GRANDI OPERE: PECCATO DI OMISSIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2019 @ 11:46 am

Detto altrimenti: vabbè che gubernar non es asfaltar, però quando si esagera … (post 3472)

Un quotidiano nazionale (Corsera 7 gennaio 2019 pag.8, a firma Milena Gabanelli e Fabio Savelli) ha evidenziato che dei 150 miliardi stanziati dai governi precedenti per le grandi opere, il governo ne avrebbe spesi solo il 4%: “Riesiamiamo … ma è proprio necessaria … vediamo il rapporto costo-benefici … sentiamo il Cipe,  etc.”. Nel frattempo, dum Romae consulitur – mentre a Roma si discute – l’Italia rischia di essere espugnata dalle grandi imprese estere, le nostre grandi imprese vanno in crisi e sono a rischio insieme a quasi 500.000 posti di lavoro. Non voglio qui fare un riassunto della paginata citata alla quale rimando. Mi limito a tre brevi osservazioni.

La prima: non è questa una priorità più urgente del decreto sicurezza, del reddito di cittadinanza, della revisione delle pensioni?
La seconda: la stessa determinazione innovativa utilizzata per rimuovere alcune leggi (ad es.: la L. Fornero) non è utilizzata per rimuovere leggi ed ostacoli che aprirebbero la strada all’esecuzione di tali grandi investimenti (“Lo faremo, esamineremo, modificheremo ...”).
La terza: per l’attuazione dei provvedimenti populisti si modificano e cancellano leggi. In altri casi, quando l’intervento sarebbe più difficile, complesso, articolato e responsabilizzante come nel caso della modifica del piano d’acquisto dei cacciabombardieri F35 o della sospensione delle trivellazioni petrolifere ci si appella al fatto che si tratta di leggi precedenti, vincolanti (“Non possiamo certo modificarle …”).

Quo vadis, Italia?

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2019 @ 10:36 am

Detto altrimenti: seratona del 7 gennaio 2019    (post 3471)

Chi bene incomincia … e noi dell’Accademia abbiamo incominciato benissimo! Già, il primo evento dell’Anno 2019 è stato un Evento con la E maiuscola! Sentiamo un po’: che ne dite – nella prima parte della serata – del concerto per pianoforte (Cristina) e voci (Giovanna contralto, Letizia soprano) Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi?  Tre mesi di prove e lavoro intenso per regalarci questa emozione di un superconcerto privato, come erano quelli che si eseguivano al tempo del Pergolesi! L’esecuzione musicale e canora è stata preceduta dalla lettura da parte di Stefano della presentazione del’Autore e della sua opera:

Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi è stato un organista, violinista e compositore di opere e musica sacra dell’epoca barocca. Nacque a Jesi in provincia d’Ancona nel 1710. La famiglia era originaria di Pergola, in provincia di Pesaro-Urbino, così divenne nota come i Pergolesi. Giovanni Battista ebbe una giovinezza relativamente agiata, ma perse i genitori precocemente, oltre a due fratelli e una sorella. Fece i primi studi di organo e violino nella città natale, durante i quali mostrò notevole talento. All’età di quindici anni fu ammesso nel celebre Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, dove studiò composizione e si diplomò a 21 anni.

La sua opera più conosciuta e ancora oggi regolarmente inserita nei programmi dei maggiori teatri mondiali è La serva padrona, un breve intermezzo buffo in due atti. Questa composizione, di carattere allegro e scanzonato e non priva di malizia, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell’arte. Dal punto di vista compositivo rappresenta uno tra i primi esempi della naturale evoluzione del linguaggio musicale barocco precedente. La sua musica apparentemente spontanea e fresca, riflette la società napoletana, venata da uno stile popolare, in cui sono alternativamente presenti motivi spagnoli e scene comiche, così come sentimentali e eroiche. 

GB Pergolesi

Alla fine del 1735 le condizioni di salute di Pergolesi peggiorarono, si ammalò di tubercolosi e decise di ritirarsi a Pozzuoli, dove si riteneva ci fosse un clima salubre e poteva contare sull’asilo e l’assistenza medica del locale convento dei cappuccini. Nei suoi ultimi mesi di vita compose quelli che sono considerati il suo lascito più importante nell’ambito della musica sacra: si tratta del Salve Regina del 1736  e del coevo Stabat Mater per orchestra d’ archi, soprano e contralto.  Il testo latino dello Stabat è stato composto da Jacopone da Todi: la prima parte è una meditazione sul dolore di Maria durante la crocifissione di Gesù, la seconda invece è un’invocazione in cui l’orante chiede di poter partecipare allo stesso dolore che Maria ha provato durante la passione del suo Figlio. Afflitto fin dall’infanzia da seri problemi di salute – si ritiene fosse affetto da spina bifida o da poliomielite – Pergolesi morì di tubercolosi a soli 26 anni, nel 1736, nel convento dei cappuccini di Pozzuoli. 

Completato, secondo una tradizione della quale non è possibile appurare l’attendibilità, il giorno stesso della morte, lo Stabat Mater è probabilmente l’ultima opera del Pergolesi che, quasi presago della triste fine che lo attendeva, cercò di portare a termine questo lavoro per assolvere all’obbligo morale che sentiva verso il committente, che lo aveva già pagato. Infatti i Cavalieri della Vergine de’ dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo glielo avevano commissionato perchè avevano deciso di sostituire il vecchio Stabat Mater di Alessandro Scarlatti, che era stato eseguito ininterrottamente per circa vent’anni e che era loro venuto a noia.

Nonostante le sue condizioni di salute peggiorassero di giorno in giorno, Pergolesi, con straordinaria professionalità, si dedicò alla composizione dello Stabat dall’alba alla sera, con la sola interruzione del pranzo, indebolendo ancor di più la sua salute malferma. Nell’autografo della partitura, conservato presso la biblioteca del Monastero di Montecassino, è possibile rilevare una certa fretta di concludere da parte di Pergolesi che si dimenticò di stendere alcune parti e nell’ultima pagina scrisse Finis Laus Deo.
Dal punto di vista formale quasi tutti i brani dello Stabat Mater presentano la classica struttura bipartita dell’aria da chiesa. Le ardite dissonanze, novità per la musica dell’epoca, esaltano la commossa meditazione sulla passione di Cristo.
Pubblicato nel 1749 a Londra, lo Stabat Mater conobbe, però, una fortuna piuttosto contrastata, in quanto se, da una parte, è stata la partitura più ristampata in tutto il Settecento, dall’altra è stata anche pesantemente stroncata: gli si contestava di aver musicato un testo sacro con una musica di carattere lirico e profaneggiante. Nonostante questi giudizi discordanti lo Stabat Mater fu eseguito per tutto il Settecento e Paisiello, che lo interpretò in molte occasioni, intorno al 1810,  decise di stendere in partitura una versione per un organico più ampio. Ancora oggi quest’opera è eseguita comunemente, soprattutto a cavallo del periodo pasquale e non è raro ascoltarne adattamenti o brani all’interno delle colonne sonore di film e spot pubblicitari: ricordiamo Chocolat, Il senso di Smilla per la neve, Farinelli voce regina, Amadeus”.

Standig ovation finale! Indi si è passati all’intermezzo eno-gastro-(astro)nomico, ricco delle prelibatezze preparare dalle nostre Signore.

Seconda parte della serata: Silvia Rosati, psicologa. Ci ha presentato la sua interessante relazione “Speranza di pace dopo il conflitto”, una sintetica illustrazione dei danni che le guerre infliggono non solo al corpo ma anche alla mente di chi le ha vissute, la loro strutturazione, i coinvolgimenti esterni, i possibili migliori approcci per la loro cura. E dopo la guerra, la pace, anzi, la Pace, un Bene Comune che è “Comune” in quanto “deve essere realizzato in comune, cioè con l’apporto di tutti, sin dall’inizio”, una Pace frutto di relazioni.,amicizie, comunicazione, confronti, scambi culturali: proprio come si fa in Accademia, dice Silvia, piccolo esempio di arricchimento reciproco, con buona Pace di tutti!

Il nostro prossimo Evento? Dai che lo trovate indicato nel post “Prossimi eventi”!

Buona Accademia a tutte e a tutti!

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Gennaio, 2019 @ 1:49 pm

Detto altrimenti: “Piensa mal y acertaràs”      (post 3470)

Tizio e Caio sono due amici che spesso si incontrano per bere un caffè insieme. In queste pause i due sono soliti discutere su temi d’attualità. Da tempo il Diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio, li ha avvicinati, ha conquistato la loro familiarità e si inserisce maliziosamente nei loro dialoghi, salvo poi, sul più bello, sparire improvvisamente in una nuvola di polvere, di nevischio, di vapore acqueo, di nebbia. Qui sul blog si trovano i resoconti dei loro precedenti incontri.

Atto unico – Scena unica

Feste natalizie. Una mattina d’inverno, soleggiata. Tizio e Caio sono seduti ad un bar di Piazza Duomo a Trento a crogiolarsi ad un insolito clima.

Tizio: Però, quest’anno, un inverno pazzo, non trovi Caio? Ha fatto qualche giorno di freddo ed ora se continua così fra un po’ fioriranno i meli.

Caio: Già, e sarebbe un guaio perché dopo possono ben arrivare le gelate e sarebbe un gran danno.

Tizio: Hai letto il giornale? Hai visto la rivolta dei sindaci contro il decreto sicurezza del governo? In prima pagina c’è una foto del sindaco di Riva del Garda, dice che quel decreto non è applicabile, che è dannoso.

Caio: Il governo dice che è la maggioranza degli Italiani che lo vuole.

Tizio: Si, la maggioranza inconsapevole, quella irretita dalla rete, ma la maggioranza consapevole è contraria!

Caio: Si, ma quello insiste: è la volontà del popolo, dice.

Tizio: Leggiti il libro di Umberto Eco “Il fascismo eterno” a proposito del populismo qualitativo: il popolo è considerato come una massa uniforme che esprime una volontà unica, il che non è possibile: quella è solo la volontà di una sola persona. E poi, comunque, la massa osannante, uniforme se la sono andata a fabbricare loro stessi, con i loro provvedimenti populisti a favore delle categorie numerose: gli spaventati dall’immigrazione, gli aspiranti alle autonomie speciali, i concessionari delle spiagge, i tassisti, i disoccupati, i sub pensionati: insomma, i grandi numeri li hanno catturati così, con una grande rete …

Caio: ma allora il Paese come diventerà? E poi, parli di una rete … una rete con la quale hanno catturato i consensi …

Questa rete è per i pesciolini, non è quella per gli elettori …

Tizio: Si certo, una grande rete, non piccola come qualle per i pesciolini, qui nella foto a destra. Cosa succederà? aumenterà la massa degli assistiti; aumenterà il deficit e quindi il debito pubblico; crescerà lo spread; diminuiranno gli investimenti; aumenteranno le tasse; diminuirà la produttività e la ricchezza globale; poi impoveriranno anche gli assistiti, ma qualcuno sarà sempre più ricco: a cominciare da chi sta facendo consulenza alle aziende per ottenere i contributi dello Stato alle aziende che installano il Blockchain: c’è un post apposito sul quel blog che sai, leggilo. Ma, ripeto,  leggiti anche il libro di Eco.

Caio: Sì, lo leggerò. Ma ti dico una cosa: ieri ho letto l’ultimo post di quel blog e sono preoccupato.

Tizio: Perchè? Per il decreto sicurezza?

Caio: No … anzi, non solo per quello. In realtà per molto di più. Guarda, ne ho stampato una copia, ce l’ho qui in tasca: leggila. Io intanto vado dentro ad ordinare, prendi un caffè?

Tizio: Si, grazie, dammi qua che me lo leggo.

Caio si allontana, entra nel bar. Tizio legge velocemente il post del blogger. Passa lì vicino il Diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio

Sempronio: Ehilà signor Tizio, cosa legge di bello?

Tizio: Buongiorno a lei Sempronio, chi si rivede! Sto leggendo il testo dell’ultimo post di un blogger, molo interessante.

Arriva Caio seguito dal cameriere con due caffè

Caio: Buongiorno Sempronio, prende un caffè con noi? Cameriere, per favore ce ne porti un altro per favore, ecco … qui ci sono i soldi.

Sempronio: Grazie, accetto volentieri. Chiedevo cosa stesse leggendo il suo amico, ah … vedo …  quel post l’ho letto anch’io.

Caio: E cosa ne pensa?

Sempronio: Che è una bella diavoleria e di diavolerie io me ne intendo, credetemi.

Sempronio si gira da una parte e sogghigna furbescamente

Caio: Cosa è diabolico? Il post o ciò che descrive?

Sempronio: Ciò che descrive, diavolo! Dai, non vedete che con quella loro democrazia diretta trasformeranno la democrazia in una oligarchia? Leggetevi anche la homepage di Trentoblog …

Tizio: Ma dove sta la diavoleria?

Sempronio: Intanto nel nome. La gente pensa che “diretta” significhi emanazione diretta del popolo e invece diretta significa “diretta” da poche persone. Poi nel modo con la quale viene architettata, a pezzi come un puzzle, ma alla fine il quadro completo sarà proprio una diavoleria.

Caio: A pezzi? Come, non capisco

Sempronio: Tanto per cominciare proporranno il vincolo di mandato per evirare le scilipotate, cioè i cambi di casacca dei parlamentari e la gente li seguirà, stufa com’è di questi comportamenti, senza pensare che si cascherà dalla padella nella brace o come si dice qui da noi in Trentino che  sarà pezo ‘l tacon del bus: le masse non capiranno e li seguiranno entusiaste ancora una volta, come i bambini che seguivano Mangiafuoco nel Paese dei Balocchi, salvo poi accorgersi, quando sarà troppo tardi, di essere diventati degli asini, comandati col bastone!

Tizio: Non capisco

Sempronio: E’ semplice: il cambio di casacca tradisce la fiducia del singolo elettore, ma l’introduzione del vincolo di mandato annulla la funzione del libero pensiero dei parlamentari: tradisce la democrazia, il che è molto più grave!

Tizio: E gli altri passaggi diabolici?

Sempronio: Sono il referendum propositivo senza quorum; l’obbligo di calendarizzazione per il parlamento; la prevalenza del testo referendario sul testo di legge.  Il che significa morte del parlamento e della democrazia, perché le leggi le faranno due o tre persone, i gestori della rete.

Caio: Ma allora cosa ha in mente chi propone tutto questo?

Sempronio: Una diavoleria, ve l’avevo detto. Quello lì vuole arrivare ad una repubblica presidenziale alla Erdogan, praticamente una dittatura mascherata. D’altra parte esiste un bel libro “La maschera democratica dell’oligarchia – Un dialogo a cura di Geminello Preterossi” di Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky – Ed. Laterza, 135 pagine, €9,50, prima edizione 2015): ve ne consiglio la lettura: vi cito un passaggio (pag. 7): “L’oligarchia che per affermarsi ha bisogno di forme democratiche, quanto meno non può adottare strumenti di violenza esplicita per supplire al (successivo, n.d.r.) deficit di consenso, e deve mantenere ferme  le procedure democratiche, sebbene cerchi di svuotarle di senso dall’interno”.  Inoltre, vedete bene che quel tale si atteggia già a capo militare, con quel giubbotto della Polizia sempre indosso! E a chi lo ha denunciato a termini di Codice Penale per porto abusivo di divisa, risponde “Sono orgoglioso!”.

Caio: Ma non le sembra di esagerare? E poi, perché citare la data della prima edizione del libro?

Sempronio: No cari signori, no. Sapete, sono reduce da un viaggio in Spagna ed ho imparato un proverbio spagnolo: piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai. E poi cito IL 2015 per indicare la preveggenza degli autori, che hanno scritto quelle frasi ben prima del marzo 2018, in tempi non sospetti.

Tizio: E noi come possiamo opporci? Cosa suggerisce di fare?

Sempronio: Io direi che ci vorrebbe una rete contro-rete, cioè una rete di corretta informazione che contrasti lo strapotere disinformativo degli attuali retiarii e spieghi alla gente questo progetto diabolico; poi occorre utilizzare l’occasione delle prossime elezioni europee; infine, ricorrere ed alla Corte Costituzionale contro leggi solo superficialmente e formalmente legittime ma sostanzialmente anti democratiche e anti costituzionali; ed alla Corte di Giustizia dell’Aia per la violazione degli accordi europei: sapete, guai ad uscire dall’UE, l’UE siamo anche noi stessi, è una garanzia, una difesa, una prospettiva di futuro.

Caio: Ma lei vuol dire che mentre pochi cercano ancora di fare seriamente politica, loro ci stanno trattando come una massa di potenziali acquirenti di prodotti commerciali al fine di conquistare il mercato dei voti? Vuol dire che hanno applicato alla politica le tecniche del marketing commerciale per arrivare a conquistare il potere politico?

Sempronio: oh, vedo che ha capito! Loro si muovono su un piano diverso, quello del marketing populista che fa presa sulle masse distratte e disamorate rispetto alla politica vera.  Dietro tutto ciò c’è una mente diabolica, spregiudicata, pericolosissima per la democrazia! Mi piacerebbe proprio conoscere quel diavolo d’uomo che ha architettato tutto questa diavoleria!

 Sempronio si gira da una parte e sogghigna furbescamente

Sempronio: Ma … cos’è questo vento improvviso? Che polverone … uei .. il mio cappello … è volato via … scusate, tenetemi il caldo il caffè, corro a cercare di riprenderlo!

Sempronio sparisce improvvisamente dalla vista dei due amici

Tizio: Ma tu Caio lo vedi Sempronio? Dov’è sparito? E il  caffè, non lo vuole più? Diavolo d’un uomo … ora che stavo iniziando a capire tutto grazie ai suoi ragionamenti!

Caio: Dai, quel vento ha raffreddato l’aria, andiamo via, i caffè sono già pagati. Ma riflettiamo bene su quello che ci ha detto Sempronio: penso che tu abbia ragione a definirlo un diavolo d’un uomo ma credo che a sua volta abbia ragione anche lui, quando afferma “piensa mal y acertaràs”!

Sipario

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DEMOCRAZIA DIRETTA E STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Gennaio, 2019 @ 9:49 am

 Detto altrimenti: oggi, 5 gennaio 2019, mia moglie ed io festeggiamo 48 anni di matrimonio e come regalo ci facciamo questo post doppio, per  cercare di contribuire ad un futuro migliore per i nostri  figli e i nostri nipoti.        (post 3469)

1- DEMOCRAZIA DIRETTA

“Dirigere” verbo della seconda coniugazione il cui participio passato “diretto-diretta” ha sempre significato passivo: concerto diretto da – ; democrazia diretta da -. Con la prevista introduzione della democrazia diretta, a fare le leggi saranno i gestori di una rete e la democrazia si trasformerà in una oligarchia. Funzionerà così:

Il governo con voto di fiducia fa approvare dal parlamento il seguente decreto legge:

“E’ istituito il referendum propositivo (oggi è ammesso silo il referendum abrogativo, n,d,r,) senza quorum (oggi per la validità della votazione occorre che vi abbia partecipato un certo quorum minimo di aventi diritto al voto, n.d.r.) ; l’obbligo del Parlamento di calendarizzare entro un mese la proposta referendaria; è istituito il vincolo di mandato per i parlamentari; in caso di difformità, il testo della proposta referendaria prevale sul testo approvato dal parlamento”.

Dopo di che: 1. I gestori della rete redigono il testo della legge che vogliono far approvare dal parlamento e tramite la rete raccolgono senza fatica le 500.000 firme richieste dalla legge per la sottoposizione della proposta referendaria al voto della popolazione; 2. si va al voto popolare e per l’approvazione della proposta referendaria non è più richiesto che si raggiunga la presenza di una certa percentuale minima di votanti (assenza del quorum); 3. contando sulla diffusa disaffezione politica della gente e sull’ubbidienza degli iscritti alla rete, la proposta referendaria è approvata; 4. il parlamento la deve discutere e mettere in votazione entro tempi brevi; 5. i parlamentari sono obbligati ad ubbidire dal vincolo di mandato; 6. se nella discussione parlamentare viene introdotta una qualche modifica, prevale comunque il testo referendario.

Il risultato di quanto sopra è che il Parlamento sarà completamente esautorato, le leggi saranno fatte da poche persone, la democrazia si sarà trasformata in una oligarchia.

Una riflessione sull’assenza-presenza del vincolo di mandato. Oggi la nostra costituzione prevede che i parlamentari operino senza vincolo di mandato, il che ha consentito molte scilipotate, con un danno per la democrazia, da 1 a 100, diciamo di 30, in quanto ogni scilipotata viola il voto del singolo elettore. Introducendo il vincolo di mandato si legano i parlamentari a qualsiasi cambiamento umorale dei loro capi rete anche rispetto al voto popolare, con un danno per la democrazia , da 1 a 100, diciamo di 130. Ecco che fra i due mali io preferisco il minore, cioè preferisco l’assenza del vincolo di mandato.

2 – STATI UNITI D’EUROPA

Diamole le strisce!

Da sola l’Italia potrà contare ben poco nel mondo, molto meno di una delle maggiori multinazionali del cibo. Il suo solo punto di forza sarebbe quello di essere un discreto ed appetibile cliente dei prodotti altrui, cioè un buon consumatore: questo almeno fino a quando gli Italiani non siano troppo impoveriti per potere acquistare i beni prodotti da altri stati. Nel frattempo è in corso lo shopping esteri dei nostri migliori marchi del made in Italy: una fuga di marchi che si affianca alla fuga dei cervelli. Gli Italiani migliori se ne andranno all’estero in numero sempre maggiore, in Italia resterà chi non può espatriare o chi non ha i numeri e la qualificazione di livello tale da essere accettato dai paesi esteri. In Italia resteranno le fasce della popolazione più deboli e la sola economia che crescerà sarà quella delle mafie. Questa è una interpretazione pessimistica, negativa, ma in spagnolo si dice piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai.

Per certi aspetti vi sono analogie con quanto accadde nel 1861 con la conquista del sud Italia da parte del nord: quel territorio fu impoverito, si spopolò della gente migliore e a comandare furono le mafie.

“L’UE ci controlla, ci impone dei limiti, viola la nostra sovranità” dice taluno, solo perchè vuole che noi si rispetti i sottoscritti patti economici-.finanziari che consentono di mantenere la moneta unica. Già, la moneta unica, l’Euro: come ogni moneta rappresenta una ricchezza, quella del paese che ha battuto moneta, e la ricchezza che sta “dietro” l’Euro è la ricchezza prodotta dai paesi della zona Euro. Ora se noi produciamo di meno, è un po’ come se ci appropriassimo della ricchezza altrui, acquistandola con Euro sostenuti dalla loro produzione e non anche dalla nostra. Gli Stati Uniti d’Europa, un’utopia, letteralmente un non-luogo, oggi possiamo dire un obiettivo semplicemente “non ancora” raggiunto!

L’UE non è una “cosa” diversa da noi alla quale contrapporsi: l’UE siamo (anche) noi, l’UE è un working in progress, un processo in corso nel quale abbiamo creduto, crediamo e dobbiamo credere per il futuro per arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa. Un’utopia dicevo (nel senso che ho chiarito sopra): nella nostra vita guai a non avere utopie! Saremmo morti prima della nascita! Al contrario, con gli Stati Uniti d’Europa, ogni paese contribuirà al bene Comune dello Stato Federale con il suo apporto migliore: noi Italiani con la creatività, la genialità, l’inventiva, l’arte, la cultura, la bellezza, il cibo: i tedeschi con l’organizzazione; i francesi con … etc. etc. e ognuno si arricchirà reciprocamente dell’apporto altrui. Infine, last but non least, gli Stati Uniti d’Europa avranno un’importante voce in capitolo nel mondo per frenare il riscaldamento globale, il quale – anche se stiamo ignorando questo problema – in qualche decennio stravolgerà la vita e l’equilibrio del nostro pianeta.

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POST NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2019 @ 7:08 pm

Detto altrimenti: scritto “dopo” il Natale (post 3468)

Si vabbè, c’è ancora l’Epifania, ma il grosso delle feste è passato, soprattutto il Natale, che poi lo festeggiavano già gli antichi Romani come ci ha ricordato “Louis Brunelli a Vezzano” (cfr. post apposito).

Il Natale, anche chi cerca di resistere alla fine vi è trascinato: un parente, un piccolo regalo, l’albero, il presepe, la tavola imbandita, un saluto e un augurio anche a un estraneo. Il Natale è un rito, andiamo a salutare i nostri vecchi, i nostri vecchi amici, ci rassicuriamo del legame che ci lega, ci sentiamo a casa nel mondo, E siamo pronti a ripartire per la vita.

Perché quel corsivo? Perché non è farina del mio sacco bensì del libro che adesso sì che ho finito di leggere. Quale? Ma quello citato negli ultimi post, dai …

Buona prossima Epifania e ancora Buon Anno a tutte e a tutti!

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UN CREDENTE A SUA INSAPUTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2019 @ 1:20 pm

Detto altrimenti: attenzione, questo è potenzialmente un LP-Long Post, nel senso che induce a leggere un libro: non ditemi che non vi avevo avvertito! (post 3467)

Sto quasi finendo di leggere un libro di Carlo Rovelli (“Ci sono luoghi al mondo …” Ed. Corsera. Il penultimo capitolo è intitolato “Perché sono ateo”. Ecco, “a me mi” pare invece che l’Autore sia credente a propria insaputa, nel senso che l’umanità che traspare dalle sue dichiarazioni, dai suoi atteggiamenti, dalla sua disponibilità verso gli Altri, lo renda più vicino ad una fede (uso la lettera minuscola per ragioni di par condicio) di quanto non lo siano molti credenti formali. In altre parole, l’Autore può benissimo affermare di non credere, ma non può impedire che Qualcuno creda in lui. Ed ora alcuni passaggi del testo citato:

Inizia

A me non piacciono quelli che si comportano bene per paura di finire all’inferno. Preferisco quelli che si comportano bene perché amano comportarsi bene. • Non mi piacciono quelli che sono buoni per piacere a Dio. Preferisco quelli che sono buoni perché sono buoni. • Non mi piace rispettare i miei simili perché sono figli di Dio. Mi piace rispettarli perché sono esseri che sentono e che soffrono. • Non mi piace chi si dedica al prossimo e coltiva la giustizia pensando in questo modo di piacere a Dio. Mi piace chi si dedica al prossimo perché sente amore e compassione per le persone. • Non mi piacciono quelli che mi spiegano che il mondo l’ha creato Dio. Preferisco guardare in faccia il mistero. • Non mi piace chi dice di sapere cosa è bene e cosa è male perché sta in una chiesa che ha il monopolio di Dio non vede quante diverse chiese esistono al mondo, quante morali diverse, ciascuna sincera, esistono al mondo. • Mi piace parlare agli amici, provare a consolarli se soffrono, mi piace amare. Non mi piace chi si rifugia nelle braccia di una religione quando è sperso: preferisco chi accetta il vento della vita.

Finisce

Ecco raga, io sono credente e fra l’altro “credo” che l’Autore sia come me, solo “a sua insaputa”. Voi cosa ne pensate?

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SCUOLA E UNIVERSITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2019 @ 8:19 am

Detto altrimenti: afflitte da due gravi errori di fondo (post 3466)

Leggi un capitolo dei Promessi Sposi. Se lo sai riassumere, hai capacità. Se ne sai trarre conclusioni, hai conoscenza. Purtroppo la scuola italiana sta cercando di trasferire ai giovani sempre più “capacità” e sempre meno “conoscenza”. Ora anche con la novità “Scuola-Lavoro”. Ma quale lavoro? Quello dell’oggi. Ma come facciamo a sapere quali nuovi ed esclusivi lavori “esisteranno” fra 20-30 anni? Quien sabe? Chi lo sa? Nessuno. E nel frattempo si sottrae tempo allo studio che invece formerebbe la mente mettendola in grado di svolgere qualsiasi lavoro futuro. Evvabbè …

L’Università? Dà fastidio alla politica populista? Riduciamole le risorse! Qui  non si riflette, non ci si confronta, non si discute: qui si tira dritto, cribbio! La carriera universitaria? Solo a chi ha pubblicato una grande quantità di articoli, testi, ricerche: conta il numero. Peccato che con questa regola non potrebbero fare carriera universitaria numerosi Premi Nobel. Evvabbè …

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RISPETTARE LA LEGGE … O NO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2019 @ 7:48 am

Detto altrimenti: rispettare la legge … sempre? (post 3465)

Decreto sicurezza. Il governo ordina e il Parlamento ubbidisce. Il Presidente della Repubblica promulga. Alcuni sindaci si rifiutano di applicare. La legge va rispettata. Sempre? Anche quando impone di denunciare gli ebrei e di farli deportare per essere trucidati nelle camere a gas? Lo so, questo è un caso estremo, ma comunque stabilisce un principio; vi sono “leggi” superiori alla legge positiva scritta. Anche in materia di religione (parlo di quella che conosco, la nostra): in questo caso non basta ubbidire alla legge (i Comandamenti), bensì “Vendi ciò che hai, regala il ricavato ai poveri e seguimi”. E quello non Lo seguì, ignorando una legge non scritta più forte delle leggi scritte.

L’autorità te la danno gli altri. L’autorevolezza devi avercela tu, di natura. E non si diventa autorevoli indossando di volta in volta i giubbetti della Polizia, dei VV.FF., della Protezione Civile etc. Quarant’anni fa ero a Teheran, per lavoro, era il tempo dello Shah, anzi dello ShahnShah, del Re dei Re Reza Palhavi: trovavi la sua effige dovunque: all’aereoporto, davanti alle caserme, all’Università, al teatro etc. e in ognuno di questi luoghi era vestito come “si conveniva”: da comandante di aereo, da generale, da rettore universitario, etc.. Non per questo aumentò la sua autorevolezza. La sua autorità, poi, fu spazzata via da una rivolta.

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VISIONE D’INSIEME E PERCEZIONE SENSORIALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2019 @ 7:24 pm

Detto altrimenti: magari, la politica mondiale, avesse una visione d’insieme! (post 3464)

Dall’alto di una scogliera avete la massima visione d’insieme del mare e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendete, fino ad immergervi nelle onde, gradualmente le cose si invertono e del mare alla fine avrete il massimo di percezione sensoriale (acqua salata sulle labbra) e nessuna visione d’insieme.

Mi chiedo: possibile che nella politica non si riesca a salire sulla cima della scogliera e quindi ad impostare le proprie azioni con un angolo visuale che vada al di là della prima tornata elettorale? Possibile che non si riesca ad allargare la scala del radar con la quale di esaminano le conseguenze a livello statale, europeo, mondiale delle proprie azioni? E invece ci risiamo con i nazionalismi, i sovranismi, gli “idiotismi” dico io, perchè bisogna essere non molto preveggenti per non capire che – tanto per fare un esempio – senza una Europa Unita non si ha voce in capitolo – tanto per fare un esempio – per frenare il riscaldamento globale (idiotismi, nessuno si offenda, idiota deriva dal greco idiotes “individuo privato” senza cariche pubbliche, che pensa solo a se stesso).

Il riscaldamento globale porterà ad una crescente desertificazione; ad una maggiore migrazione di popolazioni; a contese internazionali fra multinazionali e a guerre fra stati per accaparrarsi le terre migliori; all’innalzamento del livello del mare; all’allagamento di tante terre abitate e coltivate; al fatto che i ricchi sempre più ricchi innalzeranno barriere contro le masse dei poveri sempre più poveri: il Sistema Terra imploderà, come la testata di un missile anticarro a carica cava, la quale, esplodendo, concentra la sua forza distruttrice e perforante in un unico punto con danni micidiali al bersaglio colpito: e noi stiamo rischiando di colpire noi stessi! Fra poco avremo le elezioni europee. Pensiamo che l’UE siamo noi, che non esiste un “noi contrapposti all’UE”.

 

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UN PRESIDENTE E DUE VESCOVI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2019 @ 9:24 am

Detto altrimenti: i loro discorsi per il nuovo anno   (post 3463)

Quotidiano “Trentino”, mercoledì 2 gennaio 2019, prima pagina, tre foto e i loro discorsi: Il Presidente Mattarella, l’Arcivescovo Bregantini, il Vescovo Tisi.

Mattarella, equilibrato. Mi fa rimpiangere i discorsi più concreti di Napolitano.

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Bregantini, nato a Denno (TN), Arcivescovo nel sud Italia: “Salvini smantella il sistema dell’accoglienza – L’Arcivescovo trentino al Capodanno Solidale condanna sia gli amministratori nazionali che provinciali che vogliono smantellare il sistema dell’accoglienza.” Grazie, Arcivescovo!

Tisi: “La paura insidia la fraternità”.

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