I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Aprile, 2020 @ 1:18 pm

Detto altrimenti: teatro dal vero  (post 3854)

Atto unico, scena unica

Un complesso condominiale a Trento. All’interno di un giardino comune, due palazzine. Tizio e Caio sono affacciati a due balconi contrapposti.

“I Dialoghi di Platone” tutt’altra cosa!

Tizio: Ma … lei non è Caio, quel signore con il quale ero solito bere un caffè in piazza Duomo?
Caio: Buongiorno Tizio, si sono io. Sa, ho acquistato questo alloggio solo un mese fa, per questo che non ci siamo mai visti e poi, sa … con questo virus …
Tizio: Mi fa piacere averla come condomino. Dai che appena sarà passata questa bufera, magari potremo anche organizzare una bella grigliata condominiale giù in giardino.
Caio: Ottima idea, Tizio. E, mi dica, cosa ne pensa di come la gente stia reagendo a questa situazione?
Tizio: Sa, è già stato detto tutto e il contrario di tutto, è difficile esprimersi senza ripetere cose già dette o senza ricadere in ovviomi.
Caio: Ma via, lei è una persona intelligente, ormai la conosco bene dopo tanti caffè bevuti insieme! Un’idea ce l’avrà ne sono sicuro.
Tizio: Evvabbè  … visto che insiste. Vede mi pare che la gente si concentri sulle percezioni sensoriali dei propri bisogni immediati e non si preoccupi del problema di fondo che invece dovrebbe essere il primo ad essere affrontato e risolto. In altre parole: mi pare che la gente non abbia la visione d’insieme del momento.
Caio: visione d’insieme, percezione sensoriale … si spieghi meglio.
Tizio: Se lei è seduto in cima ad un’alta scogliera, del mare ha una completa visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scende verso il basso fino ad immergersi, le percezioni si invertono fino a quando lei, nuotando, ha la massima percezione sensoriale e nessuna visione d’insieme. Ha capito qual problema dobbiamo risolvere?
Caio: E quale sarebbe questo problema?
Tizio: Decidere quale nuovo modello di società vogliamo per il dopo virus, perché quella attuale non andrà più bene.
Caio: Corretto, ma nel frattempo la gente deve mangiare, quindi via libera agli interventi immediati.
Tizio: D’accordo via libera, ma consideri il percorso sequenziale che si sta seguendo, che a me pare illogico perchè “controcorrente”.
Caio: La prego, si spieghi.
Tizio: Semplice. Si vuole dare esecuzione ai provvedimenti immediati. Indi si risale a come finanziare queste iniziative. Poi si risale ancora a quale soggetto spetta fornire la copertura finanziaria. Ed ecco la vetta del ragionamento: “per andare verso quale modello sociale ed economico”?
Caio: Ho compreso il suo pensiero, nel senso che nel frattempo occorrerebbe decidere quale dovrà essere il nuovo modello della società, vero?
Tizio: Certo, proprio così. Ma … Caio … guardi giù in giardino … quel signore … non è forse quel tale Sempronio che si univa sempre a noi due al bar?

(Il diavolo Plutone che passeggiava “casualmente” nel giardino condominiale sotto le mentite spoglie di Sempronio, alza la testa verso i due balconi)

Sempronio: Buongiorno amici! Si sono io! Che combinazione trovarvi qui! Stavo godendomi una pausa sul mio lavoro, sapete … ho una ditta di disinfestazione e il Comune ci ha incaricati di bonificare tutti i condomini di questo tipo, quelli con un giardino condominiale, appunto. Un lavoraccio del diavolo …
Tizio: Benvenuto quindi, peccato solo che non possiamo bere un caffè insieme.
Caio: Vero. Ma allora lei ha sentito i nostri discorsi visto che parlavamo da un balcone all’altro.
Sempronio: Certo, non se ne sarebbe potuto fare a meno dato il volume delle vostre voci.
Tizio: Per carità, a noi fa solo piacere. Anzi ci dica il suo parere in merito al tema che stavamo trattando.
Sempronio: Caro Tizio, lei ha perfettamente ragione. Solo che chi oggi detiene il potere sul mondo, ovvero le multinazionali della finanza e dell’economia, si opporranno con ogni mezzo a che si cambi questo sistema. Vedete … vi faccio un esempio, tanto per capirsi. Una nuova società umana si potrà creare solo se si cambia l’ordine delle priorità di investimento, se ad esempio se si smette di fabbricare e vendere armi e si investe sul sociale, sull’economia solidale, su una più equa distribuzione delle risorse, sull’abbattimento delle disuguaglianze sociali. E invece …
Caio: Invece cosa?


Sempronio: Invece cosa? Ma le pare poco che noi si continui ad acquistare dagli USA  i costosissimi cacciabombardieri F35 mentre loro tagliano i fondi (500 milioni di dollari l’anno, pari ad un decimo del suo bilancio) all’ OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità?


Tizio: Ha ragione. Ma ci dica, lei pensa che nelle decisioni di effettuare questi acquisti siano intervenute “interessenze” in favore di qualcuno … per capirsi? Chessò, dell’ “olio” per ungere qualche trump …oliere?

“Piensa mal y acertaras”


Sempronio: Si, è molto probabile: nemmeno un cane muove la coda se non gli dai in osso. E poi, si sa, i trumpolieri, gambe lunghe, testa in alto ma per mangiare infilano il becco nel fando: potrei raccontarvene  certe, ma devo andare al computer per scivere una relazione al Comune … sapete … sono così fiscali … ma … cos’è questo polverone? Si deve essere rotta una delle mie macchine vaporizzatrici, scusate  ….

(Sempronio corre via scomparendo dentro una nuvola della polverizzazione causata da una delle sue macchine)

Tizio: Diavolo d’uno uomo! E’ scomparso un’altra volta come sempre dentro una nuvola, una nebbia, un turbinio … sembra proprio una diavoleria la sua …

(Sipario)

Sempronio ricompare fra le file delle poltrone del teatro nelle sue vere vesti di diavolo, sogghignando.

(Applausi)

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SE NE VANNO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2020 @ 7:12 pm

Detto altrimenti: un popolo di nonni …        (post 3853)

Se ne vanno, di notte, da soli …

Se ne vanno.  Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici. Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi. Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale. Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero. Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato. Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto, pregi ormai dimenticati. Se ne vanno senza una carezza, senza che nessuno stringesse loro la mano, senza neanche un ultimo bacio. Se ne vanno i nonni, memoria storica del nostro Paese, patrimonio della intera umanità. L’Italia intera deve dirvi GRAZIE e accompagnarvi in quest’ultimo viaggio con 60 milioni di carezze… ❤🙏” F.to FULVIO MARCELLITTI

Una passeggiata di solito molto frequentata ...

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Oggi, 15 aprile, un amico mi telefona: “Troppo triste”. Ma è la Verità, triste quanto vuoi, ma sempre Verità è, gli ho risposto. Comunque, per non cedere allo sconforto e riaccendere la speranza, oggi, the day after il post “triste” di ieri cui sopra, ho voluto aggiungere una foto, la foto della speranza, l’ultima qui sotto. Ieri, durante la mia “ora d’aria”, camminavo entro il famoso raggio dei duecento metri da casa: per mia fortuna abito ai confini della città, lungo un bel fiume (il Fersina, la Fersena in dialetto), ai piedi dei primi contrafforti montani, il tutto a novecento metri dal Duomo (evviva Trento!).

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Dalla strada si diparte una elegante scalinatella che diventa subito una ripida stradicciola costeggiata da un filare di cipressi il quale conduce alla chiesetta dei frati Francescani, quella dove diciotto anni fa si sposò mia figlia Valentina. Insieme a Maria Teresa, mia moglie, interpretiamo questa salita come una sorta di palestra nella quale fare un po’ di allenamento per le gambe e per dare fiato ai polmoni e alla Speranza. Ogni volta che la percorro penso al giorno di quel matrimonio, quando ancora i cipressi non erano stati piantati (peccato!) e a quel passo dei Promessi Sposi nel quale si parla di “una di quelle stradicciole …”. Non che io mi senta un Don Abbondio, ma la pace e la serenità che il povero curato avvertiva prima dell’incontro con i due bravacci doveva proprio essere di questo stesso tipo.

La foto della speranza

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Ebbene, all’inizio della salitella, sulla sinistra, dietro una croce, in una fettina di aiuola trascurata da tutti nella quale si sono sviluppati intricati grovigli di erbe selvatiche e qualche canna, sono spontaneamente cresciuti e sbocciati alcuni tulipani. Mi sono fermato per una foto perchè mi è parso significativo testimoniare quella presenza di vita che ho subito interpretato come una speranza: se sono riusciti loro – i tulipani – a germogliare e fiorire inaspettatamente in un ambiente così trascurato e inospitale, riusciremo anche tutti noi a uscire da questa micidiale pandemia. E poi, siccome che a me mi piace la saggezza di ogni dialetto, per l’occasione ne regalo a tutti noi alcuni. Un paio siciliani: o bono tempo e o malo tempo non dura tutto o tempo e calati iuncu ca passa la china, piegati, canna, che la piena passa e tu ti rialzi. Insomma, adda passà a nuttata! Quest’ultimo è del … nord: napoletano! Insomma scialla raga, coraggio: insieme ce la faremo!

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Firmato: un blogger tri-nonno troppo giovane, classe 1944, che della guerra ricorda solo la luce azzurra nel vano scale; la carta di giornale pressata nelle fessure delle persiane; la targhetta di metallo a contrassegnare un posto a sedere  sui tram “Riservato agli invalidi di guerra e del lavoro” e le macerie delle case del centro storico, intorno al porto di Genova.

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LA LINGUA TEDESCA E’ FACILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2020 @ 2:00 pm

Detto altrimenti: per chi sa il latino …. (post 3852)

… così dicono i professori di tedesco alla prima lezione. E cominciate a studiare: der, des, dem, den, die, der, der, die. Semplicissimo. Quando avete ben studiato, prendete un libro di tedesco. E’ un magnifico volume pubblicato a Lipsia e tratta degli usi e costumi ottentotti (Hottentotten). Presso quel popolo i canguri (Beutelratte) si trovano in grande numero e, catturati, vengono messi in gabbie (Kotter) munite di copertura (Lattengitter) per proteggerli dalle intemperie. Tali gabbie in tedesco sono chiamate Lattengitterkotter. Il canguro prigioniero prende il nome di Lattengitterkotterbeutelratte.

Un giorno gli ottentotti arrestano un assassino (Attentaetter) uccisore di una madre ottentotta (Ottentottenmutter) che aveva due bimbi ebeti e balbuzienti (Stottertrottel). Questa madre in tedesco ha il nome di Hottentottenstrottertrottellmutter e il su assassino  Hottentottenstrottertrottellmutterattentaetter. L’uccisore viene rinchiuso in una gabbia da canguro (Beutelrattelattengitterkotter) dalla quale riesce ad evadere ma ben presto ricade nelle mani di un guerriero ottentotto, che si presenta dal capo annunciandogli: “Ho catturato l’Attentaetter!”. “Quale?” gli domanda il capo. “L’Attentaetterlattengitterkotterbeutelratte”, balbetta il guerriero. “Eh, diavolo, impreca il capo, non potevi dire subito che avevi catturato l’ Hottentottenstrottertrottelmutterattentaetterlattengitterkotterbeutelratte”?

Come vedete il tedesco è facilissimo, basta un po’ di applicazione!

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CETERUM CENSEO CARTHAGINEM DELENDAM ESSE ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Aprile, 2020 @ 9:43 am

Detto altrimenti: quando hai un’idea fissa in testa ….      (post 3851)

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La frase è famosa: “E alla fine vi dico che Cartagine deve essere distrutta”. La pronunciava il senatore romano Marco Porcio Catone detto il Censore, ininterrottamente per un decennio dal 157 fino al giorno della sua morte avvenuta il 149 a. C., al termine di ogni suo discorso nel Senato romano, anche se nella riunione si era discusso di tutt’altro. E noi, oggi, quando vogliamo sottolineare l’irrinunciabilità di una nostra posizione contraria o “distruttiva” di una certa situazione, spesso utilizziamo l’espressione al nominativo: Delenda Cathago! Magari con un bel punto esclamativo nell’intonazione della nostra voce.

Deleta Carthago (146 a. C.)

Che c’azzecca questo riferimento? Scialla raga, c’azzecca, c’azzecca e come, perché mi viene bene per ribadire una mia convinzione, e cioè che “inoltre, ribadisco che occorra definire subito quale modello di società e di UE vogliamo costruire dopo il COVID-19”. Più volte infatti ho scritto che occorre rimettere in fila le priorità e usualmente mi riferivo alle priorità di spesa e di investimenti: ad esempio, è “più prioritario” continuare ad acquistare i cacciabombardieri F35 oppure riservare quella finanza per non gravare i cittadini di patrimoniali, riduzioni di pensioni o di welfare? Oggi invece vi parlo di un diverso tipo di priorità, quella della logica conseguenziale dei ragionamenti.

Le strisce! Regaliamole le strisce!

Dice … “ma piano piano vedi bene caro blogger che si sta cercando di ridisegnare il dopo virus!” Si raga, ma lo si sta facendo con un procedimento mentale “al contrario”. Mi spiego. Si parte dai tanti interventi sul campo (intendiamoci bene: assolutamente strategici, cioè indispensabili e insostituibili); per poi “risalire” a come finanziarli; per poi “risalire” ulteriormente a quale soggetto (quale UE) sia necessario per poter finanziare il salvataggio, la ricostruzione e la riconversione del sistema; per realizzare (ed ecco l’ultima risalita!) un nuovo (quale?) modello sociale, politico ed economico. Vedete bene che oggi, partendo dall’attuale punto di partenza scelto ed utilizzato per la nostra corsa ad ostacoli, siamo arrivati ad un punto di arrivo che invece, concettualmente, avrebbe dovuto essere il vero punto concettuale di partenza di ogni percorso mentale: quo vadis, UE? Dove vai, UE? Meglio: ti accorgi dove stai andando, UE? Infine, più correttamente, con una traduzione sempre meno letterale ma sempre più significativa: dove vuoi che vada la tua UE, amico lettore? Delenda UE o corroboranda UE?

Io sono per corroboranda UE!

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COVID19 – DALLA FASE UNO ALLA FASE DUE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2020 @ 6:46 am

Detto altrimenti: il post della Domenica di Pasqua (post 3850)

Interventi in corso

1 – Rallentamento (tendente al blocco) della diffusione del contagio;
2 – aiuti economici e d’altro tipo, immediati e diffusi.

Interventi da effettuare

1 – Copertura finanziaria UE;
2 – riequilibrio finanza pubblica interna;
3 – revisione dell’intero elenco delle priorità di spesa;
4 –interruzione per eccessiva onerosità sopravvenuta di alcuni contratti, quali ad esempio gli acquisti dei costosissimi cacciabombardieri F35, ben prima di recuperare denari con imposte patrimoniali e interventi a danno di pensioni, scuola, lavori pubblici, contrasto della povertà, etc.

Non ora, grazie!

P.S.: Corsera odierno, pag. 23: USA, il disastro sociale di un liberismo sfrenato! 16,8 milioni di disoccupati chiedono il sussidio. In Texas 6000 famiglie in auto, anche SUV, alla ricerca dei pacchi viveri. Purtroppo, per gli USA potrà essere peggio della crisi del 1929. In allora si ripartì puntando sull’industria pesante degli armamenti. E oggi? Storia maestra di vita? Speriamo questa volta di impararne la lezione: anche i rilevanti interventi finanziari non faranno in tempo far fronte a quello che si combatte – e ci vuole tempo – con una riconversione del modello sociale ed economico.

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UNA SCIATA VIRTUALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Aprile, 2020 @ 1:37 pm

Detto altrimenti: dopo la bici e la vela, ecco lo sci ... (post 3849)

Si avvisano i Sigg. Lettori che a causa del virus siamo costretti a pubblicare post su fatti del passato. Le pubblicazioni sul presente riprenderanno non appena possibile.

La città di notte, a notte fonda intendo, è bellissima: la senti tutta tua! E’ una sensazione che provo quando mi capita di alzarmi molto presto, quando fa ancora buio, quando ad esempio devo  andare all’appuntamento con il pullman della Fiab diretto a qualche nostro ciclo-tour fuori regione. Esco in bicicletta, bagagli appresso e in quei due km che mi separano dal luogo dell’appuntamento rivedo gli analoghi momenti che viveva da ragazzo, a Genova, quando scendevo in strada alle 04,00 per andare al pullman che avrebbe portato noi, una cinquantina di amici, a sciare a Limone Piemonte, dalla mattina alla sera. Circa 200 km quasi tutti fuori autostrada all’andata, gli stessi al ritorno. In giornata. E la mattina dopo, a scuola, assonnati: “Lucatti, sei andato a sciare? Vieni qui che ti interrogo!”. Non credevo che avessi compiuto una cattiva azione.

Old style … but still going strong!
Dolomiti di Brenta

Da molti anni abito a Trento e ormai sono un VIP- Vecchietto In Pensione che d’inverno diventa un VIP-Vecchietto In Paganella. E veniamo alla sciata in Paganella, dunque, una sciata virtuale che però negli anni scorsi (senza virus) è stata reale anche fino al 21 aprile. Evvabbè … adda passà a nuttata!

Claudio, un mio amico co-VIP

Fra noi VIP c’è una sorta di gara: chi arriva primo ai tornelli della funivia di Andalo che aprono alle 08,30. Infatti le prime sciate sono le migliori: piste immacolate, gente poca, soprattutto nei mesi di dicembre e gennaio, che poi sono i miei preferiti, anche per  la migliore qualità della neve. Dice … ma fa freddo! Ma qua’ freddo, raga?  Intant non l’è pu’ i fredi di sti ani … e poi con le tute da sci d’ancoi (di oggi), così termiche … dai … Ma veniamo al dunque: arrivare prima degli altri? Loro arrivano alla 08,20? E tu anticipi alle 08,10 e così via. Io sono riuscito ad arrivare alle 07,30! Ed ecco il parallelo con la notte di cui dicevo prima.

Solo

Si fa così: si parcheggia l’auto nel posto migliore; si va subito ai tornelli e si piazzano gli sci in pole position per fissare il posto, tanto per far capire come stanno le cose! Si va la bar di fronte a fare una bella colazione e a leggere il giornale. Indi ci rientra anche una puntatina idraulica prudenziale al WC, così poi sulle piste non perderai tempo! Nel bar incontri e cominci a conoscere gli “uomini degli impianti”, le persone che li fanno funzionare, che controllano la salita e la discesa degli sciatori, che lavorano al freddo e al vento mentre tu ti diverti. Con alcuni siamo diventati amici: Michele, Ludo e altri. L’ altra faccia del mondo. Da loro noi Vip siamo definiti gli strazzapiste, cioè quelli che tracciano le prime scie sulle piste ancora immacolate.

Strangers in the night …

E sono arrivate le 08,00.

Sci e funivia diversa, ma l’orario è lo stesso!

Al che ritorni ai tornelli dietro i quali il personale dei vari rifugi sta caricando i rifornimenti per i locali in quota. Anche fra di loro amici, come Mirko, ad esempio, il gestore della Malga Zambana.

Pit- stop alla Malga Zambana

Ormai comincia ad arrivare qualche sciatore tuo “concorrente”: spesso ci si riconosce dalle tute che indossiamo, spesso ci si saluta anche se non sappiamo come ci chiamiamo: in ogni caso  si chiacchera amichevolmente. Ad un certo punto, quando mancano pochi secondi all’apertura, tutti noi sembriamo i piloti della F1 nella griglia di partenza: scatta il verde, tutti alle cabinovie! Obiettivo: salire sulla prima è una questione di principio! Se per disgrazia vi capita di riuscire a prendere solo la seconda, nessuna paura: alla stazione intermedia le cabine rallentano, le porte si aprono e voi potete scendere dalla vostra e prendere quella prima della “prima”!

L’Olimpica: prima di me nessuno

Arrivati in cima, una seggiovia vi porta sulla Cima Paganella a 2.200 metri. Sono le 08.40, il sole ha appena tinto di rosa le cime delle dolomiti di Brenta, le “mie” Dolomiti, quelle  che scalavo quando avevo una cinquantina di anni di meno!  La pista sembra un velluto tanto è ben battuta dai gatti delle nevi. Scatto una foto o mi butto? Mi butto! La pista olimpica è ancora in ombra. Pendenza media (da pista rossa), la si percorre tutta d’un fiato, una curva dopo l’altra. Arrivati in fondo … si riprende la seggiovia o ancora giù, per la pista nera fino al Dosson? Giù, diamine, che la “nera” appena battuta è fantastica! Arrivati al Dosson, altro dubbio: risalire salendo all’intermedia della funivia, oppure prendere la nuova funivia che porta alla selletta oppure, ancora, scendere ad Andalo per la “rossa”?  Siamo padroni non dico di tutte le piste, ma di ogni cunetta! E poi abbiamo il know how dell’evolversi della qualità della neve a seconda della stagione, dell’ora, dell’esposizione per cui siamo in grado di sciare sempre sulla neve migliore.

Questa volta con la nipotina Sara e famiglia!

Talvolta vado a sciare da solo. Vai da solo, mi chiede mia moglie?’ Si, rispondo, sarò solo per i primi cinque minuti! Infatti trovi sempre qualcuno con cui fare una discesa, un amico o anche uno sconosciuto che poi – è successo – incontri di anno in anno. A me poi piace molto indovinare la regione di provenienza dei turisti ascoltando il loro accento. Ad esempio, con Liguri, Toscani, Piemontesi, Napoletani, Romani, Siciliani, i Bolognesi non mi sbaglio mai. Posso confondere un Parmense con un Alessandrino, ecco, questo può accadere, con quella erre un po’ moscia entrambi. O anche un Umbro con un Machigiano. Quest’anno ho fatto amicizia con una simpatica famiglia calabrese: chissà che non ci si incontri anche al di fuori dello sci, al loro mare o fra i nostri laghi e le nostre montagne!

Se non è amore questo …

Per farla breve. Per circa 2-3 ore siamo noi i padroni – o quasi – delle piste (ricordiamo che siamo in dicembre e in gennaio). Una sosta alla Zambana o alla Lovara: chi beve un bianco, io no, niente alcool quando scio. Verso l’una siamo di nuovo a Trento: lascio in macchina gli sci, porto in casa gli scarponi, che stiano al caldo.

Mentre sto scrivendo, siamo quasi a metà marzo. Siccome che certi anni si scia già a fine novembre, mi piace pensare che mancano solo otto mesi alla ripresa!

Salomon Race: handle with care!

Alla prossima e … good skiing everybody!

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UN POST AL SOLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2020 @ 3:04 pm

Detto altrimenti: del Lago di Garda!                            (post 3848)

Due post fa, una biciclettata “a memoria”. Oggi vi offro una veleggiata nell’Altogarda Trentino, sempre a memoria, visto che causa virus non si può andare di persona.

Fraglia Vela Riva: il porto, nel momento del cambio da Vento a Ora

Riva del Garda. Primavera. Giornata già abbastanza calde. Escursione termica notte-giorno, notevole. Di notte il lago è più caldo, l’aria si alza ed aspira la brezza da nord: noi velisti gardesani la chiamiamo “Vento” che si distingue in Balin o Balinot se scende rispettivamente dal passo del Ballino su Riva del Garda;  e “Sarca” se scende lungo la Valle del Sarca su Torbole. Il Sarca ha una potenza doppia del Balin. Balin e Sarca poco più a sud si uniscono a formare il famoso Peler, quello che fa il pelo all’acqua. Poi, man mano che il sole scalda, la terra diventa più calda dell’acque ed ecco che sulla catena del Baldo si formano i nuvoloni bianchi “spia” dell’Ora. Infatti poco dopo si forma da sud la famosa brezza: l’Ora del Garda.

“Whisper – S’illumina sl sole / ti aspetta / la prendi / la porti nel vento / respira il tuo stesso respiro / sussulta / lei freme / sospira”

Sono le 07,00. In Fraglia Vela Riva non c’è nessuno. Il mio Fun, una barca da regata di sette metri, mi aspetta. Il Fun, una francesina Formule Un di nome Whisper (bisbiglio, sussurro, tanto è silenziosa nello scivolare sull’acqua!).
Le ho dedicato la poesiola che vedete sotto la foto: qualcuno mi dice che sembra scritta per un’innamorata … e allora? Ebbene sì, ne sono innamorato, non lo nascondo. Ma veniamo a lei: Whisper, anno di nascita 1990; numero velico ITA 526; Lft 7,20 m; dislocamento (peso) in assetto kg 1000; stazza 2,8 Tons (la tonnellata di stazza è una misura di volume!); vele in mq: fiocco (autovirante) 8; randa 16; genoa 16; spinnaker 40; deriva a baionetta al 33% del peso; sartie fisse e volanti; motore fb max 6cv, meglio 2; equipaggio in regata quattro persone; carena planante: con oltre 23 nodi di vento plana come una tavola da surf e “ruggisce” come se avesse il motore! Palmares: 25 campionati sociali Fraglia Vela Riva – Prima al campionato sociale Fraglia del 2004 su 12 regate – Prima di classe alla Regata dei Bravi (in solitaria); Sei traversate anche di notte e anche in solitaria da S. Vincenzo (LI) a Palau e viceversa – Sei Centomiglia – Una Barcolana – Campionati di classe italiano, europeo, mondiale.

Solo

Salgo a bordo, libero la randa, armo randa e fiocco. Predispongo due scottine per potere eventualmente bloccare il timone in caso di necessità: infatti sarò solo a bodo, non si può mai sapere! Esco a motore, metto la prua al vento ed isso le vele. Il Balin così sotto costa è debole. Spengo il motore e faccio scivolare Whisper mure a sinistra (con il vento sul lato sinistro delle vele) fino a raggiungere il letto del Sarca.  Improvvisamente Whisper accelera, si inclina molto, sull’acqua vedo le increspature scure delle raffiche del vento. Poggio un po’ l’andatura, lasco le vele e punto grosso modo verso il promontorio della palestra di roccia. La velocità è di 5 nodi (9 kmh). Ben prima di arrivare sottocosta, mi preparo alla manovra: non voglio fare un’abbattuta (alias strambata: con gli sci si direbbe cristiana a valle) per evitare che le attrezzature si stressino inutilmente (non sono in regata!). Quindi stringo gradualmente l’andatura, mi metto di bolina e poi viro (“girando a sinistra”, superando la direzione del vento). Mentre viro gestisco le sartie volanti. Lasco le vele, la barca vola via ch è un piacere! In gergo questa manovra si chiama rebechino: sarebbe un po’ come se, sciando in discesa al traversio della pista, arrivati al bordo della pista , faceste un cristiania a monte senza controspinta e disegnaste sulla neve una sorta di asola.

Pulizia della carena

Sartie volanti. Barca da regata. Albero regolabile. Se lo strallo di prua sul quale è inferito il fiocco non arriva in testa d’albero (come nel Fun che è armato e 7/8), in corrispondenza dell’attacco dello strallo sull’albero si dipartono verso poppa due sartie di acciaio: quella al vento, deve essere tesata per tirare indietro l’albero e quindi tesare lo strallo e far sì che il fiocco lavori bene; quella sottovento deve essere lascata per non intralciare l’apertura della randa. Questa manovra deve essere effettuata ad ogni virata e ad ogni abbattuta. Si vira rimanendo di bolina, controvento; si abbatte o stramba rimanendo con il vento alle spalle. In regata tutte le manovre sono eseguite da quattro persone. In uscita in solitario io ce la faccio da solo: certo che la barca non sarebbe competitiva se pretendessi di regatare da solo contro altri Fun con equipaggi al completo.

Incontri

Subito dopo la virata (ho appena fatto un rebecchiono) lasco le vele e la barca letteralmente vola al gran lasco in direzione della Casa della Trota, sulla costa trentina lato bresciano. La velocità è salita a 6 nodi e la barca inizia a surfare sulle onde. Anche questa volta, ben prima di arrivare sottocosta, altro rebecchino. Ad certo punto mi scappa la pipì. Nessun problema. Metto la barca di bolina (quasi controvento) lasco le vele che in tal modo non lavorano ma fileggiano rumorosamente al vento; fisso il timone con le scottine che avevo preparato e mi sporgo a poppa in piedi, per fare quello che devo fare. All’altezza della vita sono trattenuto da una scottina orizzontale fissata lateralmente che – data la mia età – per un motivo facilmente intuibile ogni anno devo allungare di qualche cm!

Il timone bloccato e la scottina rossa di traverso che impedisce di cadere in acqua durante le funzioni … idrauliche!

Indi, proseguo così a bordi di lasco fino a ridossarmi dietro Capo Reamol, poco prima di Limone, in prossimità di alcune limonaie. Qui il vento è un po’ meno forte. Ne approfitto per ridurre la superfice della randa. Infatti il mio peso sarebbe insufficiente a controbilanciare di bolina l’abbattimento della barca, in quanto le barche a vela da regata presuppongono che a bordo ci sia il peso mobile dell’equipaggio ed io sono solo; indosso una giacca cerata contro gli spruzzi dai quali sarò innaffiato, ed inizio la bolina, cioè inizio a risalire il vento verso Riva del Garda.

Qui invece sono di bolina larga, incontro all’Ora, verso sud

Una risalita a vela di bolina è un po’ come salire su una montagna su sentieri zizzaganti. Se il sentiero è molto ripido, si percorre meno strada ma si è più lenti. Al contrario se il sentiero sale con tratti meno ripidi, si percorre più strada e si è più veloci. Come conviene comportarsi? Se si dispone di un apparecchio VMG – Velocity Made Good è lui che ti dirà quanto stringere il vento per ottimizzare l’avvicinamento alla boa di bolina. Sul Fun questo apparecchio è vietato per ragioni di regolamento di classe. In ogni modo, poiché non sono in regata, prediligo un “sentiero di risalita” meno ripido: la barca è più veloce, ha più forza nel tagliare le onde: insomma, è più divertente. E mi bagno di meno!

Whisper in regata: anche qui si vede la scottina rossa di traverso sopra la poppa

Man mano che procedo verso nord il Vento diminuisce fino quasi a cessare: ne approfitto per rientrare nel porto della Fraglia ed ormeggiare prima che si alzi l’Ora: infatti la manovra più difficile in assoluto in un’ uscita del genere – non lo direste! – è la seguente: quando la barca è ormeggiata in porto al rientro e si sia già levata l’Ora, arrotolare da soli la randa sul boma e coprirla con il copriranda!

Eccola ormeggiata, con la randa avvolta nel copriranda

Vi è piaciuta la veleggiata? La prossima volta volete venire con me? Imbarcati sin d’ora!

Il prossimo post? Dopo una pedalata ed una veleggiata “a memoria”, vi proporrò una sciata “a memoria”!

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SHORT POST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2020 @ 10:39 am

Detto altrimenti: un post corto, scritto post  il “ni” dell’UE agli Eurobond    (post 3847)

L’UE (Olanda e Germania in testa) nicchiano, tentennano, negano.

L’Olanda si oppone? E noi facciamo lo sciopero dei tulipani! Servirà? Non servirà? Comunque sarà un segnale. Peccato che ci andranno di mezzo i lavoratori neri dell’Africa. Che c’azzeccano, direte voi? C’azzeccano, c’azzeccano perchè i tulipani che si vedono nei campi in Olanda sono la vetrina per i turisti: quelli che vengono  inviati nel mondo intero via aerea sono coltivati in Africa, sulle sponde dei grandi laghi, dove l’acqua ed il caldo sono gratis e i lavoratori neri quasi.

E la Germania? Se noi paesi “deboli” ci accordassimo per emettere nostri Eurobond Irredimibili a rendimenti elevati, la grande Germania uber Alles vedrebbe la sua liquidità abbandonare i propri bond a rendimento zero o negativo per confluire sulle nostre emissioni.

La guerra dei bo…nd?. Già, siamo passati dalla guerra dei bottoni (vecchio film) alla guerra dei bond. Al riguardo sarò breve, vi rimando – fra i tanti pubblicati sull’argomento-  al mio post http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=73378

Buon prossimo post: sarà un post al sole, al sole del Garda Trentino, preso mentre si veleggia (con l’immaginazione, naturalmente!)

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UNA PEDALATA “A MEMORIA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2020 @ 8:06 am

Detto altrimenti: c’è il virus? ma con il pensiero si può!      (post 3846)

Amici ciclopedalatori di FIAB – Federazione Amici della Bicicletta, Trento, eccomi a voi! Ve l’avevo promesso questo post a pedali che però – stante il coprifuoco da virus – è anche necessariamente “a memoria” quindi perdonerete se i km, i tempi ed i dislivelli non coincideranno alla perfezione! Io comunque io speriamo che me la cavo …

Pedalare necesse est!

Inizia

Agosto. Sono a Riva del Garda. Tempo stabile al bello. Mi alzo presto, come al solito, senza bisogno della sveglia che noi “bonorivi” (mattinieri) ne facciamo a meno. Il solito problemaccio: che giro farò oggi con la bicicletta? Già, perché da questa decisione dipende il tipo di bici che utilizzerò. Mi spiego: siccome che (bellissima espressione dialettale trentina!) da quando sono un V.I.P – Vecchietto In Pensione mi è venuta una bronchitina cronica, per le salite impegnative devo usare la e-bike; per le salite normali posso ancora utilizzare la mountain bike “muscolare” e per le pedalate pianeggianti, la bici da strada (da corsa). Oltre a ciò, devo considerare il regime dei venti, perché qui nella “Busa” del Garda il loro andamento deve essere ben conosciuto non solo dai velisti, ma anche dai ciclisti, ed io che sono un ciclovelista nel senso che pratico entrambi gli sport ne so qualcosa! Un esempio? La mattina presto potreste dirigervi verso sud, lungo la sponda veronese del Garda, con il Vento (così noi Gardesani chiamiamo la tramontana) in poppa: verso Capo Tempesta scendete lungo la splendida ciclopedonale ad un metro dall’acqua. Dopo una quarantina di km vi fermate per un tuffo ed un piatto di spaghetti e ritornate verso nord con l’Ora del Garda in poppa!

Verso Malcesine

Ma veniamo all’oggi: ho deciso, sarà una giornata “in salita”, quindi prendo la e-bike, una mountain bike con motore Bosh e batteria da 400. Sono le 07,00. Per non farmi mancare nulla, percorro il lungolago per 3 km da Riva fino al fiume Sarca senza aiuto elettrico. Indi giro a nord e sempre su pista ciclabile raggiungo Arco che supero agevolmente grazie al nuovo raccordo ciclabile. Tutta pianura, pochissimi ciclisti, qualche maratoneta in allenamento. In questi 5  km utilizzo il primo livello di aiuto elettrico denominato “eco”: infatti la bici pesa 25 kg ed ho un forte vento contrario. Subito a nord di Arco, la rotonda dalla quale si diparte alla mia destra la circonvallazione della città. La supero verso nord (verso Trento) e dopo 100 metri volto a destra in leggera salita per 250 metri in Via Angelo Maino in direzione Massone, che però non raggiungo perché ben prima volto a sinistra e attraverso la bellissima miniatura della frazione S. Martino. Dopo 200 metri … è finita la vacanza, amici: si volta a destra in salita (15-20%!), si lascia sulla destra il minuscolo bivio per la chiesetta di S. Martino e via, salir sempre salir si arriva alla Falesia Policromuro, un’affascinante palestra di roccia. La strada è asfaltata, stretta, percorsa da rarissime auto (quelle degli abitanti delle altrettanto rarissime case che si trovano lungo il percorso). La pendenza è da omeni veri (15-18%) ma per fortuna ho l’aiuto elettrico che mi concedo al secondo-terzo livello (tour – sport: evito di utilizzare l’ultimo, il turbo).

Salendo …

Raggiungo un posto da favola, il Bosco Caproni che attraverso sotto le arcate di splendide querce e castagni. Qui un bivio: a sinistra conduce direttamente alla frazioncina di  Braile e quindi a scollinare verso Drena; a destra con un dislivello maggiore conduce alla Località Troiana. E siccome che oggi non voglio farmi mancare nulla, prendo a destra. La pendenza è un po’ meno dura, siamo al 10-12 %. Dopo alcuni km raggiungo Troiana, una radura sulla destra con un paio di case. Breve sosta.

La discesa su Braile

Indi riparto: la salita è di nuovo impegnativa, il fondo di pietre sconnesse, con alcuni stretti e ripidi tornanti finalmente scavalco ed inizio con cautela una discesa su sterrato sassoso e ghiaioso di 3 km che mi conduce a Braile, una deliziosa franzioncina che i pochissimi turisti (tedeschi!) raggiungono in auto da nord (da Drena).  

Braile

Da qui, in discesa, supero il bivio in arrivo da sinistra (ovvero, la strada che avrei percorso se al Bosco Caproni avessi preso a sinistra) e per ripidi tonanti asfaltati, plano sul paese di Drena, con il suo bel castello.

Castel Drena

Sosta per foto, indi a destra sulla SP, si sale (pendenza 3-4%) per 3 km superando piccole deviazioni a destra che conducono ad incantevoli agritur, sino a scollinare in località Vigo Cavedine. Da qui la strada scende ma io invece di seguire la SP, prendo una strada minore, parallela, sulla sinistra, che attraversa la frazione di Brusino e mi conduce al paese di Cavedine. Lo attraverso in salita aggirando la chiesa che mi lascio a destra e dopo uno strappo di poco meno di un km (12%) scollino e mi affaccio sulla Valle del Lago di Cavedine.

Lo scollinamento verso la valle di Cavedine e il suo bel lago

La strada è stretta, teoricamente carrozzabile ma solo dai pochi frontalieri, asfaltata ma … fare attenzione alle buche! Ve ne sono due (strade! Le buche sono molte di più!): una che punta a sud ed una a nord, più lunga. Prendo quest’ultima. Sotto di me la valle e il Lago di Cavedine, una meraviglia! Arrivo al Lago, al bar ristoro Wind Valley dell’amico Andrea Danielli. Qui una sosta “vera” con tanto di brioche, succo di frutta e “sosta idraulica”.

Il lago di Cavedine

Riparto ma … per dove? Ho sempre la possibilità di scegliere: costeggio il lago verso sud, scavalco le Marocche e plano di Dro, oppure …? Scelgo oppure, cioè pedalo verso nord per 2 km costeggiando l’immissario del lago, mi innesto a sinistra sulla pista ciclabile che mi conduce al bivio per Pietramurata, mi tengo a sinistra e sempre per ciclabile raggiungo la centrale Fies e Dro. Sono a 17 km da Riva. Ormai è fatta. Dro-Arco-Riva quasi interamente per piste ciclabili ormai abbastanza frequentate e con l’Ora contraria. Mi faccio aiutare al motore (livello eco) e alla fine avrò consumato il 75% della carica ella batteria.

Quanti km percorsi? 60. Quanto dislivello superato? Quante ore impiegate? Quanto soste effettuate? Quante foto scattate? Ecchè, non vi pare di chiedere troppo ad un ciclista “a memoria”? Dai che per oggi, dalla sedia qui, di fronte al mio computer, può bastare, non vi pare? Cosa? Piacerebbe anche a voi fare questo giro? Ok, vi ci porterò appena finirà il coprifuoco ma, occhio raga: o siete molto molto allenati per salite dure oppure venite con una e-bike!

Good FIAB, good bike & e-bike everybody!

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I CICLISTI PROTESTANO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Aprile, 2020 @ 4:19 pm

Detto altrimenti: i miei amici di pedalate protestano!     (post 3845)

Ecchè, Riccardo … basta co’ ‘sti post seriosi di finanza etc. etc.! Hai anche scritto un po’ di vela, ma le biciclette? Le hai dimenticate?” No, amici, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti (delle piste ciclabili) d’Italia si leva verso di noi! Solo che cosa scrivo? Per oggi mi limito a pubblicare qualche foto (avviso che qualche foto potrebbe essere adatta solo ad un pubblico adulto). Poi vedrò di fare il resoconto di una pedalata a me a voi ben nota, come se l’avessimo (ri)fatta insieme. E cominciamo:

Seggiolini a pedali: una volata al … bar!
Con l’inchino: più rispettoso di così?
Beccato!
Rari nantes in gurgite vasto
Trasporto intermodale
Ma … e la bicicletta? Ci sarà ancora?

Basta per oggi amici biciclistici! Ve l’ho promesso: il resoconto “a memoria” di una bella pedalata insieme. Quale volete? La Valsugana? La Trento-Riva? In giro per la Busa del Garda? Le grandi salite sopra Arco? Lungo il Garda? La Trento-Verona? Sappiatemi dire …

Good Bike everybody!

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