DA RICCARDO A RICCARDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2018 @ 12:17 pm

Detto altrimenti: quattro parole, così, riservatamente, fra di noi …   (post 3452)

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Caro Riccardo (Fraccaro), ti ho sentito dire alla TV che “noi Italiani non siamo (più) stati succubi di loro” cioè dei burocrati dell’UE, che l’Italia è sovrana e indipendente dall’UE”. Al riguardo mi permetto di sottoporti una sottolineatura: l’UE siamo (anche) noi Italiani, anzi, noi più di altri visto che siamo fra i Padri promotori. Per cui vedi bene che è questo “noi e loro” che è profondamente sbagliato, questa superficiale contrapposizione estraniante in luogo di una collaborazione immanentistica.

Per capirsi: quando lavoravo ero a capo di SpA e chiedevo (ed ottenevo) dai miei dipendenti (che chiamavo colleghi collaboratori) che si comportassero come se la SpA fosse loro, con lo stesso amore ed attenzione. Davo loro fette di potere unite a fette di responsabilità. Loro erano motivati e “felici di venire a lavorare” (così mi dicevano). Il loro rendimento cresceva e conseguentemente cresceva anche l’utile aziendale. Ma questa è un’altra storia.

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Le strisce! Mettiamole le strisce!

Inoltre – consentimi – i contenuti (a mio avviso errati) della contrapposizione sono stati esposti con parole non condivisibili: “Noi tireremo dritto” e simili. Lo stesso risultato, anzi, uno migliore, si sarebbe potuto ottenete con affermazioni positive. Un esempio? Eccolo: “Noi siamo l’UE, noi crediamo nell’UE, noi vogliamo che ne siano rispettate tutte le regole, ad iniziare da quelle sulla ripartizione (dei costi e) degli immigrati; da quelle che non consentano più che ci siano sottratte imprese da paesi dell’UE che hanno costi del lavoro inferiori e soprattutto imposte inferiori; da paesi dell’UE che di fatto sono (anche ) paradisi finanziari-fiscali. Vedete, Signori colleghi e amici dell’UE, sono queste le cause delle nostre difficoltà: interveniamo insieme su di esse: noi siamo pronti a collaborare. Una malattia va curata con l’eliminazione della causa scatenante, non con una serie di aspirine o di purghe”.

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downloadQuanto al vostro programma di governo, approfitto dell’occasione per citare come la pensa un mio “amico di libri”, nel senso che lui i libri li scrive ed io li leggo: si tratta dello scienziato filosofo scrittore umanista Carlo Rovelli, che nel suo ultimo lavoro “Ci sono luoghi …” (Ed. Corsera), a pag. 111 e sgg, afferma di volere votare per il partito che abbia fra i suoi programmi l’opposizione alle guerre e al riscaldamento globale; il freno alle disuguaglianze economiche e alla concentrazione della ricchezza; l’eliminazione degli arsenali atomici (ad iniziare dalla ripulitura del nostro territorio nazionale).

Ecco, Riccardo, la chiudo qui. Un cordiale augurio di buon proseguimento delle feste.

Riccardo (Lucatti)

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FILOSOFIA DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2018 @ 11:35 am

Detto altrimenti: per difendersi dagli “assolutismi  relativi”     (post 3451)

Affermazioni “assolute” tipo “Prendiamo a calci in culo chi ha deciso l’acquisto dei caccia bombadieri F35, … anzi no”. “Nessuna tassa sulle auto … anzi no”. “Elimineremo la povertà … anzi quasi; vi faremo tutti felici … questo sì ”.

divieni.

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Ecco, voglio iniziare da qui, dalla (pretesa) regola unica per il raggiungimento della felicità, regola non discutibile, imposta come valida sempre e per per tutti . Friedrich Nietzsche, in “Divieni ciò che sei” (Ed. Christian Marinotti, pagg.178-179) insegna che quanto alla felicitànon bisogna fare prescrizioni riguardo al cammino da seguire: la felicità individuale sgorga seguendo i fatti leggi proprie … le prescrizioni dall’esterno possono solo ostacolarla … solo se l’Umanità avesse uno scopo comune riconosciuto da tutti, si potrebbe proporre una regola generale”.

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il fascismo

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Umberto Eco, nel suo libro più venduto in assoluto (“Il fascismo eterno”, Ed. La Nave di Teseo) mette in guardia contro il “populismo qualitativo” secondo il quale il popolo viene interpretato come una massa uniforme che esprimerebbe – a detta di un duce di turno – un’unica volontà, la volontà del popolo, di cui il duce si fa portatore (in realtà costui è portatore del suo pensiero personale).

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Josif Brodskij, nel suoi ”Il canto del pendolo” (Ed. Adelphi), mette in guarda i giovani dai bilanci ben assestati dagli eserciti possenti, ma soprattutto dal’unanimità delle folle osannanti perchè “se non altro statisticamente dentro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.

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Mi si dice: ma che fai blogger, ti metti a fare filosofia? Rispondo con un quarto Autore, lo scienziato filosofo scrittore Carlo Rovelli (“Ci sono luoghi al mondo …” Ed. Corriere della Sera), là dove esprime la certezza dell’incertezza, nel senso che così come le varie teorie scientifiche sono state vere sino a quando non sono state superate, così ogni (pseudo) certezza è vera nella misura in cui viene creduta tale, non in quanto sia tale.

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aristoteleMi si dice: e ci risiamo con la filosofia! Rispondo: e allora? Sentite questa. In Atene, IV sec. a. C., due Scuole famose, l’Accademia di Platone (che contava fra i suoi allievi il giovane Aristotele (qui nell’immagine a fianco) e la Scuola di Isocrate. In Accademia non si insegnava a fare i giudici, a scolpire a governare la città, bensì si insegnava a chiedersi cosa fossero giustizia, bellezza, buon governo, secondo un metodo che fu chiamato “filosofia”, amore del sapere. Isocrate, al contrario, insegnava a “fare” le cose e i mestieri criticava il metodo filosofico come inutile (oggi diremmo: in Accademia si insegnava la conoscenza, da Isocrate la capacità). L’Accademia affidò la replica al giovane Aristotele che argomentò come segue:

  1. Chi critica l’utilità della filosofia non sta facendo scienza (e politica, n.d.r.): sta facendo filosofia.
  2. Il pensiero filosofico (analisi dei fondamenti) apre possibilità, libera da pregiudizi, svela incongruenze e salti logici (il grassetto è una mia iniziativa), suggerisce nuovi approcci metodologici e in genere apre la mente degli scienziati (e dei politici, n. d. r.) a possibilità nuove.
  3. Le scienze (e la politica, n.d.r.) hanno bisogno della filosofia in particolare dove le perplessità sono maggiori, ovvero soprattutto in fasi di grandi cambiamenti.

Ho inserito la politica nelle parentesi “n.d.r.”, perché il termine “politica” è oggi un aggettivo sostantivato, ma è nato come aggettivo del sostantivo “teknè”, tecnica: infatti nell’antica Grecia si parlava di teknè politika, tecnica, capacità, scienza della politica, cioè arte del governo della città stato.

i conti.

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.Dice … ma insomma, dove vuoi andare a parare oggi, blogger? Rispondo con un quinto Autore, Paolo Mieli, “I conti con la Storia” (Ed. Einaudi), nel capitolo sui compromessi, molti dei quali hanno fatto la storia, molti dei quali sono necessari, indispensabili, utili, irrinunciabili.

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kelsenEcco perché quando sento espressioni assolute del tipo “Io tiro dritto, nessun dialogo, vieni qui che ti dico io come fare ad essere felice, cosa ti conviene fare, come ti conviene votare, ascolta me che rappresento 60 milioni di Italiani …” mi si accende la lampadina rossa del segnale di allarme. Ed allora? Allora dalle mie letture (che mi permetto di suggerire a che diventino anche vostre) traggo una conclusione: se la filosofia è utile alla scienza (e viceversa), lo stesso rapporto dovrebbe instaurarsi fra la filosofia e la politica. Un primo passo – devo dire – è stato fatto allorquando è data vita alla scienza “Filosofia del Diritto” (al riguardo suggerisco le opere di Hans Kelsen, filosofo austriaco del diritto). Ma non basta: occorre dare vita alla Filosofia della Politica. Chi prende l’iniziativa? Oppure c’è già questa branca del sapere e sono io che lo ignoro, da ignorantone qual sono, uomo delle SpA da e per una vita!

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TRE COCIERE CON IL FUN

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2018 @ 7:07 pm

Detto altrimenti: gli amici della Classe FUN mi hanno fatto gli auguri di Buone Feste. Intendo ringraziarli ripubblicando di seguito – senza le foto (che si potranno trovare nei post originari “I post delle vacanze”) – alcuni post di qualche anno fa relativi a tre crociere di 20 anni fa con il mio FUN Whisper ITA 526. (post 3450)

1996: Prima crociera al mare. Il FUN RACCONTA …  

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Agosto 2018: ospite temporaneo del Circolo Vela Torbole

Motivazione iniziale: il FUN è piccolo, ma quando sei solo con lui in mezzo al mare, quando te lo senti addosso come uno scarpone da sci ben calzato, quando risponde con una accelerata ad ogni soffio di vento, quando plana sull’onda dalla quale si fa slanciare quasi in volo, quando si chiedono ma tutta quella roba stava lì dentro, o come fanno quei tre a dormire lì dentro o come hai fatto ad arrivare sin lì con quella barchetta, quando per raggiungerti devono accendere il motore, quanto si ormeggia in mezzo metro d’acqua fra due gozzi, quando lo puoi benissimo condurre da solo, quando tuo figlio ti dice sono contento d’essere venuto … bè, allora senti che il FUN ha un cuore grande e generoso… 

Era tanto che Riccardo (52 anni, classe ‘44) progettava di portarmi al mare. E questa volta finalmente si è deciso! Partiamo da Riva del Garda il 4 agosto 1996, alle 8 di mattina, a 55 nodi di velocità, dal porto della Fraglia verso S. Vincenzo, in Toscana, naturalmente in autostrada.

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                    Controllo della carena

Nei giorni precedenti la partenza avevamo chiesto consiglio a Nicola Cirella, il Presidente della Giuria del Giro d’Italia a vela, e quindi a Vittorio, il Presidente del circolo Vela di S. Vincenzo (Livorno): entrambi gentilissimi. Tutto era stato organizzato: l’alaggio, il posteggio del carrello (presso la Nautica Azzurra), la verifica delle previsioni del tempo. Potevamo andare. Ed eccoci ad armeggiare con una gru toscana fabbricata a Trento (sic!)

Alle 18 dello stesso giorno ero di nuovo in acqua, questa volta salata.

Riccardo non è solo: con lui c’è l’amico Matteo Amadori, della Associazione Velica Trentina. Aspettare la mattina seguente per partire? Non se ne parla nemmeno! Controllano autogonfiabile, VHF (radio trasmittente, n.d.r.), GPS (Global Position Sistem, sistema satellitare di posizionamento, n.d.r.), carte nautiche, giubbotti, luci di via, razzi, scandaglio etc. ed eccoci a navigare, con la prua sull’Elba, che si intuisce scapolare da dietro il promontorio di Piombino, verso Marciana Marina, nostra prima meta. Se non che, tempo buono, vento fresco da Nord … e chi li ferma quei due? (anzi quei tre, perché ovviamente c’ero anch’io!). Alle 20 decidiamo di proseguire direttamente per la Corsica (e qui chiediamo scusa agli amici del Circolo Velico di Marciana Marina ai quali avevamo preannunciato il nostro arrivo).

La notte è bella. Una mezza luna rischiara il cammino. Vento da Nord, procediamo mure a dritta al lasco a cinque nodi. Un po’ di onda ci distrae e ci invita ad accennare una surfata, inducendoci ad orzare. Infatti stentiamo a mantenere la rotta verso Sud Ovest tanto siamo portati a crearci un po’ di vento relativo. Pare che Bastia, che vorremmo evitare, ci attragga come una calamita: forse l’hanno costruita lì proprio perché quello era il naturale punto di approdo delle navi a vela che partivano dalla Toscana alla volta della Corsica. Contiamo di informarci su questo particolare.

Ogni rotta, dai 220° ai 270° è buona. Ne ricerchiamo una che vada d’accordo con il vento, controlliamo la posizione di due stelle rispetto al fiocco, e navighiamo tenendole sempre nella stessa posizione rispetto alla vela: è molto più romantico che timonare con gli occhi sulla bussola! Per portarci più a Sud strambiamo e ci allontaniamo dalla costa. Loro fanno turni spontanei di un’ora a testa al mio timone. Io no, navigo sempre.

Con il GPS si divertono a controllare la rotta a scoprono che il log dichiara il 30% in meno di velocità e di miglia percorse: mi sembrava di essere più veloce di quello che andava dicendo a tutti! Il mio portellone, sul quale fissano le carte nautiche con due elastici, si dimostra un ottimo tavolo da carteggio, illuminato dalla pila frontale di Riccardo.

Altra strambata e ci riavviciniamo alla Corsica. Sulla destra il cielo è illuminato dal riflesso delle luci di Bastia. Quindi, ecco l’aurora e l’alba. Raggiungiamo alcuni pescherecci, con i relativi gabbiani di scorta.

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  Battesimo della vela a cicliste Fiab

Alle 9.15 del 5 agosto attracchiamo a Campoloro, che troviamo grazie al satellitare ed alla presenza, poco più a Nord, della grossa cupola bianca di un radiofaro. La carta e l’orologio dicono che abbiamo percorso 60 miglia, alla media di 4 nodi.

Mi guardo intorno, ma il posto non mi piace: è proprio solo uno scalo tecnico, con alle spalle la statale ed una montagna che pare messa apposta per richiamare le nuvole e la pioggia: siamo certi che il suo nome non sia stato Piovarolo? Chiederemo anche questo. Devo dire peraltro che sono stato accolto gentilmente e senza pagare alcunché. Loro due fanno colazione, quattro passi tanto per sgranchirsi, e poi tornano a bordo.

Alle 11 si riparte verso Sud. Il vento è debole, ogni tanto mi aiutano col motore (un Johnson 4 cavalli): il consumo complessivo dell’intera traversata risulterà di sette litri di miscela. La costa sfila lentamente a destra. Il paesaggio non è particolarmente bello, se non per le montagne che la ridossano.

Altre 30 miglia ed alle 18 entriamo a Solenzara. Bel porto, paghiamo solo 30.000 lire per la notte. Matteo e Riccardo vanno a cena in paese: primo contatto -positivo- con la cucina francese e la lingua genovese: già, perché il corso è molto simile al ligure e per niente al francese. D’altra parte l’isola fu venduta dai Genovesi alla Francia, ricordate? Riccardo, che è nato e cresciuto a Genova, si sente veramente a suo agio. Dopo di che, i due viveur alle 21 sono a letto nelle mie cuccette. Che dormita! Si svegliano alle 7 del mattino seguente, freschi come rose.

Salpiamo alle 8. C’è poco vento, e mentre io navigo, loro, a turno, fanno il bagno a rimorchio di una cima gialla. Alle 10 si alza un bel venticello da Nord Est. Con lo spinnaker strallato e rotta 180° tiriamo un bordo di oltre 40 miglia a circa sei nodi. Non c’è male, per essere la mia prima volta al mare!

             La piramide di Pinarella

Una nota triste: davanti al Golfo di Pinarella scorgiamo i resti di un veliero da poco naufragato contro lo Scoglio di Pinarella, una piramide rocciosa alta 15 metri. Che pena vedere i suoi bei due alberi in legno emergere ancora paralleli dal mare, ed il fiocco ancora arrotolato sul strallo di prua! Come potrà essere successo? Il mare non poteva essere stato agitato, perché altrimenti le onde avrebbero fracassato il relitto, che invece sembrava ancora in buono stato a giudicare appunto dal parallelismo dei due alberi. Restiamo scossi da questa vista.

Superiamo d’un fiato Porto Vecchio. A questo punto, l’avrete capito, il navigare è tanto bello che proseguiamo la nostra galoppata verso la Sardegna, mantenendo la rotta 180° ed allontanandoci quindi dalla costa della Corsica.

Altri velieri, tutti di dimensioni maggiori delle mie, seguono la stessa rotta, con lo spinnaker a riva. Ci sentiamo subito ingaggiati (va bene che siamo in crociera, ma tant’è…). Stralliamo al massimo il nostro spinnaker, mentre gli altri poggiano un po’. Indi lo ammainiamo e guadagnamo qualche miglio di bolina. Quindi diamo di nuovo spi e puntiamo sull’isola di S. Maria, la raggiungiamo e la scapoliamo, mentre gli altri devono fare un bordo sotto costa: abbiamo vinto questa insolita regata!

Verso Palau

         In planata verso Palau

Superiamo quindi Budelli, Spargi, la Maddalena. Siamo di fronte a Palau alle 16,30. Cala il vento ed arrivano le onde incrociate dei “ferri da stiro” lanciati a trenta nodi sull’“autostrada” Porto Cervo-Budelli (in attesa della creazione dell’atteso parco naturale, l’ottimo Ministro Burlando potrebbe iniziare a limitarne la velocità in questi canali interni, nè più nè meno di come si fa per le auto all’interno dei centri abitati). Ci concedono la precedenza, ma non si preoccupano nè di rallentare nè di allontanarsi dalla tua rotta: le loro onde ci fanno saltare come birilli e addio abbrivio. E questa è la seconda nota negativa. Tiriamo faticosamente qualche bordo cercando di evitarli e, inseguendo i salti di vento, doppiamo Capo d’Orso ed alle 17,26 del 6 agosto ormeggiamo nella Baia delle Saline, nostro punto d’arrivo.

Abbiamo navigato per 31 ore e 26 minuti percorrendo circa 140 miglia (dobbiamo fare i conti con i bordeggi e le inesattezze del log). Siamo “stanchi, ma contenti della bella traversata compiuta”.

Nei giorni seguenti scorazziamo per l’arcipelago, con vento da est, una brezza di circa 8 nodi, che si leva alle 10 circa e dura sino a sera, troppo debole per darci la forza di sopravvivere (velisticamente parlando, s’intende) alle onde dei motoscafi. Occorre quindi tenerci vicini alle coste e cercare di evitare l’autostrada citata. Ma quando arriva il Ponente, il Maestrale, quello che fa volare le barche a vela e rallentare i motoscafi?

Matteo riparte per Trento. Lo accompagnamo via mare a Palau, da dove, via terra, raggiungerà Olbia per l’imbarco sul traghetto. Ciao Matteo, buon vento!

Verso le Bocche

          Verso le Bocche di Bonifacio

Io e Riccardo restiamo soli, come spesso accade sul Garda, e continuiamo a veleggiare per l’arcipelago. Tutte le sere, a casa, cioè al corpo morto della Baia delle Saline, dove fra l’altro incontriamo e fotografiamo barche famose come Il Grande Zot e Tamata Noa. Iniziamo a farci amici nuovi: gente che si avvicina, che chiede se “è una scuola di vela”, che si offre di accompagnarci a fare un giretto. Riccardo si compera un canottino da usare come tender, che però una sera sparisce, portato via dal vento o da qualche umano. Non lo sapremo mai. Poco male (a parte la spesa). Pinne ai piedi e un sacco giallo della Lipton Tea sulla testa, ed ecco risolto il problema di portare indumenti e cibi asciutti dalla barca a terra e viceversa.

Altro inconveniente: alcuni ragazzi hanno piazzato una vera e proprio discoteca su di una spiaggia a due miglia da noi, e ci assalgono con il loro rumore (mi rifiuto di chiamarlo musica). In molti telefonano ai Carabinieri, e la questione è risolta.

Arriva la famiglia di Riccardo e lui inizia a dormire a terra in una casa poco distante dal mare, della quale riesco a scorgere il tetto. Per una notte ospito a dormire suo figlio Edoardo e suo nipote Enrico Perasso.

Trentanodi sulle Bocche

  Con 30 nodi a nord di Spargiotto

Finalmente arriva anche il maestrale! In spiaggia sono 20-25 nodi. Fuori si superano i 30. Riccardo, emozionatissimo, mi raggiunge a nuoto e lo misura con l’anemometro. Si sente osservato dalla spiaggia da cento occhi che si domandano se siamo matti o veramente bravi. Mi arma con cura. Sta attento a non scivolare sulle cime e cimette di cui sono pieno: movimenti lenti, studiati, da professionista, proprio come quando, in Germania, sotto gli occhi di un tedescone alto due metri si era dovuto mettere al volante di una grossa Mercedes con il cambio automatico presa a noleggio. Non deve far fare brutta figura al nostro Maestro Garda, anche perché a poppa porto ben leggibile il nome del mio circolo “FRAGLIA VELA RIVA” spesso interpretato e registrato nei porti francesi come il mio nome, al posto di Whisper. Due mani di terzaroli. La randa issata al vento fileggia rumorosamente. Idem il fiocco. Un ultimo controllo alle scotte ed alle volanti, indi Riccardo libera la prua dall’ormeggio e lo trattiene in mano arretrando verso poppa. Io mi traverso: lui lascia l’ormeggio e salta al timone. Via!…è fatta, abbiamo decollato con eleganza.

Ora si veleggia bene: io sono più veloce che sul Garda. Dipenderà dall’acqua salata … ed anche dalla corrente che percorre da Nord il canale davanti a Palau e che incide sul log. I motoscafi sono pochi e navigano assai più lentamente. Le barche a vela, perlopiù procedono a motore. Peccato!

Da Whisper nelle Bocche

          Nelle Bocche di Bonifacio

Fra i tanti giri che abbiamo fatto, ve ne accenno solo uno: in quattro ore abbiamo bolinato verso Palau, fin sotto Spargi, poi ci siamo allargati verso Porto Puddu, e quindi mure a sinistra abbiamo passato il canale fra Spargiotto e Spargi, per poi tornare verso sud, fra Maddalena e Spargi, sino alla nostra Baia dietro Capo d’Orso. In totale circa 25 miglia, a 4.5 nodi di bolina e quasi il doppio al lasco e di poppa (abbiamo le foto). Mare splendido, di un blu intenso incorniciato dal bianco delle creste infrante quando lo risaliamo, e d’argento quando planiamo con il sole alle spalle, inseguendo la spuma che il vento ruba alle onde.

Segnalo la bellezza degli approdi ad Est e a Sud di Spargi e la sua rocciosa e selvaggia costa Nord.

Negli intervalli del Maestrale siamo stati con l’intera famiglia a Porto Cervo, a Poltu Quatu ed in tante spiagge incantevoli (le più belle sono Cala Coticcio detta “Tahiti” e Cala Napoletana a Caprera).

E qui inizia la terza parte dell’avventura. Infatti arriva Luciano Lucarda, armatore del mio collega FANTOIN (ITA 562), con la moglie Vichi ed i figli Matteo (4 anni) e Martina (11).

gennaio 06 neve e Rika (15)

          Sotto la neve il … Fun!

Con questo nuovo equipaggio parto dalle Saline alle 6 del 25 agosto e con 25 nodi di vento raggiungo Budelli. Lì ci fermiamo per una notte, e quindi il 26 traversiamo le Bocche (vento da Ovest da 5 a 20 nodi). Nuova sosta nella baia di Porto Nuovo sino al 27, e controllo della dogana francese. Nel frattempo la radio francese da’ forza nove sull’Elba. Speriamo bene!

Vichi, armeggiando con la vite senza fine della mia deriva si ferisce una mano. Segnalo volentieri, e ringrazio, gli occupanti delle barche vicine, fra i quali tre medici, che l’hanno assistita, curata e rinfrancata. Grazie, amici ed auguri, Vichi! Ed un “brava!” a Martina, improvvisatasi vice timoniere e vice skipper.

Alle ore 16 raggiungiamo Solenzara, da dove salpiamo alle 10 del 28 agosto verso Campoloro che raggiungiamo alle 4 del pomeriggio con un vento da Est di 15 nodi circa. Lì ricevo molti complimenti da barconi molto più grandi di me, sia per le mie dimensioni ridotte, che per l’equipaggio familiare che mi conduce. Uno di quegli umani ha un J 24 a Malcesine: chi sa che non ci si incontri sul Garda. Un tale poi, guardando l’armamentario che stavano scaricando dalla mia stiva, si ferma e chiede: “Ma tutta quella roba stava lì dentro?”

Il 29 agosto alle ore 13 ci raggiunge Riccardo, con la macchina di Luciano, sgranocchiando una baghette di pane tenuta sottobraccio alla francese.

Sbarco donne e bambini ed alle 15 salpo per il grande balzo finale. Una nota: Matteo protesta: vuole venire con noi, ma non sarebbe prudente. Quindi va in auto con la mamma, che nel frattempo ci ha preparato una gustosa spaghettata.

Le previsioni francesi danno l’Elba a forza 4-5, per cui siamo tranquilli. Rotta 45°, all’inizio, per un paio d’ore, mi aiutano con il motore. Poi il vento aumenta. Bolina larga, mure prima a dritta poi a sinistra, genoa a riva, velocità 5 nodi, alla via così…

Il tramonto è bellissimo e scattiamo un paio di foto. Riusciamo a scorgere contemporaneamente Montecristo, Pianosa, l’Elba, Capraia e Capo Corso. Ricordate il Manzoni? “Era una notte di luna piena…” luce come di giorno e argento sulle onde a strafare. Meglio di così …

Neve fra le veleRaggiungiamo l’ Elba con le mure a sinistra, ci ridossiamo, issiamo il fiocco (non si sa mai, un po’ di prudenza non guasta). Un paio di bordi e scapoliamo. Quindi rotta verso S. Vincenzo, o quasi. Già, quasi, perché nel frattempo non troviamo più la carta nautica che lo ricomprende. Per fortuna dal portolano ne rileviamo la latitudine: 43°06’. Procediamo quindi verso nord alla ricerca di tale posizione, sempre di bolina larga, a sei nodi. Ci accorgiamo di averla superata di 2 primi. Al lasco verso sud per due miglia, e quindi rotta 90°. Facciamo centro in pieno! Nel frattempo si è fatto chiaro. Raggiungiamo a vela la prossimità del porto: si sente nell’aria il profumo del pane appena sfornato. Una onda lunga e dolce ci accompagna, insieme allo sciacquio della battigia.

Entriamo a motore alle O7.00 del 30 agosto.

Arrivano in macchina da Civitavecchia la moglie ed il figlio di Riccardo (Maria Teresa ed Edoardo), mi caricano sul carrello, e quindi portiamo Luciano a Livorno dove sta sbarcando la sua famiglia. Operazione conclusa. Si torna sul Garda, ove purtroppo quest’anno non riuscirò a fare il Gorla e la Cento, sia per non abusare della disponibilità di Maria Teresa che vuole andare per funghi, sia perché devo rimettermi a posto alcuni particolari dell’attrezzatura che peraltro ha retto benissimo: infatti ho solo subito l’incrinatura del piede dell’albero (che siano i salti provocati dalle onde dei motoscafi?) il che tuttavia non mi ha impedito di terminare serenamente la crociera.

1997 – Seconda crociera al mare

Quest’ anno ho ripetuto l’esperienza, ed eccone il resoconto. Parto il 10 agosto dal solito porto di San Vincenzo, previ accordi con l’Ufficio Comunale di Porto per l’ alaggio del Fun (tel. 0565 707242) e con la Nautica Azzurra (tel. 0565 701017) per il rimessaggio del carrello. Mi accompagna mio nipote Dario, giovane promettente ingegnere della Telecom di Roma, addetto ai … telefonini di bordo, che per fare la traversata con il vecchio zio ha lasciato a Roma alcune ragazze in lacrime ad attenderlo.

Torri liguri in Corsica

                    Corsica, 20 anni fa!

Rimandiamo la partenza di qualche ora per una miscelazione troppo ricca del carburante e per la rottura della camicia della drizza della randa che bloccava la vela.  Parte a vela e parte a motore raggiungiamo Marciana Marina, dopo 21 miglia di navigazione, rotta 222°. Il porto è affollatissimo e non c’è posto per nessuno o quasi, perchè gli amici del Circolo della Vela ci procurano un ottimo attracco proprio sotto le finestre del Circolo, non senza avermi comunque rimproverato l’assenza al Campionato Italiano Fun da loro recentemente organizzato.  L’Elba e Marciana sono bellissime, e nonostante la molta gente presente, ti lasciano la sensazione di potere trovare comunque i tuoi spazi. Mi riprometto di tornarci con la famiglia.

Mattina dell’11 agosto: si parte per il gran balzo verso la Corsica, destinazione Campoloro, trentasette miglia a sud ovest dell’Elba, quarantadue da Marciana. Nulla di particolare da segnalare. Vento debole, ogni tanto aiutiamo le vele con un po’ di motore. Nell’abbassare la deriva, Dario insiste troppo e sbullona la vite senza fine dal controdado. La barca va lo stesso, ma la deriva non è più alzabile. Occorrerà intervenire attraverso un’apertura di ispezione praticata a suo tempo per una occorrenza similare in un fianco della scassa. Provo a svitare il tappo, ma sembra saldato. In effetti è fermato dal silicone anche all’interno della scassa.

Dormiamo a Campoloro: ottimi i servizi, 85 franchi per notte per barca e due persone, 15 per la doccia. La mattina del 12 agosto puntiamo verso Pinarellu, dove siamo attesi da alcuni nostri amici funnisti (Renato Simionato e famiglia, del Fun Dolomatic – Funtoin, ITA 562), ospiti del locale Camping. Finalmente si alzano 15 nodi di grecale ed il Fun galoppa a cinque nodi in lunghi laschi rilassanti.  Arriviamo a Pinarellu alle 11,30. Sorpresa: il campeggio è di nudisti! Cosa fare? Dario si adegua subito. Io impiegherò un giorno ad accettare l’idea e ad uniformarmi.  Passiamo due giornate bellissime con i nostri amici, scarrozzandoli in brevi giretti intorno alla piramide di Pinarellu e sotto le torri di avvistamento genovesi.

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  Whisper sa navigare anche da solo!

Nella notte fra il 12 ed il 13 agosto si rialza il grecale che verso sera si era assopito e la barca balla un po’. Siamo ormeggiati con un’ancora a rampini da otto chili, dieci metri di catena e venti di gomena. L’ormeggio tiene alla perfezione. Tuttavia, per prudenza, passiamo buona parte della notte ad assistere ad un incredibile spettacolo pirotecnico di stelle cadenti ed esplodenti. Mai visto nulla di simile! Il 13 agosto pomeriggio partiamo alla volta della Baia di S. Giulia, già  sede di un villaggio Mediterranee. Notte in baia, questa volta senza vento. Tuttavia vengo svegliato da un presentimento: infatti, apro gli occhi ed alla luce della luna che entra dal tambuccio aperto, scorgo una matita galleggiare ad un palmo dal mio naso! Allarme rosso! Cosa era successo? I miei tentativi di aprire il foro di ispezione per riavvitare il bullone della vite senza fine della deriva, avevano aperto una piccola via d’acqua che aveva invaso il piccolo invaso esistente sul fianco della scassa. Sgottiamo una decina di litri d’acqua e siliconiamo: tutto torna a posto, ma mi riprometto di intervenire meglio a Palau, in cantiere, con la barca fuori dall’acqua. Infatti il giorno dopo, a Palau, facciamo sistemare l’inconveniente. Dario torna a Roma, e, come al solito, arriva la mia famiglia con il traghetto.

Mi viene a trovare da Olbia un membro del mio equipaggio delle regate gardesane, Elena Moretti, medico a Bergamo, con il padre Stefano, cardiochirurgo ed un’amica, anche lei medico. Il mio Fun ha certamente il primato per l’assistenza medica a bordo! Con loro arriviamo a Cala Coticcio (detta “Tahiti”) a Caprera, che troviamo regolarmente invasa dai motoscafi sino sulla spiaggia, in barba a tutti i severissimi (si fa per dire) divieti. Passo quindi le giornate veleggiando per l’arcipelago in attesa del ponente di cui quest’anno si è veramente sentita la mancanza, ed arrivo alla data del rientro.

E’ il 28 agosto. Devo riportare il Fun in Toscana, e, grazie alle informazioni telefoniche di Meteo Mursia di Portofino, cui sono abbonato, so che sta per arrivare una mistralata seria. Passeggio nervosamente nel porto di Palau aspettando l’amico Guglielmo in arrivo dal continente per accompagnarmi nella traversata. Ho fretta di partire per superare le Bocche di Bonifacio prima che Lui ci arrivi addosso. Guglielmo arriva alle 09,30. Riusciamo a salpare alle 11,00 aiutando le vele con un po’ di motore. Caprera, Santo Stefano, Maddalena, Spargi sfilano lentamente mentre procediamo verso nord. Siamo in mezzo alla Bocca Grande. Il vento è debole da est, ma sul mare si è formata un’onda lunga da ovest. Io vorrei navigare più sottocosta: tuttavia, poichè Guglielmo ha fretta di guadagnare miglia verso casa, ci teniamo su di una rotta più diretta, abbastanza al largo. Sono le ore 14,30.  Il cielo non presenta alcun aspetto caratteristico. Telefono a Meteo Mursia che mi riconferma la previsione. Nel frattempo infatti il vento è girato da ovest ed è ancora assai debole, ma alcune barche a vela sottocosta, sopravvento di alcune miglia sulla mia sinistra, procedono verso nord ad una velocità  sospetta se si tiene conto che noi ci stiamo ancora faticosamente aiutando con il motore. Decido immediatamente di attuare le misure di emergenza: indossiamo i giubbotti, chiudo il tambuccio, prendo due mani di terzaroli e lascio il fiocco (errore: avrei dovuto prendere anche la terza mano ed issare la tormentina).  Pochi minuti dopo Lui, il Re Mistral arriva.  Per nostra fortuna abbiamo il vento al traverso, con la prospettiva favorevole di uscire dalle Bocche, di proseguire sulla rotta prestabilita e di ridossarci sempre di più. Guai se avessimo dovuto bolinare, procedere di poppa, allontanarci dalla rotta o essere costretti ad affrontare l’onda del mare aperto!

Il Fun vola a quasi dieci nodi, planando nervosamente per brevi tratti, per poi piantarsi sino a scendere a cinque nodi in onde troppo vicine fra loro e ripartire subito dopo come una fucilata per una nuova accelerata. La costa della Corsica è ancora a circa tre miglia a sinistra, quanto basta tuttavia per limitare l’altezza delle onde, che per fortuna non frangono, a circa un metro.  Se fossi sul Garda, sotto Peler, sarebbe divertimento puro. Ma qui si pone il problema della resistenza fisica di un equipaggio così ridotto (siamo in due soltanto, e Guglielmo, ottimo prodiere, non ha la mano con il timone del Fun). Gli cedo il timone per qualche minuto di riposo e per scattare alcune foto. Conoscendo bene la mia barca, calcolo la velocità  del vento dal comportamento del Fun: siamo intorno ai 40 nodi.

imagesAlle 16.00 giungiamo all’altezza del fiordo di Portovecchio. Alcune barche assai più grandi di noi si sono ridossate prima del suo imbocco e si sono ancorate a poche decine di metri dalla costa. Cosa fare? Calcolo che ad una media di sei-sette nodi, arriveremmo a Solenzara dopo le nove di sera. Escludo di navigare così a lungo, al buio e con un Mistral che continua a rinforzare. Quindi decido di entrare a Portovecchio (errore: prima avrei dovuto ridossarmi, prendere la terza mano e sostituire il fiocco con la tormentina: cosa aspetto per usarla, un tifone?). Inizio a bolinare alle ore 16.00 a barca sbandatissima. Manco la prima virata. Allargo un po’ l’andatura. Il bordo con le mure a dritta sembra quello del carabiniere tanto ci riporta indietro. Ci rifacciamo con le mure a sinistra   Entriamo in porto alle 18,00.  Abbiamo navigato per sette ore filate, di cui tre ore e mezza di “guerra” col Mistral. “Siamo stanchi, ma contenti della bella giornata trascorsa”. Nel frattempo Lui è aumentato di intensità , ma noi siamo al sicuro. Grazie, Meteo Mursia! E grazie Fun, la cui attrezzatura ha retto ottimamente!

Mentre stiamo ormeggiando, veniamo avvicinati da un signore che si offre di aiutare nella manovra due provati velisti. Dall’accento ne riconosco l’origine genovese, al par mio. Festa grande fra due ex proprietari dell’isola (che come sapete, alcune centinaia di anni fa essa fu venduta dalla Repubblica di Genova alla Francia). Si tratta di Giorgio Lescai e della moglie Simone (nata a Nantes), coppia simpaticissima di giovani pensionati, residenti (dopo una vita di lavoro in Africa) a Bruxelles ed in Corsica, parte nella casa di Palombaggio e parte a bordo della loro barca a motore, un pesca-diporto di otto metri motorizzato con 200 cavalli diesel. Giorgio ci aiuta nei piccoli lavori di manutenzione del Fun, ci fornisce mille consigli utili lui che proviene dal Nautico, ci presta gli attrezzi necessari, ci accompagna in auto al supermercato a fare i necessari acquisti, e da ultimo, ci invita a cena a bordo del suo yacht. E poi dicono che i genovesi sono riservati e tirchi!

Fra l’altro scopriamo con una certa commozione di essere cresciuti, a Genova, nello stesso quartiere di Albaro ad un palazzo di distanza uno dall’altro, e di avere numerose conoscenze in comune, fra cui lo spedizioniere genovese Graia, armatore di tanti yacht da regata! Questi sono i regali che solo una giornata di Mistral pur fare!

images (1)Tornando al Mistral, il giorno dopo, mentre siamo all’ormeggio a manutenzionare la barca, il Meteo Francese ci conferma forza 11 (undici) nelle Bocche di Bonifacio; 50 nodi di vento (90 km/h!) all’imbocco del fiordo di Portovecchio (confermati dal Comandante della nave a vela Caroly della Marina Militare, Capitano di Corvetta Marco Pasqualoni, proveniente da Alghero ed entrata in porto la mattina del 29 agosto) e 80 nodi di vento (145 km/h!!)  a Capo Corso, con l’Amerigo Vespucci alla cappa per resistere alla tempesta. A Bastia anche i grossi traghetti sono alla cappa fuori dal porto nel quale non provano nemmeno ad entrare.  La nave Caroly. Un’opera d’arte, una scultura in legno, amore a prima vista. Si tratta di uno yawl Baglietto di 23 metri varato nel 1948, stazzante 60 tonnellate, già  di proprietà  del Signor Preve, con 14 uomini di equipaggio, di base a La Maddalena, gestito da Marivela, il Centro Velico Sportivo della Marina Militare, adibito all’addestramento degli allievi sottufficiali della Marina Militare. La nave fu regalata alla Marina Militare a patto che mantenesse il nome originario, quello della moglie del proprietario, Caroly, appunto. “Il” Caroly” (in marina si sottintende “legno”, cioè¨ “il” legno Caroly) ha la deriva mobile, perchè¨ con esso il proprietario originario ci risaliva i fiumi del Sud America. Attorno a lui si raccoglie una folla di ammiratori, arrivano anche i giornalisti locali. E’ una festa. Con tanto di registratorino tascabile anch’io faccio la mia parte ed intervisto il comandante.

Lasciamo Portovecchio la mattina del 30 agosto, con gli ultimi sbuffi di un Mistral ormai non più pericoloso, e puntiamo a Nord. Il cielo del dopo Mistral è di una bellezza indescrivibile. Grandi nuvole bianche scolpite di un rosa caldo, tonalità  di turchese in mare ed in cielo…e la macchina fotografica rotta!  Breve scalo a Solenzara per fare il pieno di carburante, indi si prosegue per Campoloro, dove arriviamo alle 17.00.  A questo punto Guglielmo teme di non riuscire ad arrivare in tempo a Schio, dove abita e lavora, per la mattina del lunedì 1 settembre e sbarca, per raggiungere in auto Bastia e quindi imbarcarsi su di un traghetto per l’Italia. Resto solo. Cena di auto incentivazione ed ottima dormita. Salpo alle 7 del 31 agosto, rotta 45° ed in dieci ore di navigazione ininterrotta con venti a regime di brezza raggiungo Marciana Marina.

Cena a Malcesine

                    Ristorante “Whisper”

Durante il percorso mi fanno visita alcuni delfini, ed accolgo una richiesta di cibo avanzatami da due gabbiani, i quali, veri professionisti nell’interessare e nell’impietosire i turisti al pari dell’orso Yoghi dello Yellostone Park, girano  intorno al Fun richiamando l’ttenzione del timoniere con le loro grida. Dopo dieci miglia l’Elba diventa visibile, al pari del Giglio, Pianosa, Bastia, Capo Corso e Capraia. A circa tre miglia dall’Elba incappo in un banco di rifiuti impressionante. C’è¨ di tutto: plastica, verdure, contenitori di ogni tipo, sacchetti dei supermercati … uno spettacolo desolante. Finalmente supero questo sconcio e mi consolo con lo spettacolo bellissimo della costa rocciosa dell’isola sino a Marciana Marina.

Giunto in porto, ritrovo gli amici del locale Circolo della Vela. E qui una nuova festa, in onore di Ermanno Volontà, loro direttore sportivo ed armatore di Yankee, vincitore della 4 classe ai campionati italiani IMS di Lavagna. Oltre al sottoscritto ed a numerose bottiglie di ottimo vino elbano, sono presenti Gaia, figlia del Presidente del Circolo, Piero Canovai, Vicepresidente, Roberto Volonterio, giovane allievo aiutante mozzo, come ama definirsi; Egidio, responsabile del movimento del porto, detto anche l’angelo dei diportisti e Mauro, aitante “maschio del pontile” (sic ipse dicit). Quindi cena dalla Teresina e a letto presto. La mattina successiva salpo alle sei alla volta di San Vincenzo, 21 miglia rotta 42°, che raggiungo dopo cinque ore esatte di navigazione, prima a motore e poi sospinto da una bellissima brezza da nord e quindi in una veloce e tranquilla bolina oltre i quattro nodi.

1998: Terza crociera al mare

1998: è il terzo anno consecutivo che in agosto attraverso il Tirreno con il mio FUN Whisper e trascorro le ferie veleggiando nell’Arcipelago della Maddalena. Quest’anno all’andata ho avuto come compagni di viaggio il Rivano Roberto Gianfranceschi ed il Trentino Marco Murara. Al ritorno, il figlio di Riccardo, Edoardo (“Papà, non ti lascio andare solo!”) , nato a Genova 17 anni fa. Riccardo 54.

Partiti la sera del 9 agosto da S. Vincenzo (Livorno), con una splendida notturna alle tre di mattina abbiamo raggiunto Capraia. I due amici erano “di riposo” ed io, per evitare di entrare a quell’ora impossibile in un porto svegliando con il fuoribordo tante incolpevoli persone che stavano riposando, ho tirato bordi per tre ore in attesa dell’alba!

Dopo una breve sosta si riparte per l’Elba di bolina a larga, destinazione Marciana Marina, dove abbiamo goduto della cortese ed amichevole ospitalità del locale Circolo della Vela e degli amici che ormai incontriamo regolarmente ogni anno. Fra questi il giovane pensionato Roberto Volonterio, Via Leopardi 25, Milano, felice per essere stato promosso con decorrenza 10 agosto 1998 da Aspirante Allievo Mozzo ad Allievo Mozzo.

Terza tappa: Marciana Marina-Campoloro. Velocità 5 nodi con 15 nodi al lasco da nord.

Quarta tappa: Campoloro-Golfo di Santa Giulia, con sosta a Solenzara per rinnovare la cambusa; quindi ultimo salto da Santa Giulia a Palau. In totale circa 140 miglia.

A chi volesse ripetere l’esperienza consiglio di osservare bene le previsioni del tempo: sono assai valide quelle del Ministero della Marina Mercantile trasmesse sulla radio VHF e quelle del Corriere della Sera. Ma soprattutto mi sento tranquillo per l’assistenza personalizzata dell’Associazione Meteo Mursia di Portofino, alla quale sono iscritto, e che mi ha seguito passo passo nel mio vagabondare.

Suggerisco poi di limitare al massimo i bagagli, ma di non rinunciare alla canna per l’acqua e a due piccole sdraio smontabili (in due pezzi ad incastro) che trasformeranno le vostre sere sul Fun in vere e proprie serate.

Fra i vini consiglio Coca Cola a mezzogiorno, Vermentino Sardo (Cantine Monti) per la cena e Cannonau Nepente per la meditazione del dopo cena.

Fra le vele sarà meglio avere anche un fiocco ridotto (non ancora una tormentina) ed una randa armata con tre mani di terzaroli. Per armare la terza mano, per la cui borosa non è previsto il passaggio all’interno del boma, ho collocato due bozzelli, uno sul boma ed uno sull’albero, e a piede d’albero ho utilizzato quello del cunnigam con il relativo strozzascotte.

Se il tempo è buono (cioè sino a forza quattro-cinque), il FUN vi darà solo divertimento e rapidi trasferimenti, con mare e vento superiori occorrerà essere più attenti e preparati in ogni particolare. Fra le dotazioni di bordo: VHF, GPS, autogonfiabile, telefonino, carte nautiche e portolani. Meglio sarebbe poi zavorrare la barca con 50 chili di pani di piombo collocati all’interno attorno alla scassa della deriva.

Nel Golfo delle Saline incontrata e fotografata barca di 10 metri Eutscho- Chica, Japan, di un giapponese solitario in giro intorno al mondo, novello Moitessier.

La permanenza nell’Arcipelago è stata disturbata da una settimana di Maestrale secco (30-35 nodi in spiaggia, 45 nelle Bocche) che hanno limitato l’uso in solitaria della barca, ma che non mi hanno impedito di stringere amicizia con gli istruttori del Velamareclub di Baia delle Saline, assai ospitali ed ammirati per le evoluzioni di uno scatenatissimo Fun.

imagesIn compenso mi sono rifatto ampiamente nel viaggio di ritorno, sul quale merita di spendere qualche parola. Seguendo i suggerimenti di Meteo Mursia (l’anno scorso mi aveva avvisato dell’arrivo del Mistral), Edoardo ed io abbiamo rimandato la partenza di qualche giorno a causa del citato Maestrale seguito da due giorni di vento da Nord altrettanto “deciso”. Finalmente il 30 agosto abbiamo staccato gli ormeggi dalla Baia delle Saline. Vento fresco da Nord poi girato da Sud Est, tra i dieci ed i quindici nodi con punte di venti, sole forte e temperatura mite! Sembravano condizioni “su ordinazione”. Con una spinnakerata da sogno siamo volati sino a Portovecchio, dove ho reincontrato l’amico Giorgio Lescai, regolarmente in pensione ed all’ancora in quel porto (beato lui!), sfiorando gli scogli Toro e Vacca e le isole Cerbicali. Quindi Il giorno dopo seconda tappa: un unico bordo di spi sino a Campoloro, dopo avere ammirato la Piramide della Baia di Pinarellu e le torri genovesi.

Quindi, Campoloro-Isola d’Elba, rotta 43°: sei ore di bolina larga e traverso, randa piena e genoa (ci sarebbe stato anche lo spi, ma ogni tanto vince la pigrizia…),velocità media 4 nodi, massima 6,7!! Lo stesso dicasi per la tratta Elba-Toscana, rotta 41°, con attraversamento del Canale di Piombino quasi in planata e arrivo a S. Vincenzo in quattro ore di bolina larga girata a lasco all’altezza del Golfo di Baratti (genoa, fiocco, genoa; randa piena, una mano, randa piena).

Inconvenienti all’ormeggio: lieve urto da parte di un ferro da stiro (Boston Whaler di dieci metri, due fuoribordo da 200 cavalli ciascuno, giuro!) che si era ormeggiato in stile automobilistico a tre metri di distanza dal Fun già all’ancora in rada a Cala Coticcio a Caprera, ed il cui proprietario se ne uscì indignato nei miei confronti con un “Come mai lei mi ha urtato? Ometto la mia risposta. Lieve urto da parte di un grosso cabinato con tanto di albero e vele nuovissime, mai usate direi, che naviga a motore da due anni, il cui skipper riteneva che si potesse ormeggiare a retromarcia sotto venti nodi di vento senza avere alcuno sui bordi che frapponesse parabordi fra lui e le altre barche (fra cui il mio Fun) già ormeggiate.

Inconvenienti diversi: rottura dello starter del fuoribordo, rimediata con nuovo starter in filo di ferro; perdita di un parabordo; accarezzato con l’estremità della deriva uno scoglio a 1,55 metri (acc….!!) sotto il pelo dell’acqua all’entrata del Golfo di S. Giulia; strappato uno spi finito in acqua (sono stato io, ma ne avevo un secondo…)

Note di colore: “Sono tre giorni che tentiamo di raggiungere l’Elba, ma con questo mare…” disse l’autista di un altro ferro da stiro di dieci metri e due piani fuori terra a due esterrefatti funnisti che invece avevano appena terminato una divertentissima traversata a vela su una barchetta di 1000 kg …

Varie ed eventuali: bisognerebbe limitare per legge la velocità dei ferri da stiro nell’autostrada Porto Cervo-Budelli, soprattutto davanti a Capo d’Orso e Palau. Grazie.

Istruzioni per l’uso delle carte di credito telefoniche francesi: è inutile che continuiate a rigirarle! Non sono da infilare nella feritoia! Dovete invece grattarle stile gratta e vinci, leggere il numero di codice attribuitovi e digitare quello sull’apparecchio, prima del numero che intendete chiamare. Non ci facciamo conoscere all’estero…

Oggetti rinvenuti: recuperato davanti a Palau remo di alluminio con pala in plastica colorata: chi lo avesse perso telefoni a Riccardo, 335 5487516 specificando il colore della pala. Allo stesso numero rivolgersi per ulteriori dettagli e informazioni sul viaggio.

Impressione finale: il Fun è piccolo, ma quando sei solo con lui in mezzo al mare, quando te lo senti addosso come uno scarpone da sci ben calzato, quando risponde con una accelerata ad ogni soffio di vento, quando plana sull’onda dalla quale si fa slanciare quasi in volo, quando si chiedono ma tutta quella roba stava lì dentro, o come fanno quei tre a dormire lì dentro o come hai fatto ad arrivare sin lì con quella barchetta, quando per raggiungerti devono accendere il motore, quanto si ormeggia in mezzo metro d’acqua o fra due gozzi, quando lo puoi benissimo condurre da solo, quando tuo figlio ti dice sono contento d’essere venuto…bè, allora senti che ha un cuore grande e generoso… 

Comunque … chi volesse provare (gratuitamente, s’intende) il Fun nei ventoni dell’Alto Garda Trentino, basta che mi telefoni al 335 5487516!

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IL POST DI NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2018 @ 7:13 am

Detto altrimenti: il post della Speranza, della certezza di una rinascita! (post 3449)

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Natale, Nascita, riNascita di un Bambinello, di una Promessa, di una Speranza che nasce piccola ma che ci dà fiducia in un Futuro Grande. Non occorre essere cattolici, non occorre credere in Cristo: la Speranza è un Dono per tutti. Lo sapete, di farina del mio sacco non potrei vivere, mi alimento molto del Pensiero altrui, lo confesso, sono un “ladro (reo confesso) di pensieri”. E quello, splendido, che ho appena rubato allo scienziato Carlo Rovelli (pagg. 43 e 45 del suo bel libro) ben si adatta a diventare il Post di Natale. Cito sintetizzando, quindi senza virgolette (gli anni ’60 li ho aggiunti io!):

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negli anni ’60-’70 abbiamo sognato. I nostri valori di allora? Costruire un mondo dove non ci fossero disparità sociali, dominio dell’uomo sulla donna, confini, eserciti, miseria, stati potenti; dove la collaborazione sostituisse la lotta per il potere; dove fossero lasciati alle spalle i bigottismi, i fascismi, i nazionalismi, gli identitarismi;… E’ inutile sognare? No, per due motivi.

  1. I sogni rappresentano il nutrimento fertile su cui costruire una vita. Alcuni di quei valori sono rimasti radicati dentro di noi … la libertà di pensiero è stata la sorgente per cui molti di noi hanno poi fatto ciò che hanno fatto nella vita;
  2. I sogni, anche se sconfitti, hanno continuato a lavorare sotterraneamente e alla fine hanno contribuito a cambiare davvero.

Ecco, queste sono le Parole del Post di Natale. Buon Natale, Buona riNascita, Buona Speranza a tutte e a tutti!

P.S.: nel corso dell’intervista che gli ha fatto Corrado Augias (v. post precedente) Carlo Rovelli si è dichiarato ateo. Io invece sono convinto che lui sia credente a sua insaputa:  lo dimostrano i suoi sogni di allora e di oggi. Da parte mia (credente nella continua ricerca della Fede), preferirei di  gran lunga un mondo pieno di atei come Rovelli, piuttosto che di (falsi) credenti ipocriti che sfruttano i popoli e poi alzano muri, stendono reticolati di filo spinato e chiudono i porti.

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LIBRI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2018 @ 4:37 pm

Detto altrimenti? Libri, ecchediamine!?   (post 3448)

In un angolo della sala, un tavolino – l’unico – semi libero cioè occupato solo da me. L’unico spazio disponibile. Un signore si guarda intorno incerto. Mi faccio avanti “Guardi, sono solo, si accomodi pure, c’è posto”. Ringrazia, si leva la giacca a vento, dal sacco da montagna estrae un librone e si mette a leggere. Sono curiosissimo, chissà cosa sta leggendo … glie lo chiedo? Ma sì dai … “Scusi … sa … sono un lettore appassionato … sono molto curioso … posso chiedere cosa sta leggendo?”. Gentilissimo risponde: “Un libro sulla storia d’Italia. Sa, quella che ci insegnano a scuola è un riassunto sintetico … molte cose, troppe, sono trascurate …” Concordo in pieno, anzi aggiungo che io sto ristudiando la storia classica, tanto per capire da dove veniamo. “Sono arrivato all’avvento del fascismo, aggiunge, ed è singolare come alcune circostanze si stiano ripetendo anche oggi …” Uao! Esclamo dentro di me, questo signore la pensa come me, possiamo discutere.

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Direte, ma … dove è il nostro blogger? Ecco svelato il mistero: nella hall della Malga Zambana, in Paganella. Maccome? Non scia il nostro blogger? Scialla raga, calma! Ho sciato dalle 08,30 alle 10,00. Poi si è levato un nebbione che non si vedeva da qui a lì ed allora eccomi nel rifugio.

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Sono stato catturato dalla recensione-intervista TV di Corrado Augias

Libri. Ci siamo scambiati qualche suggerimento: io ho parlato del “Fascismo eterno” di Umberto Eco; Le origini del fascismo in Italia di Gaetano Salvemini e di quello che sto leggendo in questi giorni, dello scienziato Carlo Rovelli “Ci sono dei luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza – Articoli per i giornali” Ed. Corsera. Non vi fate ingannare dalla stranezza del titolo, è un libro interessantissimo di viaggi e riflessioni, un capitolo tira l’altro come le ciliegie. Nel primo si parla di un suo viaggio giornaliero, un giorno di riposo che l’Autore si è concesso interrompendo la sua ricerca presso,’Istituto di Matematica di Mbour (Senegal), viaggiando in taxi al prezzo di 100-1000-3000 franchi africani la corsa (nessuna di queste tariffe è superiore al controvalore di €0,50! Ma si può?).

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E che dire del capitolo “Copernico e Radio Alice”, il metodo di Copernico portato ai nostri anni, nei quali l’università (di Bologna) è definita come “il luogo dove si coltivano i sogni”, sogni necessari per ogni progresso sociale, culturale, scientifico, umano?

davC’è poi un capitolo “Quattro questioni per la politica” nel quale l’Autore afferma di votare per il partito che si proponga di 1) far finire le guerre; 2) combattere il riscaldamento globale; 3) combattere le disuguaglianze economiche: 4) di attivarsi per la distruzione degli arsenali atomici.

Ma insomma, leggetelo! Ecchè, vi devo dire tutto io?

Dopo la sosta ho ripreso a sciare ma il forte vento ha fatto chiudere gli impianti alti, la gente si è super-concentrata sulle piste basse (affollatissime), la temperatura si è alzata a causa del foen, in cielo è comparso un arcobaleno, la neve è diventata pesante ed io sono tornato a casa. Il Signore lettore misterioso, abita a Milano, ha una casa qui vicino, a Cavedago, spero che si faccia vivo  visto che gli ho rifilato un mio biglietto da blogger, che mi scriva (riccardo.lucatti@hotmail.it) … a lui auguro comunque Buona Lettura, Buone Letture e Buon Natale!

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DOMANI E’ NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2018 @ 6:54 am

Detto altrimenti: piccole riflessioni     (post 3447)

Alla TV: ogni italiano spenderà tot per regali, ogni famiglia tot in alimenti extra. Non sono d’accordo. No … non sulle cifre, ma sul tipo di informazione. In un’Italia così ricca di poveri, in un mondo così ricco di guerre, di disperazione e di mancanza di futuro … non mi sembra proprio il caso di lanciare questa pubblicità occulta, nel senso: “Vedi? Spendi pure, sei ancora sotto la media, non sei ancora a norma”.

Ieri al supermercato: nel pagare dico “Auguri, buon Natale!” alla cassiera. Mi risponde con uno sguardo triste: “Grazie, ma sa … c’è chi ce l’ha bianco e chi ce l’ha nero il Natale”. La cassiera era di carnagione bianca, ma evidentemente il suo presente e il suo futuro erano “neri”.

I giocattoli. Mia nipotina (quella piccola, Bianca, una deliziosa bolognesina di 14 mesi) ne ha ricevuti molti: cagnolini elettronici che abbaiano, libri elettronici che parlano etc. etc. Ma … qual è il suo gioco preferito? Il cestino delle mollette per i panni, da svuotare e riempire attraverso un continuo scambio con me o altro nonno di turno: ad ogni passaggio di molletta un “accie” (grazie) sorridente, sia che dia sia che ne riceva una. Subito dopo, far fare la pappa al nonno, nel senso che mentre mangia assisa sul suo bel seggiolone, al nonno che l’imbocca o che ormai inizia ad aiutarla ad imboccarsi da sola (!), con quelle sue ditine grassoccie offre una briciola di cibo, accompagnata dal solito sorridente “accie”.

Ecco, tre piccoli pensieri per il Natale che mi permetto di sottoporre alla vostra riflessione.

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Buon Natale e tutte le bimbe e a tutti i bimbi a cominciare dalla bimba partorita su un gommone, salvata a stento dalla ipotermia ed ora in viaggio verso la Spagna.

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GOVERNO SPA? MAGARI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Dicembre, 2018 @ 2:40 pm

Detto altrimenti: magari  avesse almeno quelle capacità …   (post 3446)

Non tornano i conti, la legge finanziaria traballa. Adesso ci dicono: “Sono i funzionari, i tecnici che ci hanno dato numeri sbagliati!” Ecco, prendo una SpA, una che conosco per averci lavorato per anni, una SpA del Gruppo Siemens-Stet. Io ero uno dei cinque direttori che riferivano ad un Direttore Generale che ci convocava in riunioni di budget, di pianificazione, di verifica. Ognuno di noi cinque era responsabile del lavoro dei propri uomini. Se qualcosa non fosse andata per il verso giusto, mai e poi mai il DG si sarebbe sognato di gridare ai quattro venti che “Le strutture delle direzioni mi hanno ingannato con numeri fasulli!”

E invece, al governo, il P (…) e i due Amministratori Delegati  (…) se la prendono con tecnici dei ministeri, ignorando la responsabilità dei singoli Ministri e soprattutto ignorando e scavalcando il ruolo, le responsabilità delle commissioni parlamentari e, last but not least – il momento della discussione parlamentare.

Mesi fa, in una intervista volante, Casaleggio Jr. (oggi impegnato a fare il consulente per la Blockchain, cfr. post apposito http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=61175) ebbe a dire in TV: “Presto il parlamento non servirà più”. Probabilmente egli si riferiva alla programmata realizzazione della Democrazia Diretta (“diretta”, participio passato del verbo dirigere, sempre con significato passivo: diretta da chi?), con la quale la Democrazia Vera diventerebbe Vera Oligarchia, attraverso quattro interventi: referendum propositivo senza quorum + obbligo di calendarizzazione da parte del parlamento + vincolo di mandato per i parlamentari + prevalenza del testo referendario sul testo di legge. Con il che le leggi sarebbero fatte dai due capi bastone, ops, scusate … dai capi rete.

E invece i suoi amici hanno anticipato i tempi, attraverso la violazione sostanziale del ruolo di uno dei poteri fondamentali del nostro ordinamento democratico: quello del Parlamento, avendo di fatto incorporato Funzione Legislativa in quella Esecutiva (per la Funzione Giurisdizionale si sta lavorando: “Se quel Procuratore Generale non vuole che io divulghi sui social importanti indagini in corso, si candidi e si faccia eleggere”).

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Per farla breve: suggerisco la lettura di un libretto di 50 paginette, “Il fascismo eterno”, €5,00 Ed. La Nave di Teseo. E’ stato scritto venti anni fa, è attualissimo anche oggi ed è il libro più venduto in assoluto, anche più del Nome della Rosa, fra i tanti scritti da quell’Autore: Umberto Eco. Se poi siete lettori più appassionati, per capire la pericolosità dell’assenteismo dal voto e del disinteresse dalla politica: “Le origini del fascismo in Italia – Lezioni da Harward” di Gaetano Salvemini.

Poi ne riparliamo.

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P.S.: prima pagina odierna di un quotidiano nazionale. Una vignetta. Un tizio, perplesso, chiede al suo interlocutore: “Ma cosa abbiamo votato?”. L’altro  con aria seria gli risponde: “Piantala di impicciarti”. In altri tempi (oscuri) sui muri delle fabbriche si leggeva “Qui si lavora, non si fa politica”.

Buon Natale “a prescindere” a tutte e a tutti (sempre che sia possibile …)

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LA MIA TERZA PATRIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Dicembre, 2018 @ 9:04 am

Detto altrimenti: “io, la mia patria, or è dove si vive …” (post 3445)

Fra tre giorni è Natale. “Natale”, un sostantivo o un aggettivo sostantivato; il luogo, il giorno della propria nascita o di una fondazione (ad esempio di un città, da cui il “natale” di Roma). Io sono nato a Genova (la mia prima patria), per lavoro ho vissuto a Genova, Torino, Milano, Roma (tralascio le puntate estere). Da trent’anni (ne avevo 45) abito a Trento, la mia seconda patria, il luogo nel quale, per la raggiunta maturità ed esperienza di vita, sono riuscito ad apprezzare innanzi tutto  i migliori rapporti umani come pure l’ambiente, fatto di dimensioni a misura d’uomo, aria pulita, dolomiti, boschi, laghi. Laghi. Già, perché l’unica cosa che manca al Trentino è il mare: ma non vi preoccupate raga, scialla, calma, che ce la caviamo benissimo con i nostri tanti laghi, primo fra tutti el nos Garda:

“Anne lacus tantòs? Te, Lario, maxime teque / fluctibus et fremitù adsurgens Benace marino?” E che dovrei dire dei laghi così belli? Di te, Lario, ma soprattutto di te, Benaco, che quando entri in tempesta hai fremiti ed onde tipiche del mare?) – Così Virgilio nel secondo libro delle sue Georgiche (versi 159-160).

E che dire di come Catullo canta Sirmione e il Garda? “Paene insularum, Sirmio, Insularumque ocelle, quascumque in liquentibus stagnis marique vasto fert uterque neptunus, quam te libenter quamque laetus inviso, vix mi ipse credens Thyniam atque Bithynos liquisse campos et videre te in tuto. O quid solutis est beatius curis, cum mens onus reponit, ac peregrino labore fessi venimus larem ad nostrum, desideratoque acquiescimus lecto? Hoc est quod unum est pro laboribus tantis. Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude gaudente; vosque, o Lydiae lacus undae, ridete quidquid est dome cachinnorum. – Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate, con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti; a stento mi persuado d’avere lasciato la Tinia e le contrade di Bitinta, e di poterti guardare in tutta pace. Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni, quando la mente depone il fardello e stanchi di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare e ci stendiamo nel letto desiderato? Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione. Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone, e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo: voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete.

E Dante? “Suso in Italia bella giace un laco / a piè de l’Alpe che serra Lamagna / sovra Tiralli c’ha nome Benaco” (Inf. XX, vv. 60-62) . E ancora: “Luogo è nel mezzo là ove il trentino / Pastore e quel di Brescia  ‘l veronese / segnar porìa se fesse quel cammino. / Siede Peschiera, bello e forte arnese / a fronteggiar Bresciani e Bergamaschi / ove la ripa in fondo più discese. / Ivi convien che tutto quanto caschi / ciò che in grembo a Benaco star non può / e fassi fiume giù pe’ verdi paschi. / Tosto che l’acqua a corre mette co’ / non più Benaco ma Mencio si chiama / fino a Governol dove cade in Po”. (Inf. XX,vv. 66-78).

E che ne dite della mia poesia italo-tedesca, dedicata alla mia terza patria?

Riva del Garda 

Fanciulla che dormi

in un letto di Vento

al mattino

tu adorni

di mille colori

il ricordo

di luce

profumo

di fiori.

E appena ti svegli

trattieni il respiro

e un poco rimani

a fissare

l’azzurro del cielo.

Ma ecco che esplode

il tuo sentimento:

ti vesti di un velo

di lago già adorno

da mille pagliuzze d’argento

di onde e di palme

che voglion danzare

di piccole foglie d’ulivo …

… è l’Ora d’amare!

Maedchen du ruhst

auf luftigem Lager

und schmuckst

am Morgen

mit tausend Farben

die Erinnerung

an Licht

an Wohlgeruch

an Blumen.

Kaum erwacht

haelst du den Atem an

und blickst

gebannt fuer ein Weilchen

zum hellblauen Himmel.

Doch schon treibt zum Sturm

dein Gefuhl:

du unhullst dich mit einem Schleier

mir dem See, der schon geziert

mit tausend silbernen Halmen

im beginnenden Tanz

mit den feinen Blaettern der Olive

die dich umfliegen …

… es ist die Ora zu lieben!

E allora, volete che un Genovese trasferito in Trentino fosse insensibile al fascino del Garda? No di certo, ed infatti ci ha subito messo sopra una barchetta a vela da regata, un Fun di sette metri di nome Whisper, numero velico ITA 526. Ed ecco quindi Riva del Garda, la mia terza patria che oggi intendo celebrare con tre poesiole (una per Whisper, due per il Natale Rivano) e con una favoletta per i bimbi, La Leggenda (di Natale) del Garda

WHISPER  (barca planante come una tavola da surf: a quella velocità freme come se avesse un motore, per poi, quando il vento è calato, scivolare silenziosa senza un sospiro, un bisbiglio …)

btyS’illumina al sole

Ti aspetta

la prendi

la porti nel vento

respira il tuo stesso respiro

sussulti

lei freme

sospira.

.

NATALE RIVANO

imagesLa Notte

accende il velo del Lago

di mille faville di stelle.

 Raccolta in se stessa

nel freddo

la nobile antica città medievale

monta silente la guardia

dall’alta sua torre Apponale.

 “Son tante …

son belle …”

lei pensa,

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    “Stelle” in regata

“Son come in regata

le piccole vele di luce

in questa incantata

Attesa invernale!”

 Ma ecco

la flotta argentata

sale improvvisa nel cielo

e resta sospesa

a comporre una Grande Cometa.

 La Pietra Merlata

trattiene il respiro

e avverte sul viso il tepore

del nuovo

dolcissimo

Evento Divino.

 “E’ l’Ora o è Vento?”

Si chiede la Rocca Imperiale.

Risponde la Notte sorpresa:

“Non vedi la Stella?

E’ questo il momento

del Santo Bambino

che dona al tuo lago

la brezza più bella,

il Suo Soffio d’Amore:

e giunto il Natale!”

.

 NATALE 2018 A RIVA DEL GARDA

Riva città Natale

Riva di acqua e di vino

Riva adottiva

Nosiola – Schiava – Trentino.

Riva vicina lontana

Riva la dirlindana

Riva dall’alto e dal basso

Riva di sasso.

images (1)Riva la Torre Apponale

Riva Torrione si sale

Riva in orizzontale

Segreta amante locale.

Riva la mala voce

Riva delizia e la croce

Riva lo fa e lo tace

Riva se ne compiace.

Riva le sue regate

Riva parroco pio

Riva la benedice

Riva ci sono anch’io.

download (1)Riva di Gianni velista

Riva Riccardo in regata

Riva straorza strambata

Riva guardatelo a vista.

Riva te le riscalda

Riva le Terme Romane

Riva la Busa la Valle

Cantieri – Rotture – Cheppalle. 

Riva il luccio la lenza

Riva che pesca ed aspetta

Riva cattura e poi getta

Riva riconoscenza.

Riva lavoro si campa

Riva la buona stampa

Riva comunicazione

Riva illusione.

Cantiere (3)Riva ed i suoi parcheggi

Riva Centrale Littorio

Riva giornali che leggi

Riva – Capro – Spiatorio.

Riva divisa con Roma

Riva presente ed assente

Riva acconsente

Ribelle? Schiava? Padrona?

Riva Regina dell’Ora

Parcheggio-1Riva operosa

Riva che parla o lavora

Riva faconda di prosa.

Riva di freddo e di caldo

Di neve di palme ed olivi

Musica mille motivi

Riva i baloni del Baldo.

Riva Lago di Fiori

Peler – Stravento – Vinessa

Riva di luci e colori

Riva la Poetessa.

Riva la Contadina

Riva la Pescatrice

Riva la Cittadina

Riva Incantarice.

Riva le mille voci

Todeschi – Taliani – Rivani

Riva gli albergatori

Incassi – Piene – Le mani.

Riva all’olio d’oliva

Riva gioiosa f’estiva

Riva la pasta alle sarde

Chi non le assaggia ci perde.

Riva trentina frontiera

Riva di falchi e poiane

Nuvole bianche lontane

Riva – Si dorme – La sera.

Fiaba che vince ogni sonno

Riva fra Trento e Trieste

Riva il suo capodanno

Riva le Buone Feste.

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LA LEGGENDA DI NATALE DEL LAGO DI GARDA 

Tanti, tanti anni fa, un pastorello pascolava il suo gregge lungo i fianchi di una ripida montagna del Trentino. Era la vigilia di Natale e faceva molto freddo. Il pastorello si riparò dentro una capanna e accese un fuoco per scaldarsi. Egli era così stanco che si addormentò e dormì sino a notte fonda. Svegliatosi all’improvviso, s’accorse che il gregge si era disperso giù nella valle. Spaventato, si mise a piangere. All’improvviso gli apparve un Bambino come lui che gli chiese: “Perché piangi, pastorello?” “Le mie pecore si sono disperse nel fondovalle, rispose, ed io non riuscirò a ricondurle all’ovile”. “Non ti preoccupare”, gli disse il Bambino, e, volto lo sguardo a valle, con un gesto ne sbarrò lo sbocco verso la pianura. Ed ecco che le lacrime del pastorello riempirono la valle e la trasformarono in un grande, meraviglioso lago, il Lago di Garda. Fu allora che il pastorello vide arrivare a Riva tante barchette a vela, sospinte da una provvidenziale brezza. Man mano che le barchette toccavano terra, riprendevano l’aspetto originario di pecorelle non più smarrite, ed egli potè ricoverarle al sicuro nell’ovile, e, per la felicità, le lacrime del pastorello si trasformarono in lacrime di gioia. Per il pastorello e per tante altre persone oltre a lui da quel momento, ogni giorno, ad una certa Ora, sul Lago si alza la stessa brezza per ricondurre a Riva le barchette a vela e le pecorelle che si fossero eventualmente smarrite.

BUON NATALE TRENTINO E RIVANO A TUTTE E A TUTTI!

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LA CASA DI VETRO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Dicembre, 2018 @ 12:24 pm

Detto altrimenti: Buon Natale!         (post 3444)

La casa di vetro 

Attraverso lo spazio

svuotato dall’indifferenza

lo sguardo si posa

sull’inverno gelato

mentre all’interno

scoppietta la fiamma

che inonda la casa di vetro

di un rosa tepore

veneziano.

Qualcuno

da fuori

implora calore

e tende la mano

ad occhi infantili

spalancati al di là

dell’invisibile muro.

E il piccolo viso rotondo

dischiude la porta

di casa e del cuore

e scalda

col puro suo gesto d’amore

I colori gelati del mondo.

.

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IL PESO DELLO SPREAD

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Dicembre, 2018 @ 11:42 am

Detto altrimenti: espresso in … kg!         (post 3443)

downloadIl  peso forma di Tizio è di 75 kg. Il lavoro, gli impegni familiari, gli amici, le feste, gli anni che passano ed ecco che Tizio si ritrova a pesare 85 kg. Tizio improvvisamente decide di rimediare, si mette a dieta e scende a 80 kg e si propone di non superare più questo livello ed è felice e soddisfatto ogni volta che, ai frequenti controlli, si accorge che ci sta riuscendo … dimenticando che il livello giusto sarebbe quello dei 75 kg.

Con lo spread funziona nello stesso modo. Eravamo scesi a 125 punti base, siamo poi saliti a 300, ora siamo scesi a 250, siamo contenti di riscontare che riusciamo a mantenere questo livello e ci auto congratuliamo per questo “successo”, dimentichi come siamo, anche in questo caso, che il livello “giusto” sarebbe quello di 75 kg … ops … scusate, quello di 125 punti base!

Evvabbè ….

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