IDEA, PENSIERO E AZIONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Marzo, 2020 @ 9:43 amDetto altrimenti: la Politica riguarda ognuno di noi (post 3807)
Il pensiero
- Qualcuno afferma: “Io sono apolitico”. Bocciato.
- Altri hanno in testa – anzi in pancia – un’idea politica a prescindere da un ragionamento approfondito. E ce l’hanno perché sono convinti – consciamente o meno – che rientrare nel caso precedente sarebbe giudicato disdicevole. In queste persone l’idea politica è solo un pregiudizio, cioè un’idea alla quale si crede per pigrizia, per ignoranza, per paura o per interesse. Rimandati a settembre.
- Atri infine hanno un’ Idea Politica frutto di un ragionamento o almeno di un tentativo di ragionamento serio ed onesto. Promossi.
L’azione
- I primi spesso non vanno a votare. Ri-bocciati.
- I secondi votano “di pancia”. Rimandati a settembre.
- I terzi votano “di testa” e spesso si impegnano nella politica attiva. Promossi.
Dice, ma tu, caro il mio blogger, come ti collochi? Qual è il tuo pensiero e la tua azione? Rispondo: raga, se leggete molti miei post recenti, dovreste avere capito come mi colloco. Comunque ecco il riassunto. Io mi sento
- difensore strenuo della democrazia vera e nemico della truffa “democrazia diretta”;
- europeista convintissimo;
- moderato nel senso non estremista né a destra (globalizzazione e liberismo sfrenati), né a sinistra (scuola facile, paghetta a tutti, etc.);
- favorevole al compromesso: la mia non é l’etica dei principi (sarei un fondamentalista), né l’etica dei risultati (sarei un cinico).
- molto sensibile al sociale, alla Giorgio la Pira;
- attento alle generazioni future, alla Alcide De Garsperi;
- aziendalista, alla Adriano Olivetti;
- manager, alla Pier Luigi Celli.

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Inoltre, come vedete, sono attivo qui sul blog; sono presidente dell’Associazione RESTART TRENTINO voluta quattro anni fa dall’allora (solo) dottoressa oggi (anche) Sen. in Italia Viva Donatella Conzatti; sono il “ragazzo di fatica” di un’esponente storica del volontariato sociale, Francesca Ferrari; cerco di alimentarmi culturalmente con la partecipazione e numerose altre associazioni.

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Dice ... ma allora sei sempre relegato fra quattro mura! Rispondo: certo, hai ragione, a parte quando – coronavirus permettendo – scio 40 giorni all’anno e macino 4000 km all’anno in bicicletta.
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Ah … dimenticavo: a parte anche qualche uscita con la mia barca a vela da regata che fino a qualche anno fa faceva la parte del leone e che ora, dopo 25 anni di regate, ho tradito per un ritorno di fiamma: la mia bicicletta, anzi, “le” mie biciclette.
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Buona Politica a tutte e a tutti!
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VALANGHE E LAVORO IN NERO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Marzo, 2020 @ 7:22 amIl vostro blogger pubblicava questo post il 20 marzo. Il 28 marzo il governo adotta misure contro queta potenziale valanga sociale
Detto altrimenti: guarda un po’ cosa si deve inventare un povero blogger! (post 3806)

Cervinia. Condomìni costruiti in zone dove avrebbe potuto scendere una valanga, ma in “perfetta sicurezza” perché qualcuno ha deliberato che quella “non è zona a rischio valanghe”. Peccato che quella delibera non sia stata inviata nemmeno in c.c. alle valanghe che quindi, qualche anno fa, sono scese “liberamente” bloccando quei condomìni fino al terzo piano. In altra valle, questa volta del Piemonte, che non nomino per ragioni di privacy, vi sono condomini costruiti su pendii ripidi esposti a valanghe. Anche qui una delibera analoga. Per fortuna le valanghe ancora non sono scese: sono ancora troppo occupare a scendere a Cervinia.

Lavoro nero, quello di base, quello pochissimo retribuito, senza contributi e garanzie: da semi schiavi. Per noi esiste: infatti lo combattiamo. Cioè lo combattiamo in quanto ne ammettiamo l’esistenza di fatto: per noi i lavoratori in nero sono VISIBILI. Cerchiamo di modificare questo sistema, di arrestare i caporali etc. Cioè difendiamo le vittime di questa prassi fino a quando costoro quel lavoro ce l’hanno. Ma quando costoro quel pur miserrimo lavoro lo hanno perso, ad esempio per il coronavirus, allora i lavoratori in nero diventano INVISIBILI, smettiamo di occuparcene, cioè non aiutiamo quei “disoccupati in nero” e diciamo: “Ecchè, aiutarli ora vorrebbe dire legittimare quella prassi delittuosa”. Insomma, bastonati e cornuti.

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Il fatto è che le valanghe e questo tipo di lavoro nero esistono nonostante le delibere e le leggi. Dobbiamo tenerne conto. Il mettere la testa sotto la sabbia (struzzologia estiva) o sotto la neve (struzzologia invernale) non va bene.
Dice … ma che c’azzeccano le valanghe con queste masse di persone? Dico: c’azzeccano, c’azzeccano e come! Infatti costoro, privati anche di quella misera paga, diventano una molla sociale, un rischio di azioni o reazioni violente: infatti chi ha le spalle al muro, chi non ha nulla da perdere è disposto a tutto. Praticamente sono come una valanga che ancora non si è staccata dalla cima del monte (Monte dell’Indifferenza, a quota ... 2020!) ma che potrebbe scendere violentemente in un qualsiasi momento.
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INCONTRI – RICCARDO LUCATTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2020 @ 8:35 amDetto altrimenti: con il Presidente dell’Associazione Restart Trentino, Riccardo Lucatti (post 3805)
(In coda all’intervista, una ricetta da … mariti in coprifuoco!)

Buongiorno Presidente, che effetto le fa intervistare se stesso?
Può sembrare strano, ma in tempo di coronavirus è anche questa una soluzione … e poi che ci posso fare se io ricopro i due ruoli di blogger e di intervistato … comunque, diamoci del tu, dai!
Va bene, grazie. Allora, dimmi, perché ti sei reso disponibile a questa intervista?
L’’occasione è stato il rinnovo del mio mandato triennale quale presidente di Restart e poi per cercare di iniziare a uscire dal tunnel coronavirus, per dare a tutti un piccolo contributo alla ripresa delle attività e del pensiero.
Del pensiero?
Si, vedi, di solito si attivano “azioni”, molto meno “pensieri”
Quali azioni ha già compiuto Restart nel triennio appena trascorso?
Te lo dico subito:
4 febbraio 1917 – inaugurazione Riavviamo il sistema
25 febbraio 1017 -Non ultimi. Parità di genere
4 marzo 10917 – Comunicazione
24 aprile 2017 – I giovani oggi
11 maggio 2017 – Lavoro giovanile (Albere)
21 ottobre 2017 – Anna che sorride alla pioggia (famiglie con figli con sindrome di Down)
5 dicembre 2017 – E se Mentana avesse ragione?
20 luglio 2918 – Vivere territori di confine
30 novembre 2019 Marangoni, Come Stelle portate dal vento (famiglie con figli con sindrome di Down)
Noto un certo rallentamento negli anni
Vedi, da quando è nata quattro anni fa da un’idea della dr.ssa Donatella Conzatti, Restart fino ad oggi ha fatto pre-politica e Politica con la P maiuscola, non partitica: ma poi i traumi della “politica web e gridata” hanno assorbito la nostra attenzione ee le nostre energie. Ora però si riparte … restarting, del resto!
Prima mi parlavi di riavviare il pensiero
Certo: in genere la % di pensiero è inferiore alla % di azione e invece dobbiamo invertire o valori.
Mi daresti un esempio del tuo pensiero?
Volentieri! Che sin d’ora occorra pensare non solo alla ricostruzione post coronavirus ma anche alla riconversione del sistema UE: una nuova Costituente Europea che riscriva l’ordine delle priorità; che dia vita innanzi tutto ad una sanità europea; ad un diritto del lavoro, ad una tassazione, ad un sistema bancario finanziario unitario UE e via di seguito; che la riconversione del sistema debba essere innanzitutto la riconversione delle persone e poi delle aziende e non delle aziende senza le persone; che tutto ciò non si debba finanziare solo con l’incremento del debito pubblico ma anche con la suddetta revisione delle comuni priorità di investimento; che occorra inasprire e di molto le pene per gli hakers: guai se si inventano un coronavirus che uccida internet!
Non è poco … non saranno utopie, le tue?
Certo che lo sono: infatti le utopie sono obiettivi semplicemente non ancora raggiunti e nella vita guai a non averne! Io comunque do’ il mio contributo.
Ma quanto pesa il tuo contributo?
Una goccia. Ma le gocce formano i rivoli, i ruscelli, i mari, gli oceani.
Quanti siete in Restart?
Eravamo in molti. Poi con il rallentamento delle attività è un po’ rallentato anche il ritmo dei rinnovi e delle nuove iscrizioni. Ma ora la sfida coronavirus ci ha dato un nuovo impulso a reagire ed agire. Dopo aver pensato, naturalmente!
Come ci si iscrive a Restart di questi tempi, che siamo tutti bloccati ai domicliari?
Semplice: un bonifico do €10,00 a suo favore, IBAN IT0V0 8210 20800 000000 144494 dandone notizia a me via mail riccardo.lucatti@hotmail.it
Be’ mi pare che possa bastare: buon restarting di RESTART! Grazie presidente. Mi aspetto la ricetta …
Grazie a te. La ricetta? Eccola:

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Si prendono alcuni peperoni, si puliscono bene …
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… si abbrustoliscono …
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… si spelano delicatamente e si dispongono bene in un piatto …
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… si prende un cognato genovese che ti abbia regalato un vasetto di acciughe sotto sale, si puliscono le acciughe, le si condiscono con aglio, olio e prezzemolo e si compone un appetitoso menù.
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BUON APPETITO!
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COPRIPFUOCO, E DOPO?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2020 @ 6:03 amDetto altrimenti: “Pensiamo alle prossime generazioni” (f.to Alcide De Gasperi) (post 3804)
OGGI, 19 MARZO, S.GIUSEPPE, FESTA DEL PAPA’: AUGURI A TUTTI I GIUSEPPI E A TUTTI I PAPA’, ANCHE AI NON GIUSEPPI!

Coprifuoco col blog
Ieri hanno letto il post in ricorrenza di Ruggero Polito 83 “navigatori”, per una durata media di ognuna delle 162 letture della stessa pagina di 2 minuti e 17 secondi, equivalenti a quasi 6 ore di lettura! Segnalo il fatto a testimonianza dell’amore, della stima e del ricordo che tanti di noi hanno per questo nostro Amico.
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Anche al tempo dell’ultima guerra: si pensava ai caduti, alle loro famiglie, a difendere i vivi militari e civili, si combattevano le battaglie, si aveva una tattica per il momento ed una strategia per il futuro.
Il governo italiano si sta comportando egregiamente. E’ riuscito a non creare il panico (unica osservazione: male ha fatto a far aprire la borsa valori); sta facendo il possibile e con oculatezza si prepara a distribuire aiuti d’ogni sorta. La tattica del momento: arginare, porre le basi per il mantenimento della fiducia e della ricostruzione e – spero – anche per la riconversione! Solo che si sta finanziando tutto ciò con l’aumento dell’indebitamento pubblico e – anche per questa ragione – lo spread in un mese è balzato da 130 a 280 punti. Fino a quando ciò sarà possibile? Quo usque tandem … fino a qual livello? E domani cosa faremo, quando a riaprire sarà solo una percentuale delle ditte che stanno chiudendo?

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Le opposizioni criticano che si doveva fare di più, che alcune scelte sono sbagliate etc.. Chiacchere. “Chiaccherare ‘un mette fatica” soleva dire il mi’ babbo toscanaccio doc! A Riva del Garda esprimono lo stesso concetto con altre parole: “A ciacere no se sgionfa done”, e non ve la traduco! Conoscete la favoletta del padre, figlio e asinello? Comunque procedessero nel cammino: entrambi a piedi o in sella o uno a piedi e l’altro in sella erano criticati dai passanti. E invece si potrebbe
- rivedere a livello statale, regionale, provinciale e comunale l’intero ordine delle priorità di investimento (a che posto collocare il piano shock di investimenti proposto da Italia Viva?) svincolando per legge anche i cosiddetti fondi vincolati da leggi precedenti a disposizione di priorità, se oggi non più tali;
- invitare l’UE e gli altri stati a fare altrettanto;
- non pensare solo alla tattica del momento o alla strategia della ricostruzione, ma anche alla strategia della riconversione del sistema UE;
- proporre la costituzione di una nuova costituente europea che prenda le mosse da una Sanità Europea e progredisca con “tutto” europeo: diritto del lavoro; sistema fiscale, bancario, finanziario, doganale, etc. fino all’esercito, verso la creazione degli SUE-Stati Uniti d’Europa;
- inasprire molto le pene per gli hakers, ovvero per gli “untori” dei sistemi SW: infatti, un coronavirus nelle reti mondiali del web sarebbe molto peggio di quello attuale sugli esseri umani.
Due parole sulla “riconversione”. Occorre iniziare dalla scuola: non solo capacità (che permette di fare i lavori esistenti) ma anche conoscenza (che permette di imparare i lavori nuovi del domani). E poi “riconversione” non vuol dire – ad esempio, per una banca – licenziare 5000 impiegati! La riconversione deve riguardare innanzi tuttto ogni singola persona e quindi ogni azienda: non l’azienda senza le persone!
Idee, proposte, ragionamenti, utopie le mie (utopia=obiettivo non ancora raggiunto)? Chissà … gutta cavat lapidem!
Commenti – Scrive Giovanni S.: “Parole e pensieri assolutamente condivisibili ma purtroppo i leader che ci ritroviamo oggi a livello italiano e anche europeo temo non siano capaci di visioni politiche e strategie a lungo termine, quali quelle che occorrerebbero per affrontare i problemi del dopo virus richiamati nel tuo blog. E anche le istituzioni sembrano più condizionate dai problemi posti dall’oggi o addirittura dall’ ieri, che dalle prospettive e dagli scenari del domani e del dopodomani. Comunque sperare non è un reato, anche se spesso si traduce in una ennesima delusione, e quindi … continuiamo a sperare!”Rispondo: Giovanni, grazie dell’intervento. Tuttavia io sono ottimista e “attivo” perchè credo che alla lunga la gutta cavet (è congiuntivo, direbbe il rag. Fantozzi!) lapidem. E la mia gutta è il pensiero e la sua diffusione anche attraverso l’ “esserci” in una Politica attiva, che significa prendere posizione, esporsi, contribuire: io sono solo una gutta, ma siamo noi guttae che formiamo i rivi, i ruscelli, i mari, gli oceani!
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OGGI SEI ANNI FA, UN CARISSIMO AMICO …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Marzo, 2020 @ 7:42 amDetto altrimenti: … è mancato a tutti noi: Ruggero Polito (post 3803)

Ruggero, classe 1933, S. Mango Piemonte, figlio come me di un Maresciallo dei CC. Era diventato, anzi, si era meritato di essere il Presidente del Tribunale di Rovereto. Trovate molto su di lui qui nei miei post. Ogni anno ne scrivo, ogni anno lo ricordiamo insieme anche per questa via. Conosciuto per caso prima in Fraglia Vela Riva a Riva del Garda e poi a Nago (Ruggero ci disse subito: “Ma diamoci del tu!”) al matrimonio di un comune amico anch’egli scomparso (in un incidente in montagna), Roberto Melini, è diventato una delle Persone che, dopo i miei genitori, hanno contribuito alla mia crescita.
Un’altra Persona è un altro Ruggero, Ruggero Cengo Romano, il mio capo diretto alla STET. Ma questa è un’altra storia.
Crescita? Dice … ma che, lo hai conosciuto che tu eri un ragazzo? No, amici, io avevo già una quarantacinquina d’anni, ma per imparare e crescere (intellettualmente e soprattutto umanamente) c’è sempre tempo. Umanamente e intellettualmente, dicevo.

La vita di Ruggero al di fuori del lavoro? La sua famiglia: la moglie Maria Grazia, le tre figlie Patrizia, Anna Carla, Elisabetta; i cinque nipoti, i generi in primis. I suoi Familiari, che non me ne vorranno se in questa sede non approfondisco, per un senso di riservatezza, questo loro rapporto con il marito-papà-nonno-suocero. A stretto giro di ruota, la Musica, gli amici, la convivialità, il suo sorriso per tutti.

La Musica. Ruggero era pianista, violinista (alla tenera età di quasi 80 anni frequentava gli ultimi anni del Conservatorio musicale”!), musicologo, violino nella camerata Musicale di Arco, Presidente per quasi mezzo secolo dell’Associazione Amici della Musica in Riva del Garda,città nella quale era stato pretore e dove abitava, associazione oggi presieduta dal Prof. Franco Ballardini e nella quale mi volle come tesoriere, posizione che ancora ricopro.

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Un giorno Ruggero era a pranzo in un ristorante di Trento. Il proprietario: “Presidente, ma lo sa che quel cameriere suona il violino?”. Lui lo chiama subito al tavolo, si informa (Ruggero era anche un curiosologo: attento e curioso di tutto). Il ragazzo, uno straniero, studia al Conservatorio di Bolzano e si mantiene facendo il cameriere a Trento. Solo che gli sta scadendo il prestito di un violino ricevuto in premio pro tempore in una certa occasione e non saprà più come studiare. Ruggero lo invita a casa sua a Riva del Garda e gli presta due violini modello Guarneri. Oggi quel ragazzo è un primo violino alla Fenice di Venezia e ogni anno viene a Riva del Garda a suonare al Concerto che la sua Associazione rivana gli dedica.
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Gli amici. Ne aveva molti e per tutti aveva un dono: l’ascolto. Era attento agli Altri, gli Altri che per lui si scrivevano con la “A” maiuscola. Molti gli amici, ma poi vi era una cerchia più ristretta di Amici e noi fra questi (grazie ancora anche di questo, Ruggero!), con i quali si era instaurato un rapporto di vera fratellanza, anzi, con i quali lui aveva fatto sì che si instaurasse questo rapporto. Fra i nostri comuni Amici più intimi: Gianfranco e Rosetta Peterlini, Pietro e Maria Cristina Chiaro.

La convivialità. La sua era una convivialità musicale. La cerchia degli Amici, le frequenti riunioni a casa sua, la Musica che facevamo tutti insieme, strumenti (lui al pianoforte o al violino), noi le voci. Ma anche fuori casa.

Una volta s’era in gita in Toscana con il gruppo Accademia delle Muse di Trento, un circolo culturale privato del quale è Presidente Cristina Endrizzi, in gita nella Toscana “minore” cioè fuori dai circuiti più noti ma per questo ancora più bella. Capitammo (a bella posta) nel paesino del mio babbo, S. Angelo in Colle, frazione di Montalcino, la sera della festa del paese. Sulla piazza, una pianola. Ruggero la guarda, le gira intorno … vede che nessuno si avanza per suonarla, si informa, si siede e inizia a regalarci la sua Musica, con un sorriso che ricorda quello di un bambino che abbia ricevuto un nuovo, bellissimo giocattolo. Ruggero, la gioia di vivere insieme agli altri.

Il sorriso. Il suo viso era radioso, un sorriso illuminante, occhi vivaci, attenti, aperti all’ascolto. Un sorriso che non era venuto meno neanche quando aveva subito ben due incidenti che gli avevano leso una gamba: un investimento frontale da parte di un automobilista “distratto” e uno da parte di un ciclista. Una determinazione a guarire, o quanto meno a superare quel tanto di inevitabile invalidità residua.

Il secondo incidente: ne avemmo notizia una sera ad un concerto ad Arco, quando, dopo avere notato la sua assenza, fu il Direttore dell’Orchestra, il suo carissimo amico Maestro Giorgio Ulivieri ad informare noi del pubblico circa l’incidente subito da Ruggero. Andai trovarlo all’ospedale di Arco dove era ricoverato. La sua porta chiusa, bussai: mi accolse un “Avanti!” forte, baritonale, deciso, come se fosse al suo posto di lavoro alla presidenza del Tribunale. Entrai: due telefoni, il computer sulle ginocchia, il comodino pieno di carte, un sorriso: era al lavoro!

Pochissimi amici, mia moglie Maria Teresa ed io lo potemmo assistere fino all’ultimo, al fianco dei familiari: da ciò si comprende quanto sia stataa e sia grave anche per noi la sua mancanza.

A ragione, o forse più probabilmente a torto, io credo che esistano nella vita persone insostituibili, persone rispetto alle quali vien da chiedersi: “E ora, come faremo senza?” Mi era capitato quando mancarono i miei genitori; quando mancò quel mio capo Ruggero Cengo Romano che ho citato sopra: “E ora, come farà la Stet e come faremo tutti noi senza il dottor Cengo?” Mi è successo la seconda volta con Ruggero Polito. Credo che mi succederà ancora quando dovesse mancare una persona mia amica, Francesca, 86enne, totalmente dedita ad aiutare gli Altri. Ma evidentemente io ho torto: infatti queste Persone per nostra fortuna sono sostituibili da Altre come loro. Persone diverse, ambiti diversi, ma che, tutte, alimentano la nostra umanità anche quando ci hanno lasciato.
Grazie anche di questo, Ruggero!
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LIBRINCONTRI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2020 @ 7:35 amDetto altrimenti: gruppo di lettura di Mirna Moretti (post 3802)
Nella giornata dl 159° anno dell’Unità d’Italia, un libro ci racconta com’era una parte del Paese prima d’allora

3800: un post “numero tondo” per Mirna Moretti. Mirna, già co-prof con mia moglie Maria Teresa, nel senso: due colleghe diventate amiche “gemelle” da quante affinità sono legate. Mirna, GL-Grande Lettrice, alimentava un suo spazio letterario: “Un libro al giorno” (scusate se è poco!) poi diventato “Librincontri” in Trentoblog (cfr. ivi): il post sul GDL-Gruppo di Lettura da lei costituito che si riunisce grosso modo ogni quindici giorni, nel quale ognuno di noi parla delle proprie letture. Iscrizione per passa parola. Da qualche anno la nostra “sede” è un’accogliente e funzionale saletta del Bar Città in Piazza Italia a Trento. Anni fa l’editore del blog, l’ormai caro amico ing. Andrea Bianchi, chiede a Mirna di segnalargli chi potesse alimentare una sezione despecializzata del blog. Mirna pensò a me e il 6 dicembre 2011, tremilasettecentonovantanove post fa, Mirna diventò la mia madrina blogger ed io pubblicai il mio primo post. Come “battezzarlo”? Mio figlio Edoardo, GC-Gran Comunicatore in una grande società interregionale di servizi, mi propose: “Babbo, chiamalo “Detto altrimenti”… cioè, non sarai tu ad avere un soprannome, bensì è ciò che racconterai che sarà esposto in maniera diversa dal solito, in modo non conforme rispetto alle solite regole”. Detto fatto, detto altrimenti. Da allora ne sono passati post sotto i ponti! Di questo passo a fine 2020 avrò compiuto nove anni di bloggering e grosso modo avrò pubblicato oltre 4000 post alla media di circa 1,2 post al giorno. Ora possiamo cominciare.
Si avvisano i Signori lettori che a causa del coronavirus le riunioni di Librincontri si terranno via internet o “uozap”. Descrivano i Signori lettori come si sarebbero svolte le riunioni ove non ci fosse stato questo impedimento. Gli incontri al Bar Città di Piazza Italia riprenderanno non appena possibile.

Mirna:“E tu, Riccardo, cosa hai letto?”

Riccardo: “Amici, vi sorprenderò: un romanzo! Già, dopo la coinvolgente serie gialla del commissario Wallander di Henning Mankell, da tempo mi sono dedicato alla saggistica. Tuttavia, grazie ad un regalo di mia figlia Valentina, mi sto concedendo un periodo di riposo con un romanzo: “I leoni di Sicilia- La saga dei Florio” di Stefania Auci, EditriceNord. Una storia della nascita di un mito meridionale, lla famiglia Florio. La bellezza del romanzo è arricchita da quattro aspetti, trattati e svolti in parallelo. Il primo consiste nell’ambientazione storica della vicenda, in una Sicilia napoleonica, post napoleonica e garibaldina. Il secondo aspetto, nella descrizione dello svilupparsi di un sistema economico tendente al moderno in una Sicilia ancora molto gattopardesca ( i capitoli del romanzo sono intitolati ognuno con il sempre nuovo ed ulteriore settore di attività della famiglia Florio: spezie, seta, pizzo, zolfo, vino, tonno, sabbia, etc.). In evidenza la spoliazione prima borbonica e poi piemontese; le ingerenze commerciali francesi e inglesi.
Il terzo aspetto: la tristissima e ingiusta condizione della donna nell’ ‘800.
Il quarto aspetto, la tavolozza degli inserti dialettali: una miniera di pennellate di colore locale che affascina chi di quell’isola subisce un certo fascino per quanto di bello (e di meno bello, purtroppo) sa esprimere anche oggi, di un’isola erede della cultura greca e in ispecie della filosofia greca che – chi scrive – continua a coltivare in un altro gruppo di lettura, quello dei Classici, tenuto dalla prof senza puntino (con il puntino sarebbe prof.) Maria Lia Guardini nella sala Multilingue a piano terra della Biblioteca Comunale di Trento, il martedì mattina ad ore 10, con cadenza quindicinale. Iscrizione per passa parola. Entrata ed uscita libera. Ma veniamo al dialetto siculo. Molti i proverbi citati. Ve ne trascrivo alcuni.

Cu nesci, arrinesci. Chi esce, riesce ovvero chi si dà da fare, ha successo.
Cu manìa un pinìa. Chi si dà da fare non patisce.
‘U putiàru soccu ave abbània. Il negoziante decanta ciò che ha.
U pisu di l’anni è lu pisu cchiù granni. Il peso degli anni è il più gravoso.
Unn’è u’ pisu và a balanza. Dove c’è il peso, va la bilancia.
Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri. Desiderare e non avere è una pena mortale.
Calati junco ca passa la china. Abbassati giungo, tieni un profilo basso che poi la piena passerà.
Nuddu si lassa e nuddu si pigghia si ‘un s’assumigghia. Non ci si lascia e non ci si sceglie se non ci si assomiglia.
Nuddu miscatu ( o ammiscatu) cun nenti. Nessuno mescolato con niente (dicesi di una persona di nessun valore o per niente considerata)
Cent’anni d’amuri, un minutu di sdignu. Cent’anni d’amore, un minuto di collera (augurio siciliano).
Di ccà c’è ‘a morti, di ddà c’è a sorti. Da una parte c’è la morte, dall’altra il destino”.
I dialetti, vere opere d’arte, vere meraviglie! Io, purtroppo, di madre agrigentina; babbo montalcinese; nato, cresciuto, studiato e sposato a Genova; vissuto e/o lavorato a Genova, Torino, Reggio Emilia, Pisa, Carrara, Monza, Roma, Milano, Trento; io, dicevo, ne parlo male molti e bene nessuno! Evvabbè …

Arriva la cameriera del bar: “Allora se ho ben capito: un caffè in tazza grande; un caffè normale; un decaffeinato in tazza grande/piccola; un macchiato caldo; un macchiato freddo; un caffè in vetro; un caffè lungo; un caffè corto; etc. …” No, raga, scialla, calma: questo mio è solo un gioco, solo per invitare chi ne sa di calcolo matematico fattoriale a calcolare quanti siano i tipi di caffè possibili, ovvero quante sono le combinazioni senza ripetizione di n variabili su k, tipo “Cercasi barista laureato in matematica”!
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LA TERZA GUERRA MONDIALE – 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Marzo, 2020 @ 2:27 pmDetto altrimenti: cercherò di essere sempre più chiaro e specifico (post 3801)
Coronavirus: una guerra che fa migliaia di morti e danneggia fortemente l’economia mondiale. In Italia stiamo ottenendo dall’UE l’autorizzazione allo sforamento del rapporto Deficit-Pil prefissato, il che ci consente di emettere ulteriori titoli di debito pubblico per 20-30 mildi per finanziare gli INTERVENTI DEL MOMENTO (fase tattica).
- Primo problema: ciò sta già facendo salire il livello del tasso di interesse che dovremo pagare ai sottoscrittori di questi titoli.
- Secondo problema: fino a quando troveremo questi finanziamenti e a quale costo?
- Terzo problema: quando sarà finito lo stato di emergenza, come faremo a ripianare il maggior debito e a finanziare gli INTERVENTI DI PERIODO (fase strategica) necessari per la gestione del processo della necessaria riconversione nostra e del sistema UE e la sua messa a regime?
Io non ho certo né le conoscenze necessarie né una bacchetta magica. Tuttavia provo a ragionare nella speranza di fornire comunque un contributo al pensiero altrui. Io direi che:
- in parallelo, occorre anche – da subito – RISCRIVERE L’ORDINE DELLE PRIORITA’ di spesa e di investimento a livello UE, Stati, Regioni, Provincie, Comuni. E ciò al fine di poter dare la precedenza alle nuove priorità rispetto alle vecchie ormai non più prioritarie e tuttavia ancora assistite da finanziamenti pluriennali assicurati loro per legge;
- RISCRIVERE L’UE, nel senso di far capire alla popolazione di ogni Stato che l’UE siamo noi, ciascuno di noi, e che se aumentiamo la sua politica “di centro” rispetto a qualsiasi estremismo e se aumentiamo la sua sovranità, è il nostro stesso equilibrio e la nostra stessa sovranità di Cittadini dell’UE che aumentano. Di cittadini di una UE che dovrà avere un sistema sanitario ed una politica sanitaria europea; un esercito europeo; una giustizia europea; un diritto del lavoro europeo; un sistema bancario-finanziario-fiscale europeo, etc. etc.


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E questo processo può essere innescato da uno qualsiasi della scaletta dei soggetti istituzionali sopra elencati, anche da un Comune, i cui cittadini sono “finalmente” (per dirla con il Manzoni) i destinatari “finali” degli effetti di tutte le politiche ad ogni livello.
E se mi sbaglio, mi corigerete!
Firmato: Riccardo Lucatti, Presidente Associazione Restart Trentino
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LA TERZA GUERRA MONDIALE – 2
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Marzo, 2020 @ 9:36 amDetto altrimenti: il coronavirus e l’UE (post 3800)
Terza guerra mondiale? “Ma dai, non esagerare!” mi dice taluno. E invece io insisto. Il coronavirus non sta uccisdendo solo persone. Ha demolito tutto: l’economia globalizzata; la nostra presunzione di invincibilità; la nostra fede in una crescita continua; il sistema delle disuguaglianze. E invece un piccolo virus molto democratico ha distrutto tutti questi nostri falsi miti.
Scendendo ai piani inferiori dell’edificio “Ragionamento”, prendiamo un argomento a caso: la mancanza di democrazia e di fondi nella ricerca e nella carriera universitaria ha determinato la fuga dei nostri migliori cervelli “medici”. Oggi siamo costretti ad abilitare alla professione anche i medici non ancora abilitati e richiamiamo in servizio i pensionati. I fondi per l’università sono insufficienti? E’ bastato stabilire il numero chiuso per la facoltà di medicina e i conti (oggi non) sono tornati, rectius il danno è fatto!
La sospensione del turismo, delle industrie, dell’artigianato e di tutte le altre attività produttive e dei servizi sta generando un danno enorme. Rimediamo con aiuti di Stato: molto corretto ma però. Ma però noi sovvenzioniamo il tutto solo con aumento del nostro indebitamento pubblico e quindi spostiamo in avanti il problema. Propongo: non sarebbe il caso di RIVEDERE L’ORDINE DELLE PRIORITA’ DI SPESA E DI INVESTIENTO ed intervenire anche con/sui fondi già stanziati a favore di programmi oggi non più prioritari?

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L’UE si sta muovendo … a scatti: In Francia si va a votare per le “comunali”, qualcun’altro è rimasto fermo (GB, ma che c’importa? Tanto non fa più parte dell’UE)! E invece l’UE avrebbe dovuto muoversi come un sol uomo, anzi, come un solo stato. Dice … insisto: ma la GB? Rispondo: dov’è il problema? Il virus sarà ben informato che non fa più parte dell’UE!
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Dice … dovremo ricostruire i nostri sistemi economici. Io preferisco dire: no, dobbiamo riconvertirli. Approfittiamo di questa tempesta che ha sconquassato le giunture della carena della Nave Europa: portiamola in cantiere per una revisione completa che organizzi non la sua riparazione ma la sua riconversione: se prima era un veliero dal ponte e dal bordo basso, il dritto di prua e poppa verticale, la carena larga e planante, l’albero altissimo e sottile, molto veloce quindi su acque non molto agitate, oggi dobbiamo dotarlo di una profonda chiglia zavorrata, trasformare la sua carena da planante in dislocante, rialzare e rinforzare le murate, ridurre la superficie velica: avremo un veliero più lento ma molto più sicuro, più adatto a navigare nelle tempeste oceaniche. Un veliero nel quale ogni membro dell’equipaggio indistintamente dovrà fare il suo dovere, rispettare tutte le regole imposte dalla tecnica e dal CINPE- Codice Internazionale della Navigazione Politica Europea.

Ma in pratica, cosa mi auguro? Che alla fine di questa guerra ci si dia una mossa per organizzare una Sanità Europea (brevettiamola e vendiamo il brevetto a Trump!) e quindi a ruota un Esercito Europeo, un sistema bancario, finanziario e fiscale europeo, un diritto del lavoro europeo etc. In altre parole. Si arrivi alla creazione di un Sistema Europeo in tutto, salvo poi accorgersi che mancherebbe solo di aggiungere le strisce alla nostra bandiera: avremo infatti dato vita – finalmente – agli Stati Uniti d’Europa, salvo poi litigare se chiamarli all’italiana SUE o alla spagnola/francese EUE. A chiamarla USE- United States of Europe manco a parlarne, perlamoddidddio!
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WEBCAM A 360° ANDALO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Marzo, 2020 @ 8:15 amDetto altrimenti: e il Monte Bondone: due paradisi perduti, almeno per quest’inverno (post 3799)

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Andate la mattina bonora in internet “Webcam 360° Andalo” e la cinepresa a 360° collocata in vetta alla Cima Paganella (m 2125) vi mostra in tempo reale, verso levante, i colori dell’alba e dell’aurora; verso sud il Bondone e il Lago di Garda; verso ponente le piste da sci, le valli, i boschi e le Dolomiti del Brenta … tutto imbiancato di neve! Se almeno non avesse nevicato, ora! Sto leggendo un libro, “I leoni di Sicilia – La sagra dei Florio” di Stefania Auci, Ed. Nord 2019: ogni tanto vi si trova un proverbio siciliano e quello che si addice a queste nevicate è “Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri” …
Questa mattina presto, 16 marzo, guardo le “mie” piste e scorgo sulla neve le ampie curve tracciate durante la discesa da due sciatori: scialpinisti saliti con le pelli di foca (che poi ormai sono sintetiche), oppure da addetti alla chiusura del rifugio La Roda, saliti questi ultimi con le motoslitte o con il gatto delle nevi. Doppia invidia! Oggi 16 marzo pomeriggio, le tracce sono quelle di cinque sciatori: invidia quintupla!

Memory. Mi vengono in mente le mie discese in sci fuori pista, quando abitavo e lavoravo a Torino. Salito con gli impianti da Cesana Torinese (1354 m) al Monginevro (1860 m) e da qui al Colletto Verde (2600 m), scendevo sciando fuori pista sul versante opposto per circa 8 km, su una neve primaverile ricoperta da un palmo di neve farinosa e arrivavo a Cervieres (1620 m), un paesino lungo la salita che da Briancon (1326 m) porta al Col de l’Izoard (2361), quella stessa salita che in estate scalavo con la mia bicicletta da corsa, partendo da Cesana Torinese (1354 m) compreso lo scollinamento a/r del Colle del Monginevro (1860 m). In sci, in inverno: 1020 metri di dislivello in discesa. In bici, in estate: 60 km per un totale dislivello in salita di 2.075 m su 30 km con pendenza media del 7%. Memory, vi dicevo.

Lo so, le cose serie sono ben altre: le vittime del virus e le loro famiglie, l’enorme sacrificio del personale medico, l’isolamento delle persone anziane, il distacco dei nonni dai nipotini, l’economia in ginocchio … ci mancherebbe! Ma che volete, se ad uno sciatore blogger gli togliete lo sci, gli restano i suoi post (e i suoi libri). Ed allora ogni tanto vado a dare un’occhiata in internet alla “mia” montagna, La Paganella. Lo so, lo so che per molti la montagna di Trento è il Bondone (m 2180), ma che volete … sciisticamente parlando la Paganella è superiore. E poi da quando è stata fatta la galleria che taglia fuori Mezzolombardo, andare a prendere gli impianti di risalita per la Paganella (a Fai/Andalo, m 1000) è un attimo: si impiega lo stesso tempo che serve per salire agli impianti del in Bondone anche se i km sono un po’ di più.
Che poi le montagne di Trento sono ben quattro (Bondone, Paganella, Calisio, Vigolana) come ben ci ricordano alcuni versi di una famosa commedia (La Fraglina Commedia, di Riccardante Lucattieri: scannerizzata, chi la vuole me la chieda: la riceverà “a gratis!”)

Venne sera e la luna col suo opale
chiaror d’argento sostituiva il sole
che lento iva all’ingiù per le sue scale
del Bondone a dormir dietro al mole.
Eppoi ch’alcun momenti ebbimo conti
la luce disparì come far suole.
La notte quinci scese giù da’ monti
con quattro cime che le fean corona
sovra Tridento assieme a li suoi ponti
addormentati al par della padrona.
Ma veniamo ai giorni nostri. Alle piste della Paganella manca solo una pista azzurra di rientro per i principianti portati dai maestri a sciare sulla pista azzurra S. Antonio, principianti che poi alla fine delle lezioni oggi possono rientrare a valle solo per una pista rossa (“Paganella 2” o “Lupetto”). Inoltre, il ripristino della seggiovia da Zambana Vecchia a Fai.

Al Bondone manca – soprattutto per l’estate – la funivia Trento Bondone. Servirebbe per portare la montagna in città e non viceversa! Una funivia che arricchirebbe l’offerta turistica cittadina; che darebbe l’avvio alla creazione ed alla vendita di un nuovo prodotto turistico: il Dislivello (anche in estate), ponendo la prima pietra per la realizzazione di un sistema unico integrato provinciale e regionale di viabilità ciclabile in discesa, collegata con il sistema delle nostre meravigliose piste ciclabili di fondo valle (Valle dei Laghi; Valle dell’Adige; Val di Non; Valsugana, per non citare quelle altrettanto belle del Sud Tirolo): una rete formidabile che già oggi attrae molto cicloturismo sempre più “elettrico” (con e-bike). In Austria ciò è già stato realizzato con il Tirol Mountainbike Safari (v. in internet) che ha messo in rete 14 funivie per ben 700 km di discese. E non si dica che le bici in montagna mai! Perché vi invito a leggere i Quaderni di ciclo escursionismo editi dal CAI Centrale reperibili in internet: infatti la materia non va né liberalizzata nè vietata bensì regolamentata.

L’aspetto economico del cicloturismo e del ciclo escursionismo. La Provincia Autonoma di Trento ha tenuto una serie di convegni sulla materia, dai quali risulta il notevole volume di affari già sviluppato e ulteriormente “sviluppando” da queste due forme di turismo ormai ben più che “emergenti” bensì già abbondantemente “emerse”! L’età media della popolazione è in aumento e con essa il forte incremento delle vendite delle e-bike.
Lo strumento per la realizzazione della funivia potrebbe essere una SpA mista in project financing e/o una public company, cioè dei cittadini (+ eventuali fondi UE, se inserito in un progetto interregionale transfrontaliero, tramite la Provincia di Bolzano: abbiamo verificato quest’ultimo aspetto?)

E allora, cosa aspettiamo? Del resto, occorre attrezzarci sin d’ora alle possibili crisi da mancanza di neve! E le nostre piste ciclabili, tirate a specchio come il pavimento dei nostri salotti! Per noi sono un costo e attraggono decine di migliaia di passaggi cicloturistici. Ecco, di “passaggi”: ma quanti si trasformano in “soste” per visitare città e luoghi? Vi sono organizzazioni da fuori provincia che organizzano (a pagamento) questi passaggi e noi … noi stiamo a guardare! E invece dobbiamo catturare questi ciclisti oggi soprattutto “passanti”, e catturarli (da subito!) con una migliore segnaletica, con raccordi più completi che li conducano nei luoghi da visitare e dove sostare, con l’offerta di un sistema di piste che trasformi faccia di Trento il capoluogo di una Bikeland nel quale – ad esempio – sostare per una settimana e dal quale partire per pedalate “a stella” .

Un paio di esempi di cavalcate in bicicletta. Premetto che ometto di elencare le bellezze dei luoghi che si attraversano, tipo il Lago di Toblino e quello di Cavedine; così come ometto di elencare i tratti di pista già esistenti; i brevi tratti di collegamento da realizzare; le molte varianti e alternative di percorso. 1) Si sale in funivia sul Bondone. Si scende su una ciclabile nella Valle dei Laghi fino a Riva del Garda. Qui, in attesa che sia realizzata la ciclabile lungo lago, i nostri Comuni avranno provveduto – con un invstimento irrisorio – ad illuminare le gallerie che si percorrono per raggiungere la pista ciclabile che porta a Malcesine (oppure si va a Malcesine col traghetto). A Malcesine si sale con la funivia al Monte Baldo e si scende verso sud fino a ricollegarsi con la pista ciclabile Verona -Trento. Si risale fino a Trento. In totale due o tre giorni in sella.

2) Dal Bondone si scende fino a Cadine, indi verso nord nella valle dell’Adige a Zambana Vecchia. Si sale con la seggiovia a Fai, si scende verso nord verso le piste ciclabili della Val di Non. In bici o con il trenino si sale fino a Mostizzolo, si percorre la Val di Sole: i più allenati possono salire a Pejo o al Passo del Tonale.

Insomma, occorre un colpo di reni … anzi, uno scatto di “intelligenza turistico-economica”: occorre considerare le nostre potenzialità da un nuovo punto di vista. E allora e saliamo in piedi anche noi come gli studenti dell’Attimo fuggente … no, non sui banchi di scuola ma sulle nostre montagne, anzi, sui nostri Dislivelli, che sono una ricchezza. Ecchediamine, cosa aspettiamo? Giù dalle brande! Sveglia!
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AIUTO CUOCO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2020 @ 1:46 pmDetto altrimenti: anzi … per adesso solo garzone di cugina! (post 3798)
Tutti a casa. Sto registrando un aumento di miei lettori. Fra nove mesi probabilmente registreremo un aumento delle nascite. Nel frattempo nascono, almeno per me, nuove prospettive di lavoro: per cominciare, quella di “garzone di cucina” con possibilità di carriera verso la posizione di “aiuto cuoco”. Staremo a vedere (i lati positivi del coronavirus!).

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Oggi la schef (mia moglie Maria Teresa) si è cimentata con una novità per il nostro “ristorante” familiare: pasta al formo con radicchio rosso e formaggio Casolet della Val di Sole. Ed io ho iniziato a vedere come di fa e porgere le “cose”.
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Dosi per 4 persone (noi ci mangeremo due volte). Tempo di preparazione, 60 minuti + 20 di cottura.

- Preparare una besciamella (farina 50 gr.; un pizzico di sale; ½ l. di latte; burro 5o gr.)
- Radicchio rosso: prepararlo a listarelle sottili, farlo rosolare in padella con fette di cipolla.
- Sminuzzare (non troppo fino) 200 gr. di Casolet.
- Fare bollire in acqua, olio e sale 5 lasagne sottili della misura un poco inferiore a 18 x 8 (eventualmente poi rifilarle e con i ritagli rattoppare la superficie).
- Ungere bene di burro una teglia di pirex (o d’altro materiale da forno) delle dimensioni di circa 20 x 15.
- Adagiare una lasagna, stendervi sopra la bescianella, il radicchio ed una nevicata di Casolet, e così via.
- Sull’ultima lasagna non mettere radicchio, bensì qualche scaglia di formaggio grana e due riccioli di burro.
- Scaldare il forno a 180-200°, infornare per circa 20 minuti e … buon appetito!
La chef è rimasto contento del mio lavoro molto di base, e mi ha detto che secondo lei io sono uno “che se si applica può progredire”: la prossima volta mi farà fare qualche operazione in più! Evviva!
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