ED ORA CHE OCCORRE TROVARE 30 MILARDI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Settembre, 2019 @ 7:23 am

Detto altrimenti: … e restituire 49 milioni … io non gioco più!       (post 3652)

Ricordate, da bambini … quando le regole del gioco non gli andavano bene, c’era sempre quel bambino che lo abbandonava pronunciando la famosa frase “e allora io non gioco più!”

E allora io … lasciatemi tornare alle mie origini, a quelle toscane, a quelle del mi’ babbo Montalcinese, a quelle dei “Maledetti Toscani” di Curzio Malaparte, a quelle di Cecco Angiolieri che “ di tutti disse mal fuor che di Cristo, scusandosi col dir: non lo conosco!” Insomma, la mia è una esagerazione, prendetela come uno sfogo, ma un paese che vota affascinato dallo slogan “Vaff …” o che ha nostalgia dell’uomo forte, dell’uomo della Provvidenza anzi della Madonna … insomma c’è ancora molto da lavorare, non credete? Che poi l’uomo forte prima di arrivare al redde rationem (a quei famosi 30 miliardi necessari per scongiurare l’aumento dell’IVA) ha deciso che lui non gioca più. Evvabbè …

C’è molto da lavorare sulla maturazione della popolazione, ovvero sulla scuola, sull’educazione civica e poi ovviamente su università e ricerca. Ma prima sulla scuola e sull’educazione civica. E invece pare che sia di moda il panem et circenses, ti do la paghetta e l’abbonamento a tutte le TV che trasmettano il calcio e la F1, ed il gioco è fatto. Cosa? Volete anche a quelle erotiche? Si può fare ma più riservatamente, ecchè’? Vogliamo far arrabbiare la Madonna, quella che ci ha aiutato a far approvare i decreti sicurezza? Ci mancherebbe altro!

Dice, ma tu, blogger, con chi stai? Dico: io non sono (più) iscritto a nessun partito e la mia politica la faccio (anche) qui sui miei post: è la politica della cultura (per tutti!), della democrazia (vera, quella parlamentare, non certo della cosiddetta democrazia diretta, che poi sarebbe una oligarchia: leggete i numerosi post al riguardo! Con buona pace del signor Casaleggio!), Democrazia Vera cioè Parlamentare per tutti, dicevo, nel rispetto formale e sostanziale della nostra splendida Carta Costituzionale, da parte di tutti.

Casaleggio … Casaleggìo, ma guarda amico che legg’io, cioè leggo anch’io cosa sarebbe la tua democrazia diretta: una oligarchia nelle mani di una sorta di Grande Fraatello, il gestore della piattaforma di turno. E invece no: viva la Democrazia Parlamentare!

Buona Costituzione e Buona Democrazia Parlamentare a tutte e a tutti!

P.S.: e dai, leggete i miei post! Chi ne avrà letti cinque riceverà un buono per pubblicarne uno tutto suo!

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LE GESTIONI SEPARATE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Settembre, 2019 @ 7:08 am

Detto altrimenti: … della finanza pubblica        (post 3651)

Immaginate di avere un sistema di vasche comunicanti a cascata, piene d’acqua, su livelli diversi.

  • Sul livello più elevato, una vasca molto grande, la cosiddetta n. 1, alimentata da 60.000.000 di potenziali rivoli, la maggior parte piccoli, alcuni molto grandi.
  • Da essa si diparte una serie di tubi che conducono l’acqua ad alcune vasche più piccole, le vasche nn. 2, poste ad un livello inferiore, ognuna delle quali consuma gran parte dell’acqua che via via le arriva.
  • Da ciascuna vasca di questo secondo livello si diparte una serie di tubi che conducono l’acqua ad un numero maggiore di vasche ancora più piccole, le vasche nn3,  poste ad un livello ancora più basso, ognuna delle quali consuma gran parte dell’acqua che via via le arriva.
  • E così via.

E’ chiaro che a ciascuna delle numerosissime vasche del livello più basso giungerà una quantità minima di acqua. Orbene, se si vuole alimentare le ultime vasche di una quantità maggiore di acqua, bisogna A) che aumenti l’alimentazione della vasca maggiore (lotta all’evasione fiscale); oppure B) che le vasche dei livelli superiori consumino meno acqua (rivedere al ribasso i livelli delle somme impegnate); oppure C) occorre creare una derivazione diretta di acqua dalla vasca n. 1, quella del livello più elevato, direttamente alle vasche del livello più basso.

Il gestore del sistema non riesce al eliminare l’evasione fiscale. Quindi chiede ai gestori delle vasche dei livelli superiori di consumare meno acqua e conseguentemente di avere bisogno di meno acqua per poterne cedere alle vasche inferiori una quantità maggiore, ma essi rispondono che per legge è stata loro assicurata per molti anni quella quantità d’acqua direttamente consumabile, che la loro gestione è una “gestione separata” che deve essere assicurata a prescindere dalle necessità di altre parti del sistema. Al gestore non resta che attivare la soluzione C, e poiché è obbligato a continuare a fornire la stessa quantità d’acqua alle vasche del secondo livello, quelle delle gestioni separate, è costretto ad acquistare acqua da terzi. E il debito pubblico aumenta. Ops, scusate, stavo trascurando un altro paio di soluzioni: far pagare più tasse a chi già le sta pagando e ridurre il welfare.

P.S.: “… la solidarietà abbatte le barriere dei privilegi, tende a far sì che i vasi siano comunicanti, va contro la prassi delle gestioni separate: per questo di fatto viene frenata. E’ un fatto concettuale prima che economico e sociale …”

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UNA SALITA IN BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Settembre, 2019 @ 3:19 pm

Detto altrimenti: 950 metri su 11 km       (post 3650)

Questa mattina non avevo deciso dove andare. In bicicletta, naturalmente. Esco di casa alle 08,15, mi avvio lungo la pista ciclabile Riva- Varone, scendo a destra verso Arco, ancora incerto sulla meta. Un cartello verso sinistra, una decisione improvvisa: S. Giovanni al Monte, da 100 a 1050 m di quota, 950 m di dislivello su 11 km. La bici ha girato a sinistra da sola, che ci volete fare … e dire che sono senz’acqua … tanto la ritrovo per strada pensavo alla partenza da casa (ma non su questa salita … acc… evvabbè …). Inizio a salire alle 09,00. I primi 2,5 km (dislivello 375 m) fino alla località Padaro sono “la sveglia”! Infatti si accontentano di una pendenza del 15%, a muscoli praticamente freddi. Poi “spiana”, nel senso che gli altri 8, 5 km “si accontentano” di una pendenza media del 7% con alcuni brevi tratti quasi pianeggianti il che poi la paghi: insomma, pendenza media 8,6%: non male!

Laggiù, il Lago di Cavedine

Lungo il percorso: sorpasso alcuni ciclisti non elettrici. Pedalata molto stanca già al terzo km, questi non ce la fanno, hanno sbagliato la scelta del percorso. Infatti poi, scendendo, non li avrei incontrati. Uno mi sorpassa, elettrico anche lui, ma forse ha la batteria più potente e/o le gambe più potenti. Già, perché io quest’anno, a causa di due eventi, uno negativo (spalla rotta sciando il 25 marzo) e uno positivo – nascita della terza nipotina in agosto, la piccola Matilde – sono molto indietro con l’allenamento (sono a quota 1250 km, un terzo di quanto avrei raggiunto in condizioni normali).

Laggiù, il Lago di Garda

Lungo il percorso: alcuni cartelli avvertono che siamo in “Zona orso”: non lasciate in giro cibo, non lo avvicinate, se lui è aggressivo, restate indifferenti e telefonale al … Speriamo bene, mi dico! Lungo il percorso poche le auto: alcune mi sorpassano altre mi incrociano. Solo poche rallentano nell’affiancarmi o nell’incrociarmi. Evvabbè, “quello il senso civico” uno o ce l’ha o non ce l’ha … ccheccivoletefare?

L’arrivo

Ore 10,30: arrivo alla Malga Ristorante S. Giovanni (tel. 0464 541101 – 335 6495386, no credit cards, no bancomat), un caffè e – finalmente – mezza borraccia d’acqua con i miei sali. La discesa tutta “sui freni”. A Padaro mi fermo un po’, ho le dita informicolate! In 40 minuti dai 1050 m sono ai 60 m della spiaggia di Riva del Garda: un tuffo in un lago ai 21 gradi me lo sono meritato!

La bandierina FIAB alla Malga S. Giovanni

Bici utilizzata: e-mtb, batteria da 400, consumo in salita tre tacche pari al 60% della capacità totale. Temperatura alla base-in montagna-alla base: 24 – 24 – 30 gradi. Mia età: 75 anni; mia saturazione O2: 93-95%; mio peso: 75kg. Km percorsi oltre ai 22 della salita-discesa: 18 (in totale quindi 40) dalle 08,15 alle 11.15.

Good bike & good FIAB everybody!

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UNA REGATA, UN AMICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Agosto, 2019 @ 1:56 pm

Detto altrimenti: con un amico scomparso       (post 3649)

Questo è un postaltrui, scritto da mio figlio Edoardo un anno fa

Inizia

Oggi è morto un mio compagno di regata. In realtà insieme abbiamo fatto una sola regata ma, insomma, per quella regata è stato il mio compagno. Un grande compagno. Parliamo, almeno, di 23 anni fa, ma lo ricordo benissimo. Sono salito sulla sua barca all’ultimo minuto, perché era rimasto da solo e non se la sentiva di affrontare la regata sociale, quella del Circolo, senza manco un elemento di supporto. Fu mio padre, che a bordo del suo Fun stava già impartendo ordini marziali a me e a tutti gli altri due dell’equipaggio, a dirmi che potevo andare con lui: “Noi ce la caviamo anche in tre”, sentenziò, e subito prese a delegare le mie mansioni di volantista a qualcun altro, per poi avocarsele – immagino – nel giro di due furenti minuti. Ricordo che erano circa le 12 e il vento da sud, la famosa Ora, aveva già cominciato a battere sulla sponda trentina del Garda.

Il mio FUN “Whisper” (21 piedi), in regata

Mentre camminavo veloce sul molo verso il mio nuovo compagno, controllavo di avere con me tutto il necessario: soprattutto gli occhiali e il berretto ben legati e i guantini per evitare che le scotte mi aprissero le mani come prugne sfatte. Mi presentai vagamente sull’attenti perché venivo da una scuola di vela, quella di mio padre, assolutamente militare:durante le regate, per dire, ero abituato a osservare un religioso silenzio, parlavo solo se interpellato e per lo stretto indispensabile, eseguivo al secondo gli ordini ricevuti e mi guardavo intorno in continuazione per capire se e cosa fare e chi arrivasse, soprattutto, dal lato cui era dovuto dare la precedenza. E se intorno non c’era nessuno si doveva stare zitti lo stesso, perché così sentivi il rumore delle vele e le guardavi con più attenzione e capivi se c’era un tesabase da lascare di un centimetro o la randa che lungo l’albero ti rifiutava il vento rigonfiandosi impercettibilmente dal lato sbagliato. “Se cazzeggi queste cose non le vedi”, diceva mio padre.

Dehler 28 (28 piedi) in regata

Fu con grande sorpresa, quindi, che mi resi conto dell’atteggiamento diametralmente opposto del mio nuovo capitano. Mentre tutti si affrettavano a passare in rassegna le vele e ad uscire dal porto per essere subito sul campo di regata, lui se ne stava seduto nel pozzetto, vicino al timone, con la barca ancora saldamente ormeggiata, a trastullarsi con alcune piccole cime. “Queste le mettiamo via, che fanno casino” mi disse salutandomi, e poi aggiunse: “Mettiti comodo, dai”. Mettiti comodo, capite? Mi disse così, mettiti comodo. Il vento raggiungeva i 20 nodi e il lago cominciava a imbiancarsi e a diventare cattivo, ma lui mi diceva di mettermi comodo! E io che a mala pena conoscevo il significato di quelle parole … “Tranquillo il papà oggi?” Mi chiese sorridendo mentre uscivamo dal porto con il vento in prua e la barca, ancora a motore, che sbatteva sull’acqua come lo schiaffo di Dio ai popoli peccatori. “E’ tranquillo papà oggi?” Mi chiede. “Insomma è’ bravo eh il papà. Più bravo di me. Ma insomma dai… – Cosa? – Niente, oggi lo battiamo, tranquillo”.

Dehler 28

Lo disse così, con la voce che si riserva alle battute di contorno, senza grande enfasi. Io ero un po’ stranito e allora mi misi a fare ordine tra le scotte e le drizze, che alcune si accavallavano un po’ troppo; liberai un paio di carrelli di scorrimento che sarebbero tornati utili in virata e mi rimisi a sedere. Lui annuì sorridendomi, più per farmi contento che altro. Probabilmente avrebbe tenuto tutto incasinato e vaffanculo. Ma quello che proprio non capivo era come mai, a pochi minuti dal via, si tenesse così lontano dalla linea di partenza. Tutte le altre barche, come sempre, si affollavano su quel segmento immaginario, attraversandolo di qua e di là, cercando un posto al sole, sgomitando come pazzi. Forse della vela si ha una visione un po’ edulcorata ma vi assicuro che sulla linea di partenza di una regata si sentono cose, da una barca all’altra, al cui confronto campi di calcio e curve degli stadi sono collegi di educande: scafi che superano la tonnellata si sfiorano, si toccano, a volte si rompono, si passano – in ogni caso – a pochi millimetri, mentre il vento aumenta e il casino prodotto da vele, alberi e voci ti scartavetra il cervello, elettrificando l’aria e tutti i tuoi gesti. Anzi, tutti i loro gesti. Perché noi ce ne stavamo a un centinaio di metri di distanza, impegnati in un giro più largo e solitario. “Tanto ho preso il tempo – diceva il mio capitano – quando arriviamo lì suonano la partenza e siamo giusti, inutile andarci ora per infilarci nel casino”. Io tacevo, perché l’equipaggio – se non è interpellato – tace – o no? – “Bravo, adesso fai una cosa” Cosa? “Vai di sotto e prendi qualcosa da mangiare, che ho fame. Vedi un po’ cosa c’è”. Io andai, signori. Andai, scelsi con calma le cibarie e tornai di sopra, porgendogli qualcosa (del formaggio, non ricordo). Solo a quel punto mi resi conto che mancava veramente poco, alcune decine di secondi. Là davanti infuriava il finimondo, la gente si gridava cose orribili e le barche sembravano squali pronti a divorarsi a vicenda. La nostra no, sembrava una foca. Ma si avvicinava, a suo modo, alla linea di partenza. Ebbene, io non so – veramente – come sia possibile, ma sta di fatto che siamo partiti fra i primi quattro, perfetti come da manuale. Sopravento, mure a dritta, attaccati alla barca giuria e perfino Dio, su quel primo bordo di bolina, avrebbe dovuto darci la precedenza. “Cazzo siamo primi!” Urlai infoiatissimo mentre già guardavo il fiocco per capire come coccolarlo e farlo rendere di più. “Forse terzi o quarti” Corresse lui mentre un’onda picchiò contro lo scafo e mi lavò la faccia. “Buono ‘sto formaggio vero? Prendine ancora va’”. E insomma io andavo su e giù dalla cambusa, prendevo da bere e da mangiare, facevo anche le cose della regata, intendiamoci, ma nei ritagli, ecco. E a quella prima boa ci arrivammo come gli dei, davanti a noi – al massimo – cinque imbarcazioni, tutte molto più veloci e doverosamente in vantaggio. A quel punto cominciammo a parlare di tutto, di calcio, della scuola, della vela, sì anche della vela però prendila tranquillamente mi raccomando, non come il papà, e nel dirlo indicava dietro, visto che il papà – assieme al grosso delle altre barche bestemmianti – era rimasto laggiù, nel gruppo, una sorta di macchia rombante di vele che ci inseguiva sputando bile dappertutto. Alla fine ci sorpassarono in molti, diciamolo francamente. Non mio padre, però.

Il Fun alla virata alla boa di bolina: “Lasca la randa, issa lo spinnaker!”

E insomma facemmo la nostra porca figura e qualcuno, all’arrivo, ci fece addirittura i complimenti per la partenza e per quella prima gloriosissima boa di bolina, passata da gran signori a poche lunghezze da quelli che facevano sul serio. “Ma mangiavate, cazzo, su quella bolina”? Mi avrebbe chiesto più tardi uno della giuria £ …sembrava che stavate lì a mangiare e bere”. Prima di sbarcare ci salutammo e lo ringraziai davvero, come fino a quel momento – in vita mia – avevo ringraziato poche, pochissime persone. Grazie. “Di cosa? Grazie a te” mi rispose. E poi sorrise. Sorrise contento, come se avessimo vinto davvero. Perché un po’ era così. Ciao Guido, tante prime boe.

Finisce

Grazie, Edoardo, per avere ricordato in questo modo il nostro comune amico Guido Parente.

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TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Agosto, 2019 @ 7:39 am

Detto altrimenti: ogni proposta può contenere una fregatura   (post 3648)

Piensa mal y acertaras!

Ero a capo della Finanza Italia della maggiore finanziaria italiana, la STET. Società Finanziaria telefonica per Azioni. Un importante finanziere milanese, direi il più grande (great) in assoluto, Giancarlo Gloder, mi disse: “Vede, per operare nel nostro settore occorre innanzi tutto avere una grande credibilità, occorre ispirare e meritarsi dagli interlocutori la massima fiducia. Lei ha tutto ciò”. Lo ringraziai e feci tesoro delle sue parole.

Fermatevi, non lo fate!

Timeo Danaos … temo i Greci anche quando mi fanno regali, così Laocoonte ai suoi concittadini Troiani per cercare di convincerli a non accettare il cavallo di legno donato loro dai Greci. Bene ha fatto quindi quel tale a non accettare la proposta del premierato, avanzatagli da chi ha dimostrato di non meritarsi la fiducia altrui. Sia ben chiaro: io non aderisco a nessuno dei due gruppi in questione, ma “a me mi” piace ragionare, o almeno, tentare di ragionare.

Politica poltronesofà? No, grazie!

Maccome? Tu che accusi chi praticherebbe la politica Poltronesofà pensi di costruire un’alleanza offrendo poltrone? Eppoi (eppoi) ove io accettassi, “chimmidice” che tu, un attimo dopo, non mi denunceresti come cacciatore di poltrone? Anzi, sai che faccio? Dico a tutti della tua offerta e che l’ho rifiutata. Mo’ so’ cavoli tuoi …

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L’ACQUA: BENE COMUNE O BENE PUBBLICO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Agosto, 2019 @ 7:18 am

Detto altrimenti: le parole sono pietre, usiamole con precisione    (post 3647)

Le parole sono pietre, scriveva Don Milani alla professoressa. Bene collettivo o pubblico: una piazza, una scuola: Bene Comune, quel bene costruito sin dall’inizio con l’apporto di tutti. E l’acqua, cos’è? Oggi è un bene collettivo, nel senso che tutti ne godono, o almeno di cui tutti dovrebbero godere. A mio avviso deve diventare un Bene Comune, cioè un Bene realizzato e messo a disposizione di tutti con il contributo iniziale e continuativo di tutti. A tale riguardo una forza politica afferma che l’acqua deve essere pubblica, intendendo che le aziende che gestiscono il ciclo dell’acqua devono essere de-privatizzate, cioè che tutto deve essere messo in mano al pubblico e che l’acqua deve essere gratuita.

Ma affinchè abbiamo l’acqua a portata di rubinetto, occorre trovarla, captarla, depurarla, potabilizzarla, distribuirla, depurarla e “fognarla”. Tutto ciò richiede programmazione, progettazione, finanziamenti, investimenti, gestione. Tutto ciò richiede capacità e coperura dei costi. Chi ha questa capacità manageriale? Chi sostiene questi costi? I “pubblicisti” affermano: lo Stato. Io mi permetto invece di affermare che per l’acqua occorre andare verso il going public nel senso anglosassone: infatti to go public in inglese significa andare verso la popolazione. Occorre cioè “privatizzare”, ovvero gestire attraverso SpA, affidarne la gestione a chi ne ha le capacità ed aprirne il capitale all’azionariato diffuso, al pubblico, a tutto il pubblico.

Dice … ma se una Spa non è pubblica al 100%, cioè se non è “in house” l’Ente pubblico non può affidarle direttamente la gestione. Evvabbè, dico io, allora vuol dire che la SpA sarà posseduta da molti comuni appartenenti ad uno stesso bacino funzionale. Oppure si fa una Spa pubblica al 100%, le si affida la funzione e poi si fa una gara per trovare soci privati i quali come prestazione accessoria forniscano progettazione, gestione, costruzione etc.. Insomma, purchè sia una Spa gestita come una Spa. L’Ente pubblico azionista di maggioranza può sempre riservarsio delle golden shares (le cosiddette azioni d’oro, privilegiate) che incorporino diritti particolari in merito a investimenti, dividendi, etc.).

In Italia oggi, l’acqua è a due velocità: nel nord e nel centro grandi imprese privatizzate gestiscono con successo. Nel meridione invece agiscono migliaia di piccole gestioni comunali, molte delle quali “fanno acqua” da tutte le parti: dobbiamo adeguare il sud al nord e non viceversa. La gestione dell’acqua è una scienza che non può prescindere da ricerca, investimenti, capacità specifiche che non si trovano all’interno di uffici pubblici.

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FRECCIA D’ARGENTO … DA LUCIDARE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Agosto, 2019 @ 6:11 am

Detto altrimenti: con uno speciale Argentil FFSS, quello per le ferrovie!     (post 3646)

Bologna Stazione Centrale, ore 18,03 Freccia d’Argento Pescara-Bolzano, tabellone elettronico all’ingresso, “Binario 1”. Vado al binario, controllo sui tabelloni cartacei sotto vetro: “Binario 4”. Ufficio Informazioni, mi avvicino al bancone e prima che io apra bocca vengo apostrofato malamente “Io non l’ho chiamata, attenda il suo turno”. Replico che voglio solo un’informazione. A malavoglia mi dice che “prevale” il messaggio dei tabelloni elettronici, “che lo sanno tutti”. Ah, vabbè, a saverle le robe … Torno al binario 1. Due minuti prima dell’arrivo del treno gli altoparlanti avvertono che detto treno sarebbe arrivato al binario 1 anzichè al 4: era ora!

Il treno arriva. Il mio biglietto è per un posto nella carrozza 3. Scorro: 1, 2 … una carrozza senza numero e porte … 4 etc. E la 3? Un ferroviere, chiedo che fine ha fatto la 3. Mi dice se sono sicuro che questo sia il mio treno perchè “non può essere che manchi la 3”. Ecco, penso, mi hanno preso per un deficiente per la seconda volta in pochi minuti. Il ferroviere è incerto … vede una collega, chiede a lei: “Sì, la 3 è questa, vagone ristorante ma ci sono anche posti a sedere numerati”. Finalmente, viva le donne penso fra me e me. Salgo e finalmente mi siedo.

Ecco, Freccia d’Argento … solo che una lucidatina con l’Argentil FFSS non ci starebbe male!

PS.: è stato un po’ come quando stavo compilando on line una domanda di contributo ad un ente pubblico per una associazione musicale: seguo le istruzioni ma non riesco ad andare avanti. Mi reco di persona presso quegli uffici e mi spiegano: “Si, c’è scritto di cliccare qui ma invece occorre cliccare lì non qui “Sa … la procedura va capita, interpretata …”. Ah … ho capito … a saverle le robe …

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TEDESCHI IN VACANZA IN ITALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2019 @ 1:40 pm

Detto altrimenti: per fortuna non sono tutti così …   (post 3645)

Tempo fa ero a Monaco di Baviera. La sera, a passeggio in centro, sbadatamente metto un piede dentro una pista ciclabile: sono stato immediatamente redarguito da un ciclista che serio serio stava per chiamare la polizia. Mi sono ritratto, scusandomi.

Poche ore fa, ero fermo con la bici a lato della pista ciclabile lungolago di Riva del Garda, la quale corre quasi parallela alla pista pedonale. Un gruppo di pedoni passeggia mollemente ingombrando tutta la pista ciclabile. Arriva alle loro spalle un ciclista che rallenta, suona e li invita con un gesto a spostarsi. Una del gruppo sorride di scherno scimmiottando il gesto del ciclista. Io intervengo aggiungendo un mio gesto al suo, nel senso “spostatevi”. Altri ammiccamenti di scherno, questa volta al mio indirizzo. Capisco che sono tedeschi ed allora dico loro a gran voce: “In Deutschland Sie machen nicht so, Ich bin sicher! In Germania non vi comportate così, ne sono certo “ Sorpresi dal mio richiamo, imbarazzati se ne vanno a passeggiare sulla pista pedonale.

Che bella cosa conoscere le lingue!

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GOVERNO, GOVERNO! AL VOTO, AL VOTO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Agosto, 2019 @ 7:27 am

Detto altrimenti: I DIALOGHI DI … PLUTONE    (post 3644)

(Il lungolago di Riva del Garda. Tizio e Caio sono in vacanza, seduti al tavolino di un bar sorseggiano una birra media)

Tizio: Vedrai che lo fanno questo governo …

Caio: Ma dai, che sarebbe un governo delle poltrone, un inciucio, un ribaltone vecchia maniera!

Tizio: Ma perché, non era un inciucio anche quello della Lega e dei 5 Stelle? Il primo partito con il terzo; uno di destra ed uno di sinistra; uno nordista ed uno sudista? Perché usare due metri e due misure?

Caio: Ma allora, se le cose stanno così, ha ragione Salvini ad invocare il voto: andiamo al voto!

Tizio: già, Salvini grida “Al voto, al voto!” A lui conviene di certo e sai perché?

Caio: Certo, perchè la maggioranza voterebbe per lui ma … guarda Caio, quello che sta passando non è forse quel Sempronio che abbiamo incontrato spesso a Trento, in Piazza Duomo? Sì, è lui … ehi, quel signore!

(Il diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio, si volta verso i due e si avvicina al tavolino sorridendo)

Sempronio: Buongiorno signori, anche voi qui in vacanza? Grazie di avermi riconosciuto e chiamato: posso sedermi qui con voi?

Tizio: Certo, con piacere, si accomodi.

Caio: prende una birra media anche lei? E’ nostro ospite, manco a dirlo e poi, per noi sarebbe solo la seconda e la saggezza insegna che birra è cultura e non bisogna fermarsi alla “terza media”!

Sempronio: Ah ah! Questa è bella, me la segno! Sì grazie accetto. Di cosa stavate discutendo, se non sono indiscreto?

Tizio: che vuole, del tormentone dell’estate, se deve nascere un governo o se si deve andare al voto. Io sono per il governo e Caio per il voto. Lei che ne pensa?

Sempronio: che per tutti i governi è ormai un gioco di poltrone, da quando le ideologie sono morte le idee sono senza fissa dimora e bisogna cercarle ora qua ora là … le persone poi … si tratta di tre variabili che devono coincidere: l’idea giusta in capo alla persona giusta collocata nel posto giusto, una sorta di gioco alla slot machine a tre variabili: per vincere occorre che le tre figure siano allineate.

Caio: ma allora ha ragione Salvini di volere il voto.

Sempronio: già, è furbo lui … furbo perché sa che a votare va circa il 50% degli elettori e ancora meno se si vota in estate ed allora lui con i suoi manipoli molto determinati ha buon gioco a raggiungere la maggioranza dei votanti, non certo quella degli aventi diritto al voto e così “multa paucis” raggiunge molti poteri con pochi voti rispetto ai 60 milioni di Italiani di cui si dichiara paladino …

Tizio: ma lei caro Sempronio ne pensa una più del diavolo, ma … guardate … cosa sta succedendo? Quel battello di linea che stava attraccando ha un problema … guardate quanto fumo esce dal tubo di scarico … e come è nero … sta inquinando tutta a banchina e anche qui … i bar del lungolago … non si vede più nulla … si fa fatica a respirare … andiamo via … ma … dov’è finito Sempronio? E’ sparito in quella nuvola di fumo! E’ proprio un diavolo d’uomo quel tale, sparisce sempre sul più bello dei nostri discorsi. Non è certo educato nei nostri confronti, sai che ti dico Caio? Che per me può andare all’inferno, mi ha stufato questo suo comportamento.

(Il fumo svanisce, l’aria è di nuovo limpida. I due amici ordinano la terza birra media)

Ecco, il battello non inquina più: hanno riparato il guasto

Caio: hai ragione, Tizio. Ma pensiamo alla nostra birra … come ti dicevo dianzi, la birra è cultura e noi non abbiamo ancora finito la “terza media”! Diamoci da fare!

Tizio: sì, ma prima ti voglio dire cosa ne pensa il nostro blogger. Sai, gli ho telefonato … e mi ha detto he lui la pensa come Cacciari e cioè che i sovranismi e le destre si vincono parlando con la gente, spiegando, facendo cultura: ad esempio spiegando cos’è la cosiddetta democrazia diretta; quali sarebbero i danni di un’uscita dall’UE e/o dall’euro; quali i danni dell’abolizione dell’obbligatoiruietà dell’azione penale e quali dall’introduzione del vincolo di mandato. Ed ora cerchiamo di finire la “terza media!”.

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L’ERASMUS DELLA BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Agosto, 2019 @ 8:27 am

Detto altrimenti: quando Fiab incontra Fiab   (post 3643)

FIAB- Federazione Italiana Amici della Bicicletta, ogni città ha la sua Fiab e quando un gruppo va a pedalare in “città altrui”, chiede e riceve dalla consorella le “guide indiane locali”, reciprocamente. Così è stato anche per Fiab Monfalcone nella tre giorni sul Lago di Garda e dintorni. A dire il vero il gruppo non era molto numeroso, ma … come si dice: pochi e buoni! Buoni … ottimi, direi, i Magnifici Quattro: la presidente Helga, Flaviano, Vivi e Dolly. E noi? Noi 2 X 4, cioè due guide per loro quattro: Claudio Colbacchini ed il sottoscritto. Il nome della escursione? “5 Laghi:  Loppio, Garda, Toblino, S. Massenza, Cavedine” (che poi S. Massenza l’abbiamo saltato per via della congestione ciclistica sul sentierino che dal Ristorante Lago di Toblino portava a quella meta, evvabbè …).

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Le anse dell’Adige poco prima di Domegliara

Per mia semplicità, utilizzo il resoconto in prima persona, tratto dalla bozza redatta dagli amici Veneti per reclamizzare l’evento sulla traccia che io stesso a tal fine avevo fornito loro. Sul testo ho inserito le variazioni e gli arricchimenti intervenuti in corso d’opera.

Inizia

Galeas per montes conducendo: commemorazione

Venerdì 23 agosto. Arrivo dei Magnifici Quattro alla stazione FS di Rovereto alle ore 12.07 dove incontriamo le nostre guide Fiab Trento  Riccardo (335 5487516) e Claudio  (329 5464618). Breve pedalata su pista ciclabile di 4 km, durante la quale superiamo il ponte delle Zigherane (1) e notiamo l’imbocco della galleria Adige-Garda (2) per lo smaltimento delle piene del fiume. Raggiungiamo Mori Stazione FS.

Sosta durante la discesa verso il Garda

Per ciclabile e quindi SP poco frequentata, le salitelle per raggiungere la quota di Mori paese. Indi, traversata la SP, si costeggia per ciclabile (Bicigrill) il Lago di Loppio (biotopo) (3). Indi si scavalca (salitella) il Passo S. Giovanni e in piacevole discesa per belle strade poderali si aggira, lasciandoselo a destra, il paese di Nago. Indi visita al suo centro storico e al Castel Penede (4) con splendida vista lago.

Si scavalca un ripido strappo (150 m al 10-16%) e si plana per 2,5 km sulla lungo la ripida discesona ciclabile cementata sul parco delle Busatte di Torbole e quindi per SP poco frequentata su Torbole (casa di Goethe (5) , edificio dogana austriaca (6) ), con vista splendida sul Lago e incrocio con la strada che i Veneziani – accorsi in aiuto della loro alleata Brescia assediata dai Milanesi – utilizzarono nel 1439-1441 per portare le loro galee sul lago e sconfiggere i Rivani e i loro alleati  Milanesi e Genovesi (“Galeas per montes conducendo” (7). In quel caso i Genovesi le hanno prese, ma le avevano suonate ai Veneziani anni prima all’isola di Curzola (evvabbè, un po’ per uno!).

Da Torbole, ciclabile lungolago verso Riva del Garda (8). Arrivati alla foce del Sarca si gira a destra verso nord e sempre per ciclabile si arriva ad Arco (9) e a Bolognano, Hotel il Vigneto. Totale 30 Km da Rovereto. Il tempo di percorrenza dipende molto dalle soste per fotografie!

Aperitivo con doni

Sera: prima di cena aperitivo in casa di Riccardo con consegna di un magnifico dono a Riccardo: una bottiglia magnum di ottimo vino SONTIUM, vino ottenuto da un’attenta selezione dei più vecchi vigneti di Pinot Bianco, Friulano, Malvasia e una piccola parte di Traminer Aromatico, vino che racconta la storia di un territorio attraversato dallo smerando SONTIUM, nome latino del fiume Isonzo. Ma non basta: la bottiglia è dipinta a mano (smalto su vetro) da Helga, con la dedica e la rappresentazione di una foto di Riccardo rappresentante la sua bici sul Lago di Cavedine. Indi cena sulla terrazzina a lago della Fraglia Vela Riva a Riva del Garda, con le le prelibatezze dell’ottimo Chef Riccardo Rodi.

Helga & Riccardo, con il “dipinto di…vino”!
La mia foto del Lago di Cavedine presa a modello per il dipinto

Sabato 24 agosto: colazione alle 07,30. Per SP, dall’Hotel si raggiunge facilmente la ciclabile sinistra Sarca Arco – Ceniga Ponte Romano – Dro – Centrale di Fies – 200 m al 20% – Pietramurata – Sarche (fino a Drò nessuna difficoltà. Dopo qualche salitella e il citato strappo al 20%).

Lungo il Sarca verso Dro, la squadra al completo

Da Sarche per marciapiedi e sentiero pianeggiante in 2,5 km si raggiungono i due laghi di Toblino (10) e S. Massenza (11)  (nostro capolinea). Si ritorna S.Massenza-Sarche e procedendo da nord a sud per la SP 14 pianeggiante assai poco frequentata che corre a fianco del fiume Sarca si raggiunge località Pergolese e il Lago di Cavedine  (12) (bar – ristoro). Si prosegue costeggiando la parte sud del lago e con salitella di 1,5 km al 3% si scollina in zona “Marocche” (13) (i massi erratici citati da Dante come la “ruina”). Discesina sulla sp 14 e discesone veloce su SP 84 fino a Dro-Cenica. Prima di Dro, strade poderali sulla sinistra fino ad Arco-Riva-Bolognano. Tot. Km 65.

Coniglio e vino Schiava al “Marosi” di Bolognano

Sera: cena all’agritur Marosi di Bolognano. Qui gli amici Veneti hanno scoperto ed apprezzato il vino trentino Schiava! Un successone!

In partenza da Bolognano. I segreti delle braccia alzate: diminuiscono la pancia degli uomini; innalzano il seno delle donne. A tutti: fanno sparire le “ali di pollo” sotto le braccia!!

Domenica 25 agosto: colazione ore 07,30 e partenza in bici ad ore 08,00. Carico delle bici su due auto e trasferimento alla stazione FS di Mori.

Acqua a Borghetto

Attenzione: se facciamo finire la pedalata a Borghetto, si recupera tempo e si può prevedere che la mattina, prima di andare da Riva a Torbole etc., si vada a Riva e si salga la strada del Ponale (15 bis): 3 km sterrati (6 a/r) con splendida vista sul lago.

Furto d’uva Schiava lungo la <valle dell’Adige

Da Mori ciclabile pianeggiante con un’unica salitella, sosta per un toast al Bicigrill Ruotalibera, cippo di confine Impero d’Austria-Regno d’Italia (16 ) e per un totale di  25 km fino a Borghetto all’Adige (dove purtroppo non possiamo pranzare per l’assenza per ferie del Presidente – Cuoco della Pro Loco Ademio Amadori, peccato! Sarebbe stato un vero evento: sarà per la prossima volta).  Sempre accompagnati da Riccardo e Fausto, con altri 25 km di brevi saliscendi raggiungiamo Domegliara FS per goderci la ciclabile lungo le splendide anse del fiume Adige (17).

Raggiungiamo Domegliara in anticipo sulla tabella di marcia e ci imbarchiamo sul treno del ritorno ad ore 16,00. Idem le nostre guide:, saluti da un marciapiede all’altro! Riccardo e Claudio prendono un treno che non ferma a Mori ma li porta a Rovereto. Da qui in bici fino a Mori dove caricano le bici sulle due auto e vanno a ristorarsi al Ristorante Moja di Borgo Sacco di Rovereto. Per finire, note e poesie sul Lago di Garda (18)

NOTE

Domegliara: saluti dal binario 3 al binario 1
  • 1 – Ponte delle zigherane (sigaraie) – La Manifattura Tabacchi Rovereto iniziò la sua attività attorno alla metà del 1854. Verso la fine del ‘900 arrivò ad occupare oltre mille operai, per lo più donne (chiamate zigherane), le quali cominciarono, pochi anni dopo l’apertura della fabbrica, ad autotassarsi per costruire un ponte sul torrente Leno al fine di ridurre sensibilmente il percorso che dovevano affrontare giornalmente per raggiungere la fabbrica. In seguito iniziarono a battersi per ottenere il primo asilo nido aziendale del Trentino che venne inaugurato nel 1924.
… e dal binario 1 al binario 3!
  • 2 – Galleria Adige-Garda – La galleria Adige-Garda è un canale scolmatore artificiale che scorre interamente in una galleria lunga circa 10 km, il cui scavo iniziò nel 1939 e fu terminato nel 1959. Consente a parte delle acque del fiume Adige di defluire nel lago di Garda e viene utilizzato solo in caso di pericolo di inondazioni nel Basso Trentino e Alto Veronese.
  • 3 – Lago di LoppioÄppl-See, Löppel-See o Loppl-See in tedesco,  Lac de Lopi in dialetto trentino, si trova a 224 di altitudine. La zona, lunga 1,870 kmq –  larga 0,480 km – profonda 4 m, con una superficie di 600.000 m². Ora non è più un lago, se non in occasione di anni particolarmente piovosi, ma rimane un’importante zona umida (biotopo). Nel 1439 il lago di Loppio fu teatro di una delle più grandi imprese di ingegneria militare quando la Repubblica di Venezia vi fece transitare un gran numero di navi, in quella che è passata alla storia come Galeas per montes conducendo. Dopo il disastro ambientale di 50 anni fa (fu prosciugato nel 1956 e mai più riempito in seguito allo sprofondamento delle falde freatiche durante i lavori per la costruzione della galleria Adige-Garda)  l’ambiente si è consolidato divenendo palude ed è frequentemente invaso da abbondanti quantità di acqua. Il biotopo  è  conosciuto anche come importante sito archeologico: infatti fin dal 1900 sono state segnalate testimonianze che documentano la presenza di antichi abitanti sull’isola di S. Andrea, situata nel sito di ricerca: frammenti di vasellame di età romana e resti di una sepoltura con corredo funebre. L’isola è stata denominata anche Isola Clotilde dai soldati italiani della prima guerra mondiale, i quali la fortificarono.
  • 4 – Castel Penede – Il castello sorge su uno sperone roccioso che domina la parte settentrionale del lago di Garda. Le prime notizie del castello medievale risalgono al 1210 quando fu assegnato alla famiglia dei Conti d’Arco che ne mantennero il possesso anche sotto il dominio degli Scaligeri e dei Visconti. Nel 1438 fu conquistato dalle truppe del capitano di ventura Gattamelata, e entrò quindi a far parte dei domini di  Venezia. Conquista importantissima perché pochi mesi dopo, all’inizio del 1439, fu trasportata sotto le sue mura nella valle di Santa Lucia la flotta veneziana. Tale impresa fu nota con il nome Galeas per montes conducendo. Nel 1509 gli Asburgo lo riconquistarono e lo riconsegnarono ai Conti d’Arco. Nel 1703, come molti altri castelli della zona, fu distrutto dalle truppe del generale francese Vendome (che distrusse anche il bastione veneziano  sopra il Porto Catena di Riva del Garda). Durante la prima guerra mondiale nel castello furono costruite trincee austriache e vi venne installata una postazione d’artiglieria.
  • 5 – Casa di Goethe – Goethe, nel suo Viaggio in Italia, soggiornò a Torbole. Nella sua poesia Mignon scrive: “

Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?
Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro,
Una brezza lieve dal cielo azzurro spira,
Il mirto è immobile, alto è l’alloro!
Lo conosci tu?
Laggiù! Laggiù!
O amato mio, con te vorrei andare!

Conosci tu la casa? Sulle colonne il tetto posa,
La grande sala splende, scintillano le stanze,
Alte mi guardano le marmoree effigi:
Che ti hanno fatto, o mia povera bambina?
La conosci tu?
Laggiù! Laggiù!
O mio protettore, con te vorrei andare.

Conosci tu il monte e l’impervio sentiero?
Il mulo nella nebbia cerca la sua strada,
Nelle grotte s’annida l’antica stirpe dei draghi,
La roccia precipita e sopra lei l’ondata:
Lo conosci?
Laggiù! Laggiù,
Porta la nostra strada, andiamo o padre mio!

  • 6 – Dogana austriaca – Edificata ai primi del ‘700, è uno degli scorci più caratteristici del lago.
  • 7 – Galeas per montes conducendo Ne abbiamo già parlato. La prima volta i Veneziani persero la battaglia navale perché non conoscevano il regime di venti (“Vento”, il famoso Balinot/Sarca/Peler – da nord la mattina e “Ora” da sud da mezzogiorno in poi; il fortissimo Vento Ponale; il Foen; la Vineza). La seconda volta – ammaestratisi – sconfissero la flotta rivana-milanese-genovese e si impadronirono della città, costruendo sopra il porto il famoso bastione. Tutte le dominazioni di Riva del Garda, che iniziarono con i Ligures, sono riportare su una lapide presso l’entrata della casa comunale.
  • 8 – Riva del Garda – Inizialmente raggiunta da nord, altrimenti l’avrebbero chiamata Riva del Trentino! Senza tracciarne la storia, solo due parole: la città romana si trova a nord delle mura romane, in un’area più arretrata rispetto all’attuale riva del lago, che era paludosa. Le successive inondazioni colmarono quell’area e la città medievale – attuale centro storico – si sviluppò a sud di quelle stesse mura. Subito a nord delle mura, durante la realizzazione di un parcheggio interrato, vennero alla luce le Terme Romane.
  • 9 – Arco – “Capitale” rivierasca dell’Impero Austroungarico. Una mia poesia:

Arco

L’impero / ha teso il suo arco / a scagliare / saette di pietra / nei fianchi bagnati / del Sarca. / Ghibellina / la rocca / troneggia la storia. / Strapiombi di forze / graffiano il cielo / che vedi / dal lago lontano / e sposano / in duomo di pietra / le palme africane danzanti.

Das Reich / hat seinen Bogen gespannt / um Blitze aus Stein / zu schleudern / in die nassen Flanken / der Sarca. / Ghibellinisch / die Burg / beherrscht de Geschichte. / Felsueberhaengende Kraefte / zeichen den Himmel / den di siehst / von fernen See / und vermaehlen sich / in der Kathedrale  aus Stein / mit den tanzenden afrikanischen Palmen.

  • 10 – Lago di Toblino, Castel Toblino. Il lago, una delle perle del Trentino. Il Castello, raro esempio di castello lacustre. Fin dal 1100 il castello fu proprietà di vassalli del Principe Vescovo di Trento., fra i quali i principi vescovi Clesio e Madruzzo. Nel XVI secolo divenne sede periferica della corte trentina. Qui si incontrarono i legati pontifici giunti a Trento per il Concilio di Trento. Nell’aprile de 1848 fu assediato dai Corpo Volontari Lombardi nel tentativo di marciare sulla città di Trento. Il castello deve la sua fama anche alle numerose leggende che ha suscitato. Secondo una di queste, di origine letteraria e non nata dalla fantasia popolare, Toblino sarebbe stato nel XVII secolo  luogo di delizie per la bella Claudia con Carlo Emanuele Madruzzoprincipe vescovo di Trento e ultimo dei Madruzzo. Risultate vane le suppliche al Papa onde ottenere lo scioglimento dei voti sacerdotali, il prelato si sarebbe abbandonato ad una peccaminosa relazione con Claudia. La suddetta relazione fu scelta da Benito Mussolini come soggetto del suo romanzo storico “L’amante del Cardinale. Claudia Particella“, scritto nel 1910.
  • 11 – Lago di S. Massenza – Bello anche se non quanto Toblino. Sulla sponda settentrionale del lago sorge la centrale idroelettrica di Santa Massenza che sfrutta le acque del Lago di Molveno del Lago Ponte Pià.  Fu costruita nel 1951 ed è la più potente del Trentino con una potenza di 350 MW e una produzione annua di 760 GWh.
  • 12 – Lago di Cavedine – Bello, ottimo punto di ristoro gestito dall’amico architetto Andrea Danielli.
  • 13 – All’interno delle marocche ci sono impronte fossili di dinosauri, ma non possiamo andare a vederle, sono fuori portata di mano. Ruina dantesca causata da “sostegno manco”, cioè dal ritirarsi dei ghiacciai.
  •  14 – Il ponte romano sul Sarca in realtà è sul percorso romano, ma è stato costruito nel 1700 and still going strong. Dal ponte si tuffano nel Sarca giovani audaci. Da qui si diparte verso nord una impegnativa pista per mtb fino a Pietramurata, e verso sud la semiciclabile che percorreremo fino ad Arco (sponda destra del fiume – La ciclabile corre lungo la sponda sinistra).
  • 15 – La salita sulla cosiddetta “Vecchia Nago”, solo auto autorizzate, pendenza10% -15 …%,  si spinge! Panorama splendido. Si arriva a Nago dove inizia una salita pedalabile fino a scavalcare, per poderali e ciclabili, il Passo S. Giovanni. Indi discesa e pianura fino a Mori.

(15 bis) Strada del Ponale – Sterrato in salita (attenzione ai bikers in discesa) con vista a strapiombo sul lago: una delle perle rivane. Per agevolare i pedalatori e farli salire leggeri, uno di noi può restare a livello lago e custodire i bagagli. Da non perdere! Non è ripidissima, ma chi non se la sente può farne un pezzo a piedi.

  • \16 – Cippo di confine. Un pezzo di storia. Borghetto all’Adige è l’ultimo avamposto trentino prima di entrare in .. Italia! Una volta Borghetto era un piccolo porto con tanto di ormeggi e traghetto. Oggi è un paese amico, grazie al sodalizio con la locale Pro Loco. Stazione FS, spesso con macchietta biglietti rotta.
  • 17 – Anse dell’Adige. Da Borghetto 20 km di ciclabile con alcuni saliscendi per godere di anse fa-vo-lo-se. L’ingresso in Domegliara è normale, su ciclabile “pedemontana”. A Domegliara biglietto FS alla macchinetta automatica (obbligatorio).
  • Poesie. Virgilio, Georgiche II vv. 149-150: “Cosa dovrei dire dei laghi così belli? Di te Lario, ma soprattutto di te, Benaco che quando entri in tempesta hai onde e fremiti tipici del mare?” Anne lacus tantos, te Lario, maxime teque, fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino? E Catullo, di Sirmione, perla delle isole e delle penisole: pene insularum insularumque ocelleDante: 1) Suso in Italia bella giace un laco / a piè de l’alpe che serra Lamagna /  sovra Tiralli ch’a nome Benaco – 2) Luogo è nel mezzo là ove il trentino / pastore (vescovo, n.d.r.) e quel di Brescia / e ‘l veronese segnar poria /  se fesse quel cammino. – 3)  Siede Peschiera bello e forte arnese / a fronteggiar Bresciani e Bergamaschi / ove la ripa in fondo più discese. / Ivi convien che tutto quanto caschi / ciò che in grembo a Benaco star non può / e fassi fiume giù pe verdi paschi. / E come l’acqua a corre mette co’ / non più Benaco ma Mencio si chiama / sino a Governol dove cade in Po. Esiste una mia (di Riccardo) “Fraglina Commedia” di 1500 versi endecasillabi: Inferno sul Garda; Purgatorio in Val di Non; Paradiso nel Paradiso Autonomo di Trento. Ma questa è un’altra storia.

PROGETTI PER IL FUTURO

  1. Ritorno dei Veneti in Trentino per
  2. Salita da Riva del Garda al Passo del Ballino e giro del Maso Limarò (e-bike o buon allenamento!);
  3. salita ciclabile Riva del Garda-Lago di Ledro e giro del lago (e-bike o ottimo allenamento!);
  4. salita Bosco caproni, Braia, Drena, Valle dei Laghi, Cavedine, Lago di Cavedine (e-bike o ottimo allenamento!);
  5. pista lungo Lago di Garda da Capo Tempesta a Ceniga (a/r 90 km); non adatta a gruppi numerosi, nè in piena estate);
  6. da Capo Tempesta a Peschiera – Sirmione km 70 e ritorno a casa in treno (non adatta a gruppi numerosi nè in piena estate);
  7. etc., etc., etc..
  8. Viaggio dei Trentini nelle terre dell’Isonzo.

VIVA LA BICI, VIVA LA FIAB!

THE END (per ora!)

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