IL MONDO DEL DOPO VIRUS
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2020 @ 5:55 amDetto altrimenti: cosa vuol dire “niente sarà più come prima”? (post 3918)
Il Covid 19 e il vaccino oppure il Covid19 è il vaccino? Il virus stesso è stato un vaccino, una “nemmeno tanto piccola” dose di malattia iniettata nelle vene del nostro organismo economico e sociale per generare gli anticorpi necessari a impedire il peggiore esito della malattia, la quale è una alterazione che può condurre a tre diverse soluzioni alternative: la guarigione, l’invalidità, la morte. E infatti delle singole persone colpite dal Covid19 alcune sono guarite, altre sono rimaste invalide, altre sono morte. Lo stesso può accadere alle società umane.
(Perdonerete qualche piccolo personale ricordo nostalgico foto-automobilistico!)
“Non sarà più?” Ma già oggi, non è più come prima! Un semplice dato: in Italia calano produzione, fatturato consumi; aumenta il risparmio bancario degli Italiani. Eravamo stati abituati a consumare sempre di più. Il Covid19 ha mostrato i limiti di un capitalismo mirato alla continua crescita e ad un continuo consumo delle risorse del pianeta. Partiamo dall’inizio: ricordate la fase della motorizzazione di massa? Prendiamo le piccole Fiat: 500, 600, 750, 850, 1000, 1100, 1221,1300, 1500 etc. (in grassetto le cilindrate che abbiamo avuto nella mia famiglia d’origine).
Prima dell’avvio della rivoluzione “ibrida” eravamo arrivati a definire inquinante una vecchia Fiat 500 (ormai amatissima auto storica, un ricordo penalizzato in quanto Euro 0) e non un moderno SUV con cilindrata 5000! Non che io stia girando intorno al problema per auspicare il ritorno all’altra grande “ideologia economica”, il comunismo! Ci mancherebbe altro, in dialetto trentino si dice che saria pezo ‘l tacon del bus, sarebbe peggio la toppa del buco che si vuole riparare! Semplicemente che questa “modalità” di capitalismo va manutenzionata. Provo a indicare alcuni interventi:
.
- la ricchezza prodotta va distribuita in modo diverso: a parte ogni considerazione di carattere morale, l’enorme continuo arricchimento dei pochi soliti noti penalizza miliardi di consumatori sempre più poveri che non potranno più essere consumatori.
- Le risorse naturali del pianeta sono al lumicino: già a metà anno abbiamo consumato quelle rinnovabili e iniziamo a consumare quelle non rinnovabili: quo usque tandem? Fino a quando insomma?
- Il sistema fiscale va “riscalettato”. C’è chi vorrebbe una flat tax uguale per tutti o quasi, e chi – come me – si chiede come mai in Italia l’aliquota massima sia del 48% e in Svezia del 70%.
- Il ridimensionamento della produzione, l’avvento della tecnologia robotica e web sta creando disoccupazione. Occorre quindi dedicare maggiore risorse allo stato sociale, alle assicurazioni anti disoccupazione, alla previdenza.
- Occorre intervenire sui cosiddetti “diritti acquisiti” al top della gamma, siano essi super retribuzioni/pensioni, o superbilanci separati di alcuni settori, finanziati a priori e a prescindere. Dopo di che si potrà/dovrà intervenire con un ridimensionamento anche delle fasce medio basse.
- Occorre rivedere l’ordine delle priorità, ad esempio: se proprio non si vuole rinunciare alla militarizzazione, rafforziamo le forze armate di terra rispetto a quelle aeree (i costosissimi cacciabombardieri F35 … ce li possiamo ancora permettere?).
- La pace sociale (ovvero: le non-rivoluzioni di piazza) potrà essere mantenuta se il complesso degli interventi sarà idoneo e coerente rispetto allo scopo e se sarà reso comprensibile alla massa della popolazione, alla quale si dovrà fornire la possibilità di avere la visione d’insieme di ciò che si sta facendo a del dove si vuole andare e non più l’innumerevole serie di singoli interventi e di decisioni separate.
- Non basterà più indicare la mission, cioè lo scopo di una decisione, ma si dovrà spiegare il perché si vuole perseguire quell’obiettivo.
Altrimenti cosa accadrà? Il futuro è in grembo a Giove, dicevano gli antichi Greci …
.
.
Comments Closed
DISPARITA’ DEI GENERI …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2020 @ 4:41 pmDetto altrimenti: … dalla quale dobbiamo arrivare alla parità di genere (post 3917)
Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …
Premetto: lo spazio in bianco che trovate alla fine del post? E’ per riportarci la legge che serve a pareggiare i conti! Ora possiamo cominciare. L’uguaglianza presuppone una relazione fra due soggetti: Tizio è uguale a …. Non avrebbe senso dire “Tizio è uguale.” Ora, quanti sono le razze umane? Una sola appunto. E i generi umani? Per me, uno solo, l’ “umanità”, quindi non avrebbe senso dire che l’umanità è uguale, piuttosto si potrebbe dire che essa è “omogenea”. E invece storicamente abbiano attribuito libertà, opportunità e diritti diversi a due sotto-generi, il maschile e il femminile. In tal modo di fatto – e fino a pochi anni fa anche di diritto – li abbiamo trattati diversamente, abbiamo dato vita alla disparità dei generi che poi è uno dei grandi problemi della nostra società, e ogni volta che promuoviamo un convegno sulla parità di genere, sbagliamo, perché dovremo promuoverlo contro la disparità dei generi (le parole sono pietre …).
Abbiamo eliminato per legge – sia pure molto tardi – le disparità di legge. Ora, per eliminare le disparità di fatto sopravvisute all’abolizione dell’abominio legislativo, dobbiamo ricorrere nuovamente ad una legge!
Diversi, anche nella libertà. Infatti il genere femminile non è libero dal pregiudizio di un gruppo minoritario (noi maschi) contro un gruppo maggioritario (loro, Donne), con un’inversione della consueta regola numerica. Uso il termine “maschi” e non “uomini” perché spesso quest’ultimo è riferito anche alle donne, e noi maschi crediamo di potercela cavare così, a buon mercato, definendo tutti “uomini”. E invece è proprio per uscire da questa opportunistica ambiguità lessicale che io preferisco usare il termine più comprensivo di “umanità”. Anche di una donna, infatti, si può dire che “è molto umana”. Norberto Bobbio, nel suo libro capolavoro (uno dei tanti) “Elogio della mitezza” ci ricorda che il pregiudizio è una presa di posizione precostituita che si basa sull’ignoranza e/o sulla paura e/o sull’interesse; che quello contro le Donne è esercitato – contro la citata regola numerica – da un gruppo minoritario contro un gruppo maggioritario e che il suo superamento sarà la più grande se non l’unica rivoluzione del nostro tempo.
Comments Closed
TO BE OR NOT TO BE … CREATIVI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2020 @ 7:22 amDetto altrimenti: that is the question (post 3916)
Essere o non essere creativi, pensanti, propositivi? Questo è il dilemma. Quelle le nuove idee (splendido napoletanismo!) molto spesso fanno fatica non dico ad essere accettate, ma almeno ad essere esaminate con attenzione. Gli ostacoli maggiori provengono da chi nuove idee non ne ha mai, ed allora le frasi sono “Ma se non si è mai fatto così … la legge non lo prevede … chi vuoi mai che accetti la tua idea …”. Il tono poi, quello di chi mentre si esprime non sa se far prevalere quello superiorità, di fastidio o di scherno. Poi ci riflette: con un bel tono superficiale e distratto se la cava al meglio: “Passiamo ad altro.” Per completezza devo però ammettere che esiste anche un altro tipo di risposta, benchè assai più raro: “Ne hai già parlato con qualcuno?“. Vuol dire che il vostro interlocutore vuole vendere la vostra idea come propria. Evvabbè … purchè passi.
.
Il sindaco di Firenze Giorgio la Pira stava assegnando le case popolari. I suoi gli fecero osservare che la legge prevedeva altri criteri. Lui rispose: “Io assegno le case, voi andate a cambiare la legge”.
.
.
E invece no. Bisogna insistere anche se poi alla fine dovesse risultare che la nostra idea non è realizzabile, insistere perché se non altro vi sarete battuti per l’affermazione di alcuni principi: che in tutto c’è sempre stata una prima volta; che oltre allo ius cònditum c’è anche lo ius condendum; che prima di condannare o di approvare occorre approfondire; che ciò che conta non è l’informazione o la comunicazione, ma il dialogo; che l’intelligenza che conta non è quella individuale ma quella collettiva; che stante l’elevato grado della comunicazione web, ormai le idee migliori sono quelle che nascono nelle periferie delle organizzazioni, quelle a contatto con le diverse realtà; che oltre alla mission (obiettivo) c’è anche lo scopo (il perché).
Napoleone ai suoi generali: “Mi stanno bene i generali fortunati, purchè lo siano sempre”. Io, molto più umilmente, mi permetto di dire: “Siate creativi, sempre: è la migliore fortuna che possiate avere avuto in dono dalla natura”.
.
.
Comments Closed
SBUROCRATIZZARE? QUANDO MAI!?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2020 @ 7:20 amDetto altrimenti: 60.000 Ausiliari de traffico … dei pedoni (post 3915)
Controllare la sosta nelle città? Un compito umile, noioso, antipatico, se fa caldo o freddo anche faticoso e sgradevole fisicamente. Ed allora ci siamo inventati gli Ausiliari del traffico delle auto.
La Motorizzazione Civile vuole alleggerire i propri compiti? Ed ecco che abbiamo delegato alcune funzioni ad un ente esterno: l’ACI.
Abbiamo dato la paghetta a molti senza lavoro fino a quando il lavoro non lo avranno trovato? E allora assumiamo i navigators che li aiutino a … diventare loro stessi navigator! Sarebbe un assurdo ma mi piace immaginare questa ipotesi!
La gente non si mette le mascherine, non mantiene la distanza interpersonale? Ecchè, vorremmo mica utilizzare le Forze dell’ordine per un compito così umile? Quando mai! E noi assumiamo 60.000 Ausiliari del traffico … dei pedoni (la distanza interpersonale, equivalente della distanza di sicurezza fra due veicoli) e dell’ uso delle mascherine (le “cinture di sicurezza” del pedone).
Nella sostanza. Mandare i “controllori” che non sono pubblici ufficiali a invitare la gente al rispetto delle regole anti Covid19, magari in mezzo ad assembramenti di giovani un po’ bevuti, è come mandare delle pecore in mezzo ai lupi. Ma il Presidente del Consiglio dei Ministri dice: “Nessun compito aggiuntivo per le Forze dell’Ordine!” Ecchè, dico io, esiste forse un elenco chiuso di reati da controllare? E gli altri … quelli “fuori elenco”, no?
.
.
Comments Closed
PENSIERI DEL MATTINO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2020 @ 5:30 amDetto altrimenti: la notte porta consiglio (post 3914)
L’OTTICA VISUALE DA TRENTO CAPOLUOGO. Ovvero, il ruolo di Trento Capoluogo; del suo essere il quarto (concentrato) della popolazione provinciale; del suo contenere i maggiori centri sviluppatori di pensiero … ruolo diverso da quello delle poche altre città né tanto meno da quello di uno dei tanti paesi della provincia, senza nulla togliere a tutti loro, s’intende! Infatti non vogliamo fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi: solamente nemmeno possiamo accettare di essere “diluiti” con sacrificio delle eccellenze che possiamo esprimere a vantaggio di tutti i soggetti della provincia. Soprattutto quando in provincia non si stanno esprimendo troppe eccellenze … soprattutto sull’ “esame” di quinta elementare(?!)
POTERE E RESPONSABILITÀ. E’ bene che vadano sempre uniti e invece oggi, tendenzialmente, si assiste ad uno spostamento verso l’ “alto” del potere (finanziario) e verso il “basso” della responsabilità (di governo). Per certo aspetti, oggi finanziare e governare un territorio è un po’ come finanziare e governare un gruppo di SpA. Ciò per due motivi convergenti. Perchè da qualche tempo si è capito che una SpA non deve avere come obiettivo solo o soprattutto l’utile di bilancio e perché, allo stesso tempo, l’Ente pubblico è costretto a fare un po’ lui stesso da SpA, e cioè a fare i conti con un bene economico e strategico: le coperture finanziarie, le quali sono un bene economico, in quanto limitate; e un bene strategico, in quanto indispensabili e insostituibilli. Ed allora occorre vedere in che misura la SpA “superiore” agisce come Spa holding di gestione finanziaria pura o se invece, approfittando di questa leva, opera anche da SpA holding operativa, condizionando la libera operatività delle Spa “inferiori”.
.
MISSION E SCOPO. Sono due “cose” diverse. La mission è l’obiettivo che ci poniamo. Lo scopo è il perché ci poniamo quell’obiettivo. La mission usualmente è dichiarata. Lo scopo un po’ meno. Anzi, molto meno. Un paio di millenni fa un tale avvocato che di nome faceva … si, mi ricordo, Cicerone, sintetizzava la necessità di fare emergere lo scopo con due parole, anzi quattro ma che, a due a due, volevano dire la stessa cosa: “Cui bono?”, “Cui prodest”? Tradotto: chi ci guadagna? Come arrivare a capire chi è il beneficiato? Ce lo insegnano gli Spagnoli con il loro pienza mal y acertaras, pensa male e indovinerai. Noi abbiamo avuto un tale che in italiano usava un’espressione simile: “A pensar male si fa peccato ma si indovina”. Chi era? Ecchè, mica posso ricordarmi tutto, io … mica posso!
FINANZA PUBBLICA – Il problema della copertura finanziaria del fabbisogno che si sta creando per il dopo-virus non può essere “solo” comunale. Si tratta di un’onda lunga che parte dal Comune o dall’UE e arriva all’UE o al Comune, ma comunque ogni decisione e ogni non-decisione a qualunque livello assunta ricade sempre sulle stesse persone, cioè sui cittadini. Quindi, quando il nostro gruppo tratta della Finanza Comunale, in realtà tratta della Finanza. Traduco: se al cittadino viene meno un servizio pubblico, lo reclama dal Comune che se non ha i mezzi finanziari li reclama alla Provincia etc.. Ecco perchè, una soluzione di tecnica finanziaria adatta al Comune (Irredimibili Rendita) può benissimo essere adottata anche dalla provincia.
.
.
I TITOLI DI RENDITA, IRREDIMIBILI. Sentite tre critiche che da una certa base intellettuale tutto sommato molto limitata, sono state fatte alla nostra proposta-quasi progetto:
“I Comuni non possono fare debiti”. Rispondo: non è vero, possono emettere i BOC per investimenti.
“Ma figuriamoci se per un solo punto in più, la gente sottoscrive i BOC!” Rispondo: ma noi non stavamo parlando dei BOC che sono un debito, ma dei Rendita che non sono un debito, e che potrebbero ben essere remunerati con +2 punti.
“Ma noi operiamo per cassa: investiamo e spendiamo nei limiti della finanza che abbiamo. Poi ci fermiamo”. Rispondo: la gestione per cassa si contrappone a quella per competenza: entrambe possono essere fatte in presenza/assenza di debiti. Un altro tipo di gestione per cassa è quella di chi non vuole lasciare traccia bancaria dei propri movimenti. Invece, la vera alternativa è:
1) Dispongo di tot risorse finanziarie e tot spendo. Quando le ho finite, mi fermo: niente più servizi alla cittadinanza, niente più investimenti. 2) Devo prestare servizi alla cittadinanza a fare investimenti. I soldi che ho non mi bastano. Devo trovare le necessarie coperture finanziarie. Quale delle due soluzioni scegliereste? Io direi la seconda. E voi?
LA FINANZA COME STRUMENTO NON COME FINE . La gente conosce le banche, molto meno le società finanziarie. Quelle le banche (bellissima espressione dialettale napoletanaa!) il loro compito sarebbe semplice: raccogliere il risparmio e fare credito a famiglie e imprese. La finanza aziendale dovrebbe bestire i flussi del denaro in funzione dell’operatività. Invce talvolta si è messa a “fare finanza pura” come quando, ad esempio, si indebitaava presso le bance al 10% per investire in BOT al 15%. Le società finanziarie dovrebbero essere holding pure di partecipazione, ovvero detenere i pacchetti azionari della società partecipate (società finanziaria pura); oppure gestirne dal centro alcune funzioni in primis quella finanziaria (società finanziaria mista); infine gestire dal centro la maggior parte delle funzioni (società finanziaria operativa). Altro tipo di società finanziarie sono quelle che raccolgono il denaro oppure lo investono (senza quell’ oppure sarebbero banche). E torniamo alle banche, alcune delle quali purtroppo si sono messe a fare finanza, cioè a speculare con investimenti in titoli più o meno pericolosi, più o meno redditizi e pagare al proprio top management premi infiniti “prima” che i nodi venissero al pettine. Evvabbè …
I FLUSSI DELLA FINANZA. Oggi i principali flussi del denaro sono: 1) risparmio – depositi bancari – poco credito verso le imprese; 2) risparmio – acquisto di titoli di debito pubblico – spese correnti dello Stato e qualche investimento. Con i titoli Rendita il flusso sarebbe: 3) risparmio – acquisto di titoli rendita – investimenti in Opere Pubbliche – attivazione di un forte indotto privato.
ECONOMIA MISTA. I titoli di debito locali e a maggior ragione i titoli non di debito ma di Rendita Irredimibili sono prodromi alla atttivazione di SpA di scopo, pubblico-private, al project financig.
Grazie per avermi letto.
Comments Closed
PER CASSA O PER GRANCASSA?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2020 @ 4:31 pmDetto altrimenti: castigat ridendo mores … (post 3913)
… che non vuol dire che rido mentre punisco i neri, bensì che pur con lo scherzo cerco di correggere i costumi (del pensiero). Almeno ci provo. In molti post precedenti ho patrocinato l’emissione di titoli di rendita irredimibili (che NON sono debiti) da parte degli enti pubblici locali e non. Ecco alcune obiezioni:
“I Comuni non possono fare debiti”. Rispondo: non è vero, possono emettere i BOC per investimenti.
“Ma figuriamoci se per un solo punto in più, la gente sottoscrive i BOC!” Rispondo: ma io non stavo parlando dei BOC che sono un debito, ma dei Rendita che non sono un debito, e che potrebbero ben essere remunerati con +2 punti.
“Ma noi operiamo per cassa: investiamo e spendiamo nei limiti della finanza che abbiamo. Poi ci fermiamo”. Rispondo: la gestione per cassa si contrappone a quella per competenza: entrambe possono essere fatte in presenza/assenza di debiti. Un altro tipo di gestione per cassa è quella di chi non vuole lasciare traccia bancaria dei propri movimenti. Tutto quanto sopra esposto comunque non rappresenta l’alternativa di cui si discute che è la seguente:
1 – Ho tot risorse finanziarie e tot spendo. Quando le ho finite, mi fermo: niente più servizi alla cittadinanza, niente più investimenti.
2 – Devo prestare servizi alla cittadinanza a fare investimenti. I soldi che ho non mi bastano. Devo trovare le necessarie coperture finanziarie.
Io voto per la soluzione 2).
.
Comments Closed
24 MAGGIO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2020 @ 4:48 pmDetto altrimenti: la nostra “guerra lampo” (post 3912)
Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il 24 maggio 1915 … per iniziare una guerra che sarebbe finita nel novembre del 1918.
28 luglio 1914 – Germania e Impero Austro Ungarico (senza l’Italia, il terzo alleato della Triplice Alleanza) entrano in guerra contro i Paesi dell’Intesa (Francia, GB, Russia).
16 febbraio 1915 – L’Italia invia a Londra un promemoria con le condizioni per la discesa in campo al loro fianco.
4 marzo 1915 – L’ambasciatore italiano in Gran Bretagna, il marchese Guglielmo Imperiali, illustra al Ministro degli Esteri inglese Sir Edward Grey i 16 punti di questo promemoria.
1° aprile 1915 – Il Primo Ministro britannico, Herbert Asquith, inoltra al governo di Roma le controproposte dell’Intesa che non includevano più le terre dalmate.
.
14 aprile 1915 – Viene raggiunto l’accordo tra l’Italia (ministro degli esteri Sidney Sonnino, senza alcun mandato da parte del parlamento italiano) ed i paesi dell’Intesa.
26 aprile 1914 – Si firma il Patto di Londra.
.
.
L’Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese dalla firma del Trattato a fianco di Gran Bretagna, Francia e Russia contro tutti i nemici di questi paesi ovvero Austria-Ungheria, Germania e Impero Ottomano. Con il futuro trattato di pace, l’Italia avrebbe ottenuto il Sud Tirolo, il Trentino, Gorizia, Gradisca, il territorio di Trieste, l’intera penisola istriana fino al Golfo del Quarnaro con le isole di Cherso e Lussino, le isole della Dalmazia e le città di Zara, Sebenico e Trau, la città di Valona e l’isola di Saseno, la sovranità sul Dodecanneso, il riconoscimento di zone d’influenza nell’Asia Minore e la rettifica di alcuni confini nell’Africa italiana.
Giolitti, neutralista – Salandra,interventista. Nelle piazze, quasi una guerra civile. Il re, anziché prendere atto dell’orientamento della maggioranza parlamentare non interventista e incaricare Giolitti di formare un nuovo governo, conferisce nuovamente l’incarico a Salandra.
Il re si mette dala parte della sovversione e viola la tradizione democratico-parlamentare che aveva presieduto alla vita dello stato liberale fino a quel momento.
.
.
.
.
Mussolini come Salandra: infatti la cosa si ripetè nel 1922 di fronte all’ azione sovversiva delle squadre d’azione mussoliniane, quando l’azione del re di fatto legittimò i sediziosi e conferì l’incarico di governo allo stesso Mussolini che li capeggiava.
20 maggio 1915 – Il parlamento riunito ratifica la decisione dell’intervento.
24 maggio 1915 – L’Italia entra ufficialmente in guerra, sulla base di una decisione del re che viola le regole costituzionali o almeno della volontà parlamentare.
.
.
Che vi avevo detto all’inizio del post? 14 aprile – 26 aprile – 20 maggio – 24 maggio: la nostra “guerra lampo”
La firma dei trattati di pace finali portò a un rigetto delle condizioni a suo tempo fissate nel Patto di Londra innescando una grave crisi politica interna sfociata nella cosiddetta “Impresa di Fiume” cui si sommarono i rivolgimenti economici e sociali del cosiddetto biennio rosso. ..
.
.
Questi fattori gettarono poi le basi per il successivo avvento del regime fascista. E bravo il re!
.
.
.
Comments Closed
COVID19 VISIONE D’INSIEME
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2020 @ 6:21 amDetto altrimenti: ricorro spesso ad un’immagine (post 3911)
,.
Anticipo qui la conclusione che troverete in fondo al post: un invito a quella parte della politica che si sta occupando delle prossime elezioni a diventare la Politica che si occupa delle prossime generazioni.
Ecco l’immagine: dalla sommità di un’alta scogliera avete la massima visione d’insieme del mare e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendete fino ad immergervi nelle onde, le percezioni progressivamente e gradualmente si invertono: nuotando, avrete la massima percezione sensoriale del mare e nessuna visione d’insieme.
Covid19: ha modificato i nostri comportamenti; ha interrotto il ciclo della produzione, del consumo, del fisco, degli investimenti. Dai media ci vengono date molte informazioni “disgiunte” circa gli interventi finanziari dell’UE e le elargizioni del governo ai vari settori in difficoltà: e noi stiamo letteralmente “nuotando” fra queste tante piccole/grandi onde di un mare in tempesta, del quale non riusciamo ad avere una visione d’insieme.
Anni fa un Comune mi aveva inserito nel Consiglio di Amministrazione di un grande Ente Fiera. Un giorno il Vicesindaco (di mestiere imprenditore) mi chiese che impressione io avessi tratto dalle prime riunioni alle quali avevo partecipato. Io risposi che non avevo colto alcuna “tensione”. Bastarono queste mie poche parole per farlo rabbuiare in volto: “Se non la coglie lei, vuol proprio dire che non c’è, ed è grave”. Ecco, secondo la mia sensibilità di manager sperimentato, in quel contesto mancava la capacità di raggiungere e quindi di farsi carico della visione d’insieme e prospettica dell’Ente e della conseguente insita tensione che ne sarebbe automaticamente derivata.
Io non sto riuscendo ad avere una visione d’insieme. Amiche lettrici ed amici lettori, vi prego, non mi fraintendete: non sto sparandomi le pose (splendida espressione dialettale napoletana: non mi sto dando le arie): ognuno ha il mestiere che ha, ed il mio è stato ed è quello del manager, tutto qui. Quello che voglio dire che se non riesco io ad avere una visione d’insieme dei flussi finanziari in entrata ed in uscita; io che sono uno studiato (altrettanto splendida espressione dialettale trentina: uno che ha studiato); manager aziendale e anche finanziario da una vita; io che leggo Il Sole 24 Ore tutti i giorni, vorrà pur voler dire qualcosa, o no?
In altre parole: se io, da Presidente Amministratore Delegato di una SpA mi fossi presentato all’Assemblea dei miei Azionisti (i proprietari della SpA) con una simile serie di dati, mi avrebbero detto che quello non era il modo di rappresentare la situazione agli Azionisti; che la mia relazione era più un documento di lavoro interno e che per la loro riunione avrebbe dovuto essere più di sintesi e significativa.
Un’altra immagine: esondazione di un fiume, campagne allagate, i soccorritori accorrono con mezzi anfibi a salvare una famiglia isolata e rifugiata al piano superiore della palazzina. La padrona di casa indica loro che sul soffitto dell’appartamento del pianterreno ci sono vistose macchie di umidità. “Signora, prima pensiamo a questi due metri di acqua. All’umidità pensiamo dopo”.
La visione d’insieme di ieri mi pare che a qualcuno sia mancata, altrimenti non si spiegherebbe come mai la compagnia aerea di bandiera di un Paese-Museo-a-cielo-aperto come il nostro possa essere sull’orlo del fallimento. La visione d’insieme di oggi a noi tutti manca perché nessuno ci tende una mano per trascinarci fuori dalle onde, farci afferrare i primi appigli della scogliera della comprensione, per poi farci risalire tutta la sua parete, arrivare sulla cima ed avere, finalmente, la visione d’insieme della tempesta che si sta scatenando nel mare nostrum che più nostro di così non potrebbe essere!
Concludo invitando quella parte della politica che si sta occupando delle prossime elezioni a diventare la Politica che si occupi delle prossime generazioni.
Comments Closed
RIFLESSIONI SULLA FINANZA E SULL’ECONOMIA DEL POST VIRUS …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Maggio, 2020 @ 11:43 amDetto altrimenti: … fra Roberto Sani – Coordinatore Provinciale Italia Viva e Riccardo Lucatti – Coordinatore Gruppo di Lavoro Trento Viva “Finanza ed economia mista” (post 3910)
(Video su Italia Viva Trento – Video)
INIZIA
Roberto Sani ha presentato brevemente il nuovo Gruppo di Lavoro: Alessandro Aichner, Riccardo Lucatti, Annarosa Molinari, Elisabetta Pisoni e ha messo a fuoco il passaggio dalla fase “sanitaria” del virus a quella economica finanziaria e al suo interno dal “fabbisogno finanziario” alla sua “copertura”: dove trovare i soldi?
1 – Riccardo, voi del Gruppo di Lavoro innanzi tutto come pensate che potrebbero andare in porto i nuovi 500 mildi di Merkel-Macrom? In definitiva sono gli Eurobond prima molto osteggiati: la Commissione UE si indebita sul mercato finanziario internazionale emettendo bond a lunga scadenza. Poi “regala” denari agli Stati. Infine rimborsa il proprio debito attingendo al budget dell’UE. Questo, dice la Merkel, “per contrastare l’incremento dell’indebitamento degli Stati”.
Per noi va bene ma non basta, è solo uno strumento in più e non contrasta con l’emissione di titoli irredimibili. Ma se questi Euro Bond non dovessero essere approvati dai paesi forti, allora sì che i paesi “deboli” dovrebbero lanciare emissioni di titoli irredimibili, attraendo gli investimenti dei paesi forti. Si tratterebbe di trasformare una negatività in un’opportunità.
2 – E cosa pensate del fatto che ci sia stata una vera e propria corsa all’acquisto dei BTP Italia al rendimento dello 1,4% + 0,8 per chi li tiene fino alla scadenza? I 22 miliardi sono stati “bruciati” e ben 14 sono andati ai piccoli risparmiatori. Questo è un fatto sintomatico: il risparmiatore ha una forte “voglia di reddito” più che di utile speculativo.
Buono il rendimento (ma sempre inferiore a quello degli irredimibili soprattutto se locali!); buona la risposta del mercato ma ancora non si è capito che questi titoli aumentano il debito pubblico, mentre gli irredimibili no, anzi, lo diminuiscono! Inoltre occorre canalizzare buona parte del risparmio verso investimenti produttivi, in primis verso le opere pubbliche che fra l’altro generano molto indotto privato: questa è la mission degli irredimibili. Si tratta di intervenire sui flussi, spostandosi, almeno in parte, dai flussi A) e B) al flusso C):
Flusso A): risparmio privato – banche, che fanno troppa finanza e poco credito ai privati;
Flusso B): risparmio privato – titoli redimibili – Stato, anche per la spesa corrente;
Flusso C). risparmio privato – titoli Rendita irredimibili – Opere Pubbliche – Forte indotto privato.
3 – Ma non pensate che taluno cominci a ipotizzare una forte patrimoniale?
Una patrimoniale sui depositi in conto corrente non basterebbe.Sarebbe un’inaccettabile “violenza finanziaria” e inciderebbe poco in termini di riduzione del debito. Ne occorrerebbe una sugli immobili, ma tassare la casa degli italiani soprattutto in una fase di crisi del lavoro come quella attuale scatenerebbe una vera rivoluzione di piazza. Occorre intervenire sì sugli i immobili, ma vendendo gli immobili del patrimonio statale (che valgono circa 250 miliardi di Euro, da vendersi per tranche annuali attraverso un fondo comune immobiliare), come si suggerisce – fra l’altro – nel libro che ho appena pubblicato insieme all’amico Gianluigi De Marchi (“Ricostruire la finanza – Riflessioni e proposte sull’emergenza” Amazon Fulfillment) Una ragione di più per attivare tutti gli altri strumenti, ad iniziare dai titoli irredimibili.
4 – Riccardo, cosa ha stimolato il vostro Gruppo a dare centralità alla composizione e gestione del debito pubblico del dopo Coronavirus?
Una considerazione molto semplice: per noi la “Fase 2” non è quella della riapertura dei bar e dei parrucchieri, ma quella finanziaria, nella quale ci si dovrà confrontare con i mancati ricavi privati e introiti fiscali pubblici.
5 – Insomma, vi preoccupa la gestione del debito pubblico?
Certo, visto che già ora è pari al 160% del PIL, laddove Maastricht ha individuato come livello fisiologico il 60%.
6 – Volete spiegare brevemente ai non addetti ai lavori cosa sono questi titoli Rendita/Irredimibili?
Sono titoli non-di-debito ma di rendita emessi da un Ente Pubblico (UE, Stato, Regione, Provincia, Comune) che indirizzano risorse finanziarie verso l’emittente, rispetto ai quali l’ente a) conserva l’opzione al riacquisto; b) non ha l’obbligo della restituzione del capitale; c) paga all’investitore interessi ad un tasso più elevato rispetto a quello dei titoli di debito con scadenza, i titoli redimibili.
7 – Quali sono i vantaggi per l’emittente e per l’investitore?
Poiché i “Rendita” non hanno scadenza, non sono un debito, quindi l’ente emittente riduce il livello del proprio indebitamento e al contempo aumenta la disponibilità di cassa e quella per investimenti. L’investitore percepisce un reddito più elevato (che potrebbe essere garantito dalla fidejussione bancaria di un pool di banche) e può recuperare il proprio capitale vendendo i titoli in borsa.
8 – Ma perché di questo argomento si occupa un Gruppo di Lavoro comunale?
Per tre motivi:
– i “Rendita” possono essere emessi anche dai Comuni, sulla scia ella legge esistente, la n. 724 del 23.12.94 art 35 che forse (dico forse) dovrebbe essere aggiornata, ma non sono sicuro che occorra questo tipo di intervento;
– perché i Cittadini del Comune sono coloro sui quali ricadranno a cascata gli effetti delle decisioni o peggio, delle non-decisioni di Provincia, Stato, UE;
– i “Rendita” bene si coniugano con gli strumenti dell’ economia mista di società comunali miste pubblico private di progetto e di project financing per la realizzazione di importanti specifici progetti. Questa sarà la nostra prossima materia di approfondimento.
9 – Riccardo, taluno afferma che gli investimenti si fanno con la finanza disponibile. Niente debiti.
Bravi, alla Ponzio Pilato, una risposta per nulla manageriale! Allora che facciamo? Tagliamo i servizi e niente opere pubbliche? Ma via … e poi, innanzi tutto i titoli irredimibili non sono un debito. E comunque indebitarsi è non solo utile ma anche necessario e conveniente se con quegli investimenti si genera un flusso di denaro necessario all’estinzione del debito e si realizzano opere pubbliche, soprattutto se queste “si pagano”. Non per niente noi del Gruppo di Lavoro dopo la finanza ci occuperemo degli strumenti dell’economia mista (Spa miste pubblico private; project financing; società di progetto).
10 – Ma forse potrebbero anche essere un’idea da proporre alla nostra Provincia, visto che è alla ricerca di una copertura finanziaria di 200 milioni.
Ottima idea, anche perché si sa che poi una parte di quei fondi sono trasferiti ai Comuni. E poi, la nostra Provincia chiede 200 milioni? Il solo Comune di Milano ne sta chiedendo 500! E a quanto ammonterà il grido di dolore che si sta alzando da tutta l’Italia?
11 – Quale rendimento dovrebbero assicurare questi titoli per essere attrattivi?
La legge citata consente ai titoli locali redimibili un punto oltre il rendimento dei titoli statali (salendo dal 2,2 al 3,2%) ed una tassazione ridotta dal 26% al 12,50%. Per gli irredimibili “Rendita”, con un pari regime fiscale, si potrebbe ipotizzare una maggiorazione di due punti, ed arrivare al 4,2 %: questo mi pare essere l’unico dettaglio da approfondire anche sotto il profilo legislativo (eventualmente basterebbe una semplice modifica alla legge citata).
12 – Tecnicamente come si potrebbe formalizzare il rapporto giuridico fra Ente Emittente e investitore?
Sostanzialmente, i titoli irredimibili “Rendita” sono oggetto di un contratto, una sorta di nuovo swap finanziario: si concorda di ricevere un conveniente flusso di maggiori interessi e di concedere in contropartita di avere un diverso responsabile per il recupero del proprio capitale: la borsa valori in luogo dell’Ente pubblico emittente. La forma potrebbe essere quella già prevista per i titoli di debito locali già previsti dalla legge citata. L’unico aspetto da risolvere – come ho già detto – potrebbe essere quello della ulteriore maggiorazione dello spread, da +1 a +1,5 / +2 rispetto al rendimento dei titoli di Stato.
13 – Lo Stato, quando dovrebbe emetterli?
Pensiamo che lo Stato potrebbe iniziare ad emetterli gradualmente in sostituzione volontaria delle scadenze dei propri titoli redimibili, in progressivo parallelo ad emissioni ex novo.
14 – Oltre tutto così facendo non si drenerebbe che in parte il risparmio bancario! Ma, dimmi, non pensate che sarebbe giusto coinvolgere in qualche modo anche le banche che nel passato sono state molto aiutate dal settore pubblico?
Be’ … sarebbe anche giusto che le banche dicessero un bel “grazie” al settore pubblico e sottoscrivessero qualche tranche di titoli Rendita immettendole poi sul mercato della borsa valori che sarebbe in tal modo favorevolmente innescato. E poi le banche locali, magari in pool, potrebbero prestare fidejussione circa l’erogazione del flusso di interessi.
15 – Ci sono precedenti nella storia della finanza?
Si. In USA e in GB. In Italia nel 1935 fu lanciata un’emissione di 42 mildi di lire pari oggi a circa la stessa cifra in euro, al 5% con cedola semestrale e andò a ruba.
16 – Recentemente, la finanza internazionale ne ha parlato?
Si, la Spagna, ma presupponendo che a sottoscriverli sarebbe stata l’UE. Noi pensiamo che non debba essere necessariamente così, pensiamo infatti anche al risparmio privato. Poi, sulla prima pagina del Il Sole 24 ore del 22 aprile – quando il nostro libro era in stampa da tempo – il finanziere internazionale George Soros li ha fortemente patrocinati, sostenendo inoltre i molti vantaggi per la stessa UE sotto ulteriori profili, economico, politico, bilancistico. Cito:
– Eliminazioni delle restrizioni per la BCE all’acquisto di titoli.
– Onere finanziario lieve per l’UE, malgrado la loro notevole “potenza di fuoco”.
– A bilancio UE non si richiederebbero accantonamenti e ammortamenti.
– L’emissione può essere frazionata.
– La BCE non sarebbe più costretta a “bilanciare” il proprio portafoglio titoli dei vari paesi aderenti.
17 – Come reagirebbe la finanza internazionale a irredimibili UE? Infatti se ad emetterli fossero solo i paesi deboli, attirerebbero i capitali dei paesi forti …
Ed è anche per questo motivo i paesi forti non li vogliono nemmeno sentire nominare.
18 – Cosa pensate dell’idea di una parte politica che sta proponendo i Bond Patriottici, riservati agli Italiani, esentasse? A me sembra che escluderebbero i finanziatori esteri.
Osservazione corretta la tua, ma non basta: infatti hanno altri tre gravi inconvenienti: 1) anche se sono a lunghissima scadenza, sono sempre un debito e fanno crescere e non diminuire il debito pubblico; 2) si drenano violentemente i depositi bancari mettendo in crisi l’intero sistema bancario; 3) si crea un “paradiso fiscale interno” a vantaggio di chi ha denari da investire e a danno di chi non ne ha e quindi non può beneficiare di alcuna detassazione.
Inserto successivo al dibattito: occorre risolvere l’aspetto patrimoniale (abbattere il debito) e quello finanziario (disporre di denaro per investimenti): solo i titoli Rendita soddisfano contemporaneamente le due esigenze.
19 – Riccardo, avete definito questi titoli “democratici”. Perché?
Perché tendono a liberare l’ente emittente dalle forche caudine delle scadenze dei titoli redimibili, cioè dal potere che di fatto a quelle scadenze la grande finanza internazionale e le società internazionali di rating hanno di condizionare le scelte politiche.
20 – Ma dimmi, in particolare e te quando è nata concretamente l’idea dei titoli Rendita o Irredimibili che rappresentano il nocciolo centrale delle vostre proposte?
Ne discutevo già anni fa, quando si parlava dei titoli irredimibili Monti Bond per risolvere la crisi dell’ILVA. E poi un recente invito del mio amico Gianluigi De Marchi a scrivere insieme nel marzo scorso il libro “Ricostruire la finanza – Riflessioni e proposte sull’emergenza”. Da qualche tempo infine stiamo affinando la proposta in seno al Gruppo di Lavoro Trento Viva “Finanza ed Economia mista”, insieme ad e Alessandro Aichner, Annarosa Molinari e Elisabetta Pisoni.Con l’occasione ricordo che la partecipazione al gruppo è aperta a tutti gli amici di Italia Viva. E a chi mi dice che di finanza non ne capisce nulla io dico “Appunto, allora vieni!”
21 – Riccardo, una tua conclusione.
Monti Bond. L’IlVA sta perdendo 100 milioni al giorno. Se si arrivasse ad una separazione dagli azionisti indiani, potremmo intervenire con una serie di Irredimibili che chiamerei Renzi Bond, visto che il nostro è un Gruppo di Lavoro di Italia Viva!
22 – Grazie Riccardo, mi pare che stiate mettendo a fuoco un interessante contributo alla gestione del nostro rilevante debito pubblico: vedremo come sviluppare ulteriormente la vostra proposta in ogni opportuna sede anche con altri interlocutori. Ogni eventuale ulteriore apporto esterno a questo progetto che nascesse da questo nostro colloquio può essere indirizzato a trento@italiaviva.it. e noi non mancheremo di girarvelo. Avvisiamo che il testo di questo dibattito è disponibile per chi ce ne volesse chiedere copia. Buon lavoro a te e agli amici del Gruppo di Lavoro.
Grazie a te e a tutto il nostro pubblico live anche da parte di Annarosa, Elisabetta e Alessandro.
FINISCE
.
Ha “pilotato” il tutto Roberto Sani che – come hobby sportivo – è pilota di elicotteri! Una mia osservazione finale “fuori busta”: ovviamente gli interventi finanziari vanno affiancati da azioni dirette su altri fronti, quali, ad esempio, revisione dell’ordine delle priorità; adozione di una scala comune per retribuzioni e pensioni; sblocco dei LL.PP.; sburocratizzazione; scuola, università e ricerca; etc..
.
.
.
Comments Closed
COSA HO SCOPERTO IN QUESTI ULTIMI MESI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Maggio, 2020 @ 9:57 amDetto altrimenti: molti aspetti positivi (post 3909)
Intendiamoci: gli aspetti negativi del Covid19 sono enormemente più numerosi. Manco a fare un paragone! Tuttavia io ho avuto la fortuna di cogliere anche qualche aspetto positivo che mi aiuterà a vivere meglio anche il dopo-virus. Innanzi tutto posso contare su Fortune: la Fortuna di non essere solo bensì da quasi mezzo secolo con Maria Teresa, la mia splendida moglie; la Fortuna di vivere a Trento, una città veramente a misura di donna e d’uomo; la Fortuna di abitare a novecento metri dal Duomo “ma” sulla riva di uno splendido fiume, la Fersena.
“Tutti in casa!” All’inizio questo comando mi aveva molto contrariato: mi perdevo oltre un mese di sci e l’inizio della stagione “a pedali”, cose che un VIP-Vecchietto In Pensione come me (in inverno Vecchietto In Paganella e in estate Vecchietto In Picicletta!) si può concedere senza farsi aggredire da sensi di colpa. Poi, piano piano – a parte avere convenuto sull’esigenza di questo isolamento – mi sono detto: cerca di trasformare una negatività in un’opportunità. Ed eccomi esploratore e scopritore di una serie di “tesori” che nella mia vita “normale” stavo trascurando: un po’ come la “bella tartaruga” di Bruno Lauzi che “correndo troppo non aveva mai notato: un bosco di carote, un mare di gelato, un prato d’insalata, un lago di frittata”.
Il mio bosco di carote? La scomparsa delle scadenze quotidiane: calma, abbiamo tempo. I vari compiti? “Venendo facendo” dicono nel nostro meridione. Panta rei, tutto scorre, ma molto più lentamente.
Il mio mare di gelato? Il fiume Fersina, il colore dell’acqua, le sue diverse portate, i salti delle sue cascatelle, i suoi ippocastani a fargli da corona con i rami spogli, con le gemme, con una splendida fioritura (mai vista così ricca!), con le loro folte chiome verdi.
Il mio prato d’insalata? L’assenza delle auto. Aria pura e “silenziosa” entro la quale si diffondeva la musica del canto degli uccelli ad accompagnare l’orchestra delle piccole onde del fiume.
Il mio lago di frittata? La mancanza degli amici. Cosa? Direte voi! Ma questa è una negatività non una positività! No, raga, è una positività perché mi ha fatto capire quanto loro siano importanti per me.
E poi, uscendo dalle immagini, tante altre cose. Ad esempio vedere e non solo guardare la propria casa non solo come luogo “di pernottamento pensione completa”, strumento in funzione di tutto ciò che casa non è, bensì come luogo di vita; rimettere un po’ in ordine cassetti e scaffali e scoprire piccoli tesori che avevi dato per persi da tempo: una foto, un libro, un oggetto …
Ecco, la chiudo qui. Dice … ma la pandemia non è del tutto scomparsa! Ok raga, ma che volete che vi dica? Io indosso la mascherina, rispetto tutte le altre regole e poi … poi io speriamo che me la cavo … dopo tutto ho solo 76 anni, sono nel fiore delle mie potenzialità di crescita, ho un’intera vita da nonno di tre meravigliose nipotine davanti a me …
Comments Closed