MAS 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Dicembre, 2019 @ 1:03 pm

Detto altrimenti: Ricorda di Andare Sempre … a sciare!    (post 3714)

Domenica, non vado, c’è troppa gente … e poi il posteggio … anzi vado ma molto presto.

06,30 sveglia.
07,00 parto in auto da Trento.

Ore 08,00: prima risalita

07,40 arrivo al parcheggio coperto della cabinovia di Andalo – Trovo un parcheggio contro il muro di fondo.  Resta spazio per altre due auto.
07,45 arriva un’auto che parcheggia nei due posti rimasti. La cazzìo. Riparcheggia correttamente.
07.50 arriva l’ultima auto che può parcheggiare (ditemi grazie!).
08,00 salgo sulla cabinovia (orario anticipato di mezz’ora per via che ci sono gli allenamenti delle squadre per i campionati europei femminili). Scatto la foto qui sopra, non questa qui sotto.

Ombre lunghe a Cima Paganella.Laggiù, “sopra” la mia testa, il Grostè di madonna di Campiglio

08,15 sono in cima alla Paganella. Scatto la foto qui sopra. Scio verso FAI fino a Meriz su neve appena battuta, vergine. Da urlo!
08,25 arrivo a Meriz. Stanno “caricando i seggiolini sul cavo. Attendo fino alle 08,30.

Verso valle

08,30 salgo in seggiovia, rifaccio la stessa pista, risalgo, vado a prender un caffè da Mirco alla Malga Zambana etc. etc. etc..
09,30 mi saluta un altro VIP-P (Vecchietto in Pensione in Paganella). Fem quatro ciacere tan che salim en segiovia …
10,30 arrivo alla partenza della cabinovia di Andalo, coda immane. Prendo l’auto e vado a casa.

Prime discese verso Fai

Ecco raga vedete: in una grande città, per fare una pedalata o un’ora di tennis devi impegnare tutta la mattina. Anch’io impegno tutta una mattinata, ma per farmi due ore e mezza di sci. E chi la cambia più, Trento!?

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MAS 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2019 @ 3:40 pm

Detto altrimenti: Memento Andare Sempre …        (post 3713)

… a sciare in Paganella! (Ovvero: dicembre, andiamo, è tempo di sciare …)

Gli ingredienti: un abbonamento stagionale, un amico gassato come me: in due superiamo i 150 anni. Ah … dimenticavo: anche un paio di scarponi, di sci, di guanti, etc.. (a testa!). Ma questi sono dettagli. Ed ecco la sostanza. Ieri mattina: “Domani è brutto, non andiamo”. Ieri pomeriggio e sera: “Si è schiarito, andiamo”. Questa mattina presto: uno “Nevica, non andiamo”. L’altro: “Andiamo lo stesso”.

Salendo in funivia …

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E siamo andati e … audentes Fortuna iuvat, nel senso che nelle piste medio basse, fra i 1000 e i 1700 metri di quota non c’era nebbia; la nevicata non disturbava più di tanto; temperatura perfetta, pochi gradi sotto zero; gente pochissima; neve fa-vo-lo-sa, ovvero un palmo di farina fresca su una pista battuta! Stiamo morbidi, senza spigolare: gli sci frusciano sulla neve, lasciamo che la accarezzino. Curve dolci, ma si riesce anche a fare lo scodinzolo, molto meglio fino a quando si calca neve immacolata, senza tracce precedenti.

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Foto Ric …ordo

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Quindi, giù dalle brande! Alzarsi presto ed essere i primi ai tornelli della funivia! Arrivo alle 08,10. L’impianto apre alle 08,30. Una signora è già lì e mi apostrofa: “Lei si chiama Riccardo?” Si, rispondo stupito, ma come ha fatto a indovinare? Mi spiega che una sua amica (che poi è risultata essere la nostra comune amica Rina P.) gli ha detto che un suo amico di nome Riccardo si presenta ai tornelli molto prima dell’apertura degli impianti. E lei: “L’ho trovata al primo colpo!”

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Far from the madding crowd

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Piste deserte (ecchè, ce le siamo comperate noi?). E questo qui di fianco è l’altro, Claudio, quello che insieme superiamo i 150! Cosa? Dite … kg? Si … vabbè … anche quelli … però … come gli anni, solo di poco!).

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Una mia poesiola: Neve

latte del cielo / a monti assetati – veloci e silenti gli sci – tu dolce / nascondi le rughe / sul viso del mondo

Ed un’altra di tale Gabriele D’Annunzio (quasi!): Sciatori

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Dicembre, andiamo. È tempo di sciare
Ora in terra Trentina gli sciatori
lascian lor case e vanno a sciare:
salgono l’Alpe ripida e selvaggia
ch’è bianca per la neve sopra i monti.

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Alpensinfonie

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Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno gli sci ed il pastrano.

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E vanno pel trattur ripido al piano,
quasi per un neval fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce ‘l scivolar giù per la china!

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Laggiù il Garda!

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Ora lungh’essa erta via cammina
lo sciator. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbianca sì l’azzurro vivo
che quasi dalla neve non divaria.
Iscivolio, bianco fruscio, dolci romori.

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Gotterdaemmerung!



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Ah perché non son io cò miei sciatori?


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This is Paganella too! La Paganella è anche tutto questo: ti fa questi bei regali proprio quando meno te l’aspetti.

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EURIPIDE, BACCANTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Dicembre, 2019 @ 2:15 pm

Detto altrimenti: Euripide, chi era costui?         (post 3712)

Evvabbè … dai che lo sapete chi era, eppoi in internet c’è tutto. Tuttavia quel “tutto” non vi dirà mai le cose che noi apprendiamo dalla nostra prof senza puntino Mara Lia Guardini nelle riunioni del nostro gruppo di lettura dei classici che si tengono alternis quindicinis (a due settimane alterne). Prossima riunione: Biblioteca di Trento, sala multilingue piano terra, ore 10,00 di martedì 14 gennaio 2020: prepararsi sul Miles Gloriosus di Plauto.
Ingresso libero.

Siamo nell’antica Grecia. Eschilo precede Euripide e vive e scrive nel (precedente) momento di gloria della polis e della sua “democrazia”. Eschilo è quello del “Dio ha sempre ragione, venite che vi dico come fare, vi dico io qual è la verità”. Capirete bene l’importanza dell’insegnamento (e del condizionamento) attraverso il teatro, unica forma di comunicazione di massa dell’epoca (Platone diceva: “I bambini a scuola; gli adulti al teatro.”).

Ho virgolettato “democrazia”  perché su quella ateniese  c’è molto da discutere, tuttavia … ma questa è un’altra storia, che pure trovate trattata in molti miei post.

Passa qualche anno, la guerra (del Peloponneso) va malissimo, Atene sta per essere sconfitta definitivamente. Euripide scrive nel 406 la sua ultima tragedia:  Baccanti, che verrà rappresentata postuma, nel 405  a. C.. A leggerla così, nella sua traduzione italiana, si perde molto, ma non solo per via della traduzione (per ottima che sia!). Si perde molto perché un conto è assistere alla rappresentazione teatrale potendo cogliere le sfumature ironiche e sarcastiche, altra cosa è cercare di indovinarle fra le righe di una traduzione.

Baccanti, una poesia calligrafica, ricca di belle immagini, raffinata. Rispetto a tutta la sua produzione, Euripide segue il suo “filo rosso”: una riflessione sulla ragione dell’uomo, alla quale si dovrebbe collegare l’ars politica. Forte è il contrasto in Baccanti fra la vita secondo natura (che non è detto che sia sempre un cosa buona, anzi!) e la polis, la vita “politica”, regolata dalle leggi dell’uomo.

ll filosofo austriaco del diritto Hans Kelsen bene ha rappresentato questo contrasto nella contrapposizione del diritto naturale al diritto positivo, ma anche questa è un’altra storia.

Quale scelta operare, come vivere? Euripide non ce lo dice e questa è la maggiore differenza rispetto ad Eschilo. Euripide ci presenta un re che vive secondo la nomos della polis e un dio, Dioniso, che vive secondo la fusis, natura, salvo poi dare la colpa a Zeus dei malanni generati (“Dio lo vuole”, “Got mit uns”). Subito sotto il problema del tipo di vita, c’è il problema della conoscenza: quella di Dioniso, portatore di una sapienza emotiva, diversa, che si manifesta nell’estasi (“l’essere fuori di se’ “) che presuppone l’uscita di scena dell’uomo vecchio; che distrugge il passato per costruire un futuro; e quella di Apollo, dio della sapienza piena, lontana, che per essere conosciuta da parte dei mortali deve essere interpretata.

Baccanti è l’unica tragedia che ha per protagonista un dio.

Epoca storica, fine della grande guerra (del Peloponneso), Euripide mostra orrore per la guerra (che finirà nel 404), un grande desiderio di pace; tende a sentire l’esperienza artistica come soddisfazione di un bisogno di evasione e di fruizione personale, assolutamente agli antipodi del poeta “vate” Eschilo. Euripide invita al “carpe diem” e lo fa dire al coro con molto sarcasmo, tono che non si può cogliere attraverso la semplice lettura che quindi nei passaggi relativi pare esprima ambiguità.

Il “carpe diem” latino tuttavia non significava “godiamo ogni giorno”, quello che “del doman non v’è certezza”, bensì “diamo ad ogni giorno un significato, non sprechiamo nemmeno un giorno, approfittiamo utilmente del tempo che abbiamo”.

Insomma, se dopo avere letto questo post andrete a leggere la tragedia Baccanti, avrete fatto la cosa giusta.

E dopo la riunione, ecco i nostri “baccanali”: un buon caffè al sole della Piazza del Duomo, a Trento!

Evviva i classici e grazie a chi ce li fa rinascere!

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CRISI O RIPRESA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2019 @ 12:48 pm

Detto altrimenti: due facce della stessa condizione umana   (post 3711)

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Da dove cominciare? Provo dall’esaurimento delle risorse, dal crollo della crescita, dal picco dei rifiuti. Sto leggendo un librone, “Congo” di David Van Reybrouck (giornalista belga di lingua fiamminga), un prezioso saggio storico sulla conquista, sfruttamento e distruzione delle risorse umane e materiali di quel paese. Con le risorse umane, si distruggeva un mondo, “il mondo” delle relazioni umane. Con quelle naturali, “la terra”. Solo che la terra potrà continuare ad esistere anche se noi avremo distrutto tutto il “mondo”, cioè tutti i soggetti umani e animali e le loro relazioni.

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Troppo stretti in cinque …

Dice … sono i danni provocati dalla industrializzazione, ed allora: deindustrializziamo! Al che mi viene in mente quando negli anni ’60, s’andava in auto con la famiglia d’origine: cinque persone di sana e robusta costituzione stipate in una Fiat 1200 (1221 cc, e come ci tenevamo a quei 21 cc in più!), velocità massima 147 kmh, berlina GL, che sarà pur stata Gran Luce, ma in tre sui sedili posteriori non era il massimo e di aria condizionata manco a parlarne. In estate si partiva da Genova verso il Trentino. Autostrada solo la Genova-Pavia. Poi strade statali per Lodi, Crema, Brescia e su per le valli fino al Trentino. Estate, caldo: aprite i finestrini! Tutti aperti, aria. Dopo poco: troppa aria, chiudete! Tutti chiusi, caldo. Oggi posso tradurre quella situazione in dialetto trentino: o mica o massa, o niente o troppo.

… tanto che dopo un po’ la sostituismo con questa 1500

E così invece non dovrebbe avvenire con una deindustrializzazione sfrenata, perché sarebbe pezo ‘l tacon del bus (e ci risiamo con il dialetto!) cioè, sarebbe peggio la toppa del buco che si vuole rammendare. Un esempio. Dice: decarbonizziamo! E tutti a pensare alle centrali che producono energia, senza considerare che quelle centrali sono responsabili solo del 45% dell’inquinamento: il resto è dovuto all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. E allora non dobbiamo aprire bocca e dare fiato, ma affidarci a studi completi e professionali. Dice … ci salverà l’innovazione, l’automazione. Ok, purchè aiuti l’uomo e non lo sostituisca; purchè si gestiscano con gradualità i processi di riconversione; purchè la scuola non dia solo capacità ma anche conoscenza.

Per una di queste stradicciole …

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Leggo un brano dei Promessi Sposi: se lo so riassumere, ho capacità. Se ne so trarre considerazioni e raffronti, ho conoscenza. La capacità ci mette in grado di affrontare i lavori di oggi e solo quelli; la conoscenza ci metterà in grado di affrontare ed imparare i nuovi lavori del domani. Ed ecco che anche l’università dovrà cambiare: non più materie scientifiche dure e pure da un lato e umanistiche dall’altro. In azienda occorre anche filosofia e sociologia, per gestire l’evoluzione della mente umana e delle relazioni umane, cioè per gestire “il mondo”.

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Pista da sci sul tetto dell’inceneritore di Amsterdan, in pieno centro città

Ed ecco che dalla crisi può e deve nascere una ripresa, anche di coscienza, che ci faccia comprendere che i sudari non hanno tasche; che se continuiamo a produrre impoverendo la maggior parte degli abitanti del pianeta, se non altro non avremo chi potrà acquistare i nostri prodotti; che le risorse non sono infinite; che i rifiuti non possono e non devono essere infiniti; che l’eccessiva industrializzazione sfrenata e ottusa, può e deve essere combattuta e sconfitta da una nuova industrializzazione, questa volta intelligente, basata su azioni e processi capaci di “fare mondo” cioè di garantire coesistenza, senza che si ponga l’alternativa natura-industria, bensì coniugando la loro relazione, la loro coesistenza.

Si tratta di un passaggio culturale non da poco, diffcile lo so, ma almeno proviamoci: è nel nostro interesse!

P.S.: Ad una banca che distribuisce alti dividendi mentre si appresta a imponenti licenziamenti, mi permetto di suggerire di governare diversamente il proprio processo di riconversione, accompagnandolo con programmazione e progressività in modo da mitigarne i costi sociali.

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UNICREDIT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2019 @ 10:10 am

Detto altrimenti: Credito Italiano, mi ricordo …      (post 3710)

(Scrivo questo post a vantaggio di chi si trovasse in situazioni simili)

Gruppo IRI

Una volta si chiamava così, Credito Italiano, e aveva sede a Genova. Poi la sede fu spostata a Bologna. Era una delle tre BIN-Banche di Interesse Nazionale. Le altre due erano la Banca Commerciale Italiana (Comit, Milano) e il Banco di Roma, Roma. Oggi di chiama Unicredit. Anni ’70: io ero a capo della Finanza Operativa Italia della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino, la maggiore finanziaria del paese (la Fiat mandava il suo direttore finanziario presso di noi per “vedere come agivamo”). All’epoca non c’erano i telefonini, l’home banking, le e-mail. Il massimo che avevamo era il fax e i corrieri che di persona giornalmente portavano via FFSS la posta interna fra le due sedi di Torino e Roma.  I computer stavano arrivando: ricordo, i nostri primi erano Siemens, armadioni metallici collocati in una grande stanza refrigerata. Di personal computer neanche a parlarne. Eppure si lavorava e bene. Il nostro interlocutore in quella banca era Lucio Rondelli, l’Amministratore Delegato.

Lucio Rondelli

AUna volta, in un convegno, Rondelli disse “Le banche intermediano troppo”. Io non capii: maccome? Se tutte insistevano per avere più lavoro, per prestarci più denari? Oggi capisco. Rondelli si riferiva alla scarsa capitalizzazione delle società industriali. Avrebbe ragione anche oggi.

2019. Unicredit. Ne sono diventato cliente dopo che si è incorporato la Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. La prima mossa fu quella di cancellare il Credito Fondiario Trentino Alto Adige (Unicredit aveva già il suo Fondiario), ma così facendo si perse per strada buona parte della clientela (io ero nel CDA del Fondiario). Evvabbè. Poi fu il turno della Cassa. Evvabbè …

Unicredit oggi. Carta di Credito. Ogni suo utilizzo vi viene segnalato con un messaggio sms, per darvi la possibilità di bloccare la carta in caso di utilizzo fraudolento. Qualcuno ha violato i computer Unicredit e ha utilizzato la mia carta per €635,82. A me non è arrivata alcuna comunicazione via sms. La banca già in precedenza
mi aveva avvisato che i miei dati personali le erano stati sottratti. (loro lettera 28.10.19 pervenuta 07.11.19, da me contestata con lettera AR del 15.11.19 alla filale e alla Direzione Centrale Commerciale).

In questa occasione, la banca (e non io che non avrei potuto!) si è accorta dell’utilizzo fraudolento della carta, l’ha bloccata e mi avvisa. Vado in banca (un’ora con il Vicedirettore) e apprendo che dalla Danimarca sono stati acquistati CryptocurrencyPlatf per 4.750,00 DKK Corone Danesi per quel controvalore in Euro; due denuncie ai CC (una giornata), una visita informativa alla Polizia delle Comunicazioni (due ore); arriva la mail per fare la denuncia alla banca; faccio la denuncia in banca (un’ora). Dopo tre giorni mi arriva il rimborso salvo buon fine. Dopo altri dieci giorni mi arriva lo storno del rimborso (cioè il riaddebito della somma) in quanto: “ Id. Pratica 1491099 – Transazione eseguita con utilizzo credenziali di commercio elettronico sicuro e digitazione password”. Per informazioni telefonare al numero 045 8064611. Rispondo alla mail contestandola e preannunciando una class action. Al che:

  • la motivazione non regge. Infatti, quando Tizio paga via internet tot euro a Caio, il pagamento e tuttti i dati transitano da un sistema gestito da Sempronio, cioè dalla banca! E se è vero che i dati utilizzati sono autentici, essi possono essere stati rubati solo da un sistema a responsabilità di Sempronio, cioè della banca.
  • La banca stessa si era accorta che si trattava di un utilizzo truffaldino.
  • Per utilizzare quella carta di credito NON occorre digitare alcuna password.
  • Se fosse tutto “regolare” come afferma la banca, vorrebbe dire che io mi sono inventato tutto e sto cercando di truffarla (avvalendomi di un complice in Danimarca!).
  • Telefono al n. indicato, mi mettono in attesa dalla Romania (!? Ma Unicredit no sta licenziando personale in Italia?) per 15 minuti. Desisto. Mi reco al Centro Tutela Consumatori, Piazza Raffaello Sanzio, 3, Trento (di fronte alla Torre Verde) tel. 0461 984751 . Incontro l’incaricato. Si fa così: si scrivono due righe alla propria banca reclamando l’accredito. Dopo 30 gg – che si sia avuta risposta o meno – si va sul sito www.arbitrobancariofinanziatio.it, si scaricano e si compilano i moduli, si fa il previsto bonifico di €20,00 per spese, e si inviano (sta alla banca dimostrare la eventuale colpa grave del danneggiato, non basta che dichiari che dai suoi liles risulta che …). Entro sette mesi si ha la sentenza. Se positiva, anche il rimborso.

  • P.S.: Ad una banca che distribuisce alti dividendi mentre si appresta a imponenti licenziamenti, mi permetto di suggerire di governare diversamente il proprio processo di riconversione, accompagnandolo con programmazione e progressività in modo – quantomeno – da mitigarne i costi sociali.

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2019 @ 6:35 pm
... in Paganella!

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Amici, oggi ho un po’ tardato a pubblicare questo post-resoconto perchè sono stato trattenuto da improrogabili impegni istituzionali …

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Detto altrimenti: la nostra serata del 2 dicembre, l’ultima prima del Natale (post 3709 )

Se non ci conoscete … be’ raga, navigando fra i miei post ne trovate su di noi, eccome! Il nostro Circolo culturale privato è nato 11 anni fa e da allora … 11 anni x 8 serate l’anno x 2 eventi a serata fanno 196 eventi! Di che tipo di eventi? Musica, pittura, fotografia, viaggi, libri, poesia, Teatro, etc, etc.. Ognuno di noi “ci mette del suo”. Come di diventa “Accademici”? Semplicemente per passa-parola, purchè ci sia la diponibilità di offrire ai colleghi la propria “arte”. Ieri sera ci siamo ritrovati (anche) per gli Auguri del Natale nella nostra solita sede, la bella casa della nostra Presidente Cristina. Il programma della serata è stato in linea con l’occasione.

Maurizio Emer

Prima parte: Recital di Maurizio Emer: brani per tromba/flicorno solista con accompagnamento del pianoforte di Cristina; Giovanna, voce mezzosoprano; Coro dell’Accademia. Ecco il programma di sala che è stato eseguito:

  • Nicola Piovani,  “Buongiorno Principessa”, Cristina
  • Francis Lai, “Love Story”, Maurizio
  • Riz Ortolani, “ Dolce sentire”, Giovanna, Coro
  • Joan Thiele, “What a wonderful world”, Maurizio
  • Georges Bizet, “Da lontan arrivano tre Re”, Coro
  • Irving Berlin, “Bianco Natale”, Maurizio, Coro
  • George Gershwin, “The man I love”, Maurizio
  • Johan Strauss,  Valzer dal “Fledermaus”, Cristina
  • Roberts, “Amado mio”, Maurizio
  • Pietro Mascagni, “Ave Maria”, Giovanna
  • Franz Xaver Gruber, “Stille Nacht”, Coro
  • Johan Strauss sr, “Marcia di Radetzky”, Cristina

E non ci siamo fatti mancare due bis: Alfred Newmann, “L’amore è una cosa meravigliosa”, Maurizio. – TannenBaum, Giovanna: una allegra parodia sul Di-Abete dei pranzi di Natale!

Che ne dite? Dai che siamo stati forti! Un “bravi!” all’ospite-regista Cristina e agli esecutori! E qui la nostra sorpresa a Cristina: un regalino augurale per il Natale che  da parte di tutti noi è stato offerto alla nostra Ospite da Giovanna, imminente neo nonna: infatti il nipotino Gabriele sarebbe nato dopo che ore, alle 01,54! Auguri a lui, ai suoi genitori, ai suoi nonni!

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E Cristina ci ha subito “addolcito”, regalando a ciascuno di noi (ed eravamo una cinquantina!) un barattolo della sua ottima marmellata! Grazie Cris! E’ stata quindi l’ora dell’ angolo delle anteprime: ovvero le segnalazioni degli eventi dei nostri soci, eventi che troverete scadenzati nel post “Prossimi Eventi”. A questo punto ci siamo concessi la meritata pausa eno-gastro-astronomica! E, dopo la cena …

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Cristina ed Ezio

Nella seconda parte della serata Ezio Amistadi, Storico dell’Agricoltura e studioso di Antropologia storica, ha presentato il libro “Montanari si diventa – Storia di un popolo libero. I Trentini”, storia di un popolo libero.

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I Trentini.  Chi sono i Trentini? Da dove vengono? Che lingua parlano? Quando si sono fatti montanari? Perché sono un popolo libero? Nel suo libro Ezio ha risposto a tutte queste domande. Il suo è un lavoro completo e molto accurato durato ben tre anni di ricerche: le glaciazioni; le origini preistoriche; le migrazioni; la storia; la genetica; l’autonomia; la lingua; l’economia; la cultura, etc.. Grazie, Ezio, anche perchè, dopo che ci hai confermato che le origini dei Trentini sono “liguri”, in quanto furono i Ligures ad abitarlo per primi, puoi capire come io, nato a Genova “ma” residente in Trentino da 33 anni, mi sia sentito ancor di più a casa mia!

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NEVE! E TANTA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2019 @ 2:16 pm

Detto altrimenti: l’era ‘n pez che nol fiocava cosita de ‘sta stagione!    (post 3708)

Oggi, 2 dicembre 2019, scendendo in auto dal Vason (1600 m)

Già, erano anni che non avevamo tanta bella neve già in novembre! Ed allora, fuori gli sci! Amici, chi mi segue negli slalom fra i paletti dei miei post, ricorderà che io il 25 marzo scorso sono letteralmente volato” con gli sci e mi sono fratturato testa dell’omero sinistro e il trochite: 5 settimane di immobilizzazione + tanta riabilitazione. Si veda il post n. 3548 del 27 marzo 2019 http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=64209..

Le punte piatte (quasi tronche) e cattive dei Salomon Race

Sci nuovi, Salomon Race, preparati da gara direttamente dal costruttore, acquistati in offerta ad un prezzo speciale (eh già, chi se la compera sennò la Formula Uno della neve?). Una caduta assolutamente non preannunciata da alcuna perdita di equilibrio o apparente mio errore; una velocità di realizzazione tale per cui io sentii solo la botta sulla neve: nessuna possibilità di contrastare il volo. Oggi il mio amico Davide, maestro di sci, vero super tecnico della neve, mi ha spiegato come è successo, ed io provo a illustrarlo a voi.

Prua “verticale” e poppa quasi!

Partiamo dalle barche a vela a carena dislocante (non planante): la loro velocità massima è proporzionale alla lunghezza al galleggiamento (2,5 x la radice quadrata di tale lunghezza). Le barche vecchie avevano una lft (lunghezza fuori tutto, l’ingombro massimo, per intendersi) maggiore della lunghezza al galleggiamento, e ciò perché prua e poppa sporgevano all’infuori. Oggi il “dritto” di prua e di poppa è quasi verticale: così facendo i progettisti hanno “recuperato” alla lunghezza al galleggiamento il maggiore ingombro delle prue e poppe (prima inutilmente) sporgenti.

I miei sci precedenti, con le punte affusolate

Oggi la “prua” (punta) dello sci moderno (ah … questi velisti che usano termini marinareschi anche quando sono sulla neve! Ma si può?) soprattutto da gara, non è più allungata a mo’ di punta di lancia, bensì ha una forma corta quasi piatta: in tal modo si allunga la “lunghezza al galleggiamento” dello sci, cioè la porzione di lamina che morde la neve. Ma ciò non basta. Infatti a questa modifica se ne unisce un’altra, e cioè che nelle zone di “prua” e di “poppa” dello sci, a mordere la neve è prima la lamina che la suoletta. Da ciò discende che lo sci viene “instradato” su due binari molto autoritari. Ma veniamo alla mia caduta.

Normalmente seguo la 1) . Per una volta che ho cambiato: la caduta, un po’ prima della “X”, nella curva

Pendio medio, da pista “rosa quasi rossa”, neve buona, pista non affollata, sciatore – io –  non stanco e con muscoli caldi su pista molto conosciuta. Dalla linea di quasi massima pendenza, veloce curva larga a destra, per impegnare un tratto tutto al traverso (cioè con pendenza zero). Nella curva, il volo. Cosa è successo? Lo sci destro, quello a monte, era troppo “spigolato” e la lamina della sua parte anteriore ha morso la neve a monte e si è allargato, aprendo le punte dei due sci e “virando, orzando”  a destra, verso monte. Ciò ha determinato un mio sbilanciamento a sinistra, verso valle, con aggravio del peso sullo sci a valle che a sua volta ha morso la neve con la lamina esterna, “piantandosi”: da qui la mia capriola in sinistra-avanti con volo e impatto per fortuna laterale di gomitoe quindi spalla e non di testa!

Che fare quindi per la prossima stagione? Quello che ho fatto fare oggi: un addolcimento delle lamine “a prua e a poppa” dei due sci. Ciò li rende una frazione di secondo meno immediati nel rispondere al mio odine di “virata” (ecchissene …!?) ma molto, molto meno “pericolosi” nelle curve, nel senso che ora a toccare la neve è innanzi tutto la suoletta: poi la lamina. Domani sono in Paganella a provarli. Vi saprò dire.

Good skjing everybody!

3 dicembre 2019, seconda sciata della stagione, prima con le punte addolcite: si perde una frazione di secondo in reattività (tanto, mica devo vincere i mondiali, io …) e si guadagna in governabilità e sicurezza

Ecco, come vedete, le ho provate queste due autentiche belve della neve! Sicuramente vanno meglio così. Insomma, uno continua a fare lo strafigo che “guida” sci Formula Uno che sono ancora tali, anche se li ho addolciti. Dice … ma sono più lenti? E il raggio di curvatura? No raga, scialla, calma, non è di questo che si stava parlando, ma della immediatezza di reazione al mio comando di “virata”. In other words, i miei sci sono sempre veloci allo stesso modo, hanno sempre lo stesso raggio di curvatura ma in un campionato del mondo mi farebbero perdere qualche decimo di secondo ad ogni curva. Sfido chiunque che non sia un campione a cogliere questa sfumatura. E poi … è tutto relativo! Pensate un po’ che fino a qualche decina di anni fa più ce li avevi lunghi (gli sci) più “cuccavi”! Il massimo infatti era questa accoppiata; sci lunghi; attacchi Nevada a cinghia lunga; camminare con gli sci in spalla e le cinghie lasciate vistosamente penzolare dietro la schiena: e quale ragazza resisteva? La mia misura standard era m. 2,05, la marca i Rossignol Strato, salvo da militare che avevo gli Alu Fischer m. 2.15: ma da Sottotenente della Tridentina avevo 50 anni di meno!

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FEMMINICIDIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2019 @ 10:41 am

Detto altrimenti: la lunga strada che porta al —         (post 3707 )

Alcune riflessioni riportate qui sotto sono tratte dal libro “Qui regna amore” di Giuliana Maldini, prefazione di Natalia Aspesi, stampato nel 1978 dalle Edizioni Ottaviano, acquistabile in internet

Voto alle donne.
Adulterio solo al femminile.
Delitto d’onore.
Il marito è il capo della famiglia.
Che la tasa, che la piasa che la staga in casa.
Il femminile si forma dal maschile mettendo una “a” al posto della “o”. Il maschile non si forma: esiste.
Un esempio: Compagno, compagna.
Direttore, segretaria / Medico, infermiera / Professore, maestra / Cardinale, suora / Pittore, modella
Lui: Mamma, cosa farò da grande? Medico, ingegnere, avvocato, giudice, manager, astronauta, etc..
Lei: Mamma, cosa farò da grande? La mamma.
E tu, non piangere più, sembri una femminuccia!
Anna, non fare anche tu i giochi da maschi! Vai in cucina ad aiutare la mamma!
No, non ti lascio uscire! Tuo fratello può perché è un maschio!
Una bella: “Quella in  politica? La politica della gnocca!”.
Una brutta: “Non capisco , non riesco a trovare lavoro, eppure ho 10 lauree”.
Le prostitute (nemmeno loro si salvano, n.d.r.): bancomat fra il cliente e il protettore.
Una giornata: colazione per loro, bimbi a scuola, bus, ufficio, mensa aziendale, bus, spesa al supermercato, cucinare, servire a tavola, servire a letto.
Il football over alles. Poi lei.
Zitta tu!
Femminicidio.

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LA MODERNA IMMORALITÀ DI PERICLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2019 @ 3:48 pm

Detto altrimenti: ex libris … anzi, ex libro!                 (post 3706)

Immoralità? Non è un mio errore di battitura né un intervento del correttore automatico: infatti nessuno aveva pensato di scrivere “immortalità”! Pensate un po’, quella lettera “t” inserita o meno, come cambia il significato del termine! Ma veniamo al libro, “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli, Rizzoli ed. Nov. 2013. In particolare veniamo ad un capitolo così intitolato (pagg. 167-174).

Pericle, chi era costui? Ma dai … che ce lo hanno detto sin dalla Scuola Media! Non parliamo poi al Ginnasio-Liceo, chi lo ha fatto. Mappoi, chi non ha sentito almeno una volta parlare della democrazia di Atene, del democratico Pericle, del fiorire delle arti, della cultura in genere? Eppure … non è tutt’oro quel che riluce!

Erodoto, storiografo ammiratore di Pericle, stabilisce il primo nesso fra democrazia e un “comando forte”. Tucidide, altro suo estimatore, afferma che l’Atene di Pericle era formalmente una democrazia, sostanzialmente un principato del princeps e Pericle un premier con pieni poteri, diremmo noi (chi vi ricorda, oggi?). Platone invece pone Pericle fra i grandi corruttori della politica per alcuni motivi: 1) per la sua grande oratoria demagogica (capacità di dire bene ciò che il popolo vuole sentirsi dire, “a prescindere”. N.d.r.); 2) per avere introdotto il salario per i politici.

L’anonimo, esule anti-pseudo-democrazia ateniese, ci spiega come essa ssopravvivesse a dispetto dei suoi tanti difetti.

Eppure lo stesso Pericle affermava che se demo-crazia significava potere (del tiranno, n.d.r.) sul popolo, si era in piena illegalità (il primo”democratico”, il democrator, era infatti un dittatore!); mentre se lo stesso binomio demo-crazia significava potere del popolo, allora sì che si era nella legalità. Tutto bene a parole, caro Pericle! Sai, ai tuoi tempi non era ancora nato quel tale Padre Zappata, sì … quello che predicava bene ma razzolava male. Pericle in Assemblea (oggi il politico di turno nelle piazze): tutti avevano il diritto di parlare (oggi di osannare) ma “vi erano persone che avevano l’influenza e la capacità di guidare chi era impreparato e non al corrente degli affari” e Pericle era il migliore dei “persuasori”. E decideva.

Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors?/ Why is he acting as if he has something to hide?/ The privilege of the stupid is to be taken for a ride… Chi ha aperto la porta al democrator? E com’è che costui si è collocato nel novero dei conquistatori? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è di farsi prendere in giro.

Ma come manteneva il suo alto consenso, questo Pericle? Con una ondata di feste (da qui: il panem et circenses dei Romani)  e di LL.PP. – Lavori Pubblici. E il popolo era contento. LL.PP.? Corruzione! Solo che Pericle, per non dovere presentare il previsto rendiconto finanziario annuale, si fece rieleggere di anno in anno per decenni e lui e il suo architetto Fidia non morirono poveri. Oltre alle feste ed ai LL.PP., Pericle adottò una politica imperialistica. Ma l’unica guerra che vinse fu quella contro l’isola di Samo, un alleato ribelle, che gli costò un enorme dispiegamento di forze. Poi seguirono le due disastrose spedizioni in Egitto e in Sicilia e le due guerre del Peloponneso, con la sconfitta finale ad opera di Sparta. Ma Pericle pensò bene di morire prima di tale micidiale disfatta. Ci pensò la peste.

Immoralità moderna, titola Mieli. Moderna in quanto anche oggi non ci stiamo facendo mancare nulla. LL.PP.? Viadotti a iosa che poi crollano evabbè; il Mose incompleto evabbè; acquedotti che disperdono il 50% dell’acqua evabbè; etc. Feste? Calcio, I soliti ignoti, l’Eredità etc. e canzonette in TV ed il gioco è fatto. Guerre? Be’ intanto la politica imperialista di sua maestà il nostro re finchè c’è stato. L’ottusità dela prima guerra mondiale (ma a Cadorna, intitoliamo ancora piazze e stazioni della Metropolitana?); e poi – ciliegina sulla torta – la seconda guerra mondiale! Ma si puo? Infine la “guerra” contro i “terroni” nostrani ieri (“Non si affitta a meridionali”, Torino anni ’50; “Padania uber alles” anni 2010) e – oggi – contro i “terroni” d’importazione (della serie: bisogna sempre avere un nemico).  Retorica e demagogia poi oggi si sprecano.

E il populismo? Qui ci siamo superati come bene fa notare Umberto Eco nel suo “Il fascismo eterno” Ed. La Nave di Teseo: ci siamo inventati il populismo qualitativo: “Siete voi tutti, il popolo, voi 60.000.000 milioni prima di baionette, oggi di voti, che volete che io faccia ciò che faccio, voi massa uniforme e informe esprimente una stessa identica volontà, che poi è la mia ma questo non lo dico”. Dice … ma il popolo avrebbe il potere se ci fosse la Democrazia diretta! Democrazia diretta? Peggio mi sento! Diretta da chi? Infatti “dirigere” è un verbo della seconda coniugazione, il cui participio passato ha sempre significato passivo! Dice … ma il parlamento non è più rappresentativo, sostituiamolo con … il parlamento delle reti, dei like, delle piattaforme, ecchediamine! Allora sì che sono tranquillo e so bene da chi è “diretta” quella democrazia: dai capi rete. Evabbè …

Come vedete ha ragione Paolo Mieli quando sottotitola il suo libro con la frase “Per capire il nostro tempo”. E poi dice che studiare i classici non serve …

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PLURIPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2019 @ 7:38 pm

Detto altrimenti: apri un post e ne leggi … più di due!     (post 3705)

E’ andata così: sono rimasto orfano di computer per due giorni e mi si sono accumulate alcune “istanze” di scrittura. Ed allora mi sono detto: per recuperare scrivi un pluripost. E così ho fatto, praticamente “mult paucis”, molti concetti – a diverso sfondo colorato, bianco compreso – con poche parole. Con riserva di sviluppare successivamente i singoli temi. Buona lettura a tutte e a tutti! (per commenti, scrivetemi riccardo.lucatti@hotmail.it)

Regia Arturo Cirillo, con A. Cirillo, Valentina Picello,Rosario Giglio, Mrta Pizzigallo, Giacomo Vigentini

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Moliere, “La scuola delle mogli”. Antesignano femminista a difesa dell’oppressione maritale sulla moglie. Bella commedia al Teatro Sociale di Trento. Non per niente in concomitanza con la giornata contro i femminicidi. Se non la conoscete, leggetela, questa commedia, ne vale la pena.

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Stessi giorni, Alfonso Masi, Ester D’amato e Luciano Maino nella sala Sosat di Trento in “Ti amo da morire”. Stessi concetti di cui sopra, ancor più esasperati.

Super successo: si sono superati!

Programmazione dell’azione dei governi. Il percorso? In successione: 1) l’idea; 2) la sua enunciazione; 3) un pre-progetto di massima; 4) il progetto; 5) il suo finanziamento; 6) la sua realizzazione. C’è chi arriva alla fine del percorso, chi si ferma prima. La fermata più affollata è la fermata n. 2 (n.b.: talvolta le fermate 4) e 5) sono invertite).

I partiti cambiano rotta, come tante navi in mare aperto. Il passeggero che non si ritrova più sulla nave che segue la rotta iniziale per la quale aveva acquistato il biglietto, trasborda su di un’altra nave ma viene definito voltagabbana. A mio avviso il vero voltagabbana è il comandante della nave che ha cambiato rotta.

I viadotti autostradali crollano, la manutenzione effettuata dai concessionari privati (che ci lucrano!) risulta essere stata insufficiente. Mi chiedo: se l’investimento iniziale è pubblico, perché non creare SpA di gestione in house (a capitale interamente pubblico) e affidare loro direttamente la gestione? Visto che la gestione genera utili, perché rinunciarvi? Almeno potremmo verificare che parte di essi siano reinvestiti nella manutenzione necessaria, non vi pare?

Una forza di governo vuole che l’acqua sia pubblica  e gratuita. Posso concordare sulla prima parte del programma, ma non sulla seconda. Gratuita? Già siamo i primi spreconi in UE di acqua potabile pro capite (480 litri/giorno/persona!). Se poi la mettiamo “a gratis” figuratevi gli ulteriori sprechi! Infine, last but not least, gli investimenti e la capacità gestionale per trovarla, incanalarla, potabilizzarla, distribuirla etc. chi ce li mette? Dice: la fiscalità generale. Ah … ho capito: li effettuiamo con tassazioni lineari a prescindere dai consumi. Evvabbè …

Rivoluzioni. Non sono la causa della caduta dei “regimi”, ma la conseguenza di una loro crisi scoppiata quandi quei cattivi governi iniziarono a riformarsi. Questo vale per gli Stati: la Russia di Nicola II°; l’Austria-Ungheria di Carlo d’Asburgo; la Germania di Guglielmo II°; l’Italia pre-fascista. Ma oggi questo vale anche per le Associazioni: quando – per una cattiva forma diel suo governo – non ci si preoccupa per tempo, da tempo e per tanto tempo della successione nella loro presidenza e si inizia ad affrontare il problema solamente sul filo di lana della scadenza elettorale per il rinnovo del direttivo, ecco la “rivoluzione” del sistema: subentra gente nuova, da fuori, gente che non ha il vissuto delle storie personali dell’associazione. Una vera e propria rivoluzione.

Il femminicidio della Democrazia. Ad una donna: “Zitta, tu!”. Questo è l’inizio di un processo che potrà portare al femminicidio. In Democrazia: “Cosa? Andare ad ascoltare quella tale? La politica della gnocca! Che stia zitta”. Questo è l’inizio di un processo che potrà portare al femminicidio della Democrazia.

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