FINANZIARIA 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Ottobre, 2019 @ 8:39 am

Detto altrimenti: nelle SpA è diversa, da sempre     (post 3681)

SpA, Società per Azioni, usualmente di proprietà dei privati (ma oggi esistono molte grandi SpA pubbliche e miste pubblico-privato) e gestite secondo quell’ottica originaria (salvo eventuali correzioni “pubbliche”). In queste mie brevi riflessioni prendo in esame solo le SpA private-private.

Esse erano gestite secondo un principio oggi superato: massimizzare fatturato e utile, a prescindere (dal trattamento riservato ai dipendenti). Oggi (per fortuna, grazie anche ad Adriano Olivetti!) si sta capendo che il primo fattore della produzione non è né il denaro né il lavoro, ma la motivazione dei dipendenti. Ma non è di questo che voglio parlavi … ma tant’è … mi scappava di dirvelo!

Orbene, queste SpA sono gestite secondo una pianificazione triennale scorrevole, cioè rinnovata di anno in anno. Al suo interno, secondo un budget annuale il quale non viene modificato in corso d’anno, bensì serve per verificare mese per mese le cause di eventuali scontamenti i quali rappresentano o una certa incapacità previsionale o il verificarsi di eventi imprevedibili.

Ero a capo di una SpA italiana a maggioranza Siemens. Verso il fine d’anno riscontrammo un utile molto superiore al previsto. Ai dirigenti che me lo segnalavano io manifestai soddisfazione. Uno di loro, tedesco, mi disse: “No, dottore, da Monaco arriveranno critiche perché non siamo stati in grado di prevederlo!” Superato questo “scoglio”, restava la mia soddisfazione perché saremmo stati in grado di distribuire un dividendo maggiore del precedente. Lo stesso dirigente. “No, dottore, l’azionista vuole un dividendo maggiore di quello che avrebbe avuto se avesse investito sul mercato tutte le somme che ha investito su di noi”. Insomma: capacità previsionale perfetta e rendimenti ai migliori livelli del mercato sul totale del capitale investito. Dalla Siemens io ho imparato moltissimo, anche se poi al mio dirigente che si chiamava ( e mi auguro che “si chiami” ancora!!)  Klage, dissi: “Her Klage, bitte, keine Klage!” E klage in tedesco significa “lamento”!

Ciò premesso, i concetti che vorrei vedere trasportati e recepiti nella metodologia delle nostre leggi finanziarie sono i seguenti:

  1. non ritenere vincolate somme che sono state rese tali nel passato rispetto a priorità non più tali (= revisione delle priorità e cioè della pianificazione pluriennale); 2) valutare ogni scelta di spesa e di investimento secondo il criterio economico del costo di ciò che di diverso e di meglio potrei realizzare con quella somma; 3) non prescindere mai da come coprire il fabbisogno finanziario, copertura da effettuare pur mantenendo una costante riduzione dell’indebitamento pubblico.

Perché tutto questo? Perché la moneta (euro) rappresenta l’economia reale dei paesi aderenti e se l’Italia non produce abbastanza e/o rischia la bancarotta finanziaria, potrà essere estromessa dall’euro, il che sarebbe una rovina. Ma della sciagura dell’autarchia monetaria ve ne parlerò nel prossimo post.

(continua)

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DEMOCRAZIA E POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Ottobre, 2019 @ 9:26 am

Detto altrimenti: dobbiamo moltissimo alla Grecia!       (post 3680)

Per comodità dei lettori, copio qui la sinetsi che troverete in fondo all’articolo: … in gioventù sono stato istruttore sezionale di alpinismo. In età matura velista appassionato. In entrambi i casi non mi è mai capitato di trovarmi in situazioni di estremo pericolo di vita, cioè non sono mai stato bloccato su una parete durante una tempesta di neve e ghiaccio né in balia di grandi onde sotto il Mistral. Tuttavia in entrambi i casi la prima regola da applicare sarebbe stata una sola: “durare”. Cito questa regoletta perché in democrazia e in politica la prima regola da applicare – innanzi tutto a se stessi – è “esserci”, fare demos, cioè fare popolo.

Demo-crazia, demos-kratos, potere-popolo. Nei millenni il termine ha assunto significati molto diversi.

  1. Inizialmente significava “potere sul popolo” e il democrator era il dittatore. Al riguardo mi piace citare una lirica che ho scoperto in internet: Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride… Chi ha spalancato la porta al democrator? Come mai costui si è collocato nel gruppo dei conquistadores? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è quello di farsi prendere in giro.

Mi piacerebbe sapere chi sia l’autore di questi versi, se non altro per ringraziarlo di averci messo in guardia contro un uso particolare del termine (e del potere). Democrator, cioè di fatto dittatore, era sicuramente Pericle il quale per non rendere il previsto rendiconto finanziario annuale si fece rieleggere per trent’anni di fila. Pericle il guerrafondaio di guerre tutte perse (in Egitto, a Siracusa, infine contro Sparta, quella fatale per Atene, che se non fosse morto prima di peste, avrebbe chiesto la pace!).

Per comprendere la “democrazia “ ateniese mi permetto di suggerire la lettura di un breve testo scritto da un anonimo, l’ Anonimo Ateniese, “La democrazia come violenza” edito da Sellerio: un tale, contrario al regime ateniese e quindi esule, ci spiega come mai la “democrazia” di Atene perdurasse per tanti anni nonostante i suoi molti difetti che in realtà ne snaturavano l’essenza.

2) La seconda vita del termine democrazia: “strapotere del popolino”, espressione usata in senso critico e dispregiativo dalle classi nobili e ricche per criticare un governo a maggioranza popolare. Oggi forse potremmo trovare un equivalente dire “strapotere del web”.

3) Terza vita: potere del popolo. Ma a questo punto occorre fare attenzione: di quale popolo? Di un popolo che si parla, che si incontra, che discute nei luoghi deputati e che alla fine esprime una volontà-maggioranza (come dovrebbe essere); oppure di un popolo che non si parla; che si incontra solo sul web con un like; che inneggia a chi parla in sua vece e afferma di esprimere la volontà del popolo?

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A quest’ultimo riguardo mi permetto di suggerire la lettura di un piccolo ma great libro di Umberto Eco, “Il fascismo eterno” edito da La nave di Teseo, 60 paginette per i 5 Euro mai così ben spesi. Eco mette in guardia contro il populismo qualitativo, cioè contro la pretesa di taluno di esprimere la volontà uniforme dell’intero popolo, considerato come una massa qualitativamente omogenea (il che non esiste, n.d.r.).

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Circa il pericolo delle folle osannanti, delle unanimità assolute, leggete la prefazione dell’autore Josjf Brodskj al proprio libro “Il canto del pendolo” Ed. Adelphi. Cito a memoria: “Giovani, diffidate delle folle osannanti, delle unanimità di pensiero … se non altro perchè dentro i grandi numeri più facilmente può nascondersi il male”.

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Ecco quindi che noi, che viviamo il terzo significato del termine, non dobbiamo regredire al secondo né tanto meno al primo!

Quindi il problema “democrazia” diventa problema “popolo”: se manca il popolo comunicante al suo interno (nei partiti politici) manca il demos e senza il demos, ecco che il kratos-potere da solo non può far nascere la demo-crazia. Ecco quindi l’importanza di “esserci” in politica. Politica, anche qui un “grazie!” alla Grecia, per la quale il termine politica era un aggettivo di teknè, tecnica, ovvero tecnica politica. Noi lo abbiamo sostantivato e lo utilizziamo così, tout court. Tecnica di governo della polis che poi era la città stato, quindi oggi tecnica di governo dello Stato. Ma … lo Stato siamo noi! E allora innanzi tutto andiamo a votare, non facciamo come in una città di poco più di 100.000 abitanti che non nomino per ragioni di privacy, nella quale ben 30.000 aventi diritto al voto non vanno a votare alle Comunali!

Dice … si caro blogger, predichi bene tu, ma non esiste nessuna forza politica che mi rappresenti interamente il mio pensiero.  Rispondo: che bella pretesa, fare politica senza scendere ad alcun compromesso, anche con se stessi. Dice: ecco vedi? Parli di compromessi, di una cosa negativa!

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Rispondo: no caro amico, il compromesso ha fatto la storia, da sempre. Al riguardo ecco un altro libro fondamentale di cui mi permetto di suggerire la lettura: “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli (Ed. Rizzoli), al capitolo “Mosche e scarafaggi: quando i compromessi fanno la storia” (pagg.- 38-47), là dove Mieli cita il filosofo israeliano Avishai Margalit, secondo il quale se una mosca si posa sull’unguento di una vostra ferita, la scacciate e la cosa finisce lì: un compromesso accettabile. Per contro vi sono compromessi sordidi, nel senso che non potreste mai mangiare una minestra nella quale fosse caduto uno scarafaggio: fuori delle immagini Mieli cita una serie di compromessi della storia, alcuni accettabili anzi necessari e utili ed altri sordidi. Leggete voi stessi il testo completo.

Dice … quali sono oggi secondo te, blogger, i peggiori nemici della democrazia? Rispondo: la retorica, la demagogia, il polulismo, il sovranismo, l’antieuropeismo. Ah … dimenticavo: il disinteresse, la distrazione, l’assenza da parte dell’elettorato.

A quest’ultimo riguardo, perdonate un riferimento personale: in gioventù sono stato istruttore sezionale di alpinismo. In età matura velista appassionato. In entrambi i casi non mi è mai capitato di trovarmi in situazioni di estremo pericolo di vita, cioè non sono mai stato bloccato su una parete durante una tempesta di neve e ghiaccio né in balia di grandi onde sotto il Mistral. Tuttavia in entrambi i casi la prima regola da applicare sarebbe stata una sola: “durare”. Cito questa regoletta perché in democrazia e in politica la prima regola da applicare – innanzi tutto a se stessi – è esserci”, “fare demos” cioè fare popolo.

Grazie per esserci stati, nel senso di avermi letto sin qui!

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GIALLISTI A CONFRONTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Ottobre, 2019 @ 8:32 am

Detto altrimenti: entrambi svedesi      (post 3679)

Due post fa (post n. 3678, “Libri”) vi parlavo di libri. Sapendomi ammiratore di Henning Mankell, Roberto, un amico del gruppo di lettura Librincontri di Mirna Moretti, mi ha prestato un giallo,“Il poliziotto che ride”, di Maj Djowall e Per Wahloo (Sellerio Ed.).

Librincontri

In un giorno ne ho letto quasi un terzo, 100 pagine su 338, quanto basta per azzardarmi ad esprimere un primo verdetto: Mankell- Diowall Wahloo, 3 a 0. Non c’è partita. Mi dispiace per i due coautori, il loro libro sicuramente val la pena di essere letto, ma Mankell è un’altra cosa. E non si tratta dell’idea dalla quale è nata la trama, della trama stessa, dell’azione (che in queste 100 pafine manca del tutto!) o dello stile della scrittura, ma di una differenza per me sostanziale: Mankell dedica molte pagine all’analisi e descrizione dello stato d’animo e della vita privata dei suoi personaggi, ed in particolar modo “del” suo personaggio, il commissario Kurt Wallander, tal che dopo un po’ vi pare che si tratti di una persona vera e non di una creazione letteraria dello scrittore. E accade che voi stessi confrontiate i vostri sentimenti e la vostra vita con la sua. Insomma, Wallander diventa una persona vera, un vostro amico, ed ora che ho esaurito la serie delle sue avventure, lo confesso, mi manca! Azzardo: mutatis mutandis, nell’ambito della giallistica, quanto ad analisi introspettiva dei suoi personaggi, Mankell è un vero “manzoniano”.

Henning Mankell

Nel libro che sto leggendo tutto questo non c’è. Ricordate da bambini … ogni tanti ci capitava in mano un piccolo blocchetto di foglietti riportanti tutti un disegno quasi uguale? Se facevamo scorrere velocemente quelle paginette, il disegno pareva animarsi, il personaggio rappresentato pareva compiere un piccolo semplice gesto. Orbene, io ho fatto lo stesso con le pagine del giallo che sto leggendo e cosa ho visto? Che sono tutte pagine-dialogo. Ovvero, mancano le pagine-indagine-introspettiva-riflessione di Mankell. La differenza salta agli occhi. Ora … lo confesso … è pur vero che sulle prime io stesso, leggendo Mankell, talvolta ero portato a saltare quelle pagine per vedere come si sarebbe svolta l’azione. Ma solo all’inizio, prima di capire il valore di quella immersione nel personaggio.

Insomma, Mankell mi ha stregato. E non ha stregato solo me. Una mia amica, Maria Lia, autentica  “collezionista” di Mankell, alla quale ho prestato un giallo di un altro autore (inglese) famoso, ringraziandomi mi ha detto che dopo Mankell quel libro no, non riesce a leggerlo … le sembra “piatto”.

In ogni caso, buoni libri a tutte e a tutti, siano essi gialli, neri, rosa o d’altro colore!

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LA MANOVRA FINANZIARIA D’AUTUNNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Ottobre, 2019 @ 1:29 pm

Detto altrimenti: burro o cannoni?     (post 3678)

Paul Samuelson, grande economista (USA) morto nel 2009. Lo studiavo 55 anni fa per l’esame di Economia Politica (mio Prof. Mario Talamona). Samuelson ci poneva di fronte ad una scelta: vogliamo burro o cannoni?  Il dilemma si ripete da sempre, anche oggi quando le forze politiche si confrontano sulla destinazione della finanza residua o di quel poco che ancora ci danno a credito peraltro senza riflettere sulle grandi somme del bilancio pubblico vincolate nelle cosiddette gestioni separate, somme garantite in favore di chi le percepisce per decine di anni “a prescindere”,  in grazia di priorità che forse oggi non son o più tali. Burrro o cannoni? Finanziamo le borse di studio per i medici specializzandi in pronto soccorso (circa 250 milioni di Euro l’anno) o compriamo un cacciabombardiere F35 in più all’anno? Il costo è solo apparentemente equivalente.

Burro …

Infatti il costo di un F35 non è rappresentato da quei 250 milioni di Euro malcontati (fra acquisto e manutenzione, ma poi le cifre cambiano di anno in anno): infatti il vero costo di un F35 – calcolato secondo i migliori criteri della scienza economica – è il costo di quanto non possiamo fare con quella stessa somma: nell’esempio, quanto ci costa non avere una assistenza immediata al pronto soccorso.

… o cannoni?

Questa mia non è una presa di posizione contro il governo. E’ solo il richiamo ad un metodo di ragionamento e di gestione improntato ai criteri della scienza economica.

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LIBRI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Ottobre, 2019 @ 5:57 pm

Detto altrimenti: dal latino liber, plurale libri: “liberi” e “libri” (da leggere) (post 3677)

Libri o automobili? Avete notato cone sempre più spesso in TV si reclamizzino auto e come sempre più spesso in ogni talk shaw presentino un libro?

Si è constatato che purtroppo in Italia si legge poco. E dire che liber significa libro ma anche libero! Infatti leggere arricchisce e soprattutto libera la mente. Quanto a me leggo, ma non abbastanza “distratto” come sono dalla partecipazione a tante associazioni e alla cura amorevole verso tre splendide nipotine. Tuttavia leggo. E poi mi piace prendere nota dei libri che vorrò leggere, quelli che ho messo in lista di attesa per averne avuto notizia dai media o da amici.

Librincontri

Non considero qui i tanti libri segnalati dagli amici del gruppo di lettura di Maria Lia Guardini sui classici greci e latini e soprattutto quelli segnalati nelle riunioni Librincontri di Mirna Moretti www.trentoblog.it/mirnamoretti, blog che vi suggerisco caldamente di frequentare: infatti con le sue analisi Mirna vi apre la mente ed il desiderio alla lettura. Ma vediamo alcuni libri “miei”, che riporto secondo l’ordine che seguirò nel (tentare di) leggerli.

  1. “Il poliziotto che ride” di Maj Sjowall e Per Wahloo, Sellerio Ed. (libro prestatomi da un amico). Si tratta di un giallo svedese di due autori che dal 1965 al 1975 hanno composto il Decalogo dell’ispettore Martin Beck. Lo leggo sulla scia della serie Commissario Wallander di Henning Mankell, autore e soprattutto personaggio che mi ha letteralmente catturato.
  2. “Di la verità anche se la tua voce trema” di Daphne Caruana Galizia, Ed. Bompiani Catena Munizioni diretta da Roberto Saviano. E’ un interessante tragico approfondimento su uno stato dell’UE (Malta) che fa un po’ quello che vuole, nel bene ma soprattutto nel male: corruzione, contrabbando, evasione fiscale. Il tutto costato la vita all’autrice, fatta saltare in aria con una carica di tritolo.
  3. “La svolta – Dialoghi sulla politica che cambia” di Sabino Cassese, Ed. Il Mulino.
  4. “Austerità – Quando funziona e quando no” di Alesina, Favero, Giavazzi, Ed. Rizzoli.
  5.  “I vagabondi – Autobiografia di una costellazione” di Olga Tokarczuk, premio Nobel 2018 per la letteratura. Da internet: “La narratrice che ci accoglie all’inizio di questo romanzo confida che fin da piccola, quando osservava lo scorrere dell’Oder, desiderava una cosa sola: essere una barca su quel fiume, essere eterno movimento. È questo spirito-guida che ci conduce attraverso le esistenze fluide di uomini e donne fuori dell’ordinario, come la sorella di Chopin, che porta il cuore del musicista da Parigi a Varsavia, per seppellirlo a casa; come l’anatomista olandese scopritore del tendine di Achille che usa il proprio corpo come terreno di ricerca; come Soliman, rapito bambino dalla Nigeria e portato alla corte d’Austria come mascotte, infine, alla morte, impagliato e messo in mostra; e un popolo di nomadi slavi, i bieguni, i vagabondi del titolo, che conducono una vita itinerante, contando sulla gentilezza altrui. Come tanti affluenti, queste esistenze si raccolgono in una corrente, una prosa che procede secondo un andamento talvolta guizzante, come le rapide, talvolta più lento, come se attraversasse le vaste pianure dell’est, per raccontarci chi siamo stati, chi siamo e forse chi saremo: individui capaci di raccogliere il richiamo al nomadismo che fa parte di noi, ci rende vivi e ci trasforma, perché “il cambiamento è sempre più nobile della stabilità”.

Buona lettura a tutte e a tutti!

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ITALIAN FILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Ottobre, 2019 @ 7:49 am

Detto altrimenti: fila, coda all’italiana       (post 3676)

Anteprima

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I miei amici sanno che da qualche tempo sono spesso a Bologna a fare il nonno. A Bologna i pensionati come me, curiosi, un po’ polemici sono chiamati “umarell” (plurale umarells; altri vorrebbero umarelles). L’umarell è quello che “controlla” i lavori stradali; corregge la manovra di parcheggio altrui; stigmatizza ogni comportamento men che regolare; arriva mezz’ora prima dell’orario di apertura di supermercati; ha soluzioni per ogni problema; etc. etc. Sull’argomento esiste una vasta letteratura, cfr, ivi. Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare a parlare dell’italian file.

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Italian file: pista ciclabile della Valle dell’Adige

L’anno scorso. Guidavo una comitiva di ciclisti Fiab da Trento a Borghetto all’Adige. Mi si affianca un ciclista estraneo al gruppo e mi si rivolge in tedesco: “Da dove venite? Dove andate?”. Rispondo grazie, siamo italiani, Trentini come lei “Ah … eravate così ordinati, in perfetta fila indiana che ero convinto foste tedeschi”. Umarell autorevole.

Altro esempio di (una) umarell autorevole, questa volta verso nord

Italian file: Auditorium S. Chiara

Work in progress umarell

Una lettera che vorrei inviare alla direzione dell’Auditorium: “Spett.le Direzione, questa mattina alcune persone si sono presentate alla porta dei rinnovi abbonamenti teatrali alle 07,00, pur consapevoli che l’orario di apertura erano le 10,00. Dopo di loro sono arrivati via via altri e alle 10,00 eravamo oltre trenta in attesa, in ordine molto sparso. Aperte le porte, sono entrati per primi i più furbi e all’interno  hanno ricevuto un “numerino” più basso, ottenendo una ingiusta precedenza. Inoltre fuori faceva “freschino”. Mi permetto di suggerire l’adozione di una procedura on line per prenotazioni e pagamenti; in subordine di provare a organizzare l’attesa all’interno dei locali o, in ulteriore subordine, che siano poste delle transenne all’esterno per incolonnare le precedenze in modo corretto, e comunque che i numerini possano essere distribuiti dalla macchinetta interna o esterna con un breve anticipo, ad esempio dalle 09,30. Ringrazio e porgo distinti saluti”. Umarell risolutivo.

Italian file: Laboratori Crosina Sartori per i prelievi di sangue

A Bologna!

Ieri mattina. Non sapevo che si potesse prenotare un appuntamento, mea culpa. Per evitare la fila mi presento alle 06,30. E’ ancora buio ma non sono il primo: quattro persone sono più bonorive di me. Evvabbè. Provenendo da nord un ciclista, velocissimo sul marciapiede in discesa, sfiora pericolosamente noi cinque in attesa: “Vai piano, giovanotto!” L’umarel ha colpito. Domando ad una “collega”: quando aprono? Alle sette, risponde. Sono le 06,45. Arriva in auto un’addetta ai laboratori, ferma l’auto davanti al cancello occupando mezzo marciapiede e mezza corsia stradale. Quattro frecce lampeggianti, all’interno la tizia …  gioca? Legge? Scrive sul telefonino? Sulla strada le auto che si incrociano in quel punto, rischiano un incidente. L’umarell che è in me freme, vuole dirle che non si fa così, è incerto, alla fine tace. L’umarell contenuto, soffrendo un po’, non ha colpito. Scattano le 07,00, si apre il cancellettto esterno: alcuni ritardatari scavalcano la coda. Tutti in rigorosa fila indiana (no italian file, questa volta) entriamo nel locale della macchinetta che distribuisce i numerini: io sono quinto come prima, ma i quattro prima di me, sul marciapiede, erano dopo di me. Evvabbè … Come rimediare? Reclamizzando ed attivando al massimo il sistema delle prenotazioni  e destinando una corsia privilegiata non solo ai bambini (esiste già, molto bene!) ma anche agli anziani specie se difficilmente deambulanti.  Umarell propositivo.

Buoni umarells a tutti!

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AUTO, METRO, TRENO, BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Ottobre, 2019 @ 8:45 am

Detto altrimenti: l’evolinvoluzione della specie   (post 3675)

Anni ’50 ad oggi, evoluzinvoluzione della specie: a piedi, treni e bus, biciletta, scooter, auto private, troppe auto private. Oggi dobbiamo ricominciare ad evolverci, dalle troppr auto private alle biciclette e ai mezzi pubblici.

Ieri ho preso il treno … anzi, qui a Trento diciamo il tram, la cosiddetta Vaca Nonesa, il trenino che da Trento raggiunge la Val di Non e la Val di Sole. L’ho preso in funzione metropolitana: 13 km, 6 fermate, 21 minuti, da Zambana verso sud, al centro città. Ero andato a portare la mia auto al carrozziere, per un piccolo incidente (avevo ragione io che provenivo da destra: era l’albero che proveniva da sinistra!): per lo stesso percorso all’andata in auto avevo impiegato mezz’ora.

Era la prima volta che utilizzavo questa nostra metropolitana. Zambana, ampi parcheggi in superfice (bene!), la stazioncina è interrata (bene!), scendo le scale (ma c’è anche l’ascensore!), raggiungo il livello dei binari. La stazione è pulitissima, un’addetta sta curando alcune rifiniture. Sala d’aspetto, tabelloni elettronici aggiornati e ben visibili vi aggiornano sugli orari e sui tempi di attesa.  Sono molto ammirato, stupito, soprattutto rilassato. Il treno arriva puntuale, salgo, resto volentieri in piedi nonostante ci sia posto a sedere disponibile. Uno schermo TV aggiorna i passeggeri sulle fermate e sulle bellezze del nostro territorio. Complimenti alla Provincia Autonoma di Trento ed alla sua azienda ferroviaria.

Direte, un viaggio in metro ecchesaràmai da meritare un post! E invece no, lo merita, perché i trenini che alcuni decenni fa abbiamo “suicidato” per far posto ai bus oggi si stanno riprendendo la loro rivincita! Pensate un po’… il trenino Dermulo-Fondo-Mendola; quello Rovereto-Riva del Garda e quello delle Valli di Fiemme e Fassa … quanti problemi risolverebbero oggi! E dire che due siamo riusciti a salvarli: questo qui di cui sto parlando e il Trento-Venezia (scusate se è poco!). Questi due … e se prolungassimo la Vaca Nonesa fino al passo del Tonale, potremmo dire che si viaggia in metropolitana dalla laguna di Venezia ai 3000 metri del ghiacciaio del Presena e viceversa!

Ora le due metropolitane esistenti a dire il vero sono usate ancora troppo poco dai pendolari: lo dimostra il gran numero di auto che comunque entrano in città ogni mattina. Come ovviare? Ad esempio con abbonamenti gratis ai pendolari.  Dice … ma si perdono tot soldi! Rispondo: in economia non è quello costo da considerare. Il vero costo di cui tener conto è quanto ci costa non fare ciò, ovvero quanto ci costa il tempo perso nelle code delle auto, negli ospedali a curarci le bronchiti etc.. Si tratta di una semplice legge dell’economia, nient’altro.

(Foto Tuttogreen.it)

In ogni caso le due metropolitane esistenti coprono due direzioni, la nord e la est. Resta per Trento il problema del sud nella Valle dell’Adige (destra Adige: Ravina, Andeno, Romagnano) e dell’ovest (Valle dei Laghi). Per il sud un primo intervento sarebbe quello di dotare la viabilità della dstra Adige di una bella bretella pista ciclabile di accesso al centro, ove realizzare una velostazione per il parcheggio, la custodia, la riparazione dei mezzi (V. Stazione FS di Bologna). In parallelo occorre dotare gli uffici – ad iniziare da quelli pubblici – di docce e locali di “interscambio del vestito” di ogni impiegato che arriva con la bicicletta. Come già avviene in tanti paesi esteri.

Dynamo, la Velostazione di Bologna (Foto Repubblica.it)

N.B.: il fatto che il nord sia già servito dal treno metropolitano non esclude che anche qui si debba realizzare una bretella di accesso ciclabile degna di questo nome: Amsterdam ne sta realizzando una stella di questa bretelle!

Per la Valle dei Laghi il problema è più complesso, anche considerata la pendenza del percorso. Tuttavia, anche se non riuscissimo a risolvere questo problema, almeno avremo risolto gli altri tre, non vi pare? E poi … ecchè? Devo risolvere tutto io? Ma che ci pensino anche altre persone a quest’ultimo problema, diamine!

Good Metro & Good bike everybody!

Firmato: il vostro blogger (preferito, vero?), membro dell’Associazione “AMICI DELLA BICICLETTA”, aderente a FIAB – FEDERAZIONE ITALIANA AMBIENTE E BICICLETTA.

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IL (MIS) FATTO COMPIUTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Ottobre, 2019 @ 8:38 am

Detto altrimenti: per acquisire un (ingiusto) pre-vantaggio di posizione   (post 3674)

Un partito politico. Lo Statuto prevede che i membri della commissione elettorale non possano essere candidati. Uno di loro viene candidato. Alla protesta di chi esige il rispetto dello Statuto anche perché la sua violazione potrebbe far perdere a quel gruppo la qualità di “partito politico”, si risponde: “Intanto lo candidiamo,  poi si vedrà”.

La Turchia bombarda i civili Curdi, il suo esercito avanza. Insorge la protesta internazionale, si decreta l’embargo delle esportazioni di armi etc.. Alla fine, la Turchia accetterà di negoziare, dalle nuove posizioni etniche-geografiche acquisite con la forza.

Un privato devasta illegalmente un’area naturalistica fortemente “protetta” (da chi poi? Da una legge inosservata?). Insorgono tutti, soggetti privati e pubblici, ci si appresta a porre rimedio. Il privato si offre di sistemare quell’area a giardino ben curato (di fatto trasformando illegalmente un’area naturalistica in un giardino “umano”).

Ecco tre esempi concreti e attuali della diversa velocità della liceità e della illiceità. L’illecito è veloce, occupa illegalmente nuove posizioni di favore, dalle quali poi scende a patti con la liceità che nel frattempo, lentamente, si è mossa ed è arrivata al tavolo delle trattative.

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MAMMA LI TURCHI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Ottobre, 2019 @ 11:44 am

Detto altrimenti: dalle feluche ai cacciabombardieri         (post 3673)

1480 – Centocinquanta navi turche sbarcarono un esercito in quella che poi fu chiamata la Baia dei Turchi e posero l’assedio a Otranto per poi distruggerla. Che quelle navi fossero feluche o meno, non importa. Ciò che importa è che nei secoli quel popolo o meglio quei governi pare si vogliano ripetere. Si è ripetuto con l’eccidio degli Armeni; con il finto colpo di Stato per giustificare l’attuale dittatura; con le attuali stragi dei Curdi. Ed il mondo che fa? Ce lo ha detto Fabrizio De Andre nella sua bella canzone Don Raffae’: Prima pagina venti notizie / ventuno ingiustizie e lo Stato che fa / si costerna, s’indigna, s’impegna / poi getta la spugna con gran dignita’.

Quelli i nemici, si sa, se non ce li hai, te li devi creare: chi si è scelto gli Ebrei, chi gli Armeni, chi prima i meridionali e poi gli immigrati, chi i Curdi, chi gli abitanti del Kashmir (sull’azione dell’India contro tale popolo cercherò di scrivere un post dedicato)

Ma benedetti figlioli, quante volte ve lo devo dire che con le guerre non si va da nessuna parte?

Già, non solo lo Stato, bensì il mondo, e fa anche qualcos’altro: dice, non ti diamo più armi! Ma … fino a ieri si? Oggi un embargo d’armi produce effetti dopo 10 anni, tanto cospicue sono le scorte accumulate! E poi c’è sempre Malta e paesi simili capaci di trasformare merci di contrabbando e/o soggette ad embargo in merci regolari: lo stanno facendo con il petrolio e con il denaro sporco ecchecivorràmai per farlo anche con qualche fucile? Il fatto è che la corsa agli armamenti e alle guerre non solo non ha mai risolto alcun problema ma ne ha sempre creato dei nuovi.

La Turchia: importanti basi NATO, e chi ci rinuncia mai? Eppoi (eppoi) quei tre milioni di immigrati dai quali Erdogan minaccia di far invadere l’Europa? E allora avanti con l’indignazione, ma che sia forte, ben decisa mi raccomando, mappoi basta, finiamola lì, ecchesarannomai i Curdi? Ma che vale la pena di trasformare le basi Nato in basi Putin? Quandomai!? E gli immigrati? Quello Erdogan diamogli altri soldi e che se li tenga, che continui a fare il nostro carceriere. La nostra coscienza? La coscienza? “Ciao la coscienza, ciao!” Direbbe il Cetto La Qualunque di Antonio Albanese.

Tritolo: a Malta come in Siciclia

Malta? Leggete il libro ahimè postumo della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa dalla mafia locale, Di’ la verità anche se la tua voce trema (Ed. Bompiani collana “Munizioni”, con prefazione di Roberto Saviano) il libro-denuncia che la blogger, uccisa in un attentato nel 2017, non era riuscita a completare. 

Malta SpA. Malta, vi hanno sede legale 50.000 società, anche perchè il loro utile è tassato flat tax al 5%, mica male, non vi pare? Come di fa? Ve lo spiego in quattro parole. Con la SpA maltese si acquistano beni dalla Cina per 10. Mentre le merci navigano, le si rivendono ad una SpA italiana per 100 la quale li rivende sui mercati europei per 110. Non servono trasbordi, mica vulimme fa’ tutta chista ammuina ... mica vogliamo fare tutto ‘sto casino .… servono  solo giri di fatture. L’utile lordo di 90 (= 100-10) , netto di 80,
si forma a Malta e viene tassato al 5%. L’utile lordo di 10 (=110-100), netto di 5, si forma in Italia o in altro paese equivalente e viene tassato al 50% circa. Cumpa’, accà niscune è fesso!

Come si pronuncia il dialetto napoletano: se la vocale finale è accentata, la si pronuncia. In caso contrario no. Ammuina, confusione: nun facite ammuina, dice l’insegnante entrando in classe. Nell’espressione chista ammuina la “a” centrale che si pronuncia non è l’ultima di chista ma è la prima di ammuina).

Malta petrolio. Malta, la nostra Guardia di Finanza ha scoperto dal Veneto un giro di gasolio troppo a buon mercato, cioè di contrabbando. Si fa così: i terroristi/soldati/banditi… fate voi, in Libia si sono impossessati di qualche pozzo e di un piccolo molo. Estraggono il greggio, lo imbarcano su piccole petroliere; nel Mediterraneo queste piccole navi lo travasano su una petroliera “vera” che va a Malta e contro un certo conquibus in denaro, ottiene i certificati di origine “giusti”. Ora fra l’altro mi chiedo: nel recente passato siamo stati capaci di intercettare piccoli gommoni per evitare che sbarcassero qui da noi mentre queste petroliere navigano “non viste”? Boh’ … sarà … sono un malpensante, ma in Spagna dicono piensa mal y acertaras! In latino si dice Cui bono, cui prodest: chi ci guadagna?

Il mondo? Il mondo ha ben altro cui pensare, in particolare alla previsione di perdita di un PIL pari al PIL della Svizzera. E che volete mai? I ricchi sono sempre più ricchi ma pochi e i poveri sempre più numerosi e sempre più poveri. E allora chi volete mai che se li comperi i prodotti di un’industria avanzatisssima 4.0, 5.0, etc.0 ? Dice … loro i poveri bisogna aiutarli a casa loro! Eh già, maccome? Come? Semplice: mandando loro le multinazionali che – come tutti sanno – sono filantropiche al massimo! Non ci credete? Leggete – una per tutte – Africa Energy Intelligence e vedrete quanti bei bandi di gara si stanno lanciando in tutta l’Africa per farle lavorare, queste multinazionali! E allora, di che ci lamentiamo?

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CASTAGNATA FIAB TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Ottobre, 2019 @ 5:02 pm

Detto altrimenti: … a chiusura della nostra stagione 2019       (post 3672)

FIAB – FEDERAZIONE ITALIANA AMBIENTE E BICICLETTA è una Federazione che opera da decenni e raggruppa ben 140 Associazioni ciclo ambientaliste presenti su tutto il territorio nazionale.

La “nostra” Fiab, qui a Trento, ultratrentennale, si chiama Fiab Trento – Amici della Bicicletta. Siamo oltre 250 soci, Presidente Guglielmo Duman. Navigando fra i miei post troverete il resoconto di molte nostre uscite e iniziative, mirate a sviluppare una nuova duplice mobilità: quella sostenibile rispetto ai mezzi di trasporto utilizzati; quella “reciproca” fa persone che imparano a conoscersi e a condividere i reciproci interessi.

Oggi sulle pendici del Monte Bondone, a quota 1120 metri, ci siamo ritrovati scarponibus calcantis (ovvero: senza bici tranne uno, Iacopo, che è salito in bici sin da Trento!) alla Malga Malghet per la consueta castagnata annuale.

Fiabbine ad un sole color giallo Fiab!

Castagnata di sole castagne? No raga … scialla … che poi le castagne alla fine sono arrivate, insieme al vin brulè, ma prima … prima antipasti vari, porchetta con fasoi en bronson e capuci. Non è mancato, alla fine, un semifreddo e il caffè.

Lo chef Franco 1 e il Presidente Guglielmo al taglio della porchetta

Tutto debitamente annaffiato da vini locali. Quanti eravamo? “Solo” oltre 50 perché … perché molti erano alla mostra FIAB dei quadri del Fiabbino Giovanni Soncini (mentre scrivo Giovanni mi dice: abbiamo avuto oltre 500 visitatori “firmati”, oltre chi non ha firmato il registro dei visitatori!); altri alla giornata FAI a Calavino; altri ancora non hanno potuto venire semplicemente per altri impegni presi in precedenza, in quanto la nostra castagnata è stata anticipata ad oggi dal 20 ottobre per evitare la sovrapposizione con la fiera, a sua volta anticipata, Fa’ la cosa giusta (18-20 ottobre), manifestazione alla quale Fiab Trento partecipa con un suo stand (mi raccomando: venite e visitarci!). Tuttavia, oltre 50 è stato un bel successo!

Lo chef Franco 2 addetto alle caldarroste

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Castagnata. Tutto organizzato da alcuni di noi, Fiabbini che hanno effettuato i sopralluoghi per verificare la percorribilità delle strade forestali da parte delle nostre vetture di servizio; che sono saliti alla malga il giorno prima per preparare il tutto; che hanno cucinato, servito in tavole e ripulito i locali a fine festa. Grazie amici, grazie a tutti voi!

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Danze all’esterno

Non ci siamo fatti mancare nemmeno la musica: infatti il bravo fisarmonicista Stefano ci ha regalato molti “danzanti”, fra i quali Liber tango di Astor Piazzolla! Bravo Stefano, grazie!

Danze anche all’interno

E’ seguito il consueto angolo letterario con la lettura di due brani di prosa in dialetto romanesco forniti da Alfonso Masi, della Castagnina Commedia (la Castagnata di Dante e Virgilio in Bondone) e della poesia “Bici perché?” (v. appendice).

Stefano con il Presidente Guglielmo Duman

Ha chiuso la giornata il saluto del nostro Presidente Guglielmo Duman, il quale, nel tracciare un brevissimo consuntivo del livello di soddisfazione annuale registrato e rilevato fra i soci (elevatissimo, n.d.r.) ha spronato tutti a “partecipare” attivamente alla vita della FIAB.

Appendice

BICI, PERCHE’?

Perché / in una chiesetta al Ghisallo (1) / riposa sospesa / antica reliquia a pedali. / Perché / insieme a lei / tu scali la vetta / compagno soltanto a te stesso. / Perché / ti ha insegnato / ad alzare più spesso lo sguardo / a scrutare che cielo farà. / Perché / sempre incontri qualcuno / che non ha timore / di aprire la sua vita al vicino. / Perché / con il vento dei sogni / giocando / ritorni un poco bambino. / Perché / restituisce / ad un uomo affannato / profumi di suoni e colori. / Perché / in salita / ricorda ad ognuno / che volendo e insistendo si può. / E poi, … perché no?

(1) Salita Bellagio-Madonna del Ghisallo, Museo della Bicicletta
(la Direttrice è una Trentina!) e la Chiesetta con la reliquia della bicicletta di Fausto Coppi: è di ieri il Giro della Lombardia con le salite del Ghisallo e del Muro di Sormano!

E qui perdonate una nota personale. Trentacinque anni fa, quando ero un (giovane) “brianzolo monzese”, spesso mi portavo in auto da Monza a Onno, sul ramo manzoniano del Lago di Como e, lasciata la macchina, pedalavo in salita (non difficile) verso sud fino ad Asso. Qui mi dirigevo verso nord verso Sormano: una volta ho tentato di scalare quel muro, ma dopo poco mi sono arreso, troppo difficile (bici da corsa, rapporti: 39 -28. Ieri i corridori avevano il 34-33 ma soprattutto ben altro fìsico!), lo aggiravo per la strada normale, scollinavo, percorrevo Pian del Tivano (da dove nasce il famoso vento Tivano, molto atteso dai velisti del lago), scendevo a Nesso, giravo a destra verso nord (i corridori ieri hanno girato verso sud, verso il traguardo di Como), pedalavo il lungolago fino a Bellagio, scalavo verso sud il Ghisallo e scendevo sino a Asso-Onno. In una mattinata. Altri tempi e … tanti anni in meno!! Potete capire la mia emozione a vedere i girini su quelle salite!

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