DESTRA, SINISTRA, LIBERALE, DI DIRITTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2020 @ 7:18 am

Detto altrimenti: le parole sono pietre …  (post 3764)

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… scriveva Don Milani ad una professoressa! Dice … ma esistono ancora le due categorie destra-sinistra? Al riguardo mi permetto di suggerire la lettura del libro di Norberto Bobbio “Destra e sinistra” Saggine Ed.. Poi ne riparliamo. Liberale? Lo stato liberale puro non esiste più, né potrebbe: il  “Liberi di fare ciò che si vuole a meno che non sia vietato dalla legge” non funziona ad esempio per quanto riguarda l’uso del territorio (bene strategico ed economico: indispensabile, limitato e insostituibile) nel senso che non si può essere liberi di costruire dove e come si vuole. E non funziona nemmeno per tutta la materia che riguarda la vita: nascita, genetica, morte, suicidio, eutanasia, tanto per fare un altro esempio.

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Di diritto? Si, questo si! Funziona e deve continuare a funzionare. Il “Diritto”, cioè l’insieme delle leggi. La legge, dovrebbe essere generica e astratta, ma la nostra società si è molto articolata, connotata com’è da una estesa diversificazione di gruppi e strati sociali, interessi corporativi, partiti politici, ragion per la quale la legge, o meglio, moltissime leggi, sono strumento di competizione e confronto sociale, quasi una causa di instabilità e più che “leggi” ognuna di esse ha la natura di atto specifico di governo di una particolare situazione.  E a monte dei singoli interessi rappresentati sta ormai una molteplicità di “fonti sostanziali del diritto” che fanno concorrenza alla fonte “formale” (il Parlamento): lo stesso governo, le autonomie locali, i sindacati, le associazioni degli imprenditori e dei professionisti, tanto per afre qualche esempio. Dice … ma allora, dove e come l’insieme delle leggi diventa “sistema” di legge? Semplice: nella nostra Costituzione, sentinella rigorosa a guardia dei principi fondamentali del nostro vivere civile da cittadini.

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Le strisce! Mettiamole le strisce!

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Facciamo un passo avanti a cambiamo la scala del ragionamento. Quello che ho detto sin qui vale anche a livello europeo. Anche qui ritroviamo una molteplicità di centri di interesse e di fonti del diritto diverse. Anche qui si può e si deve passare da un “insieme- somma” ad un “sistema organico-sintesi” attraverso lo stesso meccanismo: la Costituzione dell’UE, o meglio, la Costituzione degli Stati Uniti d’Europa.

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TROPPO PRESTO, PRIMAVERA 2020!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Febbraio, 2020 @ 6:39 am

Detto altrimenti: torna a dormire ancora per un po’ …. (post 3763)

Riccardante Lucattieri

“ … con quattro cime che le fean corona … un endecasillabo della “mia” Divina Commedia, un omaggio a Dante, una umilissima parziale “rifacitura” del suo capolavoro che ho voluto scrivere ambientandola in Trentino: l’Inferno a Riva del Garda, il Purgatorio in Val di Non e il Paradiso a Trento (PAT-Paradiso Autonomo di Trento). Si tratta di dieci canti per circa 1500 versi in endecasillabi in terzine a rima incatenata che ho anche scannerizzato a disposizione di chi vorrà chiederne copia. Gratuitamente, s’intende!

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La Vigolana, fotografata da casa

“Con quattro cime …”: il Bondone, il Calisio, la Vigolana, la Paganella. Trento città fra i monti. Monti, inverno, neve. Quest’anno una grande nevicata in novembre e poi … basta. Ma si può? Inverno, monti, sci. Un ex collega della Siemens, tanti anni fa …” Abiti a Trento? Allora scii molto! Già … perché altrimenti vorrebbe dire che hai un difetto di fabbricazione”. Era un ingegnere tedesco, questo il suo modo di esprimersi … molto ingegneristico!

Primi alla prima … risalita!

Dicembre e gennaio, i mesi migliori per sciare. Neve ottima, piste non affollate. Noi “quasi residenti sulle piste” in mezz’ora raggiungiamo in auto la base di partenza del primo impianto di risalita ed è fatta. Tre ore di sci filate filate e poi a casa a pranzo: ma che si può volere di più? Le grandi città? No grazie, abbiamo già dato! Ormai siamo VIP- Vecchietti In Pensione, alias Vecchietti In Paganella!

Febbraio 2014: il Brenta dalla Paganella

Bondone, la “montagna di Trento”. Paganella, anche. Si parla della Funivia al Bondone da molto tempo, da quando ce la saremo potuta permettere. Oggi le priorità sono altre, pare. Paganella, anni fa l’esperimento di una piccola funivia poi dismessa “chissàperchè”. Dal fondo valle una seggiovia di raccordo, anch’essa dismessa, anch’essa “chissàperchè”. Peccato, tre esempi di sci a km zero mancati.  Ma veniamo alla Primavera 2020.

Mirco della Malga Zambana, novembre 2019 (o massa o miga!)

Dicembre e gennaio ok, grazie alla nevicata di novembre. Poi le piste sempre innevate anche grazie ai “cannoni”: si scia bene non c’è che dire ma. Ma cosa? Ma … ci manca il bianco sugli alberi dei boschi, ci manca un po’ più di freddo, quello che non fa fondere la neve di giorno che poi la notte ghiaccia che poi la mattina è ruvida sotto gli sci.

Ma … questa pista, è proprietà privata?

Quel freddo che la mattina presto trattiene in albergo la maggior parte dei turisti che “a te ti“ pare di essertele comperate, quelle piste che percorri per le prime discese quasi in solitaria! “Egoista!” mi dirà qualcuno. Evvabbè, chevvolete, almeno sono sincero.

Risalendo da Fai

Sapete … qui in Trentino si dice che “’l temp, le done e i siori i fa quel che i vol lori” per significare che al tempo, alle donne e ai signori non si comanda. E siccome sono imprevedibili, non abbiamo perso la speranza che insieme ad una corrente fredda da nord arrivi la perturbazione che qui porta la neve, quella che “sale” dalla Liguria. Già, perché quando il Petrarca nel suo Canzoniere scriveva “Ben provide Natura al nostro stato, / quando de l’Alpi schermo / pose fra noi et la tedesca rabbia” non si era reso conto che oltre che a frenare le discese barbariche, le Alpi frenavano anche le perturbazioni nevose da nord! Ed allora, che altro dire se non “Primavera, torna a sonnecchiare ancora per un po’ fra le tue coltri, dai … lasciaci ancora un po’ di freddo e di umido invernale: pioggia nelle valli per le città e la campagna e neve sui monti, che ti costa?”

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2020 @ 5:00 pm

Detto altrimenti: sovranismi dell’ … altro mondo!   (post 3762)

(Febbraio in Trentino. Tizio e Caio sono andati a sciare e si stanno concedendo una pausa sulla terrazza soleggiata della Malga Zambana, in Paganella)

Malga Zambana: foto di interni
Malga zambana: esterni

Tizio: Ah, proprio una bella sciata, non trovi? Ed anche questa pausa ci voleva proprio …
Caio: Certo Tizio, e poi con questo spettacolo! Guarda il Brenta com’è bello!

Tizio: Si, è meraviglioso! E poi, che dire delle piste? Sono tante e molto ben tenute. Solamente … peccato che qualche turista nemmeno tanto bravo a sciare si lanci per i pendii ad una velocità eccessiva, senza controllo: sarebbe bello vedere più spesso i Carabinieri e la Polizia a multare chi rappresenta un pericolo per se’ e per gli altri.
Caio: Hai ragione Tizio … ma … guarda un po’ chi sta arrivando … sì, quello sciatore con la tuta rosso fiamma acceso … non ti pare che sia … ma sì … è lui … ehilà quel signore! Signor Sempronio venga qui al nostro tavolo!

(Il diavolo Plutone, sotto le mentite spoglie di Sempronio, risponde al saluto, si cava gli sci e va a sedersi al tavolo dei due amici)

Sempronio: Eccomi amici! Posso chiamarvi così, vero? Ci stiamo incontrando tante di quelle volte che ormai …
Tizio e Caio, all’unisono: Ma sì certo Signor Sempronio. Anzi, già che ci siamo, non potremo passare al tu?
Sempronio: Certo, con piacere … e per sottolineare la decisione posso offrirvi io qualcosa?
Tizio: Si grazie, accettiamo volentieri, stavamo proprio per ordinare due ginseng.
Sempronio: Signorina Laura, per favore, tre ginseng in tazza grande, grazie. E … se non sono indiscreto, posso chiedere di cosa stavate parlando?

(Tizio si stupisce che Sempronio conosca per nome l’addetta al servizio: ma allora è un abituè della Malga Zambana?)

Caio: Niente, Sempronio, leggevamo il giornale e ammiravamo le bellezze di queste montagne, così, in pieno relax.

Caio è seduto. Tizio ha scattato la foto. Sempronio, con la sua tuta rossa, è in piedi, quasi di spalle

Sempronio: relax … anch’io ne ho bisogno, sapete. Infatti ero venuto in Paganella per godermi la nuova pista rossa, sapete, a me il rosso piace moltissimo, ah … ah … non so perchè! E invece oggi me ne è capitata una …
Tizio: Le piste rosse, si … vabbè … ma dai, raccontaci cosa ti è successo, siamo curiosi …
Sempronio: Se proprio insistete … dunque, un’ora fa stavo salendo con la cabinovia quando questa si è arrestata per un qualche motivo e in quel frattempo, da un paio di individui che viaggiavano con me, ho dovuto subirmi una tale serie di corbellerie economico-politiche che non ce l’ho fatta a stare zitto e sono intervenuto.
Tizio: Ma cosa stavano dicendo?


Sempronio: Costoro affermavano che l’UE e le sue banche non devono avere alcun potere sulla regolazione della circolazione delle monete; che l’Italia deve riconquistare la sua sovranità monetaria; che non è ammissibile che si paghino interessi sulle cartelle del nostro debito pubblico; che il nostro debito pubblico deve essere sottoscritto unicamente da noi Italiani, perchè così “debito pubblico e credito privato fanno pari”; che lo Stato deve stampare molta cartamoneta e creare una nuova industria pubblica, una sorta di nuovo IRI; che se lo stato mette in circolazione una banconota da 100 euro, l’effetto moltiplicatore la farà fruttare come se fosse da 500; che le banche sono responsabili della crescita del debito pubblico perché dovrebbero rifiutarsi di sottoscrivere le relative cartelle; che l’Italia è forte e ce la può fare da sola, perché il nostro risultato economico primario è positivo e che il debito pubblico non c’entra, è un’altra cosa.

Caio: Tutte insieme, queste corbellerie? Hanno fatto bingo!
Tizio: E tu, Sempronio, come sei intervenuto?

Le strisce! Mettiamole le strisce!

Sempronio: Ho preso la parola, ne avevo ditirro perchè quello spazio limitato era obbligatoriamente di tutti ed io ero stato costretto ad ascoltare le loro affermazioni. Ed allora … allora ho detto che è pur vero l’effetto moltiplicatore della circolazione della moneta … però solo se quella moneta ha alle spalle un valore reale; che in un mondo che si sta globalizzando, l’Italia può sopravvivere solo se fa parte di una insieme, l’UE, di un ordine di grandezza totalmente diverso; che nessun cittadino italiano  accetterebbe di essere trasformato da creditore in una sorta di azionista del proprio paese; che se non paghiamo le rate di capitale e interessi sul debito pubblico, i Paesi esteri dichiareranno il nostro fallimento; che quando cercassimo di acquistare all’estero energia e materie prime, nessuno accetterebbe la nostra moneta; che nel secondo dopoguerra abbiamo già visto cosa valevano le banconote da miliardi di marchi; che già una volta abbiamo negativamente sperimentato l’autarchia; che gli interventi che loro due si augurerebbero potrebbero essere attuati solo da un regime dittatoriale e non da una democrazia, cioè da un sistema – il nostro – entro il quale si discute e ci si confronta. Insomma, mi stavo sfogando ben bene quando la cabina – che nel frattempo si era rimessa in moto – è arrivata alla stazione a monte e siamo scesi prima che quei due esseri potessero controbattere con altre corbellerie: per me è stato un vero sollievo.

Tizio: Bravo Sempronio! E sai cosa ti dico? Che mi vien male se penso che gente simile vada a votare …
Caio: Lascia perdere, Tizio, il diritto di voto è sacrosanto per ognuno, a prescindere.
Sempronio: Sì, è vero, però l’inquietudine resta. Laura, ecco qui per lei, offro io ai signori e tenga pure il resto. Ma … cos’è quella nuvola di neve che si sta alzando sulla pista? C’è un turbinio di vento ed io che ho lasciato i miei sci laggiù, sul bordo pista … scusate, corro a recuperarli!

(Sempronio si allontana velocemente e scompare nel turbinio di neve)

Tizio: E ti pareva! Ci risiamo! Sempronio è scomparso alla nostra vista per l’ennesima volta, improvvisamente! Diavolo d’un uomo …
Caio: Vabbè, intanto ci ha detto quello che gli è successo e come ha ben replicato a quei due. E poi è stato gentile, ha pagato lui le nostre consumazioni. Ecco che viene il gestore … che simpatica persona … buongiorno Mirco, com’ela? Come va? Per favore, altri due ginseng, questa volta li pago io, grazie.
Tizio: Dai, li abbiamo appena bevuti, andiamo a farci una discesa sulla nuova pista rossa, passa proprio qui dietro … magari ci incontriamo quel diavolo d’un uomo di Sempronio visto che gli piacciono le rosse!

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Caio: Ah …ah…. d’accordo! E poi gli diciamo che venga a riprendersi il suo casco che ha dimenticato qui, strano casco a dire il vero … vabbè che siamo in carnevale, ma alla sua età … chissà cosa vuol significare … mah … vallo a capire quello lì …

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La nuova “rossa”, proprio dietro la Malga Zambana

(Tizio e Caio bevono il ginseng, calzano gli sci e si allontanano. Sipario)

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DE IURE CONDITO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2020 @ 8:48 am

Detto altrimenti: … e de iure condendo     (post 3761)

Còndito, non condìto … né con olio né con burro, cribbio! Ah questo latinorum!  Per chi non lo ha studiato significa occuparsi della legge già esistente e su quella base ragionare oppure ragionare sulla base di leggi che dovrebbero/potrebbero essere emanate.

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Latinorum? Sentite questa, autentica, da me raccolta nei vicoli di Genova. Un tale dice ad un amico: “Giorgio? Abita in piazza della voragine”. Peccato che quella piazza sia intitolata a Jacopo da Varagine (Varazze) vescovo della Superba Repubblica Marinara che aveva teorizzato la derivazione del potere politico della Repubblica direttamente da Dio, saltando papato e impero: ah … cosa non fanno una flotta poderosa e ben tre cinta di mura! D’altra parte lo stesso Federico Barbarossa, constato ciò, di fronte alla “difficoltà pratica” di incassare tributi da parte dei Genovesi, li autorizzò a … non pagarli! Questo Barbarossa, politico da niente era! Ma torniamo al diritto.

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Ruggero Polito, musicologo, pianista e violinista. Per quasi mezzo secolo Presidente dell’Associazione Amici della Musica a Riva del Garda

Diritto immobile o in evoluzione? Spesso, in un recente passato, mi sono trovato a discutere con un carissimo amico, Ruggero Polito, una Persona (le lettere maiuscole non sono utilizzate a caso!) di rara umanità, assai molto più “giuridica” di me che ero e sono un semplice laureato in legge, io; Presidente di Tribunale, Lui. Una Persona anche umanamente rara, purtroppo scomparsa da quattro anni lasciando in noi un vuoto difficilmente colmabile. Nel nostro ragionare sui fatti e sulle leggi mi accorgevo che Ruggero si esprimeva sulla base delle leggi esistenti (de iure còndito) mentre io valutavo le situazioni alla luce delle leggi che avrei voluto che fossero emanate (de iure condendo). Poi entrambi ci rendevamo conto della diversità dei nostri reciproci presupposti e concordavamo su di un fatto: che  occorre operare sulla base delle leggi vigenti e nello stesso occorre adoperarsi per integrare le eventuali lacune e correggere eventuali discordanze, anche perché “lo Stato Costituzionale è in contraddizione con l’inerzia mentale”.

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Le discordanze delle leggi. E qui veniva fuori il problema della organicità o meno del sistema delle leggi, che oggi sono purtroppo eccessivamente numerose, mutevoli, frammentarie, contraddittorie, occasionale: niente abbiamo imparato dal recente Codice Civile Napoleonico il quale aveva i caratteri di generalità, astrattezza, sistematicità e completezza, valeva su tutto il territorio dello stato e operava per la realizzazione di un solo progetto politico, giusto o sbagliato che fosse: la ragione della borghesia liberale.

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“Il politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni

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Il progetto politico. Oggi sembra mancare o quanto meno, sembra che ve ne siano addirittura troppi di questi progetti, per cui le varie leggi emanate dai vari governi (già qui l’errore: leggi emanate dai governi e non dai parlamenti?) tendono a realizzare il “progetto politico di turno” per cui esse spesso sono reciprocamente discordanti, contrastanti, annullanti (si può usare questo termine?). Io mi permetto di ipotizzare un tentativo di spiegazione: la nostra italica eccessiva variabilità politica è dovuta a … a cosa? E qui casca l’asino cioè innanzi tutto io!   Tuttavia ci provo, dai … e se mi sbaglio mi corigerete: è dovuta alla nostra genialità, al nostro individualismo, alla nostra creatività ed anche, purtroppo, alla nostra ignoranza generata dall’avvento dei social su base like e click a danno dell’antica e valida progressione e maturazione delle menti sui libri di scuola.

La scuola: ricordate? Tutti a scuola, tutti sui libri, le ricerche? Faticosamente in biblioteca. Oggi ecchècivuole? Basta un click. Ok, la nozione che cercate l’avrete subito, ma il vostro strumento, cioè il vostro cervello, non avrà lavorato e la sua inerzia lo farà arrugginire e diventare preda di quelli che i click li sanno manovrare e come, a loro vantaggio e a vostro danno. E invece, abbiamo bisogno di scuola e di una scuola che dia conoscenza e non solo capacità. Infatti con la capacità si possono solo eseguire i lavori dell’oggi; con la conoscenza si è in grado imparare i lavori del domani.

Concludo con un auspicio de iure condendo, cioè che siano emanate nuove leggi le quali ci riportino alla “vecchia Scuola/Università” fatta di serietà da parte dei docenti e dei discenti,  di traguardi difficili ma raggiungibili: una palestra per la mente e la volontà di ognuno. E che dopo anche i percorsi successivi (individuazione, valorizzazione, utilizzo e  remunerazione dei meritevoli) siano assolutamente trasparenti e democratici.

Un auspicio per il futuro, de iure condendo, appunto …

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LIBERTA’ VO CERCANDO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2020 @ 5:46 am

Detto altrimenti: … ch’è sì cara, come sa chi per lei vita refiuta, ovvero (all’ultima riga del post)  sulla PRESCRIZIONE   (post 3760)

La Divina Commedia (libro fortemente consigliato)

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Dante (Divina Commedia, Purgatorio. I°, vv. 71-72) fa dire a Virgilio queste parole all’indirizzo di Catone, il quale, pagano e suicida, dovrebbe stare all’Inferno e invece … invece il suo suicidio viene premiato in quanto Catone preferì darsi la morte piuttosto che rinunciare alla libertà politica che Cesare gli aveva tolto in quanto reo di essere un pompeiano. Libertà di pensiero e politica, dunque, e libertà dal peccato guadagnata con il temporaneo “soggiorno obbligato” in Purgatorio.

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Sulla libertà circolava una barzelletta: “In Germania alcune cose sono vietate, altre permesse; In Inghilterra è tutto permesso tranne ciò che è vietato; in Russia è tutto vietato, anche ciò che è permesso; in Italia è tutto permesso, anche ciò che è vietato”. Una barzelletta costruita su esagerazioni secondo il metodo del filosofo del diritto Hans Kelsen  la quale tuttavia ci aiuta a capire cosa sia lo Stato Liberale di Diritto (nel quale vive una società di adulti): la libertà (in mancanza di leggi) dei cittadini come regola, l’autorità dello Stato (in presenza di leggi) come eccezione. Il contrario si verifica nello Stato di polizia, che crea una società di minori.

Lo Stato liberale di dirittto si ma. Ma cosa? Ma … su alcuni settori particolarmente rilevanti oggi esso ha subito una sorta di inversione termica, nel senso che è tutto vietato tranne autorizzazione, come accade per l’utilizzo di beni strategici limitati (l’uso del territorrio, ad esempio: non si può costruire come e dove di vuole); le applicazioni scientifiche alla vita umana, per citare un altro settore (genetica, riproduzione, espianti, trapianti, interruzione volontaria della gravidanza, suicidio, eutanasia).

Hans Kelsen  (Praga 1881 – Berkeley 1973) è stato un giurista e filosofo austriaco, tra i più importanti teorici del diritto del Novecento e il maggior esponente del normativismo. Di nazionalità austriaca, nel 1933, per via della ascesa del nazismo in Germania e della sua origine ebraica, Kelsen dovette lasciare la sua carica universitaria, trasferendosi a Ginevra e, nel 1940, negli USA. Mentre era a Vienna Kelsen fu un giovane collega di Sigmund Freud e qui scrisse sul tema della psicologia sociale e della sociologia.

Le troppe leggi e le leggi troppo complicate tendono a limitare la nostra libertà.  Già nell’antica Roma vigevano due principi: “plurimae leges corrruptissima republica”; “lex brevis esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur” e cioè che quanto più (dannosamente) numerose, complicate e incomprensibili sono le leggi, tanto più si “corrompe” lo Stato. Inoltre, oggi, un poderoso apparato amministrativo ha assunto di fatto una forma di attività “legislativa” per regolare l’enorme casistica degli eventi, facendo uso di una specifica autonomia “legislativa” strumentale dai confini incerti. Da qui l’esigenza generalmente e genericamente avvertita ed espressa di una sua “sburocratizzazione”.

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Ex libris …

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Ma occorre dire di più: infatti non basta che le leggi siano in numero limitato né che siano immediatamente comprensibili da parte dei non addetti ai lavori: occorre anche che esse abbiano, ognuna, una portata generale: infatti la generalità della legge è l’essenza stessa dello Stato Liberale di Diritto, in quanto premessa della separazione dei poteri. E ciò perchè  il legislatore, dettagliando eccessivamente, si sostituisce arbitrariamente all’amministrazione (governo) e ai giudici. Inoltre l’ astrattezza della legge è nemica delle leggi retroattive (necessariamente “concrete”); è nemica delle leggi “a termine”; è nemica della (troppo frequente) modifica di leggi ad opera di altre leggi.


Ed è per questi motivi che io a suo tempo (Genova, 1968) laureato in giurisprudenza ma che per tutta la vita ho fatto un altro lavoro (manager) ho tuttavia sentito emergere spontaneamente dentro di me un’avversione per il nuovo regime troppo articolato della prescrizione. E se mi sbaglio, mi corigerete.

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LO STATO, SUA EVOLUZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2020 @ 3:38 pm

Detto altrimenti: ex libris, questa volta da “Il diritto mite” di Gustavo Zagrebelsky (Giulio Einaudi Ed.)     (post 3759)

Da tempo non riesco a leggere romanzi. Gli ultimi sono quelli  dell’intera serie del commissario Wallander del giallista Henning Mankel, serie che me l’ha prestata la mia prof senza puntino Maria Lia Guardini che io l’ho ringraziata e che poi alcuni me li sono comperati io. E infatti leggo saggi di filosofia politica o di politica filosofica, se preferite. Fino a pochi post fa mi sono immerso in Norberto Bobbio “Elogio della mitezza”. Da qui, quasi per caso, in “Il diritto mite” di Gustavo Zagrebeklsky. Si tratta in entrambi i casi di libri che vanno “studiati” più che letti, ed io lo faccio con la matita in mano e segno, evidenzio, sottolineo … per paura di perdere le tante gemme che incontro sul mio cammino.

Zagrebelsky, primi capitoletti: lo Stato. Il suo valore? L’eliminazione dell’arbitrio nell’ambito delle attività ad esso facenti capo e incidenti sulle posizioni dei cittadini”.

Ma lo Stato chi? Lo Stato Persona? Lo Stato Re? Lo Stato della ragione? Lo Stato di polizia?  Lo Stato di diritto? Lo Stato liberale di diritto? Quest’ultimo, direi .. sì. Ma … come si presenta questo Stato? E’ presto detto: “Il senso generale dello Stato liberale di diritto è il condizionamento dell’autorità dello Stato da parte della libertà della società, secondo un equilibrio reciproco stabilito dalla legge”.Ecco, “a me mi” piace soprattutto quest’ultima sua forma, natura, sostanza: caratteristiche tutte secondo le quali la società con le sue esigenze autonome è prevalente sull’ “autorità” dello Stato. Che non è anarchia, in quanto si prevede:

  • la supremazia della legge sull’amministrazione;
  • la subordinazione alla legge dei diritti dei singoli;
  • la non subordinazione dei diritti dei singoli all’amministrazione;
  • la presenza di giudici indipendenti.

Lo Stato liberale di dirittto si ma. Ma cosa? Ma … su alcuni settori particolarmente rilevanti oggi esso ha ceduto il passo ad una sorta di inversione termica, nel senso che è tutto vietato tranne autorizzazione, come accade per l’utilizzo di beni strategici limitati (l’uso del territorrio, ad esempio: non si può costruire come e dove di vuole); le applicazioni scientifiche alla vita umana, per citare un altro settore (genetica, riproduzione, espianti, trapianti, interruzione volontaria della gravidanza, suicidio, eutanasia).

Ma veniamo alle eccezioni alla legge. Previste da chi? Dalla stessa legge o dall’Amministrazione? Se sono previste dalla legge, male, perché una legge troppo articolata si auto declassa a provvedimento amministrativo. Peggio mi dice se le eccezioni sono previste dall’Amministrazione, il che vuol dire che lo Stato non è governato da leggi, ma da provvedimenti amministrativi “ad personam”. “Summa lex summa iniuria” si diceva nel diritto dei nostri antichi padri: per quanto possa essere perfetta una legge, tuttavia essa potrà risultare molto dannosa per alcuni. Ecco, loro, gli antichi Romani, accettavano che si verificasse una summa iniuria in capo a pochi.

E non è una barzelletta, purtroppo …

Oggi noi, moderni Romani, cerchiamo di non recare alcuna ingiuria a quei pochi con leggi-piene-di-eccezioni che però allo stesso tempo mettono in crisi i molti, i quali spesso non riescono a comprenderne la portata generale. Comprendere le leggi? E qui i Romani (antichi) se ne uscivano con una seconda massima “Lex brevis esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur”: occorre che le leggi siano brevi (e quindi chiare, n.d.r.) affinchè possano essere più facilmente comprese anche dai non addetti ai lavori. Al che, sfido la gente “comune” – cui chiedo scusa se mi permetto di definisrla con questo termine che nulla vuol avere di negativo, sia chiaro! – la sfido, dicevo, a comprendere la ratio che sta alla base di tante leggi, non ultima quella sulla prescrizione.

Le eccezioni. Il nazismo. Film Schindler List. Il protagonista al capo nazista: “Il vero potere non è condannare a morte, ma graziare il condannato”, cioè “fare eccezione”. In quel caso ben sia venuta l’eccezione! Ma nella vita di tutti i giorni è molto meglio se La legge è uguale per tutti senza le eccezioni di legge dirette o – peggio – demandate ai successivi regolamenti di attuazione o alle decisioni dirigenziali del settore amministrativo.

Mappoi (mappoi) da quache anno sopra la legge abbiamo messo la Costituzione Repubblicana che la nostra è la più bella del mondo. Non dimentichiamolo!

Cambiando discorso ma poi mica tanto: oggi nell’Associazionismo di vario tipo spesso lo Statuto lascia troppa discezionalità al Consiglio Direttivo che frequentemente opera per eccezioni e non è controllato da alcuno se non annualmente dall’assemblea che però il più delle volte è assai poco informata e comunque troppo poco partecipata. La nuova legge sul Terzo Settore ha curato gli aspetti finanziari e fiscali. Nulla ha detto circa la verifica dell’esistenza di una vera democrazia funzionale all’interno dei singoli statuti.

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56 ANNI DOPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2020 @ 8:58 am

Detto altrimenti: se in allora me l’avessero detto … (post 3758)

“La matina bonora”  (La mattina presto)

56 anni fa ne avevo 20, abitavo a Genova, la mia città natale, in agosto andavo in vacanza in Val di Non e nel corso di quel mese per circa dieci giorni andavo a scalare le cime delle Dolomiti di Brenta (e poi quelle delle Pale di S. Martino).

Agosto 1968 (avevo 24 anni)

Da 33 anni risiedo a Trento e sono spesso a sciare in Paganella dalle cui piste vedo e rivedo (o intuisco) quelle stesse montagne: la Cima Tosa, la Brenta Alta, la Cima Margherita, il Campanil Basso, il Campanile Alto, gli Sfulmini, la Torre del Brenta, per citarne alcune.

Scendendo a valle

56 anni fa … se in allora me l’avessero detto … ma veniamo allo sci. Io ho cominciato … tardi, all’età di 17 anni. Era il febbraio del 1961, a Frabosa Soprana (CN). Quante “cose” sono cambiate da allora! La neve, nevicava di più. Le piste, erano assai meno battute (ricordo: nel 1971 a Livigno gli addetti battevano le piste “a scaletta” scendendo affiancati da monte verso valle!). Gli impianti di risalita, non ne parliamo! Gli sci poi … dal legno al metallo, da lunghi a corti: pensate, 1969, io sottotenente della Brigata Alpina Tridentina, i miei sci erano Alu Fischer di m. 2,15! Poi è intervenuta la sciancratura, ovvero la ratrematura laterale che modifica il raggio di curvatura. Insomma: lunghi e rigidi, veloci in rettilineo. Corti e sciancrati, meno adatti alle grandi velocità in linea retta, più agili nelle curve.

Salomon Race: belli da impazzire!

Adesso se ne sono inventata un’altra: l’inclinazione verso il basso delle lamine di due gradi rispetto al piano orizzontale del corpo dello sci. Da qui una maaggiore reattività dello sci, un po’ come passare a guidare da un’auto normale ad una di Formula 1. Morale: cambiano – ringiovaniscono – gli sci; cambi – invecchi – anche tu che li utilizzi … e allora stai attento, cribbio! Infatti prima di imparare ad usare questi miei Salomon Race, l’anno scorso mi sono rotto una spalla (testa dell’omero e trochite!).

La caduta sulla curva prima della X

E’ andata così: nella foto, di solito seguo la traiettoria 1) . Quella volta (25 marzo 2019) chissà perchè, la 2) (mannaggia!). In quella curva molto veloce a destra e a monte, mi sono distratto, ho spigolato un minimo verso l’esterno con lo sci a monte che ha “ubbidito” al comando e si è aperto verso monte. Corpo sbilanciato a valle per reazione, blocco dello sci sinistro, volo, caduta, atterraggio sul gomito sinistro con mano sinistra sullo sterno (livido); testa dell’omero e trochite fratturati; spalla lussata ma è rientrata subito. Cinque settimane di fasciatura dessault, due mesi di riabilitazione. Che fare? Quest’anno ho fatto ammorbidire quelle lamine nel senso che ho tolto uno dei due gradi di inclinazione: ora se questi miei sci fossero usati da un campione in una gara a livello mondiale, ad ogni curva perderebbe un decimo di secondo circa, ma per ma vanno benissimo.

Eccola, la mia giacca a vento dello stesso colore dei Salomon Race (qui però sono con gli sci precedenti, Salomon non da gara)

Dice … ma perchè non li cambi? Cosa? Ma non vedete come sono belli? Hanno lo stesso colore della mia giacca a vento! Ah … dimenticavo: la punta. Vedete come la forma della loro punta è stata quasi “appiattita”? Ciò ha determinato che a parità di lunghezza totale dello sci, la parte laminata è più lunga e morde prima la neve. Per capirsi, è stata allungata quella che sulle barche a vela è la lunghezza al galleggiamento, con effetto di migliorare l’efficienza (della barca e dello sci).

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UNIONE EUROPEA, STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Febbraio, 2020 @ 4:29 pm

Detto altrimenti: unica via da percorrere      (post 3757)

Contrapposizione est-ovest? Ed allora ecco gli Stati nazionali forti, quelli che “decidono”, gli Stati “Persona”, gli Stati “Sovrani”: al loro interno, il potere assoluto; all’esterno, fortezze contrapposte, isolate – ognuna – dalla non ingerenza. Ma poi, passato il pericolo, sono sorti altri poteri che hanno indebolito l’Idea dello Stato Persona: centri di potere economici e finanziari, elite e classi politiche o sociali, contesti religiosi, tutti coartefici della demolizione della Sovranità dello Stato Persona. Da qui un bivio: il ritorno alle condizioni premoderne dell’insicurezza o la nascita di un nuovo diritto, il Diritto Costituzionale.

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La Costituzione, un lodevole compromesso (sul valore dei compromessi ho più volte citato un capitolo del bel Libro di Paolo Mieli, “I conti con la Storia”,cfr. ivi). Compromesso Costituzione, base per la coesistenza pacifica del pluralismo economico, sociale, religioso etc, la cui Sovranità ha soppiantato la Sovranità dello Stato. La Costituzione: un insieme di Regole aperto a tutti coloro che accettano di muoversi all’interno della sua Regola Madre: la Democrazia.  Un ulteriore passaggio: occorre passare da un ambiguo sistema di diritto inter statale ad una Costituzione Europea, ad un Diritto Costituzionale vero e proprio.

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Chi ha letto i miei ultimi post, avrà notato quanto io mi sia soffermato sul concetto di mitezza, con riferimento al Libro di Norberto Bobbio “Elogio della mitezza”. Lo stesso concetto di mitezza trovo espresso (sorprendentemente per me, che questo libro ho scelto di leggere “ a caso”!) nel mio “nuovo” Libro, quello che sto leggendo adesso, “Il diritto mite” di Gustavo Zagrebelsky, per il quale il Diritto degli Stati Costituzionali è un Diritto mite in quanto permette la coesistenza di valori e principi e – pur partendo da una base materiale pluralista – “richiede che ciascuno di tali valori e tali principi sia assunto in una valenza non assoluta … nel mantenimento della pluralità reciproca, del loro confronto leale, verso un’integrazione attraverso l’intreccio di valori e procedure comunicative … superandosi in tal modo l’attuale desolazione di ideali, ideologie e speranze che purtroppo hanno lasciato spazio ad un micidiale composto:  sul piano economico, la competizione illimitata del mercato delle merci, delle idee, della politica, degli uomini; sul piano culturale, la rivalità distruttiva delle piccole identità collettive”.

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Amiche ed amici che mi leggete, quanto sopra non è filosofia astratta, ma filosofia concreta di vita politica  e sociale: pensate un po’ la regressione rappresentata da chi ancora oggi “tira dritto”, da chi invoca i “pieni poteri” e la “maniera forte”, da chi non si accorge che il Mondo – inteso come insieme di relazioni umane – è cambiato e sta ulteriormente cambiando, un Mondo in cui il nostro bel paese ove il sì suona non può restare isolato ma deve diventare parte di un tutto, di una Unione Europea sempre più forte fino ad essere parte di un’utopia: gli Stati Uniti d’Europa. Dice … ecco caro blogger, hai detto bene: una utopia, quindi è inutile illudersi. Rispondo: eh no, raga, scialla, calma: l’Utopia non è un obiettivo irraggiungibile: è solo un obiettivo semplicemente non ancora raggiunto. Buona Europa a tutte e a tutti!

P.S.: avrete notato che scrivo Libro con la L maiuscola. Non a caso. Infatti liber in latino significa Libro e anche Libero!

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MORTI DIVERSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Febbraio, 2020 @ 6:21 am

Detto altrimenti: già … c’è modo e modo    (post 3756)

La nostra coscienza, la nostra reazione di fronte alla morte. Dipende. Se è quella che noi stessi procuriamo (agli altri) con le guerre o tolleriamo (negli altri) per fame, be’ allora non reagiamo più di tanto: quelle le guerre e le carestie si sa ci sono sempre state … negli altri. Ma se rischiamo che un virus, partendo dalla Cina, possa colpire anche noi … be’ raga volete mettere? Allora è tutta un’altra cosa: mille, duemila morti ci mettono molto più in allarme che i milioni di morti per guerre e per fame.  Insomma, noi e gli altri sono due cose ben diverse: e che, ci mancherebbe altro!

La tempesta “Ciara”

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Eppure c’è un virus che potrà comunque colpirci tutti e che non arriva (solo) dalla Cina: la distruzione dell’ambiente sarà micidiale per tutti noi ma ancora non ce ne vogliamo rendere conto, ancora non sono sufficienti i cicloni e le tempeste anomale che ormai ci colpiscono così di frequente, i ghiacciai che spariscono, la siccità che brucia intere regioni. Dice … ci penseremo dopo: ora dobbiamo difendersi dal coronavirus. Evvabbè … ho capito, ho capito …

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FRA OTTIMISMO E PESSIMISMO, OVVERO: CAPIRE PRIMA DI GIUDICARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2020 @ 6:49 pm

Detto altrimenti: mi accomiato, grato, dal libro di Norberto Bobbio “Elogio della mitezza e altri scritti morali” con questa sua considerazione.        (post 3755)

Bobbio si richiama ad una lettera ricevuta da un Vescovo, Monsignor Sandro Maggiolini, pubblicata sulla prima pagina di Avvenire il 10 gennaio 1989, lettera con la quale il Presule lo esortava ad essere meno pessimista.  Bobbio nota che il pessimismo e l’ottimismo “sono due visioni globali del mondo e come tali fideistiche” e che, prima di giudicare, occorre capire”. E ciò che egli ha capito è che l’unico rimedio al male radicale esistente al mondo (visione pessimistica ma realistica, n.d.r.), “sia da ricercare nella creazione della vita morale, ancorando la morale ad una visione religiosa, non per dare alle sue regole un valore assoluto, quanto piuttosto perché questo ancoraggio le rende più efficaci, cioè più rispettate” (visione ottimistica, n.d.r.). Per i laici egli individua come principio morale la tolleranza, cioè “il principio che dalla constatazione della molteplicità degli universi morali si trae la conseguenza della necessità di una pacifica convivenza tra essi” (pagg. 165-167 op. cit).

Le strisce! Regaliamole le strisce!

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Oggi, giornata del ricordo delle vittime delle foibe, del dramma degli esuli … oggi “ricordiamo” le cause di tutto ciò, ricordiamo “chi” ha creato le pre-condizioni perchè poi tutto questo accadesse. Oggi più che mai rafforziamo il senso della morale, della pacifica convivenza, rafforzando il soggetto che più di tutti può aiutarci a ristabilire in pieno questi valori di fronte a noi stessi e al mondo: l’Unione Europea.

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