FABRIZIO DE ANDRE’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Gennaio, 2019 @ 6:53 am


Detto altrimenti: a 20 anni dalla morte        (post 3492)

Fabrizio, una delle tue canzoni-poesia più enigmatiche, meno comprensibili per chi non sia Ligure e anche per noi non così facile, visto che si tratta di un dialetto antico. Poesia, dicevo, creazione, stimolo alla fantasia, parole come pennellate alla Van Googh, sentimenti colorati in apparente disordine che invece è libertà del pensiero. Grazie, Fabrizio, grazie! Da oggi e per qualche post mi dedicherò a te e alla nostra Genova. Già, perché io sono Genovese, “anche se” trasferito (felicemente direi) a Trento da trent’anni, a Trento che è sicuramente la mia seconda patria. Ma non posso né voglio dimenticare la mia prima. La creuxa si snoda fra “ville”, cioè fra appezzamenti di terra una volta coltivati dai “baccan” (contadini), oggi lottizzati e riempiti di edifici di lusso. Differisce da carrugio, piccola strada fra le case, adatta al passaggio dei “carri” (v. post successivo).

Creuxa de ma’

Umbre de muri muri de mainè / dunde ne vegni duve l’è ch’anè. / De ‘n scitu duve a lun-a a se mustra nua / e a neutte a n’a puntou u cutellu a ghua. / E a munta l’ase u gh’è restou Diu / u diau l’è in ce e se ghe faetu u niu. / Ne sciurtimu da u ma’ pe sciugà e ossa da u Dria / a funtan-a di cumbi nta ca’ de pria. / E in ta ca’ de pria chi ghe saià / in ta ca’ du Dria che u nu l’è mainà. / Gente de Luganu facce da mandillà / quei che de luassu preferiscian l’a. / Figge de famiggia udù de bun / che ti peu ammiale sensa u gundun. / E a ste panse veue cose ghe daià / Cose da beive cose da mangià. / Frittua de pigneu, giancu de Portufin / cervelle de bae ntu u meiximu vin. / Lasagne da fiddià ai quattro tucchi / paciughi in agrouduse de levre de cuppi. / E’ n sca barca du vin ghe navughiemu ‘n sci scheuggi / emigranti du rie cu’ i cioi ‘nti euggi. / Finchè u matin crescià da pueilu recheugge / praticament fre du ganeuffeni e de figgie. / Baccan da corda marsa d’aegua e de sa / che a ne liga a ne porta nte ‘na creuxa de ma.

Creuxa di mare

Ombre di facce, facce di marinai / da dove venite dov’è che andate. / Da un posto dove la luna si mostra nuda / e la notte ci ha puntato il coltello alla gola. / E a montare l’asino ci è rimasto Dio / il diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido. / Usciamo dal mare per asciugare le ossa dall’Andrea / alla fontana dei colombi nella casa di pietra. / E nella casa di pietra chi ci sarà / nella casa dell’Andrea che non è marinaio. / Gente di Lugano facce da tagliaborse / quelli che della spigola preferiscono l’ala. / Ragazze di famiglia odore di buono / che le puoi guardare senza il preservativo. / E a queste pance vuote cosa gli darà / cose da bere cose da mangiare. / Frittura di pesciolini, bianco di Portofino / cervella di agnello nello stesso vino. / Lasagne da tagliare ai quattro sughi / pasticci in agrodolce di lepre delle tegole (gatto, n.d.r.). / E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli / emigranti della risata con i chiodi negli occhi. / Finchè il mattino crescerà da poterlo raccogliere / praticamente fratello dei garofani e delle ragazze. / Padrone della corda marcia d’acqua e di sale / che ci lega e ci porta in una creuxa di mare.

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POLONIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2019 @ 7:30 pm


Detto altrimenti: nuovi nazionalismi        (post 3491)

Hanno pugnalato a morte PAWEL ADAMOWICZ, il sindaco (democratico, dell’accoglienza, della democrazia vera e della pacifica convivenza) di Danzica. Al suo funerale tutti tranne uno: il capo del partito nazionalista. Con ciò, non intendo certo “darvi una notizia” – sapete già tutto – ma indurre me stesso a riflettere: alla Polonia non è bastato il proprio antisemitismo autonomo pre-bellico con il programma di deportazione degli Ebrei in Madagascar;  non sono bastate le deportazioni naziste e sovietiche: ora si ricomincia con il nazionalismo!
Accendo la TV e mi trovo su RAI Storia, la storia e la vita di una poetessa ebrea polacca, Zuzanna Ginzburg Ginczanka: poetessa famosa, arrestata, torturata, violentata e fucilata dai nazisti sul finire della guerra, quando aveva 27 anni. Sono andato a cercare alcune sue poesie: me ne è sfuggita una che non trovo, quella dove dice che il veliero è stato travolto da un’onda d’acciaio. La troverò. Nel frattempo ne riporto qui alcune

SPENSIERATEZZA – 1933
Ho significati per parole che non esistono,
ho parole bizzarre che non hanno significato; 
respira a fondo, e pensa
quanti respiri il cielo può accogliere.

GRAMMATICA – 1934 (poesia con la quale iniziò ad essere famosa)
… e attecchire nelle parole è una tale gioia
e innamorarsi delle parole è così facile, 
e osservarle alla luce come vino di Borgogna. 
Gli aggettivi che si stiracchiano come gatti
e come gatti sono fatti per le carezze …
L’avverbio invece è un miracolo improvviso
una sorpresa inaspettata di acciarini sfregati …

Le parole sono pietre, scriveva Don Milani. Oggi, le parole sono pietre alle quali ognuno pretende di ricollegare un significato personale: “Io sono populista perché mi occupo del popolo”.

NOTA A MARGINE – 1936
Non sono nata dalla polvere, non ritornerò polvere.
Non sono discesa dal cielo e non tornerò in cielo.
Io stessa sono il cielo come una volta di vetro.
Io stessa sono la terra come fertile suolo. 
Non sono fuggita da alcun luogo e non tornerò laggiù.
A parte me stessa non conosco altra lontananza.
Nel turgido polmone del vento 
e nel cuore indurito delle rocce
devo me stessa qui dispersa ritrovare.

Si intravede il buio in fondo alla galleria, il buio della guerra ed il rifugiarsi in se stessa.

IL RISVEGLIO – 1940
Mi guardo intorno oramai desta
da incubi e visioni. 
Dal caos affiora,
squarciando nebbie e misteri, un mondo grande e semplice,
metalli magnetici, vegetazione rigogliosa
e azioni eroiche.

Il sogno che in fondo alla galleria ci sia la luce di una rinascita.

NON OMNIS MORIAR – 1942
Non omnis moriar, 
i miei possedimenti,
prati di tovaglie,
roccaforti di armadi,
distese di lenzuola, 
preziosa biancheria
e vesti, vesti chiare
mi sopravviveranno.
Non lascio alcun erede,
che la tua mano frughi
tra le mie cose ebree
signora Chominowa, 
donna di Leopoli,
prode moglie di una spia,
lesta delatrice
madre di un Volksdeutscher.
Adesso sono tue, 
perché lasciarle ad estranei …

Poesia-denuncia che Zuzanna porterà con se’ per circa tre anni. Denunciata alla Gestapo dalla sua portinaia Chominowa nel 1942, riuscì ad eludere la cattura sino al gennaio 1945, mese della sua fucilazione. Dopo la guerra, la poesia sarà una prova dell’accusa contro la sua delatrice, che verrà condannata a quattro anni di reclusione, due dai pubblici uffici ed alla confisca di tutti i beni.


Poesia che vive e che ci aiuta a vivere. Grazie, Zuzanna!

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MILANO SAXOPHONE QUARTET

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2019 @ 2:29 pm


Detto altrimenti: Musica a Trento!    (post 3490, di colore, di simpatia e anche di Musica)

Musica? Sì, mi piace scrivere Musica con la lettera maiuscola anche quando non è a capoverso.

Oggi Domenica, week end di Musica. Già … venerdì scorso con la Haydn a Riva del Garda (cfr. post, mi raccomando!) e ‘sta mattina quattro super sax a Trento, al primo concerto della stagione invernale della Società Filarmonica. E’ chiaro che a me mi (a me mi!) piace scrivere (anche) di Musica, benchè io non sia un musicologo ma un musicofilo: infatti io sono solo un “vile meccanico” della Musica, ovvero il tesoriere dell’ Associazione Amici della Musica in Riva del Garda.

La foto non è gran che, è solo per dire che io c’ero …

Oggi Domenica, dicevo. Damiano Grandesso (sax soprano); Stefano Papa (sax contralto); Livia Ferrara (sax baritono); e il simpatico presentatore Massimiliano Girardi (sax tenore). Note di calore e di colore, dicevo. Massimiliano … “Io sono della Val di Sole”, dice con un accento a sfumature bresciane. Dico, Val di Sole sì, vabbè … ma “di confine”: Max, dai che a me che ho lavorato (anche) al Passo del Tonale (dove 30 anni fa ho creato la Carosello Tonale) e che sul Garda regato spesso “contro” equipaggi bresciani, quelle sfumature non sfuggono! Complimenti “anche” per il tuo ruolo di presentatore! E della bella, brava, simpatica e gentile Livia, che dire? Un sax grande grande e pesante retto e suonato con grazia, agilità e incisività! Già, perché i quattro strumenti conducevano i loro rispettivi suonatori a dialoghi, a espressioni corali, a molti “a solo” con una spigliatezza ed una raffinatezza eccezionale. Adesso se non trovo niente da dire su Damiano e Stefano come me la cavo? Damiano: super soprano drammatico: ho dato a lui il mio (unico) biglietto da visita di blogger Trentoblog: vorrà pur dire qualcosa, no? Stefano? Ottima “voce” da contralto. Contralto? Be’ raga, dopo tanti anni, la settimana scorsa ascoltando (rapito) lo Stabat Mater di Pergolesi (Cristina Endrizzi pianoforte; Letizia Grassi soprano; Giovanna Laudadio contralto) in una delle serate della nostra Accademia delle Muse (Trento, si accede per passa parola) di cui sono VP, ho capito (finalmente, direte voi)  ed apprezzato in pieno questo ruolo! (Meglio tardi che mai! N.d.r.)

Riva del Garda, Musica Riva Festival

Quali brani hanno eseguito? Copio dal programma di sala: “… lettura di opere originali (Glazunov); rielaborazioni di pagine altrimenti destinate (Scarlatti, Rossini, Puccini); trascrizioni da musicisti sofisticati (Sciarrino, Di Bacco); scritture fresche d’inchiostro (Th. Escaich)”. Un’ora e mezzo di concerto senza interruzioni, il che ha permesso di finire prima di mezzogiorno, cioè prima che le campane del duomo abbiano potuto fare loro concorrenza (per di più con una tonalità diversa!). Un po’ come i Weisswurst di Monaco di Baviera i quali vanno tassativamente mangiati prima del suono del mezzodì.

Ore 12,00 – A concerto finito, che suonino pure le loro campane! Noi abbiamo suonato i nostri sax!

Attenti a quei quattro! Attenti, perché pur giovani (beati loro!) quei quattro hanno già suonato in mezzo mondo (Konzerthaus, Vienna; Citè de la Musique, Parigi; Teatro del Lago, Cile; Taipei National Concert Hall; Teatro alla Scala, Milano; Philarmonie, Berlino. Inoltre a Verona, Vicenza, Torino, Trento. Chissà che prima o poi non si riesca ad organizzare un concerto a Riva del Garda per la nostra piccola Associazione, loro che si sono già esibiti in Musica Riva Festival! Comunque vada, bravi ragazzi, anzi: BRAVISSIMI!

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E poi, anche se non combiniamo per il concerto, a Riva del Garda una veleggiata con il mio FUN Whisper ITA 526 possiamo sempre farcela (scialla raga, non in regata …)

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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2019 @ 6:50 am

Detto altrimenti: dipladenie e altri racconti   (post 3489)

Non sono un esperto fotografo. Ciò premesso credo potere dire che ci siano due modi di fotografare: far mettere in posa, predisporre il soggetto o l’oggetto da ritrarre; oppure cogliere al volo l’istante. Io amo il secondo. Le mie foto poi … le scatto con il telefonino!

Dipladenia. La foto non è un gran che, tuttavia …

… tuttavia questa dipladenia è sopravvisssuta all’inverno e ad un mese senz’acqua: il suo fiore, alto, inerpicato, si alimenta dell’acqua che finalmente ha ricevuto e aspetta che passi il freddo. Aspetta e vive, come la Speranza che resiste in attesa che il mondo arresti la sua corsa verso le guerre, i sovranismi, le divisioni, i muri di cemento, di filo spinato, di acqua, di acciaio, di egoismo, di indifferenza …

Quest’anno ancora la neve non c’è … ma verrà, verrà. Come negli anni precedenti

Addavenì la neve in Paganella, come pochi anni fa …

… come quando nevicava anche a Riva del Garda …

… che noi si usciva in vela ugualmente!

Mission impossible

e

Pezzi d’antiquariato gelosamente conservati

Trasferimento ad altro porto con rientro via terra

Musica

Rose di Natale

Colto … al volo! (Ponte romano di Ceniga)

Acqua controluce a Trento

Per Riva del Garda – “Riva del Garda– “Fanciulla che dormi / in un letto di Vento / al mattino / tu adorni / di mille colori / il ritorno di luce / profumi /e di fiori. / E appena ti svegli / trattieni il respiro / e un poco rimani a fissare / l’azzurro del cielo. / Ma ecco che esplode / il tuo sentimento / ti vesti di un velo / di lago già adorno / da mille pagliuzze d’argento / di onde e di palme / che voglion danzare / di piccole foglie d’ulivo / che volano intorno… / …è l’ORA d’amare!”
 


Per Torbole sul Garda – “Mignon – Preziosa di luce / attenuata /da brume soffuse / inviti all’abbraccio / la piccola vela / già gonfia di sole / di un Fun. / Da questa finestra ti vide / già Goethe / e cantava l’agrume dorato / di cui fecondavi le sponde / ch’ormai la cascata d’ingegno / gelata / ha ucciso per sempre. / E tu / conosci il Paese / che prima donava limoni?”
 
Per Arco – “Arco – L’impero ha teso il suo arco / a scagliare saette di pietra / nei fianchi bagnati del Sarca. /Ghibellina / la Rocca troneggia la Storia. / Strapiombi di forze / graffiano il cielo / che vedi dal lago lontano / e sposano / in duomo di pietra / le palme africane danzanti”.

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GLI AMICI DELLA MUSICA E L’ORCHESTRA HAYDN

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2019 @ 9:12 pm


Detto altrimenti: a Riva del Garda       (post 3488)

Noi, Amici dell’Associazione (rivana) Amici della Musica (di cui sono tesoriere, Presidente il Prof. Franco Ballardini) abbiamo in catalogo alcuni concerti dell’ Orchestra regionale Haydn che si tengono – sia pure in organico ovviamente ridotto, se non altro per ragioni di spazio sul palcoscenico – qui nella “Busa” (Riva del Garda, Arco) e in altri centri regionali non-capoluogo. Scrivo che questi concerti sono anche nostri perché ne concordiamo la data, ne curiamo il marketing locale, l’organizzazione e la gestione operativa.

Ieri sera, nello splendido Salone delle Feste del Casinò Municipale di Arco: Mozart. Ma non solo concerto, bensì anche Evento. Infatti il M° Professore Giacomo Fornari ci ha illustrato alcuni aspetti inediti del musicista, anzi, scusate, del Musicista, della sua vita e delle sue opere. Una curiosità per tutte: sapete che le centinaia di composizioni mozartiane sono state catalogate da Koechel nel famoso catalogo, contraddistinte ognuna dalla lettera K seguita da un numero. Ora se dividete il numero di una composizione qualsiasi per 25 e sottraete 10, avete l’anno della sua composizione! Provare per credere!

Ma veniamo alla musica, diretta da M° Prof. Stefano Ferrario. Prima parte: il violinista diciottenne Teofil Milenkovic’ ci ha letteralmente incantati nel Concerto per violino ed orchestra n. 5 in La maggiore Kv 219. Diciotto anni, alto, un bel ragazzo, una maturità nella persona e nell’arte sua incredibile e ovviamente, tutto a memoria! Dice … ma Teofil è figlio d’arte … Si vabbè, ma ciò non toglie, anzi aumenta il suo merito. Mi piacerebbe che si organizzasse un suo concerto riservato ai giovani al di sotto dei diciotto anni e non studenti di musica, per dimostrare dove si può arrivare già a quell’età, ciascuno nel proprio campo, con la passione, lo studio, l’impegno: Teofil infatti a mio  sommesso avviso oltre che eccezionale violinista è un formidabile esempio di vita per i giovani.
(Teofil ci ha concesso un bis: il 24° Capriccio di Paganini: standing ovation!)

sdr

Seconda parte del concreto: Mozart, Ein musikalischer Spass, alias I musicanti del villaggio, divertimento in fa maggiore Kv522, un gioco musicale scritto poco prima della morte del suo amato e adorato padre. Qui il M° Fornari ci ha illustrato le libertà e le bizzarrie tecniche e creative di Mozart che ha anticipato “all’insaputa” dei musicisti dei secoli seguenti (vede, ex Ministro Scaiola, quel suo lessico è diventato anche lessico musicale!) quelle che loro – i posteri, hanno poi “inventato” come creazioni proprie. Mi dispiace di essere un ignorantone musicale e quindi di non essere in grado di elencarle.

Bravi tutti, alla Haydn! E voi che mi leggete, associatevi alla nostra Associazione Amici della Musica di Riva del Garda anche se non siete Rivani: se non altro il biglietto di ingresso alla Haydn locale, a decorrere dal prossimo concerto (5 marzo, in occasione del Carnevale di Arco) vi costerà un terzo (cioè €5,00 anziché €15,00), ed avrete già risparmiato €10,00, cioè un terzo del costo pieno della nostra tessera (che è di €30)! E che dire degli altri oltre 10 concerti rivani nel 2019, gratuiti per gli iscritti?  (Come sono prosaico, ma … mi perdonerete: dopo tutto sono il tesoriere dell’Associazione!)

Per iscriversi? Basta che mi telefoniate al 335 5487516

Dai, joint us, unitevi  noi!

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STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2019 @ 8:40 am


Detto altrimenti: oppure “sovranismi”?    (post 3487)

Nella traduzione di Maria Lia Guardini

Soli si muore

La mia Utopia, ovvero l’obiettivo utopico (cioè semplicemente non ancora raggiunto) sono gli Stati Uniti d’Europa. Ai sovranisti mi permetto di dire: quanto pensate che possa contare l’Italia sa sola, “sovrana e autarchica” in un mondo che ormai si muove “a gruppi di potere” (multinazionali, USA, Cina, Russia, India …)? Fra l’altro, come pensate che l’Italia povera di energia e di materie prime, possa chiudersi su se stessa, magariu tornando alla Lira? Dice: “Ma noi restiamo nell’Euro!” Si, dico, a meno che un giorno non siano gli altri a cacciarci!” Dice: “Ma cosa vuoi mai“? Che caccino 60 milioni di consumatori? Dico, si, fino a quando produciamo reddito da spendere nei loro prodotti …

Parlare alla mente e non alla pancia

Dice … “Ma l’UE così com’è non va, occorre cambiarla!” Concordo, ma sentite questa: se un sistema SW non va, se ne costruisce in parallelo uno nuovo e quando questo funziona, si elimina il vecchio. Ora accade che qualcuno di voi – già in campagna elettorale e parlando alla pancia della gente – dica: “L’UE non va, quel palazzo costa un milione (o un miliardo? Non ricordo, ma il discorso non cambia, n.d.r.) l’anno ma è usato solo 40 giorni l’anno; gli immigrati vanno redistribuiti, etc.” Tutte cose vere, la pancia approva ciascun singolo intervento, ma la mente si accontenta?

Le strisce! Regaliamole le strisce!

Un progetto unitario, completo e dettagliato

Un mio vecchio amico, fondatore di una importante finanziaria milanese, parlando di certi bancari-banchieri diceva: “Non sanno andare oltre una affermazione di massima, non sanno sviluppare un progetto completo”.  E invce occorre redigere dettagliatamente una nuova struttura organica (hardware) e le regole della politica (software) della nuova UE oppure – meglio – dei futuri Stati Uniti d’Europa. La continua critica dei singoli aspetti e il non ricercare l’unione, la fusione, mi ricorda quei dirigenti di alcune società di impianti sciistici di risalita di un’unica stazione invernale che sono contrari alla fusione delle loro società in u’unica SpA (il che produrrebbe coordinamento nella programmazione, negli investimenti, nella gestione e miglioramenti del risultato economico) solo perchè si perderebbero tot posti di Presidente, di Amministratore Delegato, di Premier, Vice Premiers, etc.. E quindi costoro (gli impiantisti, diamine, mica altri!) continuano ad operare una serie di interventi scordinati che si fanno concorrenza fra di loro.

Percezione sensoriale e visione d’insieme

Occorre che tutti noi si salga sulla sommità di un alto scoglio e del Mare Europa si abbia la visione d’insieme. Se invece restiamo in basso o se addirittura ci immergiamo in acqua (cioè dentro i singoli aspetti di ogni problema) allora di ogni problema avremo la massima percezione sensoriale (“Quel palazzo costa troppo, è uno spreco!”)  ma del Mare Europa nessuna visione d’insieme!

Arricchirsi reciprocamente: diverso è bello

Dice … “Ma i singoli stati europei sono troppo diversi fra di loro per potere immaginare una loro federazione“. Dico: la diversità è ricchezza, basta che ognuno prenda il meglio dell’altro.

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SKI EVOLUTION

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2019 @ 6:50 am


Detto altrimenti: ieri ho sciato con sci “nuovi”      (post 3486)

(Avviso ai lettori: questo è un post un po’ tecnico)

Noi vecchietti siamo un po’ restii a cambiare sci. Ricordo i miei primi sci “veri”, i Devil Rosso della Persenico, di metallo, m. 2,05, la mia misura. Poi, da militare, acquistai un paio di Alu Fischer lunghissimi (m.2,15), per poi tornare ai m 2,05 con una lunga serie di Rossignol. Nove anni fa, a Livigno, acquistai il mio primo paio di sci “rastremati”, dei Salomon, lunghi m 1,70 raggio di curvatura m 17. E qui noi vecchietti” abbiamo dovuto reimparare a sciare: cioè, non è che non si potesse sciare alla vecchia maniera con gli sci rastremati, ma per tirare fuori il meglio da loro, è stato necessario cambiare stile. E così è stato fatto.

I Salomon. Sono andati sempre così bene che mi sono dimenticato di cambiarli sino a quest’anno, quando mi sono accorto che, a buona ragione, erano diventati un po’ lenti. Ed allora deciso, li rinnovo. Studio un po’ la situazione “offerte” e la scelta si riduce fra un paio di Fischer C4 di m. 1,75 raggio di curvatura m.18 ed un paio di Salomon di m. 1,70 raggio di curvatura 16 m.  Il venditore insiste per i Salomon, anche perché sono di ultima generazione: ovvero oltre alla maggiore rastrematura, in più dei Fischer hanno la punta più “piatta”, più “corta”, meno accentuata: in altre parole, la rastrematura che sulla punta assottiglia lo sci per trasformarsi in “punta” è un semplice morbido arrotondamento del puntale che di fatto allunga la “linea di galleggiamento” dello sci, cioè la parte dello sci a contatto con la neve. Un po’come è successo con le barche a vela: siccome ciò che conta è la lunghezza della linea al galleggiamento, le barche moderne hanno il dritto di prua e la poppa verticali sull’acqua (N.B.: la velocità massima di una barca a vela con carena dislocante ovvero non planante è circa 2,5 volte la radice quadrata della linea al galleggiamento).

Il risultato è che lo sci è più veloce, tiene meglio in curva, mordendo meglio la neve (anche troppo, le prime volte!). Inoltre il raggio di curvatura ridotto (che dipende da una maggiore rastrematura dello sci) ti porta ad accentuare e velocizzare le curve, per cui, invece di essere più riposante nel senso che è più facile curvare, di fatto ti impegna di più invitandoti a curvare più di frequente. Io ho scelto i Salomon per una ragione: stante l’affollamento delle piste io spesso scio sul bordo pista con una serie di curve strette e corte. Tuttavia, quando come in questi giorni le piste non sono affollate per cui posso concedermi di spaziare sulla pista, sento che mi troverei meglio con i Fischer.

In ogni caso, un consiglio per gli utenti: se gli sci nuovi, quelli con la punta arrotondata, vi impegnano troppo, con la carta vetrata addolcite le lamine in punta e in coda per circa 5 cm.: morderanno un po’ di meno.

Good skiing everybody!

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L’ELENA DI EURIPIDE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2019 @ 2:14 pm


Detto altrimenti: e poi dicono che i classici non servono … (post 3485)

Oggi, sole pieno, niente sci bensì “a scuola” di letture classiche nella biblioteca Comunale di Trento dalla Prof senza puntino Maria Lia Guardini (se non è vero amore questo …!). Il compito per le vacanze (natalizie) era la tragedia greca “Elena” di Euripide, una tragedia che finisce bene. Scritta nel 412 a. C., ovvero quasi 2500 anni fa, ma attualissima e – per la sua concezione e struttura – veramente appassionante: piena di effetti speciali, di fantasmi, di figure e di caratteri “doppi”; per il teatro nel teatro, la teknè nella teknè, il rovesciamento dei contenuti e dei significati mitologici e molto altro ancora. Essa fu scritta subito dopo la prepotente devastazione ateniese della piccola isola di Melo (416) e soprattutto dopo la pesante disfatta ateniese della spedizione contro la grande isola di Sicilia (voluta da quell’opportunista voltagabbana guerrafondaio di Alcibiade), in una Atene ormai in declino di uomini, marinai, navi, finanza, credibilità internazionale, declino terminato con la sua sconfitta del 404 ad opera di Sparta. Nella tragedia troviamo:

1 – L’esaltazione della ragione e dell’intelligenza umana rispetto al fato: “…  lasciamo perdere gli oracoli. Non sono altro che un’esca per fare arricchire altri: nessuno si è mai arricchito senza fare nulla … l’intelligenza ed il buon senso sono gli oracoli migliori che ci siano” .

Una sorta di illuminismo ante litteram

2 – L’esaltazione della donna (Elena) rispetto all’uomo (Menelao) spesso infatuato di se stesso e irrazionale; della donna che non subisce gli eventi ma li governa; della donna solidale con le altre donne.

Ricordiamo che in quel tempo in Atene la donna era poco più che uno schiavo: senza diritti politici, relegata a casa a badare agli schiavi (in media, ogni Ateniese ne aveva quattro!): quindi Euripide compie una vera e propria rivoluzione, anzi … una “evoluzione”, cioè “rivoluzione positiva”!

3 – L’ “aiutati che Dio ti aiuta”.

 Il Dio … si, vabbè, ma intanto tu datti da fare!

4 – La ricerca di cosa esista fra Dio e il non-Dio: “Cosa è dio, cosa non dio, cosa c’è nel mezzo” .

5 – La condanna della guerra: “E’ pazzo chi cerca la gloria a suon di lancia nelle battaglie: è un modo rozzo di porre fine ai problemi dell’umanità. Se le decisioni vengono affidate alla lotta di sangue, la violenza non abbandonerà mai le città degli uomini”.

All’epoca la politica era solo politica di guerra! Quindi l’affermazione di Euripide era molto forte!

6 – L’invito al rispetto della natura e all’equa e onesta distribuzione delle risorse e della ricchezza: “Il cielo e la terra sono un Bene Comune per tutti gli uomini: se si riempie la propria casa, non lo si deve fare a spese degli altri, né tanto meno con la violenza”.

7 – Il rispetto verso l’estraneo immigrato: “Giungo qui come naufrago e come straniero: sono assolutamente inviolabile”.

Una vita umana vale più di 100 leggi 

Altre mie considerazioni: di fronte ad un’opera letteraria, sia essa un racconto, una piece teatrale, una poesia o altro, io sono portato a contestualizare e ad attualizzare il lavoro. Contestualizzare, ovvero inquadrare l’opera nel suo tempo. Cioè, mi domando: perchè è stata scritta? Cosa l’ha motivata? Cosa si proponeva? Come è stata accolta? Attualizzare, ovvero vedere se e come oggi essa abbia una sua validità, se e come essa abbia oggi un suo significato, un ruolo; se e come oggi possa essere di insegnamento.

Che vi avevo detto? Filosofia di vita e di politica attualisssime! Cicerone, anni dopo, ebbe a sentenziare “Historia magistra vitae”, la Storia è maestra di vita. E invece no, la Storia è “registro” di vita: la scrive, la racconta, la commenta ma come maestra non vale un gran che visto che poi i suoi alunni, gli uomini, non ne imparano mai la lezione. Cosa mi permetto di suggerire circa questo tesdto? A chi ha fatto studi classici, di leggerlo Agli altri, anche (leggendo prima una sintesi del contenuto). A tutti: di rifletterci sopra e di attualizzarne le conclusioni.

Prossima riunione del nostro gruppo di lettura (e anche vostro, se volete: infatti è gratuito ed aperto a tutti): martedì 29 gennaio ore 10, Sala Multilingue della Biblioteca Comunale di Trento (piano terra), Via Roma, 55 – Trento. Compito per casa: “Anfitrione” di Plauto.

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ALTRE GRANDI OPERE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2019 @ 1:21 pm


Detto altrimenti: quelle “minori” che invece sono maggiori anch’esse        (post 3484)

(No, non voglio parlarvi della TAV, della Valdastico, del Terzo Valico, etc. ….. no)

Il nostro è il Bel Paese, bello a Bellezza Diffusa, ovunque, anche fuori dai circuiti autostradali e delle maggiori città d’arte. Basta viaggiare in auto evitando le autostrade e ve ne rendete conto: in molti paesi esteri, anche europei, ognuna delle nostre innumerevoli “bellezze minori” sarebbe eletta a museo a cielo aperto o chiuso con tanto di biglietto d’ingresso. Ma voglio scendere nello specifico, con esempi concreti. Premetto, sono un ciclista ed allora, perché non partire da qui?

Il Danubio è “assistito” da un sistema di ciclabili “in discesa” per cui vi portano in pullman a monte, voi decidete quanti km pedalerete ogni tappa, vi prenotano l’albergo tappa per tappa, vi ci portano i bagagli e voi vi godete, in poche o molte giornate oltre 500 km di pedalate con la bicicletta scarica di bagaglio. Si può fare anche per la tratta Torino – Venezia. Quanto costa? Il costo di un solo cacciabombardiere F35.

La Alpi, lo sci, le stazioni invernali, gli impianti di risalita, i dislivelli. In Austria hanno eletto il dislivello a prodotto turistico (anche in estate): esiste Tirol Bike Safari, 17 funivia in rete che consentono ai ciclo turisti di percorre in discesa ben 700 km, con una organizzazione analoga a quella del Danubio (v. sopra). Si può fare anche in Sud Tirolo e in Trentino, tanto per cominciare.

Le ferrovie, le vecchie ferrovie, molte linee ferroviarie abbandonate … perché non attrezzarle a piste ciclabili? Si può fare: ad esempio con la linea Grosseto-Monte Amiata, splendide pedalate nelle stagioni intermedie (primavera e autunno).

FIAB ha proposto la certificazione (volontaria) di ogni città come Città ciclabile, ove essa adotti certi criteri di mobilità sostenibile urbana. Sarebbe utile che tutte le città si facessero “certificare” in tal senso. Si può fare, basta una legge quadro al riguardo, con sanzioni e incentivi per chi non fa e per chi fa.

Solo alcune idee per Grandi Opere Minori che poi minori non sono.

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MAS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Gennaio, 2019 @ 2:17 pm


Detto altrimenti: Memento “Andare” Sempre (ricordati di andare sempre a … sciare!)     (post 3483)

Un saluto da un VIP (Vecchietto alias Velista In Paganella)
(Foto Moreno)

In verità D’Annunzio la intendeva diversamente: “Memento Audere Semper” (Ricorda di osare sempre) o anche Motoscafo Anti Sommergibile. Sta di fatto che questa mattina presto, alle sette, era buio e il parabrezza dell’auto era picchiettato da goccioline di pioggia. Ma dove sto andando? Eppure le previsioni Meteo AM Paganella (AM, Aeronautica Militare) davano sole pieno per le dieci: e allora, diamo fiducia alla nostra AM: andiamo! Prima salita, Cima Paganella nella nebbia: a Moreno, il mio amico di sci Vigile del Fuoco di Rovigo, dico: “Dai Moreno, scendiamo che nelle piste basse non c’era nebbia”. E così è stato. Dopo poco, sole pieno ovunque! Evviva l’Aeronautica Militare! Moreno, un “giovanotto” di ben 16 anni più giovane di me (75-16 = 59), – plurialtleta allenato ma per mia fortuna non moltissimo sugli sci! – scia comunque come un treno ma io da vero VIP Vecchietto (spesso) In Paganella, grazie a quello “spesso“, riesco a mantenere il suo ritmo.  Piste ottime, poca gente, sciata formidabile. Ci rivedremo mercoledì prossimo stessa ora.

Un selfie di saluto da Moreno, l’amico penta atleta,
maratoneta, ciclista,
nuotatore, sciatore, navigatore (a motore, evvabbè …), etc.

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Parliamo di molti argomenti, anche di Europa. Qui la pensiamo in modo diverso. Moreno ritiene che i singoli Stati europei siano troppo diversi per potere immaginare che si uniscano negli Stati Uniti d’Europa. Io concordo sulla diversità, ma credo nell’Utopia Stati Uniti d’Europa.  Utopia, u-topos, un non- luogo, cioè un luogo semplicemente non ancora raggiunto. E nella vita guai a non avere Utopie nelle quali credere  e traguardi per i quali  operare!  L’UE di adesso è imperfetta, malata? Curiamola! Infatti la malattia oltre che potere condurre all’invalidità o alla morte, se curata bene può condurre alla guarigione!

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Paganella unisce! Anche chi ha idee diverse sull’UE!

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