UNICREDIT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2019 @ 10:10 am

Detto altrimenti: Credito Italiano, mi ricordo …      (post 3710)

(Scrivo questo post a vantaggio di chi si trovasse in situazioni simili)

Gruppo IRI

Una volta si chiamava così, Credito Italiano, e aveva sede a Genova. Poi la sede fu spostata a Bologna. Era una delle tre BIN-Banche di Interesse Nazionale. Le altre due erano la Banca Commerciale Italiana (Comit, Milano) e il Banco di Roma, Roma. Oggi di chiama Unicredit. Anni ’70: io ero a capo della Finanza Operativa Italia della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino, la maggiore finanziaria del paese (la Fiat mandava il suo direttore finanziario presso di noi per “vedere come agivamo”). All’epoca non c’erano i telefonini, l’home banking, le e-mail. Il massimo che avevamo era il fax e i corrieri che di persona giornalmente portavano via FFSS la posta interna fra le due sedi di Torino e Roma.  I computer stavano arrivando: ricordo, i nostri primi erano Siemens, armadioni metallici collocati in una grande stanza refrigerata. Di personal computer neanche a parlarne. Eppure si lavorava e bene. Il nostro interlocutore in quella banca era Lucio Rondelli, l’Amministratore Delegato.

Lucio Rondelli

AUna volta, in un convegno, Rondelli disse “Le banche intermediano troppo”. Io non capii: maccome? Se tutte insistevano per avere più lavoro, per prestarci più denari? Oggi capisco. Rondelli si riferiva alla scarsa capitalizzazione delle società industriali. Avrebbe ragione anche oggi.

2019. Unicredit. Ne sono diventato cliente dopo che si è incorporato la Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. La prima mossa fu quella di cancellare il Credito Fondiario Trentino Alto Adige (Unicredit aveva già il suo Fondiario), ma così facendo si perse per strada buona parte della clientela (io ero nel CDA del Fondiario). Evvabbè. Poi fu il turno della Cassa. Evvabbè …

Unicredit oggi. Carta di Credito. Ogni suo utilizzo vi viene segnalato con un messaggio sms, per darvi la possibilità di bloccare la carta in caso di utilizzo fraudolento. Qualcuno ha violato i computer Unicredit e ha utilizzato la mia carta per €635,82. A me non è arrivata alcuna comunicazione via sms. La banca già in precedenza
mi aveva avvisato che i miei dati personali le erano stati sottratti. (loro lettera 28.10.19 pervenuta 07.11.19, da me contestata con lettera AR del 15.11.19 alla filale e alla Direzione Centrale Commerciale).

In questa occasione, la banca (e non io che non avrei potuto!) si è accorta dell’utilizzo fraudolento della carta, l’ha bloccata e mi avvisa. Vado in banca (un’ora con il Vicedirettore) e apprendo che dalla Danimarca sono stati acquistati CryptocurrencyPlatf per 4.750,00 DKK Corone Danesi per quel controvalore in Euro; due denuncie ai CC (una giornata), una visita informativa alla Polizia delle Comunicazioni (due ore); arriva la mail per fare la denuncia alla banca; faccio la denuncia in banca (un’ora). Dopo tre giorni mi arriva il rimborso salvo buon fine. Dopo altri dieci giorni mi arriva lo storno del rimborso (cioè il riaddebito della somma) in quanto: “ Id. Pratica 1491099 – Transazione eseguita con utilizzo credenziali di commercio elettronico sicuro e digitazione password”. Per informazioni telefonare al numero 045 8064611. Rispondo alla mail contestandola e preannunciando una class action. Al che:

  • la motivazione non regge. Infatti, quando Tizio paga via internet tot euro a Caio, il pagamento e tuttti i dati transitano da un sistema gestito da Sempronio, cioè dalla banca! E se è vero che i dati utilizzati sono autentici, essi possono essere stati rubati solo da un sistema a responsabilità di Sempronio, cioè della banca.
  • La banca stessa si era accorta che si trattava di un utilizzo truffaldino.
  • Per utilizzare quella carta di credito NON occorre digitare alcuna password.
  • Se fosse tutto “regolare” come afferma la banca, vorrebbe dire che io mi sono inventato tutto e sto cercando di truffarla (avvalendomi di un complice in Danimarca!).
  • Telefono al n. indicato, mi mettono in attesa dalla Romania (!? Ma Unicredit no sta licenziando personale in Italia?) per 15 minuti. Desisto. Mi reco al Centro Tutela Consumatori, Piazza Raffaello Sanzio, 3, Trento (di fronte alla Torre Verde) tel. 0461 984751 . Incontro l’incaricato. Si fa così: si scrivono due righe alla propria banca reclamando l’accredito. Dopo 30 gg – che si sia avuta risposta o meno – si va sul sito www.arbitrobancariofinanziatio.it, si scaricano e si compilano i moduli, si fa il previsto bonifico di €20,00 per spese, e si inviano (sta alla banca dimostrare la eventuale colpa grave del danneggiato, non basta che dichiari che dai suoi liles risulta che …). Entro sette mesi si ha la sentenza. Se positiva, anche il rimborso.

  • P.S.: Ad una banca che distribuisce alti dividendi mentre si appresta a imponenti licenziamenti, mi permetto di suggerire di governare diversamente il proprio processo di riconversione, accompagnandolo con programmazione e progressività in modo – quantomeno – da mitigarne i costi sociali.

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2019 @ 6:35 pm
... in Paganella!

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Amici, oggi ho un po’ tardato a pubblicare questo post-resoconto perchè sono stato trattenuto da improrogabili impegni istituzionali …

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Detto altrimenti: la nostra serata del 2 dicembre, l’ultima prima del Natale (post 3709 )

Se non ci conoscete … be’ raga, navigando fra i miei post ne trovate su di noi, eccome! Il nostro Circolo culturale privato è nato 11 anni fa e da allora … 11 anni x 8 serate l’anno x 2 eventi a serata fanno 196 eventi! Di che tipo di eventi? Musica, pittura, fotografia, viaggi, libri, poesia, Teatro, etc, etc.. Ognuno di noi “ci mette del suo”. Come di diventa “Accademici”? Semplicemente per passa-parola, purchè ci sia la diponibilità di offrire ai colleghi la propria “arte”. Ieri sera ci siamo ritrovati (anche) per gli Auguri del Natale nella nostra solita sede, la bella casa della nostra Presidente Cristina. Il programma della serata è stato in linea con l’occasione.

Maurizio Emer

Prima parte: Recital di Maurizio Emer: brani per tromba/flicorno solista con accompagnamento del pianoforte di Cristina; Giovanna, voce mezzosoprano; Coro dell’Accademia. Ecco il programma di sala che è stato eseguito:

  • Nicola Piovani,  “Buongiorno Principessa”, Cristina
  • Francis Lai, “Love Story”, Maurizio
  • Riz Ortolani, “ Dolce sentire”, Giovanna, Coro
  • Joan Thiele, “What a wonderful world”, Maurizio
  • Georges Bizet, “Da lontan arrivano tre Re”, Coro
  • Irving Berlin, “Bianco Natale”, Maurizio, Coro
  • George Gershwin, “The man I love”, Maurizio
  • Johan Strauss,  Valzer dal “Fledermaus”, Cristina
  • Roberts, “Amado mio”, Maurizio
  • Pietro Mascagni, “Ave Maria”, Giovanna
  • Franz Xaver Gruber, “Stille Nacht”, Coro
  • Johan Strauss sr, “Marcia di Radetzky”, Cristina

E non ci siamo fatti mancare due bis: Alfred Newmann, “L’amore è una cosa meravigliosa”, Maurizio. – TannenBaum, Giovanna: una allegra parodia sul Di-Abete dei pranzi di Natale!

Che ne dite? Dai che siamo stati forti! Un “bravi!” all’ospite-regista Cristina e agli esecutori! E qui la nostra sorpresa a Cristina: un regalino augurale per il Natale che  da parte di tutti noi è stato offerto alla nostra Ospite da Giovanna, imminente neo nonna: infatti il nipotino Gabriele sarebbe nato dopo che ore, alle 01,54! Auguri a lui, ai suoi genitori, ai suoi nonni!

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E Cristina ci ha subito “addolcito”, regalando a ciascuno di noi (ed eravamo una cinquantina!) un barattolo della sua ottima marmellata! Grazie Cris! E’ stata quindi l’ora dell’ angolo delle anteprime: ovvero le segnalazioni degli eventi dei nostri soci, eventi che troverete scadenzati nel post “Prossimi Eventi”. A questo punto ci siamo concessi la meritata pausa eno-gastro-astronomica! E, dopo la cena …

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Cristina ed Ezio

Nella seconda parte della serata Ezio Amistadi, Storico dell’Agricoltura e studioso di Antropologia storica, ha presentato il libro “Montanari si diventa – Storia di un popolo libero. I Trentini”, storia di un popolo libero.

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I Trentini.  Chi sono i Trentini? Da dove vengono? Che lingua parlano? Quando si sono fatti montanari? Perché sono un popolo libero? Nel suo libro Ezio ha risposto a tutte queste domande. Il suo è un lavoro completo e molto accurato durato ben tre anni di ricerche: le glaciazioni; le origini preistoriche; le migrazioni; la storia; la genetica; l’autonomia; la lingua; l’economia; la cultura, etc.. Grazie, Ezio, anche perchè, dopo che ci hai confermato che le origini dei Trentini sono “liguri”, in quanto furono i Ligures ad abitarlo per primi, puoi capire come io, nato a Genova “ma” residente in Trentino da 33 anni, mi sia sentito ancor di più a casa mia!

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NEVE! E TANTA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2019 @ 2:16 pm

Detto altrimenti: l’era ‘n pez che nol fiocava cosita de ‘sta stagione!    (post 3708)

Oggi, 2 dicembre 2019, scendendo in auto dal Vason (1600 m)

Già, erano anni che non avevamo tanta bella neve già in novembre! Ed allora, fuori gli sci! Amici, chi mi segue negli slalom fra i paletti dei miei post, ricorderà che io il 25 marzo scorso sono letteralmente volato” con gli sci e mi sono fratturato testa dell’omero sinistro e il trochite: 5 settimane di immobilizzazione + tanta riabilitazione. Si veda il post n. 3548 del 27 marzo 2019 http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=64209..

Le punte piatte (quasi tronche) e cattive dei Salomon Race

Sci nuovi, Salomon Race, preparati da gara direttamente dal costruttore, acquistati in offerta ad un prezzo speciale (eh già, chi se la compera sennò la Formula Uno della neve?). Una caduta assolutamente non preannunciata da alcuna perdita di equilibrio o apparente mio errore; una velocità di realizzazione tale per cui io sentii solo la botta sulla neve: nessuna possibilità di contrastare il volo. Oggi il mio amico Davide, maestro di sci, vero super tecnico della neve, mi ha spiegato come è successo, ed io provo a illustrarlo a voi.

Prua “verticale” e poppa quasi!

Partiamo dalle barche a vela a carena dislocante (non planante): la loro velocità massima è proporzionale alla lunghezza al galleggiamento (2,5 x la radice quadrata di tale lunghezza). Le barche vecchie avevano una lft (lunghezza fuori tutto, l’ingombro massimo, per intendersi) maggiore della lunghezza al galleggiamento, e ciò perché prua e poppa sporgevano all’infuori. Oggi il “dritto” di prua e di poppa è quasi verticale: così facendo i progettisti hanno “recuperato” alla lunghezza al galleggiamento il maggiore ingombro delle prue e poppe (prima inutilmente) sporgenti.

I miei sci precedenti, con le punte affusolate

Oggi la “prua” (punta) dello sci moderno (ah … questi velisti che usano termini marinareschi anche quando sono sulla neve! Ma si può?) soprattutto da gara, non è più allungata a mo’ di punta di lancia, bensì ha una forma corta quasi piatta: in tal modo si allunga la “lunghezza al galleggiamento” dello sci, cioè la porzione di lamina che morde la neve. Ma ciò non basta. Infatti a questa modifica se ne unisce un’altra, e cioè che nelle zone di “prua” e di “poppa” dello sci, a mordere la neve è prima la lamina che la suoletta. Da ciò discende che lo sci viene “instradato” su due binari molto autoritari. Ma veniamo alla mia caduta.

Normalmente seguo la 1) . Per una volta che ho cambiato: la caduta, un po’ prima della “X”, nella curva

Pendio medio, da pista “rosa quasi rossa”, neve buona, pista non affollata, sciatore – io –  non stanco e con muscoli caldi su pista molto conosciuta. Dalla linea di quasi massima pendenza, veloce curva larga a destra, per impegnare un tratto tutto al traverso (cioè con pendenza zero). Nella curva, il volo. Cosa è successo? Lo sci destro, quello a monte, era troppo “spigolato” e la lamina della sua parte anteriore ha morso la neve a monte e si è allargato, aprendo le punte dei due sci e “virando, orzando”  a destra, verso monte. Ciò ha determinato un mio sbilanciamento a sinistra, verso valle, con aggravio del peso sullo sci a valle che a sua volta ha morso la neve con la lamina esterna, “piantandosi”: da qui la mia capriola in sinistra-avanti con volo e impatto per fortuna laterale di gomitoe quindi spalla e non di testa!

Che fare quindi per la prossima stagione? Quello che ho fatto fare oggi: un addolcimento delle lamine “a prua e a poppa” dei due sci. Ciò li rende una frazione di secondo meno immediati nel rispondere al mio odine di “virata” (ecchissene …!?) ma molto, molto meno “pericolosi” nelle curve, nel senso che ora a toccare la neve è innanzi tutto la suoletta: poi la lamina. Domani sono in Paganella a provarli. Vi saprò dire.

Good skjing everybody!

3 dicembre 2019, seconda sciata della stagione, prima con le punte addolcite: si perde una frazione di secondo in reattività (tanto, mica devo vincere i mondiali, io …) e si guadagna in governabilità e sicurezza

Ecco, come vedete, le ho provate queste due autentiche belve della neve! Sicuramente vanno meglio così. Insomma, uno continua a fare lo strafigo che “guida” sci Formula Uno che sono ancora tali, anche se li ho addolciti. Dice … ma sono più lenti? E il raggio di curvatura? No raga, scialla, calma, non è di questo che si stava parlando, ma della immediatezza di reazione al mio comando di “virata”. In other words, i miei sci sono sempre veloci allo stesso modo, hanno sempre lo stesso raggio di curvatura ma in un campionato del mondo mi farebbero perdere qualche decimo di secondo ad ogni curva. Sfido chiunque che non sia un campione a cogliere questa sfumatura. E poi … è tutto relativo! Pensate un po’ che fino a qualche decina di anni fa più ce li avevi lunghi (gli sci) più “cuccavi”! Il massimo infatti era questa accoppiata; sci lunghi; attacchi Nevada a cinghia lunga; camminare con gli sci in spalla e le cinghie lasciate vistosamente penzolare dietro la schiena: e quale ragazza resisteva? La mia misura standard era m. 2,05, la marca i Rossignol Strato, salvo da militare che avevo gli Alu Fischer m. 2.15: ma da Sottotenente della Tridentina avevo 50 anni di meno!

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FEMMINICIDIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2019 @ 10:41 am

Detto altrimenti: la lunga strada che porta al —         (post 3707 )

Alcune riflessioni riportate qui sotto sono tratte dal libro “Qui regna amore” di Giuliana Maldini, prefazione di Natalia Aspesi, stampato nel 1978 dalle Edizioni Ottaviano, acquistabile in internet

Voto alle donne.
Adulterio solo al femminile.
Delitto d’onore.
Il marito è il capo della famiglia.
Che la tasa, che la piasa che la staga in casa.
Il femminile si forma dal maschile mettendo una “a” al posto della “o”. Il maschile non si forma: esiste.
Un esempio: Compagno, compagna.
Direttore, segretaria / Medico, infermiera / Professore, maestra / Cardinale, suora / Pittore, modella
Lui: Mamma, cosa farò da grande? Medico, ingegnere, avvocato, giudice, manager, astronauta, etc..
Lei: Mamma, cosa farò da grande? La mamma.
E tu, non piangere più, sembri una femminuccia!
Anna, non fare anche tu i giochi da maschi! Vai in cucina ad aiutare la mamma!
No, non ti lascio uscire! Tuo fratello può perché è un maschio!
Una bella: “Quella in  politica? La politica della gnocca!”.
Una brutta: “Non capisco , non riesco a trovare lavoro, eppure ho 10 lauree”.
Le prostitute (nemmeno loro si salvano, n.d.r.): bancomat fra il cliente e il protettore.
Una giornata: colazione per loro, bimbi a scuola, bus, ufficio, mensa aziendale, bus, spesa al supermercato, cucinare, servire a tavola, servire a letto.
Il football over alles. Poi lei.
Zitta tu!
Femminicidio.

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LA MODERNA IMMORALITÀ DI PERICLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Novembre, 2019 @ 3:48 pm

Detto altrimenti: ex libris … anzi, ex libro!                 (post 3706)

Immoralità? Non è un mio errore di battitura né un intervento del correttore automatico: infatti nessuno aveva pensato di scrivere “immortalità”! Pensate un po’, quella lettera “t” inserita o meno, come cambia il significato del termine! Ma veniamo al libro, “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli, Rizzoli ed. Nov. 2013. In particolare veniamo ad un capitolo così intitolato (pagg. 167-174).

Pericle, chi era costui? Ma dai … che ce lo hanno detto sin dalla Scuola Media! Non parliamo poi al Ginnasio-Liceo, chi lo ha fatto. Mappoi, chi non ha sentito almeno una volta parlare della democrazia di Atene, del democratico Pericle, del fiorire delle arti, della cultura in genere? Eppure … non è tutt’oro quel che riluce!

Erodoto, storiografo ammiratore di Pericle, stabilisce il primo nesso fra democrazia e un “comando forte”. Tucidide, altro suo estimatore, afferma che l’Atene di Pericle era formalmente una democrazia, sostanzialmente un principato del princeps e Pericle un premier con pieni poteri, diremmo noi (chi vi ricorda, oggi?). Platone invece pone Pericle fra i grandi corruttori della politica per alcuni motivi: 1) per la sua grande oratoria demagogica (capacità di dire bene ciò che il popolo vuole sentirsi dire, “a prescindere”. N.d.r.); 2) per avere introdotto il salario per i politici.

L’anonimo, esule anti-pseudo-democrazia ateniese, ci spiega come essa ssopravvivesse a dispetto dei suoi tanti difetti.

Eppure lo stesso Pericle affermava che se demo-crazia significava potere (del tiranno, n.d.r.) sul popolo, si era in piena illegalità (il primo”democratico”, il democrator, era infatti un dittatore!); mentre se lo stesso binomio demo-crazia significava potere del popolo, allora sì che si era nella legalità. Tutto bene a parole, caro Pericle! Sai, ai tuoi tempi non era ancora nato quel tale Padre Zappata, sì … quello che predicava bene ma razzolava male. Pericle in Assemblea (oggi il politico di turno nelle piazze): tutti avevano il diritto di parlare (oggi di osannare) ma “vi erano persone che avevano l’influenza e la capacità di guidare chi era impreparato e non al corrente degli affari” e Pericle era il migliore dei “persuasori”. E decideva.

Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors?/ Why is he acting as if he has something to hide?/ The privilege of the stupid is to be taken for a ride… Chi ha aperto la porta al democrator? E com’è che costui si è collocato nel novero dei conquistatori? Perché si sta comportando come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è di farsi prendere in giro.

Ma come manteneva il suo alto consenso, questo Pericle? Con una ondata di feste (da qui: il panem et circenses dei Romani)  e di LL.PP. – Lavori Pubblici. E il popolo era contento. LL.PP.? Corruzione! Solo che Pericle, per non dovere presentare il previsto rendiconto finanziario annuale, si fece rieleggere di anno in anno per decenni e lui e il suo architetto Fidia non morirono poveri. Oltre alle feste ed ai LL.PP., Pericle adottò una politica imperialistica. Ma l’unica guerra che vinse fu quella contro l’isola di Samo, un alleato ribelle, che gli costò un enorme dispiegamento di forze. Poi seguirono le due disastrose spedizioni in Egitto e in Sicilia e le due guerre del Peloponneso, con la sconfitta finale ad opera di Sparta. Ma Pericle pensò bene di morire prima di tale micidiale disfatta. Ci pensò la peste.

Immoralità moderna, titola Mieli. Moderna in quanto anche oggi non ci stiamo facendo mancare nulla. LL.PP.? Viadotti a iosa che poi crollano evabbè; il Mose incompleto evabbè; acquedotti che disperdono il 50% dell’acqua evabbè; etc. Feste? Calcio, I soliti ignoti, l’Eredità etc. e canzonette in TV ed il gioco è fatto. Guerre? Be’ intanto la politica imperialista di sua maestà il nostro re finchè c’è stato. L’ottusità dela prima guerra mondiale (ma a Cadorna, intitoliamo ancora piazze e stazioni della Metropolitana?); e poi – ciliegina sulla torta – la seconda guerra mondiale! Ma si puo? Infine la “guerra” contro i “terroni” nostrani ieri (“Non si affitta a meridionali”, Torino anni ’50; “Padania uber alles” anni 2010) e – oggi – contro i “terroni” d’importazione (della serie: bisogna sempre avere un nemico).  Retorica e demagogia poi oggi si sprecano.

E il populismo? Qui ci siamo superati come bene fa notare Umberto Eco nel suo “Il fascismo eterno” Ed. La Nave di Teseo: ci siamo inventati il populismo qualitativo: “Siete voi tutti, il popolo, voi 60.000.000 milioni prima di baionette, oggi di voti, che volete che io faccia ciò che faccio, voi massa uniforme e informe esprimente una stessa identica volontà, che poi è la mia ma questo non lo dico”. Dice … ma il popolo avrebbe il potere se ci fosse la Democrazia diretta! Democrazia diretta? Peggio mi sento! Diretta da chi? Infatti “dirigere” è un verbo della seconda coniugazione, il cui participio passato ha sempre significato passivo! Dice … ma il parlamento non è più rappresentativo, sostituiamolo con … il parlamento delle reti, dei like, delle piattaforme, ecchediamine! Allora sì che sono tranquillo e so bene da chi è “diretta” quella democrazia: dai capi rete. Evabbè …

Come vedete ha ragione Paolo Mieli quando sottotitola il suo libro con la frase “Per capire il nostro tempo”. E poi dice che studiare i classici non serve …

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PLURIPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2019 @ 7:38 pm

Detto altrimenti: apri un post e ne leggi … più di due!     (post 3705)

E’ andata così: sono rimasto orfano di computer per due giorni e mi si sono accumulate alcune “istanze” di scrittura. Ed allora mi sono detto: per recuperare scrivi un pluripost. E così ho fatto, praticamente “mult paucis”, molti concetti – a diverso sfondo colorato, bianco compreso – con poche parole. Con riserva di sviluppare successivamente i singoli temi. Buona lettura a tutte e a tutti! (per commenti, scrivetemi riccardo.lucatti@hotmail.it)

Regia Arturo Cirillo, con A. Cirillo, Valentina Picello,Rosario Giglio, Mrta Pizzigallo, Giacomo Vigentini

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Moliere, “La scuola delle mogli”. Antesignano femminista a difesa dell’oppressione maritale sulla moglie. Bella commedia al Teatro Sociale di Trento. Non per niente in concomitanza con la giornata contro i femminicidi. Se non la conoscete, leggetela, questa commedia, ne vale la pena.

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Stessi giorni, Alfonso Masi, Ester D’amato e Luciano Maino nella sala Sosat di Trento in “Ti amo da morire”. Stessi concetti di cui sopra, ancor più esasperati.

Super successo: si sono superati!

Programmazione dell’azione dei governi. Il percorso? In successione: 1) l’idea; 2) la sua enunciazione; 3) un pre-progetto di massima; 4) il progetto; 5) il suo finanziamento; 6) la sua realizzazione. C’è chi arriva alla fine del percorso, chi si ferma prima. La fermata più affollata è la fermata n. 2 (n.b.: talvolta le fermate 4) e 5) sono invertite).

I partiti cambiano rotta, come tante navi in mare aperto. Il passeggero che non si ritrova più sulla nave che segue la rotta iniziale per la quale aveva acquistato il biglietto, trasborda su di un’altra nave ma viene definito voltagabbana. A mio avviso il vero voltagabbana è il comandante della nave che ha cambiato rotta.

I viadotti autostradali crollano, la manutenzione effettuata dai concessionari privati (che ci lucrano!) risulta essere stata insufficiente. Mi chiedo: se l’investimento iniziale è pubblico, perché non creare SpA di gestione in house (a capitale interamente pubblico) e affidare loro direttamente la gestione? Visto che la gestione genera utili, perché rinunciarvi? Almeno potremmo verificare che parte di essi siano reinvestiti nella manutenzione necessaria, non vi pare?

Una forza di governo vuole che l’acqua sia pubblica  e gratuita. Posso concordare sulla prima parte del programma, ma non sulla seconda. Gratuita? Già siamo i primi spreconi in UE di acqua potabile pro capite (480 litri/giorno/persona!). Se poi la mettiamo “a gratis” figuratevi gli ulteriori sprechi! Infine, last but not least, gli investimenti e la capacità gestionale per trovarla, incanalarla, potabilizzarla, distribuirla etc. chi ce li mette? Dice: la fiscalità generale. Ah … ho capito: li effettuiamo con tassazioni lineari a prescindere dai consumi. Evvabbè …

Rivoluzioni. Non sono la causa della caduta dei “regimi”, ma la conseguenza di una loro crisi scoppiata quandi quei cattivi governi iniziarono a riformarsi. Questo vale per gli Stati: la Russia di Nicola II°; l’Austria-Ungheria di Carlo d’Asburgo; la Germania di Guglielmo II°; l’Italia pre-fascista. Ma oggi questo vale anche per le Associazioni: quando – per una cattiva forma diel suo governo – non ci si preoccupa per tempo, da tempo e per tanto tempo della successione nella loro presidenza e si inizia ad affrontare il problema solamente sul filo di lana della scadenza elettorale per il rinnovo del direttivo, ecco la “rivoluzione” del sistema: subentra gente nuova, da fuori, gente che non ha il vissuto delle storie personali dell’associazione. Una vera e propria rivoluzione.

Il femminicidio della Democrazia. Ad una donna: “Zitta, tu!”. Questo è l’inizio di un processo che potrà portare al femminicidio. In Democrazia: “Cosa? Andare ad ascoltare quella tale? La politica della gnocca! Che stia zitta”. Questo è l’inizio di un processo che potrà portare al femminicidio della Democrazia.

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RESTART RESTARTS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2019 @ 2:14 pm

Detto altrimenti: l’Associazione Restart Trentino riparte!       (post 3704)

Mi riferisco alla ripresa degli Eventi dell’Associazione Restart Trentino che presiedo:  Restart, ripartenza, ripartire … ma in che senso? Semplicemente nel senso di riprendere la serie di Eventi che fino a poco oltre un anno fa avevamo organizzato: le famiglie con bimbi portatori di handicap; il lavoro e l’imprenditoria giovanile; la parità di genere; l’autonomia innanzi tutto del pensiero solo per citarne alcuni.

Il 30 novembre presso il Centro Cooperazione Internazionale di Vicolo S. Marco 1, alle ore 15,00, preceduto da un video messaggio dell’ideatrice di Restart, Donatella Conzatti, Guido Marangoni ci ha presentato il suo secondo lavoro “Come stelle portate dal vento”. Il primo libro dell’autore “Anna che sorride alla pioggia ha avuto un grande successo (fra l’altro il Premio Bancarella).

Questo secondo lavoro tratta lo stesso argomento: venti che muovono o meglio scuotono persone e famiglie ma che non incidono sul loro “essere stelle”, ognuna diversa dalle altre, ove la “normalità” è semplicemente la diversità di ognuno. Dire ad una persona “Sei unico” viene preso come un complimento. Dirgli “Sei diverso” ha invece un’accezione negativa: eppure stiamo dicendo la stessa cosa. Questo il nocciolo del messaggio che l’autore ha magistralmente affidato alla nostra riflessione:

La diversità intesa come normalità, il che ha una portata umana, morale, civile, sociale, e quindi – mi permetto di aggiungere io – necessariamente anche politica, soprattutto in questi tempi nei quali – a detta di taluno –  il “diverso” deve essere lasciato al suo destino, in mare.

Il primo capitolo del libro si intitola “Le mutande rotte”, nel senso delle rotte della nostra “nave vita” che spesso sono “mutande” cioè devono essere cambiate a seguito di eventi imprevisti.

Ad intervistare l’autore è stata Martina Dei Cas, una giovane donna che quando era una giovane studentessa nel 2010 fu insignita dal Presidente della Repubblica del titolo di Alfiere del Lavoro, a riconoscimento del suo impegno scolastico. Martina, testimone del suo tempo,  cooperatrice internazionale, giornalista, scrittrice, comunicatrice. 

E noi di Restart siamo ripartiti da temi pre-politici o pre-partitici che dir si voglia, ovvero occupandoci di problematiche che devono interessare tutti a prescindere dalla collocazione partitica di ognuno. Il che non significa che noi stessi non si faccia parte di una componente politica. Inoltre ripartiamo cercando di avere di ogni problema una visione d’insieme e non solo la sua percezione sensoriale. Un po’ come quando la si ha del mare se lo si osserva dall’alto di una scogliera. Già, perchè se nuotiamo nel mare, sicuramente avremo la migliore percezione sensoriale dell’acqua salata ma guai a perdere la consapevolezza dell’insieme nel quale ci troviamo! Ancora, ripartiamo non fermandoci all’informazione che ognuno può procurarsi o alla comunicazione che può essere fornita a ciascuno, ma puntando sul dialogo, cioè su una informazione e comunicazione bidirezionale: cioè su un dialogo libero e reciprocamente rispettoso. Ripartiamo, per contribuire alla vittoria della laicità intesa come pluralismo del libero pensiero originario contro una omologazione derivata da un palco dominante la piazza di turno. Ripartiamo, infine, per contribuire a sconfiggere la retorica, la demagogia, il populismo: malattie micidiali che nate in un certo ambito politico, rischiano di invadere – nefande metastasi – ogni aspetto del pensiero e del comportamento umano, mettendo a rischio la democrazia del pensiero e cioè il potere e la forza “del” libero pensiero di ognuno che invece non vogliamo che soccomba di fronte al potere “sul” pensiero – non più libero – di ognuno.

Grazie a tutte e a tutti voi che eravate presenti all’Evento e a voi che ne leggete questo breve resoconto!
Riccardo, il vostro blogger, presidente dell’Associazione Restart.

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SOCIETA’ LIQUIDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Novembre, 2019 @ 10:41 am

Detto altrimenti: la forza pancio-dinamica        (post 3703)

(Liquidi … fluidi … mi sono detto: ma tu, blogger, velista che conosci il vento e la dinamica dei fluidi, applica in questo caso le leggi delle aereo-dinamica!)

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2017. Roma. Zygmung Bauman elabora il concetto di società liquida, quella in cui prevale l’individualismo sfrenato, l’apparire a tutti i costi, l’apparire come un valore, il consumismo. Società nella quale l’unica certezza è l’incertezza.

L’apparire, l’esteriorità … anche in politica. Il leader che appare il più forte, il più determinato a prescindere, sviluppa la forza pancio-dinamica, quella che fa veleggiare le pance dell’elettorato con il vento in poppa, a fil di ruota verso il loro-nulla-pensiero (“Tanto … ghe pensi mi!”). Tuttavia subito dopo avere vinto la regata dei sondaggi, costui applica le regole della forza pancio-statica: in altre parole, dopo avere generato e utilizzato il vento che grazie alla legge della pancio-dinamica fa navigare la pancia dei elettori vento in poppa verso il porto che vuole lui, egli applica la prima legge della pancio-statica: guai a chi cambia opinione, guai a chi non accetta la rotta estremista e sovranista, guai a chi cerca di risalire controvento (di bolina) questo mistral antidemocratico: “Voltagabbana, traditore!” Da qui innanzi tutto, la volontà di introdurre il vincolo di mandato per i parlamentari.

La navigazione controvento (“bolina democratica”) è più molto più sicura della “poppa piena sovranista”: la difficoltà sta nell’invertire la rotta dal sovranismo alla democrazia. E’ in questa manovra che ci vogliono idee chiare sul da farsi

Prosegue Bauman (e con lui Eco): nella società liquida prevale anche il consumismo. Società consumistica? Certo, mi permetto di dire io, società nella quale si “si consuma di tutto e tutto si consuma”: il rispetto sostanziale della Costituzione; la capacità critica dell’individuo; la sua capacità di generare un pensiero autonomo, di indignarsi, di reagire. Ma soprattutto si consuma la memoria del passato. E dire che a ben vedere … quel re è nudo!

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P.S.: la navigazione in poppa piena, detta anche a fil di ruota, è pericolosissima: infatti la randa può decidere da sola ed inaspettatamente di “strambare” (tecnicamente: abbattere) ovvero passare di sua iniziativa al lato opposto della barca (dalla democrazia alla dittatura) cogliendo di sorpresa un equipaggio (il cittadino elettore) non attentissimo, rischiando di ferire gravemente chi (l’elettore di prima) si trovi nella sua traiettoria, per poi far sdraiare pericolosamente la barca (il Paese) sulla murata, con rischio di naufragio (morale, sociale, democratico, economico) del Veliero Italia.

Fuor di metafora: siete in una regata a vela. Vi avvicinate in poppa piena alla boa di poppa, quella che dovete aggirare passando a destra e lasciandola quindi alla vostra sinistra, per risalire di bolina. Per aver voluto il diritto di precedenza durante quato bordo, arrivate in boa con le mura a destra (la randa è fuori sulla sinistra della barca e prende vento sulla sua parte destra); avete lo spinnaker issato ed il fiocco-genoa ammainato sul ponte a prua, già posizionato sulla destra. Questa è una delle manovre più difficili. Infatti dovete nello stesso tempo 1) “strambare” (abbattere) la randa facendola passare fuori dal lato destro; 2) recuperare metri e metri di scotta randa; 3) lascare la sartia volante di destra e cazzare quella di sinistra; 4) ammainare lo spinnaker e riporlo dentro la barca; 5) riporre il boma nel suo alloggio; 6) issare il fiocco-genoa e cazzarne la scotta; 7) evitare che un concorrente si infili fra la boa e voi; 8) far sì che l’equipaggio, immediatamente dopo avere eseguito tutte queste manovre, si sieda sporgendosi oltre il bordo sinistro della barca per cercare di mantenerla il più dritta possibile facilitando in tal modo la migliore risalita di bolina. In questo caso però siete “mure a sinistra (le vostre vele prendono il vento sulla loro superficie sinistra) e se un altro concorrente, ben prima di voi, vi ha preceduto, ha effettuato una virata e viene al vostro incrocio con le mure a destra, 9) dovete fare subito una virata improvvisa e cedergli il passo; 10) in questo caso, tutto l’equipaggio si sposta velocemente sul bordo opposto); 11) pesarvi a fine regata: avete perso due kg a testa! Tutto qui.

Riva del Garda 2007 – Campiomato Europeo Classe FUN 

Nella foto, manovra opposta: dal mio FUN Whisper ITA 526 è stata appena superata la boa di bolina, la randa è già fuori, si sta issando lo spinnaker; subito dopo si ammainerà il fiocco.
Noi esponiamo bandiera rossa, segno che abbiamo elevato protesta contro altro concorrente che – poco prima – non ci ha concesso la dovuta precedenza. Dietro la base del nostro albero spunta la boa gialla che abbiamo appena superato. Sulla destra della foto, la prua di un secondo “Fun” che sta ancora risalendo di bolina mure a destra, il quale dovrà vedersela con un terzo Fun, quello la cui poppa spunta dietro il nostro spinnaker rosso e che sta arrivando anch’esso alla boa di bolina ugualmente mure a destra con una rotta più poggiata: essendo sopravvento rispetto al secondo Fun due, dovrà eventualmente dargli la precedenza. E sarà stata una bella lotta alla quale tuttavia non abbiamo assistito impegnati come eravamo a fare una bella poppa veloce.

Bocche di Bonifacio, vento a 28 nodi. Io a vela (ridotta) in solitaria, l’altro yacht a motore.

Il Fun è un “natante” (cioè è una barca non immatricolata, non definibile “imbarcazione”) da regata, monotipo, costruito e mantenuto secondo precise caratterisstiche non modificabili se si vuole restare all’interno della “classe” e partecipare alle sue regate. Il nome deriva dalla sua origine francese e significa Formule un: in effetti è una Formula Uno del mare, modello di 30 anni fa, oggi ovviamente superato dai più recenti monotipi .

“Whisper” = Sospiro: “S’illumina al sole / ti aspetta. La prendi / la porti nel vento / respira il tuo stesso respiro / sussulta / lei freme/ sospira

Stazza meno di 3 tonnellate (la tonnellata/stazza è una misura di volume (capacità degli spazi chiusi): 1 Ton = 2,83 m3; dislocamento (peso) in ordine di regata, senza equipaggio, kg.1000; Lft lunghezza fuori tutto m.7,10; lunghezza al galleggiamento m. 6; velocità massima (bolina), 6 nodi = 11 kmh; carena planante (cioè non dislocante): nelle andature “larghe” con oltre 22 nodi di vento, plana come una tavola da surf: velocità da me sperimentata, 12 nodi = 22 kmh! Motore fuoribordo max 5 CV; armamento a 7/8 (lo strallo di prua arriva ai 7/8 dell’albero); sartie volanti; deriva mobile a bionetta di m.1,60 – 0,60 pari al al 33% del peso; vele: fiocco autovirante, 8 m2 – Genoa, 16 m2 – Randa, 16 m2 – Spinnaker, 40 m2; equipaggio in regata: quattro persone; si può condurre anche in solitaria ma ovviamente non se ne ricavano le massime prestazioni.

Bolina solitaria sul Garda: fiocco di 8 mq e randa “terzarolata” (ridotta)

Unica regata in solitaria che ho fatto: la Regata dei Bravi nel Garda. Mie regate più consociute: una vittoria al campionato sociale di 12 regate della Fraglia vela Riva; una Barcolana a Triste; molte Centomiglia. Traversate in mare aperto: sei volte Toscana-Palau, anche in solitaria, anche in notturna. Ora, alla tenera età di quasi 76 anni, non regato più e non faccio più traversate in mare aperto.

Ci ho preso gusto. Vi descrivo un’altra manovra. Siete usciti in acqua da Riva del Garda col vento da nord. Arrivati all’altezza di Malcesine, volete passare dalla poppa piena alla bolina, cioè volete tornare indietro risalendo il vento. Non siete in regata. Siete in poppa piena mure a sinistra (la randa è tutta fuori, sulla destra); la sartia volante destra è lascata, quella sinistra poco tesa. Lo spinnaker è “a riva” cioè è issato ed è pieno di vento. Issate il fiocco che in tal modo “copre” un po’ lo spi, togliendoli un po’ di forza. Lascate il braccio dello spi che viene a ritrovarsi “coperto” dalla randa e lo ammainate da sottovento. Iniziate ad orzare, cioè ad abbandonare la poppa piena spingendo delicatamente la barra del timone a destra e quindi facendo muovere la prua un po’ a sinistra; cazzate la scotta del fiocco; man mano che continuate ad orzare, cazzate la scotta della randa e tirate forte la sartia volante sopravento. Se non avete lo spi issato, tutto questo si fa anche da soli. Con lo spi “a riva” ce la potete fare solo con vento debole. Con vento sostenuto occorre essere almeno in due. Buon rietro! Fine.

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DECRETO SICUREZZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Novembre, 2019 @ 7:40 am

Detto altrimenti: ma di quale sicurezza dobbiamo parlare?      (post 3702)

Più volte nelle mie riflessioni torno sul tema della necessità di aggiornare le priorità di spesa e investimento del nostro Paese. La domanda che mi pongo è: siamo certi che le priorità individuate come tali di ieri siano ancora tali oggi? Prendiamo ad esempio la “sicurezza” . Cosa è più urgente: mettere in sicurezza la nostra persona fisica dal pericolo rappresentato dai possibili reati compiuti da immigrati oppure è maggiormente prioritario mettere in sicurezza l’intero paese dai pericoli idrogeologici?

A mio avviso il contrasto a questo tipo di delinquenza può rientrare all’interno di un’azione ordinaria che prenda le mosse innanzi tutto dal contrasto alla criminalità (nostrana) organizzata e “scenda” via via fino ai livelli “minori”, mentre la messa in sicurezza idrogeologica dell’intero territorio richiede un’azione straordinaria, immediata e prioritaria.

Ecco, mi piacerebbe vedere scendere in piazza – pacificamente, s’intende – folle di cittadini reclamanti un simile intervento. A questo punto mi chiedo perché ciò non stia avvenendo: forse dipende da una carenza d’iniziativa dei mass media? Oppure dalla ubriacatura di una retorica mirata ad effetto elettorale? Eppure sono convinto che molto elevato sarebbe il consenso politico per chi ponesse il problema sicurezza in questi termini, attribuendo al problema idrogeologico centralità e priorità.

Ed allora mi do un’altra spiegazione: affrontare globalmente il problema del riassetto idrogeologico del Paese richiede una grande capacità, un gran lavoro, grandi risorse e soprattutto tempi molto lunghi, tempi che non sempre “piacciono” ai politici nostrani. Ricordate Alcide De Gasperi: “Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”.

Altro possibile rimpasto di priorità: continuare ad investire miliardi di euro nell’acquisto dei cacciabombardieri F35, oppure ridurne il numero in favore di un intervento straordinario per il problema ex Ilva di Taranto?

Io non sono un politico. Ho lavorato una vita da manager in posizioni apicali. In azienda, in casi come questi si programmerebbe secondo la tecnica dello zero base budget: ovvero, si azzererebbero tutte le decisioni precedenti e si riprogrammerebbe tutto ex novo alla luce della nuova situazione finanziaria, di mercato, delle risorse umane disponibili etc..

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I DIALOGHI DI PLUTONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Novembre, 2019 @ 9:54 am

Detto altrimenti: dialoghi veramente diabolici!      (post 3701)

(Trento, l’interno della casa di Tizio, in collina. Tizio e Caio sorseggiano un tè davanti ad una vetrata dietro la quale appare la vallata, chiusa ad ovest dal Monte Bondone).

Tizio: O miga o massa, o niente o troppa, la neve, intendo! L’anno scorso si è fatta pregare e quest’anno invece fa danni …

Caio: Sai amico, il temp, le done e i siori i fa quel che i vol lori ..

Tizio: Veramente io la sapevo diversa, il temp, il cul e i siori …

Caio: Si vabbè, la conosco. Ma dimmi, perché hai insistito tanto a che venissi a trovarti?

Tizio: Ieri ero ad un concerto ed un’amica ha dato del voltagabbana ad un parlamentare che ha cambiato partito.

Caio: E allora?

Tizio: Volevo ragionarne con te. Tanto per cominciare la nostra Costituzione afferma che i parlamentari agiscono senza vincolo di mandato.

Caio: Si ma se uno di loro cambia partito, tradisce il voto ricevuto.

Tizio: Non direi “tradisce” bensì si svincola da quel mandato e lo fa in quanto ciò è previsto dalla Costituzione. In ogni caso, ammettiamo pure che egli “tradisca” chi lo ha eletto. Tuttavia se costui lascia il partito di prima appartenenza perché lo stesso ha tradito i propri presupposti di base …

Caio: Spiegati meglio.

Tizio: Ammettiamo che il partito “abbandonato” sia passato dall’area Costituzionale ad un’area populista sovranista non costituzionale. Ove quel parlamentare rimanesse in quel gruppo, tradirebbe i principi che stanno alla base del pensiero dei suoi elettori. Quindi il voltagabbana non è lui, bensì il partito entro le cui fila è stato eletto.

Caio: Ho capito, hai ragione. Infatti se adottassimo quel criterio di rigida fedeltà-a-prescindere ricadremmo in una sorta di moderno credere-obbedire-combattere di triste memoria.

Tizio: Ma … chi suona alla porta? Con questo tempaccio chi sarà mai che è salito fin quassù? Vado ad aprire.

(Tizio si alza e va ad aprire la porta e si trova davanti il Diavolo Plutone sotto le mentite spoglie del solito Sempronio)

Tizio: Signor Sempronio? Buongiorno, qual buon vento? Come mai da queste parti?

Sempronio: Buongiorno signor Tizio. Qualche post fa, al bar, lei ha perduto il suo portafoglio. Sono venuto a riportarglielo.

Tizio: oh, grazie davvero, lei è un angelo!

(Sempronio si volta verso il pubblico storcendo la bocca: “Un angelo io? Questa è buona”)

Tizio: Ma si accomodi, la prego, prenda un tè con noi … con questo freddo … Noi si stava discutendo sul fatto che i nostri parlamentari agiscono senza vincolo di mandato.

Sempronio: Grazie, accetto volentieri il suo invito. Vincolo di mandato? Guai ad inserirlo!

Caio:  E perchè di grazia?

Sempronio: Mi spiego. Vedete, ogni provvedimento va inquadrato in tutti gli altri possibili provvedimenti che lo accompagnano e  bisogna essere maliziosi: piensa mal y acertaras, dicono in Spagna. Da noi si dice che a pensar male …

Tizio: Si, va bene, sappiamo, ma si spieghi

Sempronio: Ecco qui: se si introduce la cosiddetta democrazia diretta con il referendum propositivo senza quorum o con un quorum limitato, le proposte di legge saranno fatte da poche persone; se poi si introduce il vincolo di mandato, il gioco è fatto, il parlamento dovrà approvare e basta. Ciao democrazia parlamentare, ciao!

Caio: Ma “finalmente”, per dirla con il Manzoni, avremo sempre la garanzia della magistratura …

Sempronio: E qui casca l’asino, con rispetto parlando, s’intende. Si vuole eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale! Vedete che i provvedimenti vanno messi in relazione fra di loro? Se passasse questa ulteriore novità, i processi scomodi verrebbero rinviati sine die.

Tizio: Ma lei che diavolo d’un uomo è? Le pensa tutte!

(Sempronio si volta verso il pubblico, ammiccando: oh, questa volta sì che hanno detto bene: diavolo d’un uomo, altro che angelo!)

Caio: Ma allora voltagabbana non sono i parlamentari che mantengono fede alla democrazia, ma quelli che passano dall’area democratica a quella non democratica.

Sempronio: proprio così. Ma … così questa nebbia che sta salendo dalla valle? E’ nebbia o fumo di un incendio? Lasciate che esca a vedere …

(Sempronio esce e non fa rientro nella casa)

Tizio: Come al solito. Quel diavolo d’un uomo sparisce in una nuvola, in un banco di nebbia, in uno sbuffo di vapore, in un turbinio di neve, in un polverone …

Caio: Però ci dice sempre cose interessanti sulle quali riflettere. Dai, finiamo il nostro tè

(Sipario)

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