SAVE THE ANIMALS!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2020 @ 4:41 pmDetto altrimenti: non investiteli! (Post 3874)
Non vi stupite se colloco nelle prime posizioni tutti i post che riguardano le proposte finanziarie per gestire il mostro che si avvia ad essere il nostro indebitamento pubblico, nè che io faccia rientrare questo argomento in ogni post anche d’altro generecome questo. Faccio un po’ come Catone il Censore, che nel Senato romano, alla fine della discussione su qualunque argomento, concludeva con “E alla fine penso che dobbiamo distruggere Cartagine”. Ed io dico “Alla fine penso che dobbiamo dominare il nostro mostruoso indebitamento pubblico.
Mi scrive Andrea Danielli

Ciao a tutti! Premesso che a molti di voi,
vista la situazione e le problematiche in cui ci troviamo, questo potrà sembrare un problema marginale, ma a nome del Regno Animale volevo ricordare di prestare molta attenzione quando dal 4 maggio si potrà nuovamente circolare con i veicoli! In questi due mesi infatti molti di voi si saranno accorti di come la Natura, gli insetti, gli animali, gli uccelli e le stesse piante (non so se avete notato la fioritura triplicata!) si siano “rilassati” e ripresi un po’ alla volta il territorio che prima era loro precluso dalla presenza dell’uomo, dei suoi mezzi e delle sue attività. Vi sono infatti molte testimonianze, in tutta Italia, di animali selvatici che in questo periodo sono stati ritrovati a “passeggiare” tranquilli in città, sulle tangenziali, nelle strade ecc… in una situazione di assenza di auto e di persone praticamente mai vista (anche da loro..) negli ultimi cento anni! Due mesi sono tanti per noi, ma ancor di più per gli animali selvatici, che sanno reagire rapidamente ai cambiamenti ( è nel principio di rigenerazione della Natura farlo!) e si sono perciò progressivamente riappropriati degli spazi che – prima di noi e dei nostri traffici – erano i loro spazi esclusivi! In qualche modo, anche se è triste da dire ma è così, in questi due mesi è venuta a mancare alla Natura e ai suoi Animali la “forza contraria” dell’uomo, e così trovo, sento, che la natura si sia profondamente rilassata, in barba alle nostre questioni umane legate ai nostri problemi (e che fondamentalmente la nostra Società si è creata da se’!). Pertanro, quando risaliremo in auto, ricordiamoci di fare molta attenzione e teniamo gli occhi ben aperti! Specialmente nel primo periodo spostiamoci con calma, con più attenzione del solito, specialmente nei tratti stradali vicino ai boschi e fuori dai centri urbani. Per la loro e per la nostra sicurezza e per dare il tempo alla Natura di riabituarsi alla nostra presenza. Ciao a tutti! Andrea. E grazie se condividete …
Ed ecco la mia delenda Cathago
In che modo sto cercando di sdebitarmi verso gli Altri, a fronte di tutto quello che io sto ricevendo? Ho inteso dare il mio contributo alla ripresa del nostro sistema sociale ed economico con il libro che ho co-scritto con il mio coscritto Gianluigi De Marchi e che trovate qui nei post sul questo
stesso blog, acquistabile da Amazon e presto anche in libreria.

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Un libro nel quale noi autori abbiamo indicato un modo per alleggerire il debito pubblico e liberare in tal modo risorse finanziarie per la rinascita del Paese. Un libro che ne contiene molti: uno di cronaca (la nascita e la diffusione del virus); uno di storia (le crisi economiche finanziarie degli ultimi trecento anni); uno governativo e UE (i provvedimenti adottati contro il Covid19); uno finanziario (l’organizzazione della “Fase 2” ovvero come gestire al meglio l’enorme indebitamento che si sta generando); uno politico (le ulteriori auspicate possibili azioni di ogni governo); uno aziendale (con riferimento ad Adriano Olivetti e a Pier Luigi Celli); uno morale (la finanza etica); uno filosofico (la logica che si deve mettere in ciò che si fa); uno europeista (W l’UE, W gli Stati Uniti d’Europa!). Venderà? Non venderà? Credetemi, non mi importa assolutamente nulla ricevere qualche diritto d’autore, purchè i concetti ivi esposti si diffondano e quelle tecniche finanziarie siano applicate.
Buona ripresa a tutte e a tutti!
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COVID19 DAL BALCONE DI CASA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2020 @ 6:15 am(Non vi stupite se colloco nelle prime posizioni tutti i post che riguardano le proposte finanziarie per gestire il mostro che si avvia ad essere il nostro indebitamento pubblico, nè che io faccia rientrare questo argomento in ogni post anche d’altro genere, come questo. Faccio un po’ come Catone il Censore, che nel Senato romano, alla fine della discussione su qualunque argomento, concludeva con “E alla fine penso che dobbiamo distruggere Cartagine”. Ed io dico “Alla fine penso che dobbiamo dominare il nostro mostruoso indebitamento pubblico).
Detto altrimenti: un balcone mai apprezzato tanto come in questo periodo! (post 3873)

Coronavirus. Ho provato ad elencare le vittime della pandemia in ordine di sofferenza subita:
- Chi è malato ma non ha ospedali e medicine
- I nostri malati trasferiti negli ospedali tedeschi
- Chi è mancato senza la carezza dei suoi
- I parenti superstiti
- Chi ha perso il lavoro da imprenditore o da dipendente
- Chi sta cercando di immaginarsi un futuro possibile
- Chi è chiuso in un appartamento di un casermone di periferia senza balconi e con bimbi piccoli ai quali cercare di spiegare “perché”.

Dice … ma tu, blogger, dove ti collochi? Da nessuna parte, amici, perché non rientro in nessuna delle categorie precedenti, sono molto un fortunato: non sono malato; non sono solo; all’occorrenza avrei ospedali e medicine; non ho avuto lutti in famiglia e fra gli amici; non ho perso il lavoro perché sono un V.I.P.-Vecchietto (76 a.) In Pensione; abito in città ma dal mio balcone ho una vista splendida; ho molti interessi che posso coltivare anche da casa, in primis la lettura e la scrittura; ho la personal trainer di ginnastica, mia moglie, che mi fa fare un’ora di corpo libero al giorno; mia moglie cucina benissimo ed io l’aiuto a mettere in ordine gli armadi. Davanti a casa mia scorre un bel fiume, la Fersina:

Nel raggio di 200 m da casa posso fare belle passeggiate, anche in salita tanto per non fare intorpidire i muscoli.

Ieder Tag, der nicht gut angewendet wird, ist verloren.
Ogni giorno non impiegato bene è un giorno perso. Anche per un blogger.
Il Covid19 ci tiene in casa? E noi scriviamo un libro!

In che modo sto cercando di sdebitarmi verso gli Altri, a fronte di tutto quello che io sto ricevendo? Ho inteso dare il mio contributo alla ripresa del nostro sistema sociale ed economico con il libro che ho co-scritto con il mio coscritto Gianluigi De Marchi e che trovate qui nei post sul questo stesso blog, acquistabile da Amazon e presto anche in libreria. Un libro nel quale noi autori abbiamo indicato un modo per alleggerire il debito pubblico e liberare in tal modo risorse finanziarie per la rinascita del Paese. Un libro che ne contiene molti: uno di cronaca (la nascita e la diffusione del virus); uno di storia (le crisi economiche finanziarie degli ultimi trecento anni); uno governativo e UE (i provvedimenti adottati contro il Covid19); uno finanziario (l’organizzazione della “Fase 2” ovvero come gestire al meglio l’enorme indebitamento che si sta generando); uno politico (le ulteriori auspicate possibili azioni di ogni governo); uno aziendale (con riferimento ad Adriano Olivetti e a Pier Luigi Celli); uno morale (la finanza etica); uno filosofico (la logica che si deve mettere in ciò che si fa); uno europeista (W l’UE, W gli Stati Uniti d’Europa!).
Venderà? Non venderà? Credetemi, non mi importa assolutamente nulla ricevere qualche diritto d’autore, purchè i concetti ivi esposti si diffondano e quelle tecniche finanziarie siano applicate.
Buona ripresa a tutte e a tutti!
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MODELLISMO DI … CARTONE!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Aprile, 2020 @ 5:56 pmDetto altrimenti: per ingannare il tempo (post 3872)

Bloccati in casa. Sistemi armadi e cassetti; leggi; pubblichi post; scrivi un libro; ascolti musica; chatti; ti inventi pedalate in bicicletta e veleggiate in barca; ti fai un’altra discesa (virtuale) con gli sci, e poi … ma sì, dai, un po’ di modellismo “a vela” già che sei un velista! Con cosa? Fondamentalmente con quello che hai sottomano: cartone, nastri adesivi, i bastoncini per i fiori e gli spiedini di legno per la cucina. Poi, man mano che i modelli procedono, si affina l’esperienza e aumentano le esigenze. Guardate un po’ quali istruzioni mi sono dato
per la realizzazione di un secondo modello analogo dopo che ho realizzato il veliero “Sara” . Notate che “il” Sara (al maschile: noi Liguri abbiamo un’antica tradizione e presupponiamo il termine “legno”, la parte per il tutto, da cui il ”legno” Vespucci, tanto per fare un esempio), il Sara dicevo ha tutte le manovre come una barca vera: randa terzarolabile, tangone per lo spinnaker, drizze per issare le vele, scotte per regolarle, vang, carica alto e basso del tangone, etc.. Ed ecco le istruzioni:

Proporzioni: mantenere quelle base di “Sara”
Realizzazione: per fasi separate.
Innovazioni progettuali: sponde posteriori ribassate – timone appeso con pala a vista oppure poppa inclinata – sponda posteriore più spessa, con gavoncino – boma un poco più basso – tangone un poco più lungo per tangonare il genoa – incollare sempre i golfari – draglie anteriori più basse.
Materiale da procurarsi: cartoni rossi, verde, comuni – taglierino più robusto – succhiello mini mini – spago finissimo – fil di ferro finissimo – lamierino sottilissimo – 50 anellini a vite – morsetta da tavolo – nastro adesivo bianco alto opaco – nastro rosso per linea di galleggiamento – spiedini legno – pennarello verde – lettere adesive per nome e numero velico – cordoncino nero per bottazzo.

Verificare disponibilità di: spille da balia – trapani con punta finissima – stuzzicadenti.
Operazioni preliminari: applicazione del bottazzo a 360 gradi – albero: 2 attacchi per boma, tangone, 2 stralli di prua, volanti alte e basse, windex, frusta, crocette appoppate – bompresso: attacco per due stralli e caricabassi orizzontali e verticali – boma: due attacchi alle estremità: attacco per vang, anellini per tangone, attacco per randa – pavimento esterno: attacco per scotta randa – sedili: realizzarli e colorarli prima – fiocco: strallo inferito, tre fori, una stecca – randa: strallo-drizza inferita, tre fori, terzaroli, matafioni stecche, n. velico, forma più ad ala di aereo (v. frusta) – poppa: golfari per legni sostegno boma – poppa: superficie superiore di appoggio, più larga, con controparatia e sportello gavoncino -paratia tambuccio: disegnare prima gli strumenti.

Da notare il mezzo marinaio fissato sulla coperta.

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No, raga, scialla, non sono un ex maestro d’ascia, ma solo un Ligure galleggiante e velista, regatante sul Garda con la mia barca da regata, un Fun francese di nome Whisper, numero velico ITA526 e … tanta passione! I modellini … ora li costruisco a tempo perso in cartone. Da ragazzo, a casa a Genova, con il legno delle cassette della frutta e poi, all’oratorio, in compensato, realizzai una Star di 60 cm lft (lunghezza fuori tutto) che galleggiava e veleggiava! Peccato che non abbia nemmeno una foto! Evvabbè …
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Dice … ma tu caro blogger, realizzi solo modellini di barche a vela? Rispondo: no raga, scialla! Ho tre nipotine ed allora … allora ho costruito anche la carrozza di Cenerentola e vi devo dire che la parte più difficile è stata riuscire ad ottenere i volumi del tetto della carrozza. Poi, quelli i cavalli li ho comperati, che la cartapesta non la so lavorare. La carrozza è dotata di ogni accessorio: il baule portabagabli esterno, la scaletta per agevolare la salita alle signore, il timone girevole, la frusta.

Ma non è finita qui. infatti ho sì tre nipotine, ma il mio vicino di pianerottolo è un vivace bimbo per il quale ho realizzato qualche areoplano: dalle barche a vela agli aerei il passo è breve in quanto funzionano tutti con i flussi dell’aria!

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“SBUROCRAZIA”
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2020 @ 9:11 pmDetto altrimenti: dopo avere trattato di finanza, mi si apre una nuova sfida: la “sburocrazia” (post 3871)
Mi si chiede quale contributo potrei dare al processo di sburocratizzazione del paese. La prima risposta che mi sento di dare è che volere sburocratizzare partendo dal basso, cioè da singole situazioni specifiche, è impresa faraonica.
Burocrazia. Ogni ufficietto si è creata la propria “zona di potere”. I capi controllano che ognuno faccia bene il proprio lavoro all’interno dell’ambito di competenza, ma non che l’intera, lunga, spesso inutile catena di trasmissione sia tempestiva nel “trasmettere” la risposta al cittadino che la domanda. L’apparato lavora de iure condito, ovvero sulla base della libretta vigente : “Il regolamento, la legge non lo prevede, la procedura non lo consente” è la risposta. Nessuno di preoccupa di vedere se e come occorra diversamente e meglio agire de iure condendo.
Io ho lavorato (anche) con il Gruppo Siemens, nel quale ogni capo (di un certo livello) non poteva avere sotto di sé più di cinque dipendenti diretti, altrimenti lui sarebbe stato un collo di bottiglia e per di più non avrebbe avuto il tempo di gestire i suoi. Quando sento dire che un ospedale con 2200 posti letto “è ingestibile” e quindi è normale che ci siano cicche di sigaretta negli ascensori; o quando mi si dice che “la procedura non lo permette”, mi viene in mente la Siemens, gruppo nelle cui società il potere è sempre collegato alla responsabilità, ed entrambi sono collegati al risultato. Il tutto a cascata.
Cosa fare? Occorre intervenire sulle “teste alte”, nell’ordine: Ministro – direttore generale – etc. etc. …. impiegati di sportello. In Comune: Sindaco – Segretario Generale – Assessore, etc.. Non possiamo essere noi cittadini a proporre un modello migliore, ma possiamo a buon diritto chiedere al ministro/sindaco che ci predisponga “il” sistema migliore o almeno “un” sistema migliore (dell’attuale). Ad esempio, noi possiamo solo invitare i citati governanti a far redigere dal top management bozze di leggi semplificanti e poi, scendendo di livello, tabelle di confronto su operazioni standard ad esempio fra noi/Bolzano/Innbruck; possiamo insistere a che si richieda agli uffici un minore frazionamento dei passaggi; che i tempi di risposta siano più brevi; che il potere sia sempre unito alla responsabilità; che si eliminino requisiti richiesti ma inutili; che sia varato per il personale un piano di incentivazione MBO (Management By Objectives) su obiettivi reali, concreti controllabili, leggermente al di sopra dell’attuale livello prestazionale e quindi raggiungibili; che si organizzino corsi di formazione in Sociologia della Burocrazia mirato al raggiungimento da parte degli addetti della consapevolezza che loro sono al servizio degli utenti che noi utenti siamo i loro datori di lavoro e i loro “clienti” . E non sudditi imploranti, affetti da “pronite” (dicesi pronite l’atteggiamento di chi umilmente chiede, con il cappello in mano …).
Po i ci starebbe bene anche un corso di Filosofia della Burocrazia, sui testi di Emmanuel Lèvinas, il filosofo del volto: “Il volto dell’altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”.

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Qual è l’ostacolo da superare? Che talvolta (solo talvolta, per carità!) i capi eletti non arrivano a capire questa impostazione e/o talvolta la capiscono ma non possono “inimicarsi” la struttura burocratica: pensate un po’, soprattutto in caso di nuove elezioni comunali: i nuovi eletti entrano in un ambiente di uffici, regole, percorsi ad ostacoli che da soli non riuscirebbero a gestire. Ed allora ecco che ricercano la complicità del potere burocratico.
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Il diagramma di flusso (flow chart) è una rappresentazione grafica delle operazioni da eseguire per l’esecuzione di un insieme di compiti (chi fa cosa, in che ordine, in quali tempi). Ogni singolo passo è visualizzato tramite una serie di simboli standard. Esso consente di descrivere tramite un linguaggio grafico:
– le operazioni da compiere, rappresentate mediante sagome convenzionali (rettangoli, rombi, esagoni, parallelogrammi, rettangoli smussati…), ciascuna con un preciso significato logico e all’interno delle quali un’indicazione testuale descrive l’attività da svolgere;
– la sequenza nella quale devono essere compiute, rappresentata con frecce di collegamento;
– la tempestività dell’esecuzione di ogni passaggio.
Partire dall’alto, dicevo. Ma il livello più alto sul quale occorre intervenire è ancora più elevato anche rispetto a quello dei massimi livelli amministrativi (Ministro, Sindaco): infatti è a livello legislativo generale che occorre intervenire. Infatti molto a monte, direi proprio sulla vetta del monte, là dove spesso troviamo una croce, troviamo un’altra croce (figurata): il modo di legiferare con leggi troppo generiche e/ o troppo numerose, mutevoli, frammentarie, contraddittorie, occasionali che aprono porte e portoni al dilagare della burocrazia.
Al che mi sorge spontanea un’osservazione: ma se i Consigli (ad esempio: provinciale e comunale) non legiferano più e le leggi se le fa chi poi le deve applicare? Che dire? Evviva il buon tempo antico, quando i nostri antenati affermavano legem brevem esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur! E cioè, bisogna che la legge sia breve e chiara in modo da potere essere compresa anche dai non addetti ai lavori. Ma non basta, ne dicevano un’altra: plurimae leges corruptissima republica, cioè uno stato con un’infinità di leggi si auto distrugge.
Fino a qui la “problematica”. Orbene, poiché io so una cosa, cioè so di non sapere, non appena avrò riflettuto maggiormente sull’argomento, cercherò di fornire anche un tentativo di “soluzionatica”.
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ALTRO ESEMPIO DI FINANZA VISSUTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2020 @ 11:14 amDetto altrimenti: dopo quello di cui al post del 25 aprile “Un esempio di finanza possibile” (post 3870)

Non sempre servono soluzioni complesse. Spesso le soluzioni migliori sono anche le più semplici. A testimonianza di ciò, vi porto un esempio vissuto. Come avete appreso dal post citato qui sopra, ero a capo della Direzione Finanza Italia della Stet, Società Finanziaria telefonica per Azioni, Torino, all’epoca la più grande società finanziaria del paese. Erano anni difficilissimi: stretta creditizia e valutaria opprimevano le oltre venti società del gruppo le quali, fra l’altro, erano obbligate per legge a pagare le loro importazioni contro accensione di conti anticipi in divisa estera a debito. Decine di società, migliaia di operazioni di import, migliaia di conti debitori in molte divise estere a debito, decine di banche interessate. Come gestire consapevolmente il rischio di cambio in un simile marasma di operazioni?

Premesso che che non avevamo ancora la diffusione dei dati e dei contatti on line a mezzo di una rete di computer, ebbi un ‘idea, semplice, tipo l’uovo di Colombo, che funzionò. Imposi alle società del gruppo che i conti anticipo in divisa estera che dovevano accendere, fossero accesi con scadenza (ovviamente obbligatoriamente rinnovabile) alla dfine del mese corrente, se accesi prima di una certa date fissa (assunsi come riferimento il giorno dei riporti di borsa); con fine mese successivo se accesi dopo quel termine. Dopo un po’, tutte le migliaia di conti “anticipi” avevano la stessa scadenza e potemmo riscontrare l’andamento del cambio di ogni valuta rispetto alle altre e il diverso costo applicatoci da ogni banca per ogni singola valuta rispetto alle altre banche. Ciò mi consentì di avere una visione completa e aggiornata dell’andamento del rischio di cambio e di dare istruzioni alle nostre società, con semplici telefonate, di cambiare la valuta del loro indebitamento o di cambiare la banca che li stava assistendo.
Perché vi racconto questo caso? Solo per dire che non occorre essere super maghi della finanza per trovare soluzioni logiche; che non è necessario essere a capo di un impero economico per avere idee buone. Spesso basta avere un po’ di fantasia, di esperienza, di buon senso ed occupare un posto che vi dia la giusta visibilità per arrivare a proporre soluzioni a problemi che sembrano irrisolvibili.
E la motivazione che mi anima è il desiderio di diffondere e fare accettare le ipotesi di adozione di emissioni di titoli di debito pubblico irredimibili di cui al mio recente libro e ai miei molti post sull’argomento.
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UN LIBRO CO-SCRITTO DAL VOSTRO BLOGGER
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2020 @ 5:35 pmIeder Tag, der nicht gut angewendet wird, ist verloren.
Ogni giorno non impiegato bene è un giorno perso. Anche per un blogger.
Il Covid19 ci tiene in casa? E noi scriviamo un libro! (post 3869)
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Finanza? Il mio vecchio amico e nuovo co-autore Gianluigi De Marchi (vedi Wikipedia) è un Ligure come me (e quando si tratta di soldi, quelli i Liguri bisogna lasciarli stare!) ed è uno sperimentato pubblicatore di libri. Io, dopo molti saggi e post, sono alla mia prima esperienza: doppiamente grazie quindi se presterete attenzione alle mie/nostre sudate carte, questa volta non solo elettroniche bensì proprio “di carta”!
Prenotate il libro con sconto al 335 5487516
Questo libro è co-scritto insieme ad un coscritto, nel senso che Gianluigi ed io siamo entrambi classe 1944, entrambi UniGE (lui economia, io giurisprudenza), “entrambi amici” da una vita. Un libro che ne contiene molti: uno di cronaca (la nascita e la diffusione del virus); uno di storia (le crisi economiche finanziarie degli ultimi trecento anni); uno governativo e UE (i provvedimenti adottati contro il Covid19); uno finanziario (l’organizzazione della “Fase 2” ovvero come gestire al meglio l’enorme indebitamento che si sta generando); uno politico (le ulteriori auspicate possibili azioni di ogni governo); uno aziendale (con riferimento ad Adriano Olivetti e a Pier Luigi Celli); uno morale (la finanza etica); uno filosofico (la logica che si deve mettere in ciò che si fa); uno europeista (W l’UE, W gli Stati Uniti d’Europa!).
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Gianluigi ed io, due 76enni che da 50 anni (a testa!) hanno lavorato dal livello iniziale di impiegati di banca (lavoro abbandonato molto presto!) a quello di top manager aziendali e finanziari. E oggi il nostro non è solo un “modo nuovo” di affrontare la finanza su antiche esprienze, bensì qualcosa di ben più ampio: è la nostra consapevolezza, anzi, il nostro contributo alla “riconversione” del sistema messo a nudo dal virus e quindi alla sua “ricostruzione creativa” non solo economica e finanziaria, ma sopratttuto sociale e morale. Quanto alla finanza, be’ … ci piace dire che quanto suggeriamo non è altro che la ripresa di una “creatività già favorevolmente sperimentata” ed una iniezione di democrazia all’interno degli attuali sistemi finanziari (qui a fianco, io dopo la Trento-Bondone).
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Scrive Gianluigi: “Questo libro NON è un instant book sulla crisi finanziaria del 2020, ma è il frutto di riflessioni maturate dagli autori in 50 anni di attività professionale nel mondo della finanza. Infatti, in posizioni diverse ed in aziende diverse, gli autori hanno potuto vivere da vicino i meccanismi dell’economia e della finanza; hanno vissuto le principali vicende degli ultimi 50 anni; hanno potuto apprezzare le potenzialità della finanza ma anche valutarne i difetti e le distorsioni. Prendendo spunto dalle crisi che hanno sconvolto il mondo negli ultimi trecento anni, gli autori propongono la loro visione di un mondo diverso, partendo dalle posizioni di imprenditori illuminati e di grandi personaggi storici”.
Leggendolo non vi annoierete! Comunque se eventualmente ci saremo sbagliati, vorrà dire che … che ci corigerete!
Buona lettura e … liberi tutti, e presto, speriamo!
Pubblicato il 25 aprile, il giorno della “Resistenza”: anche oggi dobbiamo essere animati da quegli stessi valori: lo spirito di solidarietà; la volontà di riprendere in mano la nostra libertà, il nostro presente, il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
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UN ESEMPIO CONCRETO DI FINANZA POSSIBILE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2020 @ 12:57 pmDetto altrimenti: quando la flessibilità è sostanza (post 3868)
In molti post recenti sto patrocinando l’emissione di titoli di debito pubblico irredimibili, e non è finita … Oggi voglio parlarvi della flessibilità. Innanzi tutto di quella del cervello. E vi racconto un episodio di finanza vissuta (da me).

Seconda metà degli anni ’70. A Torino, 36enne, ero a capo della Direzione Finanza Italia della Stet-Società Finanziaria telefonica per Azioni, la maggiore società finanziaria del paese. La SIP, nostra maggiore società controllata, aveva le tariffe bloccate ed aveva interrotto gli acquisti dalla sua corrispondente consorella industriale, nostra controllata, la Italtel, la quale aveva accumulato un magazzino merci pari al fatturato di un anno (!). Eravamo in presenza di una feroce stretta creditizia e valutaria. Come Capogruppo avevamo come compito primario quello di procurare al Gruppo il necessario credito bancario.
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Uno dei tanti interventi fu il seguente (ideato e realizzato da vostro blogger). Le banche potevano prestarci denaro solo a breve termine. Noi avevamo bisogno di denaro a medio/lungo termine. Io misi insieme un gruppo di banche che erogarono, ognuna, alcuni miliardi di prestito con durata sei mesi. Dopo di che invitai altre banche ad erogare a loro volta altre quote semestrali, all’inizio di ogni mese successivo. In parallelo chiesi ed ottenni dalla Banca Popolare di Milano (Vice Direttore Generale, Rag. Rizzo) un affidamento a medio lungo termine, nel senso che la banca sarebbe intervenuta con sue erogazioni a saldo ove l’ammontare erogato a rotazione dalle altre banche fosse sceso sotto un certo livello (20 miliardi). In tal modo le banche erogavano “a breve”; noi disponevamo di un credito a medio/lungo termine; la linea di credito della Banca Popolare di Milano era solo di firma non di cassa e comunque non fu mai attivata per cassa. Battezzai l’operazione “Omnibus”.

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Quando la proposi in Stet, il mio capo era il dr. Ruggero Cengo Romano, persona purtroppo scomparsa diciannove anni fa e che io continuo a ricordare e a stimare come il mio terzo genitore, tanto mi ha fatto crescere sul piano umano e professionale! All’inizio il dr. Cengo era era contrario all’idea, che comunque io sviluppai ugualmente nonostante questo suo parere. Alla fine, dopo il successo dell’operazione, mi fece i complimenti, a modo suo – era una persona molto “dura” – ma me li fece: colpendosi il palmo della mano sinistra con le nocche della mano destra e accennando un lievissimo sorriso, mi disse: “Ma lo sa che lei, dottore, ha una testa …”. Molto dura, intendeva.
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Cengo lasciò in testamento la sua cospicua eredità alla Parrocchia ed al Comune di Ternengo (Biella), il suo paese d’origine.
Sarà forse da questa mia esperienza che mi è rinata la voglia di cimentarmi con la finanza necessaria oggi, in particolare con la proposta di sollecitare l’ emissione di una serie successiva di titoli di debito pubblico irredimibili(cfr. i molti post in materia). Sarà forse per questo che non demordo …
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DEBITO PUBBLICO IRREDIMIBILE 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2020 @ 2:02 pm(Si vedano gli interventi dei lettori in calce al post)
Detto altrimenti: finanza pubblica, cioè di ognuno di noi (post 3867).
- Deficit. Si verifica quando le uscite sono maggiori delle entrate. Il deficit va ad aumentare il debito. L’UE ci consentiva un deficit non superiore al 2,5% del PIL. Ora siamo al 10,4.
- Debito pubblico. Lo Stato Italia è indebitato per circa €43.000 a cittadino, neonati inclusi, per un totale di €2.580 miliardi, pari a oltre una volta e mezzo (+155,75%) il PIL.
- PIL-Prodotto interno lordo. Il PIL è di €1.720 miliardi, pari a 2/3 del debito. Il PIL nel 2020 sta scendendo dell’8,2 % rispetto all’anno precedente.
- Rapporto debito-PIL. Il rapporto peggiora del 10,4% all’anno.
- Risparmio privato nelle banche: ammonta ad €1.400 miliardi. Ma … come sono distribuite queste risorse?
Riportando queste cifre a livello familiare, una famiglia di tre persone ha un debito di €129.000 e dovrebbe avere un reddito annuo di €86.000,00 e idealmente paga €2.580,00 all’anno di soli interessi. A questo ritmo il debito cresce di €13.416 all’anno. Ma non tutte le famiglie hanno un reddito così elevato anzi, ve ne sono sempre di più che non hanno alcun reddito nè alcuna somma sul conto corrente bancario: anzi, non hanno nemmeno un conto corrente.
Ciò premesso, si passerà presto dalla fase “troviamo le risorse finanziarie per indennizzare i danneggiati dal coronavirus e per rilanciare l’economia” alla fase “come fare a gestire l’enorme debito pubblico?”.
Per diminuire il debito pubblico si deve agire con estrema urgenza:

- rivedere subito l’ordine delle priorità di spesa e investimento. Il grande economista Paul Samuelson direbbe. “Burro o cannoni”?
- trasformare il debito in un flusso di interessi mediante sostituzione volontaria dei titoli del debito pubblico redimibili con titolo irredimibili.
- Con la finanza che si renderebbe disponibile, riconvertire il Paese sempre di più verso la sua industria “naturale”: la bellezza, la cultura, la natura, il turismo.
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Esempio di riduzione del debito a mezzo emissioni di titoli irredimibili (a rendimento maggiore) in sostituzione volontaria dei titoli redimibili (a rendimento inferiore): un’emissione anche in più tranches fino ad €580 miliardi ridurrebbe il debito ad €2.000 miliardi pari al 116% (ex 155,75) del PIL. Una seconda emissione … etc. . E così via.
1 – Dice: caro blogger, ma i tuoi irredimibili sono un debito perpetuo! Rispondo: no amico, perchè gli irredimibili NON sono un debito! Per contro, il debito perpetuo è proprio il tuo, quello di oggi, perchè le rate che noi stiamo pagando sono solo di interessi in quanto in linea capitale sostituiamo regolarmente una quota di debito con una nuova: debito sostanzialmente perpetuo!
2 – Dice: caro blogger, tuttavia i flussi di interessi che dovresti pagare sarebbero eterni! Rispondo: no, amico, perchè l’Ente emittente si riserva un’opzione al loro riacquisto, quando e se la sua finanza sarà migliorata.
3 – Dice: ma la tua, caro blogger, è solo una sistemazione formale delle voci di bilancio. Rispondo: no, caro amico, perchè adottando gli irredimibili si liberano importanti quote di finanza che possono essere destinate alla riparazione dei danni, alla riconversione ed alla ricostruzione del sistema.

4 – Dice: caro blogger, la priorità è far ripartire le imprese, non ristrutturare il debito! Rispondo: amico, ma, con quali denari? E poi, la velocità del peggioramento finanziario è ben superiore a quella della ricostruzione! Con rispetto parlando, mi sembra che tu suggerisca ad uno sciatore inseguito da una valanga di sciare lungo la via della massima pendenza, senza tener conto che la sua velocità è inferiore a quella della valanga: fai un po’ tu …
5 – Dice: ma … quando un investitore volesse recuperare il proprio capitale? Siamo sicuri che in Borsa Valori si sia creato il necessario mercato? Rispondo: amico, si potrebbe prevedere che le banche fossero “consigliate” di sottoscrivere ognuna alcune traches di irredimibili da immettere poi sul mercato borsistico! Infatti da parte loro sarebbe un modo per dire “grazie” per i tanti aiuti pubblici ricevuti per i loro salvataggi.
6 – Dice: ma come potresti fare a tradurre in numeri tutto ciò? Rispondo: la base è l’elenco completo delle scadenze delle tranche di debito pubblico già emesse. A questo elenco di esborsi in linea capitale, si aggiungano gli esborsi per interessi. Si deve ipotizzare di fare “aggredire” questo sistema da una serie di emissioni di titoli irredimibili a rendimento maggiore, in sostituzione dei titoli redimibili in scadenza. Man mano che si procede il confronto sarà fra due flussi di denaro in uscita: quello “vecchio” e quello intermedio (misto). Si tratta di simulazioni facilmente realizzabili a computer. Poi saranno i numeri a parlare.
7 – Dice: ma allora se è così semplice, perchè nessuno lo ha ancora fatto? Rispondo: anche prima che Colombo scoprisse l’America nessuno l’aveva mai scoperta!
8 – Dice: e se alla fine dovesse risultare che ti sei sbagliato? Rispondo: direi che almeno io ho tentato di risolvere il problema. Sicuramente avrò fatto meglio di chi nemmeno ci ha provato!
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Dice. …. coraggio lettori, il confronto è aperto! Continuate a scrivermi: risponderò a tuttti!
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DEBITO PUBBLICO IRREDIMIBILE 2
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2020 @ 3:30 pmIeder Tag, der nicht gut angewendet wird, ist verloren
Ogni giorno non impiegato bene è un giorno perso.
Anche per un blogger
Detto altrimenti: “tanto tuonò che piovve 2” (post 3866)
- In coda al post del 2013 io stesso proponevo i Monti Bond irredimibili per risolvere la crisi dell’ILVA.
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=13355 - Da un mese Gianluigi De Marchi ed io stiamo proponendo
qui nei miei post l’emissione di titoli UE e Italia irredimibili. - Il 21 aprile la Spagna – utilizzando un ossimoro – sta cercando di ottenere l’emissione di un debito senza scadenza (il titolo irredimibile NON è un debito!).
- Il 22 aprile sul Sole 24 Ore alle pagg. 1 e 25 il finanziere George Soros propone all’UE gli irredimibili.
- Entro un paio di settimane uscirà per Amazon un libro sulla finanza post coronavirus (scritto da De Marchi e da me) e tratterà questi titoli nelle tre dimensioni UE, Italia, Enti Pubblici Territoriali Locali.
George Soros è un imprenditore ungherese naturalizzato USA, presidente del Soros Fund, sostenitore del movimento liberal del Partito Democratico USA e finanziatore di gruppi per i diritti umani con un marcato interesse per la filosofia. Soros è uno degli investitori di maggior successo nel mondo. Al maggio 2017 Soros aveva un patrimonio netto stimato in 25,2 miliardi di dollari, ed era una delle trenta persone più ricche del mondo. Dopo aver donato una parte della propria ricchezza in beneficenza, a fine 2017 è al 195° posto della classifica di Bloomberg con un patrimonio netto di “soli” 8 miliardi di dollari.

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“Che cosa significa difendere la democrazia oggi? Quali pericoli sta affrontando lo Stato di diritto? La visione che ci offre George Soros è quella, unica, di chi sa di essere il nemico pubblico per eccellenza dei sovranisti e populisti di tutto il mondo. Personaggio odiato e invidiato, è a capo di un impero finanziario colossale ma, allo stesso tempo, in prima linea per combattere le tendenze autoritarie a livello globale. Attraverso le sue fondazioni ha donato 14 miliardi di dollari per promuovere i diritti umani. Ed è diventato il bersaglio prediletto di movimenti antisemiti, complottisti, oltre che di Donald Trump, Viktor Orbán e Matteo Salvini. Oggi Soros vede a serio rischio anche le conquiste democratiche in Occidente. È tempo di reagire. Cosí, in queste pagine sferzanti, critica apertamente i suoi nemici, indaga una varietà di temi attualissimi – dall’uso delle nuove tecnologie come strumenti di controllo sociale, all’andamento dei mercati finanziari, al futuro dell’UE – e ci consegna un distillato del suo pensiero a difesa dell’ideale di società aperta”.
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In questi giorni l’UE decide le molte forme di intervento per contrastare gli effetti del coronavirus e gli Irredimibili non ci saranno perchè il pensiero non è stato “maturato”. Tuttavia in un immediato futuro, quando si passerà dalla fase di “troviamo i soldi da spendere” alla fase “dobbiamo diminuire il debito” (che nel frattempo avà superato il 150% del PIL), allora, forse, qualcuno ci rifletterà un poco di più. E li avremo. Meglio tardi che mai. Nel frattempo mi sfogo con gli Irredimibili locali.
- Localmente propongo emissioni locali di titoli di debito pubblico irredimibili a fronte del difficile problema del reperimento della finanza pubblica del dopo coronavirus, per la realizzazione delle grandi iniziative comunali/provinciali che sono in programma, quali ad esempio la Funivia e l’interramento della ferrovia.
- Titoli/bond irredimibili: sono i titoli rispetto ai quali l’Ente emittente 1) non è tenuto alla restituzione del capitale investito; 2) paga solo interessi; 3) riduce i propri esborsi finanziari; 4) riduce il proprio livello di indebitamento (gli irredimibili non sono un debito!); migliora la propria disponibilità finanziaria per investimenti; 5) mantiene il diritto al riacquisto dei titoli, ove la sua finanza sia migliorata. L’investitore gode di un rendimento più elevato; può recuperare il suo capitale vendendo i titoli in borsa.
- La legge 23/12/94 n.724 (art. 35), già prevede il vincolo delle risorse ottenute al finanziamento di investimenti in specifici progetti esecutivi. Queste emissioni sono convertibili in obbligazioni o in azioni di società possedute dagli enti emittenti. Il loro rendimento non può essere superiore di oltre un punto rispetto a quello del corrispondente titolo statale.
- Come si vede, esistono tutti i presupposti a che una nuova legge statale/provinciale estenda l’emissione di titoli irredimibili anche da parte degli Enti Pubblici Territoriali per la realizzazione di una specifica opera pubblica.
- La certezza dei flussi di rendimento dei titoli irredimibili locali potrebbe essere garantita in favore dei sottoscrittori (anche di fuori provincia!) dalla fidejussione di un pool di banche locali.
- Quanto sopra potrebbe essere congiunto alla piena riattivazione di istituti già esistenti quali le società di scopo, di general management, miste pubblico private e alle tecniche del project financing.
E bravo Soros, ci hai copiato! Sarebbe interessante sapere
in quali altre testate giornalistiche finanziarie straniere Soros sia intervenuto.
Firmato: un blogger “Vivo”!
I “Soros Irredimibili”: Soros cita la GB che ci finanziò le guerre napoleoniche, riscattando i titoli nel 2015. In USA dal 1870 ne furono emesse alcune serie per consolidare emissioni redimibili già esistenti ed evitarne l’onere del rimborso. Egli dimentica di citare l’emissione italiana del 1935 per 42 miliardi di lire. Quali vantaggi degli irredimibili Soros cita:
1) eliminazione delle restrizioni per la BCE all’acquisto di titoli; 2) l’onere finanziario lieve per la UE malgrado la loro notevole “potenza di fuoco”: come unità di misura riporta l’esempio di un calcolo, e cioè che un bond irredimibile da 1000 miliardi al tasso dello 0,5 costerebbe all’UE 5 mildi l’anno, pari al 3% del suo bilancio totale; 3) a bilancio UE non si richiederebbero accantonamenti nè ammortamenti; 4) l’emisisone può essere più facilmente emessa a scaglioni frazionati successivi; 5) la BCE non sarebbe più costretta a ribilanciare continuamente il proprio portafoglio titoli dei vari paesi aderenti.
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IEDER TAG, DER NICHT GUT ANGEWENDET WIRD, IST VERLOREN
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2020 @ 7:36 amDetto altrimenti: ogni giorno che non è ben usato è perduto (post 3865)

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Quant’è vero! Figuratevi poi per un blogger che ha la pretesa di pubblicare un post al giorno, sì, quello che ha comunque un significato, quello di levare l’ignavia di torno! Sì, d’accordo, ma di cosa scrivo oggi? Pensa e ripensa … ecco, ci sono! Oggi voglio raccontarvi una favola, una favola inventata da me e pubblicata nel libro di Enrico Fuochi. qui a fianco. Si intitola …
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PASSEPARTOUT
C’era una volta un ragazzino che si chiamava … be’ a dire il vero erano gli altri che lo chiamavano: “Passpartout, Passpartout … dove ti sei cacciato?” Infatti gli avevano affibbiato questo strano nome che vuol dire “Passa dappertutto” per via che sin da piccolo era solito infilarsi in qualsiasi cunicolo, attraverso le sbarre dei cancelli … insomma, in qualsiasi piccola apertura. Da grandicello poi, aveva imparato ad intrufolarsi nelle case, nelle cantine, nei magazzini altrui per prendere … ma no, chiamiamo le cose con il loro nome, per rubare oggetti d’ogni sorta. Per entrare nelle case altrui usava mille espedienti: chiavi false, veri e propri passpartout, un piccolo grimaldello, un piede di porco.
I suoi genitori si erano accorti dei continui furti perché vedevano la sua cameretta riempirsi degli oggetti più strani e diversificati: pacchi di fatture false, uno scatolone di schede elettorali in bianco, estratti conto bancari di conti correnti cifrati esteri, tanto per fare alcuni esempi. Essi lo rimproveravano, cercavano per quanto possibile di restituire la refurtiva ai legittimi proprietari, lo rinchiudevano in castigo nella sua cameretta. Ma così come egli era abile nell’intrufolarsi nelle case altrui, altrettanto era bravo ad uscire dalla sua “prigione” anche se chiusa a doppia mandata.
Un bel giorno Passepartout si chiese perché mai venisse punito quando si impossessava delle cose che gli piacevano. Infatti aveva notato che tutta la gente che conosceva si procurava tutto ciò che faceva loro gola: dai cibi migliori, dalle auto più lussuose, dai vestiti di marca e così via, ben oltre il soddisfacimento delle proprie reali necessità. Per cercare di capire, andò in un’altra favola e interrogò il Saggio Grillo Parlante. “Grillo Parlante, gli chiese, perché la gente si procura tutte queste cose in sovrappiù e quando io mi impossesso di qualche piccolo oggetto mi danno del ladro e mi puniscono?”

Il Grillo saggio gli rispose: “Passepartout, ma la gente non ruba quegli oggetti, bensì li compera con il denaro che ha guadagnato con il proprio lavoro”.“Ah, ho capito, disse Passepartout, la gente lavora per guadagnare del denaro con il quale comperarsi ciò di cui ha bisogno. Ma no … aspetta Grillo … il più delle volte la gente si compera anche cose che desidera possedere solo per soddisfare un proprio capriccio. E allora capriccio per capriccio, siamo uguali, loro come me ed io come loro”.“No, disse il Grillo Saggio, la tua argomentazione non regge. Tu devi smettere di rubare e basta! Ed ora scusami, ma devo tornare nella mia favola, dove sono atteso per una riunione importante sulla CAV, Carrozza ad Alta Velocità che deve essere realizzata per trasportare velocemente la verdura e la frutta dai campi al mercato del paese”. E con un gran salto da grillo esperto balzò via.
Passepartout restò solo a riflettere e pensò che c’erano molti modo di rubare: il suo, che consisteva nel sottrarre qualche oggetto alle persone, era il più semplice. Ma era un furto ben più complesso e grave quello di chi non remunerava adeguatamente il lavoro dei propri dipendenti; quello di chi evadeva le imposte; quello di chi, ricoprendo importanti cariche di governo, “rubava il futuro ai giovani”, nel senso che non si preoccupava di costruire un futuro per i giovani come lui. “Ma allora, pensò, come mai tutti se la prendono solo con me e non con tutti questi miei colleghi che sono ben più ladri di me?”Un giorno, rovistando in una soffitta nella quale si era intrufolato di nascosto, trovò un piccolo quadro, con la cornice in finto legno ad inquadrare un motto … “Chi ruba poco va in galera, chi ruba tanto fa carriera”. Entusiasta della scoperta corse dai suoi genitori: “Mamma, papà, ecco … ho capito perché mi sgridate: perché io rubo poco! Ma se miglioro e mi metto a rubare molto, farò carriera e voi sarete orgogliosi di me!”Non l’avesse mai detto! Papà e mamma montarono su tutte le furie … poi si calmarono e cercarono di spiegargli che quel quadretto era solo uno scherzo, un piccolo scherzo che qualcuno aveva inteso fare ad un amico … e lo mandarono nella sua cameretta a riflettere sui loro insegnamenti.
Passepartout questa volta non scappò di casa, anche perché la porta della cameretta non era stata chiusa a chiave e quindi … che gusto ci sarebbe stato a … forzarla? Pensa che ripensa, decise di tornare a parlare con il Saggio Grillo Parlante e tornò a fargli visita nella favola di pagina …. Il Grillo lo accolse con un sorriso: “Passepartout, che bello vederti! Sono sicuro che hai riflettuto su ciò che ti ho detto e non rubi più, vero?”. “No, Grillo, è che ho trovato un quadretto che mi ha creato un grosso problema”. E glie lo mostrò. “Eh, no, caro mio, gli disse il Grillo, si tratta di uno scherzo. La verità è che le regole della convivenza civile e del buon governo sono custodite in una cassaforte assai robusta che si chiama “Morale”, così ben chiusa che nessuno mai ha nemmeno provato ad aprire.
“Ma cos’è la Morale?” Chiese Passpartout. E il Grillo rispose: “La risposta è chiusa nella cassaforte, caro mio … bisognerebbe proprio che qualcuno si decidesse ad aprirla! Posso solo dirti che se quelle regole fossero applicate, nel mondo non ci sarebbero più malattie, fame e guerre”. Passpartout pensò “Troppo bello per essere vero!” e volle capire se il Gufo diceva la verità. Decise quindi di aprire quella famosa cassaforte, per divulgare a tutti le regole della Morale. Un giorno, quando si fu ben accertato che da tempo nessuno più si interessava ai contenuti della Morale, per cui nessuno stava nemmeno cercando di aprirla quella cassaforte, si avvinò alla cassaforte e dopo qualche tentativo andato a vuoto, riuscì a forzarne la serratura. Quale stupore quando lesse le Regole Morali per così tanto tempo ignorate. Ecco, per comodità di voi che leggete questa favola, lui stesso mi pregò di ritrascriverle integralmente:
- Si deve ricercare il “bene comune” e non solo il bene di alcune persone.
- La Politica deve essere un Servizio per gli Altri e non per se stessi.
- La ricchezza deve essere distribuita fra tutti in modo non obbligatoriamente uguale ma in modo obbligatoriamente equo.
- La modernità consiste nel prendere atto che il mondo è di tutti, che le risorse del mondo sono limitate e che quindi occorre sobrietà nei consumi ed apertura verso chi ha più bisogno di te.
- Occorre dare un futuro a tutti, soprattutto ai giovani.
Passpartout fu sorpreso che un numero così limitato di regole potesse avere la capacità di rendere felice il mondo, ma tant’è ci volle provare. Stampò un gran numero di copie delle Regole Morali, le distribuì a tutti i suoi concittadini, le fece trasmettere dalle televisioni di tutto il mondo e … quale miracolo! Il Grillo Saggio aveva ragione: improvvisamente sparirono dalla faccia dalla terra malattie, povertà, guerre.
La morale della favola sulla Morale? E’ che la favola è finita, ma che il racconto deve continuare non come favola ma come cronaca di una nuova realtà.
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