LA QUARESIMA DEI DIRITTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2020 @ 1:28 pm

Detto altrimenti: un periodo di riflessione ed una resurrezione  anche per loro        (post 3780)

Ci hanno sempre martellato con il peccato originale; con la valle di lacrime; con la sofferenza che santifica; con la penitenza; con il digiuno; col cilicio; con l’astinenza dai peccata Fleisch, i peccati carnali (che poi il comandamento era “non commettere adulterio” e non “non commettere atti impuri”. Infatti, qua’ atti impuri … dato che l’impulso sessuale è uno dei tanti doni divini?), con il  lavoro: un vero castigo divino, un pesante dovere! Infatti il lavoro nella nostra religione all’inizio è stato prospettato come un castigo, una maledizione (Gen. III – 2, 17): “Mangerai pane con il sudore della fronte … sia maldetta la terra nel tuo lavoro … tu mangerai di essa in fatica tutti i giorni della tua vita”. Più dura di così non la si sarebbe potuta mettere, vi pare?

“Andate a lavorare!”

Ma allora, questo lavoro è un diritto o un dovere? Il primo ad affermare il diritto al lavoro è stato l’Illuminismo (Luigi XVI, 1776). L’enciclica Rerum Novarum (Leone XIII, 1871) descrive il lavoro prima come un dovere e poi come un diritto, retribuito tuttavia con il “giusto salario”. Quindi il lavoro si sdoppia in diritto-dovere che a sua volta si sdoppia in capo al lavoratore e al datore di lavoro.

E qui sorge il problema: mono-etica della libertà (umanesimo laico) o monoetica della giustizia (umanesimo cristiano)?  Ovvero, un salario “giusto” alla latina, secundum jus, cioè secondo una legge che consenta la libera trattativa delle parti (di cui una forte ed una debole); oppure “giusto” in relazione all’esigenza di una vita dignitosa del lavoratore? In altre parole, prevale il diritto (assoluto) alla libertà o il diritto (assoluto) alla giustizia? Anche qui in medio stat virtus: la risposta è una soluzione di compromesso, secondo la positiva filosofia ed esperienza storica del compromesso rispettivamente enunciate e citate da Paolo Mieli in un capitoletto del suo bel libro “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo”.

Per concludere: in questo periodo di quaresima, facciamo fare la quaresima anche ai diritti mono-etici e riflettiamo, fino ad arrivare alla loro “resurrezione” attraverso un compromesso pluri-etico. A cominciare dall’abolizione della paghetta per tutti anche i non lavoratori (da nessuna parte è scritto il diritto ad una paga senza lavoro); da un giusto salario per i neri oggi sotto-pagati in nero e per i sotto-pagati riders; da un ridimensionamento delle super super retribuzioni; da una giusta retribuzione per i nostri migliori giovani cervelli, così che non fuggano all’estero.

O no?

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LA POLITICA DELLA POLTRONA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2020 @ 8:24 am

Detto altrimenti: attenzione ai diversi significati dell’espressione!    (post 3779)

Il significato più accreditato è quello di chi è incollato alla propria poltrona politica, comunque conquistata o semplicemente ricevuta in dono. Esso si adatta sicuramente – per fare un esempio – a quei parlamentari i quali, intervistati sulla piazza di Montecitorio, dimostravano di confondere il deficit di bilancio con l’indebitamento pubblico. Sarebbe un po’ come se un padre di famiglia confondesse il disavanzo della gestione finanziaria del mese in corso con l’importo del mutuo stipulato per l’acquisto della casa di abitazione.

Poi vi è la politica della poltrona del salotto dalla quale un cittadino non si vuole proprio alzare per dedicarsi alla politica attiva e talvolta nemmeno per andare semplicemente a votare!

Infine vi è la politica della poltrona di chi aveva un buon lavoro, poltrona  che ha abbandonato  per dedicarsi alla Politica.

Come si vede, attenti a dire “politica della poltrona”: occorre essere specifici!

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ANTIGONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 4:42 pm

Detto altrimenti: per celebrare la Festa della Donna (post 3778)

Perchè questo post?

1 – Perchè in post recenti (da ultimo nel post precedente, n. 3777) ho fatto cenno al rapporto fra i diritti innati dell’uomo, le Costituzioni e le leggi ordinarie: un tema che affascina e che sta alla base di un’eventuale Costituzione degli (auspicabili) Stati Uniti d’Europa.


2 – Perchè sto cercando di celebrare la festa della Donna anche trovando Donne (Dominae) disposte a candidarsi insieme a me alle prossime elezioni comunali di Trento in appoggio al candidato Franco Ianeselli, in una lista che vogliamo sia di pari genere. E ciò per contribuire alla più grande rivoluzione del nostro tempo: la sconfitta del pregiudizio di una minoranza (di uomini) a danno di una maggioranza (di Donne).


3 – Perchè infine ho afferrato al volo un’iniziativa dell’amico Alfonso Masi qui di seguito segnalata.

Venerdì 6 marzo 2020 ore 17,00, Associazione Culturale Rosmini, Via Dordi Trento – “Antigone, una donna forte”, Recital con le voci di Ester D’Amato, Beatrice Ricci, Mimmo Ianelli, Alfonso Masi, Fiorenzo Pojer – Inteventi musicali di Luciano Maino.

La tragedia sofoclea di Antigone ha avuto durante i secoli numerosissime riprese sia in campo musicale (numerose realizzazioni nel Settecento e quelle del Novecento di Arthur Honegger e Carl Orff) sia in quello teatrale (basti ricordare gli allestimenti di Brecht, Anouilh e del Living Theatre): segno evidente dell’attualità del tema che viene proposto, quello del rapporto tra le leggi statali e le “non scritte leggi degli dei” intese come i dettami interiori della coscienza. Nel presente recital la tragedia di Antigone viene presentata in forma di oratorio, senza scene, costumi, movimenti coreografici, per dare risalto soltanto alla parola del coro o dei singoli personaggi, specialmente al contrasto fra Antigone e Creonte che rappresenta il cuore della tragedia: il re che esalta le leggi della città stabilite dagli uomini e Antigone che oppone le leggi divine che non hanno bisogno di essere incise sulla pietra per rimanere indistruttibili ed eterne.

Il significato rivoluzionario della Donna Antigone emerge da quanto ci fa notare Alfonso stesso, in un suo breve appunto sulla Donna nella tragedia greca:

Eschilo, Sette contro TebeDegli uomini sono questi gli impegni: sacrificare agli dei e interrogare gli oracoli quando ci si trova a combattere col nemico. A te invece tacere e restare in casa.
Sofocle, Aiace Donna, alle donne ornamento è il silenzio.
Euripide, EraclidiSilenzio ed equilibrio sono per la donna il meglio e restare tranquilla dentro casa.
Euripide, AndromacaL’assennato che ha moglie non deve lasciarla visitare in casa da donne. Sono loro ad insegnarle il male.

Come si vede, nella tragedia greca le figure femminili appartengono spesso al mondo mostruoso dell’ambiguità e del disordine: Andromaca, moglie e schiava, Cassandra e Agave, le donne possedute; Medea, la strega; Elena, l’incantatrice; Ecuba, la vecchia feroce e selvaggia; Clitennestra, la donna demonio. Sono esseri diabolici che quasi sempre fanno un fine sacrificale. Per contro la figura di Antigone è un unicum e risalta ancora di più se contrapposta alla figura della sorella Ismene. Esemplare a tale proposito è la prima scena della tragedia in cui Antigone svela il suo progetto di seppellire Polinice, al quale si contrappone la remissività di Ismene: “Noi donne non siamo nate per combattere contro gli uomini, e poiché siamo soggette a chi è più forte, dobbiamo rispettare i loro ordini, e anche peggiori di questi… Non c’è senso a fare cose più grandi di noi… Io non sono nata per combattere il volere della città…. Non si può cercare l’impossibile”.

N.B.: al Rosmini andateci per tempo, perchè i recital di Alfonfo fanno il pieno!

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STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 9:33 am

Detto altrimenti: parliamone, parliamone … hai visto mai?   (post 3777)

Fino ad oggi stiamo continuando a “fare” l’UE partendo dalle leggi e dai regolamenti. Esse/i rispecchiano i principi costitutivi dell’Unione. A questo punto sorge la necessità di una riflessione. Prendiamo le mosse da un diritto interno, ad esempio dal nostro, che si articola su tre livelli: i diritti innati dei singoli, la Costituzione, le leggi ordinarie. In quale ordine gerarchico si collocano i tre livelli? Io personalmente sono portato a considerare l’ordine con il quale li ho elencati due righe sopra. Tuttavia una rilevante dottrina preferisce collocare i primi due livelli sullo stesso piano, perché se è vero che il diritto innato ha di per se stesso una propria forza, è altrettanto verso che la Costituzione è espressione politica dello Stato, il quale ha sì cessato di essere uno Stato persona, ma non ha abdicato al suo ruolo politico. Il problema non si pone circa la collocazione al terzo posto del livello leggi ordinarie.

Usualmente ci preoccupiamo della rispondenza delle leggi alla Costituzione. Proviamo invece a dedicare maggiore attenzione al rapporto fra le leggi e i princìpi, ma ancor di più fra la Costituzione e i princìpi, se non altro perchè, pur avendo entrambi dignità costituzionale, in caso di conflitto devono prevalere i princìpi. Ora, se la Costituzione deve cedere il passo ai princìpi, a maggior ragione lo devono cedere le leggi.

Regaliamole le strisce!

Veniamo all’Europa. Fino a quando partiremo dal basso, ovvero da leggi e regolamenti ordinari, non faremo entrare in gioco completamente il piano dei diritti innati e quello del suo ruolo politico che si esprimerebbe solo attraverso una Costituzione Europea valida tutti i suoi stati che dovrebbero quindi rinunciare alle proprie singole Carte Costituzionali ed essere necessariamente “uniti”: gli Stati Uniti d’Europa.

Da molti si dice che “questa” UE ha fatto il suo tempo, che è solo burocrazia, che occorre modificarla profondamente.  Io vedo la questione come un sistema SW che da decenni ci ha portato molti vantaggi ma che ora inizia a mostrare una certa inadeguatezza rispetto alle nostre nuove esigenze. Ed allora, da vecchio manager che nella vita ha avuto – fra i tanti altri – anche il compito di reimpostare interi sistemi informatici, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una proposta: continuiamo ad usare questo SW, questa Europa, così com’è, senza continuamente criticarla o rifiutarla e – in parallelo – costruiamo il nuovo modello di funzionamento: quando questo sarà pronto, gli potremo trasferire i dati e abbandonare il vecchio.

L’avete letto?

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Solo che se è vero che in Italia spesso si progetta male perché non si è sicuri del successivo finanziamento e talvolta non si finanzia un progetto perché mal progettato; forse è altrettanto vero che non esiste in UE si chi faccia carico dell’investimento in una simile progettazione. Peccato! Personalmente comunque io non dispero e continuo a credere nella mia utopia. Perché ci credo? Perché l’utopia non è un obiettivo irraggiungibile: è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! E poi, cheppalle una vita senza utopie!

Buoni SUE –  USE –  EUE a tutte e a tutti!

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GLI IMPERI OGGI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 8:11 am

Detto altrimenti: oggi, gli imperi!       (POST 3776)

Gli Impero odierni in miliardi di abitanti (e in altri termini)

  • Impero Asiatico: 5
  • Impero Africano: 1 (ma si raddoppia in 17 anni)
  • Impero Americano: 1 (di cui USA 0,350)
  • Impero mediorientale: molte guerre e molto petrolio
  • Impero Europeo: 0,5
  • “Impero” Italia (0,060)

Dice … ma di che imperi vai parlando? Mica hanno ognuno un vero Imperatore che li comanda! Eh, no, raga, quegli ognuno gli imperi il proprio imperatore ce l’hanno e come se ce l’hanno! Solo che ogni imperatore è di tipo diverso. Vediamoli un po’.

Impero asiatico: made in India, in China; le rotte della seta; l’acquisto di terreni in Africa … una rete imperiale di strade tipo la rete delle strade dell’impero romano all’ennesima potenza, per fare transitare non le antiche legioni ma la propria presenza industriale, commerciale, finanziaria e quindi politica. Vi pare poco?

Marco Polo, mica lo poteva immaginare che guaio ne sarebbe poi derivato!

Impero Africano. Una terra dove vengono coltivati dagli Olandesi i tulipani che poi sono spediti in tutto il mondo via aerea. Dice … ma quelli che vediamo quando andiamo a pedalare in Olanda? No, raga, scialla, quelli sono la cartolina per i turisti. E l’Africa conquistata dal ferum victorem, ferum victorem cepit, ovvero a sua volta soggioga il suo proprio conquistatore. Come? Raddoppiando la propria popolazione entro 17 anni e ponendo il resto del mondo, Europa in testa, di fronte ad un non eludibile problema.

Impero Americano, soprattutto nord americano: come la GB, separata dalla Manica, si permette di uscire dall’UE, così gli USA, difesi da due oceani e dal Canada, avendo il solo problema meridionale (confine messicano), si permettono di ricercare uno splendido isolamento e di contattare il resto dell’Umanità “alla carta”: questo sì, questo no. E poi il Brasile, con le sue ex foreste; Il Venezuela, con il suo petrolio … vi pare poco?

Impero mediorientale: guerre e petrolio, il potere di condizionare il mondo.

Impero Europeo: ecco, qui avete ragione, è un Impero solo potenziale, il più ricco di un insieme di culture diversificate, la culla della civiltà e della storia occidentale: questo sì che è da costruire.

Ma mi faccia il piacere ...

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Impero Italia? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò! Noi  … anzi un lui che una volta inneggiava agli 8 milioni di baionette; e oggi un altro lui che inneggia a 60 milioni di persone che la penserebbero come lui? Quando mai!?  Raga, ci vogliamo isolare dal “nostro” impero sovranista nazionalista italianista noi che “pesiamo ” il 12% su un’Europa e lo 0,85 % sul totale mondiale?

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ELEZIONI COMUNALI PER GENERARE PENSIERO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Febbraio, 2020 @ 2:13 pm

Detto altrimenti: … che poi equivale a GENERARE FUTURO   (post 3775)

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“Generare futuro”: il principio al quale si è ispirato sin dall’inizio l’Associazione Culturale RESTART TRENTINO della quale il vostro blogger è presidente per il secondo mandato triennale.

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Anteprima

Mi sta capitando questa fortuna da dieci anni, da quando sono in pensione (2010-2020). Prima non avevo spazio mentale se non per il lavoro. Ma … ora, come nasce il mio pensiero? Molto dai libri che leggo; dal tempo che ho per riflettere; da tutto ciò che riesumo dalla memoria degli studi giovanili e universitari. Il tutto amalgamato con poco meno di quarant’anni di esperienze lavorative e di vita. E il risultato-pensiero che ne deriva può aiutare a generare futuro, non certo per me che ho 76 anni quanto per chi volesse approfittare non dico dell’insegnamento (non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno!) ma delle esperienze che metto alla portata di tutti su una sorta di tavolo self service. Rileggendo i classici (letteratura e filosofia) si comprende come il Pensiero umano si sia via via formato.  Ed allora mi chiedo: molto probabilmente sta continuando a formarsi anche ai giorni nostri. E’ un continuo divenire. Infatti il Pensiero nasce dalla sua stessa storia, dai libri, dalla vita vissuta, dalla riflessione e – last but not least – dalla discussione, dal confronto personale diretto faccia a faccia. E il primo confronto che io faccio è con me stesso, scrivendo queste righe, aprendomi a me stesso e agli altri. E guai a ridurre il pensiero umano ad un like sul pensiero altrui!

Fine dell’anteprima. Ora possiamo cominciare

Pensiero, filosofia, sociologia. Riscontro con piacere che ai vertici delle grandi e media Società sempre più spesso vengono collocati manager di formazione classica, filosofica, sociologica. Non dimentichiamo che antesignano in tal senso era stato  Adriano Olivetti! Sul tema, leggete il libro di Pier Luigi Celli “Il potere. La carriera a la vita- Memorie di un mstiere vissuto controvento”, Chiarelettere Ed. 2019.  E ciò in quanto si è compreso che i fattori della produzione non sono più il capitale ed il lavoro, bensì sono le Persone, la loro motivazione; il ragionamento logico; il fatto  che le aziende non devono più operare per organigrammi, bensì per funzionigrammi; che l’intelligenza necessaria alla generazione del pensiero e del futuro  è l’intelligenza collettiva che è possibile solo in ambiente – aziendale e politico – veramente democratico. Esattamente il contrario – in azienda e in politica – dell’ipse dixit, dell’uomo con i pieni poteri, del “secondo uomo del destino”, del ghe pensi mi.

Una particolarità del pensiero odierno infatti è una sorta di sua inversione termica orizzontale: cioè che oggi sempre più spesso esso nasce in periferia e da lì si muove ad arricchire il centro di una intelligenza collettiva. Ciò dipende dallo sviluppo delle comunicazioni che consente anzi richiede il decentramento territoriale verso “i confini” di ciascun sistema sociale, economico e politico: ed è la gente di frontiera quella che ha per prima il polso della situazione. Ciò vale anche – anzi, direi soprattutto –  per il pensiero politico: un’intelligenza collettiva che in ambiente democratico prende le mosse dalla periferia geografica, aziendale, politica:  esattamente il contrario dell’ipse dixit dell’uomo accentratore, quello con i pieni poteri, quello del ghe pensi mi.

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Ecco ciò che deve essere valutato in previsione di un turno elettorale comunale importante come è quello che sta per affrontare il Comune di Trento (nella foto: il Castello del Buonconsiglio dà tutti un buon consiglio: andate a votare! E se fra i candidati ci fosse anche un blogger, votatelo!)

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STATO, LEGGE, COSTITUZIONE, DIRITTI – 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Febbraio, 2020 @ 7:49 am

Detto altrimenti: diritti civili e diritti sociali   (post 3774)

Oggi la maggiore preoccupazione dei cittadini è la mancanza di lavoro. Diritti civili: di voto, libertà di parola e di associazione, etc.; diritto sociali: al lavoro, alla salute, etc.. Chi tradizionalmente e istituzionalmente si è battuto in favore del diritto del cittadino al lavoro sono da sempre stati i sindacati. Tuttavia la loro parte politica di appartenenza, la sinistra, si è concentrata soprattutto sulla difesa dei diritti civili (democrazia, antifascismo) e molto meno su quella dei diritti sociali e poichè in politica come in natura non esiste il vuoto, vi è stata una componente politica retorica, demagogica, populista che ha offerto a molti non il lavoro ma promesse da mondo dei balocchi e il reddito di cittadinanza alias paghetta nella prospettiva che fosse il ponte verso la conquista di un posto di lavoro. Ciò non è stato e la percentuale dei beneficiati che ha trovato lavoro per questa via è di circa 30.000 contro 4,5 milioni di paghette assegnate. Evvabbè … Dal diritto al lavoro invece deve discendere il lavoro effettivo, non una retribuzione a prescindere dal lavoro. Dice … ma chi lo ha sancito questo diritto, anzi, chi lo dice che abbiamo tutti questi diritti? E allora veniamo al titolo di questo post.

Rivoluzione francese, 1789, madre della rivoluzione politica moderna. Si, vabbè, però … però quella legge (il Codice Civile Napoleonico) non ha riconosciuto l’esistenza innata dei diritti: li ha riconosciuti in quanto “creati” dalla legge stessa che si è sostituita al re quale fonte dei diritti e del Diritto. Inoltre Codice di Napoleone tuttavia è “civile” ma non tratta il diritto amministrativo, nel quale continuò a prevalere il rapporto “io amministratore-tu suddito”. Evvabbè …

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Un passo avanti l’avevano fatto i nordamericani, i quali nella loro Declatarion of rights della Virginia nel 1776 affermavano che gli uomini sono tutti “evidentemente” (sic) uguali ed hanno diritti innati quali il diritto alla vita, alla libertà, alla felicità, ponendo in tal modo la sfera giuridica dei diritti prima della sfera del Diritto, salvo poi contraddirsi nei fatti con il mantenere la schiavitù per un certo periodo o – oggi –  con l’assicurare l’assistenza medica solo a chi … si è assicurato da sé. E chi non ha il denaro per assicurarsi? Certamente “felice” non è. Evvabbè …

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E noi Europei, anzi, diciamo meglio, noi Italiani? La nostra splendida Costituzione – sotto questo profilo – è del tipo di quella nordamericana, solo che poi – per fortuna – noi non siamo così ipocriti nel senso che almeno sul fronte del diritto alla salute abbiamo un sistema sanitario pubblico che funziona molto bene in alcune zone del paese, meno bene in altre, ma sostanzialmente funziona. Tuttavia quanto alla schiavitù non abbiamo quella vecchia, ma ne abbiamo un paio di nuove: i raccoglitori di pomidori e i riders: evvabbè, mica si può essere perfetti! Resta il problema di cui alla prima riga di questo post.

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Lo Stato sono io, diceva quel tale re Luigi XIV. Lo Stato siamo noi, dobbiamo dire noi oggi. Noi che ci siamo dati una splendida Costituzione che ha semplicemente fotografato la preesistenza di diritti innati. La legge, le leggi, il sistema delle leggi cioè il Diritto vengono solo dopo. Solo che l’inadempienza a questo obbligo costituzionale – di assicurare il lavoro a tutti –  non è sanzionata se non dal voto dei cittadini, il che potrebbe anche andar bene, ma  … nel frattempo chi non ha lavoro che fa?

Automazione e globalizzazione: da opportunità a rischio. Oggi poi che le banche con il fai da te (home banking) stanno licenziando migliaia e migliaia di dipendenti; che molte aziende delocalizzano in paesi UE dove il lavoro è molto meno pagato e tutelato (ma quei paesi, ce li teniamo così, dentro una sorta di UE “alla carta”?) ; che l’automazione e la globalizzazione nella distribuzione un sistema web (Amazon e simili) stanno facendo morire il sistema della distribuzione tradizionale … che fare? Be’ raga, mica ho la bacchetta magica io! Io sono solo un semplice, umilissimo blogger, uno che nella vita ha sempre fatto il manager, il quale crede di poter avere solo un minimo merito, quello di porre il problema, non certo di offrire al sistema Italia la soluzione. Per quanto, come se fosse un gioco, lasciatemici provare. Ricordate da bambini quando si giocava? Nell’attribuire i ruoli ad ognuno si diceva: “Facciamo che io ero il capo dei cavalleggeri, che tu eri il capo indiano, che lui era il cowboy, che lui era il bandito, lui lo sceriffo …” Ecco, facciamo che io ero la persona alla quale era demandato il diritto-dovere di trovare una soluzione, solo per gioco, s’intende, senza alcuna pretesa: e ci mancherebbe altro!

Io farei così.

Rimetterei ordine all’elenco delle priorità; toglierei per legge la copertura finanziaria alle priorità non più tali, aumentando in tal modo la quantità di finanza disponibile per le nuove priorità.


Ai nuovi primi posti metterei

Le strisce! Mettiamole le strisce!


– “Sovranismo Europeo”: la proposta di una nuova UE, articolata, completa e dettagliata (non la sua sola affermazione in linea di principio), tendente agli Stati Uniti d’Europa;
– attivazione immediata della cantieristica pubblica;
– investimenti nei nostri settori di punta, quale ad esempio nel turismo verso il nostro Museo a Cielo Aperto (il nostro Paese, l’Italia). Al riguardo chi mi sa dire come è stato possibile che la compagnia di bandiera di un Paese simile abbia potuto entrare in crisi? Mah …
– meno burocrazia e più democrazia;
– un nuovo IRI, Istituto per la Riconversione Industriane;
– la riforma della scuola che desse conoscenza e non solo capacità;
– la riforma in senso democratico dell’ Università;
– investimenti sulla ricerca e innovazione;
– un piano di rientro dei nostri migliori cervelli fuggiti.

Dice … e la difesa? Mi preoccuperei molto di più dell’esercito di terra e meno dell’aviazione che vedrei meglio orientata verso droni, molto meno costosi dei cacciabombardieri F35; quanto alla marina, la vedrei orientata verso un tipo di naviglio minore, più agile, ovvero verso moderne “libarne” piuttosto che verso pesanti “triremi”.

Dice …  e la sicurezza interna? Be’ raga, la prima sicurezza da garantire al paese è quella contro le mafie organizzate. O no? Cosa? Ah già … si, ci sono anche i vuccumprà … scusate, me ne stavo dimenticando!

Ma basta, la smetto di giocare e di sognare, la chiudo qui con la mia utopia, per quanto … l’utopia non è un traguardo irraggiungile, ma un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! Dice … ma concretamente, che fai? Credo che accetterò di candidare alle prossime comunali, quale consigliere, s’intende! 

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I FURBETTI DELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Febbraio, 2020 @ 6:09 am

Detto altrimenti: prassi operative antidemocratiche    (post 3773)

Si dice a buona ragione che democrazia è libertà e che libertà è partecipazione, quindi in base alla proprietà transitiva, possiamo affermare che democrazia è partecipazione.

Le Assemblee di società, associazioni: hanno successo se molto partecipate, la volontà espressa in quella sede è significativa se la partecipazione è stata elevata. A tal fine per la loro valida costituzione e per la successiva votazione si richiedono maggioranze molto qualificate: è ciò è un bene. Poi, prudentemente, per la deprecabile ipotesi che tali maggioranze non si siano malauguratamente raggiunte, si prevede che in seconda convocazione questi quorum siano molto ridotti: e ciò per non bloccare l’attività dell’organo sovrano della società o dell’associazione di turno. Dice … ma allora, caro blogger, dove sta l’inghippo, la pretesa “furbizia antidemocratica”? Ve lo dico subito.

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Sta nel fatto che la prima convocazione è usualmente stabilita ad orari improbabili, quali ad esempio le 06,00 del mattino; inoltre nella lettera di convocazione, le indicazioni della seconda convocazione sono scritte in grassetto. Come dire: dai, non vi preoccupate, venite anche in pochi alla seconda convocazione … tanto a tutti noi della partecipazione – cioè della democrazia – poco importa: la democrazia? La partecipazione? “Ciao la democrazia, ciao la partecipazione”, direbbe quel tale assessore alle varie ed eventuali Cetto La Qualunque: “Un po’ va bene ma poi gli si dice … basta …”

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STATO, LEGGE, COSTITUZIONE, DIRITTI -1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Febbraio, 2020 @ 8:12 am


Detto altrimenti: destra? Sinistra? O forse è meglio “palla al Centro”? Poche righe per iniziare a porsi il problema.   (post 3772)

Un’evoluzione a tre stadi:

  1. L’état, c’est moi, Lo Stato sono io è l’espressione comunemente attribuita al re di Francia Luigi XIV, instauratore di una monarchia assoluta per diritto divino. Da lui derivava anzi “discendeva” tutto: leggi, doveri, diritti.
  2. Ma anche nelle monarchie costituzionali (Statuto Albertino) le leggi e soprattutto i diritti erano “creati” dallo Stato, appena temperati dall’esistenza dello Statuto.
  3. Con la nostra Costituzione sono stati riconosciuti diritti fondamentali (alla libertà di espressione, alla vita, al lavoro, alla salute, alla famiglia etc.) che non sono creati da leggi ma che sono preesistenti.

Questi diritti possono essere divisi, per certi aspetti, in due categorie: diritti civili (ad esempio, il diritto di voto, alla libertà personale e di espressione, etc.) e diritti sociali (diritto al lavoro, alla salute). Orbene, a fianco dei diritti vi sono i doveri: ad esempio il dovere di lavorare per contribuire alla vita della società, il dovere di assistere anziani e malati e così via, il dovere di andare a votare.

Si tratta di diritti e doveri che riconosciamo come innati, parte di una morale sopravvissuta ai tentativi anche recenti di ucciderla (fascismo, nazismo) ed in parte purtroppo anche attuali (non soccorrere in mare gli immigrati!) e che per i credenti si rifanno ai  contenuti morali di una religione che nel nostro caso non “è” morale, ma “ha” una morale: una morale che non è quella di non commettere i peccati contenuti nell’ “elenco dei peccati veniali e mortali” di una improbabile libretta, ma che si rifà alla strada segnata dal Vangelo delle Beatitudini (cfr. ivi).

Ma restiamo sul piano non religioso della “politica oggi” (non utilizzo il termine laico perché per me “laicità” non è l’opposto di religiosità, bensì significa pluralismo e tolleranza reciproca, nel che consiste la morale dell’ateo). Vi è chi afferma che il binomio destra-sinistra non esiste più; chi ne afferma l’esistenza; chi crede nell’esistenza di una terza forza, il centro. Sta di fatto che da destra si insiste molto sui doveri: ad esempio sul dovere di “difendere i sacri confini della patria” da una sorta di secondo sbarco in Normandia ad opera di una …”pericolosa flotta di gommoni semisgonfi”; da sinistra si insiste sulla difesa dei diritti civili e sull’antifascismo; un po’ meno – purtroppo – su quella dei diritti sociali (almeno così mi pare che sia accaduto negli ultimi decenni). Dice … e il centro? Be’ se non altro non corre il rischio di essere accusato di estremismo (una sorta di etichettatura reciproca delle due ali) e si può dedicare alla difesa paritetica dei doveri e dei diritti, innanzi tutto recuperando terreno nel campo dei diritti sociali. E il lavoro non si crea – come è dimostrato numeri alla mano – dalla conversione delle paghette per tutti in posti di lavoro, ma con investimenti produttivi, innanzi tutto pubblici.

E se mi sbaglio, mi corigerete.

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EVOLUZIONE DEL PENSIERO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Febbraio, 2020 @ 6:51 am

Detto altrimenti: … di un candidato Sindaco (di Trento)       (post 3771)

Fra poco più di due mesi, elezioni comunali a Trento. Le “comunali” a me piacciono molto perché si tratta di “amministrazione”, cioè di gestione di progetti e siccome  io sono un manager,  quando si discute sul piano della concretezza, mi trovo a mio agio.  Ho assistito a incontri di un candidato sindaco ed ho letto sue dichiarazioni ed ho notato una giusta progressione ed un corretto approccio nel suo sindaco-pensiero. Ecco qui:

  1. Il candidato ha dichiarato di rifarsi anche ai concetti espressi da Norberto Bobbio nel libro “Elogio della mitezza e altri scritti morali”, libro che per me è una sorta di vangelo laico. La mitezza, il contrario dell’arroganza (esagerata opinione di sé); è il contrario della protervia (arroganza ostentata); è il contrario della prepotenza (arroganza esercitata). Ottimo!
  2. In altra occasione ha dichiarato che innanzi tutto occorre avere una visione del modello di città che si desidera realizzare (ottimo!)
  3. Da ultimo, ha dichiarato fra l’altro di volere realizzare la funivia Trento-Bondone e di volerla realizzare in project financing (ottimo!).

Ecco, così mi piace: inquadrare il proprio modo di pensare, di agire e poi agire. E poi, chiariti i punti 1 e 2, quanto al punto 3 le capacità che gli occorreranno sono:

  1. far interagire il progetto con il progetto di fare del Trentino una Bikeland e di Trento la  capitale del cicloturismo e del ciclo escursionismo (di concerto con il CAI Centrale e con la SAT) nell’intera provincia;
  2. operare secondo le migliori tecniche delle SpA miste pubblico-private;
  3. tendere ad operare con una SpA public company che non vuol dire società pubblica, bensì del pubblico, cioè della popolazione.

E mi permetto di affermare quanto sopra, forte delle mie esperienze dirette maturate nella riorganizzazione delle società di impianti del Passo del Tonale (Public Company Carosello Tonale SpA) e nella realizzazione di APM SpA (società mista pubblico-privata) a Riva del Garda. Detto questo, buon lavoro, “candidato”! E che tu presto smetta di essere solo tale!

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