LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2020 @ 2:07 pm

Detto altrimenti: … salvo le eccezioni e le interpretazioni di legge e i suoi regolamenti di attuazione      (post 3790)

Be’ raga … l’avrete capito: sono laureato in legge, Genova 1968. I più fighi direbbero “in giurisprudenza” ma fa lo stesso, dai!  Solo che poi nella vita ho fatto il manager e questa mia laurea talvolta è stata poco valutata dai miei colleghi manager ragionieri-laureati in economia e commercio … che quando si accorgevano che non ero dei “loro” (“Non è laureato in Economia? Ma almeno (sic!) è ragioniere, vero?), volendo farmi un complimento ma di fatto denigrandomi, poi se ne uscivano con un “Però, non si direbbe, non si vede quasi”. La rivincita me la prendevo con altre persone, i miei ex colleghi legulei poi diventati avvocati che quando si trattava di discutere problemi legali delle società che mi erano affidate e che loro pensavano di avere di fronte un non-leguleio, io con molta nonchalance, con aria distratta, buttavo lì una citazione dotta sull’argomento, citando i maggiori giuristi esperti del settore. Al che gli avvocati sussultavano leggermente: “Chi è mai costui?”

Una volta in merito ad una certa questione un avvocato citò le “condizioni di punibilità”. Io intervenni: “Ma, avvocato, forse qui occorre rifarsi alle condizioni di procedibilità, come bene insegna l’Antolisei nei suoi profondi studi al riguardo”. Bingo!

Le leggi. Troppo complesse. Molte leggi. Troppe leggi. Molte in contrasto fra di loro ed allora ci siamo inventati le regole del gioco: prevale la norma più recente; no, la più elevata in grado; no, la più specifica, etc., indipendentemente dalla valutazione comparativa dei rispettivi contenuti. Ma anche quando non si tratta di gestire la concorrenza fra due leggi, spesso si tratta di applicare a casi specifici una legge incompleta, non abbastanza specifica. Ed allora le strade sono due: si lascia il compito all’interpretazione del giudice che però in tal caso diventa anche legislatore; oppure ci si rifà ai princìpi contenuti nella Costituzione (v. post precedente). In tal caso i “princìpi” svolgono un’importante funzione suppletiva, integrativa e correttiva delle regole giuridiche (le leggi).

Vi sono poi le eccezioni di legge alla legge, quelle che sì è vero che la legge è uguale per tutti, però salvo le eccezioni di legge. E qui casca l’asino, perché fatta la legge trovato l’inganno, cioè la lunga lista delle eccezioni, lunga al punto da trasformare di fatto una legge in un provvedimento amministrativo di alcune fattispecie.

Infine vi è la trappola dei Regolamenti di Attuazione.  Una mia esperienza personale. Ero Amministratore Delegato di S & P – Sistema e Progetto SpA, Rovereto, una società di engineering che si preparava a partecipare a bandi pubblici di gara, quelli regolati dalla Legge Merloni (all’epoca credo che si fosse arrivati alla terza o quarta riedizione, non ricordo). Un giorno stavo andando a Roma in treno ed allora da Trento occorrevano quasi cinque ore. Prima classe, nessun passeggero vicino a me, un bel tavolinetto a disposizione, nessun telefono che avrebbe potuto squillare. Avevo davanti a me i due testi: la legge e il suo regolamento di attuazione. “Questa volta ne vengo a capo” dissi a me stesso. Lavorai tutto il tempo del viaggio, matita e gomma in mano, annotavo riferimenti e contro riferimenti. Giunto a Termini (stazione FS ) e a termine del mio lavoro, capii tutto: la legge rimandava al regolamento che rimandava alla legge. Elementare Watson!

E ora divertitevi un po’ con il latinorum!

Legem brevem esse oportet quo facilius ab imperitis teneatur. Plurimae leges corruptisssima republica. Summa lex summa iniuria. Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor. Nulla lex satis commoda omnibus est. Salus civitatis in legibus sita est. Ibi potest valere populus ubi leges valent. Dura lex sed lex.

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REGOLE E PRINCIPI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2020 @ 7:40 am

Detto altrimenti: “princìpi”, non prìncipi! Come cambia il significato per un accento!    (post 3789)

I princìpi hanno due funzioni: 1) ci inducono a prendere posizione nell’assunzione di comportamenti e valutazioni; 2) ci consentono di integrare le leggi eventualmente incomplete o generiche.

Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, stava assegnando le case popolari secondo suoi criteri di giustizia. I suoi funzionari gli fecero osservare che la legge prevedeva un criterio diverso. Rispose: “Io assegno le case. Voi andate a cambiare la legge”. La Pira era un “uomo di princìpi” ovvero aveva e credeva in alcuni criteri contenutistici, morali e di equità che lo inducevano a prendere prioritariamente posizione di fronte a situazioni ancora indeterminate. I suoi funzionari erano persone “di regole, di legge” ovvero ubbidivano ad una legge (senza valutarne il contenuto).

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Ugualmente è persona di princìpi Greta, quella ragazzina che ha smosso il mondo intero in favore della difesa dell’ambiente.

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E quell’altra, Carola, comandante di una nave, che non ha “ubbidito” agli ordini di un nostro ministro e ha sbarcato i naufraghi.

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Ed era uomo di princìpi il nostro Alcide De Gasperi, che affermava che lo statista doveva agire per le prossime generazioni e non per le prossime elezioni. Per converso, erano “uomini di legge” i nazisti e i fascisti che ubbidivano alle loro (ahimè anche nostre!) leggi di sterminio e raziali.

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Spiacente, la procedura non lo consente!” Nell’ ‘800 il diritto dello Stato era un diritto per regole, volendo ironizzare, era un diritto per prìncipi, cioè quello elargito dal principe regnante di turno. Oggi per fortuna gli stati costituzionali moderni si sono dotati di un diritto per princìpi. Infatti, se il nostro “diritto” consistesse solo in leggi, si potrebbe affidare la funzione della giustizia ad un computer: inseriamo il fatto, emette la sentenza. I sistemi “per regole” purtroppo oggi permangono (in alcune leggi ed anche) sui piani “inferiori” della vita quotidiana: avete una necessità, vi rivolgete ad uno sportello pubblico o ad un servizio assistenza e spesso vi sentite dire che “la procedura non lo prevede, non lo consente”.

Viene da chiedersi: da dove ci derivano questi “princìpi”. Da un sentire innato, quasi naturale? Certo, ed allora ecco che i “positivisti del diritto” non accettano se non le leggi formalmente emanate e promulgate dagli organi preposti: “Guai – affermano – a cedere spazio a questo preteso diritto naturale! Noi perderemmo potere!” E invece no, guarda un po’, la Costituzione della Repubblica Italiana per nostra fortuna è ricca di princìpi, ed è tale non perché abbia ceduto il passo ad alcunchè, ma perché la nostra politica laica – cioè ricca di tante diversità politiche – nel secondo dopoguerra ha trovato un accordo nell’esprimere princìpi fondamentali all’interno di una legge della concordia, la nostra Costituzione, appunto, ricca di princìpi accettati da ogni diversa componente politica di quella fase legislativa costituente. Nel fare ciò, la Politica dell’epoca ha inoltre inteso esprimere al massimo il proprio “positivismo”: “Questi princìpi sono tali non perché derivano dalla legge naturale, ma perché li ho codificati io stessa”.

L’inganno della democrazia diretta

La DEMOCRAZIA DIRETTA, ovvero dalla democrazia alla oligarchia. Il problema sorge quando si fanno le leggi successive, che sono espressione della sola maggioranza politica di turno e che tirano per la giacca i princìpi costituzionali, fino a volere modificare la Costituzione stessa con una legge costituzionale. Queste leggi – costituzionali comprese – sono le leggi della discordia. Il danno maggiore che possono fare è aggredire la Costituzione sino a stravolgerla utilizzando il suo punto debole, e cioè il fatto che essa non esclude un percorso costituzionale per … distruggere se stessa! Un esempio? Utilizzando le procedure previste dalla Costituzione si potrebbe arrivare alla cosiddetta “democrazia diretta” e cioè a leggi emanate da pochissime persone (forse) esperte; avallate da una maggioranza di like inconsapevoli; obbligatoriamente e formalmente approvate da parlamentari completamente esautorati e per di più – non facciamoci mancare nulla! – vincolati da un bel vincolo di mandato. A questo punto la democrazia si sarebbe “mocraticamente” (cioè proprio così, “mocraticamente” ovvero a stretto rigore in modo non completamente de-mocratico!) auto trasformata in una oligarchia. Alla faccia dei migliori (ormai ex) princìpi. Ed allora, quando ti vogliono fare il “regalo” della democrazia diretta, una sorta di moderno cavallo di Troia, domandati cui prodest, cui bono, chi ci guadagna, dov’è la fregatura: piensa mal y acertars, pensa male e indovinerai, dicono in Spagna!

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LA PERDITA DI UN BENE, LA VALORIZZAZIONE DI ALTRI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2020 @ 8:09 am

Detto altrimenti: senza libertà di muoversi … facciamo un po’ di conti … (post 3788)

Laggiù, il monte Roen

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Ante … prima. Infatti … “prima”, oggi 8 marzo, festeggiamo le Donne, nostre Dominae, le nostre Signore! Come? Ad esempio andando a mangiare il tortel di patate all’ Agriturismo “Sandro” a Sporminore, bassa Val di Non, da dove lo sguardo spazia dalle Maddalene, al Luc, al Roen, catene e cime tutte innevate.

Da sinistra: la catena delle Maddalene (Punta di Quaira, m 2752) che delimita a sud la Val d’Ultimo e termina a oriente con il monte Luc (m 2433) ai cui piedi a destra, invisibile, il Passo delle Palade

Ma lo sguardo – e anche la lingua! – spazie dal tortel di patate, alla carne salada, ai fagioli, etc. etc. il tutto annaffiato con quel loro buon vino nero autoctono, un ottimo “taglio” di Teroldego e Merlot. Ambiente autentico; antiche stalle con pareti di bugnato a vista; tavoli molto ben distanziati fra di loro (!); nessun affollamento (!); servizio celere e “sorridente”; ottimo il cibo e il prezzo.  Prenotare per credere, telefonando allo 0461 641093.

Un bene, la libertà. Liberi di muoversi, di socializzare, di consumare cultura, di coltivare amicizie, di fare sport e turismo? Per il momento non più. Volete l’elenco del mio attuale prudenziale isolamento preventivo? Eccolo! Io, classe 1944, Ten. Cpl. della Brigata Alpina Tridentina, ora V.I.P.-Vecchietto In Pensione in Servizio Permanente Effettivo, ho temporaneamente smesso di:

  • incontrare le nipotine con figli, nuora e genero, Lavis e Bologna;
  • visitare un’amica inferma ricoverata per altri motivi, Trento;
  • andare alla Messa di Don Marcello Farina, Trento – Balbido (TN);
  • attivare l’Associazione Restart Trentino;
  • fare teatro amatoriale in favore di circoli di anziani, Cadine (TN);
  • co-organizzare gli eventi dell’Associazione Accademia delle Muse, Trento;
  • co-agire nei gruppi di lettura Librincontri e dei Classici, Trento;
  • co-organizzare e assistere ai concerti dell’Associazione Amici della Musica, Riva del Garda;
  • frequentare la biblioteca comunale, Trento;
  • partecipare alle riunioni UNUCI, Trento;
  • partecipare alle iniziative della Fraglia Vela Riva, Riva del Garda;
  • partecipare alle iniziative FIAB, Trento;
  • assistere a concerti, rappresentazioni teatrali e cinematografiche , Trento;
  • andare a sciare …? Non so, vedremo.
Per riprendere questa mia attività di nonno mi sa che dovrò aspettare il prossimo inverno …

Ma ecco che – nonostante tutto – mi sono riservato alcune eccezioni che gestisco con estrema prudenza:

  • partecipare alle riunioni Italia Viva e + Europa, in previsione delle prossime elezioni comunali e a quelle di un ristretto gruppo di volontariato;
  • per la Festa della Donna andare con mia moglie all’Agritur Sandro in uno splendido, isolato, assolato paesino montano (Sporminore) in Val di Non a mangiare un ottimo tortel di patate;

Detto ciò, è giusto che io sottolinei alcuni importantissimi beni dei quali continuo ad usufruire liberamente e che non sono intaccati dal coronavirus:

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  • vivere nella mia bella famiglia “ristretta” e cioè con mia moglie Maria Teresa;
  • leggere libri;
  • pensare, riflettere;
  • scrivere post;
  • fare giardinaggio sul balcone;
  • svuotare – finalmente! – gli armadi e i cassetti da tante cose e vestiti inutili da anni!
  • aspettare che scaldi ancora un po’ per riprendere a macinare km in bicicletta e, ad esempio …

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… da Trento, con la mia vecchia bici storica, andare a pranzare con gli amici di Borghetto all’Adige

Come vedete sono ancora ricco, molto ricco di libertà!

P.S.: mi sono informato da un amico che ieri e oggi era a sciare in Paganella. Tempo soleggiato nei due giorni. Ieri, sabato, molta folla soprattutto di turisti “da fuori”, molti assembramenti, neve pesante. Oggi, domenica, pochi sciatori, quasi tutti trentini, neve ottima. Regolato l’accesso alle telecabine ed alle seggiovie: 4 sciatori su cabine da 10 posti: 2 su cabine da 6 posti; 2 su seggiovie da 4 posti. Ed io che farò nei prossimi giorni? Non lo so … vedremo. Intanto le previsioni per domani danno cielo coperto con neve debole, temperature (per fortuna!) sotto zero. Temperature basse e poche nuvole, martedì. Nel frattempo, eccovi una carrellata di ” foto Paganella e dintorni” di alcuni mesi di marzo precedenti:

Marzo 2019: la “Paganella 2” verso Andalo
Marzo 2018: verso Fai
Marzo 2017: Malga Zambana
Marzo 2016: un … pipì-stop alla Malga Zambana
Marzo 2015: se non è amore questo!
Marzo 2014: il volo (indenne!) dell’amico Claudio
Marzo 2013 :  verso Fai
Marzo 2012: la “Paganella 2” verso Andalo
Marzo 2011: verso Meriz (Fai)

Marzo 2010: Val Senales (BZ)

Marzo 2009: ghiacciaio Presena, ancora con i vecchi impianti
Gennaio 2008: Livigno

E se arriveremo sani e salvi al 5 gennaio 2021, celebreremo 50 anni di matrimonio!

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TRENTO E LA SUA PROVINCIA AUTONOMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Marzo, 2020 @ 4:26 pm

Detto altrimenti: non è di geografia che intendo parlare    (post 3787)

(Fra un paio di mesi avremo le elezioni comunali a Trento: tutti a votare e … in bicicletta, mi raccomando!)

Trento del Buonconsiglio
 (se non è un buon consiglio anzi due, quelli di andare a votare e di andarci in bicicletta!)

Forse taluno preferirebbe dire “La PAT- Provincia Autonoma di Trento e .. si … vabbè … anche il suo capoluogo”. Comunque la si metta, dalla città di Trento non si può prescindere. Ora, l’Ente Provincia Autonoma all’esterno si rapporta con Bolzano (a livello regionale), con l’Euregio e con lo Stato. Al suo interno con i molti Comuni del territorio. A me che ho vissuto una vita da manager anche in gruppi finanziari e industriali, viene in mente la figura di una Holding che gestisca la finanza verso l’esterno con il sistema bancario e finanziario, e verso l’interno nei confronti di molte società partecipate, una delle quali abbia un capitale sociale di 115 milioni (Trento SpA), un’altra di 35 milioni (Rovereto SpA), poche altre di 15-20, ed infine una moltitudine di piccole società con un capitale sociale – ognuna – pari a milioni zero virgola qualcosa.

Tridentum controluce

Orbene, poiché la Holding gestisce la finanza, può essere portata ad utilizzare questo punto di forza per intervenire sulla gestione delle tante piccole SpA: “Se fai queste scelte ti finanzio, se fai quelle no”. Orbene, forse questo atteggiamento potrebbe essere spiegabile per una necessità di coordinamento gestionale fra le molte piccole SpA, ma per nulla si giustifica ove rappresenti un’ingerenza nella gestione della SpA di maggiore dimensione.

Trento le mura imperiali

Un esempio: università di medicina a Trento sì/no? E se sì, di che tipo? Dove vivono ed operano studenti e professori di UNITN? Forse in un paesino delle Valli di Fiemme, di Sole, di Non, etc.? No di certo. Costoro vivono ed operano a Trento. E di chi è  il piano regolatore cittadino sulla cui base assegnare aree ed edifici necessari ad UNITN? Dove ci si riunisce, dove si discute, dove si fa lezione, dove si sostengono gli esami? Dove si allestiscono studentati? Chi deve decidere tutto ciò? Il tesoriere PAT o il Presidente Amministratore Delegato Città di Trento? In estrema sintesi: l’università deve far capo alla città capoluogo o alla Provincia?

Trento Cathedral

Concludo. Così come la PAT reclama la propria autonomia nei confronti del potere centrale romano, per la stessa ragione deve prendere atto del fatto che la Città di Trento reclama analoga autonomia nei suoi confronti, in base allo stesso principio, quello di “Sussidiarietà” che recita: “Non faccia l’organo superiore ciò che può essere fatto (meglio, n.d.r.) dall’organo inferiore”. So bene che le materie da gestire sono molte e non è detto che la loro organizzazione e gestione possano essere uguali per tutte. Io qui ho solo inteso portare l’attenzione su un esempio e su un metodo.

Grazie per avermi letto

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LO STATO IN ECONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Marzo, 2020 @ 8:58 am

Detto altrimenti: chi dice si, chi dice no … (post 3786)

Premessa – L’argomento è attuale perché da molti si pensa che i primi investimenti da farsi per rimettere in moto la macchina della crescita dovrebbero essere quelli pubblici. Io poi mi sento particolarmente coinvolto avendo lavorato per anni nel Gruppo IRI, sia nelle filiali e nella Direzione Centrale della Banca Commerciale italiana, sia in società industriali operative, sia quale responsabile della Finanza Italia della Stet, Società Finanziaria Telefonica per Azioni – Torino, all’epoca la più grande finanziaria di partecipazioni e operativa del paese, a sua volta facente capo all’IRI. Inoltre mi sono da sempre appassionato al tema delle privatizzazioni (quelle produttive per tutte le parti in causa, non le semplici dismissioni o svendite!) ed agli strumenti delle Società internazionali, miste pubblico-private e del project financing. Fine della premessa.

Una brevissima occhiata alla nostra storia più recente. Nell’ ‘800 il capitalismo liberale aveva subordinato il politico all’economico. Nel ‘900 il marxismo (in un sistema che non aveva conosciuto il capitalismo liberale) ed il fascismo (sorto dopo il capitalismo liberale) hanno cercato di subordinare l’economia alla politica. Le Costituzioni del secondo dopoguerra, antitotalitarie, hanno adottato un capitalismo liberale qualitativo, conciliando lo sviluppo economico con un predefinito ordine sociale “giusto”, perché l’economia “da sola” non si preoccupa – ad esempio – della salute e dell’ambiente (Taranto docet!); della dignità dell’uomo (infimo livello retributivo dei raccoglitori di pomodori e dei riders); della turpe commercializzazione del corpo umano (contrabbando di organi umani!); della pace (fabbricazione e vendita di armi), solo per citare alcuni ambiti. Del resto un intervento pubblico in economia è sempre esistito: opere pubbliche, disciplina delle acque e delle miniere, misure protezionistiche, commesse pubbliche e – purtroppo – guerre coloniali.

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E oggi? Oggi io vedrei bene un nuovo IRI che non fosse più l’Istituto per la Ricostruzione Industriale Italiana bensì ISTITUTO EUROPEO PER LA RICONVERSIONE  INDUSTRIALE  E DEI SERVIZI con strumenti misti interstatali , pubblico-privato e project financing.

Un ‘utopia la mia? Certo, ovvero un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! E poi … guai nella vita a non coltivare utopie!

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LIBERTA’ E GIUSTIZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Marzo, 2020 @ 9:03 am

Detto altrimenti: alla ricerca del loro necessario cvompromesso   (post 3785)

Un mio “amico”, il filosofo del diritto Hans Kelsen (1881 – 1993, ebreo cecoslovacco nazionalizzato austriaco, fuggito in USA per sfuggire alle persecuzioni naziste) insegnava che per verificare una tesi occorreva sperimentalmente portarla alle sue estreme conseguenze. Proviamo. Libertà: faccio ciò che mi dice la mia volontà, perseguo i miei obiettivi anche se questa mia etica farà di me un cinico. Giustizia: applico criteri morali inflessibili, anche se questa mia etica farà di me un integralista. Infatti: il liberismo puro ci ha portato alla globalizzazione sfrenata; l’ugualitarismo puro ai disastri del comunismo. E allora?

Dice … ma io ho diritto …! Diritto? Ok, diritto individuale che l’ordinamento giuridico concilia con quello dei tuoi simili ma anche e soprattutto con i diritti, gli obiettivi e le attività pubbliche  in tema di vita sociale, ambiente naturale, pace e prospettive per le prossime generazioni. Quindi il tuo diritto alla libertà non è assoluto bensì relativo. Lo stesso dicasi del diritto alla giustizia, che non riguarda solo la giustizia da rendersi “a te”, bensì soprattutto quella che deve garantire un giusto ordine generale.

Diritti e doveri …

Last but not least, non si può parlare di diritti (alla libertà, alla giustizia) se non insieme ai doveri. Infatti il tuo diritto a “emergere” dalla sfera dei bisogni fondamentali, subito dopo si evolve verso la realizzazione dell’ulteriore miglioramento del tuo livello di istruzione e della qualità della vita ben oltre il soddisfacimento dei bisogni primari e ciò è indubbiamente un fattore di crescita per l’intero Sistema Paese. Solo che a questo stadio subentra il tuo dovere di sdebitarti nei confronti di questo Sistema, in favore di chi sta percorrendo i primi km di quella stessa strada e soprattutto in favore delle future generazioni.

Non sono infatti rari i casi di nipoti di operai, contadini, emigrati che oggi ricoprono posizioni al top del sistema sociale. Tre generazioni: la prima indigente; la seconda media; la terza al top. E sta a quest’ultima mettere al centro una “Politica di Centro” per la creazione del  necessario equilibrio fra la libertà e la giustizia, da offrire quale base di partenza delle prossime generazioni. Questa dinamica del resto è garantita proprio dalla nostra Costituzione, la quale è madre di una democrazia pluralista, nata sulle ceneri di una società prima egemonizzata da una sola classe (sociale e/o politica): una Costituzione-compromesso, dunque, sintesi di diversità e la diversità – si sa – è ricchezza.

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E qui rimando (per l’ennesima volta nei miei post) al capitolo sui compromessi contentuto nel bel libro di Paolo Mieli “I conti con la storia”: capitolo e libro che non mi stancherò mai di invitare a leggere (nello specifico Mieli valorizza ” i compromessi che hanno fatto la Storia”). Buona lettura, dunque!

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OK

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Marzo, 2020 @ 7:16 am

Detto altrimenti: quado potremo di nuovo dire “OK”?   (post 3784)

Il bollettino dei morti da coronavirus fa impressione, non tanto e non solo per il loro numero, ma proprio per questo: sono diventati solo numeri, nel senso che nelle cronache dei media non si può né si tenta di chiamarli per nome o almeno di qualificarli: tipo Tizio, un operaio antennista di tot anni caduto dal tetto … un anziano trattorista ribaltato con il suo trattore …. tre giovani operai asfissiati nella cisterna che stavano ripulendo, e così via. No. Niente di tutto questo: solo numeri, tot morti ieri, tot oggi.

OK: seconda guerra mondiale. Alla sera ogni reparto USA scriveva su una tabella il numero dei caduti: 5 killed, 10 killed in sigla 5 K, 10 K e così via. Se non vi erano state vittime, si scriveva 0k, e lo “zero” in inglese si pronuncia indifferentemente “zero” oppure “o”, come si pronuncia la lettera “o”, quindi 0K significava nessun morto, tutto bene dunque.

E noi, quando potremo scrivere 0K?

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ISOLATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Marzo, 2020 @ 7:13 am

Detto altrimenti: quasi una guerra …. (post 3783)

Eh sì … noi che una guerra per fortuna non l’abbiamo vissuta, ora ce ne tocca una, quella contro il virus. E ti pareva! Dobbiamo stare “nei rifugi”, cioè in casa, soprattutto noi “vecchietti” classe 1944 e dintorni, perché fuori possono piovere le … bombe del contagio. Virus … ho sentito dire che la sua origine sarebbe dai pipistrelli che potrebbero avere contagiato noi umani direttamente o tramite animali “nostri” quali cani, gatti e simili. E ciò perché gli spazi loro abituali sono stati via via conquistati dal nostro “progresso” e sono diventate aree industriali, abitative. Altra spiegazione potrebbe essere il cambiamento climatico che inaridito le loro zone, inducendoli a frequentare le nostre aree dove l’acqua ancora c’è perché noi umani abbiamo riserve ed acquedotti.

Ma … dove mi sta conducendo il ragionamento? Fuori tema!” Infatti volevo parlarli dell’ isolamento di noi giovani nonni. Scuole chiuse, nonni isolati e … i nipotini chi li guarda, soprattutto ora che asili nido, scuole materne e scuole sono chiuse? E’ un problema. … o forse … che ne dite? In bicicletta e in montagna potremo accompagnarle ancora le nostre nipotine?

A parte questo aspetto, devo dire che noi blogger questo isolamento lo avvertiamo di meno: io poi … da un lato i tanti libri dei quali mi nutro e poi queste mie pagine elettroniche che tengono vivo ed aperto il canale comunicativo con voi! Almeno qui il virus non può arrivare, almeno questo virus, cugino di quell’altro, quello che colpisce i nostri computer: speriamo che i due non si parlino, che non venga loro l’idea di fare gioco di squadra …

Coronavirus. Ho sentito una radio dire che sarebbe un “castigo di Dio”!  Ma si può diffondere una bestialità simile?! Al di là di questa corbelleria resta un significato assolutamente laico di una seconda Torre di Babele questa volta made in China: il coronavirus ci ha fatto capire quanto il potente uomo moderno sia in realtà debolissimo.

Nel frattempo non ci dimentichiamo di un altro virus. Quello fabbricato da noi umani, quello che attanaglia i 120.000 profughi siriani imprigionati neo campi a cielo aperto fra la Turchia e la Grecia. Anche loro “isolati” rispetto a ogni forma di umanità, vittime di una emarginazione e di un rifiuto inaccettabile: vittime di una guerra fatta con le armi usate e/o fornite … da chi?

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LAVIAMOCI LE MANI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Marzo, 2020 @ 7:06 am

Detto altrimenti: così siamo più tranquilli!    (post 3782)

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Così forse non ce la prendiamo l’infezione dal virus. E poi già che ci siamo laviamocele anche per quello che sta accadendo ai profughi dalla Turchia alla Grecia, di fronte alle bastonate della polizia di frontiera greca e alle ondate generate a bella posta dalle sue motovedette per vedere se una buona volta si riesce a farlo affondare quel gommone carico di Umanità in fuga!

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E noi dell’UE quando lo capiremo che solo gli Stati Uniti d’Europa potranno avere una politica comune – ad esempio – per emergenze di questo tipo? Ad esempio, per potere contare qualcosa di fronte al ricatto di un dittatore turco e per organizzare una prevenzione ed una difesa comune dai virus? Alla nostra bandiera dobbiamo regalare le strisce!

E invece, per adesso, noi ci laviamo le mani …

Post scriptum: popoli in fuga dalle guerre. Altri uomini, la maggioranza delle Spa, le multinazionali, molti Stati: alla ricerca del massimo profitto e del potere. Eppure dovremmo prendere esempio dal mondo delle più moderne SpA, da quelle che si sono accorte che il primo obiettivo non è il risultato economico ma la crescita, la motivazione, la dignità delle Persone. Anche perchè in caso contrario, se non altro producendo sempre di più e ampliando sempre di più il divario fra i pochi (uomini o Stati) ricchi e i moltissimi (uomini o Stati) poveri … non si sa a chi andremo a vendere i nostri prodotti. Dice … ma io devo essere libero di difendere ciò che posseggo e di aumentarlo! Rispondo: il tuo diritto alla libertà può essere meglio indirizzato ad arricchire il sistema, non solo te stesso e ciò se non per un motivo etico, almeno per la ragione commerciale sopra citata.

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ACCADEMIA DELLE MUSE 2 MARZO 2020

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Marzo, 2020 @ 5:45 am

Detto altrimenti: un post in … contumacia (nel senso che io non c’ero!)   (post 3781)

Be’ raga, non mi fate scrivere la solita frase “se non ci conoscete scorrete i molti post su di noi e …”! Dai che ormai lo sapete benissimo chi siamo noi dell’Accademie delle Muse! Ieri sera lunedì 2 marzo ci siamo ritrovati per uno dei nostri consueti appuntamenti. Anzi. Si sono ritrovati, perché io sono stato trattenuto a casa da un leggero raffreddore, e di questi tempi …. In ogni caso the shaw must go on notwithstanding!

Il nostro … palcoscenico!

Evvabbè. Tuttavia mica potevo fare mancare un post all’Evento, vi pare? Ed allora – lo confesso – mi ero portato avanti con il lavoro ed avevo preparato una sorta di “coccodrillo”, cioè un articolo scritto prima in-previsione-di-, come fanno i giornalisti per i grandi personaggi che sono in punto di morte, per essere tempestivi il giorno dopo. Solo che nel caso nostro nessuno era in punto di morte, anzi, L’Accademia è stata vivissima e vivacissima, nonostante il Coronavirus! Solamente avevamo raccomandato a eventuali raffreddati come me di non venire. Tutto qui. Naturalmente gli applausi, le foto (inviatemi in notturna in tempo reale da Patrick ed Ernesto, grazie!) e il giudizio sulla cena sono originali!

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Prima parte della serata. Musica, canto e voce ad opera di Giacinta e Giovanna (canto) e della padrona di casa, nostra Presidente Cristina (pianoforte, voce). Ecco il programma eseguito: “Omaggio alle donne in Musica e Poesia”. Qui a fianco, uno scorcio del pubblico in “presenza ridotta” causa virus …

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Cristina, Giacinta, Giovanna.Qui sotto il programma eseguito
  • G. GALOS – Il lago di Como – Cristina
  • E. DICKINSON – Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi – Giovanna
  • P. TOSTI  –  Sogno – Giacinta
  • Poesia di SAFFO – Giacinta
  • S. ROSA – Vado ben spesso cangiando loco – Giovanna
  • G. STAMPA – Se così come sono – Giovanna
  • P. TOSTI – Chanson de l’adieu – Giacinta
  • A. POZZI – Desiderio di cose leggere – Giacinta
  • R. KLAYDERMAN – Ballata per Adelina – Cristina
  • A. MERINI – A tutte le donne – Giovanna
  • WEBBER – Memory – Giovanna
  • ASCLEPIADE – Come calici di rosa – Giacinta
  • FALVO – Dicitencello vuje – Giacinta
  • A. MERINI – Quelle come me – Giovanna
  • NORTH – Unchained Melody – Giovanna
  • CRISTINA – Donna
Cristina in “Poesie”

Si è trattato di un insieme di romanze e poesie unite dagli interpreti in un’unica, preziosa  trama, senza applausi intermedi a interrompere il patos che hanno saputo creare nell’uditorio. Mancaddirlo, alla fine applausi da stand ovation! Bravissime nella preparazione e nell’esecuzione del corposo ed impegnativo programma! E’ seguito il consueto angolo delle anteprime, nel quale ognuno segnala le proprie (altre) iniziative culturali che trovatepoi inserite qui sul blog, nel post Prossimi Eventi.  Indi l’intervallo eno-gastro-astronomico, grazie alle prelibatezze d’ogni tipo e genere preparate dalle nostre Donne-Dominae!

Valentina e il suo Kamishibai

Seconda parte della serata. Valentina ha portato all’Accademia il suo Kamishibai, un antico teatrino di strada giapponese che veniva trasportato in bicicletta da un contastorie (il “gaito kamishibaiya”).

Silvia, Valentina e il Kamishibai

Il gaito kamishibaiya si portava appresso tutto il necessario: un teatrino di legno, le caramelle per i bambini e le tavole sulle quali era rappresentata la storia. Valentina ha raccontato molto meglio di come sto facendo io l’origine di questa forma d’arte destinata ai più piccoli (ma non solo) e come lei stessa se ne sia innamorata e l’abbia ripresa, portandola poi in giro per tutto il Trentino.

Valentina ci ha inoltre presentato, proprio con il kamishibai, “Il Signore del castello. La storia fantastica dei Ciucioi”, un racconto che ha scritto lei stessa e che Silvia Ferrin ha magnificamente illustrato. I Ciucioi… ma di che cosa si tratta? È un giardino-castello verticale, arrampicato su una collina che sovrasta il paese di Lavis, costruito nel 1800 dal suo ideatore-realizzatore Tommaso Bortolotti. Sulla sua storia, il racconto a cura della stessa Silvia.

Cristina, Silvia, Daniele e Valentina

Il racconto “Il Signore del castello”, un libro stampato a cura della Associazione Culturale Lavisana presieduta da Daniele Donati, è disponibile in due versioni: albo Kamishibai e libro puzzle. Gli Accademici hanno potuto ammirarli entrambi! Alla fine, anche qui una bella standing ovation! Ecco, come vedete, la nostra Accademia non finisce di arricchirci e di sorprenderci! Se volete saperne di più sul Kamishibai, sui Ciucioi, su “Il Signore del Castello”… cliccate qui: https://www.ilmulo.it/2019/01/11/il-kamishibai/ – https://www.ilmulo.it/2019/09/13/riaprono-i-ciucioi-a-lavis-la-storia-di-tommaso-bortolotti-del-suo-giardino-e-di-quel-castello-impresso nella-roccia – https://www.ilmulo.it/2019/09/18/un-cappello-un-castello-e-una-storia-da-raccontare-in-un-libro-per bambini-rivivono-tommaso-bortolotti-e-il-sogno-dei-ciucioi/

Il libro (che comprende le venti tavole del puzzle)

Prossimo appuntamento accademico: Lunedì 6 aprile 2020 ore 20,30: “Lumbard, sfarfallant group” a cura del gruppo “I Geniali” ; segue “Dieci anni di foto-ricordi dell’Accademia” a cura di Cristina e Riccardo.

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