  sorgono spinte autonomiste”. E quindi innanzi tutto Autonomia di pensiero, ben lungi dall’ ipse dixit del singolo di turno o del presunto rappresentante della “volontà del popolo”.

Al quest’ultimo riguardo riporto qui un passaggio del citato libro di Umberto Eco:

Il fascismo eterno si basa su un populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il popolo è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la volontà comune. Dal momento però che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete … il popolo ha perso il potere di delega … è ridotto a ruolo di finzione teatrale … non serve più Piazza Venezia o lo Stadio di Norimberganel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo di cittadini ben selezionato può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. Questo populismo qualitativo si oppone a quelli che esso definisce putridi governi parlamentari (il parlamento, bivacco per manipoli di triste memoria n.d.r.). Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la voce del popolo, possiamo sentire l’odore di fascismo”.

 E quindi – aggiungo io – possiamo sentire odore anzi puzza di non-Democrazia, di non-Autonomia.

P.S.. Autonomia tuttavia non è far da soli rispetto alle altre forze politiche locali: piuttosto è il substrato, il basamento sul quale edificare le alleanze delle intelligenze locali che accettano tale prospettiva architettonica, in difesa da chi pretende di progettare in casa nostra. In caso contrario l’Autonomia diventa autoreferenziale e quindi una autocrazia locale … laddove invece voleva contrapporsi all’autocrazia romana.

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NA TONDA AL LAC DE RESIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Settembre, 2018 @ 5:58 am

Detto altrimenti: il giro del Lago di Resia ed altro ancora   (post 3320)

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Noi siam come le lucciole, brilliamo nelle tenebre …

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FIAB-FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA, Trento – I soci raccontano. Il pullman parte da Riva del Garda ed ecco che io che mi ci trovo in vacanza ne approfitto. Solo sul marciapiè … finchè la luna c’è!

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Riva, Rovereto, Trento, Mezzolombardo, Bolzano: queste le tappe del carico e poi via, al Lago di Resia. Siamo una trentina di Trentini. Tempo splendido, il sole brilla alto nel cielo di un bel giallo Fiab che più splendente non si può. Noi comunque non ci siamo fidati del tutto delle previsioni ed ognuno ha con sé una scorta di capi di vestiario di quelli “da freddo”: dopo tutto si sa che il temp, le done e i siori i fa quel che i vol lori!

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E invece no, tutto ok, dai 14 ai 24 gradi in quota (1498 mlm) fino ai 29 giù da basso (Lasa, 832 mlm). Monika ci illustra la storia della diga e del destino della popolazione costretta ad abbandonare case e terreni per far posto all’acqua: il bollo per la carta da bollo per richiedere l’indennizzo costava – all’epoca – 8 lire e la terra veniva espropriata ad lira una al metro!

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Si inizia a pedalare dal lago basso, in senso orario, sulla destra orografica. E’ un saliscendi che un po’ ha sorpreso alcuni, infatti gli strappi sono abbastanza erti e noi abbiamo i muscoli freddi e intorpiditi da tre ore di pullman ma fa lo stesso. Il panorama è stupendo: le guide (Monika e Tino, alle quali è stato associato il sottoscritto portabandiera) conducono egregiamente il gruppo.

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In coda Vittorino funge ottimamente da “scopa” e addirittura riesce a spingere una di noi con la mano, aiutandola nella pedalata! Il percorso di ritorno è inizialmente pianeggiante, poi in picchiata lungo la splendida ciclabile sulla quale – giustamente – vige il limite di velocità dei 30 kmh! Si aggiunge a noi Edoardo, che è salito al lago a pedali! Benissimo!

 

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Improvvisamente un segnale: ciclabile chiusa! Scopriamo che si deve lasciare libera per il passaggio della transumanza! Sembriamo disorientati, io mi avvio a sinistra sulla deviazione indicata e conduco i “miei” su una passerella-bici-alla-mano attraverso un biotopo e quindi sulla statale. Ci telefoniamo, altri sono sulla ciclabile. Ci ritroviamo a Glorenza, dove siamo condotti a visitare la torre del castello.

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Si riparte, pianura, leggerissima discesa, in testa a 26 kmh per arrivare ad avvisare l’autista – l’ottimo Simone Fruner – del nostro leggero ritardo. Il gruppo si sgrana un po’ ma fa lo stesso, la pista è unica, non si può sbagliare.

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Nel ritorno, alcuni amici chiedono ragione dello sdoppiamento del gruppo durante la discesa, ritenendola una pecca nell’organizzazione. Rispondo io: “No amici, la cosa è stata voluta … infatti si è trattato di una esercitazione di auto-rincongiungimento dei gruppi della quale non vi avevamo avvisati a bella posta, per vedere se e come ve la sareste cavata: siete stati bravissimi, complimenti!”

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Viaggio di rientro: il traffico intenso in Valle Venosta ci fa ritardare un poco, ma è l’occasione per Tiziana, una collega fiabbina di Bolzano la quale – ottima cicerone – ci illustra molte delle bellezze della valle. Grazie, Tiziana! Ultimo a scendere io, a Riva del Garda, alle 21,30.

Good bike & good Fiab Everybody!

Nota tecnica: la legge impone che da parte dell’autista siano rispettati determinati tempi di guida e di riposo, a tutela della sua salute, dei suoi diritti di lavoratore  e  della sicurezza dei suoi passeggeri e del traffico in genere. Questa volta abbiamo un po’ sforato, a causa di una lunga coda in Val Venosta. Questa regola può creare un certo stress in capo all’autista, ma è pur vero che … Ricordo, 60 anni fa. Io, poco più che ragazzino, organizzavo da Genova il pullman per andare a sciare. Mi avvalevo della ditta SCAL di Rapallo, ed io salivo sul pullman per primo alle o4,20, il che voleva dite che l’autista a Rapallo aveva iniziati a guidare un’ora prima (non c’era ancora l’autostrada). Dopo avere raccolto gli amici in 15 fermate lungo tutto l’arco della “lunga” Genova da est a ovest (da Genova Nervi a Genova Pegli) arrivavamo a Limone Piemonte alle 10,00 (180 km da Genova di cui solo 70 in autostrada). Si ripartiva alle 17,00 e l’autista arrivava a Rapallo alle 22,00/23,00 avendo guidato complessivamente per 13/14 ore nell’arco delle 24! Allora … quale dei due sistemi è il più giusto? Per me quello di oggi.

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IL FASCISMO ETERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Settembre, 2018 @ 8:28 am

 Detto altrimenti: il libro più venduto di Umberto Eco       (post 3319)

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btyAmiche lettrici, amici lettori: ve lo avevo promesso. Un libro piccolo piccolo con verità grandi grandi: prima edizione in Cinque scritti morali, 1997; prima edizione La nave di Teseo, 2018, €5,00. Si tratta di 44 paginette scritte molto larghe ma di enorme peso specifico. E’ l’opera di Eco più venduta in assoluto, più del Nome della Rosa, recentemente citata dal giornalista Aldo Cazzullo su Corsera del 5 settembre 2018 pag. 27, sotto il titolo “La fine del parlamento e il fascismo eterno”.

(1997, quale preveggenza quell’Umberto Eco!)

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Eco parla di molti aspetti di una “cultura” fascista: la verità politica annunciata una volta per tutte; il governo del fare, l’azione per l’azione; la paura del diverso; il disaccordo è tradimento; la xenofobia; il militarismo; la guerra al pacifismo; il disprezzo per i deboli; siamo tutti eroi, etc..

Tutto questo per analizzare le molte componenti che, singolarmente o in combinazioni diverse, sono comunque fascismo, un fascismo che sia pure sotto spoglie diverse, permane anche oggi e permea alcune forze politiche. Tra queste, la componente che mi ha maggiormente  colpito perché più attuale è indicata al n. 13 di pag. 45:

“Il fascismo eterno si basa su un populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento però che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete … il popolo ha perso il potere di delega … è ridotto a ruolo di finzione teatrale … non serve più Piazza Venezia o lo Stadio di Norimberga … nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo di cittadini ben selezionato (da chi? N.d.r.) può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. Questo populismo qualitativo deve opporsi ai putridi governi parlamentari (il parlamento, bivacco per manipoli di triste memoria )”… Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Fascismo”.

Ora, ai nostri giorni, chi si rifà alla “Volontà del popolo della rete”? Chi dice che “60 milioni di italiani sono con me?” Chi dice “Fuori  dal partito chi la pensa diversamente da me?” Chi vuole ripristinare il servizio militare obbligatorio? Chi vuole riunire il potere legislativo all’esecutivo con il referendum propositivo, l’obbligo di calendarizzazione per il parlamento e il vincolo di mandato per i parlamentari? Chi ha affermato che “Presto non servirà più il parlamento?” Chi  “vola molto in alto” e dice “Il partito sono io”?

Conclude Aldo Cazzullo nell’articolo citato: “Senza il Parlamento non c’è la Democrazia Diretta: senza il Parlamento non c’è più la Democrazia”. Concordo con lui e vi assicuro, credetemi, tutta la mia indignazione in tanti post precedenti contro questo stato di cose è nata ben prima di avere letto Eco e Cazzullo. Ora, comunque, mi sento molto più sereno: sono in buona, anzi ottima compagnia!

Buona Democrazia Vera a tutte e a tutti!

Ho appena pubblicato che mi scrive Giovanni R.: “Caro blogger, quello che tu affermi nei rapporti fra un partito e tutti i cittadini vale anche fra il partito e i suoi iscritti, nel senso che anche qui in Trentino abbiamo avuto – o abbiamo ancora, in modo surrettizio – un leader che  ha sempre detto agli iscritti come e cosa fare,  e questa è la morte non della sola democrazia, ma anche dell’autonomia, a cominciare da quella di pensiero. Grazie se pubblichi questo mio intervento”

Caro Giovanni R.: eccome se lo pubblico il tuo intervento, anzi, te ne ringrazio! La tua osservazione è assolutamente corretta e completa il ragionamento. Continua a leggermi e ad intervenire!

Scrive Giorgio Rossi: “Il post fa riferimento implicito ad una forza politica che io stesso ho votato: non vedo in questa alcun elemento che possa avvicinarla al fascismo”

Rispondo a GR: Ho appena visto il filmato dell’apertura da parte di un ministro della busta di avviso di reato. Quel ministro si appella al “volere del popolo” e afferma che non mollerà. I riferimenti ad un astratto “volere popolare” e ad un antico “boia chi molla” sono troppo espliciti. Inoltre quell’affermare “Io sono il responsabile, lo rifarei” è molto simile a quella dichiarazione di assunzione di responsabilità politica dell’uccisione di un parlamentare dell’opposizione (Giacomo Matteotti). Come si vede certe  somiglianze uno se le tira proprio addosso da sé.

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