PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2020 @ 6:27 am

Detto altrimenti: confinati in casa, si vola con la fantasia e … con il web!    (post 3842)

POESIA: “ Voria veder el Trentino da una zima propi bela, no sta a perder massa tempo e va su la … Paganela, o montagna tuta bela, che pu bele no ghe ne …  Da lassù si vede ‘l ziel, i torenti e le vedrete … va l’ociada va ‘l pensier dal confin fino a le strete … da una banda trenta laghi e d’Asiago l’altipian e da l’altra San Martino e zo zo fino a Milan”. Infatti se ben guardate, anche da casa, collegatevi con questo link:


 https://www.visittrentino.info/it/webcams/panorama-webcam-andalo-paganella

Dalla Paganella: le Dolomiti di Brenta in versione autunnale (dalle prime sciate a fine novembre) e ….


per chi sa riconoscere i luoghi o per chi può imparare a conoscerli: il confin potrebbe essere quello verso nord, ovvero quello con il Sud Tirolo ben marcato dalla catena delle Maddalene che chiude a nord la Val di Non e la separa dai todeschi de la Val d’Ultimo. Le strete, sono le strette di Verona, altro “confine”, questa volta del Trentino con il Regno d’Italia (a quando risale la composizione della canzone?). I trenta laghi … be’, dalla Cima Paganella se ne vedono bene solo due, il Lago di Cavedine e il Lago di Garda, ma scendendo e girando lungo i fianchi del monte ne “emergono” altri, quali Lagolo, Toblino, S. Massenza, Terlago, etc.. L’altipiano di Asiago poi è inconfondibile. S.Martino (di Castrozza) proprio non si vede, ma spiccano benissimo le sue cime: il Cimon de la Pala e la Cima Vezzana. Mlano poi … la si indovina: ecchè, mica si può avere tutto, nella vita! Una licenza poetica ce la volete concedere?

… e in veste molto invernale!

La Paganella è la “mia” montagna, per due ragioni: innanzi tutto è quella dalla quale ogni volta guardo con nostalgia el me Brenta, quelo dove che nevo a rampegar da zovin: La Cima Tosa, i Campanili Alto e Basso, la traversata degli Sfulmini, la Brenta Alta e quella Bassa, il Croz del Rifugio, la Torre, la Cima Margherita etc,. etc.. Poi, perché ed è la mia “palestra di sci” ovvero quella nella quale vado quasi ogni giorno a sciare come potrebbe fare un romano che vada ogni giorno a farsi la sua partitella di tennis: che se il campo è un po’ lontano da casa sua, fra l’andare, il giocare e il tornare a casa impiega lo stesso tempo che impiego io ad andare a sciare tre ore in Paganella ogni mattina. Ed io, che sono bonorif (mattiniero) ogni mattina, attraverso quel collegamento web, assisto al sorgere del sole che dipinge di rosa con i suoi raggi le cime del Brenta e poi con la sua luce scende lungo le sue pareti “a corda doppia”, ovvero molto rapidamente sino a farne risaltare tutto lo suo splendore.

Invece quest’anno ho dovuto abbandonarla improvvisamente causa … virus! E le ho dato il mio addio (cfr. mio post del 10° marzo dal titolo “Addio monti”, detto altrimenti: sciator interruptus):

Marzo 2020

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Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi ha sciato tra voi e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; nevi, delle quali distingue il fruscio, come il suono delle voci domestiche; piste sparse e biancheggianti sul pendìo, come file di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, costretto dal rischio di un virus, se ne allontana!” 

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10 aprile 2014: dalla Cima Paganella i laghi di Cavedine e del Garda

Al prossimo inverno, Paganella! E “siccome che” siamo in aprile (2020) e spesso si inizia a sciare già a fine novembre, se non conto – e non li voglio contare! – aprile e novembre, dovrò aspettare solo sei mesi. Evvabbè …

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DEBITO PUBBLICO: ITALIANO, ITALIANO IRREDIMIBILE, UE, UE IRREDIMIBILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2020 @ 3:36 pm

Detto altrimenti: leggete i recenti post sull’argomento, e poi questo      (post 3841)

In attesa del contributo annunciato di Gianluigi de Marchi, vi espongo il mio pensiero.

In Italia

  1. Supponiamo che lo Stato italiano debba rimborsare 100 mildi di propri titoli di debito pubblico redimibili (cioè in scadenza) sui quali debba anche pagare l’interesse dell’1% annuo. L’esborso sarebbe di 101 miliardi al quale farebbe fronte con un’ulteriore emissione di pari importo, e così via.
  2. In alternativa lo Stato propone ai creditori di sostituire quei titoli con altrettanti titoli irredimibili che abbiano il rendimento del 3%.
  3. Lo Stato si riseverebbe comunque un’opzione di riacquisto totale o parziale.
  4. Supponiamo che i creditori accettino, attratti dal maggiore rendimento e dalla possibilità comunque di rientrare del loro capitale vendendo liberamente i titoli in borsa.
  5. Lo stato avrebbe sostituito un capitale di debito con un flusso di interessi (swap); avrebbe un esborso di solo 1 mildo (gli interessi maturati) anziché di 101 mildi; ridurrebbe il livello del suo indebitamento di 100 mildi e dopo un anno dovrebbe sborsare solo 3 mildi per interessi.

Quanto esposto sopra è solo uno schema esemplificativo ma realistico quanto a significato e valore del metodo. L’operazione potrebbe essere ripetuta n volte. In tal modo si ridurrebbero: il livello dell’indebitamento complessivo; l’esborso finanziario; lo spread. Migliorerebbero: il rating; la finanza disponibile per investimenti.  Agendo così fra l’altro non si sottrarrebbero alle banche i loro depositi.

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Ove invece non si procedesse alla conversione di titoli redimibili in titoli irredimibili o anche non “solo” alla loro conversione, per la parte di irredimibili “nuovi” occorrerebbe tenere presente l’effetto del drenaggio dei risparmi a carico del sistema bancario italiano. Vedremo cosa ci dirà al riguardo Gianluigi De Marchi.

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Le soluzioni “italiane” di cui sopra non sarebbero alternative alle soluzioni UE di cui appresso.

Nell’ UE

“Ma se li emettono .. ci portano via i nostri depositi!”

I paesi “forti” dell’UE stanno faticando ad accordarsi sulla emissione di Eurobond per il finanziamento dei danni e della ripresa post virus. Al riguardo esiste un’ipotesi: che i paesi “deboli” che già sono d’accordo sull’emissione di Eurobond, inizino a programmare un’emissione di Eurobond Irredimibili ad un rendimento conveniente. A questo punto i paesi forti capirebbero che ove i paesi deboli emettessero quei loro titoli, molta della loro liquidità privata lascerebbe i bond tedeschi e simili a rendimento zero o minimo e si trasferirebbe sugli Eurobond Irredimibili emessi dai paesi “deboli”. Quindi presumibilmente accetterebbero di co-emettere gli Eurobond (redimibili e/o irredimibili).  Ecco che la sola ipotesi di una simile emissione avrebbe ottenuto un buon risultato.

Ove invece i paesi forti non aderissero, allora scatterebbe a loro danno il meccanismo di drenaggio della loro liquidità da parte degli Eurobond Irredimibili emessi dai paesi “deboli”.

O no?

Prima della promozione a Tenente

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.P.S.: Il Giornale di ieri, pag. 2 – Alcuni politici propongono titoli italiani a scadenza lontanissima, come se questo allontanamento della scadenza riducesse il livello dell’indebitamento! 1968: ero neo allievo Ufficiale di Complemento (Poi Sten della brigata Alpina Trientina, oggi “promosso” Ten!). Una frase che i nostri “veci” dicevano a noi, pivelli appena arrivati al corso, era: “Allievo, lei non ha capito niente della vita militare!” Qui a fianco il mio cappello “Bantam” originale dell’epoca.

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POLITICA, FINANZA, POTERE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Aprile, 2020 @ 7:14 am

Detto altrimenti: Non tutti i mali (Covid19) vengono per nuocere        (post 3840)

In attesa di ospitare la risposta di Gianluigi De Marchi all’invito che gli ho rivolto di approfondire gli effetti dei titoli irredimibili sul sistema bancario, anticipo qui la conclusione alla quale sono pervenuto e che troverete in coda al post: “Occorre valutare se iniziare con una progressiva conversione degli attuali titoli italiani di debito pubblico a scadenza verso titoli italiani irredimibili”

Gianluigi De Marchi

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In recenti post abbiamo scritto (“abbiamo” non è un pluralis maiestatis: è che siamo stati in due a scrivere: Gianluigi De Marchi ed io) di titoli di debito pubblico irredimibili quale rimedio finanziario ai danni economici del male Covid19. In questi giorni stiamo aspettando (“stiamo” noi tutti cittadini d’Europa) di vedere se l’UE sarà ancora tale o se avrà perso quella “U”, rimanendo solo “Europa”, ovvero solo un’espressione geografica rispetto al resto del mondo: espressione geografica, come il Metternich (Cancelliere di Stato austriaco dal 1821 al 1848) definiva l’Italia rispetto all’impero Austro-Ungarico.

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Ma procediamo con ordine. Gustavo Zagrebelsky, alla pagina 8 del libro “La maschera democratica dell’oligachia” scritto insieme a Luciano Canfora e Geminello Preterosssi (Laterza, 2014-2020) sottolinea come “in altri tempi potere e denaro fossero mezzi, non fini della politica. La politica serviva ad altre cose, per esempio a rovesciare i rapporti di classe o a equilibrarli, a promuovere la cultura, ad alleanze e guerre di espansione… etc. Oggi la politica spesso falsamente democratica bensì di fatto oligarchica è concentrazione del potere e denaro reciprocamente collegati come fini e non più mezzi”.

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1935: 42 mildi di lire, letteralmente “bruciati” in sottoscrizione!

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UE democratica o oligarchica? Oggi, 2020, ci troviamo di fronte alla prova del nove: infatti l’UE è chiamata a scegliere se emettere compatta gli Eurobond Irredimibili per salvare se stessa o se invece prevarrà l’interesse di pochi (oligoi) paesi “forti” a non emetterli per accattivarsi i voti dei propri elettori e quindi il potere di manovrare il denaro ai fini interni. Salvare o condannare se stessa, un po’ come – un tempo – civilizzare un altro Stato (in questo caso: un altra “se stessa”) e nel far ciò tornare ad essere la Politica che considera il denaro come un mezzo; oppure se ricercare i “propri” voti dello stato di appartenenza, e quindi il potere statale interno. In altre parole: Politica o politica? Le lettere maiuscole e minuscole non sono utilizzate a caso!. Ecco perché affermo che non tutti i mali (il Covid19) vengono per nuocere: perché finalmente costringe tutti ad uscire allo scoperto,  a scoprire le carte.

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In Italia, i bond irredimibili = cancellano il debito e lo sostituiscono con un flusso (swap): migliorano il rapporto deficit-PIL, il rating, lo spead, la liquidità 

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Questo post è solo una “puntata” dell’intero argomento: leggete i precednti e il prossimo.  Infatti vi trovere ulteriori nie riflesisoni e i ragionamenti che ho sollecitato a Gianluigi De Marchi circa i possibili effetti sul sistema bancario italiano e europeo della emissione di bond e/o Eurobond irredimibili. Infatti sempre di denaro si tratta, di denaro che si genera con il lavoro di ogni cittadino europeo e che viene incanalato in una serie di ruscelli-poi fiumi-poi mari-poi oceani diversi: risparmio depositato in banca; somme versate al fisco e quindi in parte all’UE; somme destinate a investimenti produttivi; denaro speso in consumi; produzione o acquisto di armi; etc..

In particolare; (risparmio – banche/Stato – investimenti) oppure (risparmio – UE – investimenti?)

Per capirsi: mio nonno paterno abitava a S. Angelo in Colle, una frazione di Montalcino (Siena). Oltre al bell’orto sotto casa, disponeva, come tutti gli altri Santangiolesi, di un orto più grande in località Il Quercione, un km fuori paese, orti che il Comune aveva messo gratuitamente a disposizione di ogni cittadino. Il terreno era in leggera discesa e dalla parte superiore scaturiva una sorgente d’acqua, una piccola vena che scendeva dal contiguo “monte” che poi era un colle (Montalcino). Da questa sorgente si dipanava una serie di piccoli canaletti di terra attraverso i quali ognuno dirottava il flusso dell’acqua a secondo della necessità verso questa o quella parte del proprio o dell’altrui minuscolo appezzamento. E noi bimbi ci si divertiva ad erigere minuscole dighe di terra per incanalare l’acqua a nostro divertimento. Solo che oggi, con il denaro UE, non è un gioco!

S.Angelo in Colle (SI)

Ecco, ora bisogna decidere quali “dighe” erigere per regolare i flussi del denaro europeo: se verso un solo orto o se verso gli orti di tutti, oppure – esiste anche una terza soluzione – se lasciare che il flusso si disperda verso paradisi fiscali UE o extra UE. Aspetto quindi di pubblicare qui di seguito il contributo di Gianluigi De Marchi.

Anticipo sin d’ora la traccia del mio contributo: occorre ragionare sul quadruplice rapporto irredimibili italiani e UE con la banche italiane e UE. Inoltre sulla possibilità di iniziare con la conversione progressiva di parte degli attuali titoli italiani a scadenza in italiani irredimibili.

(continua alla prossima puntata, cioè al post successivo)

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CHIUSI IN CASA … SI SOGNA UNA GIRAGLIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Aprile, 2020 @ 7:43 pm

Detto altrimenti. E se non avessi motore, radio e GPS?   (post 3839)

Chiusi in casa- causa virus … ecche ca … spita può fare uno se non sognare? E io sogno a vela, in bicicletta, sugli sci e sui libri. Oggi tocca alla vela.

Anteprima a vela

1 miglio marino: 1852 m. – 1 nodo: 1 miglio all’ora – Da miglia/nodi a km/kmh, calcolo veloce: moltiplicare per due e sottrarre il 10%

La Giraglia è un importantissimo campionato di regate veliche nel Mar Ligure centro-occidentale: alcune costiere e l’ultima da Genova allo scoglio della Giraglia (Capo Corso), sino a Saint Tropez. La regata, in caso di maltempo, è assai pericolosa. Infatti la zona di Capo Corso, insieme al più famoso Capo Horn e al Golfo di Marsiglia, è una delle tre zone più pericolose in assoluto al mondo in caso di tempeste da nord. Ciò in quanto a Capo Horn si scontrano due oceani! Nel Golfo di Marsiglia il fondale è molto irregolare, a gradoni, e le masse d’acqua vi si scontrano innalzandosi in onde enormi e assolutamente imprevedibili, pericolose anche per le grosse navi!  A Capo Corso il motivo della pericolosità è un altro: in quella zona infatti si scontra la tramontana che proviene da 0° cioè da Nord con il Mistral che proviene da 280-290°, cioè da Nord ovest. Da questo scontro nasce un mare “impazzito” con onde “incrociate” (che “non corrispondono” alla direzione del vento): il che crea non pochi problemi ai velisti regatanti.

Fine dell’Anteprima. Ora parla il Fun

Fun “Whisper”

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Capirete quindi che “l’eroe” del sogno che vi sto per raccontare, deciso a traversare da Genova a Capo Corso, in solitaria, senza strumenti elettronici, senza motore ausiliario, a bordo di “Whisper”, un  FUN (che poi sono una barchetta a vela da regata di sette metri che discloca solo 1.000 Kg ha corso un bel rischio. Ma questo è un sogno: lasciate che a raccontarlo sia proprio io stesso, in prima persona, si fa per dire. Eccomi qui, nella foto.

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Solo

Ha deciso. Questa volta Riccardo non userà motore, telefonino, radio e sistema satellitare di posizionamento se non in caso di assoluta necessità. Vuole veleggiare provando la sensazione della navigazione esclusivamente a vela, stimata ed in solitario senza scalo. Già perchè lui di traversate in solitaria ne ha già fatte sei, S. Stefano (LI) – Palau – S. Stefano, ma in tre-quattro giorni ognuna con scalo-pastasciutta-a-terra- la-sera-e-notte-in-porto. Userà quindi solo l’orologio, il log, la bussola e le carte nautiche. Quale barca userà? Ma me stesso, che sono un FUN dal nome Whisper che poi sono di origine francese e voglio dire Formule Un, Formula Uno e non “divertimento” all’inglese, ci mancherebbe altro! Meta stabilita: Capo Corso, il nostro piccolo Horn personale: circa 85 miglia da Genova in linea d’acqua.

Primo giorno

Mistral

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E’ una fresca mattina di luglio. Prima di lasciare l’ormeggio, lui si concede l’ultima verifica: la lettura del bollettino meteo. Da giorno lo sta studiando. Infatti quello che è da evitare è il Mistral che soffia quando sul golfo Ligure ci sia bassa pressione a alta pressione sulla Spagna: in tal caso partire sarebbe un vero e proprio suicidio programmato. E invece, per fortuna, le previsioni meteo sono ok.

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Riccardo espone quindi randa piena e fiocco autovirante e procede al traverso in direzione Portofino Punta Chiappa, a cinque nodi costanti, mure a sinistra (vento sulla parte sinistra delle mie vele) sotto una brezza da nord che fa il pelo all’acqua senza alzare onda, una meraviglia. Io scivolo felice, senza rumore (non per niente mi chiamo Whisper!) e lui con me. Saluto alcuni gozzi intenti a pescare e mi godo il panorama della mia costa d’origine. Alle sette si abbatte, cioè “si vira verso destra”, con gli sci si direbbe cristiania a valle,  rotta verso sud ovest al lasco, allargando l’andatura, mure a dritta (vento sulla parte destra delle mie vele). La velocità scende a quattro nodi.

Alle 11 la terra è sparita all’orizzonte ed il vento cala. Riccardo calcola che io mi sia abbassato verso sud di 15 miglia e ne approfitta per mangiare e riposarsi un po’. Dopo il caffè (dell’unico termos), si alza la brezza di mare, da sud. Lui fissa il timone sopravvento con un elastico e sottovento con una scottina. Dopo qualche tentativo funziona! Ho il timone “automatico”, come mi ha insegnato a navigare sul Garda (v. foto poco più sotto). Riccardo può quindi riordinare le idee e mettermi in ordine, diamine! Inoltre aggiorna la rotta ed il libro di bordo. Terminate queste incombenze, va a prua e si siede davanti al fiocco, sul pulpito, con le gambe di fuori. Mi sento un cavallo da corsa con in groppa il fantino tanto siamo entrambi sensibili agli spostamenti impostici dalle onde!

Improvvisamente due delfini emergono dall’acqua ed iniziano a giocare con la mia prua: ho il cuore in gola dall’emozione, fortissima, che sto provando. Dopo un po’ mi salutano e se ne vanno. Riccardo rientra nel pozzetto. Devo intendere anch’egli con l’animo colmo di gioia e di serenità. Grazie delfini! Nel frattempo procedo verso sud di bolina tirando bordi di due ore ognuno, scadenzati dal timer del suo orologio da polso. In totale percorro altre 32 miglia, ma considerando il bordeggio penso di essere sceso solo di 20. Dovrei quindi trovarmi a 35 miglia un po’ a sud ovest di Portofino. Ormai è sera, il vento è calato, lui è stanco ed ha fame. Riccardo ammaina il fiocco, prende due mani di terzaroli e comunque ammaina tutta la randa. Quindi cena e va subito a nanna! Io non ho bisogno di dormire, non ho bisogno di ormeggi, cime, parabordi, sonniferi o tappi antirumore per le orecchie (che non ho!) anche perché qui dove mi trovo non ci sono discoteche dalle quali difendersi. La serata è tranquilla. Qualche pesciolino salta intorno al mio scafo e mi  augura la buonanotte. Ricambio di cuore.

Secondo giorno

Qui sono in Sardegna, verso Palau, ventone in poppa

Riccardo si sveglia presto, riposatissimo ed affamato. Placa la fame, indi prenda un bel bagno divertendosi a rimorchiarmi da prua, nuotando sul dorso, con le pinne, per una mezz’oretta (gli avevano assicurato che i pescecani non attaccano i funnisti!). Verso le 9 si alza il ponentino da 270°. Benissimo, e noi facciamo rotta 180° al traverso per circa sette ore. E sono altre 28 miglia che sommate a quelle di ieri fanno 63. Dovrei essere al traverso della Gorgona, ma è troppo piccola (o lontana?) per essere visibile. Mi restano altre 20 miglia, che dovrei coprire in un sol giorno, se tutto va bene.

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Riccardo, all’epoca dei fatti narrati

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Seconda notte. Calma assoluta. Riccardo è meno stanco della prima e va a letto tardi, alle 22, in tempo per preoccuparsi un po’ al passaggio di due navi: ho le luci accese ed il riflettore radar. Tuttavia lui non è del tutto tranquillo. Ci avranno visto? Ci avranno cercato sul canale 16? Non lo sapremo mai. Alla fine si va a dormire, facendo affidamento sulla legge della probabilità, quella dei grandi numeri, dei grandi spazi ma soprattutto del gran culo.

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Terzo giorno

Sul Garda: Riccardo mi sta insegnando a navigare senza nessuno al timone!

Scirocco teso. L’anemometro registra 15 nodi a livello del mare. Riccardo lascia filare a poppa una cima di trenta metri: non si sa mai, se cadesse in acqua … Prende una mano di terzaroli e alla via così, bolinazza bagnata con onda, ora dopo ora, bordo dopo bordo, virando quando squilla l’orologio. Per fortuna che la cacca lui la fa regolarmente alla mattina presto e per il resto, meno impegnativo, si arrangia anche mentre timona! Ad un certo punto mi accorgo che lui ha perso il conto dei bordi. Li ricostruisce calcolando il tempo trascorso. In totale sono nove ore, sei con mure a dritta, verso Est e tre con mure a sinistra verso ovest. ll log dice che ho percorso a 35 miglia, che dovrebbero corrispondere circa altre 10 miglia questa volta verso sud est, che sommate alle precedenti fanno circa 73. Dovrei quindi essere quasi arrivato e trovarmi a circa 10 miglia da Capo Corso, ma è sera, la visibilità è scarsa e lui è stravolto dalla stanchezza. Ammaina le vele, prua al vento, cala in acqua l’ancora galleggiante che aveva costruito a terra con i paioli dei gavoni di prua (è brevettata, attenzione!). L’ancora pare funzionare, io scarroccio poco, almeno così mi sembra. Basta, si arrangerà, che la corrente mi si spinga dove vuole. L’onda è fastidiosa ma non pericolosa. Lui “cena” (formaggio grana e scatoletta di simmenthal. Una pesca) e va a dormire, ma passa la notte nel dormiveglia. Parla da solo: dice che si balla troppo per dormire del tutto. Pazienza … si rifarà all’arrivo.

Quarto giorno

A Nord di Spargiotto

Il mio skipper si alza alle prime luci dell’alba, aggiorna la nostra posizione per prudenza “retrocedendoci” nei suoi calcoli delle dieci miglia guadagnate il giorno prima. Continuo quindi ad essere a circa 20 miglia dal Capo, ma l’onda è meno forte di ieri ed io rispondo meglio ai comandi. Venti miglia di bolina, più o meno quanto che da Punta San Vigilio a Riva del Garda, dico a me stesso per consolarmi, coraggio! Devi farcela prima di sera, a tutti i costi. Lui fa una ricca colazione ipercalorica (marmellata, banane, biscotti e pompelmo), recupera l’ancora galleggiante e mi fa ripartire terzarolato a 3,5 nodi.

In allenamento sul Garda

Sono molto inclinato: infatti sono una barca da regata e presupporrei il peso mobile di ben quattro persone di equipaggio e Riccardo da solo più di tanto non può contro bilanciare: per sicurezza passa un braccio dietro la draglia. Ogni tanto è vinto da un colpo di sonno ma non ci sono auto o guard rail nelle vicinanze, per fortuna. E’ molto più sicuro che guidare in autostrada, checchè se ne dica … Dalle sei di mattina sino a quando? Semplice, sino a quando lui avvista la terra, alle 12. Quando l’ha vista ha provato un’emozione fortissima, un vero tuffo al cuore. Sarà Capo Corso o cos’altro? Fatto sta che lui si è messo a saltellare dalla gioia! Anch’io del resto, mi sento come il cavallo che verso sera avverte l’odore della stalla e sente moltiplicarsi le forze pur di raggiungerla al più presto.

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Ormai è fatta, mi dico, qualunque terra sia quella che lui vede all’orizzonte sulla mia prua, ad una distanza che non sa calcolare. Man mano che mi avvicino la terra, la costa gli appare per quello che è: un promontorio slanciato verso nord! E’ lui, il nostro Horn domestico, che raggiungo dopo altre tre ore di bolina. Sfioriamo lo scoglio della Giraglia e dirigiamo, ormai ridossati, verso Saint-Florent. Lui è stanco, felice e … cosa dite? Soprattutto molto fortunato!?… D’accordo … ho capito … ho capito … prometto glielo dirò di non farlo più … va bene così?

P.S.: Signori velisti, voi che veleggiate su barche di 12 e più metri, in equipaggio … signori, appunto … cosa? Quattro giorni sono troppi per coprire 85 miglia? Allora faciamo così: ventite a prendermi, mi portate a Genova e ripetete voi il tragitto in solitaria, senza scalo, senza gips e senza motore. Poi ne riparliamo. Vedremo chi ha ragione, parola di Whisper!

Buon vento a tutti!

                                                                                                 Whisper

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UTOPIA UE? SI, MA SOLO COME LUOGO “NON ANCORA” RAGGIUNTO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Aprile, 2020 @ 2:03 pm

Detto altrimenti: e utopia sia!       (post 3838)

L’UE fatica ad esprimersi come entità unitaria piena. Una “vera e completa” UE da alcuni (USA, URSS) è osteggiata; da molti altri sembra essere considerata un’utopia. Utopia, u-topos, non – luogo, ovvero un luogo, una situazione semplicemente “non ancora” raggiunti (“non ancora”: infatti, guai nella vita a non avere un’utopia, un’aspirazione a un modello ideale!).

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“Utopia”, la famosa opera di Thomas More (1478-1535). A chi volesse leggerla suggerisco la traduzione di Maria Lia Guardini, ed. Piccola Biblioteca del Margine, facendo precedere questa lettura dalla lettura del libro “Tommaso Moro – L’uomo completo del Rinascimento” di Elisabeth-Marie Ganne, San Paolo Ed..  Thomas More (alias Tommaso Moro, alias dal 1935 San Tommaso Moro) nella sua opera espone i propri fondamentali: le ragioni della coscienza, la libertà dell’individuo, la dignità dell’uomo, la riforma della cultura, della società, della chiesa, l’accoglienza degli Altri, la solidarietà, l’equità nella distribuzione delle ricchezze, il diritto-dovere al lavoro, etc., tutte basi pre-UE, precedenti anche a quelle gettate qualche secolo dopo da Degasperi, Adenauer, Altiero Spinelli ed altri ancora. Non intendo io qui riassumere l’opera di Tommaso Moro. Cito solo un passaggio de L’Utopia:

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“Quando penso a tutti gli Stati oggi esistenti e mi sforzo di analizzarli obiettivamente, altro non riesco a vedere – che Dio mi aiuti – se non la cospirazione di un branco di ricconi che a nome e con il pretesto della collettività, si fanno soltanto gli affari loro e si inventano ed escogitano tutti i modi e gli espedienti per riuscire in primo luogo a non correre il rischio di perdere quello che in modo disonesto hanno arraffato e per riuscire, pagando il meno possibile, ad abusare del lavoro e delle fatiche dei poveri”.

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Le strisce! Regaliamole le strisce!

Thomas More non era un antipolitico, voleva solo indicare un possibile diverso metodo politico. Infatti, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una mia sottolineatura: il riferimento all’ Utopia come ad un metodo. Ovvero: è difficile costruire una Europa Politica? Sarà pur vero, ma almeno che qualcuno provi ad elaborare e descrivere nei dettagli come gli Stati Uniti d’Europa potrebbero e dovrebbero essere progettati. Al pari di Tommaso Moro che ha dimostrato come si puo’ descrivere un intero Stato Ideale.

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LETTERA A DUE AMICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Aprile, 2020 @ 6:26 am

Detto altrimenti: molto meglio che al direttore di un giornale   (post 3837)

Un nostro manifesto

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Sono il tesoriere dell’ Associazione Amici della Musica in Riva del Garda. Leggendo le nostre consuete comunicazioni di servizio, le mie mani si sono mosse da sole sulla tastiera del computer ed hanno scritto una lettera a due fra i miei consueti interlocutori, uno a Riva del Garda ed una a Rovereto. Ecco cosa hanno voluto esprimere:

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Inizia

Carissimo amico, gentile amica buongiorno.
Il virus. L’immagine che mi viene alla mente è la torre di Babele: la nostra razza, quella umana, rectius, una parte di essa, si credeva quasi arrivata, molto vicina a possedere ogni capacità, ogni ricchezza, ogni potere. E invece un minuscolo virus ci ha ricondotti quasi alla linea di partenza! Quando sento parlare di telescopi che ci hanno consentito di esplorare distanze di anni luce, mi viene da sorridere: e dopo? Dopo c’è l’infinito: basterebbe che quelle “cape tanto” (teste così intelligenti, per dirla in dialetto napoletano) si rileggessero la poesiola di quel tal Giacomo che parlava appunto dell’Infinito.

Le strisce! Mettiamole le strisce!

Io da vecchio manager sto cercando di dare una mano nel senso di contribuire, da semplice goccia qual sono, ad alimentare un ruscello di idee che possa confluire in un fiume-mare-oceano di soluzioni per il domani, per la ripresa dell’intero sistema UE. Se leggerete il LP-Long Post  che ho scritto e pubblicato ieri http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=73038 vedrete di cosa parlo. L’UE: io sono un europeista convinto sin da circa 40 anni fa quando aderii al MFE-Movimento Federalista Europeo di Altiero Spinelli. L’UE che USA e URSS proprio non vorrebbero, l’ UE culla della nostra civiltà (e inciviltà); archivio culturale e storico; madre della filosofia occidentale. L’Italia poi, il Paese Museo a cielo aperto, una somma di tutte le possibili bellezze e culture, musicale in testa, e nell’Italia il Trentino e nel Trentino Rovereto e Riva del Garda e in queste due città, voi due amici, che tanto fate per la Musica. Grazie!

Un caro saluto
Riccardo musicofilo, purtroppo non musicologo

P.S. “Adda passà a nuttata! Anche perchè “O bono tempo e o malo tempo non dura tutto ‘o tempo”. Nel frattempo … noi speriamo che ce la caviamo! (La bellezza e il colore dei dialetti e delle espressioni tipo sermone latino!)

Finisce

Della serie: un blogger non è mai solo!

P.S.: a suo tempo mi laureai in giurisprudenza. Uno dei tanti esami che dovetti superare fu “Filosofia del diritto”. Oggi mi chiedo se esista un trattato di “Filosofia della Musica”.

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In successione: 1) B-Bond; 2) BI-Bond Irredimibili; 3) EBI-EuroBond Irrerimibili; 4) EBI F- … emessi dai paesi Favorevoli (ma … sottoscrivibili da tutti!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Aprile, 2020 @ 5:27 pm

Detto altrimenti: un LP-Long Post, prodotto in successione, frutto dell’intelligenza, della fantasia, della creatività collettiva e dell’ amicizia fra tre persone!      (post 3836)


1 – In coda al post del 2013 io stesso proponevo i Monti Bond irredimibili per risolvere la crisi dell’ILVA:
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=13355

2 – Il mio amico Gianluigi De Marchi demarketing2008@libero.it ha recentemente proposto
http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=72538 di riattivare le emissioni di titoli di debito pubblico italiani del tipo irredimibile.

3Io stesso ho aggiunto ora che potrebbero essere emessi anche Eurobond irredimibili.  Si veda il post   http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=72538 .

Gianluigi De Marchi


4 – Adesso Gianluigi De Marchi e il suo amico Francesco Femia rilanciano e propongono che gli Eurobond irredimibili europei siano  emessi (solo) da tutti i paesi favorevoli ai bond europei, con la facile prospettiva di vederli sottoscritti anche dalla finanza dei paesi cosiddetti “forti” che gli Eurobond non vogliono co-emetterli. Ecco il loro messaggio:

Contributo di Gianluigi De Marchi – Inizia:

Il mondo finanziario sta reagendo alla grave crisi economica generata dalla pandemia in maniera “tradizionale”, inondando i mercati di liquidità ed attuando politiche di ampliamento del debito pubblico. Eppure mai come in questo periodo è pericoloso creare nuovo debito che andrà a pesare sulle spalle delle nuove generazioni, zavorrandole di un peso che sarà insostenibile se non si verificasse (fatto altamente improbabile) un boom economico di straordinaria portata.

1935: Lit. 42 mildi, 5%, cedola semestrale

Sarebbe molto meglio studiare una forma alternativa (che non è certo di “finanza creativa” essendo già stata sperimentata con successo un secolo fa) di raccolta di capitali da destinare al sostegno ed al rilancio dell’attività produttiva. Intendo riferirmi all’emissione di un prestito irredimibile (cioè senza obbligo di rimborso), che paghi ai possessori una rendita perpetua ad un tasso “incentivante” (oggi potrebbe essere un 3% annuo). Il titolo, denominato “Rendita”, è un tipo particolare di obbligazioni, che attribuisce al possessore solo il pagamento degli interessi e non anche la restituzione del capitale. Ne ho già recentemente accennato, illustrandone i vantaggi sia per lo Stato che per i risparmiatori-investitori.

Gli interventi finora messi in campo sono tutti rigorosamente nazionali, ognuno pensa al suo orticello, senza una strategia comune che invece, in un mondo che da anni predica la globalizzazione, dovrebbe pensare in grande, a livello europeo se non addirittura mondiale. Molti in Europa hanno proposto l’emissione di Eurobond (denominati, sull’onda dell’emotività, “coronabond”), cioè titoli emessi e garantiti dall’intera comunità europea e non da un singolo Stato.

Favorevoli a questa soluzione (che tra l’altro sottolineerebbe in maniera visibile ed efficace che l’Europa esiste e non è solo un flatus voci…) sono alcuni Paesi come l’Italia, la Spagna, la Francia, il Portogallo, il Belgio e, negli ultimi giorni, altre 9 nazioni minori); ma i paesi con finanze solide si oppongono ferocemente all’ipotesi, non volendo condividere il debito dei paesi “deboli”.

Gianluigi De Marchi torna in argomento con un’ulteriore contributo.

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Bene, allora mettiamo in campo un po’ di fantasia, e proviamo ad emettere Europabond dei paesi favorevoli, che s’impegnino a sorreggersi mutualmente, dando così maggior solidità all’emissione rispetto a quelle di ognuno di loro. Titoli che potremmo definire, come suggerito dall’amico Francesco Femia (collega da lunga data con il quale ho scritto il saggio storico IL REGNO UNITO D’ITALIA e con il quale io ho affinato questa proposta) con la sigla IEB, cioè “Irredeemable European Bond”.

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Vuoi vedere che anche i risparmiatori e le banche tedesche o olandesi sottoscriverebbero questi titoli? Con l’effetto di indirizzare proprio verso i Paesi “deboli” le loro risorse, beneficiando di un interesse reale elevato anziché accettare interessi negativi corrisposti dai Bund tedeschi…F

Finisce

Che ne dite? Intelligenza collettiva? Viribus unitis? Certo che ora tocca di nuovo a me calare la quinta carta- contributo d’idea sul tappeto verde della nostra discussione. Eccola:

5 – dobbiamo avere la consapevolezza che anche solo progettare questo tipo di emissioni indurrebbe i paesi forti a riflettere: infatti la loro finanza e i loro privati dirotterebbero su di noi i loro depositi e i loro risparmi!

Mi scrive L.G.:Ma poichè il rendimento sarebbe superiore, allo Stato costerebbero di più.” Rispondo: nel brevissimo periodo si, ma questa curva di crescita degli esborsi finanziari per interessi sarebbe molto ben più che assorbita dalla curva della decrescita dei mancati esborsi finanziari in linea capitale delle emissioni tradizionali che non sarebbero state rinnovate: pertanto, cioè già nel medio termine si avrebbe un notevole risparmio finanziario e quindi anche economico, a parte il fatto che dimuirebbe il rapporto debito-Pil, migliorerebbe il rating, diminuirebbe lo spead, aumenterebbe la liquidità per investimenti produttivi.

Ri-domanda L.G.: “Ma i paesi forti non ci stanno“. Rispondo: non ci stanno a partecipare alla emisisone di questi titoli, ma tutta la loro finanza e i loro cittadini privati correranno ad acquistare questi titoli, per il buon rendimento che garantiscono. Tieni presente che i bond tedeschi hanno rendimento negativo.

L.G. insiste:Complimenti a tutti voi, l’idea è ottima ma mi sembra utopica”. Rispondo: hai ragione L.G.: infatti un’utopia è un obiettivo semplicemente non ancora raggiunto! E poi, anche il mio tris-tris-tri-avolo conterraneo Capitano di lungo corso a vela, tale Cristoforo Colombo, chi l’avrebbe detto che ..? E invece … E allora sai, anch’io sono un velista, anzi: un regatante! E le sfide mi piacciono.

L.G.: “Scusa amico blogger, ma sono anch’io un velista e allora – da collega a collega – mi permetto di farti ancora un’ulteriore domanda: questa soluzione non va in direzione opposta agli sforzi dell’Italia e della Francia di convincere tutti i paesi a partecipare all’emisisone dei bond?” Rispondo: amico, io velista sì, da 30 anni; ma manager dall’età di 30 anni (ne ho 76) e come tale devo essere pronto a tutte le soluzioni, nessuna esclusa. E anche solo far intravedere la possibilità di questo tipo di bond indurrebbe i paesi forti a riflettere: infatti la loro finanza correrebbe a sottoscriverli, impoverendo i depositi delle loro banche e le sottoscrizioni dei loro bond! Sai che risate che ci faremmo!

E le banche? La liquidità proverrebbe in gran parte dai depositi bancari dei privati che in Italia ammonta se non erro a 2000 mildi di Euro (grazie se qualcuno mi può confermare questo dato!), banche che sarebbero stimolate a non commettere più gli “sbagli” (concessioni di credito improvvide; spericolati investimenti finanziari) che ne hanno portate molte sull’orlo del fallimento; banche che potrebbero esse stesse sottoscrivere questi titoli irredimibili.

Invito sin d’ora Gianluigi De Marchi a scrivere con me un altro post a quattro mani sul tema irredimibili-banche.

Nota del 3 aprile: rilevamento dati statistici sulla giornata del 2 aprile, giorno della pubblicazione di questo post. Ieri è stata una giornata molto “attiva” per il mio post, tenuto conto che non sono collegato ad alcun social network. Infatti ho avuto 83 visitatori di cui il 20% “vecchi” e l’80% “nuovi”, per un totale di 90 sessioni e 188 pagine lette, alla durata media di collegamento di 2 minuti e 36 secondi. I luoghi più significativi di collocazione geografica dei lettori sono stati: Roma (15); Milano (10); Torino (10); USA (1); Spagna (1); Francia (2); Svezia (1). Altri in Italia: Trentino Alto Adige; Bologna; Firenze; Verona; Vivenza; Napoli; Palermo; etc.. Grazie a tutti voi ed in particolare al lettore L. G. che è intervenuto per iscritto da Trento.

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COVID19: AUTOMOBILI E BARCHE FERME!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Aprile, 2020 @ 2:14 pm

Detto altrimenti: e c’è chi ne trae vantaggio!        (post 3835)

Automobili ferme per settimane, barche a vela idem. E allora …

Questa mi è arrivata da “uozap”!
Questa è mia: folaga sulla poppa del mio Fun, con lo sposo
Anche questa è mia: una sua parente vicina alla prua
Vista dall’alto

Auguri alle due future mamme!

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CARTELLI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Aprile, 2020 @ 7:33 am

Detto altrimenti: ch’ha dda fa’ uno per scrivere nu post co’ ‘sto malamente de virus cha nun s’esce di casa!   (post 3834)

Anteprima

Ma per fortuna che c’è … il computer, una ricca dotazione di libri, i telefoni! E sennò ai cheppalle ‘sta clausura! Ma, coraggio, adda passà a nuttata! Sapete come dicono in Sicilia? O bono tempo e o malo tempo non dura tutto o tempo! Dice … ma che … sei napoletano, siciliano, trentino? Un po’ di tutto, raga. Infatti soprattutto per lavoro ho viaggiato molto all’estero e in Italia e sono stato sempre molto interessato alle espressioni figurate del tipo:

  • Germania: avere fortuna = Schwein haben (avere maiale! Noi diciamo in modo diverso …)
  • Inghilterra: dare un’occhiata = to give a butcher (dare un macellaio)
  • Iran: seno prosperoso = labagnàt (latteria)

Ma veniamo ai “cartelli”. Ecco il primo in anteprima:

Lapide in Amalfi: “… arabi, libici, siciliani, africani …”  (Evvabbè)

Dice … e i dialetti? Quelle le espressioni dialettali a me mi piacciono molto. Siccome che io sono del 194, e nel dopoguerra l’unico svago a terra erano i film di costume, spesso in dialetto! Svaghi “a terra”? Si, infatti abitavo a Genova e noi ragazzi i quattro mesi d’estate li passavamo al mare, cioè “nel” mare. E mi piace anche lasciarmi andare a certi svarioni della lingua parlata, tipo siccome che  come pure a me mi. Non sto inventando nulla, sapete: già nell’antica lingua latina esisteva il sermone, cioè lo scrivi come parli.

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Marco Terenzio Varrone: De sermone Latino, opera pervenuta per frammenti. Descrive il corretto uso della lingua latina, le sue parentele con altre lingue e i suoi contatti con i dialetti italici. 
Dice, ma … caro il mio blogger … come pensi tu che tutto ciò possa influire sui tuoi lettori? Io? Io speriamo che me la cavo!

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Fine dell’anteprima. Ora possiamo cominciare

Questa mattina, al risveglio, mi sono detto: che gli racconto oggi? Che poi avrei dovuto scrivere “che racconto loro, oggi” ma vabbè … (v. sopra). Idea! Gli racconto i cartelli, anzi faccio raccontare loro (figo!) dai cartelli, o meglio, dai bicicartelli, quelli che incontri sulla tua strada a pedali, e gli autocartelli, quelli che … sì, avete capito. Che poi ci sarebbero anche i libricartelli, quelli riportati nei libri sugli umarell bolognesi (gli umarell sono i pensionati che per strada controllano i lavori dei cantieri stradali, la corretta posizione delle auto in sosta, il rispetto delle regole condominiali, etc., ma loro meritano un post a parte, vedremo). Cominciamo.

Valle dell’Adige, ciclabile Trento-Borghetto: il confine Impero d’Austria-Regno d’IItalia
Valsugana: idem come sopra
Valsugana, retro del cippo: solo che hanno sbagliato la “N” !
Valsugana: verso il bicigrill di Tezze
Bicicartelli sulla ciclabile della Valle dell’Adige, all’altezza di Avio
Ciclabile verso Campo Tures (BZ)
Dopo una lunga pedalata, finalmente!

Come dargli torto?
Bancarella a Sorrento
Porticciolo di Genova Nervi (per non consumare inutilmente l’acqua!)
Porticciolo di Genova Nervi: cartello stradale
Vicoli di Camogli (GE)
Canale di Tenno (TN), sopra Riva del Garda
Casa di Don Marcello Farina, Balbido (TN)
USA: e dire che sarebbe bastata una piccola offerta!!

Al prossimo post!

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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Marzo, 2020 @ 8:28 am

Detto altrimenti: di Riva del Garda      (post 3833)

2009, memory. In quall’anno terminai il mio ultimo lavoro (all’età di 65 anni diventai infatti un VIP-Vecchietto In Pensione) ovvero la realizzazione in Riva del Garda del Parcheggio Interrato Terme Romane come Presidente, Amministratore Delegato, Direttore e RUP-Responsabile Unico del Procedimento della società-progetto APM-Altogarda Parcheggi e Mobilità SpA.

Il cantiere
The parking below

APM, una società mista pubblico-privata a maggioranza comunale della quale, fra l’altro, inventai anche il nome e la “P” del logo: una P leggermente inclinata, poggiata su una base di due linee ondulate a rappresentare una vela spinnaker sulle onde del lago. Ah … questi velisti …!

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Dell’ APM ricordo innanzitutto e soprattutto i colleghi di lavoro: ragazzi, ragazze, giovani mamme, giovani padri che chiamai a lavorarvi. Persone che avevano tanti, tanti anni meno di me, con una limitata esperienza lavorativa e nessuna nel settore; Persone che riuscii a far crescere delegando loro potere e responsabilità; Persone che coinvolsi nella formazione di una intelligenza collettiva; Persone che condussi ad operare per funzionigramma e non per organigramma; Persone che una volta mi dissero “Siamo contenti di venire a lavorare qui con lei”; Persone la cui motivazione era il primo fattore della produzione di APM; Persone che ancora oggi ricordo con affetto e che ancora ringrazio.

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In previsione della cerimonia d’inaugurazione …

… ed anche per abbellire gli interni della struttura lanciammo un concorso fotografico, “I colori di Riva del Garda” se non ricordo male.

… con le stampe del foto-concorso alle pareti

Dalle foto migliori furono ricavate delle stampe che sono appese alle pareti dei locali. Alcune di loro furono premiate. In questi giorni, riordinando i miei files, mi sono ritrovato innanzi le quarantuno fotografie finaliste. Eccole qui “in stretto ordine alfabetico per nome dell’autore/autrice”.

1 -Alberto Sibioli: “Laura”
2 – Alessio Mantovani
3 – Alice Di Lucia: “Estate”
4 – Andrea Rigatti: “Verso il giardino”
5 – Angela Huber: “Riva surf”
6 – Annalisa Miorelli: “Comete rivane”
7 – Arianna Guella: “Il lago sotto la nebbia”
8 – Beatrice Elena: “Decollo”
9 -Cristina Torboli: “Cristalli”
10 -Daniele Briani
11 – Davide Pivetti: “Cercasi sponsor”
12 – Elena Di Gregorio. “Ombre rosse”
13 – Elisa Mandelli: “Pescatori”
14 -Elisa Santuliana: “Gemme d’inverno
15 – Enzo Caliari: “Al mattino”
16 – Federicho Mascher: “Monolite”
17 -Franco Daldoss: “I pompieri di … Quaggiù!”
18 – Gabriele Tonoli: “Prima fila”
19 – Gisele Vettore: “Galleggerà?”
20 – Gisele Vettore: “Più colori di così …
21 – Gisella Marconi: “Bellezze in bicicletta”
22- Lorena Bombardelli: “Innamorati”
24 – Mario Faes: “Tramonto sul lago”
25 – Matteo Calzà: “Ciclisti”
26 – Matteo Calzà: “Passata è la tempesta”
27- Mattia Mascher: “Senza tempo”
28 -Maurizio Modena Cuculiza: “Fraglia di notte”
29 – Maurizio Modena Cuculiza: “Via Zara”
30 – Maurizio Stoppini: “Laghetto sul lago”
31- Renzo Mazzola: “Nuoto”
32 – Renzo Mazzola: “Scatto alla Giapponese”
33 – Rino Tedeschi: “Riflessi da Cima Oro”
34 – Stefano Giuliani: “Fortezza veneziana”
35 – Studio Minove: “Neve”
36 -Studio Minove: “Neve”
37 – Valerio Venturi: “Fiaba di notte”
38 – Valerio Venturi: “Notte di Fiaba”
39 – Vanda Linetti Spitali
40 – Vigilio Forelli: “Per strada”
41 – Vittorio Lorenzi: “Bassa marea”

Fine. Cosa? Quali sono state le foto vincitrici? Eh no, raga, ognuno assegni il premio a quelle che lui stesso giudica migliori! Vinceranno quelle che avranno preso più voti …

Buona Riva del Garda a tutte e a tutti! E … state in casa!

P.S.: e qualche foto mia, fuori concorso, me la lasciate aggiungere? Dai …

Andare in … ufficio in inverno
Il mio … ufficio!

… ma poi è venuto il sole!
L’arrivo dell’Ora del Garda
Chardonnay dell’Agraria di Riva: al sicuro!
Pista ciclabile dopo la Centrale Fies: mission impossible!
Mobilità lacustre intermodale
Noi siam come le lucciole, viaggiamo nelle tenebre,
noi ci muoviamo a pedal, e non facciam del mal!
Dieci canti: Inferno, Purgatorio e Paradiso in Trentino
by Riccardante Lucattieri
Iwo Jma in Val Concei!
In regata
Solo
Ma insomma, che razza di blogger sono? Lo volete proprio sapere benedetti figlioli? Andate alla foto seguente …
….
….
….

THE END

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