RICOMINCIA ACCADEMIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Ottobre, 2018 @ 5:30 amDetto altrimenti: Accademia delle Muse, stagione 2018-2919 (post 3338)
Ieri sera abbiamo iniziato l’11° Anno Accademico. Qualche amico nuovo, molti “vecchi” che poi vecchi non siamo vista l’energia e la vitalità che ci anima. I motori sono stati avviati, il calore (dell’amicizia) che emanano ci ha riscaldato in questa prima serata veramente autunnale. Chi siamo? Il nostro è un circolo culturale privato al quale si accede per passaparola. Ci ritroviamo il primo lunedì di ogni mese da ottobre a giugno, due “eventi” per serata intervallati dalla pausa eno-gastro-astronomica, tante sono le prelibatezze che ogni partecipante conferisce per la comunità. Ospite ospitante Cristina, pianista, musicologa, cantante lirica, floricoltrice … Amica. Grazie, Cristina!
Ieri sera, prima parte, Alfonso Masi (regia e voce); Luciano Maino (fisarmonica e voce); Tiziano Chiogna, Fiorenzo Pojer (voci); Patrick Coser (voce e chitarra) , un meraviglioso ensemble per “Tapum Tapum”- I canti di trincea”, ma non quelli famosi, “eroici”, bensì quelli della sofferenza, della dura realtà della guerra inutile macello anzi di ogni guerra, di tutte le guerre, tutte inutili macelli. Musiche e testi tratti dai due volumi di Savona Straniero (1981). La “Ninna nanna della guerra” (Trilussa); “Vita in trincea”; “Fuoco e mitragliatrici”; “Il general cadorna” (non merita la “C” maiuscola, n.d.r.!); e molte altre, intervallate da testi di lettere dal fronte, di riflessioni sulle responsabili incapacità di cadorna e non solo sue e molto, molto altro ancora. Esecuzione toccante, commovente, giustamente dissacrante di qualcosa che proprio sacra non era: la guerra.
La prima guerra mondiale: il 26 aprile 1915 l’ambasciatore italiano a Londra, il marchese Guglielmo Imperiali, firmò il patto che impegnava l’Italia a entrare in guerra contro l’impero Austro-Ungarico entro un mese. Imperiali firmò su mandato del governo Salandra, all’insaputa del Parlamento in grande maggioranza neutralista (!) Poco dopo la decisone fu portata a ratifica del parlamento che – per evitare una crisi istituzionale – l’approvò con il voto contrario dei socialisti. ‘Na bela talianada”, si dice in dialetto trentino!
Un inciso: perché a Milano continuiamo a dedicare a cadorna una piazza, una fermata della metro? La proposta; dedichiamo quei luoghi al Generale Armando Diaz, e a cadorna intitoliamo la scuola Diaz di Genova, quella della vergogna.
Cena.
Si riprende con Cristina al pianoforte: “Danze”: brani famosi hanno riequilibrato e rasserenato lo spirito della serata:
- Il minuetto (Boccherini – Mozart – Beethoven)
- Il valzer (Chopin – Strauss)
- Due tanghi: A media luz; La Paloma
- Danza slava (Dvorak)
- Danza delle spade (Khachadorian)
- Fantasia di danze spagnole
- Il bis: Czardas (Monti)
Indi l’intermezzo delle novità, ovvero gli eventi che ogni Accademico vuole portare all’attenzione dei colleghi, inseriti nel post-agenda “Prossimi eventi”. E’ seguita da parte di Cristina l’esposizione del programma dell’anno. Last but not least Giovanna e Cristina hanno fatto omaggio ai presenti dei confetti augurali in bomboniere alla lavanda a celebrare il primo matrimonio “accademico”, quello fra i “nostri” due giovani Letizia e Stefano (Lavis, 29 settembre appena passato).
Qui a fianco Giovanna, la mamma dello sposo. Alla prossima, dunque! Quando? Be’ raga, e allora il mio post-agenda che ci sta a fare?
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Buona Accademia delle Muse a tutte e a tutti!
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LUCIA ANNUNZIATA V. GOVERNO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Ottobre, 2018 @ 2:03 pmDetto altrimenti: quella “V.” sta per “versus”, contro …. (post 3337)
https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/confessioni-di-una-deficiente_a_23545070/
Amici, questo è un “postaltrui” nel senso che – a insaputa dell’Autrice – l’ho copiato di sana pianta dal suo blog. Di mio ho aggiunto il grassetto, la foto in bianco e nero, le didascalie sotto le due foto, le sottolineature e il titolo che per me è “A pensar male si fa peccato ma si indovina” che poi anche questa è una scopiazzatura. Dice … “Ma non bastava che tu, blogger, mettessi il link al pezzo di Lucia?” Eh no, raga, ho anche ricopiato il testo del suo intervento: mi piaceva troppo!
Inizia
Confesso, sono una deficiente. Pur avendo questo giornale scoperto il piano B del primo accordo di governo, l’ho poi lasciato da parte, cullata lentamente in uno stato di semicosciente ottimismo, perché poi, alla fine, chi mai davvero potrebbe esporre il paese alla destabilizzazione politica? Una cosa sono le idee altro è la responsabilità di governo, mi sono ripetuta. In fondo quale politico accetterebbe mai di giocare a carte con il Destino del Popolo in nome del Popolo? Non lo avevo messo in conto. Questo azzardo non l’ho visto arrivare perché era sempre stato lì, nello stesso atto fondativo della coalizione di governo.
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Il Def, presentato ieri da Luigi Di Maio (con tutti i mezzucci comunicativi di un partito che della comunicazione ha fatto il suo unico Dio), e definito come l’abolizione della povertà, è solo una povera misura elettorale. L’asticella del deficit al 2.4, per i prossimi tre anni, non è infatti una manovra e nemmeno una proposta di manovra. E’ solo una sbruffonata, inaccettabile non tanto dall’Europa e dai mercati quanto, e innanzitutto, dai portafogli degli Italiani. E’ la bizzarra proposta di indebitare ulteriormente una famiglia che non riesce a liberarsi dei debiti. Difficilmente il modo per combattere la povertà.
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(balconi diversi, stesso stile, n.d.r.)
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Sono tutte cose queste di cui gli economisti discutono da tempo, e che lo stesso Di Maio (che deficiente non è) conosce bene. Il suo Def è in realtà un mezzo per intraprendere un altro percorso, in base al quale l’Italia starà meglio solo se viene esposta oggi a un grande scontro: lo scontro frontale con l’Europa per ottenerne o le proprie condizioni (il 2.4) o lasciarla. E’ il piano B, appunto, che era in quella prima versione del contratto di governo, che, scoperto, fu cancellato. L’idea dello scontro per liberarsi dai lacci europei venne attribuita allora soprattutto all’anima sovranista della Lega. Lo scossa che si avvertì mise in dubbio persino la formazione del governo, e il professor Savona non divenne Ministro del Tesoro. Di Maio in quelle ore si presentò invece come il paladino della continuità, l’interlocutore delle istituzioni, il contro bilanciamento di Salvini. E siccome tutti crediamo solo alle cose in cui vogliamo credere, tutti gli credemmo, dimenticando l’originaria piattaforma dei Pentastellati a favore dell’uscita dall’Euro.
L’obiettivo, invece, è rimasto lì – la rottura con la Ue come elemento palingenetico di una sovranità nazionale, di una nuova economia, e di un nuovo popolo. Il Def presentato, con i suoi numeri gonfiati, è l’avvio di questa rottura, anzi il mezzo scelto per “creare” in vitro il Cigno nero, l’evento imprevisto con cui giustificare l’avvio del conflitto.
Il discorso di ieri di Luigi di Maio davanti a Palazzo Chigi è dunque una dichiarazione di guerra, nemmeno tanto mascherata. Che apre per il paese due scenari.
Il primo punta sull’effetto too big to fail : l’Italia è un paese troppo grande per potere essere davvero punita. In particolare da una Unione Europea molto indebolita ridotta a una collezione di Stati mai così disuniti. Il cosiddetto motore dell’Europa è imballato; Macron e Merkel per diverse ragioni avvitati in una spirale discendente, l’Inghilterra fuori, e buona parte dell’Europa dell’Est in ribellione. La disaffezione e il sovranismo sono galoppanti. Insomma l’Europa è in condizioni tali da poter essere sfidata, con una possibilità di vittoria – e in questo caso forse lo sfondamento del livello di deficit potrebbe accontentarsi di una messa a cuccia dei poteri deboli europei.
Il secondo scenario ci porta invece alla esposizione “senza se e senza ma” alla reazione dura dell’Europa, e dei mercati che, a differenza della politica, vivono e ingrassano nelle crisi. Nel qual caso, si tratterà di una “vera guerra” come avrebbe detto oggi il Professor Savona a un think tank, “ll nodo di Gordio”.
In entrambi i casi siamo entrati ieri in una nuova fase in cui nessuna opzione sarà indolore. Il valore dei nostri risparmi, delle nostre case e delle nostre pensioni si abbasseranno. La manovra di Luigi di Maio si rivelerà una specie di commedia dell’arte con un Pantalone che con una mano dà e con l’altra toglie.
Ma c’è terzo scenario, peggiore.
Qualcun infatti dovrebbe ricordare a Palazzo Chigi che il discorso sulla debolezza dell’Europa ha fatto il suo tempo. Nelle istituzioni europee da tempo la fragilità del sistema ha convinto molti leader a cominciare a pensare a un modello nuovo, fondato sulla accettazione della fine di una Europa unita e paritaria. C’è già al lavoro nei fatti lo sviluppo di doppie e triple velocità istituzionali, e persino abbandoni. Basta osservare la Brexit e alle delusioni di quella Gran Bretagna che ha guardato con sufficienza alla debolezza europea e ha sopravvalutato la propria forza negoziale. Salvo trovarsi poi davanti a un conto miliardario da pagare presentatogli dalla Ue che si è impuntata contro ogni mediazione, ribaltando la sua crisi in una crisi interna degli stessi Tory. O pensa la coalizione gialloverde che alla fine della guerra saranno capaci anche di non pagare nessun prezzo all’addio dell’Europa?
Se dobbiamo misurare dai festeggiamenti in piazza ieri sera, Palazzo Chigi non ha nessuna paura. E perché averla dopotutto? Nell’attesa della guerra, la decisione presa è per la coalizione comunque win- win.
Qualunque sarà lo scenario Luigi di Maio potrà tessere nei prossimi mesi la narrazione che già da tempo è diventata la colla che tiene insieme questa fragile coalizione. Potrà sempre dire, “Vedete, noi siamo con voi, vi abbiamo dato tutto, vi abbiamo liberato dalla povertà. Ma i poteri forti, il grande capitale, quei burocrati dei ministeri, quei giornalisti venduti, quei giudici che si sono messi a servire la politica invece di affiancare il popolo, ci hanno fermato”. Una narrativa perfetta per sostenere la prossima campagna per le europee, alimentando il risentimento del Popolo e fare il pieno di voti alle prossime europee. Una soluzione perfetta.
Sempre che Salvini, che per ora segue lo schema, non metta in campo i suoi, di interessi. E sempre ammesso che le fake news dei 5 stelle, le caleidoscopiche balle create per fomentare questa narrazione, non vengano erose dalla realtà.
Perché dopotutto io sono una deficiente, ma il popolo italiano ha sempre dato prova di non esserlo.
Finisce
E brava Lucia! Complimenti! Condivido in pieno il tuo pensiero e le tue preoccupazioni. E il Presidente della Repubblica Mattarella ha giustamente e doverosamente ricordato che nella nostra Costituzione c’è l’obbligo del pareggio di bilancio, per cui potrebbe non promulgare una legge contraria a questa norma, salvo poi che gli amici in questione si metterebbero a modificare la Costituzione …
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FIAB IN LAGUNA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Ottobre, 2018 @ 9:37 amDetto altrimenti: due giorni a pedali in quella di Venezia (post 3336)
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Fiab sapete cos’è, basta leggere i miei post. Questa volta siamo andati nella Laguna di Venezia. La Laguna, uno dei tanti Tesori d’Italia: giunti in zona con il pullman, 45+40 km casa-casa a pedali, fra l’azzurro di un cielo dipinto da una bora tutto sommato discreta ma soprattutto incredibilmente calda (una di noi ha fatto il bagno in mare!), fra il rosa di uno stormo di fenicotteri in volo di trasferimento al Sud, la tavolozza della flora acquatica e il profumo dello … spazio e del silenzio! Qui a fianco: controluce Fiab in Laguna.
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Fiab è anche tutto questo: ognuno di noi mette a disposizione dei suoi amici i propri tesori di conoscenza: ne nasce un reciproco arricchimento. Ma non solo. Fiab è stare insieme, imparare a conoscersi, aiutarsi reciprocamente, condividere, comunicare. Noi Fiabbini promotori della ciclabilità urbana, della mobilità sostenibile, stiamo subendo un felice “sorpasso”, quello nel ciclo-turismo. Infatti, “tanto tuonò che piovve” e della bicicletta si è interessato il CAI Centrale (“Quaderni di ciclo-escursionismo”); le Pubbliche Amministrazioni, i privati (quante sono ormai le iniziative di ciclo-viaggi, di bicigrill e le strutture di ciclo vendita, noleggio riparazione! Molti infatti hanno raccolto il nostro messaggio, hanno “messo il cappello” sul nostro lavoro di decenni, ma noi non ne siamo risentiti bensì lusingati. Resta un altro passo da compiere, quello più importante e più difficile: far sì che le strade urbane siamo aperte “anche“ alle auto, oltre che alla mobilità normale: quella dei pedoni e delle biciclette.
Dicevo prima che Fiab è stare insieme: infatti l’Altro non è più un estraneo, soprattutto se è un Altro a pedali. E non è poco, in un mondo nel quale all’incrocio i due automobilisti si guardano negli occhi e “chi è più uomo passa!” La bicicletta invece unisce, ci si comprende ed aiuta reciprocamente come fra persone costrette a lavorare in città a ferragosto: “Anche Lei è dei nostri, come La capisco e come mi capisce … posso esserLe utile?” Il confronto non calza alla perfezione, ma era tanto per capirsi …
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E veniamo alla Laguna. Cavallino, Canale Casson, il fiume Sile, Conche di Cavallino, Jesolo Antica, Lio (Lido) Maggiore – traghetto – Lio Piccolo, Tre Porti, Ca’ Savio, Ca’ di Valle, Faro di Piave Vecchia, Punta Sabbioni, Bocca di Porto di Lido, Foce del Sile, Jesolo, fortificazioni austro-ungariche, italiane, tedesche. Sulle fortificazioni: il forte vecchio è abitato da persone che quanto meno rendono più vivile l’area che altrimenti sarebbe abbandonata (peccato!). Gli altri forti, rectius, batterie (Pisana, Amalfi, Ravelli) sono state restaurate e sono musei a cielo aperto.
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Venezia sui pali di legno che l’acqua salate fortifica, la stessa che però attacca e corrode la parte in muratura, Venezia che cerca di difendersi dall’acqua alta con il Mose (lavori fermi causa esaurimento fondi), ma difficilmente potrà difendersi dall’innalzamento del livello del mare dovuto alla fusione dei ghiacci dei poli dovuto all’innalzamento della temperatura dovuto dall’inquinamento dell’atmosfera dovuto anche all’ancora troppo limitato utilizzo della bicicletta al posto dell’auto, ed il cerchio è chiuso! Qui a fianco, la Guida Matilde.
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Ottima l’idea e la conduzione di Tino Sangiorgi e Gianfranco Zoppi; ottima la giovane e bella (perchè non dirlo?) guida locale Matilde; ottimo il “servizio tecnico riparazione pneumatici “sbusà” di Vittorino; ottimo l’International Hotel, C.so Italia, 15 – I 30013 Cavallino Treporti VE, tel. 041 968108 www.intermational-hotel.it info@international-hotel.it. Qui a fianco: Officina FIAB!
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Prossime “Fiab”? Domenica prossima a Modena e il 21 ottobre Castagnata. Joint us, unitevi a noi, iscrivetevi alla Fiab: vi aspettiamo!
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PO …RA ITALIA!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Settembre, 2018 @ 11:19 amDetto altrimenti: povera Italia! (post 3335) (leggete il finale del post, in rosso!)
60 anni fa, al Liceo Ginnasio Andrea Doria di Genova, il prof. di lettere (Luigi Porro) ci raccontava che uno strillone che vendeva Il Popolo d’Italia lanciava un forte richiamo equivoco: infatti sembrava dicesse “Po … ra Italia!”, cioè “Povera Italia!”.
Reddito di cittadinanza. Il disoccupato che lo riceve più facilmente potrà vedersi offrire un lavoro nero da 5-6-700 euro al mese, “tanto tu prendi già il reddito di cittadinanza ed allora, alla fine stai bene” ... Ecco, io credo che questo sarà l’effetto di questa scelta.
Un padre ha tre figli: uno ha una sua fabbrichetta. Gli altri due sono disoccupati. Egli deve scegliere se investire denari nell’ampliamento della fabbrica del figlio e consentirgli – fra l’altro – di aumentare l’organico dando lavoro ai due fratelli disoccupati; o concedere lui direttamente uno stipendio-sovvenzione ai due disoccupati che tali erano e tali sarebbero restati. Cosa dovrebbe fare, secondo voi?
Condoni fiscali, ma chiamiamoli con il loro nome: insuccesso dello Stato che – per dirla con De Andrè nella canzone Don Raffaè – “si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità”: lo Stato ammette di non essere stato capace di incassare i propri crediti. A guadagnarci sono gli evasori fiscali.
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Sforamento dei parametri UE? “Me ne frego!” Chi lo aveva già detto? Si, vabbè, ma i mercati … I mercati? Me ne frego! “Italiani, l’imperativo è uno solo, imprescindibile, categorico: SFORARE!” Cosa? No, non ho detto “sparare”, quello lo dico in materia di sicurezza …”
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“Abbiamo sforato!”
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La sicurezza? All’armi, all’armi! Tutti armati, tanto lo vediamo bene come funziona ottimamente la cosa negli USA.
Pensione quota 100. 100 numero intero facile da ricordare. Ma quanto ci costa? Ce lo possiamo permettere? Che ne dice il Presidente dell’INPS Boeri? Niente, tanto lo licenziamo, non fa parte del progetto. Ah … ho capito …
Il nostro Presidente del Consiglio a colloquio con i capi delle principali banche d’affari USA. Lui, un professoe di diritto privato, che esperienza ha per raffrontarsi con quei volponi forti di esperienze pluridecennali? E i suoi due colleghi, quali esperienza hanno di vita lavorativa se non quella degli slogan e delle frasi ad effetto?
“Io tiro diritto!” No, amico, tu tiri (spari) al diritto.
Gli immigrati, ecco il nostro problema! Ma quando mai!? E’ solo per distogliere l’attenzione da problemi veri, è solo per creare un nemico comune, per raggrupparci … D’altra parte, contro gli Ebrei nemmeno a parlarne e avendo bisogno del voto dei meridionali, vanno benissimo gli immigrati.
Il ponte Morandi? Le decisioni a Roma, si tratta di un’emergenza, quale “Codice degli Appalti”? Vogliamo scherzare? Affidi diretti della progettazione e dei lavori … vuoi mettere? Ah, ho capito …
= (AGI) – Roma, 28 set. – “Come ampiamente previsto, la dissennata decisione presa ieri sera dai leader di Lega e Movimento Cinque Stelle di alzare il rapporto deficit/Pil per il 2019 al 2,4% dallo 0,8% previsto nel DEF di maggio, ha fatto crollare i mercati italiani. In apertura di contrattazioni, il FTSE MIB, l’indice azionario di riferimento, ha aperto subito con un tracollo del -2,20%. Pesantissimo il conto pagato dal settore bancario, il cui indice e’ crollato addirittura del -4,25%, con Unicredit che e’ arrivato a perdere il -4,55%, Banca Intesa il -4,64%, UBI Banca il -4,32% ed MPS il -3,81%. Anche sul mercato dei titoli di Stato e’ stato un vero e proprio incubo, con lo spread che ha sfondato subito i 260 punti base, il rendimento sui BTP decennali salito fino al 3,11% (+7,55%), superiore addirittura al decennale americano, e il rendimento sul BTP a 2 anni salito anch’esso sopra la soglia dell’1,0%, all’1,038%, facendo registrare addirittura un aumento del +32,06% in pochi minuti”. La Commissione Europea – ha aggiunto – subito dopo aver appreso la notizia della volonta’ del governo italiano di non rispettare i limiti di finanza pubblica precedentemente presi, ha dichiarato che con questa scelta l’Italia ha deciso di farsi male da sola, lasciando intendere che la manovra finanziaria verra’ bocciata da Bruxelles senza mezzi termini, dal momento che un rapporto deficit/Pil a quel livello farebbe crescere il rapporto debito/Pil di almeno lo 0,5%, anziche’ farlo scendere, come previsto. Una eventualita’ che mette l’Italia a rischio anche di una procedura di infrazione. Nel frattempo, saranno arrivati i giudizi delle principali agenzie di rating, che quasi sicuramente taglieranno il rating sul debito italiano, portandolo ad un passo dal livello “spazzatura”. La soglia da non superare, per evitare il downgrade, era, secondo gli analisti, quella del 2,0%. Avendola sorpassata, il taglio del rating e’ ora una certezza. Gli italiani pagheranno cosi’ di tasca loro la scelleratezza di un Governo non eletto, populista, sovranista, che ha deciso di sfidare chiunque, dall’Europa ai mercati finanziari, in una battaglia dalla quale l’Italia uscira’ pesantemente sconfitta”.
Grazie Ministro Tria perché in accordo con il Presidente Mattarella non ti sei dimesso: sarebbe stato un ulteriore grave danno al nostro Paese. Grazie!
I mercati reagiranno molto negativamente. L’UE sbraiterà ma non troppo perché se l’Italia uscisse dall’UE sarebbe peggio, molto peggio anche per loro.
E’ pur vero quello che ci dicono, e cioè che con l’austerità il debito è cresciuto, non calato. Tuttavia quel processo andava migliorato, integrato, non sovvertito con colpi di timone così violenti: a noi velisti infatti è noto che simili correzioni di rotta portano la pala del timone in cavitazione (con effetto nullo sulla correzione della rotta) o addirittura alla rottura dell’asse del timone.
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DONATELLA CONZATTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Settembre, 2018 @ 8:55 pmDetto altrimenti: un donna in politica? Ma come si permette? (post 3334)
Ebbene sì, lo confesso: sono il Presidente dell’ Associazione Culturale Restart Trentino, ruolo al quale mi ha chiamato sin dalla fondazione due anni fa Donatella Conzatti, promotrice dell’iniziativa quando eravamo nell’UPT. Restart si è occupata e si occupa di temi pre-politici (handicap giovanile; lavoro e imprenditoria giovanile; parità di genere; autonomia; sviluppo del territorio; informazione e comunicazione; etc.). Donatella era a Trento, ora è a Roma. Si è molto attivata in settori diversi, soprattutto uno che le sta a cuore: la parità di genere. Ha istituito recentemente una Commissione Bicamerale. Ne ha parlato molto la stampa ed i media nazionali (v. link qui in coda al post). Non ho avuto il tempo di seguire i locali trentini …. mi sono sfuggiti … sapete … è una settimana che sono a Bologna, fuori piazza. Cosa? Ma no! Non ditemi che non ne hanno parlato!? Non ci posso credere ….
Dice … ma tu blogger, hai cambiato partito? No, raga, scialla … non sono più in alcun partito, perché mi sento più portato a fare “democratica” più che “politica”. Le mie idee le ho, certo, basta che leggiate molti dei miei post. Lo ho, le scrivo, le firmo, cerco di diffonderle, le metto volentieri in discussione. Quello che non mi va è l’ipse dixit; la retorica; le generalizzazioni; l’ipocrisia; la superficialità; gli slogan; quelli che la donna la piasa, la tasa e la staga in casa; quel volare (troppo) alto tanto voi non potreste capire; quel volare (troppo) basso che ti dà il massimo della percezione sensoriale ma nessuna visione d’insieme; quella legge uguale per tutti tranne le eccezioni di legge; quel governare per gestioni separate e fondi bloccati; quel Padre Zappata che predica bene ma razzola male; quelle priorità che però non sono più tali ma vabbè fa lo stesso; quell’armiamoci e partite; quelli che di un partito prendi tutto o niente; quelli che è il contenitore che determina i contenuti e non viceversa; quelli che i vincoli UE chissenefrega; quello che se cambio idea io sono un voltagabbana ma se la cambia il guru di turno è preveggenza politica; quello che la democrazia è quella cosa che ognuno vuole per se’ ma nega agli altri; quello che la storia si vabbè, è maestra, ma se uno ha fatto tante assenze alla sua scuola …; quello che le parole sono pietre ma sono usate non per costruire bensì sono scagliate contro l’altro; quello che quel politico fa Comunione, si, vabbè, ma se quell’altro è un immigrato, mica è colpa sua, eccheddiamine! Fede e Speranza vabbè … per la Carità vedremo di attrezzarci appena possibile.
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Dice … perché sostieni Donatella? Perché? Perché ci ha messo del suo: tempo sottratto al lavoro e alla famiglia; denaro; passione, studio; serietà; attenzione agli altri; rispetto degli altri; risultati; fatti non chiacchere.
Qui a fianco: a sinistra nella foto Donatella all’Evento Restart sulle famiglie con bimbi affetti dalla sindrome di Down.
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https://annamariabernini.it/pari-opportunita-ddl-trasversale-per-commissione-permanente/
https://www.forzaitalianews.it/parita-genere-conzatti-istituire-commissione-parlamentare/
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IMMIGRATI PERCHE’ ?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Settembre, 2018 @ 10:45 amDetto altrimenti: un problema certo, ma da affrontarsi nel modo giusto, non così (post 3333)
3333, un numero importante, quasi magico; “33” la marcia degli Alpini; “3” numero perfetto. Cercherò che questo post non sia (molto) da meno … o almeno ci provo:
Immigrati perché?
- Perché per secoli e secoli abbiamo colonizzato (rectius, depredato) le loro terre, di persone (schiavi), risorse, cultura, libertà, democrazia;
- perché in cambio vendiamo loro le nostre armi;
- perché anche oggi le nostre multinazionali stanno continuando a fare tutto ciò;
- perché per portare loro la nostra democrazia ci apriamo la strada con i bombardamenti;
- perché un nemico dobbiamo averlo, sennò come possiamo riunirci? Ed allora, in successione: ebrei, meridionali, immigrati.
(Leggete il libro a fianco, poi ne riparliamo)
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Siete in una città di dimensioni enormi, tipo Pechino. Non conoscete la lingua, avete perso ogni contatto con vostra moglie e i vostri figli, scomparsi nella folla; siete stati derubati del portafoglio (documenti e carte di credito); capite che sta scoppiando una guerra civile nella quale tutti sparano a tutti; siete sotto pesanti bombardamenti aerei; avete fame, sete, freddo … siete feriti, terrorizzati per voi e per i vostri cari.
Poi improvvisamente vi svegliate sudati e ansimanti: era solo un incubo.Vi rilassate, bevete un caffè, vi preparate, baciate moglie e figli e andate al lavoro.
THE END
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AUTONOMIA E’ DEMOCRAZIA E VICEVERSA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Settembre, 2018 @ 1:01 pmDetto altrimenti: fra poco in Trentino tutti al voto … ma per chi? (post 3332).
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E’ condiviso da tutti che un bene si apprezza quando esso ti viene a mancare: la salute innanzi tutto, il cibo, la democrazia. Tuttavia, mentre ci alimentiamo ogni giorno e corriamo dal medico e in farmacia al primo accenno di raffreddore, non siamo altrettanto solleciti nella difesa del mantenimento della salute della nostra Democrazia, nelle piccole come nelle grandi circostanze. Ora, la malattia è una stato che conduce alla guarigione, all’invalidità o alla morte: ed allora, coraggio! Sta a noi curarla fino alla sua guarigione!
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Nelle “piccole circostanze”: viviamo ed operiamo in associazioni e tolleriamo che in una assemblea elettiva si proceda al voto prima delle relazioni della presidenza uscente e della sua approvazione o meno da parte dei soci, perché “molti se ne devono andare”; in altro ambito, tolleriamo un regolamento dello Statuto che stravolge l’impostazione democratica del documento fondativo del sodalizio; ancora, operiamo in una Università e tolleriamo che l’assemblea che deve valutare e approvare una gestione sia per il 95 % del tempo dedicata alla esposizione dell’operato e solo per il 5% alla discussione pubblica; non basta: in molti casi la presidenza uscente organizza lei stessa la presidenza dell’assemblea che deve valutare il proprio operato; o ancora, il collegio dei probiviri controlla tutti tranne che il Direttivo che si controlla da se stesso (per dirla con Orazio, quis custodiet custodes ipsos?) Infine (ma l’elenco potrebbe continuare) in politica tolleriamo che i partecipanti ad una commissione elettorale, in violazione dello Statuto, siano candidati. Nel reagire a tutto ciò, dobbiamo diffidare delle unanimità, come ci insegna il premio Nobel russo – sepolto a Venezia – Josif Brodskij nel suo bel libo “Il canto del pendolo” (Ed. Adelphi), “se non altro perché nei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.
Ma veniamo alle “grandi circostanze”, ad esempio ad una tornata elettorale, anzi, alla prossima tornata elettorale nella Provincia Autonoma di Trento. Autonomia? Dall’esterno e del tutto superficialmente viene spesso definita come un privilegio. E invece, da quando è nata, Autonomia ha significato libertà di pensiero, amore per la cultura locale, capacità di comunicazione, capacità di governo, assunzione diretta e personale di responsabilità. Così la Cooperazione di Don Lorenzo Guetti: tutti siano corresponsabili sin dall’inizio per la costruzione di un bene che in tal modo è un Bene Comune: qui a fianco il libro di Marcello Farina su Don Guetti . Ma questa è un’altra storia. Veniamo al titolo di questo mio contributo.
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Nei millenni “Democrazia” ha assunto in successione tre significati diversi: 1) potere sul popolo (il democrator era il tiranno); 2) strapotere del popolo (così criticato dai nobili esclusi dal governo); 3) potere del popolo. Oggi siamo, anzi, eravamo al terzo significato, ma stiamo regrendendo verso il secondo, cioè verso lo strapotere del popolo “delle reti”, popolo gestito da poche persone che fanno passare per “volontà del popolo” la loro volontà personale (così già 20 anni fa Umberto Eco nel suo libro “Il fascismo eterno” ripubblicato oggi da La Nave di Teseo). Attraverso questo inganno, alcuni “diventano” forti e attraggono molti deboli: infatti, per dirla con Friedrich Nietzsche (“Così parlò Zarathustra – vittoria su se stessi”: “…il debole è indotto dalla sua volontà a servire il forte, volendo egli dominare su ciò che è ancora più debole … il debole si insinua nella roccaforte e nel cuore del potente e ne ruba potenza”.
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E invece dobbiamo muoverci verso un quarto significato di Democrazia, ovvero Democrazia come Autonomia. Infatti, quando al centro si manifestano tendenze autocratiche e antidemocratiche, tanto più sorgono in periferia spinte autonomistiche per la conservazione, almeno a livello locale, della Democrazia (così l’austriaco filosofo del diritto Hans Kelsen in “Teoria generale del diritto e dello Stato”). Da qui la mia conclusione: le nostre imminenti elezioni sono “Amministrative locali” e tali devono restare, evitando di essere ammaliati e letteralmente “irretiti dalle reti” di una certa politica nazionale, perseguendosi da parte nostra una Democrazia Locale Vera e non solo formale.
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Per non cadere preda del richiamo delle sirene-fuochi-fatui-della-politica-centrale occorre poi fare un altro passo: quello di riconoscere “i sublimi” della politica per quello che sono, cioè personaggi veramente poco sublimi, i quali non si sono mai “distolti da loro stessi” incapaci come sono “di saltare oltre la propria stessa ombra” (parole di Nietzsche, op. citata). A costoro suggerisco la rilettura della favoletta “Il re è nudo” e ai loro seguaci l’altra, di Esopo, quella del leone, dell’asino e della volpe, da me citata nei post precedenti (1)
Buone favole ma soprattutto buon voto a ottobre a tutte e a tutti !
(1) Una volpe e un asino incontrano un leone. La volpe offre al leone di intrappolare l’asino contro la propria salvezza. Il leone accetta. La volpe intrappola l’asino. Il leone corre a divorarsi la volpe e poi, con calma, va a mangiarsi l’asino bloccato nella trappola.
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IDEE E PROGETTI PER L’ALTOGARDA TRENTINO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Settembre, 2018 @ 10:53 amDetto altrimenti: … hai visto mai che a forza di parlarne … (post 3331)
Idee e futuri possibili progetti per una continua ripartenza dell’Altogarda Trentino e del Trentino
E’ di questi giorni il riaccendersi della contrapposizione fra i privati acquirenti dell’ Area ex Cattoi ed il Comune di Riva del Garda circa da destinazione urbanistica di quel terreno. I privati dicono che “Il Comune non sta facendo nulla”, il Comune completa la frase con “… nulla di quello che vorrebbero loro”. Sta di fatto che da molto, troppo tempo, quella zona così centrale, preziosa, strategica e potenzialmente molto funzionale al Sistema Riva è desolatamente abbandonata e offre alla vista dei turisti uno spettacolo sconcertante. Dico “dei turisti” perchè i locali ormai si sono purtroppo abituati ed assuefatti a quella vista, come accade quando a casa propria non si avverte più la stonatura di un tappeto sfilacciato o di un quadro storto, tanto ormai fa parte naturale del proprio abitat.
Pare tuttavia che questa assuefazione sia tipica di Riva del Garda: infatti vi sono altre situazioni analoghe, in pieno centro: gli edifici di un nuovo Bronx che si affacciano sul Piazza della Costituzione alias Terme Romane; il complesso albergo Vilpiano e villetta novecentesca sul Viale Roma; sempre sul Viale Roma la villa di fronte al Bar Roma; la villa all’angolo fra Viale Pilati e Viale Prati. Si tratta di beni privati, certo, ma recano disdoro alla località turistica più importante e gettonata dell’intera provincia e poiché Riva del Garda vive anche della propria bellezza, il Comune si attivi “per conto terzi” per trovare soluzioni strutturali e funzionali o quanto meno ne imponga una sistemazione anche solo estetica: infatti se quei beni sono privati, la bellezza è un bene pubblico, cioè di tutti; ma la bellezza deve essere anche un bene comune, cioè realizzato con il contributo di tutti.
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Vi sono poi gli scavi “Terme Romane” la cui scoperta ha sottratto oltre 100 stalli all’omonimo parcheggio interrato (con un grave danno finanziario, economico e funzionale): questi scavi oggi sono assolutamente poco valorizzati. La proposta è di edificare sopra di essi una palazzina a due piani: con la vendita del secondo piano si finanzia l’intera opera, il Comune mantiene la proprietà del primo piano pavimentato in cristallo, creando in tal modo un “museo archeologico visitabile dall’alto”.
Veniamo ora alla zona lago, dalla quale ho preso le mosse. Oltre l’Area ex Cattoi, vi è il Parco Colonia Miralago con i suoi tanti edifici completamente abbandonati, immersi in un ampio parco sulla riva del lago. Mi chiedo: quale altra località turistica del Sud Tirolo e dell’Austria si permetterebbe di “sciupare” in tal modo una simile potenzialità?
Il Comune ha già ben dimostrato di cercare di valorizzare alcuni suoi edifici fronte lago: ad esempio nel Villino Campi prospiciente la spiaggia Sabbioni ha collocato fra l’altro la sede della sua società per la mobilità, l’APM. Tuttavia questa non sembra la migliore soluzione, sia perché edifici così prestigiosi possono essere utilizzati a fini turistici, sia perché essi – come sede dello sportello di un servizio pubblico e luogo da cui gli operatori possono rapportarsi alle strutture del territorio – sono troppo decentrati. Ma questa è un’altra storia e allora veniamo ad alcuni progetti concreti.
1 – Parco Miralago: può diventare la sede di una nuova Scuola Vela, la Trentanodi SpA – Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera. Detto altrimenti: recuperiamo area e edifici e creiamo un centro internazionale, a metà strada “velica e geografica” fra la scuola vela di Caprera e i famosi Glenans francesi; traduciamo in chiave internazionale le capacità delle tante singole scuole vela dei circoli velici dell’Altogarda Trentino; sfruttiamo pienamente un avviamento già esistente, quello delle acque, del vento, delle regate internazionali e della bellezza della Riviera Trentina del Garda; portiamo a 12 mesi la già lunga stagione turistica anche ai mesi invernali.
2 – In parallelo organizziamo, primi e unici in Europa, il Film Festival Internazionale della Navigazione a Vela, così come Trento e Bolzano hanno il Film Festival della Montagna.
Per realizzare i due progetti, ricerchiamo innanzi tutti i Main-Sponsor delle due iniziative “vendendo” idee, progetti ed effetto marketing contro il loro cofinanziamento in ambito nazionale ma soprattutto internazionale allargato ai paesi che oggi hanno maggiori disponibilità finanziarie. E conferiamo centralità a questa ricerca.
3 – Collegamenti ciclabili – In attesa del Grande Progetto (la Ciclabile de Garda), 1) con un investimento veramente minimo occorre illuminare le gallerie fra Riva del Garda e Malcesine, oggi molto pericolose per i ciclisti; 2) occorre collegare il sistema ciclabile dell’Altogarda Trentino con quello della Valle dell’Adige con pendenze accettabili, ad esempio sistemando la “strada romana” da Prato Saiano a Nago (qui a fianco una salita da Torbole, che definire ciclabile è un azzardo; esiste poi – è vero – anche la salita Busatte-Nago, ma anche qui, nonostante il fondo di cemento, le pendenze non sono da tutti); 3) occorre completare la pista ciclabile dal terminale ovest della ciclabile del Maso Limarò fino a Ponte Arche (si tratta di soli 1700 metri, molto pericolosi per i ciclisti).
Queste al momento sono solo alcune idee, ma i progetti partono sempre da un’idea. Ed è con nuove idee e nuovi progetti che parte, anzi che “riparte” il Trentino. E a chi dovesse considerare queste idee come utopie, mi permetto di ricordare che ogni utopia è un traguardo semplicemente non ancora realizzato.
Riccardo Lucatti – Presidente Associazione Restart Trentino
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ESOPO IN POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Settembre, 2018 @ 8:32 amDetto altrimenti: attualissimo! (post 3330)
Esopo, (Etiope (?) immigrato in Grecia, 620 a.C. circa – Delfi, 564 a.C.) è stato uno scrittore greco antico noto per le sue favole, ognuna delle quali terminava con la frase “O mùzos delòi …” la favola insegna che … e qui seguiva la morale.
Sentite questa: una volpe ed un asino sono spaventati dall’arrivo di un leone. La volpe gli si fa incontro e gli offre di far cadere in una trappola l’asino contro la propria salvezza. Il leone accetta. La volpe fa cadere l’asino in una trappola. Il leone corre a divorare la volpe e poi, con calma, va a mangiarsi l’asino.
O mùzos delòi … la favola insegna che quei partitelli che si stanno affannando a far parte della coalizione politica che pare vincente alle prossime elezioni ammnistrative trentine, prima contribuiranno alla sconfitta dei principali avversari di quella coalizione. Poi saranno divorati essi stessi. In altre parole: è pericoloso cercare di fare i furbi con i potenti!
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DEMOCRAZIA E PRASSSI (ANTIDEMOCRATICHE)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Settembre, 2018 @ 7:35 amDetto altrimenti: oltre alla forma occorre la sostanza! (post 3329)
Università di (una città): all’interno di un convegno (“Democrazia e potere”) ho appena assistito ad una relazione “di denuncia” contro una prassi: Lo Statuto prevede che gli Organi Direttivi illustrino il già fatto e le nuove proposte e che poi l’Assemblea discuta, approvi o meno tutto ciò. L’ordine del giorno prevede relazioni degli amministratori per tre ore ed alla fine, in dieci minuti, “Discussione, conclusioni, chiusura della riunione”.
Associazionionismo. Devono rinnovare il Direttivo. I soci non sono messi in condizione di poter comunicare fra di loro per organizzare una politica comune. La loro Assemblea viene presieduta da una persona indicata dal Presidente dell’Associazione e non dai soci (?!). Molto tempo all’illustrazione del già fatto e dei programmi. Quasi nessuno spazio alla discussione. Approvazione all’unanimità da parte di soci distratti ma soprattutto non impegnati, soci che la non-democrazia proprio se la cercano, l’importante è il buffet e si vabbè ma quando si va a casa?
Quo vadis, democrazia?
In altre parole: democrazia si, nell’operatività (lavorare tutti!) ma non nel governo. Mi viene in mente una frase del ventennio “Qui si lavora, non si fa politica”. In alcuni miei post recenti ho citato più volte Umberto Eco e il suo libro più venduto in assoluto (“Il fascismo eterno”), nel quale fra l’altro Eco fa notare che sarebbe troppo comodo aspettarsi che uno si alzi la mattina ed inneggi apertamente alle camicie nere, al fascismo. Invece certe spinte assolutamente anti-democratiche vivono e si alimentano di una linfa subliminale, sotto copertura, quasi fossero atteggiamenti normali. Ed ecco perché non dobbiamo abbassare la guardia mai, essere vigili, coscienti, attenti, reattivi anche di fronte a queste “piccole” situazioni, anche a costo di passare per “persone mai contente, con un caratteraccio”, di quelle che pensano sempre male.
Già, io penso male, ma a pensar male …
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