DALLA DEMAGOGIA AL POPULISMO ALLA NON-DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2019 @ 11:30 am

Detto altrimenti: gutta cavat lapidem … hai visto mai che forza di ripeterlo … (post 3560)

Demagogia come modalità di comunicazione. Demagogia, dal greco “demos” (popolo) e “aghein” (trascinare): degenerazione della democrazia, per cui – allo scopo di mantenere o conquistare il potere – al normale dibattito politico si sostituisce una propaganda esclusivamente lusingatrice delle aspirazioni economiche e sociali delle masse.

Populismo – L’interpretazione più moderna e attuale è quella di Umberto Eco (Columbia University 1995 – “Il Fascismo eterno”, La nave di Teseo Ed., 2018),

secondo cui il populismo di oggi è “qualitativo”:  quando coloro che hanno promesso demagogicamente tutto a tutti  si saranno  accorti che non riescono a mantenere molte promesse e che molte altre è meglio non mantenerle (e che nel frattempo  il paese si è impoverito, il Pil è diminuito, il debito pubblico è aumentato), orbene costoro assumeranno decisioni drastiche (aumento dell’IVA, patrimoniale, etc.) e affermeranno che “siamo di fronte ad una crisi internazionale … e comunque la volontà che sta alla base di tutte e decisioni che sono state assunte è la volontà della gente, del popolo, di 60 milioni di Italiani”. In altre parole, attribuiranno 1) la colpa, all’andamento dell’economia internazionale; 2) la responsabilità delle proprie decisioni, ad un ente inesistente – il popolo – asserendo che esso sta esprimendo una unanime volontà: il popolo verrà presentato come una massa qualitativamente omogenea, uniforme, esprimente un unico pensiero: in realtà invece il pensiero espresso sarà quello dei populisti qualitativi di turno. Quindi, populismo (qualitativo) come forma non democratica di governo in quanto (insieme alla cosidetta  democrazia diretta) distrugge la rappresentatività del popolo attraverso il parlamento, cioè distrugge la democrazia vera in favore di una oligarchia mascherata da democrazia.

Nel merito, se arriverà l’inversione di rotta rispetto alle promesse demagogiche, fioccheranno spiegazioni e giustificazioni d’ogni genere di tale insuccesso. Peccato che noi Italiani (almeno … quelli che di noi vanno a votare) eleggiamo governanti molto ben pagati perché l’insuccesso non ci sia, non perché ci spieghino le ragioni per le quali l’insuccesso si è verificato.

E mentre io scrivo e voi leggete, il PIL scende e l’indebitamento sale e sforeremo qualsiasi parametro UE. Dice: “Non preoccupatevi, appena noi sovranisti avremo vinto le elezioni europee, restituiremo la sovranità ad ogni stato che sarà libero di fare come vuole”. Già, dico io, così saremo liberi di … farci de male da soli! Amarcord – mi ricordo – anni ’70 (ma … erano nati i nostri attuali capi politici-di governo?): feroce stretta creditizia e valutaria; costo effettivo annuo del denaro preso a prestito dalle banche a livello di usura, fino al 35% e oltre! Penalizzazione delle importazioni (l’importatore doveva versare a Bankitalia su di un conto infruttifero e bloccato per sei mesi la metà del pagamento all’estero di ogni sua importazione!)… c’è qualcuno che può spiegare loro come eravamo combinati?

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L’AIRONE CINERINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Aprile, 2019 @ 6:25 am


Detto altrimenti: fotografato in città …   (post 3559)

Immobile, sul quel sasso, pronto a “fiocinare” il primo pesce che passa (foto 2016)

Hanno il nido vicino ai laghi di Lamar ma per “pranzare” si spostano anche di dieci km, tant’è che li ritroviamo anche nel Fersina, qui in città, a 900 m da piazza del duomo. Se stanno immobili, nel greto del torrente o sul bordo sassoso, quasi invisibili con il loro colore grigio mimetico, uguale a quello delle pietre dei bastioni e dei massi che emergono dall’acqua, per poi scattare come una molla ed afferrare la preda, pesce o altro che sia.

2019: lo si vede contro il bastione, in volo a metà altezza dello stesso

Ieri passeggiavo lungo il Viale Trieste, quello che “accompagna” il Fersina nel suo ingresso in Trento e ne ho scorto uno: il tempo di impugnare il telefonino per fotografarlo e lui (o lei) via! In volo a risalire verso monte. Non so nemmeno io come io sia riuscite a coglierlo con uno scatto.

Tuttavia vi voglio regalare altre ben più belle foto, quelle scattate dall’amico Luigi Zullo, un fotografo “vero” in pensione, che ha scattato proprio qui, dallo stesso viale, con una macchina fotografica vera.

Mimetismo
L’attesa
Oggi pesce!
Catturato!
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EDIZIONE STRAORDINARIA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Aprile, 2019 @ 2:34 pm

Detto altrimenti: il giornale della domenica    (post 3558)

Il saluto di alcuni Fiabbini partecipanti: Giovanni, Walter, Rina, Pia, Edoardo

Gli appuntamenti (dalla nostra inviata Rina Pezzin) – Si è svolta oggi la pedalata inaugurale della stagione ciclistica della FIAB Trento, con brindisi al bicigrill di Faedo. Folta la partecipazione, sotto un cielo benevolmente non piovoso, dopo che nei giorni immediatamente precedenti aveva scaricato acqua fino ai 1000 metri e neve oltre. Il programma completo delle iniziative e cicloescursioni FIAB Trento è reperibile sul sito www.fiab-trento.it.

L’amico Mirko Michelon, gestore della Malga Zambana

Neve in Paganella – Finalmente una grande nevicata. Peccato che sia arrivata solo alla fine. Tuttavia, grazie ai cannoni e al lavoro degli addetti, anche questa stagione si è sciato bene.

E laggiù Sua Maestà il Brenta

Politica – Roma (dal nostro inviato). Uno contesta all’altro di schierarsi con chi contesta l’esistenza dell’Olocausto. La risposta è una non-risposta: basta polemiche, qui si lavora (!? n. d. r.).

Edilizia urbana – Un sistema geniale per dotare di ascensore un palazzo un po’ datato: si realizzano dei nuovi balconi con funzione di pianerottolo di accesso a ciascun appartamento.

Associazionismo – Associazionismo e volontariato, fondamentale forma di democrazia. Democrazia è partecipazione. Fatevi avanti, tutti, partecipate! Soprattutto voi, giovani, occorre un rinnovamento generazionale: partecipate, imparate, lavorate, dirigete.

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Il libro della settimana – “La quinta donna” di Henning Mankell, Ed. Tascabili Marsilio / Gialli, 557 pagine, €12,50. Molti temi si intrecciano in un romanzo che potrebbe essere definito – nel suo settore – tendenzialmente manzoniano, per la cura degli aspetti umani dei protagonisti, “…un perfetto equilibrio tra poliziesco e critica sociale … che esplora la psicopatologia contemporanea” (Slavoj Zizek, London review of books).

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Protetto: PROVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2019 @ 5:05 pm

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POST PER PASSARE IL TEMPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2019 @ 5:07 pm


Detto altrimenti: dai che lo sapete che sono bloccato in casa … (post 3556)

… con  la spalla sinistra immobilizzata dal bendaggio Desault … ed allora che faccio? Leggo, TV, scrivo, ascolto musica, riordino 15 anni di foto. Poi ricomincio. Riordinando le foto, sono emerse quelle scattate ai giocattoli di cartone che ogni tanto realizzo. Che poi più che giocattoli sono modellini, che se li mettete in mano ad un bimbo non durano certo!

Lo yacht di sinistra ha tutte (tutte!) le manovre di uno yacht vero. A destra, uno yacht da pesca.

Come si fa? Si fa così: si va al supermercato e si scelgono i cartoni più adatti … sapete, un po’ come i maestri liutai che andavano nei boschi della Val di Fiemme a scegliere l’abete più “sonoro”. Indi decidete cosa realizzare. Fino ad oggi ho costruito tre tipi di modellini: barche, soprattutto a vela; areoplani; la carrozza di Biancaneve. Le barche le realizzo “a getto”, senza disegni preparatori. Per la carrozza ho dovuto fare prima qualche schizzo. Adesso ci sarebbe in cantiere un elicottero che ho progettato su carta millimetrata, ma disponendo al momento di una mano sola, la realizzazione è rimandata. Intendiamoci, le barche non galleggiano; gli aerei e gli elicotteri non volano e la carrozza è trainata da due cavalli comperati al negozio di giocattoli.

I materiali utilizzati: cartone, nastri adesivi, colle varie, i tutori dei fiori, gli spiedini per cucina, stuzzicadenti, spaghi, cordoncini, fazzoletti (per le vele), pennarelli, graffette fermacarte. I soli materiali acquistati al brico sono anellini, filo di ferro sottile, gancetti e catenina di metallo.

Il cantiere navale

Quanto impiego a realizzare una barca a vela? Per quelle delle foto, sei sette ore ciascuna. Un po’ meno per gli aerei. La carrozza è un caso a se’. Dice … ma modellini “veri” non ne hai mai realizzati? Si, tanti anni fa, da ragazzo, all’oratorio, una barca a vela modello Star di 35 cm, navigante. Ma questa è un’altra storia.

Buoni modellini a tutte e a tutti!

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FOTOGRAFIE, QUADRI, POESIE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2019 @ 5:25 am


Detto altrimenti: piccoli tesori estratti dalla miniera del computer        (post 3555)

Costretto a casa dalla caduta sugli sci, mi sono messo a riordinare 15 anni di foto-files, scusate se è poco! Scattate tutte con il telefonino, riemerge un periodo della mia vita. Ve ne presento alcune: peccato che non siano quadri!

“Pennellanatre” (impressionisti rivani)
La pioggia nel vigneto
Pescheto
Soldati: Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
Ulivi toscani
Quadro di Van Gogh? No … una semplice foto
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole …
Rosso di sera …

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Aprile, 2019 @ 12:26 pm

Detto altrimenti: la serata di ieri       (post 3554)

Questo è un post in contumacia in quanto io non ero presente alla serata del nostro circolo culturale privato per via di quanto “accidentalmente” narrato in alcuni post precedenti. Inoltre è un post scritto a (un solo) braccio, cioè con il solo braccio destro che usare l’altro è già tanto se riesco a schiacciare i tasti delle maiuscole e della punteggiatura.

Prima parte della serata: chitarra, tromba e voci di Genio & Co, Patrick, Flavio, Sandra, Giovanna, …. (aspetto che mi comunichino i nomi degli altri artisti!), in “OMAGGIO A LUCIO BATTISTI”.

Dieci pezzi famosi fra i quali i giocherelloni hanno inserito a mo’ di pesce d’aprile un brano di un altro cantautore! Insomma, mi dicono successo da standing ovation!

Dopo la consueta pausa gastroastromica …

… seconda parte della serata, dedicata alla follia nell’arte, cioè alla dissertazione di Umberto Sancarlo su  “ARTE E FOLLIA”. A questo riguardo ecco qui si seguito l’estratto scritto e inviatomi da Umberto:

Inizia

Gli effetti di gravi ‘malattie mentali’ spesso alterano le ‘capacità percettive ed emotive’ dell’artista e possono influire sulla sua espressione pittorica. Tutto ciò affiora nei quadri di alcuni grandi pittori in momenti particolari della loro vita. Ho presentato le opere di alcuni artisti famosi che hanno sofferto di disturbi mentali e poi ho fatto alcune considerazioni sul rapporto tra arte e malattia mentale. L’artista che è considerato oggi “il pittore malato” per eccellenza è Vincent van Gogh (1853-1890). La natura della sua malattia, che si manifestò prima dei trent’anni, è stata oggetto di numerose interpretazioni diagnostiche, fondate soprattutto sulle numerose lettere che Van Gogh stesso scrisse al fratello Theo. Notte stellata (realizzato durante il ricovero di Saint Remy, in Provenza). Campo di grano, realizzato 2 giorni prima di suicidarsi. In questi due quadri non è rappresentata una natura serena ma viene espresso il “male di vivere”. E’ evidente la perturbazione della psiche dell’autore che si trasmette nei quadri. Si ritiene fosse affetto da una forma di schizofrenia. l’urlo, di Edvard Munch (Norvegia, 1863-1944). Il contenuto dell’opera raffigura un uomo che si rifiuta di sentire il suo stesso urlo di dolore. Il dramma che vive il personaggio sembra riverberarsi sull’intero paesaggio.  Convergenza, di Jackson Pollock (USA, 1912-1956). Quest’artista è considerato l’emblema del ‘genio maledetto’ del secolo scorso. Conflitto e morte, di Antonio Ligabue (Reggio Emilia, 1899-1965). Ligabue narra il conflitto, la violenza e l’angoscia eterna della morte, attraverso l’atto violento. Il disturbo mentale può contribuire ad una maggiore creatività artistica? Queste sono le due posizioni prevalenti: SI, la “follia” può, in alcuni casi, favorire una “geniale” creatività artistica. NO, la creatività è una ‘realtà psichica’, la malattia mentale è un’altra cosa. Tra l’una e l’altra non c’è alcun nesso causale, nel senso che non è la tendenza a sviluppare una patologia mentale a rendere creativa una persona.

Finisce

Scialla raga, la spalla me la sono rotta sul serio, magari fosse un pesce d’aprile!

Che altro dirvi, se non di fare un po’ di compagnia a questo vostro mal-sinistro  blogger,  mal-sinistro perché sono ferito alla spalla sinistra, quindi non sono mal-destro! (ah ..ah … che monade che ci si inventa pur di passare il tempo!). Come fare? Innanzi tutto leggendo i miei post: vi sentirò tutti più presenti, grazie.


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SCI DA GARA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Aprile, 2019 @ 7:55 am

Detto altrimenti: parliamone un po’ … (post 3553) (v. anche qualche post fa “Dalla Malga Zambana all’ospedale S. Chiara di Trento”).

Il Brenta dalla Malga Zambana (Paganella)

Scio da una vita. All’inizio vecchi sci di icori; poi i Devil Rosso metallici (due paia) della Persenico; una serie infinita di Rossignol strato (tutti m. 2,05); da militare gli Alu Fischer (m 2,15!); un paio di Rossignol da gara slalom gigante regalatimi dal papà di Gianluca Grigoletto, un campione di sci (m 2,05). Quando li portai a fare adattare gli attacchi, l’addetto mi disse “Ma lei è sicuro di volere sciare con questi sci?”. In realtà erano un po’ faticosi, pesanti (soprattutto quando li dovevi trasportare dall’auto alla pista!) cioè presupponevano che ad essi si imprimesse una forza superiore al normale, cioè una forza da atleta, ed io atleta fino a quel punto non ero e non sono.  Tuttavia con quegli sci da gara non ebbi problemi, se non invidiare chi sciava senza fatica con serpentine molto strette!

Gli sci sostituiti, da Cima Paganella verso il Garda

Da 15 anni, alla tenera età di 60, sono passato agli sci “moderni”:  m 1,70,  rastremati, quelli che devi cambiare modo di sciare, ed io l’ho cambiato. Ho sciato con alcune marche diverse, fino a concentrami sui Salomon da turismo, m 1,70 – r 14,8 (cioè lunghi m1,70, con raggio di curvatura di m 14,8).  Dopo anni ed anni di utilizzo, mi sembravano un po’ sfibrati ed ho deciso di cambiarli.

m 1,70, ma la particolare curvatura della punta aumenta la lunghezza del morso delle lamine, tanto per cominciare a dirne una …

Quasi a fine stagione, le occasioni d’oro: un paio di Fischer 1,75 r 16 ed un paio di Salomon Race m1,70 r 18. I Salomon (dello stesso colore della mia giacca a vento, ah …ah …!) erano i più moderni, quelli con la punta quasi appiattita: su suggerimento del venditore compro questi con sconto del 50%: un affarone. Li provo e per la prima volta in 60 anni di sci mi accorgo che sono “diversi”, pericolosamente diversi, intendo, nel senso che l‘inclinatura, la precisione, l’aggressività e la reattività delle lamine nell’attaccare le curva sono tali che se non stai molto attento e non li tieni abbastanza inclinati (ecco la curvatura del corpo a valle!), spigolano all’esterno, ti portano ad aprire le punte con rischio di caduta rovinosa in avanti o, se sei al traverso, di volare altrettanto rovinosamente di spalla verso valle (quello che è capitato a me il 25 marzo scorso, v. post).

Gli sci troppo uniti, sia pure compensati dalle braccia aperte, denunciano le 75 primavere dello sciatore! Comunque il colore della giacca è uguale a quello degli sci!!

Con questi sci ai piedi sei e fai il figo: chi non li ha, te li ammira; i maestri – non richiesti – ti dicono che sono sci per chi “sa sciare veramente bene” e tu ti spari le pose (dialetto napoletano: di dai le arie). Ma poi cadi, ti fai male ed allora ti dai una calmata: che fare? Rivenderli? Sarebbe saggio, ma anche una sorta di sconfitta. Oppure sciare con più attenzione e soprattutto più lentamente. Mi spiego: i “riflessi” di questi sci sono più rapidi dei miei, per cui io rischio di “arrivare in ritardo” rispetto al loro assetto. Quindi dovrò rallentare la sciata, eseguire serpentine più lente e soprattutto curare una maggiore angolazione del corpo nelle curve e nei tratti al traverso.

Un mio amico, qualche hanno fa, ha comperato un paio di sci da gara per slalom speciale, raggio di curvatura 12 o 13 metri, (uno dei due valori, non ricordo). Li ho provati: uno stress! Ti vogliono far curvare con un forte accelerazione anche quando tu non vorresti: dopo una discesa li ho restituiti al proprietario.

Un’altra caduta (c’era la nebbia!) – questa di un mio amico – senza alcuna conseguenza!

Dice: tu sei caduto in un rettilineo al traverso di un pendio da destra nemmeno troppo accentuato, su una pista molto ben conosciuta, con gli sci paralleli: come è successo? Una caduta improvvisa, non annunciata, non correggibile, una frazione di secondo. Cerco di spiegare ciò che credo di avere capito: ero veloce, probabilmente non avevo il corpo sufficientemente arcuato verso valle, lo scarpone sinistro (quello a valle) si è inclinato un po’ verso valle (cioè con il proprio asse perpendicolare alla superficie inclinata del pendio), lo sci ha subito risposto spigolando all’esterno ed ecco il volo a valle con atterraggio di omero e trochite!

3000 metri con poca neve


Prima morale: il mio consuocero, un ragazzo di quasi 90 anni: “Riccardo, considera il lato positivo della faccenda: hai imparato ad essere più attento e tutto sommato te la sei cavata ancora a buon mercato. Sai … le persone alle quali non succede mai nulla quelle sì che sono a rischio: troppo sicure di sé, se hanno un incidente lo hanno ben più grave del tuo”.

Seconda morale: li tengo, ne acquisto un secondo paio da turismo-top, faccio il confronto e solo dopo, eventualmente, li vendo.

Terza ed ultima morale: o muzos deloi ... la favola insegna che si deve stare molto attenti nel fare la scelta giusta, quando si cambiano gli sci, e adattare la sciata al tipo di sci.

P.S.: prima dell’avvento degli sci rastremati, il passaggio da sci no-race a sci race non era così complesso. Oggi, l’introduzione della rastrematura ha esaltato l’effetto della loro capacità di “mordere” la neve, per cui se da uno sci no-race raggio di curvartura 14,8, passate ad uno sci race, dovete sceglierne uno con raggio da 20 in su. In altre parole, il passaggio che ho fatto io da m 14,8 a soli m 18 vi impegna ad una sciata molto attenta.

Buone sciate a tutti!

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PRIMAVERA, VA VIA LA NEVE E SPUNTANO LE BICI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Aprile, 2019 @ 5:19 pm

Detto altrimenti: da un mio vecchio post        (post 3552)

Invertirò il manubrio e andrà bene!

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Una settimana fa (v. post 3648 del 27 marzo) vi ho scritto della mia brutta caduta in sci: omero fratturato, 5 settimane d’immobilizzo + riabilitazione. Evvabbè, dice … tanto la stagione sciistica era al termine … Magra consolazione, tuttavia consolazione (a dirla tutta: volete mettere, che vostra moglie si accorge d’un colpo che alcuni o molti lavori di casa e commissioni fuori casa le facevate voi! Un bene si apprezza quando viene a mancare!) Si, finiva la stagione dello sci, ma stava iniziando quella della bici, cribbio! Ed io mi perdo minimo due mesi di primavera a pedali, mi perdo! Ora il problema è mettersi a dieta sennò si ingrassa. Poi, come passare il tempo a casa. Soluzioni: mettere finalmente in ordine 10 anni di fotografie archiviate sul PC un o’ alla rifusa; procurarsi una ciclett; leggere e scrivere. Detto, fatto:

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Da non perdere!
  • Dieta: aboliti vino, pane, dolci. Ridotta la frutta.
  • Foto: già oggi, in tre giorni sono arrivato a ritroso ad ordinare il 2017.
  • Ciclett: vado oggi a provarne una.
  • Leggere: “Mussolini ha fatto anche cose buone – Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” di Francesco Filippi, Ed. Bollati Boringhieri, marzo 2019.
  • Scrivere … sulle E bike: la racconto a chi non ha spalle immobilizzate, riprendendo un mio “vecchio” testo, per cui modelli e marche on sono più aggiornatissimi, ma fa istess

LE CATEGORIE DI E-BIKERS

1 – Coloro che non andavano in bicicletta e hanno scoperto un piccolo scooter senza targa, casco, assicurazione, bollo. Costoro utilizzano la eb per spostamenti brevi: per fare la spesa, andare in centro, in ufficio, in spiaggia. Costoro non hanno bisogno che la loro eb abbia una grande potenza e/o autonomia. In genere si avvalgono di city bike. Quando si cimentano con grandi salite, utilizzato il livello massimo di potenza e poco dopo la partenza rimangono a secco di … carburante! Ma per loro questo non è un problema, perché le “grandi” salite con le quali si cimenta questa categoria di ciclisti sono sempre molto corte.

Da Terlago a Ranzo-Molveno e ritorno: in basso la splendida ciclabile del Maso Limarò

2 – Persone che già utilizzavano la bicicletta anche in vacanza per fare bici turismo, ma non molto allenate. Si tratta perloppiù di persone di mezz’età o anche di una certa età che viaggiano cariche di bagagli o che i bagagli se li fanno trasportare da apposite organizzazioni. Batterie da 11 AH e motori da 400 Watt..

3 – Sportivi molto allenati che addirittura con le eb ci fanno gare o ciclo escursionismo in montagna (si leggano – reperibili anche in  internet – i Quaderni di ciclo escursionismo del CAI Centrale). La loro bici è una mountain bike preferibilmente dotata di batteria da 18AH e motore da 500 Watt..

Una discesa da paracadute: “La pinza”, da Campi a Riva del Garda

4 – Infine c’è la “mia” categoria, quella di persone di una certa età (diversamente giovani), allenate, che hanno semplicemente “aggiunto” la eb alle altre loro bici (corsa e mountain bike) che peraltro continuano ad usare. Costoro grazie alle eb si concedono salite che altrimenti non sarebbero più state alla loro portata o veri e propri tour di molti e molti km. In genere prediligono la e-mountain bike, la utilizzano pedalando “in proprio” con energia – il che aumenta l’autonomia della batteria la cui energia sfruttano con parsimonia, cioè appena quel tanto che serve a “non soffrire” –  – e tuttavia avvertono l’esigenza di avere una seconda batteria al seguito per raddoppiare il raggio d’azione delle loro uscite. “Noi” ci accontentiamo di 11 AH e 400 Watt, soprattutto se … moltiplicati per due! (Io stesso presto mi doterò di una seconda b, per arrivare ad autonomie effettive di 200 km).

Verso Malcesine: non di sole salite e discese vive l’uomo …
  • Marca suggerita                  Lombardo
  • Tipo                                       mountain bike
  • Ammortizzatore                    solo anteriore (non serve avere anche il posteriore per chi non fa il salta rocce)
  • Cambio meccanico              solo alla ruota posteriore, quello a pedale è un’aggiunta non necessaria per l’uso normale
  • Motore Bosch                       400 (o anche 500 watt)
  • Batteria                                 11 (o anche più Ampere)
  • Ruote                                      da 29
  • Misura                                     M (intermedia, fra la Small e la L)
  • Telaio                                      Alluminio (no carbonio: troppo rigido, fragile, costoso)
  • Peso                                       Circa 25 kg (cercare di evitare pesi superiori)
  • Pneumatici                             slim, quelli lisci da città, vanno bene anche su sterrato
Discesa da Ballino al Lago di Tenno

Ad esempio, mod. MTB E-SESTRIERE 29 PERFORMANCE nero blu Lombardo Bikes 2017 a poco meno di €2.200,00, reperibile in internet (i modelli 2017 e 2018 ormai sono in uscita e costano meni dei modelli 2019)

Accessori:  camera d’aria di scorta e attrezzi per cambiarla, bomboletta ripara fori, pompetta, portapacchi posteriore con due borse laterali, luci anteriori e posteriori su supporto in lattice, campanello.

Autonomia: In pianura, 150 km. Tuttavia appena si parte il computer indica 135 km. Dopo qualche km siete a 120. Se mantenete lo stesso rapporto alla ruota e aumentate la spinta al pedale, vedrete che l’autonomia indicata aumenta!

Tutti al mare! Ops … al Lago!

ESEMPI DI AUTONOMIA

  salite Consumo elettrico ciclista allenato Consumo elettrico ciclista non allenato    
100 km poche 60% 90%    
50 km Compresi 1200 metri di dislivello su 12 km 85% sconsigliato    
50 km poche 20 % 40%    
Malga Grassi, m 1056 sopra Riva del Garda

COMPUTER DI BORDO

Quattro tasti: (1, 2 a sinistra dello schermo; 3, 4 a destra)

  • accensione-spegnimento
  • modalità d’uso
    1. eco
    2. tour
    3. sport
    4. turbo
  • info
    1. velocità istantanea, media, massima
    2. durata della pedalata
    3. km totali percorsi dalla bici (non azzerabili)
    4. km residui (autonomia residua)
    5. reset (in corsivo i valori azzerabili dal reset)

Parte destra dello schermo: colonnina che si colora dal basso verso l’alto con l’aumentare del flusso di corrente elettrica erogata.

Parte alta dello schermo: 5 tacche che si scolorano da destra a sinistra man mano che si consuma la batteria.

Se avete appena fatto una salita e leggete un livello di autonomia residua bassa (in termini di km), nessuna paura: il dato è riferito solo a quella salita. Voi tenete premuto “reset” e cancellerete quella memoria: il computer quindi vi indicherà i km residui veri, cioè molti di più , per pedalata in condizioni normali.

Rifugio Maranza, 1071 m sopra Trento

APPROCCIO, LA PRIMA VOLTA

Partire senza aiuto elettrico, in pianura. Inserire marce più veloci e farsi dare il primo livello di aiuto. Con l’incremento del livello elettrico si potranno usare marce meccaniche più veloci ma il consumo aumenta. Una condotta regolare aumenta l’autonomia. Come nelle auto. Indi provate ad aumentare man mano le vostre uscite, inserendo km e salite. Imparerete a conoscere la vostra gamba e la vostra bici.

Good E-Bike everybody!


 

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ACQUA PUBBLICA O PRIVATA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Marzo, 2019 @ 4:50 pm


Detto altrimenti e meglio: acqua si o acqua no?       (post 3551)

Un disegno di legge (dep. Federica Daga) del 23 marzo 2018: “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque”.

L’acqua? Deve essere pubblica, cribbio! “Ecchè, vogliamo che il privato speculi e si arricchisca assetandoci?” Ecco la risposta di pancia ad una promessa demagogica (demagogia? V. post precedente). Già, perché il problema è che l’acqua comincia a mancare, anche qui da noi: il 2019 mostra un – 40% rispetto al 2018, solo per citare un dato: inoltre a terreni secchi e rigidi  corrispondono maggiori rotture della rete di distribuzione. Oggi il ciclo dell’acqua è gestito da spa regionali o interregionali a maggioranza azionaria pubblica. Quindi vi è anche un apporto di capitale privato, e poi si sa quelle le Spa “devono” fare utili. “Ecco, caro blogger, l’hai detto: utili alle nostre spalle! Quindi ben venga una legge che moderi la politica tariffaria, degli ammortamenti e del risultato (utile) di bilancio”.

Eh già, caro lettore, ma per avere l’acqua in casa occorre finanziare e compiere le seguenti fasi “di servizio”:

  • ricerca e captazione delle fonti idriche;
  • potabilizzazione;
  • ricerca delle perdite e distribuzione;
  • sistema fognario;
  • depurazione;
  • reimmissione nell’ambiente;
  • manutenzione degli impianti.

Quindi il problema non è pubblico / privato, ma economico funzionale / o no, ragion per la quale 1) il sistema tariffario; 2) il sistema di pianificazione pluriennale; 3)  le politiche gestionali e 4) le politiche di bilancio devono essere tali da attrarre (e remunerare) i capitali necessari. Siamo certi che senza una remunerazione equa, il capitale privato e pubblico arrivi? Siamo certi che il pubblico abbia da solo la capacità ed i denari per far fronte a questa situazione che ormai è di emergenza? A mio avviso il sistema migliore è misto pubblico-privato, a condizioni economiche che siano attrattive degli investimenti necessari.

Concludo con l’auspicio che la nuova legge tenga conto di quanto sopra. Infine, a quanti vorrebbero che l’acqua fosse pubblica ricordo che l’acqua è già pubblica: ciò non contrasta con il fatto che i relativi investimenti e servizi, come in ogni altra impresa, debbano essere remunerati.

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