I SOCI FIAB RACCONTANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Settembre, 2018 @ 6:09 am

 

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       Dalla chiesa, verso la valle

Detto altrimenti: i “nonni” Fiab raccontano!       (post 3322)

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Già, dopo una settimana a fare il nonno, sabato sono libero e via! Via sui pedali ecchealtro? Dove? No, non comincio dall’inizio, bensì dalla splendida Chiesa di S. Stefano a Carisolo: luogo di culto già in epoca romana, custode degli splendidi affreschi dei Baschenis (XV° secolo), edificata su uno sperone di roccia a fare da sentinella all’imbocco della Val di Genova o Val Genova che dir si voglia. Qualcuno dice che il nome della valle derivi dal latino “genu”, ginocchio a causa della genuflessione del suo corso sinuoso scavato dal Sarca. Altri – e fra questi io stesso – perché qui sarebbero venuti i miei antenati genovesi a tagliare gli alberi per le loro navi. Ma questa è un’altra storia.

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Noi, Claudio Colbacchini ed io, l’abbiamo raggiunta dall’alto, dopo avere scalato quasi tutta la Valle, fino a 5 km dalla fine della carrozzabile. Partiti da Ragoli, dove abbiamo lasciato l’auto, in totale fra andata e ritorno, 65 km. Qui a fianco, le cascate del Nardis.

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Salita non eccessiva, talvolta qualche strappo un po’ più duro, arriviamo al Bicigrill B.C. GRILL di Vigo Rendena, dove ci concediamo caffè e briosch e facciamo amicizia con la Gentile Signora che lo gestisce. Proseguendo, attraversiamo Carisolo e imbocchiamo la “nostra” Valle. Qualche auto ci sorpassa, altre ci incrociano. Le cascate del Nardis, bellissime. Proseguiamo, la salita si fa più dura … Infine, ritorniamo al “nostro” B.C. GRILL dove ci concediamo un’ottima bruschetta.

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Tutto bene, sole ok, né caldo né freddo. Solo che ci eravamo desmentagadi de la desmontegada, cioè del fatto che oggi i pastori riconducono a valle dai pascoli montani le loro mandrie le quali percorrono lunghi tratti della ciclabile, ed allora … allora occhio a distinguere sulla pista foglie secche da altri accumuli organici!

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Cima Presena 18 gen 2011.

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Ci ripromettiamo di tornare in valle, portando l’auto a Carisolo e potendo quindi contare sul 100% della carica delle nostre e-mtbike, tal che si possa arrivare fino alla cascata di Lares e/o al rifugio Adamello, per poi proseguire a piedi fino al Lago Mandrone e alzare lo sguardo verso nord, là dove arrivano, sul versante opposto, gli impianti della Carosello Tonale ai piedi della Cima Presena (m.3068), qui a fianco in una foto invernale.

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Good e-bike & good Fiab Trento everybody!

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DEMOAUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Settembre, 2018 @ 6:58 am

 

Detto altrimenti: Democrazia è Autonomia e viceversa   (post 3321)

Ci avviciniamo alle elezioni “amministrative” trentine, che poi di solo amministrativo mica hanno tanto se poi uno dei maggiori partiti anzi il maggiore si presenta con il nome del proprio capo nazionale inserito nel simbolo, il che – soprattutto trattandosi di una provincia a statuto speciale – è una doppia stonatura (politica centrale anzichè amministrazione locale). Ma veniamo al titolo del presente mio intervento.

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btyIl termine “democrazia” nei millenni ha assunto successivamente ben tre diversi significati: 1) potere sul popolo (il “democrator” era il dittatore); 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo. Oggi siamo di fronte alla regressione degenerativa dal significato odierno a quello precedente e cioè dal potere del popolo allo strapotere del popolo delle reti, al quale si riferiva già vent’anni fa con grande preveggenza Umberto Eco nel suo libro più venduto, “Il fascismo eterno” (cfr. qui di seguito, più avanti).

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images (1)Comunque a questi tre significati io oggi mi permetto di aggiungere quarto significato: Democrazia oggi è Autonomia, e viceversa. Infatti quanto più al centro crescono spinte autocratiche e antidemocratiche, tanto più è naturale e necessario rafforzare le gestioni autonomistiche decentrate a difesa di una Democrazia Locale: così il filosofo del diritto Hans Kelsen, in “Teoria generale del Diritto e dello Stato”, 1963,  Ed. Di Comunità, pag. 319 e sgg: “Quando il governo centrale è retto da autocrati contro le regole democratiche, in periferia  sorgono spinte autonomiste”. E quindi innanzi tutto Autonomia di pensiero, ben lungi dall’ ipse dixit del singolo di turno o del presunto rappresentante della “volontà del popolo”.

Al quest’ultimo riguardo riporto qui un passaggio del citato libro di Umberto Eco:

Il fascismo eterno si basa su un populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il popolo è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la volontà comune. Dal momento però che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete … il popolo ha perso il potere di delega … è ridotto a ruolo di finzione teatrale … non serve più Piazza Venezia o lo Stadio di Norimberganel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo di cittadini ben selezionato può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. Questo populismo qualitativo si oppone a quelli che esso definisce putridi governi parlamentari (il parlamento, bivacco per manipoli di triste memoria n.d.r.). Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la voce del popolo, possiamo sentire l’odore di fascismo”.

 E quindi – aggiungo io – possiamo sentire odore anzi puzza di non-Democrazia, di non-Autonomia.

P.S.. Autonomia tuttavia non è far da soli rispetto alle altre forze politiche locali: piuttosto è il substrato, il basamento sul quale edificare le alleanze delle intelligenze locali che accettano tale prospettiva architettonica, in difesa da chi pretende di progettare in casa nostra. In caso contrario l’Autonomia diventa autoreferenziale e quindi una autocrazia locale … laddove invece voleva contrapporsi all’autocrazia romana.

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NA TONDA AL LAC DE RESIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Settembre, 2018 @ 5:58 am

Detto altrimenti: il giro del Lago di Resia ed altro ancora   (post 3320)

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Noi siam come le lucciole, brilliamo nelle tenebre …

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FIAB-FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA, Trento – I soci raccontano. Il pullman parte da Riva del Garda ed ecco che io che mi ci trovo in vacanza ne approfitto. Solo sul marciapiè … finchè la luna c’è!

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Riva, Rovereto, Trento, Mezzolombardo, Bolzano: queste le tappe del carico e poi via, al Lago di Resia. Siamo una trentina di Trentini. Tempo splendido, il sole brilla alto nel cielo di un bel giallo Fiab che più splendente non si può. Noi comunque non ci siamo fidati del tutto delle previsioni ed ognuno ha con sé una scorta di capi di vestiario di quelli “da freddo”: dopo tutto si sa che il temp, le done e i siori i fa quel che i vol lori!

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E invece no, tutto ok, dai 14 ai 24 gradi in quota (1498 mlm) fino ai 29 giù da basso (Lasa, 832 mlm). Monika ci illustra la storia della diga e del destino della popolazione costretta ad abbandonare case e terreni per far posto all’acqua: il bollo per la carta da bollo per richiedere l’indennizzo costava – all’epoca – 8 lire e la terra veniva espropriata ad lira una al metro!

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Si inizia a pedalare dal lago basso, in senso orario, sulla destra orografica. E’ un saliscendi che un po’ ha sorpreso alcuni, infatti gli strappi sono abbastanza erti e noi abbiamo i muscoli freddi e intorpiditi da tre ore di pullman ma fa lo stesso. Il panorama è stupendo: le guide (Monika e Tino, alle quali è stato associato il sottoscritto portabandiera) conducono egregiamente il gruppo.

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In coda Vittorino funge ottimamente da “scopa” e addirittura riesce a spingere una di noi con la mano, aiutandola nella pedalata! Il percorso di ritorno è inizialmente pianeggiante, poi in picchiata lungo la splendida ciclabile sulla quale – giustamente – vige il limite di velocità dei 30 kmh! Si aggiunge a noi Edoardo, che è salito al lago a pedali! Benissimo!

 

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Improvvisamente un segnale: ciclabile chiusa! Scopriamo che si deve lasciare libera per il passaggio della transumanza! Sembriamo disorientati, io mi avvio a sinistra sulla deviazione indicata e conduco i “miei” su una passerella-bici-alla-mano attraverso un biotopo e quindi sulla statale. Ci telefoniamo, altri sono sulla ciclabile. Ci ritroviamo a Glorenza, dove siamo condotti a visitare la torre del castello.

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Si riparte, pianura, leggerissima discesa, in testa a 26 kmh per arrivare ad avvisare l’autista – l’ottimo Simone Fruner – del nostro leggero ritardo. Il gruppo si sgrana un po’ ma fa lo stesso, la pista è unica, non si può sbagliare.

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Nel ritorno, alcuni amici chiedono ragione dello sdoppiamento del gruppo durante la discesa, ritenendola una pecca nell’organizzazione. Rispondo io: “No amici, la cosa è stata voluta … infatti si è trattato di una esercitazione di auto-rincongiungimento dei gruppi della quale non vi avevamo avvisati a bella posta, per vedere se e come ve la sareste cavata: siete stati bravissimi, complimenti!”

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Viaggio di rientro: il traffico intenso in Valle Venosta ci fa ritardare un poco, ma è l’occasione per Tiziana, una collega fiabbina di Bolzano la quale – ottima cicerone – ci illustra molte delle bellezze della valle. Grazie, Tiziana! Ultimo a scendere io, a Riva del Garda, alle 21,30.

Good bike & good Fiab Everybody!

Nota tecnica: la legge impone che da parte dell’autista siano rispettati determinati tempi di guida e di riposo, a tutela della sua salute, dei suoi diritti di lavoratore  e  della sicurezza dei suoi passeggeri e del traffico in genere. Questa volta abbiamo un po’ sforato, a causa di una lunga coda in Val Venosta. Questa regola può creare un certo stress in capo all’autista, ma è pur vero che … Ricordo, 60 anni fa. Io, poco più che ragazzino, organizzavo da Genova il pullman per andare a sciare. Mi avvalevo della ditta SCAL di Rapallo, ed io salivo sul pullman per primo alle o4,20, il che voleva dite che l’autista a Rapallo aveva iniziati a guidare un’ora prima (non c’era ancora l’autostrada). Dopo avere raccolto gli amici in 15 fermate lungo tutto l’arco della “lunga” Genova da est a ovest (da Genova Nervi a Genova Pegli) arrivavamo a Limone Piemonte alle 10,00 (180 km da Genova di cui solo 70 in autostrada). Si ripartiva alle 17,00 e l’autista arrivava a Rapallo alle 22,00/23,00 avendo guidato complessivamente per 13/14 ore nell’arco delle 24! Allora … quale dei due sistemi è il più giusto? Per me quello di oggi.

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IL FASCISMO ETERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Settembre, 2018 @ 8:28 am

 Detto altrimenti: il libro più venduto di Umberto Eco       (post 3319)

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btyAmiche lettrici, amici lettori: ve lo avevo promesso. Un libro piccolo piccolo con verità grandi grandi: prima edizione in Cinque scritti morali, 1997; prima edizione La nave di Teseo, 2018, €5,00. Si tratta di 44 paginette scritte molto larghe ma di enorme peso specifico. E’ l’opera di Eco più venduta in assoluto, più del Nome della Rosa, recentemente citata dal giornalista Aldo Cazzullo su Corsera del 5 settembre 2018 pag. 27, sotto il titolo “La fine del parlamento e il fascismo eterno”.

(1997, quale preveggenza quell’Umberto Eco!)

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Eco parla di molti aspetti di una “cultura” fascista: la verità politica annunciata una volta per tutte; il governo del fare, l’azione per l’azione; la paura del diverso; il disaccordo è tradimento; la xenofobia; il militarismo; la guerra al pacifismo; il disprezzo per i deboli; siamo tutti eroi, etc..

Tutto questo per analizzare le molte componenti che, singolarmente o in combinazioni diverse, sono comunque fascismo, un fascismo che sia pure sotto spoglie diverse, permane anche oggi e permea alcune forze politiche. Tra queste, la componente che mi ha maggiormente  colpito perché più attuale è indicata al n. 13 di pag. 45:

“Il fascismo eterno si basa su un populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo da un punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune”. Dal momento però che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete … il popolo ha perso il potere di delega … è ridotto a ruolo di finzione teatrale … non serve più Piazza Venezia o lo Stadio di Norimberga … nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo di cittadini ben selezionato (da chi? N.d.r.) può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. Questo populismo qualitativo deve opporsi ai putridi governi parlamentari (il parlamento, bivacco per manipoli di triste memoria )”… Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Fascismo”.

Ora, ai nostri giorni, chi si rifà alla “Volontà del popolo della rete”? Chi dice che “60 milioni di italiani sono con me?” Chi dice “Fuori  dal partito chi la pensa diversamente da me?” Chi vuole ripristinare il servizio militare obbligatorio? Chi vuole riunire il potere legislativo all’esecutivo con il referendum propositivo, l’obbligo di calendarizzazione per il parlamento e il vincolo di mandato per i parlamentari? Chi ha affermato che “Presto non servirà più il parlamento?” Chi  “vola molto in alto” e dice “Il partito sono io”?

Conclude Aldo Cazzullo nell’articolo citato: “Senza il Parlamento non c’è la Democrazia Diretta: senza il Parlamento non c’è più la Democrazia”. Concordo con lui e vi assicuro, credetemi, tutta la mia indignazione in tanti post precedenti contro questo stato di cose è nata ben prima di avere letto Eco e Cazzullo. Ora, comunque, mi sento molto più sereno: sono in buona, anzi ottima compagnia!

Buona Democrazia Vera a tutte e a tutti!

Ho appena pubblicato che mi scrive Giovanni R.: “Caro blogger, quello che tu affermi nei rapporti fra un partito e tutti i cittadini vale anche fra il partito e i suoi iscritti, nel senso che anche qui in Trentino abbiamo avuto – o abbiamo ancora, in modo surrettizio – un leader che  ha sempre detto agli iscritti come e cosa fare,  e questa è la morte non della sola democrazia, ma anche dell’autonomia, a cominciare da quella di pensiero. Grazie se pubblichi questo mio intervento”

Caro Giovanni R.: eccome se lo pubblico il tuo intervento, anzi, te ne ringrazio! La tua osservazione è assolutamente corretta e completa il ragionamento. Continua a leggermi e ad intervenire!

Scrive Giorgio Rossi: “Il post fa riferimento implicito ad una forza politica che io stesso ho votato: non vedo in questa alcun elemento che possa avvicinarla al fascismo”

Rispondo a GR: Ho appena visto il filmato dell’apertura da parte di un ministro della busta di avviso di reato. Quel ministro si appella al “volere del popolo” e afferma che non mollerà. I riferimenti ad un astratto “volere popolare” e ad un antico “boia chi molla” sono troppo espliciti. Inoltre quell’affermare “Io sono il responsabile, lo rifarei” è molto simile a quella dichiarazione di assunzione di responsabilità politica dell’uccisione di un parlamentare dell’opposizione (Giacomo Matteotti). Come si vede certe  somiglianze uno se le tira proprio addosso da sé.

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PACE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Settembre, 2018 @ 5:34 am

Detto altrimenti: “ Tutti i colori della Pace”   (post 3318)

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Mentre nel mondo spirano venti di guerra, un Comune del Trentino, Vallelaghi, a 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, dà vita alla XVI Edizione di una serie di eventi commemorativi, “Tutti i colori della Pace”. Responsabili dell’iniziativa gli Assessori alla cultura, Verena Depaoli e alle politiche giovanili, Patrizia Ruaben.

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btyIeri nella sede di Vezzano della Biblioteca Vallelaghi (le altre due sedi sono a Terlago e a Padergnone) ho avuto modo di assistere alla lettura di brevi storie per bimbi intorno ai sei anni, dal titolo “Nati per la pace”, letture presentate dalla bibliotecaria Sonia Spallino e lette da Valentina Lucatti e Carla Lenzi, due delle numerose volontarie che si prestano a diffondere  anche in Trentino il programma nazionale Nati per leggere. Cfr. https://www.cultura.trentino.it/Biblio/Nati-per-Leggere. Già, perché come una volta ha sottolineato uno scrittore molto conosciuto, Mauro Corona, la persona si forma molto, se non soprattutto, nei primi anni di vita.

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Brani per piccini, che prendono le mosse dall’esaltazione dal Dialogo, dall’ Amicizia, per arrivare alla Pace (le lettere maiuscole non sono utilizzate a caso).

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Il dialogo … che poi non è certo quello fra il lupo e l’agnello della favola di Esopo: quella è una dichiarazione di guerra sulla base di un falso pretesto. Il pretesto, la politica di pretesti, quella che conduce alla guerra e non alla Pace. E di fronte alle ondate tzunami dei pretesti della odierna politica nazionale ed internazionale accampati da chi vive di guerre, ecco che in una piccola biblioteca di un piccolo paese montano si distillano gocce di Pace.

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Fra una lettura e l’altra, i bimbi hanno scelto da un piccolo mazzo un segnalibro che  riportava un motivo per leggere ad alta voce in famiglia.

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Dice … sono solo piccole gocce. Si, ma se ognuno di noi ne distilla anche solo alcune, alla fine esse saranno un fiume impetuoso. Ed allora, brave le organizzatrici, bravi i genitori che hanno condotto i loro bimbi ad assistere all’evento, bravi i bimbi che hanno ascoltato, attenti, le storie di Dialogo, Amicizia e Pace e … bravissime le lettrici che hanno scelto, trasportato (una valigiata pesantissima di libri per bimbi!) letto e rappresentato le molte Storie di Pace.

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E ricordiamoci che i Bambini sono nati per ….

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LA DIFESA DELLA RAZZA … ITALIANA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Settembre, 2018 @ 1:06 pm

Detto altrimenti: ma che razza di persone siamo noi “taliani”?     (post 3317)

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Italiani brava gente? Talvolta si, ma talvolta no. No quando abbiamo applaudito chi aveva proposto e fatto promulgare le leggi razziali, 80 anni fa; no quando, ultimi colonialisti ma primi bombardatori, bombardavamo i villaggi dei neri in Africa con bombe incendiarie. Etc.

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downloadMussolini 80 anni fa al balcone, applaudito per la sua difesa della razza. “Fuori gli Ebrei!” Oggi c’è un altro “fuori”: “Fuori gli immigrati!“, fuori coloro che scappano dalle loro terre vittime di guerre, di sfruttamento, di schiavismo, delle multinazionali, della fame, della sete, della malattie, dell’ignoranza, dell’analfabetismo. Vittime di tutto quello che noi occidentali abbiamo lasciato loro in regalo quando abbiamo concesso a quei popoli la “libertà” (di farsi schiavizzare dalle bande militari di turno), riservandoci soltanto di continuare ad utilizzare (rectius, sfruttare) le loro ricchezze naturali, la loro manodopera locale a 50-70 dollari USA al mese per 12 ore di lavori forzati al giorno, per 30 giorni al mese, per 12 mesi all’anno. Il riposo? Il 29 febbraio, cribbio!

“Italiani!” Echeggiava il grido dal famoso balcone. “Prima gli Italiani!” Echeggia oggi alla TV un nuovo grido che – forse nostalgico degli 8 milioni di baionette – oggi  chiama a raccolta “60 milioni di Italiani”  (sic).

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Il mio prossimo post? Su un libro, anzi su un saggio di tale Eco dr. Umberto, “Il fascismo eterno”, La nave di Teseo Ed., prima edizione in Cinque scritti morali 1997; prima edizione La nave di Teseo 2018, €5,00. Si tratta di 44 paginette scritte molto larghe ma di enorme peso specifico. Si tratta dell’opera di Eco più venduta in assoluto, più del Nome della Rosa, recentemente citata dal giornalista Aldo Cazzullo su Corsera del 5 settembre 2018 pag. 27, sotto il titolo “La fine del parlamento e il fascismo eterno”.

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P.S. 1 : Storicamente “democrazia” ha significato in successione: 1) potere sul popolo; 2) strapotere del popolo; 3) potere del popolo. Oggi siamo passati dal terzo al secondo significato (strapotere del popolo della rete) e ci accingiamo a retrocedere al primo (potere ai gestori della rete).

P.S. 2): tutto è cominciato con “Fuori i terroni!”. Ma poi ci si è accordi che conveniva considerare terroni gli immigrati, ed allora è stata cambiata la prospettiva …

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FOTOGIRO NELL’ALTOGARDA TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Settembre, 2018 @ 9:07 pm

Detto altrimenti: in bicicletta, of course!                   (post 3316)

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Da Riva del Garda si sale verso Tenno. Poco dopo Volta di Nò, sulla desta, una siepe di fichi d’India costeggia la strada: sono rossi rossi, d’un maturo che qui in Trentino non s’era mai visto. Ecco la bellezza di non avere orari, di non dovere battere primati … freno, scendo, fotografo. Belli ma … effetto preoccupante del cambiamento del riscaldamento eccessivo della terra, per cui è già stato notato che il “confine” degli uliveti si sta spostando sempre più a nord.

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Salgo. Sfioro il Lago di Tenno verde smeraldo, bellissimo ma non lo fotografo: già lo conoscete. Passo del Ballino, 765 mlm, 700 esatti sopra da Riva del Garda. Una foto la merita. Qui tre opzioni; a destra, dietro la chiesetta, si torna in già per una mtb street (v. alcuni post precedenti). Sulla sinistra si diparte lo sterrato strada romana (v …. come prima). Vado diritto e volo a 50 kmh a Fiavè. Troppo bello per fermarsi.

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In pochi minuti sono al … Ristorante Fiab Terme di Comano: menù del giorno? Lo chef consiglia: barrette energetiche, una banana e – dalla borraccia – acqua ormai tiepida, non gassata con sali di magnesio e potassio: una pacchia! (bleah!)

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Procedo e … che vedo? Affacciato sullo splendido canyon, il Maso Limarò (limaro.maso@gmail.com) è stato riaperto! Infatti si legge un cartello: “Bar aperto”. Mi fiondo giù per quei 300 metri che mi separano dalla struttura. Già ero amico dei precedenti gestori, ero stato inviato alla cerimonia di inaugurazione quando era un Parco Avventura, poi chiuso perché – devo dedurre – non tornavano i conti. Peccato. Limarò … da Limes, confine fra due Arcivescovadi, edificato in prossimità dell’omonimo canyon. L’ ambiente naturale è di una bellezza sconvolgente.

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Scendo e incontro la gentile signora Marta, la mamma del Presidente Marco Buratti presidente della Cooperativa Sociale di Comunità e di Sviluppo “Maso Limarò Fuoco” che gestisce la struttura. Qui a fianco, il Maso visto dalla strada per Ranzo: i due sentieri di accesso e – a sinistra –  la pista ciclabile che evita le gallerie stradali.

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Marta sorride, abita a Pergolese, nella Valle dei Laghi: passerò a trovarla (in bici, s’intende). Poi conosco Jacopo, uno stagista pugliese che è venuto a studiare come far comprendere la cultura locale ai turisti di fuori. E’ quindi la volta della graziosa Michela. Mi dicono che la struttura è di nuovo funzionante dall’8 agosto. Bene. Anzi, benissimo! Cosa mangio? Tagliere grande, medio o piccolo? Piccolo dai … che devo pedalare! Qui a fianco: l’ingresso del locale.

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                 Pescato e cucinato!

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Procedo. Sarche, Lago di Cavedine, Bar ristoro Wind Valley dell’amico Andrea Danielli e mamma. Qui apprendo un fatto molto  grave: alcune cicliste hanno forato contemporaneamente a causa di una manciata di grosse puntine da disegno sparse sulla pista ciclabile (da un delinquente!) in prossimità della adiacente campagna coltivata, poco a sud di Pietramurata. Un ragazzo mi dice che recentemente il Sindaco di quel paese ha vietato ai contadini di utilizzare anticrittogamici in prossimità di detta pista. Ora … se fori in salita è un problema, ma se fori in discesa puoi farti molto, molto male …

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Il Lago di Cavedine, bellissimo, canoe che scivolano, pescatori che pescano e cucinano sulla riva.

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Procedo. Costeggio le marocche, alias la ruina dantesca, massi caduti “Qual è quella ruina che nel fianco di qua da Trento l’Adice percosse, o per tremoto o per sostegno manco…” (Inf. XII, 4-6).

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Procedo. Drò, Ceniga, il ponte romano che poi romano non è ma va bene lo stesso.

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Procedo. Ad Arco un pittore tedesco ritrae il castello con gessetti colorati.

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Procedo. Verso la foce del Sarca, una colonia di aironi cinerini … bianchi! Qui nella foto si vedono appena, solo piccoli puntini bianchi: la foto era comunque dovuta!

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Procedo: lungo la ciclabile lungolago, rastrelliere portabici un po’ ingombranti. Andrebbero tolte, sono pericolose quando si incrociano ciclisti nelle due direzioni.

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Procedo … in totale 70 km. Fine di un giro che faccio spesso, ma mai avendo a disposizione tutto questo tempo, tutto il tempo per fermarmi, guardarmi intorno, leggere e vedere ciò che vedo, fotografare con il cellulare e con la mente.

Evviva la Fiab, evviva la Bicicletta (le lettere maiuscole non sono utilizzate a caso).

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PRIORITA’ “LINEARI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Settembre, 2018 @ 5:07 am

Detto altrimenti: dopo i respingimenti, gli sgomberi              (post 3315)

(Mi riallaccio ai miei post 3312 del 31 agosto e  3313 del 1 settembre)

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                                Senza parole

Dopo i respingimenti lineari, ora gli sgomberi lineari. Due osservazioni. La prima: i provvedimenti lineari sono molto comodi per chi li emette; inoltre essi sono molto spesso iniqui per chi li subisce (summa lex, summa iniuria, dicevano i Latini). La seconda: ma siamo sicuri che le priorità più urgenti siano queste? Certo che è molto più complesso, faticoso e difficile analizzare i diversi tipi di occupazioni abusive di edifici e quindi adattare i provvedimenti a seconda di ogni specifica categoria di situazioni. E’ invece sicuramente molto più semplice, facile e soprattutto di effetto dire “Tutti fuori!”. Fuori dai confini dello Stato, fuori dagli edifici. Basta che non si arrivi poi a dire fuori dell’UE, ma questa è un’altra storia.

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Sgomberi di edifici occupati abusivamente. Molto più “redditizio politicamente” che non ordinare l’abbattimento immediato in tutta Italia (ad iniziare da Ischia!) di tutte le costruzioni edificate abusivamente. Che ne facciamo di quelle? Dice … ma sono troppe, scoppia una sorta di rivoluzione … perdiamo voti … Ah … ho capito, vabbè …

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davScrivevo nell’incipt che mi riallacciavo al mio post 3313 del 1 settembre. In esso raccontavo di una Persona di colore che si presta a lavori volontari pur di ricevere un piccolo aiuto, ed anche di alcune grandi aree di pineta e grandi edifici abbandonati, proprio sulla litoranea, in totale rovina nel ben mezzo della famosa riviera romagnola (Cervia e Milano Marittima). Ed allora una proposta: perché non censire tutte le Persone di colore disposte a lavorare per ripulire e riattare queste aree e questi edifici? Perchè non fare “in grande” e in modo organizzato quel lavoro che una singola Persona stava facendo in modo volontario nell’area compresa fra il mio albergo e la Chiesa parrocchiale Stella Maris di Milano Marittima?

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davTemporaloni di fine estate. Prime alluvioni (nel veronese). Il 98% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico, a fronte del quale stanziamo 75 milioni di euro l’anno Siamo così esposti a questo rischio per vari motivi: siamo un paese montuoso, ricco di costruzioni abusive, nel quale – ecco il punto – si consuma (con nuove costruzioni) una percentuale elevata di territorio che ci pone in testa alla classifica europea di questi “consumatori”. Ed ecco il nesso: invece di costruire, recuperiamo i vecchi edifici, le strutture abbandonate, dismesse, impiegando (anche) la forza lavoro immigrata. Ma …

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La stessa cifra, 75 milioni di euro, ma al giorno, è destinata alle spese militari! Non sono un antimilitarista, sono figlio di un Maresciallo CC, sono stato Sten di Cpl della brigata Alpina Tridentina e non rinnego questo mio passato: ne faccio una questione economica-finanziaria e di priorità … e poi immaginate quanti muli si comperano rinunciando anche ad un solo F35! (Qui a fianco: lo conservo ancora!)

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… ma questo sarebbe un progetto complesso, che richiederebbe molto lavoro e molto m tempo … tempo che invece non è richiesto dall’emanazione di provvedimenti populisti, quelli che procurano a chi li emana un consenso di pancia immediato e che gli permette l’ organizzazione democratica della  soppressione della democrazia (si legga, per tutti, il post 3312 del 1 agosto “Bombardamenti del passato e prossimi”).

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Dice: ma la proprietà privata è sacra! Ah, ho capito, ci rifacciamo al diritto naturale (e anche divino: non desiderare la roba d’altri). Ma gli stessi due “diritti” invitano al sostegno reciproco all’interno della stessa razza (e la razza umana è una sola) ed alla Carità (prima fra le virtù cardinali, davanti alla Fede e alla Speranza). E allora, come la mettiamo?

Priorità, si diceva anche fra le tre virtù cardinali. Ma … ora che ci penso … tutti coloro che approvano questa politica, vanno poi anche a Messa? Ricevono la Comunione? Dice … “Ma allor se tu caro blogger la metti su questo piano …”  Dico: “E su quale altro piano dovrei metterla?” Questa qui non è mia, ho copiato da un colloquio fra il cardinale di Genova e Don Gallo. Cardinale: “Lei, Don Gallo, frequenta prostitute, vagabondi, drogati …“. Don Gallo: “Gesù ci ha insegnato di stare vicino agli ultimi”. Cardinale: “Ah, ma allora se lei la mette su questo piano …”. Don Gallo: “E su quale altro piano dovrei metterla?”

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FOTOPOST A CERVIA (ZIRIA, in dialetto locale)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Settembre, 2018 @ 6:04 am

Detto altrimenti: ……. fate voi!       (post 3314) . . .

 

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Tronchi “contorti” come zanne di un preistorico mammut o forse … “arrotondati” come blocchi di marmo di Carrara nelle mani di Michelangelo? O ancora: colonne spezzate da uno tzunami? Fate voi …

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L’imbarco …

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L’approdo

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Sul sentiero di … terra

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Cervia: un J24 reduce dai campionati mondiali a Riva del Garda

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Specchiarsi nei canali

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Old style

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Per mare e per terra … con il vento nei capelli

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THE END

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IMMIGRATI-LAVORO-NERO-AL-LAVORO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Settembre, 2018 @ 10:49 am

Detto altrimenti: nero al lavoro         (post 3313)

(Bisogna “vedere” ciò che usualmente semplicemente di “guarda”)

sdrSono seduto davanti al mio albergo. Io, buana bianco all’ombra, lui, nero, davanti a me lavora sotto un sole cocente: sta potando le piante nell’aiuola su un terreno della parrocchia. Lo guardo e “vedo” che qualcosa non torna: ad esempio non ha una divisa; per raccogliere gli arbusti che ha potato utilizza un carrettino veramente “precario”. Dopo un’ora, finito il lavoro, lo vedo seduto sui gradini della Chiesa a chiedere l’elemosina. Mi informo presso il mio albergatore:E’ un volontario, la parrocchia poi gli dà qualcosa e gli lascia chiedere l’elemosina sui gradini della Chiesa. Noi stessi gli offriamo acqua fresca e qualcosa da mangiare, e poi, sa, sono lavori che nessuno di noi vuole più fare …”

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Rifletto: nessuno di noi vuole più fare lavori di base, tutti a scuola (per fortuna, dico io), tutti a imparare le necessarie “capacità”, alcuni – per fortuna – anche ad imparare “conoscenza”. La specializzazione è nella natura delle cose. Eppure certi lavori di base sono necessari e allora, perché considerare un pericolo l’immigrazione, anziché una risorsa? (1)

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Leggo un brano. Se ho capacità lo so ripetere. Se ho conoscenza, lo so raffrontare con altri, ne so trarre conclusioni.

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sdr.

Esco in bici. Percorro un viale centrale di Milano Marittima, verso nord (il mare 500 metri alla mia destra). Sulla destra, fra me e il mare, alberghi, campeggi e …. due grandi aree incolte, abbandonate, uno sfacelo: una anonima (doveva essere una colonia); un’altra con tanto di scritta troneggiante “CENTRO VACANZE MONOPOLI DI STATO”. Dentro le due aree ampie pinete (sul davanti ampie spiagge), grandi costruzioni, devastate dall’abbandono, dai vandali, dagli animali.

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dav.

Perché tutto questo, mi dico? Perché non utilizzare la forza lavoro immigrati per ripulire, rimuovere ciò che poi consentirebbe la riconversione e il riutilizzo di queste strutture, di queste pinete, di queste spiagge? Perché non riattivare preziose cubature anziché continuare a costruire, costruire, costruire? L’Italia è il primo “consumatore di territorio” in Europa, e questa è la nostra prima emergenza ecologica.

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btyFra le due aree una terza: “Centro logistico e di addestramento – Zona Militare”. Sulla sinistra un condominio. Mi informo: sono gli alloggi e le strutture vacanza dell’esercito. Ah già … dimenticavo … anche a Riva del Garda ne abbiamo una, dotata di bungalows, piscine e campi da tennis: sono addestramenti anche quelli. A valere sul bilancio della difesa di €75 milioni al giorno. Ma di che lamentarsi? Una stessa cifra è spesa per la difesa idrogeologica del Paese, solo all’anno, si, avete letto bene: all’anno. Evvabbè …

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download(1) Nei secoli scorsi, la prima colonizzazione imperialistica del sud del mondo: si legga “Il predominio dell’occidente” di Daniel R. Headrik, ed, Il Mulino. Attualmente stiamo dando vita alla seconda colonizzazione: alcuni stati (Francia in testa, che ancora oggi impone una mazzetta/percentuale sugli affari fatti nelle sue ex colonie!) e le multinazionali stanno depredando l’Africa che viene svenduta dai locali regimi militari (in Eritrea si tolgono le terre ai contadini e si cedono alle multinazionali: si clicchi la parola “agitu” e leggerete di ciò qui sul blog) ; il Belgio coltiva in Congo i suoi fiori a costi così bassi (70 dollari al mese ad operaio nero) che coprono abbondantemente i costi delle spedizioni aeree; in altri paesi si fa estrarre il coltran, necessario ai nostri computer e telefonini, pagando i neri con 50 dollari al mese per 12 ore al giorno per 30 giorni al mese per 12 mesi all’panno (tanto per fare alcuni esempi). E quando questi nuovi schiavi fuggono verso l’Europa, diciamo che sono migranti economici e li respingiamo, Francia in testa, lei che ha causato la caduta di Gheddafi causando il non-governo della Libia, nella quale oggi comandano i nuovi negrieri schiavisti trafficanti di esseri umani. E brava la Francia!

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