OGGI SEI ANNI FA, UN CARISSIMO AMICO …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Marzo, 2020 @ 7:42 amDetto altrimenti: … è mancato a tutti noi: Ruggero Polito (post 3803)
Ruggero, classe 1933, S. Mango Piemonte, figlio come me di un Maresciallo dei CC. Era diventato, anzi, si era meritato di essere il Presidente del Tribunale di Rovereto. Trovate molto su di lui qui nei miei post. Ogni anno ne scrivo, ogni anno lo ricordiamo insieme anche per questa via. Conosciuto per caso prima in Fraglia Vela Riva a Riva del Garda e poi a Nago (Ruggero ci disse subito: “Ma diamoci del tu!”) al matrimonio di un comune amico anch’egli scomparso (in un incidente in montagna), Roberto Melini, è diventato una delle Persone che, dopo i miei genitori, hanno contribuito alla mia crescita.
Un’altra Persona è un altro Ruggero, Ruggero Cengo Romano, il mio capo diretto alla STET. Ma questa è un’altra storia.
Crescita? Dice … ma che, lo hai conosciuto che tu eri un ragazzo? No, amici, io avevo già una quarantacinquina d’anni, ma per imparare e crescere (intellettualmente e soprattutto umanamente) c’è sempre tempo. Umanamente e intellettualmente, dicevo.
La vita di Ruggero al di fuori del lavoro? La sua famiglia: la moglie Maria Grazia, le tre figlie Patrizia, Anna Carla, Elisabetta; i cinque nipoti, i generi in primis. I suoi Familiari, che non me ne vorranno se in questa sede non approfondisco, per un senso di riservatezza, questo loro rapporto con il marito-papà-nonno-suocero. A stretto giro di ruota, la Musica, gli amici, la convivialità, il suo sorriso per tutti.
La Musica. Ruggero era pianista, violinista (alla tenera età di quasi 80 anni frequentava gli ultimi anni del Conservatorio musicale”!), musicologo, violino nella camerata Musicale di Arco, Presidente per quasi mezzo secolo dell’Associazione Amici della Musica in Riva del Garda,città nella quale era stato pretore e dove abitava, associazione oggi presieduta dal Prof. Franco Ballardini e nella quale mi volle come tesoriere, posizione che ancora ricopro.
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Un giorno Ruggero era a pranzo in un ristorante di Trento. Il proprietario: “Presidente, ma lo sa che quel cameriere suona il violino?”. Lui lo chiama subito al tavolo, si informa (Ruggero era anche un curiosologo: attento e curioso di tutto). Il ragazzo, uno straniero, studia al Conservatorio di Bolzano e si mantiene facendo il cameriere a Trento. Solo che gli sta scadendo il prestito di un violino ricevuto in premio pro tempore in una certa occasione e non saprà più come studiare. Ruggero lo invita a casa sua a Riva del Garda e gli presta due violini modello Guarneri. Oggi quel ragazzo è un primo violino alla Fenice di Venezia e ogni anno viene a Riva del Garda a suonare al Concerto che la sua Associazione rivana gli dedica.
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Gli amici. Ne aveva molti e per tutti aveva un dono: l’ascolto. Era attento agli Altri, gli Altri che per lui si scrivevano con la “A” maiuscola. Molti gli amici, ma poi vi era una cerchia più ristretta di Amici e noi fra questi (grazie ancora anche di questo, Ruggero!), con i quali si era instaurato un rapporto di vera fratellanza, anzi, con i quali lui aveva fatto sì che si instaurasse questo rapporto. Fra i nostri comuni Amici più intimi: Gianfranco e Rosetta Peterlini, Pietro e Maria Cristina Chiaro.
La convivialità. La sua era una convivialità musicale. La cerchia degli Amici, le frequenti riunioni a casa sua, la Musica che facevamo tutti insieme, strumenti (lui al pianoforte o al violino), noi le voci. Ma anche fuori casa.
Una volta s’era in gita in Toscana con il gruppo Accademia delle Muse di Trento, un circolo culturale privato del quale è Presidente Cristina Endrizzi, in gita nella Toscana “minore” cioè fuori dai circuiti più noti ma per questo ancora più bella. Capitammo (a bella posta) nel paesino del mio babbo, S. Angelo in Colle, frazione di Montalcino, la sera della festa del paese. Sulla piazza, una pianola. Ruggero la guarda, le gira intorno … vede che nessuno si avanza per suonarla, si informa, si siede e inizia a regalarci la sua Musica, con un sorriso che ricorda quello di un bambino che abbia ricevuto un nuovo, bellissimo giocattolo. Ruggero, la gioia di vivere insieme agli altri.
Il sorriso. Il suo viso era radioso, un sorriso illuminante, occhi vivaci, attenti, aperti all’ascolto. Un sorriso che non era venuto meno neanche quando aveva subito ben due incidenti che gli avevano leso una gamba: un investimento frontale da parte di un automobilista “distratto” e uno da parte di un ciclista. Una determinazione a guarire, o quanto meno a superare quel tanto di inevitabile invalidità residua.
Il secondo incidente: ne avemmo notizia una sera ad un concerto ad Arco, quando, dopo avere notato la sua assenza, fu il Direttore dell’Orchestra, il suo carissimo amico Maestro Giorgio Ulivieri ad informare noi del pubblico circa l’incidente subito da Ruggero. Andai trovarlo all’ospedale di Arco dove era ricoverato. La sua porta chiusa, bussai: mi accolse un “Avanti!” forte, baritonale, deciso, come se fosse al suo posto di lavoro alla presidenza del Tribunale. Entrai: due telefoni, il computer sulle ginocchia, il comodino pieno di carte, un sorriso: era al lavoro!
Pochissimi amici, mia moglie Maria Teresa ed io lo potemmo assistere fino all’ultimo, al fianco dei familiari: da ciò si comprende quanto sia stataa e sia grave anche per noi la sua mancanza.
A ragione, o forse più probabilmente a torto, io credo che esistano nella vita persone insostituibili, persone rispetto alle quali vien da chiedersi: “E ora, come faremo senza?” Mi era capitato quando mancarono i miei genitori; quando mancò quel mio capo Ruggero Cengo Romano che ho citato sopra: “E ora, come farà la Stet e come faremo tutti noi senza il dottor Cengo?” Mi è successo la seconda volta con Ruggero Polito. Credo che mi succederà ancora quando dovesse mancare una persona mia amica, Francesca, 86enne, totalmente dedita ad aiutare gli Altri. Ma evidentemente io ho torto: infatti queste Persone per nostra fortuna sono sostituibili da Altre come loro. Persone diverse, ambiti diversi, ma che, tutte, alimentano la nostra umanità anche quando ci hanno lasciato.
Grazie anche di questo, Ruggero!
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LIBRINCONTRI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2020 @ 7:35 amDetto altrimenti: gruppo di lettura di Mirna Moretti (post 3802)
Nella giornata dl 159° anno dell’Unità d’Italia, un libro ci racconta com’era una parte del Paese prima d’allora
3800: un post “numero tondo” per Mirna Moretti. Mirna, già co-prof con mia moglie Maria Teresa, nel senso: due colleghe diventate amiche “gemelle” da quante affinità sono legate. Mirna, GL-Grande Lettrice, alimentava un suo spazio letterario: “Un libro al giorno” (scusate se è poco!) poi diventato “Librincontri” in Trentoblog (cfr. ivi): il post sul GDL-Gruppo di Lettura da lei costituito che si riunisce grosso modo ogni quindici giorni, nel quale ognuno di noi parla delle proprie letture. Iscrizione per passa parola. Da qualche anno la nostra “sede” è un’accogliente e funzionale saletta del Bar Città in Piazza Italia a Trento. Anni fa l’editore del blog, l’ormai caro amico ing. Andrea Bianchi, chiede a Mirna di segnalargli chi potesse alimentare una sezione despecializzata del blog. Mirna pensò a me e il 6 dicembre 2011, tremilasettecentonovantanove post fa, Mirna diventò la mia madrina blogger ed io pubblicai il mio primo post. Come “battezzarlo”? Mio figlio Edoardo, GC-Gran Comunicatore in una grande società interregionale di servizi, mi propose: “Babbo, chiamalo “Detto altrimenti”… cioè, non sarai tu ad avere un soprannome, bensì è ciò che racconterai che sarà esposto in maniera diversa dal solito, in modo non conforme rispetto alle solite regole”. Detto fatto, detto altrimenti. Da allora ne sono passati post sotto i ponti! Di questo passo a fine 2020 avrò compiuto nove anni di bloggering e grosso modo avrò pubblicato oltre 4000 post alla media di circa 1,2 post al giorno. Ora possiamo cominciare.
Si avvisano i Signori lettori che a causa del coronavirus le riunioni di Librincontri si terranno via internet o “uozap”. Descrivano i Signori lettori come si sarebbero svolte le riunioni ove non ci fosse stato questo impedimento. Gli incontri al Bar Città di Piazza Italia riprenderanno non appena possibile.
Mirna:“E tu, Riccardo, cosa hai letto?”
Riccardo: “Amici, vi sorprenderò: un romanzo! Già, dopo la coinvolgente serie gialla del commissario Wallander di Henning Mankell, da tempo mi sono dedicato alla saggistica. Tuttavia, grazie ad un regalo di mia figlia Valentina, mi sto concedendo un periodo di riposo con un romanzo: “I leoni di Sicilia- La saga dei Florio” di Stefania Auci, EditriceNord. Una storia della nascita di un mito meridionale, lla famiglia Florio. La bellezza del romanzo è arricchita da quattro aspetti, trattati e svolti in parallelo. Il primo consiste nell’ambientazione storica della vicenda, in una Sicilia napoleonica, post napoleonica e garibaldina. Il secondo aspetto, nella descrizione dello svilupparsi di un sistema economico tendente al moderno in una Sicilia ancora molto gattopardesca ( i capitoli del romanzo sono intitolati ognuno con il sempre nuovo ed ulteriore settore di attività della famiglia Florio: spezie, seta, pizzo, zolfo, vino, tonno, sabbia, etc.). In evidenza la spoliazione prima borbonica e poi piemontese; le ingerenze commerciali francesi e inglesi.
Il terzo aspetto: la tristissima e ingiusta condizione della donna nell’ ‘800.
Il quarto aspetto, la tavolozza degli inserti dialettali: una miniera di pennellate di colore locale che affascina chi di quell’isola subisce un certo fascino per quanto di bello (e di meno bello, purtroppo) sa esprimere anche oggi, di un’isola erede della cultura greca e in ispecie della filosofia greca che – chi scrive – continua a coltivare in un altro gruppo di lettura, quello dei Classici, tenuto dalla prof senza puntino (con il puntino sarebbe prof.) Maria Lia Guardini nella sala Multilingue a piano terra della Biblioteca Comunale di Trento, il martedì mattina ad ore 10, con cadenza quindicinale. Iscrizione per passa parola. Entrata ed uscita libera. Ma veniamo al dialetto siculo. Molti i proverbi citati. Ve ne trascrivo alcuni.
Cu nesci, arrinesci. Chi esce, riesce ovvero chi si dà da fare, ha successo.
Cu manìa un pinìa. Chi si dà da fare non patisce.
‘U putiàru soccu ave abbània. Il negoziante decanta ciò che ha.
U pisu di l’anni è lu pisu cchiù granni. Il peso degli anni è il più gravoso.
Unn’è u’ pisu và a balanza. Dove c’è il peso, va la bilancia.
Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri. Desiderare e non avere è una pena mortale.
Calati junco ca passa la china. Abbassati giungo, tieni un profilo basso che poi la piena passerà.
Nuddu si lassa e nuddu si pigghia si ‘un s’assumigghia. Non ci si lascia e non ci si sceglie se non ci si assomiglia.
Nuddu miscatu ( o ammiscatu) cun nenti. Nessuno mescolato con niente (dicesi di una persona di nessun valore o per niente considerata)
Cent’anni d’amuri, un minutu di sdignu. Cent’anni d’amore, un minuto di collera (augurio siciliano).
Di ccà c’è ‘a morti, di ddà c’è a sorti. Da una parte c’è la morte, dall’altra il destino”.
I dialetti, vere opere d’arte, vere meraviglie! Io, purtroppo, di madre agrigentina; babbo montalcinese; nato, cresciuto, studiato e sposato a Genova; vissuto e/o lavorato a Genova, Torino, Reggio Emilia, Pisa, Carrara, Monza, Roma, Milano, Trento; io, dicevo, ne parlo male molti e bene nessuno! Evvabbè …
Arriva la cameriera del bar: “Allora se ho ben capito: un caffè in tazza grande; un caffè normale; un decaffeinato in tazza grande/piccola; un macchiato caldo; un macchiato freddo; un caffè in vetro; un caffè lungo; un caffè corto; etc. …” No, raga, scialla, calma: questo mio è solo un gioco, solo per invitare chi ne sa di calcolo matematico fattoriale a calcolare quanti siano i tipi di caffè possibili, ovvero quante sono le combinazioni senza ripetizione di n variabili su k, tipo “Cercasi barista laureato in matematica”!
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LA TERZA GUERRA MONDIALE – 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Marzo, 2020 @ 2:27 pmDetto altrimenti: cercherò di essere sempre più chiaro e specifico (post 3801)
Coronavirus: una guerra che fa migliaia di morti e danneggia fortemente l’economia mondiale. In Italia stiamo ottenendo dall’UE l’autorizzazione allo sforamento del rapporto Deficit-Pil prefissato, il che ci consente di emettere ulteriori titoli di debito pubblico per 20-30 mildi per finanziare gli INTERVENTI DEL MOMENTO (fase tattica).
- Primo problema: ciò sta già facendo salire il livello del tasso di interesse che dovremo pagare ai sottoscrittori di questi titoli.
- Secondo problema: fino a quando troveremo questi finanziamenti e a quale costo?
- Terzo problema: quando sarà finito lo stato di emergenza, come faremo a ripianare il maggior debito e a finanziare gli INTERVENTI DI PERIODO (fase strategica) necessari per la gestione del processo della necessaria riconversione nostra e del sistema UE e la sua messa a regime?
Io non ho certo né le conoscenze necessarie né una bacchetta magica. Tuttavia provo a ragionare nella speranza di fornire comunque un contributo al pensiero altrui. Io direi che:
- in parallelo, occorre anche – da subito – RISCRIVERE L’ORDINE DELLE PRIORITA’ di spesa e di investimento a livello UE, Stati, Regioni, Provincie, Comuni. E ciò al fine di poter dare la precedenza alle nuove priorità rispetto alle vecchie ormai non più prioritarie e tuttavia ancora assistite da finanziamenti pluriennali assicurati loro per legge;
- RISCRIVERE L’UE, nel senso di far capire alla popolazione di ogni Stato che l’UE siamo noi, ciascuno di noi, e che se aumentiamo la sua politica “di centro” rispetto a qualsiasi estremismo e se aumentiamo la sua sovranità, è il nostro stesso equilibrio e la nostra stessa sovranità di Cittadini dell’UE che aumentano. Di cittadini di una UE che dovrà avere un sistema sanitario ed una politica sanitaria europea; un esercito europeo; una giustizia europea; un diritto del lavoro europeo; un sistema bancario-finanziario-fiscale europeo, etc. etc.
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E questo processo può essere innescato da uno qualsiasi della scaletta dei soggetti istituzionali sopra elencati, anche da un Comune, i cui cittadini sono “finalmente” (per dirla con il Manzoni) i destinatari “finali” degli effetti di tutte le politiche ad ogni livello.
E se mi sbaglio, mi corigerete!
Firmato: Riccardo Lucatti, Presidente Associazione Restart Trentino
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LA TERZA GUERRA MONDIALE – 2
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Marzo, 2020 @ 9:36 amDetto altrimenti: il coronavirus e l’UE (post 3800)
Terza guerra mondiale? “Ma dai, non esagerare!” mi dice taluno. E invece io insisto. Il coronavirus non sta uccisdendo solo persone. Ha demolito tutto: l’economia globalizzata; la nostra presunzione di invincibilità; la nostra fede in una crescita continua; il sistema delle disuguaglianze. E invece un piccolo virus molto democratico ha distrutto tutti questi nostri falsi miti.
Scendendo ai piani inferiori dell’edificio “Ragionamento”, prendiamo un argomento a caso: la mancanza di democrazia e di fondi nella ricerca e nella carriera universitaria ha determinato la fuga dei nostri migliori cervelli “medici”. Oggi siamo costretti ad abilitare alla professione anche i medici non ancora abilitati e richiamiamo in servizio i pensionati. I fondi per l’università sono insufficienti? E’ bastato stabilire il numero chiuso per la facoltà di medicina e i conti (oggi non) sono tornati, rectius il danno è fatto!
La sospensione del turismo, delle industrie, dell’artigianato e di tutte le altre attività produttive e dei servizi sta generando un danno enorme. Rimediamo con aiuti di Stato: molto corretto ma però. Ma però noi sovvenzioniamo il tutto solo con aumento del nostro indebitamento pubblico e quindi spostiamo in avanti il problema. Propongo: non sarebbe il caso di RIVEDERE L’ORDINE DELLE PRIORITA’ DI SPESA E DI INVESTIENTO ed intervenire anche con/sui fondi già stanziati a favore di programmi oggi non più prioritari?
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L’UE si sta muovendo … a scatti: In Francia si va a votare per le “comunali”, qualcun’altro è rimasto fermo (GB, ma che c’importa? Tanto non fa più parte dell’UE)! E invece l’UE avrebbe dovuto muoversi come un sol uomo, anzi, come un solo stato. Dice … insisto: ma la GB? Rispondo: dov’è il problema? Il virus sarà ben informato che non fa più parte dell’UE!
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Dice … dovremo ricostruire i nostri sistemi economici. Io preferisco dire: no, dobbiamo riconvertirli. Approfittiamo di questa tempesta che ha sconquassato le giunture della carena della Nave Europa: portiamola in cantiere per una revisione completa che organizzi non la sua riparazione ma la sua riconversione: se prima era un veliero dal ponte e dal bordo basso, il dritto di prua e poppa verticale, la carena larga e planante, l’albero altissimo e sottile, molto veloce quindi su acque non molto agitate, oggi dobbiamo dotarlo di una profonda chiglia zavorrata, trasformare la sua carena da planante in dislocante, rialzare e rinforzare le murate, ridurre la superficie velica: avremo un veliero più lento ma molto più sicuro, più adatto a navigare nelle tempeste oceaniche. Un veliero nel quale ogni membro dell’equipaggio indistintamente dovrà fare il suo dovere, rispettare tutte le regole imposte dalla tecnica e dal CINPE- Codice Internazionale della Navigazione Politica Europea.
Ma in pratica, cosa mi auguro? Che alla fine di questa guerra ci si dia una mossa per organizzare una Sanità Europea (brevettiamola e vendiamo il brevetto a Trump!) e quindi a ruota un Esercito Europeo, un sistema bancario, finanziario e fiscale europeo, un diritto del lavoro europeo etc. In altre parole. Si arrivi alla creazione di un Sistema Europeo in tutto, salvo poi accorgersi che mancherebbe solo di aggiungere le strisce alla nostra bandiera: avremo infatti dato vita – finalmente – agli Stati Uniti d’Europa, salvo poi litigare se chiamarli all’italiana SUE o alla spagnola/francese EUE. A chiamarla USE- United States of Europe manco a parlarne, perlamoddidddio!
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WEBCAM A 360° ANDALO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Marzo, 2020 @ 8:15 amDetto altrimenti: e il Monte Bondone: due paradisi perduti, almeno per quest’inverno (post 3799)
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Andate la mattina bonora in internet “Webcam 360° Andalo” e la cinepresa a 360° collocata in vetta alla Cima Paganella (m 2125) vi mostra in tempo reale, verso levante, i colori dell’alba e dell’aurora; verso sud il Bondone e il Lago di Garda; verso ponente le piste da sci, le valli, i boschi e le Dolomiti del Brenta … tutto imbiancato di neve! Se almeno non avesse nevicato, ora! Sto leggendo un libro, “I leoni di Sicilia – La sagra dei Florio” di Stefania Auci, Ed. Nord 2019: ogni tanto vi si trova un proverbio siciliano e quello che si addice a queste nevicate è “Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri” …
Questa mattina presto, 16 marzo, guardo le “mie” piste e scorgo sulla neve le ampie curve tracciate durante la discesa da due sciatori: scialpinisti saliti con le pelli di foca (che poi ormai sono sintetiche), oppure da addetti alla chiusura del rifugio La Roda, saliti questi ultimi con le motoslitte o con il gatto delle nevi. Doppia invidia! Oggi 16 marzo pomeriggio, le tracce sono quelle di cinque sciatori: invidia quintupla!
Memory. Mi vengono in mente le mie discese in sci fuori pista, quando abitavo e lavoravo a Torino. Salito con gli impianti da Cesana Torinese (1354 m) al Monginevro (1860 m) e da qui al Colletto Verde (2600 m), scendevo sciando fuori pista sul versante opposto per circa 8 km, su una neve primaverile ricoperta da un palmo di neve farinosa e arrivavo a Cervieres (1620 m), un paesino lungo la salita che da Briancon (1326 m) porta al Col de l’Izoard (2361), quella stessa salita che in estate scalavo con la mia bicicletta da corsa, partendo da Cesana Torinese (1354 m) compreso lo scollinamento a/r del Colle del Monginevro (1860 m). In sci, in inverno: 1020 metri di dislivello in discesa. In bici, in estate: 60 km per un totale dislivello in salita di 2.075 m su 30 km con pendenza media del 7%. Memory, vi dicevo.
Lo so, le cose serie sono ben altre: le vittime del virus e le loro famiglie, l’enorme sacrificio del personale medico, l’isolamento delle persone anziane, il distacco dei nonni dai nipotini, l’economia in ginocchio … ci mancherebbe! Ma che volete, se ad uno sciatore blogger gli togliete lo sci, gli restano i suoi post (e i suoi libri). Ed allora ogni tanto vado a dare un’occhiata in internet alla “mia” montagna, La Paganella. Lo so, lo so che per molti la montagna di Trento è il Bondone (m 2180), ma che volete … sciisticamente parlando la Paganella è superiore. E poi da quando è stata fatta la galleria che taglia fuori Mezzolombardo, andare a prendere gli impianti di risalita per la Paganella (a Fai/Andalo, m 1000) è un attimo: si impiega lo stesso tempo che serve per salire agli impianti del in Bondone anche se i km sono un po’ di più.
Che poi le montagne di Trento sono ben quattro (Bondone, Paganella, Calisio, Vigolana) come ben ci ricordano alcuni versi di una famosa commedia (La Fraglina Commedia, di Riccardante Lucattieri: scannerizzata, chi la vuole me la chieda: la riceverà “a gratis!”)
Venne sera e la luna col suo opale
chiaror d’argento sostituiva il sole
che lento iva all’ingiù per le sue scale
del Bondone a dormir dietro al mole.
Eppoi ch’alcun momenti ebbimo conti
la luce disparì come far suole.
La notte quinci scese giù da’ monti
con quattro cime che le fean corona
sovra Tridento assieme a li suoi ponti
addormentati al par della padrona.
Ma veniamo ai giorni nostri. Alle piste della Paganella manca solo una pista azzurra di rientro per i principianti portati dai maestri a sciare sulla pista azzurra S. Antonio, principianti che poi alla fine delle lezioni oggi possono rientrare a valle solo per una pista rossa (“Paganella 2” o “Lupetto”). Inoltre, il ripristino della seggiovia da Zambana Vecchia a Fai.
Al Bondone manca – soprattutto per l’estate – la funivia Trento Bondone. Servirebbe per portare la montagna in città e non viceversa! Una funivia che arricchirebbe l’offerta turistica cittadina; che darebbe l’avvio alla creazione ed alla vendita di un nuovo prodotto turistico: il Dislivello (anche in estate), ponendo la prima pietra per la realizzazione di un sistema unico integrato provinciale e regionale di viabilità ciclabile in discesa, collegata con il sistema delle nostre meravigliose piste ciclabili di fondo valle (Valle dei Laghi; Valle dell’Adige; Val di Non; Valsugana, per non citare quelle altrettanto belle del Sud Tirolo): una rete formidabile che già oggi attrae molto cicloturismo sempre più “elettrico” (con e-bike). In Austria ciò è già stato realizzato con il Tirol Mountainbike Safari (v. in internet) che ha messo in rete 14 funivie per ben 700 km di discese. E non si dica che le bici in montagna mai! Perché vi invito a leggere i Quaderni di ciclo escursionismo editi dal CAI Centrale reperibili in internet: infatti la materia non va né liberalizzata nè vietata bensì regolamentata.
L’aspetto economico del cicloturismo e del ciclo escursionismo. La Provincia Autonoma di Trento ha tenuto una serie di convegni sulla materia, dai quali risulta il notevole volume di affari già sviluppato e ulteriormente “sviluppando” da queste due forme di turismo ormai ben più che “emergenti” bensì già abbondantemente “emerse”! L’età media della popolazione è in aumento e con essa il forte incremento delle vendite delle e-bike.
Lo strumento per la realizzazione della funivia potrebbe essere una SpA mista in project financing e/o una public company, cioè dei cittadini (+ eventuali fondi UE, se inserito in un progetto interregionale transfrontaliero, tramite la Provincia di Bolzano: abbiamo verificato quest’ultimo aspetto?)
E allora, cosa aspettiamo? Del resto, occorre attrezzarci sin d’ora alle possibili crisi da mancanza di neve! E le nostre piste ciclabili, tirate a specchio come il pavimento dei nostri salotti! Per noi sono un costo e attraggono decine di migliaia di passaggi cicloturistici. Ecco, di “passaggi”: ma quanti si trasformano in “soste” per visitare città e luoghi? Vi sono organizzazioni da fuori provincia che organizzano (a pagamento) questi passaggi e noi … noi stiamo a guardare! E invece dobbiamo catturare questi ciclisti oggi soprattutto “passanti”, e catturarli (da subito!) con una migliore segnaletica, con raccordi più completi che li conducano nei luoghi da visitare e dove sostare, con l’offerta di un sistema di piste che trasformi faccia di Trento il capoluogo di una Bikeland nel quale – ad esempio – sostare per una settimana e dal quale partire per pedalate “a stella” .
Un paio di esempi di cavalcate in bicicletta. Premetto che ometto di elencare le bellezze dei luoghi che si attraversano, tipo il Lago di Toblino e quello di Cavedine; così come ometto di elencare i tratti di pista già esistenti; i brevi tratti di collegamento da realizzare; le molte varianti e alternative di percorso. 1) Si sale in funivia sul Bondone. Si scende su una ciclabile nella Valle dei Laghi fino a Riva del Garda. Qui, in attesa che sia realizzata la ciclabile lungo lago, i nostri Comuni avranno provveduto – con un invstimento irrisorio – ad illuminare le gallerie che si percorrono per raggiungere la pista ciclabile che porta a Malcesine (oppure si va a Malcesine col traghetto). A Malcesine si sale con la funivia al Monte Baldo e si scende verso sud fino a ricollegarsi con la pista ciclabile Verona -Trento. Si risale fino a Trento. In totale due o tre giorni in sella.
2) Dal Bondone si scende fino a Cadine, indi verso nord nella valle dell’Adige a Zambana Vecchia. Si sale con la seggiovia a Fai, si scende verso nord verso le piste ciclabili della Val di Non. In bici o con il trenino si sale fino a Mostizzolo, si percorre la Val di Sole: i più allenati possono salire a Pejo o al Passo del Tonale.
Insomma, occorre un colpo di reni … anzi, uno scatto di “intelligenza turistico-economica”: occorre considerare le nostre potenzialità da un nuovo punto di vista. E allora e saliamo in piedi anche noi come gli studenti dell’Attimo fuggente … no, non sui banchi di scuola ma sulle nostre montagne, anzi, sui nostri Dislivelli, che sono una ricchezza. Ecchediamine, cosa aspettiamo? Giù dalle brande! Sveglia!
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AIUTO CUOCO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2020 @ 1:46 pmDetto altrimenti: anzi … per adesso solo garzone di cugina! (post 3798)
Tutti a casa. Sto registrando un aumento di miei lettori. Fra nove mesi probabilmente registreremo un aumento delle nascite. Nel frattempo nascono, almeno per me, nuove prospettive di lavoro: per cominciare, quella di “garzone di cucina” con possibilità di carriera verso la posizione di “aiuto cuoco”. Staremo a vedere (i lati positivi del coronavirus!).
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Oggi la schef (mia moglie Maria Teresa) si è cimentata con una novità per il nostro “ristorante” familiare: pasta al formo con radicchio rosso e formaggio Casolet della Val di Sole. Ed io ho iniziato a vedere come di fa e porgere le “cose”.
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Dosi per 4 persone (noi ci mangeremo due volte). Tempo di preparazione, 60 minuti + 20 di cottura.
- Preparare una besciamella (farina 50 gr.; un pizzico di sale; ½ l. di latte; burro 5o gr.)
- Radicchio rosso: prepararlo a listarelle sottili, farlo rosolare in padella con fette di cipolla.
- Sminuzzare (non troppo fino) 200 gr. di Casolet.
- Fare bollire in acqua, olio e sale 5 lasagne sottili della misura un poco inferiore a 18 x 8 (eventualmente poi rifilarle e con i ritagli rattoppare la superficie).
- Ungere bene di burro una teglia di pirex (o d’altro materiale da forno) delle dimensioni di circa 20 x 15.
- Adagiare una lasagna, stendervi sopra la bescianella, il radicchio ed una nevicata di Casolet, e così via.
- Sull’ultima lasagna non mettere radicchio, bensì qualche scaglia di formaggio grana e due riccioli di burro.
- Scaldare il forno a 180-200°, infornare per circa 20 minuti e … buon appetito!
La chef è rimasto contento del mio lavoro molto di base, e mi ha detto che secondo lei io sono uno “che se si applica può progredire”: la prossima volta mi farà fare qualche operazione in più! Evviva!
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POESIA COME MEDICINA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2020 @ 8:26 amDetto altrimenti: non omnis moriar … non mi arrenderò (a questa situazione) (post 3797)
(Le foto sono mie, tranne l’airone e i pesci in acqua che sono di Luigi Zullo)
No, scialla raga, tranquilli, non sono infettato, sto bene. Quel moriar (morirò) è usato in modo figurato, nel senso che non mi arrenderò all’inerzia, all’inedia, alla rassegnazione! Isolati si, va bene, ma per noi blogger questa limitazione vale molto meno: infatti noi siamo dei privilegiati, noi, con i nostri post, i nostri lettori. Se poi oltre che essere un blogger, sei anche amante della poesia vera (quella dei poeti veri) e dei tuoi stessi tentativi di botanica dei versi, be’ allora non c’è di che lamentarsi per la propria situazione. Poesia, dal greco poiein, creare. Banalmente, molti credono che poesia significhi principalmente rima. Eh no, raga, invece le rime possono anche mancare. Quelle che non mancano invece sono le assonanze, la metrica, le immagini, le metafore, le metonimie, le sinestesie, l’ossimoro, la sineddoche etc. etc. . Cosa sono queste figure? Amiche, amici, scusate, ecchè … mica posso tenere qui un corso di poetica … del resto non ne sarei all’altezza: diciamo che quelle “cose” io le utilizzo “a mia insaputa”!
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Poesia. Qui sotto ve ne riporto una mia: “Il canto di Trento a la Fersena”, il fiume che scorre davanti a casa mia, accompagnato nel suo “ultimo miglio” – prima di confluire nell’Adige – da un bel viale, Viale Trieste. Viale e fiume che in questo periodo di coprifuoco sono diventati il mio mondo esterno legalmente autorizzato, la mia “ora d’aria”, brevi passeggiate sotto casa, un vero privilegio, un ulteriore motivo per il mio “grazie” a questa amica, la Fersina in lingua, la Fersena in dialetto trentino, narrata e celebrata nello splendido e ricco volume “La Fersina antica signora della valle” degli amici Lino Beber, Mario Cerato e Claudio Morelli, edito dalla Associazione Amici della Storia- Pergine, della foto qui a fianco. E la mia poesia ha avuto l’onore di esservi ospitata alla pagina 424. Eccola qui per voi:
Il Canto di Trento a la Fersena
Sei vivo.
Mi parli col suono di luce
dei tuoi mille occhi di rivo
splendenti nel verde.
Dapprima
mi sembri annoiato
nel lento rigiro
che sempre conduce
al tuo limitato infinito
eletta dimora
di anatre urbane
ed aironi
in morbide anse di steli
ov’acqua
fra ‘l fiore che odora
con tenue sospiro si perde.
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Ma ecco
improvviso
uno slancio
al pari del cervo brunito
che hai visto saltar le tue rive
braccato dal cane
ed hai ristorato
offrendoti invito alla sete
ed alle corse un po’ schive
del giovane re incoronato.
Ancora …
hai negli occhi il ricordo
di una prudente marmotta
del falco
che lento
si libra nel cielo in agguato …
di un movimento …
di vita che lotta …
di tenero nido violato.
Tu nasci ove aria rinfresca.
Poi …
scendi la cima
scoscesa di valle tedesca
qual liquido velo nuziale
che adorni la Sposa Atesina
e rechi in pianura
la figlia del suolo innevato
i fulgidi pesci d’opale
il tenue lenzuolo
che dona ristoro all’arsura
di ninnula cuna
il manto di brezza
che stendi alla luna
ed olezza.
E dolce assopisci il bambino
cantandogli la ninna nanna
che i monti ti hanno affidato.
Tu sei Poesia
il capolavoro scolpito
del grande Pittore Trentino
che ascolto
rapito all’oblìo
insieme alle fronde
degli ippocastani
che sopra le spalle
ti fan capolino ondeggiando
e curioso
protendono il volto
sull’armonioso spartito
del tuo gorgoglio.
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Ma ora prosegui il tuo viaggio
e mentre ricevi altre sponde
le mie vecchie mura imperiali
riflesse
ti rendono omaggio
più belle pe’ i grandi regali
che porti di piccole onde.
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Vi è piaciuta? Si? Grazie, molto gentili e allora … Cosa? Volete un bis? Vabbè, visto che insistete …
La piena de La Fersena
(Senza punteggiatura e lettere maiuscole: aggiungetele con la vostra fantasia. E anche nel leggerla, decidete voi le pause, le enfasi: siate voi stessi “poeti”, cioè creativi!)
impregna di sé
erba paziente
rocce assetate
asfalti insidiosi
erosa montagna
disciolta da un cielo
colore di terra
galoppo sfrenato
liquidi pensieri
spazio scolpito
forme sospese nel nulla
lingua di acqua
attrae lo sguardo
al pari
di onda di fuoco
danzante
dal ceppo
e invita il tuo corpo
a librarsi
in una vertigine alpina
sfuggono a valle
saltando
tronchi rubati alle sponde
avulse membra stillanti
dal corpo indifeso del mondo
tratti bizzarri
su perenne dipinto vivente
e tu
vorresti che l’onda di piena
dei tuoi sentimenti
non passasse mai
sotto i ponti di Trento
ove Fersena scorre
oggi
violenta
Lo confesso, quel “passare sotto i ponti” l’ho copiato da un certo G. Apollinaire: “Sotto il ponte Mirabeau la Senna scorre. E i nostri amori. Che io me ne sovvenga. La gioia mai mancò dopo il dolor” (del coronavirus, n.d.r.)
Coraggio, amiche ad amici: ce la faremo anche questa volta, alla faccia del coronavirus, che poi io la corona gliela toglierei proprio a quel “malamente”!
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CORONAVIRUS, LA TERZA GUERRA MONDIALE – 1
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Marzo, 2020 @ 9:32 amDetto altrimenti: armiamoci con le armi adatte! (post 3796)
Ognuno di noi è una goccia nell’oceano dell’umanità. Ma ogni goccia confluisce innanzi tutto nel suo mare e se è una goccia inquinante, lo inquina: tre parole irresponsabili della Christine Lagarde (lei, un vero euro-virus!) ed è un disastro finanziario. La persona va rimossa subito.
Hoi sentito che a seguito di quelle affermazioni le borse avrebbero perso 70 miliardi. Ovviamente non sono in grado di verificare l’esattezza della cifra, ma resta il fatto che si tratta di un danno elevatissimo. In ogni caso, ben prima della sua uscita, non c’era stato un tale che aveva proposto di non aprire le Borse Valori per evitare panico e perdite? Carneade, chi era (stato) costui ? Mi pare che si chiamasse Matteo … ma no, non era Salvini, … era stato un altro Matteo: ora ci penso e se mi ricordo il cognome ve lo dico.
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Lagarde, rimossa da chi? Da un’Europa che deve capire che si deve rafforzare, che deve superare le posizioni egoistiche tendenti ad un cieco sovranismo. E dire che noi europei abbiamo sotto gli occhi la migliore/peggiore lezione: l’Italia sta combattendo il coronavirus con una corretta politica unitaria. L’Europa no, come se il virus facesse differenza fra un nostro confine regionale ed un confine statale.
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Gli Stati dell’UE: simul stabunt vel simul cadent! O staranno tuttti insieme (Stati Uniti d’Europa) o si indeboliranno tutti
Le parole sono pietre, scriveva Don Milani. Ed allora invece di chiamare questa situazione “pandemia” chiamiamola con un termine più realistico: “terza guerra mondiale”: una guerra che ogni giorno lascia sul campo centinaia di morti e migliaia di imprese; una guerra che va combattuta con le armi adatte, che non sono certo i cacciabombardieri F35. Le armi che servono sono altre: una vera politica europea che induca a ragionare anche gli USA; un rigoroso e completo riordino delle priorità di investimento. In Europa si comincia a dire che “La prima priorità è la lotta alla pandemia”. Ma poi, quali concrete decisioni conseguenti se ne traggono? In questi casi in un’azienda si opererebbe secondo la tecnica dello zero base budget: si azzererebbero tutte le priorità e se ne redigerebbe un nuovo elenco.
Un completo riordino delle priorità comporta ovviamente anche una diversa attribuzione delle risorse finanziarie a singoli settori fino ad oggi privilegiati da leggi che hanno assegnato loro risorse per tot anni a prescindere dall’andamento complessivo dei conti statali, settori che oggi non potrebbero accampare il “diritto” al mantenimento di quelle disponibilità finanziarie privilegiate. Ne’ si potrebbe opporre che quei finanziamenti ci sono imposti da accordi europei, perché basterebbe replicare che l’UE va accettata in toto e non “alla carta” come fanno quei paesi che ne accettano soli i benefici ed erigono muri di filo spinato contro i migranti. Quindi le regole devono valere per tutti, non solo per noi. E poi, potrebbe essere l’intera UE a smettere di acquistare – almeno per il momento – gli F35.
In particolare poi per noi Italiani, finanziare questa guerra solo con l’aumento dell’indebitamento pubblico fa crescere lo spread e aumenta il costo del nostro debito: occorre quindi intervenire anche con la redistribuzione della nostra finanza interna.
L’esigenza di un intervento simile ai vari livelli (europeo, statale, regionale, provinciale, comunale) può essere avanzata anche da un ente “inferiore”, ad esempio anche da un Comune, uno a caso, ovvero da uno degli enti più vicini ai cittadini, destinatari finali delle decisioni della politica ad ogni livello: importante sarebbe innescare il ragionamento e arrivare al risultato.
Riccardo Lucatti, Presidente Restart Trentino
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SOLO E PENSOSO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2020 @ 12:07 pmDetto altrimenti: 700 anni dopo … (post 3795)
Francesco Petrarca (1304 – 1374). Uno dei sonetti più famosi del suo Canzoniere. Inizia così:
Solo et pensoso i più deserti campi / vo mesurando a passi tardi et lenti, / et gli occhi porto per fuggire intenti / ove vestigio human l’arena stampi.
Il Petrarca si isolava per nascondere al mondo le sue pene d’amore. Questa mattina io, pur non avendo da nascondere agli occhi altrui alcun travaglio d’amore, passeggiavo “solo e pensoso” lungo il fiume che scorre davanti a casa mia, la Fersena, un fiume – altri dicono torrente – che scende dalla Val dei Mocheni per poi tuffarsi nell’Adige. Solo, per via delle regole che ci sono imposte dal “coprifuoco coronavirus”; pensoso, perché i pensieri mi fanno compagnia. Ed allora mi sono detto: cerca di cogliere gli aspetti positivi di questa situazione. Ho cercato, ci sono riuscito.
Nessuno scalpiccio di passi, nessun motore d’auto. Il silenzio … anzi, la musica: il gorgoglio delle piccole onde, il cinguettio degli uccelli.
Un airone cinerino immobile nell’acqua in attesa del passaggio del … cibo. A 900 m dal Duomo della città. Pensieri “leggeri”, se vogliamo, ma perché non farli? (foto di Luigi Zullo).
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Poi un altro pensiero, questa volta molto serio: la ricercatrice che per prima ha individuato la presenza del coronavirus; le infermiere, le dottoresse e le ricercatrici che si sfiniscono dal lavoro, quanto sono pagate? Dice … si sa, le donne … Ecco il punto, le donne, anzi, le Donne ovvero le Dominae della nostra vita, dal concepimento alla nascita e oltre. E oggi, custodi della nostra salute. Altre poi, in posti di alta responsabilità nelle strutture ospedaliere e mediche internazionali, intervistate dalla nostra TV: tutte Italiane all’estero! E noi? Noi strapaghiamo i calciatori (maschi, of course) perché loro sono attrattivi di masse di spettatori paganti (allo stadio e in TV). Ma se calcoliamo il numero di quanti sono “attratti” nel senso di debitori del lavoro delle Donne di cui sopra, vedremo che ne avremo di che riempire un’infinità di stadi di calcio e di ascolti TV! E allora, una conseguenza positiva di questa terza guerra mondiale dovrebbe essere la rivalutazione del ruolo e della remunerazione di infermiere, dottoresse e ricercatrici.
E voi, quali pensieri positivi maturate durante questa pausa forzata della corsa della vita?
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LA QUARANTENA DELL’ INTELLIGENZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Marzo, 2020 @ 9:38 amDetto altrimenti: sconsigliata a tutti (post 3794)
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Marzo: per me un mese da evitare! L’anno scorso, il 25 del mese, un volo con gli sci e la frattura della testa dell’omero e del trochite. Quest’anno nessuna caduta con gli sci ma per me over 75 sia pure di un solo anno quarantena fisica preventiva anti coronavirus in casa! Ecchediamine! Ha da passà a nottata! … (per mia fortuna ho un balcone che si affaccia sulla Fersena …).
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Ma anche quarantena dell’intelligenza? No, grazie. Per ulteriore mia fortuna gli scaffali pieni di libri letti e da leggere; il mio computer; il mio blog; i miei amici via e-mail, a cominciare da voi care lettrici e stimati lettori: non è poco. Ogni mattina bonora (sono “bonorivo” cioè mattiniero) accendo il computer e guardo quanti lettori ho avuto il giorno precedente: 40 … 50 … questi i numeri. Pochi? Ma no, dai … visto per il 50% sono lettori “nuovi” e considerato che io non faccio parte di nessun social network (ne resto lontano per il timore che una mia adesione mi conduca a destinare troppo tempo alla lettura ed alla risposta ai contatti che si svilupperebbero. Ho il mio blog e ciò mi basta. Ma questa è un’altra storia).
Soprattutto ho molto tempo per pensare. E penso ad una immagine: se ti poni in cima ad un’alta scogliera, del mare hai la massima visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendi i due tipi di percezione gradualmente si invertono; quando ti immergi nell’acqua hai il massimo della percezione sensoriale e nessuna visione d’insieme. Questa immagine riguarda lo spazio verticale del tuo punto di vista e quello orizzontale della superficie del mare.
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Ma un ragionamento analogo si può fare anche riguardo al tempo. Infatti noi usualmente viviamo delle percezioni sensoriali del tempo presente, del passato prossimo e del futuro imminente. Facciamo fatica ad inquadrare la nostra vita quanto meno nella Storia (lasciamo perdere la preistoria! Basterebbe la Storia!) e nella prospettiva – almeno – dei nostri figli e nipoti, per limitarci a due generazioni (e sarebbe già tanto così!). In questo senso, Paolo Mieli, “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo”, Rizzoli 2013.
E invece il “mondo” (= insieme di relazioni) e la Terra (= il pianeta) vivono da milioni di anni ma noi, oggi, stiamo mettendo a rischio il futuro di entrambi con azioni di brevissimo periodo. E allora, proviamo a fare uno sforzo di immaginazione, proviamo a salire in cima ad una scogliera “temporale”, ad esaminare il passato molto remoto e a cercare di immaginare e programmare un futuro anche molto più che prossimo. Si tratta di allargare il campo visivo del radar della nostra “intelligenza”, cioè della nostra capacità di “raccogliere dati, di metterli in relazione fra di loro” e di operare di conseguenza alle loro risultanze. In internet gira – fra i tanti – il filmato di una giovane conferenziera (indiana?) che tiene un discorso su questi temi. Io l’ho sbobinato e ve lo trascrivo:
“La natura è una grande sperimentatrice. Come pensate che sperimenti? Fondamentalmente scarta le specie che non supportano l’intero sistema. E sperimenta da milioni di anni. Ha scartato i dinosauri, probabilmente ha scartato anche le tigri dai denti a sciabola, ha scartato il ramapiteco. Ha pure scartato l’uomo di Neanderthal e altre e altre specie che vivevano da 200.000 anni, alcune anche da 10-20 milioni di anni. Questa è solo informazione.
Ma la domanda è: quanto siamo sicuri del successo della nostra specie, del successo di questa specie umana? Siete sicuri che sopravviveremo per sempre? Se dobbiamo sopravvivere per sempre, significa che dobbiamo essere di qualche beneficio per il sistema. Se non fossimo di beneficio all’intero sistema, che cosa farebbe la Natura? Ci scarterebbe. Siamo di beneficio all’intero sistema? Se dovessimo avere un colloquio con il pianeta Terra, cosa pensate che ci risponderebbe? Non sarebbe molto felice di noi. Siamo probabilmente dannosi più del vaiolo che non esiste più. Siamo dannosi, creiamo grandi calamità, siamo crudeli verso questo nostro pianeta. Se osserviamo qualsiasi altra specie notiamo che tutte le altre specie uccidono solo quando vengono minacciate o quando sono molto affamate. Ma noi come specie umana non ci siamo evoluti, uccidiamo non per la nostra sopravvivenza ma per dar prova della nostra superiorità, per provare il nostro dominio sull’intero pianeta e a volte anche solo per piacere.
C’è un gran rumore nel mondo riguardo al Coronavirus. E se fosse il Coronavirus il modo della Natura di eliminare il virus “uomo”? C’è una possibilità molto alta che sia così, giusto? Non siamo di beneficio al sistema. Se non siamo di beneficio al sistema – lo abbiamo visto più volte – la Natura ci scarta. Nella situazione attuale la Cina non è il problema. I Cinesi non sono il problema. Qual è il problema? Il problema è la nostra coscienza. Stiamo vivendo e facendo esperienza della separazione, stiamo vivendo e facendo esperienza pensando di essere separati da tutti. E questa separazione guida la coscienza con le sue ripercussioni. Possiamo vederlo nel mondo con il cancro, i disastri, le calamità naturali o il Coronavirus.
E’ il momento di svegliarsi. Adesso non possiamo continuare a vivere in uno stato di disconnessione dalla nostra coscienza. Più disconnessioni noi creiamo, più caos ci sarà nel mondo intorno a noi. Se state davvero cercando un mondo felice, un mondo colmo di gioia, se vogliamo avere un mondo meraviglioso per i nostri figli e i nostri nipoti, allora la nostra trasformazione deve avvenire qui e adesso. E’ già troppo tardi.”
Che ne pensiamo, tutti noi, di questo avvertimento?
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