GINZBURG A BOLOGNA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2020 @ 2:37 pm

Detto altrimenti: un’inaspettata fortuna per due nonni in trasferta da Trento      (post 3740)

Due nonni in trasferta da Trento a Bologna accompagnano la nipotina Bianca ad una lettura per bimbi nella Biblioteca di Via Genova 19 intestata a Natalia Ginzburg. E già qui, prima sorpresa, stante l’interesse di nonna Maria Teresa per questa scrittrice. Ma vedremo dopo.

Innanzi tutto bravissima la lettrice (come si chiama? Grazie se qualcuno me lo dice) di favolette per i bimbi: la sala affollata, una storia dietro l’altra, molte sul (povero, n.d.r.) lupo che però poi alla fine se la cava per il rotto della cuffia. Ci siamo presentati, quali genitori di Valentina, una sua “collega” che a Trento svolge un’analoga azione di volontariato.

 Finita la lettura, siamo stati condotti in un’altra sala dove ci attendeva il Prof. Carlo Ginzburg, storico, saggista, accademico di fama internazionale, figlio di Natalia! Per noi è stata una vera emozione … per Maria Teresa poi! Lei che della Ginzburg ha fatto rappresentare ai suoi alunni della Scuola Media di Povo (TN) una versione teatrale di “Lessico Familiare”; lei che ha letto “La Corsara – Ritratto di Natalia Ginzburg” di Sandra Petrignani; lei che custodisce gelosamente una lettera autografa indirizzatale da Natalia!

Carlo Ginzburg ha salutato i presenti, ha presentato una versione Einaudi del primo libro scritto dalla sua mamma “La strada che va in città” pubblicato sotto il nome di Alessandra Tornimparte pseudonimo obbligatorio per lei che si chiamava Levi: e ciò “grazie” alle leggi raziali (vergogna! N.d.r.)! (“Tornimparte è un paese abruzzese dove il padre di Carlo, Leone Ginzburg, fu mandato dal regime fascista nel 1940 come “internato civile di guerra”, quando l’Italia entrò in guerra al fianco della Germania nazista”).

Ma soprattutto ha ricordato come occorra la massima attenzione contro un nuovo, tristissimo rinascere del razzismo e dell’antisemitismo. A seguire, l’ Assessore Comunale Matteo Lepore ha sottolineato come la migliore arma contro questa barbarie – che fra l’altro ha costretto la Senatrice Liliana Segre ad essere accompagnata dalla scorta (vergogna! N.d.r.) – sia la crescita culturale della popolazione (e il “mantenimento” dei diritti civili e la “riaffermazione” dei diritti sociali, n.d.r. (1)), preannunciando l’assunzione di ben quaranta ulteriori bibliotecari.

Il Professore Carlo Ginzburg e Maria Teresa

Maria Teresa ed io ci siamo presentati al Professore Ginzburg ed alla sua Gentile Signora, ci siamo impegnati a spedirgli – appena rientrati a Trento domani sera – una scannerizzazione della preziosa citata lettera e ci siamo offerti a fare tutto ciò che sta in noi per essere presenti quando il Professore verrà – come ci ha preannunciato – a Trento. In quella occasione infatti attiveremo tutti i nostri circoli culturali e letterari e personalmente vedrò di assicurarmi la presenza di un nostro carissimo amico, storico della storia e della filosofia, Marcello Farina, per noi Marcello, per molti Don Marcello Farina.

Libri da leggere

(Oltre quelli sopra citati e a quelli di Carlo Ginzburg che trovate elencati in internet): “Laicità grazie a Dio” di Stefano Levi Della Torre (Einaudi Ed.); “Simboli al potere” di Gustavo Zagrebelsky, (G. Einaudi Ed.); “Il fascismo eterno” di Umberto Eco (La Nave di Teseo Ed.); Norberto Bobbio, “Destra e sinistra”, Ed. Saggine; Gaetano Salvemini, “Le origini del fascismo in Italia Lezioni di Harvard”, Feltrinelli Ed.; L. Canfora – G. Zagrebeksky, “La maschera democratica dell’oligarchia”, Ed. Laterza.; Norberto Bobbio, “Elogio della mitezza e altri scritti morali, Ed. Il Saggiatore. Per chi volesse capire le cause di migrazioni e immigrazioni: D.R. Headrick, “Il predominio dell’Occidente”, Ed. il Mulino – David Van Reybrouck, “Congo”, Ed. Feltrinelli. Dopo ne discutiamo.

(1) pensierimo personale: lo spazio trascurato dalla sinistra è stato occupato da un’offerta politica opposta di una sorta di nuovi “diritti sociali” quali: “Ti darò io il lavoro che ti hanno sottratto gli immigrati“. Una guerra (strumentale) fra poveri.

Buone letture, ottimi diritti civili e sociali a tutte e a tutti!

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SALVINI AL CITOFONO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Gennaio, 2020 @ 8:50 am

Detto altrimenti: no, così non si fa! (post 3739)

Questa immagine rievoca la caccia casa per casa al “comunista” … quasi una nostalgica riedizione delle squadre di azione alla Italo Balbo. E dire che Umberto Eco nel suo libro capolavoro “Il fascismo eterno” ci ha messo in guardia contro i segnali subliminali di un ritorno del fascismo!

Scritto 20 nni fa, attualissimo!

Quella mano sul citofono poi … da moderno untorello manzoniano, a indicare come si fa: “Staniamoli uno ad uno a casa loro, questi spacciatori, facciamoci giustizia, una buona volta, ripuliamo la città”. Non dico che queste frasi siano state realmente pronunciate, sia chiaro: in ogni caso non le attribuisco in particolare a nessuno.

Oggi sì che dovremmo gridare “Dagli all’untore!”

Tuttavia molto probabilmente quel modo di agire induce pensieri analoghi nella mente di una certa parte dell’elettorato (la più debole, la meno riflessiva e quindi la più aggredibile elettoralmente) suggestionabile da quel particolare comportamento citofonico. Certo è che si è trattato di un cattivo esempio per tutti da parte di chi ha ricoperto, ricopre ed anela a ricoprire ruoli istituzionali. Il problema infatti non è se quel ragazzo, quella famiglia fossero spacciatori o meno. Il problema è che se veniamo a conoscenza di un (presunto) fatto delittuoso del genere, è nostro dovere informare tempestivamente le forze dell’ordine. Infatti, se il presunto spacciatore è solo tale, cioè è solo “presunto”, la nostra citofonata turba ingiustamente ed offende gravemente un innocente. Se invece quel tale fosse realmente colpevole, lo si metterebbe sull’avviso e gli si consentirebbe di nascondere le prove (la droga) della sua attività criminosa. Quindi quel gesto è tre volte non condivisibile, in quanto: 1) rischia di offendere un innocente; 2) è un pessimo esempio per i cittadini; 3) ostacola un’eventuale azione di prevenzione e repressione da parte delle Forze dell’Ordine (bene ha fatto il capo della Polizia Gabrielli a censurare questo comportamento).

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PAGANELLA NOVITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Gennaio, 2020 @ 8:06 am

Detto altrimenti: la montagna di Trento (insieme al Bondone)    (post 3738)

(Oggi scrivo solo di una parte del comprensorio Paganella. Presto darò spazio anche alle altre piste ed alle altre ottime strutture ricettive)

In 35 minuti da Trento si sale in auto al Bondone, fino a quota 1650 circa, per una ventina di km. Poi con gli impianti sciistici si sale in vetta al monte Bondone fino a 2180 metri.  Lo stesso tempo occorre per arrivare da Trento con una quarantina di km (45 se si prosegue fino ad Andalo) alla seggiovia di Fai della Paganella a quota 1000 metri circa. Poi con gli impianti si sale fino in vetta della Cima Paganella fino a 2125 metri. Trento, le sue due montagne che poi sono quattro, perchè occorre mettere in conto anche le due montagne non sciabili, la Vigolana e il Calisio, come ci ricorda un certo poeta che scriveva in terzine di endecasillabi a rima incatenata … (vedi nota 1)

Venne sera e la luna col suo opale / chiaror d’argento sostituiva il sole / che lento iva all’ingiù per le sue scale / ìdel Bondone a dormir dietro la mole. / E poi ch’alcun momenti ebbimo conti / la luce disparì come far suole. / La notte quinci scese giù da’ monti / con quattro cime che le fean corona /sovra Tridento assieme alli suoi ponti / addormentati al par de la padrona.

SAI (Sua Altezza Imperiale) il Gruppo del Brenta dalla Paganella

Quattro cime, dunque, ma oggi voglio parlarvi di una di esse, la Paganella, la “montagna tuta bela” come recita la canzone-inno dialettale dedicatale. La sua cima, un punto di osservazione unico delle Dolomiti di Brenta e non solo. A saper distinguere infatti, riconoscete anche alcune cime della Val di Non (Le Maddalene ed il Roen, solo per citarne alcune), del Sud Tirolo e le nostre vette trentine più orientali, quali la Vezzana e il Cimon de la Pala.

Laggiù, i laghi di Cavedine e SM-Sua Maestà il Garda!

I laghi, poi: il Garda innanzi tutto ma … quello più piccolo, più a nord del Garda? Molti turisti dicono “Il Lago di Molveno”. E invece è il Lago di Cavedine. Pazienza, mica si può sapere tutto!

La discesa verso Fai della Paganella

Ma veniamo alla Paganella e alle novità delle sue piste da sci. Oggi voglio parlarvi di questo, della sua neve “invernale” e sopratutto delle sue novità sciistiche. Lo so, la quota non è poi così elevata, ma noi abbiamo (scrivo “noi abbiamo” perchè io sono un abituè sciistico di questa località) un perfetto sistema di innevamento programmato che ci salva la situazione in ogni evenienza. L’esposizione delle piste è nord-nord ovest e soprattutto la mattina bonora trovate una qualità della neve ottima, con piste molto ben battute la sera prima dai gatti delle nevi. Già, quelle le piste, la loro preparazione, anche quella conta: viene fatta “a caldo” cioè subito dopo la chiusura degli impianti, quando la neve è ancora (relativamente) calda ed il manto lavorato risulta omogeneo e dolce alla sciata: infatti battere le piste a neve fredda le avrebbe fatto trovare “ruvide” a noi sciatori la mattina successiva.

Con la nipotina, due “bonorivi” in attesa alla segggiovia di Fai

Bonora, ovvero di buon mattino. E noi VIP (VIP: Vecchietti In Pensione; altri dicono Vecchietti In Paganella) siamo mattinieri cioè siamo bonorivi (evviva le espressioni dialettali!) e ci presentiamo ai tornelli di partenza degli impianti di risalita ben prima dell’orario di apertura. Una sorta di gara che qualche volta ci porta ad arrivare … prima degli stessi addetti alla funivia!

Cabinovia di Andalo: quanto manca?

Un addetto agli impianti, ormai un vero amico, ci chiama “i strazza piste” (evviva il dialetto! Che vi avevo detto?) ovvero coloro che imprimono la prima traccia sciistica sul manto ancora vergine delle piste. Bonorivi, dicevo, e siamo premiati soprattutto in dicembre, quando le giornate sono “corte” e l’alba tarda un po’ rispetto all’aurora rododactilos eos, dalle dita rosa. Ora non dico che la prima risalita ci porti in vetta in tempo per vedere queste dita rosa, ma per vedere le Dolomiti del Brenta dipinte di rosa, sì! Poi le giornate si allungano e quando arriviamo in cima il rosa è sparito, ma noi lo abbiamo nel nostro ricordo.

La nuova Pista Rossa

Dice … ma le piste? Le novità delle piste intendiamo, delle piste nuove che ci dici? Eccomi a voi. La novità di quest’anno merita: la nuova pista “rossa” che dalla Selletta (spartiacque fra in versante di Andalo e quello di Fai) scende verso Andalo fino al Dosson, grosso modo 2 km di discesa dai 2000 ai 1500 metri, con pendenza media del 26%, massima del 43%. Scusate se è poco.

Dai, che ci facciamo una “rossa!” …

Ben assistita da un sistema di neve programmata (per ogni evenienza, non si sa mai!), molto larga, rende agevole la sciata anche nei punti più ripidi. Ma non basta: infatti al Dosson potete proseguire sulla destra su un’altra “rossa” fino alla partenza della funivia Paganella 2001 ad Andalo: quasi 1000 metri di dislivello filati filati su circa 3,5 km di pista!

I primi sciatori che salgono dovrebbero “piantare al suolo” gli sci in fondo alla cabina per agevolare l’entrata degli altri

La cabinovia di risalita, poi … uno spettacolo: 10 comodi posti per ogni cabina, noi seduti comodamente e gli sci …in piedi!

La Malga Zambana dal versante della pista “vecchia”. La nuova pista rossa passa proprio dietro quegli alberi

Dalla selletta poi, scendendo per la “vecchia” pista che passa davanti alla Malga Zambana, si arriva alla partenza della vecchia seggiovia biposto (ora rimossa) e da qui, girando a destra, per una dolce e invitante pendenza, ci si ricollega alla tratta finale della nuova pista. Una variante interessante, un piacevole diversivo. Alla Malga siamo ricevuti dall’instacabile sorriso di Mirco ed Erika e dai loro collaboratori Laura, Clara, Agnese, Betty e Filippo.

A sinistra, il bivio per la Zambana

La Malga Zambana. Accolti dal vulcanico gestore Mirco (e gentile consorte). Il “rifugio” naturale per gli sciatori della nuova pista. Ecco, l’unica miglioria ancora da realizzare è il perfezionamento dell’accesso a questa struttura per chi scende lungo la nuova “rossa”. Infatti da questo nuovo lato vi si accede solo per un “sentiero di servizio” non molto largo, assolutamente sufficiente per noi vecchi conoscitori del luogo, ma certamente non invitante per i tanti turisti “da fuori”. E poi occorre sapere che devi prendere una bella rincorsa, perchè il sentiero termina con una salita di una decina di metri che in mancanza di abbrivio costringe ad una inaspettata scalettata. Tutto qui. E che ci vorrà mai per rimediare? La Zambana la merita, questa attenzione, anche perché ha ingrandito e migliorato la “sede distaccata”, il chiosco-bar al bivio presso la partenza della vecchia seggiovia biposto di cui dicevo sopra.

Venga, magari “fuori pista”, a prendere un caffè con me alla Zambana!

Basta, la chiudo qui. E se qualche mia lettrice o mio lettore che ancora non conosce il Carosello Paganella volesse fare una galoppata sciistica sulle sue piste, sarò ben lieto di fare da guida io stesso (riccardo.lucatti@hotmail.it – 335 5487516), con salita e ridiscesa in auto da Trento compresa, tutto gratuitamente manco a dirlo! (Offerta valida solo per i primi due che si prenoteranno). La tessera per le risalite ed il pranzo alla Zambana però … ognuno si paga il suo, non esageriamo!)

Nota 1): Ma no, dai … che non è l’Alighieri! Sono solo io, novello Riccardante Lucattieri, che ho scritto la “Fraglina Commedia” (con riferimento iniziale alla Fraglia Vela Riva di Riva del Garda): dieci canti in terzine dantesche: Inferno, nella “Busa” del Garda; Purgatorio in Val di Non; Paradiso a Trento (PAT-Paradiso Autonomo di Trento). E’ scannerizzata: chi vuole il testo completo di 1500 versi in dieci Canti, mi dia la sua e-mail (riccardo.lucatti@hotmail.it) e lo riceverà (gratuitamente, of course). Offerta valida per tutti.

PMi sono permesso di suggerire alcuni interventi “sciistici” perchè io stesso, 30 anni fa, ero “del mestiere” come presidente delle società trentine di risalita al Passo del Tonale (S.I.R.T. e Grandi Funivie Passo Paradiso) e sul ghiacciaio della Presena, società che poi riunificai e riunii nell’attuale Carosello Tonale che ideai e fondai allo scopo.

Buona Paganella a tutte e a tutti!

RIPRESA (PER PAR CONDICIO)

Malga Lovara (situata alla stazione superiore della seggiovia del campo scuola), ottimo “capolinea” per chi sia salito con le seggiovie di Fai, ottima “stazione di partenza” per chi voglia arrivare a Fai!

Paganella è anche la Malga Lovara. Il nome: “Lovara” da “lov”, lupo in dialetto locale, in quanto tanti anni fa in questa zona si radunavano i lupi. Vi si accede “dal basso” con la telecabina che sale dalla zona Laghett alla zona Prati Gaggia o “dall’alto” sciando sulle piste di questa stessa zona alla quale si accede anche dall’area sciistica di cui al precedente “capitolo Zambana”. Malga Lovara, WC con ascensore (non è poco per chi ha gli scarponi da sci ai piedi!), otttimo ristorante, bar nel quale siete accolti dal sorriso delle due addette, Liana e Lorena, sempre molto gentili: tutto ok insomma, non c’è che dire. E le piste? Bè, iniziamo dall’alto.

In cima alla pista S. Antonio, nonno e nipotina

La pista dela seggiovia S. Antonio, facile, “azzurra”, molto adatta a sciatori tranquilli. Proseguendo verso valle oltre la sua base, si aprono due piste “rosse” bellissime, la “Paganella 2” e la “Lupetto”, alla cui base c’è l’arrivo della citata cabinovia e la Lovara stessa. Neve molto buona e pendenza uniforme ti consentono di prendere un ottimo ritmo.

La pista “Paganella 2”: sciando verso la Malga Lovara con lo sfondo delle Dolomiti del Brenta

La Lovara è anche la Malga del campo scuola che con una breve seggiovia la raggiunge alla sommità della facile pista. E qui, non posso non citare l’ igloo e il mini snow park per bimbi, che si trova al livello del citato campo scuola: il massimo per i più piccini per una sosta al caldo in caso di maltempo o comunque per far giocare i piccoli e far prendere fiato a mamme e papà!

Una delle sorprese per i bimbi che scendono a valle dal Cermis lungo un comodo stradello  nel bosco

Dalla pista azzurra S. Antonio, per arrivare ad Andalo si devono percorrere piste rosse per cui un domani potrebbe essere creata una pista-sentiero di rientro meno scoscesa, che, evitando le piste rosse, raggiungesse la Malga Lovara per condurre facilmente a valle gli sciatori principianti, analoga a quella realizzata a tale scopo che al Cermis (v. foto qui sopra).

PMi sono permesso di suggerire alcuni interventi “sciistici” perchè io stesso, 30 anni fa, ero “del mestiere” come presidente delle società trentine di risalita al Passo del Tonale (S.I.R.T. e Grandi Funivie Passo Paradiso) e sul ghiacciaio della Presena, società che poi riunificai e riunii nell’attuale Carosello Tonale che ideai e fondai allo scopo.

Cambiamo versante e andiamo sul versante di Fai della Paganella, a metà strada fra la Selletta e la località Meriz, all’altezza grosso modo della metà della seconda seggiovia per chi sale da Fai. Lì troviamo il Rifugio Dosso Larici.

“C’è una strada nel bosco …” – Dosso Larici: vi si arriva – sciando – con una piccola deviazione sulla destra della pista.

Lo si raggiunge e lo si lascia sci ai piedi, percorrendo un sentierino in leggerissima pendenza. La foto sopra rende esattamente l’idea di una “casetta nel bosco” da favola per grandi e piccini.

Una sorpresa

Prossimamente vi scriverò delle altre malghe, ristoranti e piste. E se sarò incorso in qualche errore od omissione, “mi corigerete”!

INTERMEZZO: LA NEVE QUEST’ANNO

Il temp, le done e i siori i fa quel che i vol lori, per dire che a tempo, alle donne e ai signori non si comanda. Certo poi che i cambiameenti climatici ci sono, e come! E in Paganella si avvertono anche perchè le quote a disposizione non sono poi così elevate. “Noi” comunque abbiamo a disposizione un ottimo sistema di impianti di neve programmata, per cui sciamo in ogni caso. La neve quest’anno? Eccomi a voi. Noi sciatori “siamo stati caratterizzati” da una poderosa nevicata a fine novembre che ha creato un ottimo zoccolo (anche se che ha un po’ disturbato la fase finale dell’approntamento della nuova pista rossa). Quindi in questi primi due mesi di dicembre 2019-gennaio 2020 abbiamo sciato in mezzo al bianco, su neve ottima soprattutto le prime ore della mattina: farinosa, ben battuta, non ancora segnata da troppi passaggi. Ora, alla fine di gennaio, comincia a farsi sentire lo sbalzo termico notte (sotto zero) – giorno (zero o sopra zero) per cui le piste nelle primissime ore sono un po’ “dure”. Aspettiamo con ansia la rinfrescata di una nuova nevicata.

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IL COMUNE (DI TRENTO) CHE VORREI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Gennaio, 2020 @ 8:25 am

Detto altrimenti: a poco più di 100 giorni dalle elezioni comunali a Trento (post 3737)

I 100 giorni … no, non quelli di Napoleone bensì i nostri, di noi cittadini del Capoluogo, di noi e soprattutto di voi che nelle passate comunali qui a Trento in ben 30.000 aventi diritto al voto non lo avete esercitato! Ma veniamo al dunque. Si diceva … ah si, “Il Comune che vorrei”. Sapete, 3736 post fa – era il dicembre 2011 – il titolo del mio primo post era stato “Il Trentino che vorrei”, ed allora … allora eccomi qui in chiave comunale.

Io faccio parte di un gruppo “vivo” e vivace dal quale sto cercando di fornire in modo spontaneo e disinteressato il mio apporto personale su temi diversi, quale contributo positivo e costruttivo ad un programma ben più ampio:

Democrazia: che anche a livello comunale sia sempre parlamentare, rappresentativa, non “diretta” da nessuno, bensì libera ed originaria espressione degli organi eletti dal popolo. Quindi rivalutazione del ruolo legislativo del Consiglio Comunale.

Trento Capoluogo: riconquista della consapevolezza di sè. Un Esempio: Università di Medicina a Trento, è assolutamente un problema più cittadino che provinciale anche se i soldi vengono dalla PAT-Provincia Autonoma di Trento. Occorre infatti superare questo equivoco: che la PAT che gestisce i fondi su un gran numero di piccoli comuni, voglia per questo stesso solo motivo sostituirsi alla gestione di un problema della Città Capoluogo. Il Comune reclami nei confronti della PAT ciò che la PAT reclama nei confronti dello Stato, in piena applicazione del principio di sussidiarietà, che afferma: “Non faccia l’organo superiore ciò che può (meglio) fare l’organo inferiore”.

Amsterdam: capitale mondiale della ciclabilità urbana
  • Mobilità urbana: (affronto solo qualche aspetto).
    • Fare rispettare il Codice della strada (anche) rispetto a tre regole oggi sempre violate: limite di velocità, distanza di sicurezza, utilizzo delle rotatorie.
    • Piste Ciclabili:
      • come a Bolzano, con in più due “autostrade ciclabili di accesso” da sud e da nord (come stanno facendo ad Amsterdam);
      • cartellonistica con indicazioni direzionali e con le regole da rispettare;
      • Polizia locale in e-bike sulle ciclabili.
  • Educazione civica: una puntuale applicazione delle regole del Codice della Strada a mio avviso sarebbe un’ottima palestra per aumentare il livello di educazione civica di tutti noi, in ogni ambito della civile convivenza sociale e politica.
  • Tempi della città: affrontare il tema dando centralità al problema e risolverlo avendo presente la necessità di coordinare tutti gli attuali diversi tempi oggi spesso scoordinati di scuole, uffici pubblici, sanità, trasporti, asili, etc..
Amsterdam: l’inceneritore con una pista da sci sul tetto
  • Ambiente:
    • Si all’inceneritore co-generatore: ad Amsterdam lo hanno collocato in centro e sul tetto hanno realizzato una pista da sci! Cosa si brucia? Solo l’indifferenziato che altrimenti dove va a finire?  Esportiamolo, dice taluno. Ma fino a quando troveremo chi ce lo accetta? E poi l’inquinamento atmosferico in tutte le città è dovuto soprattutto al riscaldamento urbano ed alle auto. Quasi nullo o nullo del tutto è quello che deriva dai moderni inceneritori.
    • Occorre recuperare alcuni temi degli ambientalisti, depurati delle loro eventuali radicalizzazioni.
  • Sicurezza: Forze dell’ordine e Polizia locale: maggiore presenza in strada e minore negli uffici.
Austria: 700 km di discese ciclabili in rete
  • Turismo:
    • Trento Città murata: contraddistinguere gli accessi al centro storico con portali e bandiere e valorizzazione di ogni palazzo storico etc.. Trento Museo a cielo aperto;
    • Trento città bella e pulita: un concorso-gara fra i cittadini per l’abbellimento delle loro proprietà private;
    • Trento Capoluogo di un Trentino Bikeland, promotore del Progetto Provinciale Dislivelli (montani) anche in estate, sul modello Austriaco Tirol Bike Safari; Trento snodo nel quale si raccordano le direttrici piste ciclabili verso N, S, E, O; Trento base dei cicloturisti che vi soggiornano peer periodi settimanali e compiono pedalate “a stella”.
  • Lavoro: si può incrementare con l’incremento del turismo.
  • Periferie: dare centralità al problema della loro riqualificazione (un assessorato dedicato?).
  • Università: la fuga dei cervelli migliori si frena introducendo in UNITN la democrazia vera e la meritocrazia vera a garanzia di una carriera di successo per i migliori (professori e studenti). Non si attraggono i migliori fuoriusciti con qualche promessa di sconto fiscale, o con assemblee che devono discutere e approvare il bilancio, nelle quali la parte alla discussione e alla votazione è ristretta fra le ore 18,00 e le 18,20 (è successo!). Il progetto Università di Medicina deve essere comunale: Il Comune reclami nei confronti della PAT ciò che la PAT reclama nei confronti dello Stato (v. sopra al capitoletto Trento capoluogo).
  • Associazionismo: la riforma del terzo settore si è focalizzata sugli aspetti della gestione economico finanziaria e fiscale. Occorre invece verificare anche gli Statuti per vedere se sono realmente democratici. Infatti un associazionismo senza una democrazia reale al suo interno è preda della mala politica. Un campanello di allarme sulla carenza di democrazia è comunque un eventuale basso livello di partecipazione (non di iscritti: di “partecipanti attivi”: cioè, per intendersi, se gli iscritti sono migliaia ma a partecipare sono solo poche decine, un problema c’è).
  • Povertà: va riorganizzata la sua gestione, senza respingimenti o leggi e regolamenti che “di fatto” negano l’aiuto necessario. Non basta “fare qualcosa” né “operare al meglio”: occorre fare “tutto” ciò che serve.
  • Scuola: deve trasmettere ai giovani non solo la capacità di svolgere i lavori dell’oggi ma anche la conoscenza che li prepari  all’apprendimento dei lavori del domani.
  • Giovani: occorre creare un gruppo di persone in grado di trasmettere loro (gratuitamente) le proprie esperienze di vita, di lavoro e manageriali.
  • Informazione, comunicazione, discussione: sono gli stadi successivi a base di una convivenza civile, laica nel senso di pluralistica.
  • Partecipazione: alla politica, alla vita pubblica, all’associazionismo etc.. Occorre recuperare il concetto di Bene Comune come enunciato da Don Lorenzo Guetti: una piazza, una scuola non sono beni comuni, ma solo beni pubblici, collettivi. “Il Bene Comune è quello alla cui realizzazione hanno contribuito tutti, personalmente, sin dall’inizio”.
Don Lorenzo Guetti, padre della Cooperazione trentina

Infine, concludo con una sottolineatura: occorre “operare per connessioni” :1) fra le proposte della base e i “numeri” del Comune, cioè i dati in possesso dell’amministrazione. 2) fra i numeri che i giovani raccolgono studiando la storia e l’attualità cittadina e l’esperienza vissuta dei meno giovani. E fare ciò tenendo ben presente che i passaggi più importanti di ogni Persona e di ogni società non sono contenuti rispettivamente nel curriculum personale o nei dati dei bilanci cittadini, ma nella “Storia” di ogni Persona e di ogni società.

Direte che le idee ed i progetti sono tanti … forse troppi … e allora? Quando lavoravo da manager responsabile di SpA o di gruppi di SpA dovevo gestire contemporaneamente decine di progetti e aspetti e trovavo spazio e tempo per tutti: basta dare centralità ad ogni progetto, assumersene la relativa responsabilità, far operare l’intelligenza collettiva, decentrare potere e responsabilità. W la buona Politica, una Politica viva per una Trento viva nella quale si viva sempre meglio! Buone elezioni comunali a tutte e a tutti!

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LA NOTTE, L’AURORA, L’ALBA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2020 @ 8:23 am

Detto altrimenti: è come fare un viaggio in terre lontane … o dentro noi stessi, facendoci largo fra i nostri sentimenti       (post 3736)

La notte … soprattutto noi la “viviamo” dentro locali, cinema, teatri, in casa nostra o di amici o – di fretta – rientrando a casa con un gran desiderio di andare a dormire. E invece la notte può darci di più, molto di più. Può farci sentire padroni dello spazio, del tempo, dei nostri ricordi e dei nostri desideri in un mondo altrimenti affollato e sempre troppo di corsa. Non è poco. Credo che la forma migliore per esprimere tutto ciò sia la poesia (Memory)  o almeno una forma che cerca di essere tale. Ed allora mi permetto di sottoporvi una mia traduzione molto libera del testo di Memory, la bellissima canzone da “Cats” ed alcune mie poesiole.

Memory

Midnight, not a sound from the pavement / has the moon lost her memory / she is smiling alone / in the lamplight the withered leaves collect at my feet / and the wind begins to moan. / Memory. All alone in the moonlight / I can smile at the old days / I was beautiful then. / I remember the time I knew what happiness was. / Let the memory live again. / Every street lamp seems to beat a fatalistic warning / someone mutters, and the street lamp gutters / and soon it will be morning. / Daylight. You must wait for the sunrise / you must think of a new life / and you mustn’t give in. / When the dawn comes tonight will be a memory too / and a new day will begin. / Burnt out ends of smokey days / the stale cold smells of morning / a street lamp dies, another night is over / another day is dawing. / Touch me, it’s so easy to leave me / all alone with the memory / of my days in the sun. / If you touch me, you’ll understand what happiness is: / look, a new day has began.

Ricordi

Mezzanotte. / Il marciapiede suona il silenzio. / Sorride la Luna smemorata e solitaria / e raduna ai miei piedi / foglie secche / lampioni di luce / sussurri di vento. / Memorie. / Solo / al chiaro di luna / ricordo / sorrido / rivivo / la bellezza felice d’un tempo. / Semafori / artifici di lampi / minacciosi ruggiti / lacrimano / gocce di luce alla strada. / Ma presto sarà di nuovo mattino. / Il sole dell’Aurora / anima una nuova sfida vincente di vita. / Al nuovo giorno nascente / la notte sarà solo un ricordo. / Si spengono i fumi di giorni bruciati. / Il freddo d’allora profuma di nuovo mattino. / Nascente albeggiare / uccide le luci / di una notte sconfitta. / Abbracciami. / Non lasciarmi compagno soltanto ai ricordi dei giorni di sole. / Abbracciami / felice del tuo giorno nuovo.

Notte

Si alza da terra una foglia / un lampione che danza sospeso / il bavero alzato / persiana che sbatte / e l’aria corrente sui tetti. / Vive la Notte / e respira di un vento leggero / che tien desti i rami / protesi a far compagnia / ai freddi letti alberati / della solitudine. / Invisibile al mondo / attraversi lo spazio / dei tuoi pensieri / che liberi / ti camminano a fianco / insieme ad un gatto. / Il silenzio ti regala il Tempo / che gli altri / dormendo inutili sonni / han chiuso al di là della porta. / La luce del buio / dipinge a pastello la strada / che suona / al passare di sentimenti / usciti nella notte / a cercare / sperando di trovare aperta / L’Umanità di turno.

Ancora una mia poesiola, me la concedete? Una notte mi sono alzato, avevo sete, la cena era stata troppo “robusta”. Nell’attraversare la sala per andare in cucina … al di là della strada del fiume, il cantiere delle Dame di Sion …

Ombre

La luce del cantiere / penetra la stanza / e disegna sulla parete / la danza delle foglie / incontrate / nel suo breve cammino. / Mobili dita / accarezzano i libri / a svegliare pagine assonnate / che s’aprono liete / all’invito. / E mentre le osservi / raccontare / le mille piccole fiabe / alla Notte / ti sembra di rubare / ciò che avevi abbandonato / per la fretta di vivere / e che da tempo / non era più tuo.

Dice, vabbè, ma l’Aurora e l’Alba? Avete ragione, l’Aurora, Rododactilos Eos, l’aurora dalle dita rosa. Ecco qui due foto che la rappresentano, scattate da casa …

Qusto invece è un tramonto toscano

E l’Alba? Be’ raga, le migliori Albe io le vivo quando loro mi raggiungono nel momento che io raggiungo la cima della Paganella e ad avere le dita rosa sono le Dolomiti del Brenta, di fronte a me! Solo mi sa che quest’anno ho perso l’attimo fuggente nel senso che – salendo io in Paganella con la prima corsa della funivia – ormai la stagione è troppo avanzata e le Dolomiti hanno già perso il rosa! Comunque ci proverò, altrimenti sarà per l’anno prossimo. A questo punto non mi resta che augurarvi buona mattinata e nel frattempo regalarvi Dolomiti … bianche!

Sulla verticale dei guanti, la Cima Tosa. Indi il Campanil Basso, il Campanil Alto, gli Sfulmini, la Torre, la Cima Brenta, la Bocca del Tucket, il Grostè.

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ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2020 @ 4:19 pm

Detto altrimenti: la prima serata dell’anno solare 2020       (post 3735)

(Chi siamo noi Accademici Delle Muse? Dai che lo sapete, basta navigare un po’ qui fra i miei posts con la “s” del plurale!)

… e io che non c’ero! Ma si può? Infatti ero trattenuto altrove da precedenti impegni (successivamente) assunti – si dice così? – perché usualmente le nostre serate sono di lunedì, ma come si faceva a farla la sera della Befana? Evvabbè … allora mi sono organizzato come segue: mi sono fatto mandare il programma e le foto della serata e ho scritto un post “in contumacia”, nel senso che il blogger scrittore responsabile era assente! Prima parte della serata pianistico-canora: Cristina al pianoforte e Sergio Runcher voce (basso). Ecco il programma eseguito:

“TRA MADAMINE, CALUNNIE ED ELISIR”

SCHUBERT, Momento musicale Op.94 n° 3 – DONIZETTI,  Da Elisir d’amore “Udite, udite o rustici” – PAISIELLO,  Arietta “Nel cor più non mi sento” – SCHOSTAKOVICH, Valzer n° 2 –  ROSSINI,  Dal barbiere di Siviglia “La calunnia” – DENZA,  Romanza “Occhi di fata” – TIERSEN,  Comptine d’un autre  ètè – MOZART, Da Don Giovanni “Madamina, il catalogo è questo”.

Che ne dite? Non ci facciamo mancare nulla! E’ seguito l’angolo delle anteprime con i nuovi eventi che trovate inseriti nel post scadenziere “Prossimi Eventi” e ovviamente il (lungo) momento eno-gastro-astronomico (e io che me lo sono perso!).

Seconda parte della serata: Carlo Garbini in “La tecnologia, conoscerla per non temerla”: ecco il suo “programma di sala”:

SMARTPHONE
– Evoluzione dei cellulari
– Come sono fatte le offerte flat e i giga
– Un computer in tasca
– Banca, Foto, Musica, App, Netflix, Domotica, Whatsapp
DOMOTICA
– Aiuto per tutti (citofono su cellulare, telesoccorso, lettore glicemia per diabete ecc.)
– Alexia e OK GOOGLE tutte le nuove possibilità
– Esempio pratico di casa mia
INTERNET
– Cosa è
– Non solo computer, ormai smartphone e tablet
– 5G prossimo futuro “internet delle cose”
SICUREZZA
– SMS di banche ecc.
– TELEFONATA di polizia o avvocato per aiuto parente
– TRUFFA su contatori luce, gas ecc.
– BANCOMAT e PIN
SOCIAL NETWORK
– Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Linkedin, TIKTOK,
– Hastag, taggare, mi piace, citare, seguire (follower), influencer, meme (cosa virale tipo tormentone ma sul web)

Mi dipiace molto non essere stato presente, anche perchè posso testimoniare che mia moglie Maria Teresa è tornata a casa semplicemente entusiasta, lei che una tecnologa proprio non è! E se tanto mi dà tanto … Bravo, Carlo!

Prossima nostra serata, lunedì 3 febbraio con … sorpresa, mica ve lo dico sennò che sorpresa sarebbe?

Buona Accademia delle Muse a tutte e a tutti!

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BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Gennaio, 2020 @ 7:02 am

Detto altrimenti: quando è nata, come sta crescendo veloce come il VEN.TO!         (post 3734)

La bici oggi, letta attraverso i miei occhi di blogger: una bicic …letta!


Se Achille avesse usato la sua bici, avrebbe vinto la gara! (Foto cronachedalsilenzio.it)

La prima? Oltre 4000 anni fa! Non ci credete? Ma se già nell’Iliade d’Omero sia pure indirettamente se ne parla, dai! Infatti come era soprannominato l’eroe “Achille? “Piè-veloce”! E sapete perché lo chiamavano così? Perché possedeva un velo-cipede (a pensarci bene … eroe … bella forza: hai super poteri, sei invulnerabile … e chi non sarebbe eroe a queste condizioni? Che poi ti sei arrabbiato per via di schiave e amichetti sottratti ai tuoi piaceri, ma ti pare? Ma questa è un’altra storia).

Veloci-pede, si diceva, piede-veloce: e questo nome è rimasto alla nostra amata bicicletta anche nell’attuale legge, il codice della strada. Pazienza …  Dice: ma perché questa mattina ti è venuto in mente di scrivere di biciclette? Ve lo dico subito. Ieri sera alla TV reclamizzavano una regione della nostra Bella Italia, le Marche, e i filmati erano impostati sul cicloturismo. Apro i quotidiani e vedo che la legge regola la circolazione dei monopattini elettrici equiparandola a quella delle biciclette. E così via: biciclette dappertutto. Bene, mi dico, bene, l’hanno capita finalmente: la bicicletta risolve i problemi del traffico urbano, fa bene alla salute, è uno strumento per lo sviluppo del turismo e di un nuovo settore industriale. Oggi poi che la popolazione sta invecchiando, ecco le e-bike! Che si può volere di più? Nulla, se non l’attribuzione della giusta centralità alla bicicletta e a  tutti gli aspetti da essa derivati e ad essa correlati. Un esempio: in Sud Tirolo, una piccola ridiscesa in bici, i 50 km da Dobbiaco a Lienz. In Austria, una grande ridiscesa, 500 km lungo il Danubio; sempre in Austria, il Tirol Bike safari (cfr. in internet).

(Foto sportfire.it)

E qui da noi?  Be’, qui da noi con un investimento molto limitato (la metà del costo d’acquisto e manutenzione di un solo cacciabombardiere F35) si può attrezzare la VEN-TO, la pista ciclabile da Torino a Venezia! Con un uguale impegno finanziario, si può completare la direttrice ciclabile nord-sud, e così via. Volete mettere quanto turismo in più cattureremmo!?

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Dice: tutto qui ciò che desideri, blogger? No raga, a dire il vero ci sarebbe un’altra mia richiesta: e cioè che sia riconosciuto il lavoro di tutte le associazioni che da decenni si stanno impegnando a che tutto ciò avvenga, e fra questa la mia, la FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, ed in particolar modo FIAB Trento Amici della Bicicletta, naturalmente. Già, perchè qui da noi ci sono molti “cappellifici” … si, sapete, quelle fabbriche che producono cappelli speciali … quelli che la politica è solita acquistare per metterli sul lavoro altrui. E invece sarebbe cosa buona e giusta dare a Cesare quel che è di Cesare e in questo caso Cesare siamo tutti noi Fiabbini. Non vi pare?

Grazie per avere bicic …letto questo mio post!

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SCI-STORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2020 @ 8:32 am

Detto altrimenti: sci, una volta …. (post 3733)

Genova città natale, città di mare, leva militare di mare e di montagna: metà in marina, metà alpini. Il mare, anni ’50, per noi ragazzi che abitavamo a meno di 2 km dalla costa, era più a portata di mano che non le montagne. La scuola finiva maggio o poco più, e noi quasi quattro mesi all’anno in acqua: infatti anche oggi i vestiti che acquisto mi sono sempre un po’ corti di manica! E i timpani inspessiti per le tante immersioni in apnea a pescare con il fucile subacqueo. Fino a quando – avevo 16 anni – una gita scolastica mi ha portato a Frabosa Soprana (Oberfrabosa, diremmo qui in Sud Tirol!) a vedere delle grotte che poi erano allagate e quindi niente. Fuori la neve, molti sciavano. Ci voglio provare, dissi. Comperai un paio di scarponi usati, adattai un vecchio paio di sci di legno icori, alcuni capi di vestiario prestati da un amico e via, in corriera (definirla pullman sarebbe troppo) di nuovo a Frabosa.

Uno dei pochi sklift sopravvissuti al rinnovo degli impianti: l'”Angelo” dal Corno d’Aola, fra il Passo del Tonale e Ponte di Legno

Uno sklift? Cos’è? Mah … pago il biglietto e mi aggancio. Si chiamava “Punta Croce”. In cima un mio amico – ne ricordo il nome – Nico De Cata – mi invita a sciare con lui. Maccomesifà, chiedo. Si stupisce. Ma sei matto? Perchè sei salito allora? Scendo da solo, una caduta ogni cinque metri, tutto il giorno così. A casa hanno dovuto strizzare i vestiti e me stesso tanto ero inzuppato!

Poi arrivò una vacanza di tre giorni all’Alpe di Mera … poi i miei mi regalarono un paio di sci seri, i Devil Rosso della Persenico, di metallo! Vi risparmio la mia ski-story. Mi limito a due poesiole che scrissi pensando a quegli anni.

Sciare da Genova, le prime volte

Accarezzi i tuoi primi / ed amati scarponi. / Ricordi? / Di marca Munari / di cuoio, son neri / da veri campioni / e brillano al pari / dei tuoi desideri. /Affili le lame / dei Diavoli Rossi d’acciaio / che attendon da mesi l’invero / sospesi nell’angolo / della stanzetta sul mare. / Il sacco è già pronto da ore / due sveglie puntate. Non dormi la notte in attesa / d’alzare la testa / ubriaca di sonno / a giornata di festa /gioiosa contesa / di amiche sciate. / Hai poca esperienza di neve / sei nato fra i marinai / ma tanto voler d’imparare./  Inizi imitando i più bravi / che resti a guardare / ascoltandone il moto del corpo./ Ed ecco che scivoli, salti, t’arresti / con sempre minore fatica / sui lieti pendii. / Gli sci non sono più lenti / la neve orma è la tua amica. / Qualcuno ti chiama / ma il vento / fendendo il tuo corpo gioioso / e la neve la lama / impediscon l’ascolto / e poi chiaccherare / è ammesso soltanto / salendo l’impianto / sul seggiolino protetto / della seggiovia/ mangiando un panino / risparmio prezioso / di tempo e denaro / al tuo giornaliero biglietto.

(N.B.: anni ’60, sci Devil Rosso della Persenico, in acciaio, combi, Lit. 65.000, all’epoca superati solo dagli austriaci Kneissl White Star, Lit. 85.000 – Due autentici “sogni” per un ragazzo d’allora!)

Piemonte

Piemonte ti vedo / nei vecchi edifici mattone / la bruma che bagna le strade / e il sole improvviso che bacia / corone lontane di vette. / Colline rossastre che sanno di vino / pianure solcate da fiumi impetuosi / dimora dei Re di Savoia / che ancora galoppano a caccia / le valli selvagge dell’Argentera. / La prima sciata / il freddo calor della neve / il fumo dai tetti / arroccati alla Pieve / antichi rifugi la sera / di vecchi / scaldati agli ultimi fuochi / dei tuoi contadini. / Tu scivoli a fianco / senza rumore / sul bianco lenzuolo di neve /  per non disturbarne la vita. / Ma ormai sono spazi di piste / o bar dove fare una sosta / e allora ti chiedi un po’ triste / se quella cultura / e l’amore / che lega la gente al suo monte / sia proprio finita: / e a questa domanda / preferisci non dare risposta. / Salve Piemonte!

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POST … A DI BABBO NATALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2020 @ 11:43 am

Detto altrimenti: post … a “da” Babbo Natale    (post 3732)

Matilde e Bianca affascinate da Masha e l’orso!

Eh sì, è andata così: la mia nipotona (Sara, 9 anni; le altre sono la nipote Bianca di due anni;  la nipotina Matilde di cinque mesi) tutta raggiante mi ha mostrato i nuovi sci ricevuti in regalo da Babbo Natale con una bella lettera di accompagnamento che mi ha autorizzato di pubblicare. Eccola

Santo Natale 2019
Cara Sara buongiorno! Sono Babbo Natale, quello dei regali, sai … senti un po’ cosa mi è successo. L’altra sera ero a cena da amici alla Trattoria “Luna” … sì, proprio sulla Luna e sai come succede, un bicchiere tira l’altro e alla fine ero un po’ su di giri. Salutando gli amici, mi son ricordato che dovevo ancora completare la raccolta dei regali da consegnare ai bambini ed allora via, veloce come il vento! Le mie renne letteralmente “volavano”! Ed ecco che all’incrocio con la Via Lattea sono stato fermato da un Angelo della Polizia della Strada che mi contesta l’eccesso di velocità. Cerco di spiegargli le ragioni della mia fretta ma non c’è stato niente da fare: ho dovuto pagare tre panettoni di multa. Evvabbè.

Sara in Paganella, in cima alla pista S. Antonio
(ombre lunghe: mattina presto!)

Riprendo la guida e arrivo al magazzino regali. Sapendo che vai a sciare in Paganella e poiché io stesso sono uno sciatore ho pensato di regalarti un paio di sci “a crescita”. Cosa vuol dire “a crescita”? Che gli sci crescono man mano che tu aumenti di statura? No, diamine! Vuol dire che alla fine della stagione li puoi restituire e poi all’inizio della nuova stagione te ne daranno un altro paio un po’ più lunghi. Per semplificare la cosa ho fatto un accordo con un negozio di sci, quello che sta alla base della salita che porta in Bondone, così fra l’altro faccio riposare un po’ le mie renne, che hanno già tanta strada da fare! Cosa? Mi dici che dovrai far regolare i tuoi scarponi sugli attacchi degli sci? Eh no cara mia, mica per niente io sono un Babbo Natale esperto! Quattro notti fa sono venuto a Lavis, sono entrato in casa tua, zitto zitto, senza fare rumore, ho preso la misura dei tuoi scarponi e sono volato via! Vedrai che calzeranno gli sci alla perfezione!

Infine, quanto alla tua richiesta della Pace nel Mondo che mi hai fatto nella tua letterina, ne ho parlato a lungo con Gesù Bambino: vedrà Lui quello che si può fare. Un abbraccio dal tuo Babbo Natale in tedesco, che sa che hai fatto un bel  20/20 alla prova di quella lingua!

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EMOZIONI MONTANE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2020 @ 8:11 pm

Detto altrimenti: di ieri e di oggi    (post 3731)

Emozioni montane e lontane, che rivivono. Da ragazzo e poco più, salivo sulle montagne. Poi ho iniziato a scalarle: roccia e ghiaccio. Anche la neve, soprattutto lo scialpinismo, in primavera: base Cesana Torinese (abitavo e lavoravo a Torino) si partiva con il buio per certe stradicciole di avvicinamento nelle valli del Piemonte al confine con la Francia. Il fondo ghiacciato, ogni volta rischiavamo di rovinare a valle, l’auto e noi.  Ci è sempre andata bene. E poi su, con le pelli. Arrivava il sole e alla fine anche la vetta. Una volta con un amico a causa di una di quelle partenze al buio, con tutto quel bianco … siamo saliti sulla montagna “sbagliata” per cui arrivati in vetta ci sembrò che … avessero spostato il Monviso, uno dei nostri punti di riferimento usuali! E invece era il Gran Pic de Rochebrune!

Pareva il Monviso un po’ “spostato” (!) e invece era il Gran Pic de Rochebrune!

Passano gli anni, il lavoro, la famiglia, cambiano le abitudini. E poi anche una bronchitina cronica che quando uno lavora e gli viene una bronchite normale e lui mona non la cura poi se la ritrova cronica così impara, ma questa è un’altra storia. Comunque basta salite, solo discese. Un paio di settimane fa. In Paganella ci sono i campionati europei femminili di sci alpino: gli impianti di risalita entrano in funzione oltre mezz’ora prima dell’orario solito. Siamo nelle giornate più corte dell’anno. Io salgo sulla cabinovia alle 07,40. Arrivati alla stazione a monte, tutti vanno a sinistra, verso la zona degli allenamenti e delle gare. Io mi dirigo a destra, verso la zona S. Antonio-Prati di Gaggia. Sono solo. Anche nelle due seggiovie che devo prendere in successione per raggiungere la sommità della zona sciistica. La raggiungo.

Solo (questa però è stata scattata un altro giorno, dalla Cima Paganella: ma il significato rimane)

E qui l’emozione. Sono solo. Il manto nevoso è intatto, un tappeto bianco perfettamente zigrinato dal gatto delle nevi che lo ha “battuto” alla perfezione. Alzo lo sguardo e vedo rosa: le Dolomiti di Brenta assolutamente rosa! Non mi raggiunge alcun altro sciatore. Ed ecco che mi pare di essere su una di quelle cime che salivo con le pelli di foca, tanti anni fa, in zone non “servite” da alcun impianto di risalita. Ecco l’emozione montana del titolo di queste righe, una magìa difficile da rendere con le parole sia parlate che scritte.

Il Brenta, questa volta “in bianco” (foto dal mio repertorio 2014)

Chissà perché non le ho fotografate. Forse perché non riuscivo a prendere alcuna decisone, a muovermi, quasi che potessi spaventare quell’immagine e che essa si dileguasse come un cervo sorpreso da un turista o da un cacciatore.
Una sensazione “antica”, pari a quella che provai una mattina d’estate quando, uscendo dal rifugio Pedrotti alla Tosa, mi trovai di fronte le Dolomiti imbiancate da una spruzzata di neve che si sarebbe sciolta ai primi raggi di un sole che nasceva, lontano, colorato di arancione!

Dopo pochi minuti gli sci si sono mossi da soli, quasi a dirmi “Dai, scendiamo su questo manto intatto finchè è tale: poi arriverà la gente e non sarà la stessa cosa”. Avete ragione, dico anzi penso, ma prima fatemi salutare le mie montagne rosa, il gruppo centrale del Brenta luogo magico di tante mia scalate giovanili: la Cima Tosa, la Cima Margherita, il Campanile Alto, il “Basso”, la Torre, gli Sfulmini per citarne alcune. Poi via! Si vola su un velluto di neve – o neve di velluto, se preferite – sempre soli noi tre: io e i miei due sci blu cobalto Salomon Race.

MAS-MEMENTO ANDARE SEMPRE (a sciare!)

La mia seconda rialita, arrivano altri sciatori, ancora sono pochi ma non è più come prima. In famiglia mi dicono perché vado a sciare così presto la mattina, perchè sono così bonorivo. No, raga, non vado a sciare, vado a fare il pieno di emozioni “super” il cui distributore chiude molto presto. Se arrivi dopo puoi sempre sciare ma farai il pieno di altre emozioni, emozioni “normali”, assai meno intense. Ma non potevo finire queste poche righe senza riportare qui una mia vecchia poesiola che narra della prima volta che vidi le Dolomiti, da ragazzo, avrò avuto 15 anni, un genovese in visita con la mamma alla zia di Bolzano. Era il gruppo del Sella, in autuno avanzato.

Dolomiti la prima volta

Si sale pian piano /con una seicento che sbuffa / fra nuvole stanche / sedute nei prati rossi di umori / e di foglie. / E sotto il maglione d’autunno / compare / dapprima ogni tanto / e quindi ogni poco / il bianco sparato di neve. / D’un tratto si apre / nel sole / una torre dorata / adagiata su coltri / di freddo vapore d’argento. / Il ricordo di Lei / profuma nei sogni nascosti /di un solitario turista / un po’ fuori stagione / che ha spalancato per caso / la porta di un camerino / e s’innamora alla vista / della Prima Donna / intenta a rifarsi il trucco / per lo spettacolo d’inverno.

Il Crozzon di Brenta

Cinque anni dopo stessa emozione forte, in estate: Gruppo del Brenta, salivo a piedi da Vallesinella verso il Brentei e improvvisamente dalla nebbia sbuca verso l’alto la cima del Crozzon di Brenta galleggiante sulle nuvole e indorata dal sole. Ditemi voi se poi rientrando a casa (in allora a Genova) uno non deve correre a iscriversi ai corsi di alpinismo sino a diventarne istruttore sezionale, ditemi voi!

Alpinismo, il mio primo alpinismo nacque nella Alpi Marittime. Ed eccone il ricordo:

Val Maira

Ripide / chiuse / selvagge le valli / aspre al percorso / della mente / e del passo / attendono fredde / gli scalatori. / Erba fra rocce / sferzata da un vento / che impregna / radente / lo spazio prezioso / del chiodo / taglia le mani. / Muschi discreti / coloran l’appiglio in granito / del loro frusciare alla corda / collana di vita / a cinger di sè la montagna / ed il tuo corpo. / Si ergono ardite sul muro / la Torre e la Rocca Castello / a far sentinella al confine / fra ieri e futuro / affinchè il ricordo non muoia. / E’ terra Savoia!

Torre e Rocca Castello, Val Maira (CN)

Buone emozioni montane, lontane e vicine a tutte e a tutti!

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