LA LINGUA TEDESCA E’ FACILE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2020 @ 2:00 pmDetto altrimenti: per chi sa il latino …. (post 3852)
… così dicono i professori di tedesco alla prima lezione. E cominciate a studiare: der, des, dem, den, die, der, der, die. Semplicissimo. Quando avete ben studiato, prendete un libro di tedesco. E’ un magnifico volume pubblicato a Lipsia e tratta degli usi e costumi ottentotti (Hottentotten). Presso quel popolo i canguri (Beutelratte) si trovano in grande numero e, catturati, vengono messi in gabbie (Kotter) munite di copertura (Lattengitter) per proteggerli dalle intemperie. Tali gabbie in tedesco sono chiamate Lattengitterkotter. Il canguro prigioniero prende il nome di Lattengitterkotterbeutelratte.
Un giorno gli ottentotti arrestano un assassino (Attentaetter) uccisore di una madre ottentotta (Ottentottenmutter) che aveva due bimbi ebeti e balbuzienti (Stottertrottel). Questa madre in tedesco ha il nome di Hottentottenstrottertrottellmutter e il su assassino Hottentottenstrottertrottellmutterattentaetter. L’uccisore viene rinchiuso in una gabbia da canguro (Beutelrattelattengitterkotter) dalla quale riesce ad evadere ma ben presto ricade nelle mani di un guerriero ottentotto, che si presenta dal capo annunciandogli: “Ho catturato l’Attentaetter!”. “Quale?” gli domanda il capo. “L’Attentaetterlattengitterkotterbeutelratte”, balbetta il guerriero. “Eh, diavolo, impreca il capo, non potevi dire subito che avevi catturato l’ Hottentottenstrottertrottelmutterattentaetterlattengitterkotterbeutelratte”?
Come vedete il tedesco è facilissimo, basta un po’ di applicazione!
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CETERUM CENSEO CARTHAGINEM DELENDAM ESSE ….
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Aprile, 2020 @ 9:43 amDetto altrimenti: quando hai un’idea fissa in testa …. (post 3851)
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La frase è famosa: “E alla fine vi dico che Cartagine deve essere distrutta”. La pronunciava il senatore romano Marco Porcio Catone detto il Censore, ininterrottamente per un decennio dal 157 fino al giorno della sua morte avvenuta il 149 a. C., al termine di ogni suo discorso nel Senato romano, anche se nella riunione si era discusso di tutt’altro. E noi, oggi, quando vogliamo sottolineare l’irrinunciabilità di una nostra posizione contraria o “distruttiva” di una certa situazione, spesso utilizziamo l’espressione al nominativo: Delenda Cathago! Magari con un bel punto esclamativo nell’intonazione della nostra voce.
Che c’azzecca questo riferimento? Scialla raga, c’azzecca, c’azzecca e come, perché mi viene bene per ribadire una mia convinzione, e cioè che “inoltre, ribadisco che occorra definire subito quale modello di società e di UE vogliamo costruire dopo il COVID-19”. Più volte infatti ho scritto che occorre rimettere in fila le priorità e usualmente mi riferivo alle priorità di spesa e di investimenti: ad esempio, è “più prioritario” continuare ad acquistare i cacciabombardieri F35 oppure riservare quella finanza per non gravare i cittadini di patrimoniali, riduzioni di pensioni o di welfare? Oggi invece vi parlo di un diverso tipo di priorità, quella della logica conseguenziale dei ragionamenti.
Dice … “ma piano piano vedi bene caro blogger che si sta cercando di ridisegnare il dopo virus!” Si raga, ma lo si sta facendo con un procedimento mentale “al contrario”. Mi spiego. Si parte dai tanti interventi sul campo (intendiamoci bene: assolutamente strategici, cioè indispensabili e insostituibili); per poi “risalire” a come finanziarli; per poi “risalire” ulteriormente a quale soggetto (quale UE) sia necessario per poter finanziare il salvataggio, la ricostruzione e la riconversione del sistema; per realizzare (ed ecco l’ultima risalita!) un nuovo (quale?) modello sociale, politico ed economico. Vedete bene che oggi, partendo dall’attuale punto di partenza scelto ed utilizzato per la nostra corsa ad ostacoli, siamo arrivati ad un punto di arrivo che invece, concettualmente, avrebbe dovuto essere il vero punto concettuale di partenza di ogni percorso mentale: quo vadis, UE? Dove vai, UE? Meglio: ti accorgi dove stai andando, UE? Infine, più correttamente, con una traduzione sempre meno letterale ma sempre più significativa: dove vuoi che vada la tua UE, amico lettore? Delenda UE o corroboranda UE?
Io sono per corroboranda UE!
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COVID19 – DALLA FASE UNO ALLA FASE DUE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2020 @ 6:46 amDetto altrimenti: il post della Domenica di Pasqua (post 3850)
Interventi in corso
1 – Rallentamento (tendente al blocco) della diffusione del contagio;
2 – aiuti economici e d’altro tipo, immediati e diffusi.
Interventi da effettuare
1 – Copertura finanziaria UE;
2 – riequilibrio finanza pubblica interna;
3 – revisione dell’intero elenco delle priorità di spesa;
4 –interruzione per eccessiva onerosità sopravvenuta di alcuni contratti, quali ad esempio gli acquisti dei costosissimi cacciabombardieri F35, ben prima di recuperare denari con imposte patrimoniali e interventi a danno di pensioni, scuola, lavori pubblici, contrasto della povertà, etc.
P.S.: Corsera odierno, pag. 23: USA, il disastro sociale di un liberismo sfrenato! 16,8 milioni di disoccupati chiedono il sussidio. In Texas 6000 famiglie in auto, anche SUV, alla ricerca dei pacchi viveri. Purtroppo, per gli USA potrà essere peggio della crisi del 1929. In allora si ripartì puntando sull’industria pesante degli armamenti. E oggi? Storia maestra di vita? Speriamo questa volta di impararne la lezione: anche i rilevanti interventi finanziari non faranno in tempo far fronte a quello che si combatte – e ci vuole tempo – con una riconversione del modello sociale ed economico.
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UNA SCIATA VIRTUALE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Aprile, 2020 @ 1:37 pmDetto altrimenti: dopo la bici e la vela, ecco lo sci ... (post 3849)
Si avvisano i Sigg. Lettori che a causa del virus siamo costretti a pubblicare post su fatti del passato. Le pubblicazioni sul presente riprenderanno non appena possibile.
La città di notte, a notte fonda intendo, è bellissima: la senti tutta tua! E’ una sensazione che provo quando mi capita di alzarmi molto presto, quando fa ancora buio, quando ad esempio devo andare all’appuntamento con il pullman della Fiab diretto a qualche nostro ciclo-tour fuori regione. Esco in bicicletta, bagagli appresso e in quei due km che mi separano dal luogo dell’appuntamento rivedo gli analoghi momenti che viveva da ragazzo, a Genova, quando scendevo in strada alle 04,00 per andare al pullman che avrebbe portato noi, una cinquantina di amici, a sciare a Limone Piemonte, dalla mattina alla sera. Circa 200 km quasi tutti fuori autostrada all’andata, gli stessi al ritorno. In giornata. E la mattina dopo, a scuola, assonnati: “Lucatti, sei andato a sciare? Vieni qui che ti interrogo!”. Non credevo che avessi compiuto una cattiva azione.
Da molti anni abito a Trento e ormai sono un VIP- Vecchietto In Pensione che d’inverno diventa un VIP-Vecchietto In Paganella. E veniamo alla sciata in Paganella, dunque, una sciata virtuale che però negli anni scorsi (senza virus) è stata reale anche fino al 21 aprile. Evvabbè … adda passà a nuttata!
Fra noi VIP c’è una sorta di gara: chi arriva primo ai tornelli della funivia di Andalo che aprono alle 08,30. Infatti le prime sciate sono le migliori: piste immacolate, gente poca, soprattutto nei mesi di dicembre e gennaio, che poi sono i miei preferiti, anche per la migliore qualità della neve. Dice … ma fa freddo! Ma qua’ freddo, raga? Intant non l’è pu’ i fredi di sti ani … e poi con le tute da sci d’ancoi (di oggi), così termiche … dai … Ma veniamo al dunque: arrivare prima degli altri? Loro arrivano alla 08,20? E tu anticipi alle 08,10 e così via. Io sono riuscito ad arrivare alle 07,30! Ed ecco il parallelo con la notte di cui dicevo prima.
Si fa così: si parcheggia l’auto nel posto migliore; si va subito ai tornelli e si piazzano gli sci in pole position per fissare il posto, tanto per far capire come stanno le cose! Si va la bar di fronte a fare una bella colazione e a leggere il giornale. Indi ci rientra anche una puntatina idraulica prudenziale al WC, così poi sulle piste non perderai tempo! Nel bar incontri e cominci a conoscere gli “uomini degli impianti”, le persone che li fanno funzionare, che controllano la salita e la discesa degli sciatori, che lavorano al freddo e al vento mentre tu ti diverti. Con alcuni siamo diventati amici: Michele, Ludo e altri. L’ altra faccia del mondo. Da loro noi Vip siamo definiti gli strazzapiste, cioè quelli che tracciano le prime scie sulle piste ancora immacolate.
E sono arrivate le 08,00.
Al che ritorni ai tornelli dietro i quali il personale dei vari rifugi sta caricando i rifornimenti per i locali in quota. Anche fra di loro amici, come Mirko, ad esempio, il gestore della Malga Zambana.
Ormai comincia ad arrivare qualche sciatore tuo “concorrente”: spesso ci si riconosce dalle tute che indossiamo, spesso ci si saluta anche se non sappiamo come ci chiamiamo: in ogni caso si chiacchera amichevolmente. Ad un certo punto, quando mancano pochi secondi all’apertura, tutti noi sembriamo i piloti della F1 nella griglia di partenza: scatta il verde, tutti alle cabinovie! Obiettivo: salire sulla prima è una questione di principio! Se per disgrazia vi capita di riuscire a prendere solo la seconda, nessuna paura: alla stazione intermedia le cabine rallentano, le porte si aprono e voi potete scendere dalla vostra e prendere quella prima della “prima”!
Arrivati in cima, una seggiovia vi porta sulla Cima Paganella a 2.200 metri. Sono le 08.40, il sole ha appena tinto di rosa le cime delle dolomiti di Brenta, le “mie” Dolomiti, quelle che scalavo quando avevo una cinquantina di anni di meno! La pista sembra un velluto tanto è ben battuta dai gatti delle nevi. Scatto una foto o mi butto? Mi butto! La pista olimpica è ancora in ombra. Pendenza media (da pista rossa), la si percorre tutta d’un fiato, una curva dopo l’altra. Arrivati in fondo … si riprende la seggiovia o ancora giù, per la pista nera fino al Dosson? Giù, diamine, che la “nera” appena battuta è fantastica! Arrivati al Dosson, altro dubbio: risalire salendo all’intermedia della funivia, oppure prendere la nuova funivia che porta alla selletta oppure, ancora, scendere ad Andalo per la “rossa”? Siamo padroni non dico di tutte le piste, ma di ogni cunetta! E poi abbiamo il know how dell’evolversi della qualità della neve a seconda della stagione, dell’ora, dell’esposizione per cui siamo in grado di sciare sempre sulla neve migliore.
Talvolta vado a sciare da solo. Vai da solo, mi chiede mia moglie?’ Si, rispondo, sarò solo per i primi cinque minuti! Infatti trovi sempre qualcuno con cui fare una discesa, un amico o anche uno sconosciuto che poi – è successo – incontri di anno in anno. A me poi piace molto indovinare la regione di provenienza dei turisti ascoltando il loro accento. Ad esempio, con Liguri, Toscani, Piemontesi, Napoletani, Romani, Siciliani, i Bolognesi non mi sbaglio mai. Posso confondere un Parmense con un Alessandrino, ecco, questo può accadere, con quella erre un po’ moscia entrambi. O anche un Umbro con un Machigiano. Quest’anno ho fatto amicizia con una simpatica famiglia calabrese: chissà che non ci si incontri anche al di fuori dello sci, al loro mare o fra i nostri laghi e le nostre montagne!
Per farla breve. Per circa 2-3 ore siamo noi i padroni – o quasi – delle piste (ricordiamo che siamo in dicembre e in gennaio). Una sosta alla Zambana o alla Lovara: chi beve un bianco, io no, niente alcool quando scio. Verso l’una siamo di nuovo a Trento: lascio in macchina gli sci, porto in casa gli scarponi, che stiano al caldo.
Mentre sto scrivendo, siamo quasi a metà marzo. Siccome che certi anni si scia già a fine novembre, mi piace pensare che mancano solo otto mesi alla ripresa!
Alla prossima e … good skiing everybody!
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UN POST AL SOLE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2020 @ 3:04 pmDetto altrimenti: del Lago di Garda! (post 3848)
Due post fa, una biciclettata “a memoria”. Oggi vi offro una veleggiata nell’Altogarda Trentino, sempre a memoria, visto che causa virus non si può andare di persona.
Riva del Garda. Primavera. Giornata già abbastanza calde. Escursione termica notte-giorno, notevole. Di notte il lago è più caldo, l’aria si alza ed aspira la brezza da nord: noi velisti gardesani la chiamiamo “Vento” che si distingue in Balin o Balinot se scende rispettivamente dal passo del Ballino su Riva del Garda; e “Sarca” se scende lungo la Valle del Sarca su Torbole. Il Sarca ha una potenza doppia del Balin. Balin e Sarca poco più a sud si uniscono a formare il famoso Peler, quello che fa il pelo all’acqua. Poi, man mano che il sole scalda, la terra diventa più calda dell’acque ed ecco che sulla catena del Baldo si formano i nuvoloni bianchi “spia” dell’Ora. Infatti poco dopo si forma da sud la famosa brezza: l’Ora del Garda.
Sono le 07,00. In Fraglia Vela Riva non c’è nessuno. Il mio Fun, una barca da regata di sette metri, mi aspetta. Il Fun, una francesina Formule Un di nome Whisper (bisbiglio, sussurro, tanto è silenziosa nello scivolare sull’acqua!).
Le ho dedicato la poesiola che vedete sotto la foto: qualcuno mi dice che sembra scritta per un’innamorata … e allora? Ebbene sì, ne sono innamorato, non lo nascondo. Ma veniamo a lei: Whisper, anno di nascita 1990; numero velico ITA 526; Lft 7,20 m; dislocamento (peso) in assetto kg 1000; stazza 2,8 Tons (la tonnellata di stazza è una misura di volume!); vele in mq: fiocco (autovirante) 8; randa 16; genoa 16; spinnaker 40; deriva a baionetta al 33% del peso; sartie fisse e volanti; motore fb max 6cv, meglio 2; equipaggio in regata quattro persone; carena planante: con oltre 23 nodi di vento plana come una tavola da surf e “ruggisce” come se avesse il motore! Palmares: 25 campionati sociali Fraglia Vela Riva – Prima al campionato sociale Fraglia del 2004 su 12 regate – Prima di classe alla Regata dei Bravi (in solitaria); Sei traversate anche di notte e anche in solitaria da S. Vincenzo (LI) a Palau e viceversa – Sei Centomiglia – Una Barcolana – Campionati di classe italiano, europeo, mondiale.
Salgo a bordo, libero la randa, armo randa e fiocco. Predispongo due scottine per potere eventualmente bloccare il timone in caso di necessità: infatti sarò solo a bodo, non si può mai sapere! Esco a motore, metto la prua al vento ed isso le vele. Il Balin così sotto costa è debole. Spengo il motore e faccio scivolare Whisper mure a sinistra (con il vento sul lato sinistro delle vele) fino a raggiungere il letto del Sarca. Improvvisamente Whisper accelera, si inclina molto, sull’acqua vedo le increspature scure delle raffiche del vento. Poggio un po’ l’andatura, lasco le vele e punto grosso modo verso il promontorio della palestra di roccia. La velocità è di 5 nodi (9 kmh). Ben prima di arrivare sottocosta, mi preparo alla manovra: non voglio fare un’abbattuta (alias strambata: con gli sci si direbbe cristiana a valle) per evitare che le attrezzature si stressino inutilmente (non sono in regata!). Quindi stringo gradualmente l’andatura, mi metto di bolina e poi viro (“girando a sinistra”, superando la direzione del vento). Mentre viro gestisco le sartie volanti. Lasco le vele, la barca vola via ch è un piacere! In gergo questa manovra si chiama rebechino: sarebbe un po’ come se, sciando in discesa al traversio della pista, arrivati al bordo della pista , faceste un cristiania a monte senza controspinta e disegnaste sulla neve una sorta di asola.
Sartie volanti. Barca da regata. Albero regolabile. Se lo strallo di prua sul quale è inferito il fiocco non arriva in testa d’albero (come nel Fun che è armato e 7/8), in corrispondenza dell’attacco dello strallo sull’albero si dipartono verso poppa due sartie di acciaio: quella al vento, deve essere tesata per tirare indietro l’albero e quindi tesare lo strallo e far sì che il fiocco lavori bene; quella sottovento deve essere lascata per non intralciare l’apertura della randa. Questa manovra deve essere effettuata ad ogni virata e ad ogni abbattuta. Si vira rimanendo di bolina, controvento; si abbatte o stramba rimanendo con il vento alle spalle. In regata tutte le manovre sono eseguite da quattro persone. In uscita in solitario io ce la faccio da solo: certo che la barca non sarebbe competitiva se pretendessi di regatare da solo contro altri Fun con equipaggi al completo.
Subito dopo la virata (ho appena fatto un rebecchiono) lasco le vele e la barca letteralmente vola al gran lasco in direzione della Casa della Trota, sulla costa trentina lato bresciano. La velocità è salita a 6 nodi e la barca inizia a surfare sulle onde. Anche questa volta, ben prima di arrivare sottocosta, altro rebecchino. Ad certo punto mi scappa la pipì. Nessun problema. Metto la barca di bolina (quasi controvento) lasco le vele che in tal modo non lavorano ma fileggiano rumorosamente al vento; fisso il timone con le scottine che avevo preparato e mi sporgo a poppa in piedi, per fare quello che devo fare. All’altezza della vita sono trattenuto da una scottina orizzontale fissata lateralmente che – data la mia età – per un motivo facilmente intuibile ogni anno devo allungare di qualche cm!
Indi, proseguo così a bordi di lasco fino a ridossarmi dietro Capo Reamol, poco prima di Limone, in prossimità di alcune limonaie. Qui il vento è un po’ meno forte. Ne approfitto per ridurre la superfice della randa. Infatti il mio peso sarebbe insufficiente a controbilanciare di bolina l’abbattimento della barca, in quanto le barche a vela da regata presuppongono che a bordo ci sia il peso mobile dell’equipaggio ed io sono solo; indosso una giacca cerata contro gli spruzzi dai quali sarò innaffiato, ed inizio la bolina, cioè inizio a risalire il vento verso Riva del Garda.
Una risalita a vela di bolina è un po’ come salire su una montagna su sentieri zizzaganti. Se il sentiero è molto ripido, si percorre meno strada ma si è più lenti. Al contrario se il sentiero sale con tratti meno ripidi, si percorre più strada e si è più veloci. Come conviene comportarsi? Se si dispone di un apparecchio VMG – Velocity Made Good è lui che ti dirà quanto stringere il vento per ottimizzare l’avvicinamento alla boa di bolina. Sul Fun questo apparecchio è vietato per ragioni di regolamento di classe. In ogni modo, poiché non sono in regata, prediligo un “sentiero di risalita” meno ripido: la barca è più veloce, ha più forza nel tagliare le onde: insomma, è più divertente. E mi bagno di meno!
Man mano che procedo verso nord il Vento diminuisce fino quasi a cessare: ne approfitto per rientrare nel porto della Fraglia ed ormeggiare prima che si alzi l’Ora: infatti la manovra più difficile in assoluto in un’ uscita del genere – non lo direste! – è la seguente: quando la barca è ormeggiata in porto al rientro e si sia già levata l’Ora, arrotolare da soli la randa sul boma e coprirla con il copriranda!
Vi è piaciuta la veleggiata? La prossima volta volete venire con me? Imbarcati sin d’ora!
Il prossimo post? Dopo una pedalata ed una veleggiata “a memoria”, vi proporrò una sciata “a memoria”!
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SHORT POST
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2020 @ 10:39 amDetto altrimenti: un post corto, scritto post il “ni” dell’UE agli Eurobond (post 3847)
L’UE (Olanda e Germania in testa) nicchiano, tentennano, negano.
L’Olanda si oppone? E noi facciamo lo sciopero dei tulipani! Servirà? Non servirà? Comunque sarà un segnale. Peccato che ci andranno di mezzo i lavoratori neri dell’Africa. Che c’azzeccano, direte voi? C’azzeccano, c’azzeccano perchè i tulipani che si vedono nei campi in Olanda sono la vetrina per i turisti: quelli che vengono inviati nel mondo intero via aerea sono coltivati in Africa, sulle sponde dei grandi laghi, dove l’acqua ed il caldo sono gratis e i lavoratori neri quasi.
E la Germania? Se noi paesi “deboli” ci accordassimo per emettere nostri Eurobond Irredimibili a rendimenti elevati, la grande Germania uber Alles vedrebbe la sua liquidità abbandonare i propri bond a rendimento zero o negativo per confluire sulle nostre emissioni.
La guerra dei bo…nd?. Già, siamo passati dalla guerra dei bottoni (vecchio film) alla guerra dei bond. Al riguardo sarò breve, vi rimando – fra i tanti pubblicati sull’argomento- al mio post http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=73378
Buon prossimo post: sarà un post al sole, al sole del Garda Trentino, preso mentre si veleggia (con l’immaginazione, naturalmente!)
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UNA PEDALATA “A MEMORIA”
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2020 @ 8:06 amDetto altrimenti: c’è il virus? ma con il pensiero si può! (post 3846)
Amici ciclopedalatori di FIAB – Federazione Amici della Bicicletta, Trento, eccomi a voi! Ve l’avevo promesso questo post a pedali che però – stante il coprifuoco da virus – è anche necessariamente “a memoria” quindi perdonerete se i km, i tempi ed i dislivelli non coincideranno alla perfezione! Io comunque io speriamo che me la cavo …
Inizia
Agosto. Sono a Riva del Garda. Tempo stabile al bello. Mi alzo presto, come al solito, senza bisogno della sveglia che noi “bonorivi” (mattinieri) ne facciamo a meno. Il solito problemaccio: che giro farò oggi con la bicicletta? Già, perché da questa decisione dipende il tipo di bici che utilizzerò. Mi spiego: siccome che (bellissima espressione dialettale trentina!) da quando sono un V.I.P – Vecchietto In Pensione mi è venuta una bronchitina cronica, per le salite impegnative devo usare la e-bike; per le salite normali posso ancora utilizzare la mountain bike “muscolare” e per le pedalate pianeggianti, la bici da strada (da corsa). Oltre a ciò, devo considerare il regime dei venti, perché qui nella “Busa” del Garda il loro andamento deve essere ben conosciuto non solo dai velisti, ma anche dai ciclisti, ed io che sono un ciclovelista nel senso che pratico entrambi gli sport ne so qualcosa! Un esempio? La mattina presto potreste dirigervi verso sud, lungo la sponda veronese del Garda, con il Vento (così noi Gardesani chiamiamo la tramontana) in poppa: verso Capo Tempesta scendete lungo la splendida ciclopedonale ad un metro dall’acqua. Dopo una quarantina di km vi fermate per un tuffo ed un piatto di spaghetti e ritornate verso nord con l’Ora del Garda in poppa!
Ma veniamo all’oggi: ho deciso, sarà una giornata “in salita”, quindi prendo la e-bike, una mountain bike con motore Bosh e batteria da 400. Sono le 07,00. Per non farmi mancare nulla, percorro il lungolago per 3 km da Riva fino al fiume Sarca senza aiuto elettrico. Indi giro a nord e sempre su pista ciclabile raggiungo Arco che supero agevolmente grazie al nuovo raccordo ciclabile. Tutta pianura, pochissimi ciclisti, qualche maratoneta in allenamento. In questi 5 km utilizzo il primo livello di aiuto elettrico denominato “eco”: infatti la bici pesa 25 kg ed ho un forte vento contrario. Subito a nord di Arco, la rotonda dalla quale si diparte alla mia destra la circonvallazione della città. La supero verso nord (verso Trento) e dopo 100 metri volto a destra in leggera salita per 250 metri in Via Angelo Maino in direzione Massone, che però non raggiungo perché ben prima volto a sinistra e attraverso la bellissima miniatura della frazione S. Martino. Dopo 200 metri … è finita la vacanza, amici: si volta a destra in salita (15-20%!), si lascia sulla destra il minuscolo bivio per la chiesetta di S. Martino e via, salir sempre salir si arriva alla Falesia Policromuro, un’affascinante palestra di roccia. La strada è asfaltata, stretta, percorsa da rarissime auto (quelle degli abitanti delle altrettanto rarissime case che si trovano lungo il percorso). La pendenza è da omeni veri (15-18%) ma per fortuna ho l’aiuto elettrico che mi concedo al secondo-terzo livello (tour – sport: evito di utilizzare l’ultimo, il turbo).
Raggiungo un posto da favola, il Bosco Caproni che attraverso sotto le arcate di splendide querce e castagni. Qui un bivio: a sinistra conduce direttamente alla frazioncina di Braile e quindi a scollinare verso Drena; a destra con un dislivello maggiore conduce alla Località Troiana. E siccome che oggi non voglio farmi mancare nulla, prendo a destra. La pendenza è un po’ meno dura, siamo al 10-12 %. Dopo alcuni km raggiungo Troiana, una radura sulla destra con un paio di case. Breve sosta.
Indi riparto: la salita è di nuovo impegnativa, il fondo di pietre sconnesse, con alcuni stretti e ripidi tornanti finalmente scavalco ed inizio con cautela una discesa su sterrato sassoso e ghiaioso di 3 km che mi conduce a Braile, una deliziosa franzioncina che i pochissimi turisti (tedeschi!) raggiungono in auto da nord (da Drena).
Da qui, in discesa, supero il bivio in arrivo da sinistra (ovvero, la strada che avrei percorso se al Bosco Caproni avessi preso a sinistra) e per ripidi tonanti asfaltati, plano sul paese di Drena, con il suo bel castello.
Sosta per foto, indi a destra sulla SP, si sale (pendenza 3-4%) per 3 km superando piccole deviazioni a destra che conducono ad incantevoli agritur, sino a scollinare in località Vigo Cavedine. Da qui la strada scende ma io invece di seguire la SP, prendo una strada minore, parallela, sulla sinistra, che attraversa la frazione di Brusino e mi conduce al paese di Cavedine. Lo attraverso in salita aggirando la chiesa che mi lascio a destra e dopo uno strappo di poco meno di un km (12%) scollino e mi affaccio sulla Valle del Lago di Cavedine.
La strada è stretta, teoricamente carrozzabile ma solo dai pochi frontalieri, asfaltata ma … fare attenzione alle buche! Ve ne sono due (strade! Le buche sono molte di più!): una che punta a sud ed una a nord, più lunga. Prendo quest’ultima. Sotto di me la valle e il Lago di Cavedine, una meraviglia! Arrivo al Lago, al bar ristoro Wind Valley dell’amico Andrea Danielli. Qui una sosta “vera” con tanto di brioche, succo di frutta e “sosta idraulica”.
Riparto ma … per dove? Ho sempre la possibilità di scegliere: costeggio il lago verso sud, scavalco le Marocche e plano di Dro, oppure …? Scelgo oppure, cioè pedalo verso nord per 2 km costeggiando l’immissario del lago, mi innesto a sinistra sulla pista ciclabile che mi conduce al bivio per Pietramurata, mi tengo a sinistra e sempre per ciclabile raggiungo la centrale Fies e Dro. Sono a 17 km da Riva. Ormai è fatta. Dro-Arco-Riva quasi interamente per piste ciclabili ormai abbastanza frequentate e con l’Ora contraria. Mi faccio aiutare al motore (livello eco) e alla fine avrò consumato il 75% della carica ella batteria.
Quanti km percorsi? 60. Quanto dislivello superato? Quante ore impiegate? Quanto soste effettuate? Quante foto scattate? Ecchè, non vi pare di chiedere troppo ad un ciclista “a memoria”? Dai che per oggi, dalla sedia qui, di fronte al mio computer, può bastare, non vi pare? Cosa? Piacerebbe anche a voi fare questo giro? Ok, vi ci porterò appena finirà il coprifuoco ma, occhio raga: o siete molto molto allenati per salite dure oppure venite con una e-bike!
Good FIAB, good bike & e-bike everybody!
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I CICLISTI PROTESTANO!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Aprile, 2020 @ 4:19 pmDetto altrimenti: i miei amici di pedalate protestano! (post 3845)
“Ecchè, Riccardo … basta co’ ‘sti post seriosi di finanza etc. etc.! Hai anche scritto un po’ di vela, ma le biciclette? Le hai dimenticate?” No, amici, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti (delle piste ciclabili) d’Italia si leva verso di noi! Solo che cosa scrivo? Per oggi mi limito a pubblicare qualche foto (avviso che qualche foto potrebbe essere adatta solo ad un pubblico adulto). Poi vedrò di fare il resoconto di una pedalata a me a voi ben nota, come se l’avessimo (ri)fatta insieme. E cominciamo:
Basta per oggi amici biciclistici! Ve l’ho promesso: il resoconto “a memoria” di una bella pedalata insieme. Quale volete? La Valsugana? La Trento-Riva? In giro per la Busa del Garda? Le grandi salite sopra Arco? Lungo il Garda? La Trento-Verona? Sappiatemi dire …
Good Bike everybody!
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USA, SUE E ITA DI FRONTE AL COVID19
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Aprile, 2020 @ 6:23 amDetto altrimenti: USA, United States of America – SUE, Stati (quasi) Uniti d’Europa – ITA, Italia (post 3844)
Trump e i suoi 2.000 miliardi di dollari stanziati per combattere il Covid19: a prima vista fanno impressione soprattutto se paragonati a quelli che noi degli SUE stiamo investendo. Al riguardo tuttavia occorre essere osservatori più attenti: infatti negli USA non esiste l’assistenza sanitaria di Stato e quindi il vuoto da colmare è molto maggiore della somma di interventi aggiuntivi che noi degli SUE stiamo attuando. E poi – e mi dispiace dirlo – nonostante i suoi miliardi, non sarà nè facile nè immediato per Trump creare in poco tempo l’equivalente della nostra macchina sanitaria.
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Durante la mia vita di lavoro mi capitò – fra gli altri compiti – di salvare un gruppo di società da una pesante crisi finanziaria. Alla fine, quando mi aspettavo un minimo riconoscimento per il risultato raggiunto, mi sentii dire che non si poteva premiare chi, con il proprio successo, aveva fatto emergere i precedenti insuccessi altrui. Mi è venuto in mente questo fatto quando Mr. Trump sbandiera quei 2000 miliardi di dollari o quando afferma che “Se avremo 100.000 morti sarà già un successo”. Un’ennesima sorta di “inversione termica” della logica dei ragionamenti, della causa rispetto all’effetto, della colpa rispetto al merito.
Qui a fianco: e dire che sarebbe bastata una manciata di dollari …!
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Nel frattempo noi degli SUE, per non farci mancare nulla, a frustarci da soli, a indossare un bel cilicio, a sforzarci nell’accusare gli SUE invece di fare una bella distinzione fra questi, da un lato, e la coppia Germania-Belgio dall’altro. Infatti gli SUE hanno già fatto molto e molto ancora stanno facendo: cito solo i finanziamenti per il vaccino e per i vari start up; lo sblocco delle esportazioni delle mascherine; la task force per coordinare i soccorsi; il piano da 750 miliardi della BCE; la sospensione del patto di stabilità; la riforma del MES-Meccanismi Europeo di Stabilità, nel senso di svincolare l’utilizzo del fondo salva-stati dai precedenti controlli da parte della troika europea.
Da taluno si afferma che a questo punto gli Eurobond non servirebbero più. Io penso il contrario, anzi, vorrei che si riflettesse se non sarebbe il caso di emetterli in forma irredimibile (EBI-EuroBondIrredimibili) cioè senza alcuna scadenza per il loro rimborso; con un rendimento attrattivo per gli investitori (anche e soprattutto extra SUE!); con l’opzione di riacquisto da parte dell’Ente emittente; con la possibilità per l’investitore di rientrare in possesso del capitale investito mediante la vendita dei titoli nelle borse valori internazionali. E se i paesi “forti” (Germania e Belgio) inizialmente non fossero d’accordo, i paesi “deboli” potrebbero programmare di emettere ugualmente questi EBI: al che i due “forzuti”, di fronte al pericolo che i loro flussi finanziari sarebbero sicuramente distratti dalla loro allocazione interna e dirottati verso i ”nostri” EBI, scenderebbero a più miri consigli. Al che a maggior ragione dovremmo emetterli proprio in forma irredimibile, per poterci avvantaggiare di questa loro attrattiva anche sui mercati internazionali nell’attrarre verso gli SUE la finanza extra SUE.
Ho già espresso questo concetto con riguardo all’opportunità che l’Italia stessa faccia ricorso a questo tipo di emissioni per quanto riguarda i propri titoli di debito pubblico: si veda, da ultimo, il post http://www.trentoblog.it/riccardolucatti/?p=73378 che vi prego caldamente di leggere o rileggere.
In sintesi: il tipo di vantaggio tutto italiano che si avrebbe con l’emissione di nostri titoli di debito pubblico irredimibili, si potrebbe replicare sulla molto più ampia scala scala internazionale nel caso di emissioni di EBI-EuroBondIrredimibili. Comunque le due emissioni, nazionale ed internazionale, potrebbero benissimo funzionare anche indipendentemente una dall’altra.
Al momento la chiudo qui con un’immagine finale: se ci troviamo in cima ad un’alta scogliera abbiamo del mare la visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale; man mano che scendiamo verso il basso, le due percezioni gradualmente si invertono fino a quando, immersi nelle onde, avremo la massima percezione sensoriale e nessuna visione d’insieme. Ecco, della nostra UE, dei nostri SUE cerchiamo di avere una visione d’insieme e prospettica e non valutiamoli sulla base delle percezioni sensoriali suscitate dalle loro singole azioni.
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DOVE RISIEDONO I MIEI E(web)LETTORI?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Aprile, 2020 @ 1:25 pmDetto altrimenti: per la scelta del blogger dell’anno! (post 3843)
Una bella domanda alla quale tuttavia la procedura SW del blog sa rispondere! Infatti credo che ognuno di voi sarà curioso di conoscere dove vivano i propri i compagni dei viaggi attraverso i miei post. Dopo che avrete letto questo post potrete chiedervi se i miei lettori siano tanti, pochi o giusti. Io non lo so, quello che so è che io non sono collegato ad alcun social network, il che moltiplicherebbe il numero delle visite ma probabilmente mi assorbirebbe troppo tempo, ed io non voglio correre questo rischio.
Dice … perchè mi è venuto in mente di scrivere un post simile? Be’ raga, è chiaro: mi sento meno prigioniero dell’isolamento forzato, di questo stare in casa ed uscire solo per quattro passi davanti casa, senza quella “a”, come dicono a Roma (Roma, dove ho recentemente scopero di avere molti lettori). E dire che sono una persona (anzi due, con ,mia moglie Maria Teresa) molto fortunata, perchè davanti casa scorre il Fersina, la Fersena in dialetto trentino, che non è mica da tutti avere un fiume così bello sotto casa a 900 metri dal Duomo della città! Fiume che poi mi dicono no, è un torrente, ma che volete, io l’ho promossa tanto la amo e tanto le sono grato!
Ma veniamo alle statistiche, allo share di ascolto, si dice così? Quella che vi mostro oggi è la situazione dal 1 gennaio 2020 a ieri, 5 aprile 2020.
E dai, non me li fate contare città per città! In tutto sono 460 località italiane (+115 estere) dalle quali 3.072 “e(web)lettori” hanno effettuato 4.246 visite, per 7.200 pagine lette, per un totale di 90 ore di lettura, il che vuol dire che i miei post sono letti per circa un’ora al giorno in media.
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Come vedete i più numerosi nell’ordine sono i Milanesi, i Romani, i Trentinsudtirolesi, i Torinesi, i Veronesi, i Bolognesi, i Toscani, i Napoletani, i Genovesi (Genovesi … e dire che navigare nel blog è “a gratis”!). Poi dal passo del Brennero giù giù – con una deviazione al confine sloveno – fino alla costiera adriatica e alle due isole maggiori.
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Dice … ma dove risiedono gli “e(web)lettori italiani all’estero”? Eccole, sono in 115 località di 17 paesi esteri:
Canada, Messico, Finlandia, Ungheria, Nigeria, Marocco: 1 località
Romania, Colombia, Slovenia, Turchia, Svezia: 2 …
Turchia, Austria, UK: 6 …
Brasile, Argentina: 7 …
Francia: 17 …
Germania: 18 …
Grecia: 27 …
USA: 37 …
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Ecco fatto. Spero che il vostro (e il mio!) legittimo desiderio di conoscenza sia soddisfatto! Al prossimo post, dunque e … non dimenticate: se volete cimentarvi con questa diavoleria e pubblicare un post voi stessi, a vostro nome s’intende, inviatelo a riccardo.lucatti@hotmail.it e sarete pubblicati (a costo zero, of course!)
(sono esclusi i messaggi commerciali e quelli seminatori di odio).
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