DESTRA E SINISTRA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Settembre, 2019 @ 1:28 pmUn giovane politico al governo, giovane d’età e di carriera, ha ancora recentemente affermato che destra e sinistra non esistono più e il suo è un movimento post ideologico.
A me questa pare una conclusione inesatta anche perchè l’albero delle ideologie è sempre verde e dichiarare la loro morte è un’ideologa essa stessa. Inoltre quella conclusione è alquanto sbrigativa e superficiale. In maniera ben più approfondita ha affrontato il tema Norberto Bobbio nel saggio “Destra e Sinistra – Ragioni e significati di una distinzione politica” Saggine, Donzelli Editore, prima edizione 1994, libretto del quale mi permetto di suggerire a quel politico una lettura approfondita. Ma cerchiamo di fare qualche brevissima riflessione.
La prima integrazione-non-alternativa alle due posizioni che pretendevano di essere “reciprocamente esclusive ed congiuntamente esaustive” (una esclude l’altra e tertium non datur, n.d.r.) è proposta proprio da chi si afferma come “differente da ciascuna delle due parti”, che pertanto per potere essere prese a confronto, devono esistere. Fra il liberismo tipico di una parte e io socialismo tipico dell’altra, è nato il socialismo liberale. E quindi i soggetti sarebbero tre. E nei sistemi politici democratici a pluralismo accentuato, questo terzo soggetto – il Centro – “ tende a diventare tanto esorbitante da occupare la parte più estesa del sistema politico, relegando la destra e la sinistra ai margini”. Ma poi ci sono i mix: Centro Destra e Centro Sinistra, e fanno cinque in tutto. E sino a qui nessuno dei cinque nega l’esistenza degli altri quattro.
Ma torniamo alla diade di partenza. Possiamo dire ciò che preferiamo, ma sta di fatto che della diade sinistra-destra, una parte “è alla ricerca paziente di una mediazione … l’essenza della democrazia presuppone la pratica del compromesso …, ha una maggiore sensibilità per diminuire le disuguaglianze (non per annullare, altrimenti sarebbe un estremismo!), disuguaglianze che reputa essere disuguaglianze sociali e quindi eliminabili;” l’altra ricerca i pieni poteri, “esalta le disuguaglianze che reputa essere naturali e quindi soprattutto non omologabili al sistema” (la razza nera rispetto alla bianca; gli ebrei rispetto agli ariani; gli immigrati rispetto ai nativi; etc.. N.d.r.). Detto questo, possiamo chiamare le due parti come vogliamo, basta intendersi, ma non possiamo dire che “non esistano più”.
Tuttavia la cosa non finisce qui, perché le punte delle ali sia a destra che a sinistra possono diventare estreme e porsi al di fuori dell’ambito della nostra Costituzione. In un nostro passato non troppo lontano, abbiamo avuto le Brigate Rosse e quelle Nere: non ci siamo fatti mancare nulla! Oggi l’estremismo attivo è esclusivamente all’ala destra (a sinistra vi sono oggi alcune specifiche posizioni intransigenti ma non un sistema intransigente, n.d.r.). Ecco, vedete, uso quei termini: destra, sinistra. Ma allora chi ha ragione? Esiste o no questa dicotomia? Io mi permetto di dire che la domanda è mal posta, nel senso che quella corretta sarebbe “Esiste una dicotomia?’” (che non sia necessariamente destra-sinistra). La risposta è: si, esiste, ed è quella fra estremisti e loro alleati da un lato e, sul versante opposto, gli altri: i moderati. Quindi in tal senso quel giovane politico ha ragione: la vecchia dicotomia non esiste più ed è stata soppiantata da questa nuova coppia di valori-disvalori. Non ha tuttavia ragione nel dichiarare morte non solo le funzioni politiche, ma anche i loro contenuti, che permangono vivi in capo a chi ha maturato quelle convinzioni per ragioni storiche, familiari, culturali, etiche.
Che poi chi aderisce a gruppi di estremisti o vi si allea si dichiari “moderato” … be’ ognuno è libero di usare i termini che vuole, ma di certo che se ad essere moderati sono gli estremisti, allora dobbiamo trovare un’altra definizione per i moderati veri.
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ESTREMISTI E MODERATI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Settembre, 2019 @ 5:51 pmDetto altrimenti: fra una biciclettata e l’altra, alcune riflessioni serie (almeno ci provo) Post 3665
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Rudyard Kipling su noi Italiani affermava: “Un italiano, un bel tipo; due italiani, una discussione; tre Italiani, tre partiti” (1). E’ vero: il nostro è un sistema democratico a pluralismo accentuato (entro il quale il Centro tende storicamente a diventare secondo me una componente importante; componente predominante secondo Norberto Bobbio, v. sotto). Sino a qui niente di male. Pluralismo: mi piace citare il premio Nobel Josif Brodskij il quale, nella prefazione al suo libro “Il canto del pendolo” metteva in guardia i giovani (cito a memoria): “Diffidate delle unanimità, delle folle acclamanti, dei bilanci e degli eserciti assolutamente ben assestati se non altro perché entro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.
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Ma torniamo a noi. “Centro” rispetto a cosa? Dice: rispetto alla destra e alla sinistra, ovviamente. Si, ma non basta. Infatti esistono anche il centro-destra e il centro-sinistra. E anche qui niente di male. Il problema sorge quando una delle parti in causa annette o si annette ad una componente estrema, la quale la inquina trasformandola in un estremismo, tal che oggi la dicotomia iniziale (destra-sinistra), dopo essere diventata una tricotomia (destra – centro – sinistra) e una pentatomia (destra – centro destra – centro – centro sinistra – sinistra), oggi è ritornata ad essere una nuova dicotomia: estremisti – moderati. In tal senso, Norberto Bobbio in “Destra e Sinistra”.
Questo è ciò che è accaduto a una parte della nostra destra o centro-destra, quando si è unita ad una componente estremista, che è tale in quanto non riconosce la legittimità di accordi politici e di governo maturati nelle sedi istituzionali; reclama i pieni poteri (!); ignora le regole della Costituzione (!) e i trattati internazionali; contesta la dimensione europea; sovrappone la politica delle piazze alla politica del parlamento (1); utilizza la retorica del linguaggio e degli atteggiamenti per insultare la controparte politica; utilizza la demagogia nel promettere al popolo la soluzione di problemi che essa stessa – e non altri – pretende che esistano; si auto definisce – da perfetta populista – esecutrice del volere di tutto (tutto) il popolo (cosiddetto populismo qualitativo); è in continua campagna elettorale anziché cimentarsi con i problemi reali del Paese. In tali circostanze può capitare che non tutti i parlamentari di una certa componente politica si riconoscano in questa nuova area. Ed allora è più che lecito che costoro cambino partito, mantenendo fede ai principi che hanno ispirato inizialmente (inizialmente!) loro stessi e il loro elettorato.
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Sul populismo qualitativo “è tutto il popolo intero che lo vuole, sono tutti i cittadini che esprimono questa stessa unica, uniforme volontà” si veda Umberto Eco, “Il fascismo eterno”).
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Un esempio: il passaggio di una parlamentare da un gruppo di centro poi apparentato con un’ala estremista ad una nuova formazione moderata ha suscitato in Facebook e sulla stampa una serie di commenti: la maggior parte di approvazione, alcuni altri, pochi in verità, di tipo diverso: infatti le sono state rivolte minacce e insulti d’ogni genere senza alcuna moderazione da parte del gestore del sito e dei giornali. Tutto ciò perché la parlamentare non se l’è sentita di sostenere il sovranismo antidemocratico e antieuropeista di una destra estrema indisponibile a qualsiasi tipo di confronto e di rispetto dei valori fondamentali del vivere civile e della nostra democrazia parlamentare ed europeista; confronto, rispetto e dialogo che invece sono indispensabili nell’ampio mercato delle idee e degli interessi anche in conflitto e che costituiscono l’essenza del nostro assetto costituzionale democratico, che è basato sul compromesso, cioè su un accordo che non rappresenta più la volontà di ciascuna delle due parti, ma che è una terza volontà: la volontà comune.
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Sulla positività di molti compromessi politici, mi piace citare Paolo Mieli, “I conti con la storia”, che contiene un intero capitolo sull’argomento ed al quale mi permetto di rinviare i miei lettori.
Non perdo tempo nel contestare le “qualità” personali degli autori degli insulti né i deficit di controllo dei social, che si condannano da soli. Ritengo invece fondamentale riflettere sul pericolo che la democrazia, quella vera e non quella solo formale, corre ove questo tipo di ignoranza democratica e del rispetto delle persone dovesse malauguratamente diffondersi. Infatti come ho detto all’inizio di queste mie riflessioni, oggi il confronto non è più fra destra e sinistra, posizioni che pur continuano ad esistere; e nemmeno principalmente fra destra, centro e sinistra; il raffronto oggi è soprattutto fra estremisti e moderati, ove l’estremismo è abitato oggi in misura dilagante esclusivamente dalle estremità di una destra sovranista e i moderati sono quelli veri, cioè quelli che non aderiscono ai sovranisti né ai loro alleati.
(1) Lo stesso scrittore proseguiva: “Un inglese, un cretino; due inglesi: giocano a cricket; tre inglesi, un impero. E siccome l’impero non c’è più, restano due cretini che giocano a cricket!”
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PEDALANDO IL LAGO DI CAVEDINE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Settembre, 2019 @ 2:26 pmDetto altrimenti: “pedalare un lago”, un particolare verbo transitivo (post 3664)
Fra gli impegni (piacevolissimi) di nonno di tre splendide nipotine tre, oggi mi sono scavato quattro ore mie, a pedali. Rientrato a Riva del Garda da Bologna ieri sera tardi. Bagagli ancora da disfare. Mattinata libera. Inforco la bici e …
… pedalo lungo il lago di Garda da Riva alla foce del Sarca …
… indi salgo verso il Lago di Cavedine
… ammiro un cigno che si rifinisce il piumaggio nell’immissario del lago …
… mi fermo ad asssistere ad una lezione di canoa al Centro Wind Valley di Andrea Danielli.
Pubblico una foto del 2015 scattata a Remigio, pescatore residente a Zambana Nuova (New Zambana, come New York)
Pubblico una foto odierna scattata a Remigio, pescatore … (V. sopra). La bici è diversa, ma quella da corsa della foto precedente, classe 1985 (!) ce l’ho ancora! E … Remigio, ti porterò le foto a Zambana, le lascio da Rasim, il calzolaio che tu ben conosci!
Mi fermo a fotografare – previo permesso: “Darf Ich …? la Lei di una coppia di sposi tedeschi: lui seduto, legge un libro; il suo cane mi fa festa; la gentile signora fila la lana su di un vecchio arcolaio in legno!
Tutto questo spiega quel verbo transitivo: pedalare verso il lago, intorno al lago, lasciando il lago? Più sinteticamente: pedalando “il” lago. Semplice, no?
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AMBIENTE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Settembre, 2019 @ 7:43 amDetto altrimenti: qualche osservazione sull’argomento (post 3663)
“Basta inceneritori!” si sente dire e programmare da una forza politica al governo. Io direi “Basta roghi abusivi!”. Infatti negli inceneritori va solo l’indifferenziato, e gli impianti attuali già oggi sono insufficienti. Ora, se non lo bruciamo l’indifferenziato, dove lo mettiamo? In discarica? Peggio mi dice! Lo esportiamo in Cina? Ma se la Cina non ne importa più, via! E così faranno presto anche i paesi europei. E poi, il differenziato (plastica, carta, vetro, rifiuti tossici, industriali …) siamo organizzati per riciclarlo e gestirlo o invece facciamo gli gnorri tanto poi prima o poi scoppia un incendio “casuale” che risolve il (nostro) problema di stoccaggio ma inquina terribilmente l’ambiente?
A dimostrazione di ciò, a Bologna la società responsabile della raccolta e smaltimento dei rifiuti ha posto le tessere di accesso solo per l’indifferenziato!! Vorrà pur dire qualcosa …
Dice: ma l’inceneritore inquina. Dico: no se ben progettato. A Copenhagen ce n’è uno in pieno centro e sopra ci hanno realizzato una pista da sci! E poi li possiamo realizzare lontani dalle città, cioè dai luoghi che loro sì inquinano per il 90 % del totale a causa degli usi domestici e delle concentrazioni industriali. Un po’ come si fa per certi impianti di tele risaldamento, decentrati rispetto alla città: impianti molto meglio filtranti e controllati rispetto alle migliaia di piccoli singoli bruciatori condominiali.
La stessa forza politica di cui sopra vuole l’acqua pubblica e gratuita! Ma l’acqua è un bene economico, cioè limitato: va ricercata, captata, purificata, distribuita, smaltita etc. tutta una serie di interventi tecnicamente complessi e molto costosi e noi che vogliamo fare? Gratis per tutti, così potremo lasciare aperti i rubinetti e scialare a piacere questa risorsa fino a quando … dai rubinetti l’acqua non uscirà più!
Affermare “Basta inceneritori” e “Acqua gratuita” è populismo, cioè fare ciò che il popolo si aspetta anche se si tratta di un male per il popolo stesso.
Aria, acqua, fuoco, terra … chi era quel filosofo greco che si rifaceva a questi quattro elementi? Dice, mentre noi cerchiamo di rispondere alla tua domanda, caro blogger, della terra non ci dici nulla? Eh … raga … scialla … calma, mica si può fare tutto in una volta! Il resto alla prossima puntata.
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I MODERATI IN POLITICA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2019 @ 1:26 pmDetto altrimenti: “il moderato” … chi era costui? (post 3662)
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Don Abbondio leggeva di un tale Carneade: “Carneade, chi era costui?” La stessa domanda ce la poniamo oggi circa i moderati in politica. Intendiamoci, ognuno può chiamarsi come vuole ed essere tutt’altro rispetto a … a cosa? A ciò che viene usualmente emotivamente accettato come descrivibile con quel termine, o a ciò che quel termine vuole descrivere?
Una premessa: io presuppongo che si sia (come siamo) in una democrazia formale e sostanziale e che si voglia mantenere questo sistema politico. In una democrazia intesa come “potere del popolo” e non come sei secoli e millenni precedenti “strapotere del popolo” (oggi, delle reti web) o peggio ancora “potere sul popolo” per cui, in quest’ultimo caso, il democrator era il dittatore.
Chiarito ciò, a mio avviso sono politicamente moderati tutti coloro che accettano che ci possa essere un’alternanza fra destra, centro e sinistra: sì, anche fra il centro che – per dirla con Norberto Bobbio (“Destra e sinistra”pag. 36 e altre) da Terzo Escluso è diventato Terzo Incluso. Per converso, coloro che pur utilizzando i mezzi della democrazia formale mirano a distruggere la democrazia sostanziale e quindi distruggere la possibilità di una alternanza, non possono definirsi moderati, ma di estrema destra o di estrema sinistra. Pertanto chi anela ai pieni poteri; chi con lui si allea; chi “tira dritto”; chi vorrebbe una democrazia non parlamentare bensì “diretta” (diretta da chi? “Diretta” è un participio passato di un verbo della seconda coniugazione e come tale ha sempre significato passivo: orchestra diretta da …; assemblea diretta da … ; democrazia diretta da …) di fatto cancella la possibilità di una alternanza parlamentare democratica, si pone al fuori della democrazia sostanziale: in altre parole, non è un moderato, bensì antidemocratico.
Il centro non è una sinistra o una destra camuffata, bensì ha una dignità sua e … ” in molti sistemi democratici a pluralismo accentuato il Centro (Terzo Incluso) tende a diventare tanto esorbitante da occupare la parte più estesa del sistema politico, relegando la destra e la sinista ai margini” (N. Bobbio, op. citata, pag. 36).
“Le parole sono pietre” scriveva Don Milani alla “sua” professoressa: quanto aveva ragione!
The Democrator
Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors?/ Why is he acting as if he has something to hide? The privilege of the stupid is to be taken for a ride … – Chi ha spalancato la porta al democrator? Come mai egli si è collocato nel novero dei conquistadores? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa nascondere? Il privilegio dello stupido è di essere preso in giro …
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VINCOLO DI MANDATO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2019 @ 7:32 amDetto altrimenti: va bene così, “senza”! (post 3661)
L’art. 67 della nostra Costituzione recita: “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” il che significa che se io voto Tizio in quanto appartenente al partito “A”, successivamente Tizio – una volta eletto e messo alla prova dell’azione parlamentare – può decidere di passare al partito “B”. In tal caso il significato del mio voto verrebbe a mancare e la mia “volontà elettorale” parrebbe tradita. Ecco che sotto questo profilo l’assenza del vincolo di mandato sarebbe da eliminare.
Ma esiste un altro aspetto che invece suggerisce di mantenere l’assenza del vincolo, ovvero di mantenere la libertà di pensiero ed azione dei nostri parlamentari. Infatti il voto di molti oggi più che mai è determinato da slogan, frasi ad effetto e promesse elettorali più che da motivi ideologici e/o da programmi ben strutturati. In altre parole: un numero sempre maggiore di elettori concede la fiducia politica a chi sa comunicare meglio secondo le moderne tecniche del marketing: promesse del tipo “tutto a tutti”. In altre parole, il mondo dell’impossibile.
Quando però quegli stessi parlamentari esprimono un governo e votano leggi, essi devono tornare con i piedi sulla terra terra e possono essere indotti a fare delle scelte concrete che accontentino alcuni ma che scontino altri, magari quegli stessi altri che adesso vedono tradito nei fatti il proprio voto. In questo caso. In tal caso il parlamentare che non si sente di tradire il proprio elettorato, ove vi sia come oggi vi è la libertà di mandato, può seguire la propria coscienza e non l’ordine di scuderia del proprio partito d’origine e quindi può decidere di cambiare partito. In questo caso prevale in lui la fedeltà ai principi ma soprattutto la sua coerenza nel rapportarsi con la diversa azione concreta di governo, atteggiamenti che lo inducono a non tradire le motivazioni profonde che hanno indotto gli elettori, ad eleggerlo, e lui stesso a candidarsi.
Ove invece fosse (malauguratamente) introdotto nella Costituzione il vincolo di mandato, chi avesse saputo gestire e manipolare il marketing politico nella fase elettorale, potrebbe poi – con azioni del governo o del parlamento – agire impunemente anche in modo difforme, potendo contare sulla “fedeltà obbligatoria” dei suoi parlamentari.
Ecco che fra i due mali io preferisco il minore – che poi male non è – e cioè preferisco di gran lunga che sia mantenuto nella nostra Costituzione “l’assenza del vincolo di mandato”. In altre parole preferisco che ogni parlamentare sia assolutamente libero nelle sue scelte e che il mio singolo voto sia eventualmente tradito sotto il profilo formale ma non sotto quello sostanziale, in modo che il Paese non sia governato sulla base degli slogan di una Direzione Marketing o delle procedure software di Direzione Sistemi Informativi.
In sintesi: l’assenza del vincolo di mandato è un buon antidoto contro i malanni di un Marketing (politico) diabolico, ovvero di una tecnica di vendita che fa sorgere in te l’esigenza di acquistare un oggetto (o di votare un partito) del quale proprio tu non avresti avvertito necessità alcuna.
P.S.: Questo post è la ripresa di un mio vecchio post: il n. 3197 del 24 maggio 2019. Oggi aggiungo: in parallelo al mantenimento dell’assenza del vincolo di mandato io abolirei il voto segreto: parlamentari liberi, alla luce del sole.
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NORBERTO BOBBIO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Settembre, 2019 @ 9:40 amDetto altrimenti: fra i tanti, un suo saggio, “DESTRA E SINISTRA” (post 3660)
Oggi qualcuno li vorrebbe abolire, i senatori a vita. E Norberto Bobbio, fascista in gioventù e non solo, poi diventato tutt’altra cosa, fu nominato senatore a vita dal presidente partigiano Sandro Pertini. Bobbio, a suo tempo nominato dal Ministero per la fondazione della Facoltà di Sociologia di Trento, Bobbio contrario al sistema elettorale maggioritario.
Estate, libri. Io, assorbito da un librone (“Congo” di David van Reybrouck) fra nipotine e bicicletta ho letto poco, ma questo piccolo “grande-great” libro, “Destra e sinistra” non mi poteva mancare. Un saggio scritto da un saggio. Prima edizione, 1994. La mia è del 1995. Una frase: “Le ideologie non sono morte … affermarne la morte è un’ideologia … l’albero delle ideologie è sempre verde. E poi: non c’è stata soltanto la sinistra comunista, ma c’è stata anche una sinistra e c’è ancora, all’interno dell’orizzonte capitalistico”.
Nella quarta di copertina: “Una democrazia solo formale distruggerà la democrazia sostanziale. La sinistra … ridurre i fattori di disuguaglianza”; la destra …le disuguaglianze sono ineliminabili e non se ne deve auspicare la soppressione … Non mi domando chi ha ragione e chi ha torto perché non credo che sia di qualche utilità confondere il giudizio storico con le mie opinioni personali. Anche se non faccio mistero, alla fine, di quale sia la mia parte”
E’ il secondo piccolo (133 paginette) grande-great libro che suggerisco ai miei lettori. Il primo è stato ed è “Il fascismo eterno” di tale Eco Dr. Umberto.
P.S.: abolire i senatori a vita? Io mi permetto di dissentire: sarebbe un po’ come abolire le menti migliori, le Persone più meritevoli, i “patres conscripti” d’un tempo, coloro che siedono in Senato per meriti propri: di vita, di lavoro, di cultura, di scienza, di impegno sociale. Abolirli sarebbe impoverire ancor di più un parlamento oggi purtroppo abitatato da molti personaggi eletti dai like di un social o da chi non storia di lavoro e/o politica e/o culturale di sorta. E datemi pure del classista, se volete, ma io zitto un ci so stare, sono o non sono d’origini toscane? Ovvia … gnamo, che ‘sta mattina un è serata per troppe discussioni!
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MAGGIORITARIO O PROPORZIONALE?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Settembre, 2019 @ 9:26 amDetto altrimenti: questo è il problema (post 3659)
I DIALOGHI DI PLUTONE
(Tizio e Caio sono seduti al tavolino di un bar in Piazza Fiera a Trento, sorseggiando un caffè)
Tizio: Hai sentito, Caio, che Renzi ha fatto la scissione?
Caio: Si, punta al sistema proporzionale, così da contare come l’ucia de la balanza.
Tizio: Ucia de la balanza? Parla italiano che molti lettori dei nostri dialoghi non sono Trentini: ago della bilancia, devi dire!
Caio: Si vabbè, ma io sono favorevole al maggioritario, chi prende un voto di più, governa.
Tizio: Ah, sei di destra … non lo avevo capito.
Caio: No, sono di sinistra e voglio il maggioritario perchè sia di stimolo alla sinistra a fare finalmente una politica vera di sinistra, fatta di cose concrete: blocco all’emigrazione dei giovani; sanità efficiente e gratuita; lavoro per tutti; fisco equo cioè molto proporzionale; lotta seria alle mafie e all’evasione fiscale; etc.
Tizio: Io invece sono per il proporzionale e sai perché? La penso come te ma a mio avviso il maggioritario di destra sarebbe un MIS-Maggioritario Irreversibile Sovranista, nel senso che un’eventuale maggioranza di destra – oggi – con alcuni interventi trasformerebbe la democrazia in una oligarchia.
Caio: Spiegati meglio.
Tizio: referendum propositivi + vincolo di mandato = le leggi sarebbero fatte dai capi di una rete web. Elezione diretta del capo Stato, idem come sopra e verrebbe meno uno dei due ultimi baluardi.
Caio: E l’altro baluardo quale sarebbe?
Tizio: La magistratura. E qui eliminerebbero l’obbligatorietà dell’azione penale. A questo punto si celebrerebbero solo i processi graditi al potere politico.
Caio: Ho capito, fra i due mali – un proporzionale che rende difficile la formazione di maggioranze omogenee di governo e un maggioritario che uccide la democrazia – tu preferisci il male minore.
(Si avvicina il diavolo Plutone, sotto le mentite di Semponio)
Sempronio: Buongiorno Signori, avete cambiata la Piazza per il caffè? Da Piazza del Duomo a Piazza Fiera ma va bene perchè anche questo locale fa parte della mia rete di esercizi commerciali. Il caffè lo offro io, per farmi perdonare di avere ascoltato i vostri ragionamenti. Sapete, ero qui di spalle,a verificare il servizio e non ho potuto fare a meno di udire tutto.
Tizio: Buongiorno a Lei, Sempronio. Complimenti per i suoi successi imprenditoriali. Cosa ne pensa della mossa di Renzi?
Sempronio: una bella diavoleria, e se lo dico io …
(Sempronio si volta verso il pubblico ammiccando furbescamente).
Caio: cosa intende dire?
Sempronio: Che è una bella trovata, proprio nel senso che diceva il signor Caio all’inizio della vostra discussione.
Tizio: Allora siamo messi proprio bene, accidenti … si fa per dire, ovviamente!
Sempronio: che volete farci, siamo fatti così: una minoranza di persone machiavelliche, individualiste ed una massa di persone distratte alla panem et circenses che la segue. Ma ogni tanto qualcuno risveglia gli animi e prende l’iniziativa. Ma … cosa sta succedendo all’interno del bar? Cos’è tutto questo fumo? La mia macchina per il caffè espresso nuova nuova! Scusatemi, corro a vedere cosa è successo!
(Sempronio scompare all’interno del locale, nascosto da una nuvola di vapore acqueo)
Tizio: E ci risiamo, quel diavolo d’un uomo scompare sempre così, all’improvviso … ma … si è fatto tardi, devo andare, tanto i caffè sono pagati. Ti saluto, Caio, alla prossima.
(Sipario)
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C’EST L’ARGENT QUI FAIT LA GUERRE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Settembre, 2019 @ 10:31 amDetto altrimenti: a pensar male … (post 3658)
… si fa peccato ma si indovina. Chiunque sia stato a bombardare o a far bombardare gli impianti petroliferi dell’Arabia Saudita sapeva per certo che il prezzo del petrolio sarebbe salito di un tot dal 10 al 18%. Quindi sarebbe bastato acquistare “prima” grosse partire di greggio per venderle “dopo” a prezzo maggiore. O no? Lo stesso dicasi quando il capo di uno stato federale d’oltre atlantico (non facciamo nomi!) fa annunci su variazioni del regime dei dazi, annunci che fanno muovere le borse mondiali. A saverle le robe ... si dice in dialetto trentino: a concoscerli i fatti … (possibilmente prima!). O no?
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BICINVENDEMMIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Settembre, 2019 @ 8:54 amDetto altrimenti: a spasso fra i vigneti (post 3657)
L’era ‘n pez che nol nevo con la me montanbaic normale e siccome che a la fin del mes go d’anar co la Fiab nel delta del Po che l’è tuta pianura sterata, ho rispolverà la me Wilier. La matina bonora sul lac non gh’è nisuni che l’è ‘n piazer gòderse tuta quela calma …
Be’ raga, ora la smetto con il mio dialetto trentino, io che sono un Trentino de quei ciapai co’sciop, cioè di quelli che volavano alti, presi con il fucile …: chissà quanti errori ho fatto nel mio incipit! Evvabbè, tirem inanz, diceva quell’uno.
Riva del Garda – ciclabile per la foce del Sarca- Arco-Dro-Lago di Cavedine con sosta presso il centro Wind Valley dei miei amici Andrea e Davide Danielli.
Da qui rientro per la SP che scende da Drena fino a Dro, indi Ponte Romano di Ceniga, semiciclabile destra Sarca, ciclabili di cui sopra. Totale 50 km.
Ero solo, non avevo fretta, quindi mi sono concesso molte soste per scattare qualche fotografia. La vendemmia, uno spettacolo quei grappoli d’uva in attesa … la tentazione è stata forte ma ho resistito: forse ho fatto male, che dite? Un piccolo grappolo … tuttavia se ogni ciclista che passa si serve … bè, un certo danno lo si fa. E allora via: una foto e basta.
Good bike & Good vendemmia everybody!
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