VIP – Vieni In Paganella

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2019 @ 3:24 pm

Detto altrimenti: … lo so, lo so che VIP può avere anche altri significati ….. (post 3522)

Primi alla prima, con la nipotina

VIP – Very Important Person. Chi, io? Ma noooo … piuttosto Vecchietto In Pensione o, se preferite, Vecchietto In Paganella: ecco, si … questi ultimi due significati mi si addicono. D’altra parte, che volete, per lavorare mi hanno detto che sono troppo avanti con gli anni (75) ed allora via, in Paganella! Una volta ero un “bondonero”, cioè  sciavo in Bondone: della montagna di Trento ne parlerò in coda a questo articolo. Ma veniamo alla Paganella. Normalmente “salgo” da Andalo: oggi la mia auto ha deciso diversamente e si è parcheggiata a Fai. Nessun problema: primi alla “prima” (risalita in seggiovia, of course!).

Acc … questa volta ben tre sciatori mi hanno preceduto!

Già, perchè le prime discese del mattino sono impagabili: piste deserte, intatte, ben battute (a noi vecioti i ne ciama i strazzapiste, quelli che segnano per primi le piste vergini, appena battute dai gatti). Le seconde discese già non sei più solo: poi gli sciatori aumentano e a qualche impianto, in qualche momento della giornata, si “fa” un po’ di coda. Ecco, vengo al dunque: stazione a valle della Funivia Paganella 2001, ad Andalo. La gente si accalca e in mezzo alla calca vengono quasi sommersi i gruppetti di bimbi al seguito dei rispettivi maestri di sci. Mi chiedo: perché nei momenti di grande affollamento non viene organizzato il pre incolonnamento degli sciatori con transenne e percorso “a serpente”? Perchè non viene riservato un corridoio protetto, preferenziale, per questi gruppetti di bimbi al seguito dei loro maestri? I maestri si danno un gran daffare a tenerli uniti, a rincorarli, a contarli … e loro, i cuccioli, abbracciati ai loro piccoli sci, che cercano di seguire ognuno il proprio Maestro.

La Paganella appalude le Dolomiti di Brenta
Anche i Sioux vengono a sciare in Paganella!

Poi finalmente, arrivano a “imbarcarsi” sulla cabinovia: e qui un altro problema: loro sono piccoli, non è pensabile che riescano ad infilare i loro sci negli appositi spazio all’esterno della cabina, entrano rimanendo “abbracciati” ai loro attrezzi, qualche “scio” si mette di traverso, una racchettina cade per terra … ogni maestro si sforza di farli sistemare in ordine: alla fine sono entrati! Si controlla il loro numero, i loro sci, le loro racchette. Una faticata! E che rischio, anche, lasciatemi dire; che un piccolino sia schiacciato dalla folla, che perda il contatto con il proprio maestro, che si scoraggi. Insomma, cosa ci vuole a prendere atto di questo aspetto?

Lungo i percorsi di rientro al Cermis

Le piste: loro, i piccolini, superata la fase “camposcuola” perloppiù sciano sulla pista azzurra S. Antonio, servita da una seggiovia che avvisa che i bimbi alti meno di m. 1,25 devono essere accompagnati da un adulo: bene, allora c’è questa sensibilità, allora si avverte l’esigenza della sicurezza! Bene. Sciano su una pista azzurra, cioè facile. Tuttavia, per rientrare dalla S. Antonio ad Andalo, devono sciare su piste rosse. E qui mi viene in mente … perchè non copiare dal Cermis, località attrezzata con stradelli facili facili per il rientro a valle degli sciatori in erba? Stradelli lungo i quali per di più hanno collocato animali selvatici imbalsamati, che fanno la gioia dei piccoli sciatori! (Il rientro verso valle dai campi scuola Meriz, intermedia 2001 e Prati di Gaggia è comunque assicurato da una seggiovia e da due cabinovie).

Funivia Trento-Trento 2000

Ma veniamo al Bondone: ne parlo per un motivo specifico: la auspicata funivia Trento-Trento 2000 (come mi piace chiamarla) la quale valorizzerebbe il “dislivello Bondone” anche nelle stagioni no-neve, a vantaggio delle migliaia e migliaia di cicloturisti che percorrono ogni anno la valle dell’Adige. Già, perché il vostro blogger qui sottoscritto è anche un ciclista appassionato (socio FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Tn) e sta immaginando quale grande afflusso di ciclisti sarebbe attratto dalla salita in funivia sul Bondone, per poi planare su Trento, sulla Valle dei Laghi, sul Lago di Garda. Ecco, con questa mia “sponsorizzazione” in favore del Bondone, spero di essermi fatto perdonare il passaggio da “Bondonero” a “Paganellero”.

Buone sciate e buone pedalate a tutti!

Da Cima Paganella al Lago di Garda in sci: l’unica “misssion impossible”

P.S.: altri interventi in Paganella consigliati da un utente che nel passato è stato a capo di un’imporante complesso di impianti di risalita al Passo del Tonale (sul Tema Tonale, trovate molti post, qui sul blog, cliccando Carosello Tonale. Infatti il nome “Carosello Tonale” che scelsi per quella nuova società impiantistica è indice del concetto al quale volle che si ispirasse l’intera località sciistica, cosa che si deve cercare di fare anche in Paganella):
1 – trasformare da sentiero in “pista” il tratto da Cima Paganella della sommità della seggiovia S. Antonio;
2 – da Malga Terlaga rendere raggiungibile la stazione di arrivo della telecabina Paganella 2001 senza costringere gli sciatori a scalettare in salita;
3 – dalla base della seggiovia Salare aprire un passaggio verso la seggiovia Paganella 2: praticamente una sorta di “ritorno” rispetto al collegamnento inverso – già esistente – denominato Lo Scoiattolo che dalla pista Paganella 2 conduce alla base della Salare;
4 – Nello spirito di creaare un Carosello mi chiedo se non sia possibile tracciare un sentiero (non una pista) che da Malga Zambana conduca a Meriz, aggirando la montagna.

Senza parole …!

Sino a qui interventi “minori”. Ma ve ne è un altro, “maggiore” del quale si parla da tempo, e cioè una nuova seggiovia che dalla stazione intermedia della cabinovia Paganella 2001 salga fino alla Selletta, con la creazione di una nuova pista “rossa” e l’eliminazione della vecchia seggiovia due posti che sfiora la Malga Zambana.

Paganella, mon amour!
Primi anche da Andalo!

Si sa, la montagna è quella che è, non è un tremila metri e gode/soffre della vicinanza di una città e dell’autostrada, ciò che la rende appetibile a molti turisti il che, nell’alta stagione, provoca un certo afffollamento delle piste e qualche coda agli impianti. Quindi, senza aumentare i posti letto negli alberghi della zona, occorre fluidificare la circolazione degli sciatori e ampliare la loro possibilità di distribuirsi su un numero maggiore di percorsi.
Infine, nei mesi “caldi” (da febbraio in avanti), quando la neve migliore – stante la limitatezza della quota – è quella fino alle ore 11,30-12,00, si potrebbe anticipare l’apertura degli impianti al pubblico dalle ore 08,30 alle ore 08,00.

Buona Paganella a tutti!


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LA FESTA DEI GATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2019 @ 10:49 pm


Detto altrimenti: oggi è la loro festa        (post 3521)

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L’ho appreso tardi che oggi è la loro festa, e tardi pubblico questo post che poi arricchirò domani. Dorian, che da anni non è più con noi … era diventato uno di famiglia. Dorian era arrivato in casa da piccolino, un regalo di mio figlio Edoardo.

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Dorian, una sedia per lui, sempre, accanto alla mia: a pranzo, al computer, alla TV e se non la mettevo, reclamava. E … a letto? Quando capiva che Maria Teresa ed io stavamo per andare a dormire, si sedeva dignitosamente sulla soglia della camera. Appena noi due eravamo sotto le coperte, aggirava il letto, saltava sopra dalla parte di Maria Teresa la quale sollevava le coperte meno di me, la aggirava e veniva ad accocolarsi vicino a me.

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Il risveglio? Erano le sue fusa a dare la sveglia e non se ne andava se prima non avevamo preso il caffè insieme.

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Nel pomeriggio, dopo la siesta, amava ascoltare musica classica.

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Dorian ci ha dato molto. Cinque anni fa, un brutto giorno, un blocco intestinale – forse un tumore – e Dorian, nonostante ogni migliore cura, ci ha lasciato: la nostra casa è piena di sue foto … Chissà, esiste un paradiso per i gatti?

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SARDEGNA COME AFRICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2019 @ 3:50 pm


Detto altrimenti: proteste dei pastori sardi                                                       (post 3520)

Il formaggio pecorino sardo … eccezionale! Ne so qualcosa io che è quello che noi Genovesi utilizziamo per il nostro pesto: infatti se usate il pecorino romano, il pesto che ne risulta è “spento”. Se poi il pecorino sardo è invecchiato, meglio mi dice! E che prezzi! Peccato che ai pastori sardi il latte sia pagato solo €0,60 al litro, ragion per cui in questi giorni la loro protesta con versamento del latte sull’asfalto. Poco pagato il lavoro di produzione del bene di base: il loro latte.

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Ma la successiva filiera di caseari, trasportatori, distributori, supermercati non mi risulta che siano in perdita o in sciopero: vorrà ben dire qualcosa, o no?  La situazione – mutatis mutandis – si può paragonare allo sfruttamento del lavoro nero (fatto dai neri d’Africa) che lavorano per le molti-multi-nazionali europee, USA, Cinesi etc. in quel continente; o anche a quella dei lavoratori che producono il carbone da legna in Romania (v. qualche post fa). Al riguardo mi permetto di suggerire la lettura del libro qui a fianco.

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LA SHELL IN NIGERIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2019 @ 11:47 am


Detto altrimenti: immigrati? Sento dire “aiutiamoli in casa loro”: questa sarebbe un’occasione  per farlo (post  3519)

Da decenni la Shell inquina fortemente parte della Nigeria, stato in cui il 50% dei 98 milioni di abitanti è alla fame: l’aria, le acque, il terreno sono diventati veleni per gli abitanti locali che cercano di opporsi fondando movimenti di protesta. La Shell invita il governo a farli tacere. Il governo ne impicca i capi. Dopo 25 anni quattro vedove riescono a portare la Shell davanti al Tribunale dell’Aja.

Mi chiedo: quante “Shell” e quante “Nigerie” ci sono in Africa? Il primo aiuto a tutta l’Africa sarebbe quello di fare un censimento e mettere ogni multinazionale ed ogni Stato (europeo, USA, cinese, etc.) di fronte alle proprie responsabilità. Il resto sono dettagli, pura ipocrisia.

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TAV SI/NO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2019 @ 8:29 am

Detto altrimenti: Cambiare rotta? Forse si, ma … con juicio!  (post 3518)

“Adelante, Pedro, con juicio …”

Cambiare, migliorare, peggiorare, rivoluzionare. Fra tutti questi verbi il più comprensivo è sicuramente “cambiare”. Un cambiamento che a me piacerebbe sarebbe quello dell’ordine delle priorità di spesa, di tutte le priorità di spesa. Mi spiego. Ogni governo, al momento della sua elezione, si trova di fronte al fatto che l’80% circa delle risorse finanziarie sono “bloccate” per impegni pluriennali assunti dai precedenti governi, quindi la sua possibilità di incidere con politiche efficaci è limitata.

Ora accade che si prenda uno di questi casi, ad esempio il TAV, e si dica: “Blocchiamo i lavori, sblocchiamo la finanza: potremo finanziare priorità più impellenti”. Mi potrebbe anche star bene se questo ragionamento fosse fatto – quanto al metodo – su tutti gli impegni – fra i quali, in testa, i miliardi “impegnati” per l’acquisto dei cacciabombardieri F35 (no, non sono un anti militarista, sono stato Sotto Tenente di cpl della Brigata Alpina Tridentina ed ora alla tenera età di 75 anni sono stato promosso Tenente: pensate un po’ quanti muli potremmo comperare con il costo anche di un solo F35!).

Altra condizione che vorrei vedere esaudita è che il riallineamento delle priorità rispondesse ad una politica complessiva caratterizzata da obiettivi di portata generale: ad esempio, “Liberiamo tutte le somme bloccate che sono liberabili e dedichiamoci alla difesa idrogeologica dei Comuni italiani” (il 90% del totale).

In caso contrario, l’intervento su una sola delle priorità “bloccate” (nell’esempio il TAV) sa di politicamente strumentale. Dice … “Ma il calcolo “costi-benefici dice che …”. Ma qua’ calcolo? Quello fatto sulla tratta Torino Lione? E quello sulla tratta Lisbona – Kiev non lo considerate?  

Credo di poter dire che ogni “regime” ha bisogno dei suoi nemici, siano essi di volta in volta, i comunisti, i capitalisti, i meridionali, gli Ebrei gli immigrati, le grandi opere, etc. Un nemico che funzioni da anti-simbolo da combattere sotto la comune bandiera del simbolo “Io contro”. A prescindere dal merito. Peccato.

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DEMOCRAZIA FRANCESE, MILLENARIA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2019 @ 2:14 pm

Detto altrimenti: colta al volo una discussione fra due Napoletani veraci    (post 3517)

Luigi di Maio ha scritto alla stampa francese che i Francesi hanno una tradizione democratica millenaria: Gennaro e Totò, due pescatori napoletani, pensionati, abitanti in due casette condonate, commentano la notizia seduti al tavolino di un bar nell’isola di Ischia, davanti ad un bicchiere di vino

Gennaro: Ue’ cumpa’ e sentut l’urtam e Giggino?

Totò: No, che è succiess ?

Gennaro: Chill Giggin a ritt che è francis tennen na tradizion di democrazia millenaria.

Totò: O’vero?

Gennaro: Si, o’vero l’ha ritt propr’iss.

Totò: E allora che problema c’è ? Forse qualch malament dic che non l’ritt?

Gennaro: Ma  nun stai  capenn? Si, l’ritt, ma chill ch ritt nun e’ o’vero.

Totò: Ma addosta’ o problema? Si, isso l’ha ritt, avrà avuto le so raggion. E po lavrann frainteso.

1789, “dopo” Cristo!

Gennaro: Ma qual’e frainteso? Chill l’ha  scritt n’copp a nu giurnale francese important assaie, nero su bianc. E po i Francesi la democrazia la tengono colla loro rivoluzione che è dello 1789, ma roppo Crist, no primma.

Totò: E vabbuo’ ma che sta a spacca’ o capill: primma o ropp Crist che sarà mmai!

Gennaro: Cumpa’, ma intant noi italiani facimm na’ bell figura e merda da ignorantoni.

Totò: E se è ver c’ ha Giggino  nun tene o compiutèr, che si o tenev bastava che iesse a guarda’.

Gennaro: Ma, dai, chill e’ vicepremièr vuoi che nun ten  o compiutèr?

No, non “Caro Gigino”. Scrivi: Eggreggio Onorevole Luigi … con quattro “g”!

Totò: Facimm acussi’: gli scrivimme na bella letter, comm quell e Totò e Peppin e l’ricimm che gli regaliamo nu compiutèr …….vabbuo’?

Gennaro: Vabbuo’

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Totò: Ma rimm nu poco cumpa’, amme’ lo po di’: ma è o’vero sol a ropp’o Crist?

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AHI GENOVESI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Febbraio, 2019 @ 6:39 am


Detto altrimenti; un po’ di autoironia                    (post 3526)

Ebbene sì, lo confesso, sono nato a Genova (di me la stampa locale, qui a Trento, scrive: “ … nato a Genova ma residente in Trentino da trentatrè anni..”. Praticamente non di pura razza locale “ma” bene inserito, accettabile: ah … ah …!). Da ragazzo la mia famiglia decise di andare in vacanza in Val di Non, i cui abitanti sono noti per la loro tirchieria. “”Stai attento, mi disse un amico, i Nonesi sono tirchi!”. Al ritorno dalle ferie incontrai quell’amico: “A me sono sembrati normali” gli dissi. Con noi Genovesi se la prese anche Dante: “Ahi genovesi, uomini diversi /d’ogne costume pien e di magagna /perché non siete voi del mondo spersi?” Un po’ fortina se vogliamo, ma si sa i Toscani sono “maledetti toscani” come bene li definì quel tale Curzio Malaparte.

Su di noi, anzi, sui tirchi in genere, ne girano molte che poi si adattano indifferentemente a noi, agli ebrei, agli scozzesi e ai Nonesi. Una cara amica mi ha appena mandato una sfilza di barzellettine su Genovesi, un po’ preoccupata che io avessi ad offendermi. Quando mai, Gigliola, ci mancherebbe altro! Eccone alcune:

Giuanim, sai che è morto sciu Parodi? Ah si? Avrà avuto la sua convenienza

Burlano a Parodi: Ciao, vieni che paghi il caffè. Parodi: E chi sono io, la Banca d’Italia?

In pasticceria: “Quanto mi prende per quella scatola di cioccolatini?” “10 euro, ma se ne prende due facciamo 15”. “Bene, prendo l’altra”

Baciccia Burlando è sul letto di morte, in casa. Con un filo di voce chiama i suoi cari: “Luigina …” “Son qui nonno, son qui”. “Pinuccio …” Son qui papà, son qui”. “Marta …” “Son qui marito mio, son qui …” Ed allora Baciccia: “Ma belin, allora in negozio non c’è romasto nessuno?!”

Quattro amici per la pelle: un Genovese, un Ebreo, uno Scozzese e un Noneso: “Quando morirà uno di noi, gli altri dovranno mettere nella fosse la cosa più cara che hanno, insegno di eterno affetto”. Muore lo Ccozzese. L’Ebreo mette 500 euro nella tomba. Idem il Noneso. Il Genovese mette un suo assegno da 1500 euro e ritira il resto di 1000, in contanti.

Potrei continuare una cifra, ma la chiudo qui, Mi consolo che essendo io Genovese sono ovviamente anche Ligure e i Ligures sono stati i primi abitanti dominatori a Riva del Garda: andate a leggere la lapide commemorativa appesa fuori della porta del Municipio, se non ci credete! Ed io, per far fede a questa loro Memoria, quando sono a Riva, prima di andare a veleggiare con il mio Fun, la mattina presto, in tutto segreto, verso un pacco di sale nel lago: hai visto mai che alla lunga …

Per onestà e completezza storica devo dire che noi Genovesi a Riva le abbiamo prese dai Veneziani, quando nel 1439 noi s’era alleati con i Milanesi e si occupava Riva e i Veneziani, accorsi per liberarsi la strada verso la loro alleata Brescia assediata dai Milanesi, scese (scendere, ora anche transitivo!)  le galee (“Galeas per montes conducendo”) dal Passo S. Giovanni, persero la prima battaglia navale ma vinsero la seconda e costruirono il torrione a guardia del porto di Riva, torrione che poi fu semidistrutto da quel genio del generale francese Vendomme. Noi però ci siamo rifatti alla battaglia dell’isola di Curzola, ma questa è un’altra storia.

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NON SAPEVO COME INTITOLARE QUESTO POST …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Febbraio, 2019 @ 7:32 am


Detto altrimenti: … e invece poi mi è venuta un’idea: lo chiamerò EVVABBE’! ……. (post 3415)

Basta che non sia lo spread a salire a questi livelli …

Buongiorno amiche lettrici ed amici lettori. Sono agli arresti domiciliari da una settimana per via di una fastidiosa influenza e dire che sono vaccinato, ma questo non diciamolo a quei tali che poi …“avete visto? Che vi dicevamo?” Da V.I.P. qual sono (Vecchietto In Pensione, altri dicono In Paganella ebbene sì, mi manca un po’ la Paganella, chevvidevodire?) mi consolo con i miei libri, qualche sinfonia estratta dai tanti dischi di classica e scrivo i miei post. Ah, naturalmente leggo i giornali e guardo i TG. E qui sto male. Sto male perché vedo improvvisazione, incoscienza, ignoranza, presunzione, superficialità, arroganza, retorica, populismo, populismo qualitativo (v. post precedenti), irresponsabilità. Forse anche un po’ di malafede. O forse tanta. Evvabbè.

I veri problemi del Paese non sono gli immigrati eppure non si parla d’altro. Evvabbè.

100.000 giovani italiani DOC di pura razza bianca locale espatriano e noi non riusciamo a trattenerli.  Evvabbè.

L’istat segnala: diminuiscono gli italiani residenti in Italia (90.000 neonati in meno sull’anno precedente); aumentano gli stranieri che rappresentano l’8,7% della popolazione: 55 milioni di Italiani e oltre 5 milioni di stranieri. E noi respingiamo gli immigrati. Evvabbè.

TAV: la si descrive come la tratta Torino-Lione mentre è  Lisbona-Kiev. Evvabbè.

La scuola, studiare? A che serve? Vedi bene che anche se non hai studiato puoi anche arrivare a fare il Vicepremier.

Nonostante quanto dopra, volete studiare? Ebbene, che la scuola vi dia la “capacità” di lavorare nei mestieri che esistono oggi. Per la “conoscenza”, quella che vi darebbe la possibilità di imparare a lavorare nei mestieri che nasceranno nei prossimi dvenni, si vedrà, si vedrà … Evvabbè.

Si risparmia qualche centinaio di milioni l’anno riducendo il numero dei parlamentari, ma non si cura la loro qualità e la loro libertà di pensiero. Evvabbè.

Hanno ridotto il numero dei parlamentari e hanno ridotto i parlamentari (a soldatini ubbidienti, con il vincolo di mandato).

La “democrazia diretta” trasforma la democrazia in oligarchia. Evvabbè.

Piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai

Le incertezze del governo fanno aumentare lo spread e diminuire il PIL: al costo di miliardi e miliardi. Evvabbè .

Salir, sempre a salir, mentra al governo si canta così: “Sì, sì!”

Lo spread cresce, il PIL diminuisce e il Premier dice che sarà un anno bellissimo. Evvabbè.

Spendiamo 75 milioni di euro: al giorno, per le spese militari; all’anno, per la difesa idrogeologica. Evvabbè.

Presto arriveranno nuove tasse (IVA al …) e una patrimoniale. Evvabbè.

Piensa mal y acertaràs, pensa male e indovinerai

Già adesso le nuove leggi emanate sono “fatte” tutte dall’esecutivo, non tengono conto del sistema delle leggi esistenti, degli impegni internazionali, dei principi della Costituzione (si veda: taglio lineare dei parlamentari in Trentino Sud Tirolo). Evvabbè.

Mancano investimenti pubblici e privati. Evvabbè.

Il Presidente del Consiglio confessa che non riesce a tenere a freno i suoi due vice. Evvabbè.

I due vice sono l’uno contro l’altro armati. Evvabbè.

Uno (io tiro dritto) vorrà più soldi al Nord per le nuove autonomia locali, l’altro (chissenefrega dell’UE) vorrà più soldi al sud. Evvabbè.

Cadrà il governo? Ma no che non cade! Disaccordo su alcuni temi? Si trova subito l’accordo su un nuovo nemico: le banche. Evvabbè.

Io tiro dritto, me ne frego, molti nemici molto onore. Chi l’aveva già detto? Evvabbè.

Manca l’alternativa corposa di centrosinistra o di centro. Senza un’alternativa possibile non vi è vera democrazia. Evvabbè.

E’ bene che governi chi ha vinto le elezioni, ma se uno ha “troppo vinto” o “vinto troppo” manca il ruolo e il controllo di un’opposizione costruttiva. Evvabbè

Se ci saranno elezioni, voterò per il partito/coalizione che avrà la maggiore probabilità di arrivare secondo: troppo potere al primo guasta. Senza evvabbè.

In ambito internazionale il governo è un conservatore di sinistra: non condivide alcune delle sue stesse idee (questa è di Woody Allen). Evvabbè.

Un vicepremier in cravatta, sorride sempre (ma cosa avrà mai da sorridere?). Sorrisetto impossibile per un diaolgo vero, una machera. Evvabbè.

L’altro, a muso duro, sta facendo collezione di giubbotti e divise. Grinta impossibile per un dialogo vero, una maschera. Evvabbè.

Il premier ha iniziato anche lui con un giubbetto e berrettino, in elicottero. Evvabbè.

Non bastava la perfida Albione, ora abbiamo la perfida Gallia. Evvabbè.

I tre amici ci stanno impoverendo e isolando in Europa e nel mondo. Evvabbè

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DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2019 @ 9:36 am

Detto altrimenti: da maneggiare con cura …. (post 3514)

Libro, in latino liber che significa anche “libero”: chi non legge ha vissuto una vita sola. Chi legge, ne vive molte, tutte da uomo libero. Dice …”Ma io non ho tempo … non ho la cultura sufficiente … cosa vuoi mai che serva leggere …” Dico: “Eh no, ragazzo, se vuoi farti del male da solo continua pure su questa strada anche se io mi permetto di insistere che tu ne esca: guarda, facciamo così: inizia con il leggere il libro di Umberto Eco che citerò fra poco, sono 50 paginette, farai prestisssimo e se non ti è chiaro qualche passaggio, mi telefoni al 335 5487516 che ne discutiamo insieme. Dai … ci conto!”

Scuola di Barbiana. “I care” io mi prendo cura, altro che “me ne frego”, “tiro dritto”!

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.Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani: pietre che possono aiutare a costruire qualcosa o essere lanciate per ferire e uccidere. Hai di fronte una persona con in mano la parola “democrazia” e non sai come deciderà di usarla. Infatti nei secoli la parola “democrazia” ha assunto in successione significati diversi:

  1. potere SUL popolo: il democrator era il dittatore;
  2. strapotere del popolo, usata in senso dispregiativo da parte delle classi nobili escluse dal governo;
  3. potere DEL popolo.

Sul democrator esiste una lirica che mi piace molto della quale riporto il ritornello

Who opened the door for the democrator?
And how come he let in the market-conquistadors?
Why is he acting as if he has something to hide?
The privilege of the stupid is to be taken for a ride.

Chi ha aperto la porta al democrator? / E come mai egli si è collocato nel gruppo dei conquistadores? / Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? / Il privilegio dello stupido è quello di essere preso in giro.

1 – A scuola ci hanno imparato (pare che ora si possa dire così, ah! Ah!) la democrazia ateniese. Bella roba! Con quella parola si etichettava un principato (di Pericle) imperialistico e coloniale. Al riguardo si leggano i dialoghi fra gli Ateniesi e i Melii, che si possono sintetizzare così: ”Siete liberi di scegliere: vi alleate con noi, ci pagate ogni anno un tributo in denaro, guerrieri e belle fanciulle; oppure sbarchiamo e vi rendiamo schiavi”. Altra lettura consigliata: il breve libretto dell’ Anonimo Ateniese il quale, da esule, si permise (in quanto esule, appunto, altrimenti …) di criticare la democrazia di Atene e di spiegare come mai, nonostante tutti i suoi difetti, essa potesse durare tanto a lungo.

2 .Lo strapotere del popolo? Dopo ogni rivoluzione ditemi voi quale rivoluzione abbia poi portato una democrazia vera.

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3 .Infine, potere del popolo. Ecco, noi qui in Italia eravamo arrivati a questo stadio. C’eravamo arrivati dopo un tristissimo ventennio di dittatura, di leggi raziali, di guerre inutili e per di più perse, di stragi fatte e subite. C’eravamo arrivati grazie alla Resistenza e ai nostri Padri Costituenti, redattori della Costituzione più bella del mondo. Un notevole contributo poi fu quello di persone come Altiero Spinelli, fondatore del Movimento Federalista Europeo; quello dei Trattati di Roma del 1957, quello dell’UE che ha comunque garantito 70 anni di pace fra paesi che in soli trent’anni erano stati capaci di farci entrare ben due guerre mondiali.

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Perché dico che “eravamo arrivati”? Perché oggi temo che ne stiamo uscendo, per regredire al secondo stadio, ovvero allo strapotere del popolo, o meglio, allo strapotere del popolo delle reti o meglio ancora, allo strapotere dei gestori di quelle reti: i nuovi oligarchi (al riguardo si legga “La maschera democratica dell’oligarchia di Canfora Zagrebelsky, Ed. Laterza, €9,50).

Quando sento dire che “Il Parlamento non è più rappresentativo della volontà popolare” mi rileggo un piccolo libro di 50 paginette, scritto 20 anni fa da Umberto Eco, libretto che risulta il più venduto in assoluto di tutte le sue produzioni, anche più del Nome della Rosa. Il titolo è “Il fascismo eterno” (Ed. La nave di Teseo, €5,00). L’Autore ci mette in guardia contro un ritorno della non-democrazia sotto spoglie apparentemente innocenti (e ne illustra diverse tipologie). Una in particolare mi ha colpito, la nascita dell’antidemocratico “populismo qualitativo”. Cito:

“Il fascismo eterno si basa sul populismo qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma l’insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per il fascismo eterno gli individui in quanto individui non hanno diritto, e il “popolo” è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime una “volontà comune” (quante volte abbiamo di recente sentito la frase: lo vogliono 60 milioni di Italiani” n.d.r.). Dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di delega (“Il Parlamento non serve più!” N.d.r.), i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Per avere un buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza Venezia o dello Stadio di Norimberga. Nel nostro futuro (queste parole sono state scritte 20 anni fa, n.d.r.) si profila un populismo qualitativo TV o Internet in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come “la voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, il fascismo eterno deve opporsi ai “putridi governi parlamentari”. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: “Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli” …… Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del Parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore del fascismo eterno”.

Capirete come e perché io sia allarmato dalle manovre in corso per la revisione della Costituzione in danno della libertà di pensiero dei parlamentari (introduzione del vincolo di mandato) e del ruolo stesso del Parlamento per mezzo del piede di porco “democrazia diretta”. Dice: “Ma no, ti offriamo uno strumento di più …” Al che rispondo in spagnolo (“piensa mal y acertaràs”), in latino (“Timeo Danaos et dona ferentes”) e in italiano: a pensar male si fa peccato ma si indovina.

 Aspetto vostre e-mail di commento all’indirizzo riccardo.lucatti@hotmail.it – Le pubblicherò io come vostri commenti al post.

Alla prossima!

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2019 @ 5:46 pm

(se non ci conoscete, leggeteci nel blog …)


Detto altrimenti: un post “in contumacia”, in assenza dell’imputato         (post 3512)

Sala prove: Giovanni Soncini all’opera

L’imputato sono io che mi sono ammalato proprio in occasione della seratona accademica di ieri. E pensare che nel secondo tempo della serata noi dell’ Allegra Compagnia dei Guitti avremmo dovuto rappresentare – in costumi d’epoca – una commedia del ‘700 secondo un testo sintetizzato da Maria Teresa! E come ci eravamo preparati! Prove e prove a casa nostra, una prova costumi ed una prova generale da Cristina. Comunque ieri sera non mancavo solo io tra gli interpreti, ma anche la mia “amata”, ossia un affascinante Giovanni Soncini in voluttuosi abiti femminili, perché abbiamo controriformato la commedia dell’epoca e i ruoli femminili sono interpretati da maschi. Uno spasso, ma ora i maligni vanno dicendo che Giovanni ed io siamo malati entrambi a causa dei baci troppo ravvicinati che – nonostante la sua barba ispida – ci saremmo scambiati durante le prove: le malelingue! Infine, per lo stesso motivo, mancava anche un nobiluomo, solo che quello (purtroppo!) io non me lo ero proprio baciato e dico purtroppo perché quel ruolo è ricoperto dalla bella Mirna!

Ragionpercui, all’allarme lanciato ieri pomeriggio “Riccardo ha 39 di febbre!” si è messo in moto il piano “B”: Alfonso si è offerto seduta stante di recitare uno spassoso monologo di  Anton Cechov sui danni del fumo e la serata è stata salvata. E la commedia è spostata a marzo, l’intervento di Giovanni sulla prospettiva nella pittura da marzo a maggio e la mia conferenza di maggio “Viaggio in Lucania” all’anno prossimo. Ma veniamo alla serata di ieri.

Nella prima parte il giovane cantautore trentino Giovanni Dallapè ha eseguito alcuni suoi brani, accompagnato dalla chitarra del simpatico Pierluigi Colangelo il quale è intervenuto alcune volte raccontando fra l’altro come i due si siano conosciuti proprio alla Scuola di Mogol.

Giovanni, già allievo musicale di Cristina, laureato in Scienze dell’Educazione, ha frequentato il CET-Centro Europeo di Toscolano la cosiddetta “Scuola di Mogol” ossia il Centro di Eccellenza Universitario della Musica Popolare, nella verde Umbria. Le sue canzoni hanno un comune denominatore nel ritmo gradevolmente cadenzato, sottolineato dall’accompagnamento della chitarra. I testi sono in gran parte legati al pensiero personale dell’Autore e sono stati presentati in ordine cronologico di composizione e accompagnati da aneddoti e curiosità. Ne è risultata quasi una sua biografia e del resto il titolo del CD che ha pubblicato “Un punto di vista” allude proprio a qualcosa di personale. Giovanni è stato molto gradevole, sorridente ed affabile nel porgere a tutti i presenti la sua opera.

Il CD di Giovanni Dallapè

Intermezzo eno-gastro-(astro)nomico – Angolo tecnico delle anteprime, già recepite nel post “Prossimi eventi”.

Seconda parte della serata: il monologo di Alfonso “I danni del tabacco” di Anton Cechov. In realtà quello scritto da Cechov è un duetto fra un oratore indotto dalla propria moglie a tenere una conferenza sui danni del fumo di tabacco e la moglie stessa, che lo incita, lo corregge, lo interrompe, lo strattona, lo frena al punto tale che il conferenziere, invece di trattare l’argomento impostogli dalla moglie autoritaria e nevrotica, parla dei propri guai, dei trentatré anni di vita matrimoniale succube di una donna che lo tiene al guinzaglio come un cane e come uomo tuttofare nella scuola di musica da lei gestita. Passano i minuti, ma i danni del tabacco non vengono a galla: solo la desolazione interiore del conferenziere e il suo desiderio di fuggire lontano, di scordare tutti gli anni di vita matrimoniale e trovarsi solo di notte alla luce di una luna amica. Ma la voce stridula della consorte lo riporta alla realtà e quindi giunge frettolosamente alla conclusione della sua conferenza sui danni del tabacco. E per ribadire tali danni, il povero uomo si accende una sigaretta. Ottima la recita del Duo Masi: di Alfonso conoscevamo già l’arte e le capacità, arricchite in questa occasione da una gustosissima mimica facciale, e la moglie Augusta è stata una vera rivelazione: ha interpretato benissimo la parte di una donna severa, rigida, arcigna addirittura despota nei confronti del marito. Anche di questo ci siamo complimentati con Alfonso che fuori onda, ai nostri microfoni, ha dichiarato: “Sì, l’ho preparata io. Le ho semplicemente detto di trattarmi un poco meglio di come mi tratta usualmente!”

La Presidente Cristina con Giovanni e Pierluigi

Risate e applausi da standing ovation l’hanno detta lunga sul loro divertimento: scrivo loro e non nostro perché io ero a casa a curarmi l’influenza! Acc ….

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