WOHIN, WOHIN GEHST DU MEIN LIEBES FAHRRAD?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Luglio, 2020 @ 7:18 amDetto altrimenti: dove vai, dove vai tu, mia cara bicicletta? (post 3947)
Sei scesa verso sud la mattina presto con il vento fresco del nord alle spalle. Ritorni adesso a nord, con l’Ora calda alle spalle. E’ vero, anche l’Ora ti aiuta, ma è calda e tu aneli il fresco dell’acqua del lago, vorresti tuffarti, seguire una rotta diretta. Wohin, wohin gehst du, ma dove vai? Eppure lo sai che voi biciclette non sapete nuotare, anzi, che addirittura non galleggiate!
Eppure hai ben visto che quando tua cugina, sì, quella “da corsa”, ha voluto traversare un lago – era il lago di Cavedine – ha dovuto farsi portare a spalla
Le traversate, voi biciclette, le dovete come nella foto sopra o in quella qui sotto!
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TIR- TITOLI IRREDIMIBILI DI RENDITA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Luglio, 2020 @ 5:36 am(v. post elettorale n 1, precedente)
Detto altrimenti: tanto tuonò che piovve! (post elettorale n. 2, n. 3946)
Alle prossime comunali grazie se votate la lista +TRENTOVIVA a sostegno del candidato sindaco FRANCO IANESELLI, e grazie se indicate le tre preferenze ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI
Io, candidato alle prossime “comunali” perchè voglio sostenere il candidato sindaco Franco Ianeselli.
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Da mesi, da parte di aderenti al nostro gruppo Trento Viva (v. il libro di Riccardo Lucatti al quale ha collaborato Gianluigi De Marchi : “Ricostruire la Finanza – Riflessioni e proposte per l’emergenza”) è stata lanciata l’idea che enti pubblici di ogni livello, locale, statale e UE possano ridare vita ad emissioni di Titoli Irredimibili di Rendita e non di Debito, sottoscrivibili da chiunque, con un rendimento rivedibile ad un livello interessante, cioè ad un livello superiore a quello riservato ai BOC – Buoni Ordinario Comunali, i quali possono fruttare fino ad un punto oltre i titoli redimibili dello Stato. Fiscalmente i TIR dovrebbero essere soggetti ad una tassazione pari a quella oggi riservata ai BOC (12,50%).
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Su questa scia da parte di alcune forze politiche sono emerse alcune proposte a nostro avviso assolutamente non condivisibili, quale quella di emettere titoli irredimibili riservati a sottoscrittori italiani (“patriottici”) ed esentasse. Simili emissioni scontenterebbero i sottoscrittori stranieri, ridurrebbero il flusso dei sottoscrittori e, all’interno del paese, tenderebbero a prosciugare i conti correnti bancari mettendo in crisi il nostro sistema bancario.
Sull’argomento – fra le tante – sui TIR sono emerse altre due considerazioni: una – contraria – da parte di Maria Cammarata su la Voce del 23 giugno, che avverte che “secondo lo schema contabile UE ESA par. 5.90 e 5.96, questo titoli sono da considerarsi di debito” e quindi se emessi ad esempio in sostituzione volontaria di tranche di titoli redimibili, non comporterebbero la diminuzione del livello dell’indebitamento pubblico.
L’altra – favorevole – da parte dell’ ex ministro Tria che sul Foglio del 4 luglio afferma come “sia arrivato il momento di cambiare il modello stesso di finanziamento della spesa pubblica, basato esclusivamente sul debito … e che occorra che i cittadini entrino in partecipazione con lo stato per finanziarne l’attività … sottoscrivendo titoli irredimibili con cedole indicizzate al PIL nominale invece che a tassi di rendimento fissi”.
Al che ci permettiamo di rispondere
– ad entrambi, che siamo lieti che la nostra iniziativa abbia aperto il dibattito su una tecnica che sembrava sopita ma che invece oggi merita la massima attenzione.
– A Maria Cammarata che panta rei, tutto scorre, e che se de iure condito questi titoli sarebbero di debito, nulla vieta che de iure condendo, alla luce delle nuove emergenze e necessità, possano ben essere riclassificati per quello che sono, cioè per un non-debito, trattandosi tecnicamente di uno swap finanziario: l’investitore riceve una rendita maggiore e in cambio concede che il capitale non sia recuperabile da parte dell’Ente pubblico emittente, bensì dal mercato, anche borsistico.
– All’ex Ministro Tria: noi stessi abbiamo sempre pensato a rendimenti rivedibili, quindi su questo principio siamo assolutamente d’accordo: il rendimento deve rimanere interessante nel tempo per entrambe le parti in causa.
La nostra conclusione? Che si dovrebbe proporre all’UE la modifica della classificazione ESA ed iniziare comunque ad emettere gradualmente TIR-Titoli Irredimibili di Rendita sottoscrivibili da investitori italiani ed esteri, in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza, ad un rendimento rivedibile, parametrato ad un indice previsto in crescita.
Condividiamo poi totalmente il concetto sottolineato da Tria, e cioè che i cittadini – detentori di una ricchezza finanziaria tripla rispetto al nostro debito pubblico – debbano iniziare a “entrare in partecipazione con lo Stato …” senza bisogno di ricorrere ad alcuna patrimoniale, aggiungiamo noi.Infatti, il nostro Gruppo di Lavoro “Trento Intraprendente” sta elaborando la proposta di emissione di BOC da parte della città di Trento e/o di BOP – Buoni Ordinari Provinciali (da parte della Provincia) secondo la previsione dell’attuale L. 23.12.1994 n. 724 art. 35. con obbligazioni convertibili in azioni della costituenda SpA di scopo per la realizzazione della Funivia Trento-Bondone.
Riccardo Lucatti – Gianni Jacucci
Gianni Jacucci, Roma 1943, laureato in Fisica nel 1967 con 110 e lode presso l’Istituto Guglielmo Marconi dell’Universita’ degli Studi di Roma, ricercatore del CNR dal 1971 al 1986, con esperienza all’Università di Parigi e di Urbana Illinois USA, professore ordinario presso la Universita’ degli Studi di Trento dal 1986 al 2009, prima a Scienze cattedra in Fisica, poi a Ingegneria cattedra in Informatica, poi a Sociologia cattedra in Organizzazione; a Trento ha fondato assieme a colleghi il Laboratorio di Ingegneria Informatica, il Diploma Universitario in Ingegneria Informatica, la Laurea Specialistica in Lavoro Organizzazione e Sistemi Informativi, il Dottorato Internazionale in Information Systems and Organizations; ha coordinato e partecipato ad una ventina di progetti europei di ricerca ed altrettanti corsi di formazione del fondo sociale europeo; ha istituito e gestito per una decina d’anni uno sportello tecnologico per le imprese; ha pubblicato un centinaio di articoli su riviste specializzate; attualmente a riposo dall’Universita’, tiene tuttora un corso presso Scienze Cognitive a Rovereto, sull’Intervento organizzativo per l’adozione dei sistemi socio tecnici.
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LA MIA PRIMA VOLTA DA CANDIDATO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Luglio, 2020 @ 10:54 amDetto altrimenti: questo èil mio post elettorale n. 1 – ne seguono altri (post 3945)
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Alle prossime comunali grazie se votate la lista +TRENTOVIVA a sostegno del candidato sindaco FRANCO IANESELLI, e grazie se indicate le tre preferenze ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI
Buongiorno amiche ed amici, ho deciso di candidarmi alle prossime elezioni comunali di Trento a fine settembre,perché
– desidero fornire alla comunità e ai giovani il contributo di esperienza di una vita spesa come top manager;
– voglio sostenere il candidato sindaco Franco Ianeselli.
La lista alla quale ho aderito è “+ Trento Viva”, che raggruppa “Trento Viva” e “+ Europa” perché
- localmente fa riferimento ad una persona che ho visto impegnarsi per anni per il bene comune e con la quale ho “lavorato” per anni, oggi Sen.ce Donatella Conzatti;
- a livello statale, fa capo ad una persona che ha fermato la marcia sovranista;
- sono un europeista convinto;
- il mio gruppo di appartenenza non mi ha mai chiesto di rinunciare alle mie idee: io sono un uomo libero; “liberta è partecipazione”; quindi partecipo.
Le mie idee
- sono laico (pluralista): accetto e rispetto le idee di tutti, purchè democratiche;
- la democrazia in cui credo non è il potere dittatoriale di un moderno “democrator” (che due millenni fa esercitava il potere sul popolo), né lo strapotere del popolo (delle reti) al di fuori di una democrazia parlamentare;
- sono contrario all’etica dei principi che conduce all’integralismo, come pure all’etica del risultato che conduce al cinismo;
- sono favorevole ai compromessi virtuosi, quelli che per secoli hanno fatto la Storia;
- sono contrario allo statalismo ed al liberismo sfrenati;
- combatto la retorica strumentale, la demagogia, il populismo, il sovranismo;
- sono favorevole al liberismo sociale, ovvero ad uno sviluppo che coinvolga e responsabilizzi il privato in un’ottica del superamento del semplice utile economico, bensì mirato al raggiungimento dell’utile sociale;
- fornirò il mio contributo sulla base della mia esperienza umana e professionale, per avvicinare il settore pubblico e privato alla metodologia stile Adriano Olivetti – Pierluigi Celli e per trasformare la finanza e l’economia pubblica e privata in una finanza ed economia mista e soprattutto umana;
- cerco di diffondere la cultura del potere unito sempre alla responsabilità;
- da 40 anni credo e combatto in favore dell’Idea Europa, oggi più che mai indispensabile per essere uno degli Attori del mondo;
- da anni opero nel sociale e pongo la Persona al di sopra di ogni altro valore;
- sul lavoro, sono convinto che le persone si conoscano dalla loro storia più che dal loro curriculum, e che il primo fattore della produzione non sia il capitale né il lavoro, bensì la motivazione del lavoratore;
- sono impegnato per la parità di genere;
- difendo la natura e la bellezza;
- dalla politica del futuro e del gerundio (farò, sto facendo) voglio che si passi alla Politica del presente e del passato prossimo (faccio, ho fatto);
- mi batto per un linguaggio politico e di governo comprensibile da tutti e per una comunicazione per dati raggruppati e soprattutto significativi;
- credo che l’ordine delle priorità debba essere costantemente aggiornato;
- sono contrario alle “gestioni separate” degli investimenti, cioè a mantenere garantiti a certe specifiche destinazioni ricchi finanziamenti pluriennali a prescindere dal cambio delle priorità e dalla rarefazione delle risorse finanziarie..
Dice … ma votare chi? Ecco la mia storia: Genova 3 febbraio 1944, laurea in legge, sposato con Maria Teresa, due figli, tre spledide nipotine . Già istruttore sezionale di alpinismo, Sottotenente (ora Tenente!) nella Brigata Alpina Tridentina. Dirigente d’azienda a trent’anni, ho operato come top manager in aziende pubbliche e private, italiane, estere e trentine, industriali, commerciali, di servizi, ingegneristiche e finanziarie. Attualmente in pensione, sono attivo in associazioni sportive, culturali e del sociale. Sono Presidente dell’Associazione Restart Trentino; partecipo a gruppi di lettura, pratico la vela agonistica, lo sci da discesa, tanta bicicletta e sono un blogger instancabile. Amo i fiori e gli animali. Abito a Trento in Viale Trieste 13, scala D, terzo piano tel. e fax 0461 982454 – cell. 335 54875116 – riccardo.lucatti@hotmail.it – Presto aprirò un mio profilo su FB.
Dice … ma votare cosa? sì a Trento Funivia del Bondone, da realizzarsi con una SpA mista pubblico-privata, inserita in un progetto che faccia di Trento capoluogo Bikeland; sì a Trento città della Bellezza; sì a Trento sempre più intermodale, con una Valdastico completata ; sì a Trento Autonomia, che decida in prprio sugli investimenti su Trento; sì a Trento capitale del Concilio di ieri e Trento conciliatrice delle diversità di oggi; sì a Trento sociale accogliente verso tutti; sì a Trento cultura, città nella quale la scuola non dia solo capacità ma anche conoscenza; sì a Trento attraente per i giovani e assistente per gli anziani; sì a Trento anello interculturale fra nord e sud; sì a Trento città UE; sì a Trento parità di genere; sì a Trento little but great; sì a Trento “finanziaria”.
Per chiarimenti telefonatemi al 335 5487516 o scrivetemi a riccardo.lucatti@hotmail.it – A mia volta, per quanto possibile, cercherò di contattarvi io stesso singolarmente. Se condividete le mie idee, vi chiedo di votarmi. In ogni caso, parliamone. Molto presto aprirò un profilo su FB. Vi ringrazio.
Trento “finanziaria”, un approfondimento: oggi ho spedito questo mio intervento ad un quotidiano locale …
TITOLI DI DEBITO O DI RENDITA
Sono balzati recentemente alla ribalta i BOC-Buoni Ordinari Comunali e i Titoli Irredimibili di Rendita. Parliamone un po’. I BOC sono titoli di debito – ovvero redimibili – emessi dal Comune secondo l’art. 35 della L. 724 del 23.12.94 con durata non inferiore a cinque anni, il cui ricavato è utilizzabile solo per investimenti, aventi un rendimento per l’investitore fino ad 1 punto superiore al rendimento dei titoli di debito di Stato (quindi oggi potrebbero rendere 3,4%) ed un regime fiscale ridotto al 12,50%. Questi titoli sono convertibili nelle azioni delle società di scopo pubblico-private create per la realizzazione dei relativi investimenti. Questo strumento sarà oggetto della mia proposta quale candidato di Trento Viva alle prossime elezioni comunali, in quanto tende a trasformare il capitale privato degli investitori da capitale di credito in capitale di rischio, cioè in azioni di SpA e a convogliare le risorse finanziarie private raccolte dal settore pubblico verso investimenti anzichè verso la spesa corrente di geestione.
In parallelo si è molto discusso di un’altra caratteristica dei titoli pubblici, ovvero della loro possibile irredimibilità: sono titoli irredimibili quelli rispetto ai quali l’Ente emittente è impegnato solo al pagamento degli interessi ma non alla restituzione del capitale, mantenendo l’opzione al loro riscatto. Si tratta di uno swap, uno scambio: l’investitore riceve un rendimento maggiore (oggi potrebbe essere intorno al 4%, con formula rivedibile ad esempio ogni 5 anni) e in cambio concede che il rimborso del capitale non gli sia dovuto dall’ente emittente bensì dalla vendita dei suoi titoli nella borsa valori. Sono evidenti i vantaggi per le due parti in causa: l’una riceve una rendita maggiore; l’altra non è tenuta ai rilevanti esborsi in linea capitale ed inoltre può annoverare queste emissioni al di fuori del computo del livello del proprio indebitamento. I TIR-Titoli Irredimibili Rendita potrebbero iniziare ad essere emessi in Italia gradualmente, in sostituzione volontaria delle tranche di titoli redimibili in scadenza. Successivamente nuove emissioni potrebbero essere collocate tramite le banche, le quali percepirebbero una loro commissione ma soprattutto – contribuendo ad avviare la trattazione in borsa dei titoli in questione – si “sdebiterebbero” verso il sistema pubblico degli aiuti ricevuti a sanatoria della loro mala finanza del recente passato.
Recentemente su questa idea, riportata all’attenzione da un libro di Riccardo Lucatti, al quale ha collaborato Gianluigi De Marchi “Ricostruire la Finanza – Riflessioni e proposte sull’emergenza”, si è inserita la proposta di far emettere dallo Stato Titoli prima a lunga scadenza (quindi redimibili) poi senza scadenza (irredimibili) con due particolarità: riservati agli investitori italiani (“patriottici”) ed esentasse. Al che osservo quanto segue:
- escludere gli investitori stranieri significherebbe rinunciare ad un importante flusso di investimenti esteri, e “scontentare” chi da anni e per anni ha contribuito al buon esito delle aste dei nostri titoli pubblici di debito; inoltre significa scavare un solco fra l’Italia e l’UE con una finanza che divide anzichè colmarlo con una finanza che unisce;
- se poi queste emissioni riservate fossero per di più esentate da ogni forma di tassazione, esse attrarrebbero a sé i depositi bancari, mettendo in crisi il nostro sistema bancario.
A livello UE, ove questi titoli Rendita a livello UE fossero emessi anche solo da una parte degli stati, essi attrarrebbero a se’ gli investimenti della finanza privata anche degli stati non partecipanti all’emissione. Sarebbero quindi uno stimolo all’emissione di Bond UE (Irredimibili) da parte di tutti i paesi UE.
La conclusione: di ogni iniziativa occorre aver chiaro l’obiettivo dell’agire e la ratio, ovvero la ragione dell’agire. L’obiettivo è procurare agli Enti pubblici il denaro necessario alla realizzazione degli investimenti necessari a riconvertire lo sviluppo verso il nuovo modello che ci è imposto “anche” dal dopo pandemia, diminuendo al contempo il prprio debito; la ratio che induce ad utilizzare questi strumenti è l’opportunità di attivare l’enorme disponibilità finanziaria privata (in Italia tre volte superiore al livello del debito pubblico!) verso scopi pubblici senza imporre alcuna tassa patrimoniale, bensì su base volontaria e la necessità di avvicinarci sempre di più all’UE anziché prenderne le distanze.
Finisce
Al momento di andare in stampa di apprende …
… che il sindaco di Verona starebbe per lanciare un referendum per “l’uscita della città dall’UE”. Al riguardo ricordo a tutte e a tutti cosa successe alla nostra lira negli anni ’70, dopo la cessazione degli accordi di Bretton Woods del 1945 che avevano istituito il sistema dei cambi fissi. Fino ad allora, il dollaro USA era agganciato all’oro (35 USDollari l’oncia e un dollaro ci costava 625 lire. Da quel monento in Italia ci fu una forte svalutazione; una rigida stretta creditizia e valutaria; i tassi bancari nominali supoerarono il 25% (costo effettivo annuo anche oltre il 35%); gli importatori dovevano pagare le loro importazioni obbligatoriamente a debito di conti di finanziamento in divisa estera e versare a Bankitalia in un conto infruttifero bloccato per sei mesi la metà di quegli importi. Ma … già, nel 1970 molti dei politici sovranisti attuali non erano ancora nati. Evvabbè, chissà che leggendo queste righe, non ci riflettano un po’ …
Nel frattempo, ci siamo incontrato con il “nostro” candidato sibdaco Franco Ianeselli. Così commenta il Dolomiti:
TRENTO. Mentre la destra ancora litiga sul tenere o meno come candidato sindaco Alessandro Baracetti e sono sempre più insistenti le voci che vedrebbero l’avvocato, sul quale aveva puntato Bisesti a inizio anno, scaricato anche dalla stessa Lega (comunque andrà a finire questa vicenda è stata davvero una brutta pagina di politica con una persona messa in discussione per mesi e ”colpita” ai fianchi da quelli che sarebbero dovuti essere i suoi stessi sostenitori) il centrosinistra prosegue il suo percorso per costruire un programma chiaro e condiviso da tutta la coalizione.
E così ieri sera il candidato sindaco Franco Ianeselli ha incontrato i candidati di +Trento Viva che gli ha consegnato il suo programma e spiegato principi e speranze. ”La nostra è una casa giovane, innovativa, femminista e attenta all’ambiente – si legge nel documento stilato dal movimento – dove si lanciano idee per la città di Trento, la Provincia di Trento, il nostro stare in Europa nel prossimo decennio. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Donne e uomini devono avere in concreto eguali diritti e medesimi doveri. Per questo motivo ci vogliamo impegnare a promuovere costantemente sia i diritti delle donne che dei giovani nel lavoro, nella vita sociale e nella partecipazione politica. Ogni nostro organismo politico è costruito sul principio sia della parità di genere che di generazione”.
‘‘Vogliamo – proseguono – che i giovani siano protagonisti delle scelte fondamentali del paese. Sentiamo la responsabilità di un patto tra generazioni. I nostri punti di riferimento sono la Costituzione repubblicana e antifascista, la Carta dei Diritti fondamentali dell’UE, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la consapevolezza scientifica della crisi climatica che sta sconvolgendo il pianeta. Poniamo, quindi, la persona al centro della nostra azione politica. Ci ispiriamo a un umanesimo integrale, fondato su rispetto, giustizia e uguaglianza e valorizzazione delle diversità. L’inviolabilità dell’identità, la tutela dei dati personali e la dignità delle persone sono il fondamento del patto di cittadinanza. Crediamo nel principio di solidarietà: nessuno deve rimanere solo di fronte alle sfide della vita e tutti devono poter sviluppare il proprio potenziale umano, valorizzando i meriti e garantendo pari opportunità”.
+Trento Viva prosegue spiegando che l’impegno è quello di realizzare in concreto questi principi soprattutto per chi è più svantaggiato, a partire dalle persone con disabilità e da quelle che non si riconoscono nei canoni e nei ruoli della famiglia “tradizionale”, consapevoli che ciò è garanzia della piena cittadinanza per tutte e tutti. ”Non rinunceremo mai a difendere lo stato liberale – continuano – garante delle libertà di tutti e di ciascuno: stato laico, inclusivo e fondato sulla divisione dei poteri. Ci sentiamo parte di una comunità in cui i diritti vanno sempre associati ai doveri, nel solco dello spirito costituzionale. Responsabilità e impegno sono valori irrinunciabili. Ciascuno di noi deve contribuire al bene comune secondo le proprie possibilità e capacità. Sosteniamo l’innovazione, promuovendo l’adeguamento costante delle competenze individuali e proteggendo le persone con un sistema di welfare generativo, che aiuti gli individui e le famiglie, investa sulle nuove generazioni e dia sicurezze ai più indifesi, per una società solida e solidale. Crediamo nel valore dell’impegno solidaristico e nel principio di sussidiarietà. Contrastiamo il nazionalismo, il sovranismo, il protezionismo, l’assistenzialismo, la paura dell’altro”.
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PANDEMIA E QUESTIONE DI GENERE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Luglio, 2020 @ 3:22 pmDetto altrimenti: il genere è doppio (maschile e femminile), la razza è unica (umana): ma possiamo anche parlare di un unico “genere umano” (post 3944)
Nel corso del 2019 ben 37.611 neo mamme hanno abbandonato il lavoro per l’impossibilità di conciliarlo con la vita famigliare, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Di quanto si incrementerà questo dato nel 2020? Ma c’è anche molto altro …
Sto leggendo i contenuti, anzi imparando da questi, di un articolo di mio figlio Edoardo (semiologo e media specialist del Gruppo Hera, Bologna) pubblicato su indiscreto.org.- Molti i richiami ivi esposti. Provo ad elencarne alcuni:
- la pandemia ha riconfigurato le agende di tutti gli attori, sviando l’attenzione dal problema del cambiamento climatico.
- Occorre sfruttare i bassi tassi di interesse per rilanciare investimenti in infrastrutture Climate-resilient.
- La pandemia non può essere una scusa per rallentare la transizione verso modelli di sviluppo sostenibili e sicuri.
- Non possiamo pretendere di gestire il rischio senza affrontarne le cause economiche, politiche, sociali, antropologiche: ad esempio, l’industrializzazione intensiva degli allevamenti è la principale causa dell’apparizione e propagazione di malattie zootecniche trasmesse dagli animali agli esseri umani.
- Esiste un nesso di causa ed effetto fra l’insorgenza delle pandemie e la compromissione dei più fondamentali equilibri ambientali (fra il 2011 ed il 2017 L’OMS aveva già registrato circa 1500 eventi epidemici nel mondo).
- I risarcimenti economici a seguito di violenze alla natura e al clima non pareggiano mai in prospettiva i danni arrecati.
- La pandemia attuale si propaga facilmente in un mondo fortemente interconnesso, con andamento non lineare, con effetto moltiplicatore: essa non è un esempio, è un inizio.
- Non basta l’intervento finanziario (UE 2400 miliardi; commissione Ue 750 mildi) di cui 170 all’Italia (il commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni, insiste a che questi fondi siano spesi entro il 2022): occorre passare dalla società del sintono a quella della profilassi.
- Occorre una grande rivoluzione culturale, alimentata da un linguaggio semplice che veicoli l’adesione ad un modello di vita, di democrazia e di sviluppo diverso. Occorre interpretare la salute del singolo come un fatto sociale.
Quando il figlio supera (abbondantemente) il padre …
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INCONTRI: PIERGIORGIO SESTER
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2020 @ 4:20 pmDetto altrimenti: un amico nella Cooperazione (post 3943)
1870 – Impero Austro Ungarico. Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack del 10 maggio 1873, il giorno d’inizio della Grande Deflazione, quando ci si accorse che “il re era nudo!”. L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito disponibile per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza pura, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì. Idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via si salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% ai soli Trentini.
In quegli stessi anni, in Trentino Don Lorenzo Guetti, sul modello delle Reiffeisen tedesche, fonda la Cooperazione trentina per il perseguimento del Bene Comune, ovvero quel bene realizzato con l’apporto diretto sin dall’inizio di tutti. Per capirsi una scuola, una via, una piazza, un ponte sono beni pubblici, collettivi: non “Beni Comuni” (a parte il Ponte delle Zigherane a Borgo Sacco, costruito con i denari delle zigheraie, le operaie della manifattura tabacchi). Ed ecco il mio interesse ad entrare un po’ più a fondo nel settore, approfittando della conoscenza di Piergiorgio, un amico Vice Presidente della Cooperativa Green Blok e già una volta candidato alla Presidenza della Federazione Trentina della Cooperazione, il quale ha accettato di essere intervistato. Infatti è candidato all’Assemblea elettiva che dovrà provvedere all’elezione delle cariche nel luglio prossimo.
Piergiorgio, cosa ti ha spinto a renderti disponibile a questo impegno?
Vedi, Riccardo, innanzi tutto grazie per l’ospitalità che alle mie idee dai sul tuo blog. Cosa mi ha spinto? Il fatto chenegli ultimi due anni dentro la Federazione abbiamo assistito ad un dissanguamento di energie e all’impossibilità di affermare una visione strategica del futuro basata sulla riaffermazione dei nostri valori iniziali.
Ok, questa la motivazione di fondo, ma … la scintilla?
E’ stato il virus che si sta portando via parte della generazione che ci ha garantito il mondo che conoscevamo e che era della solidarietà, della fraternità, della condivisione delle responsabilità, del sacrificio e dell’amore per la democrazia. Ora saranno possibili nuove tensioni sociali ed economiche e ulteriori squilibri tra generazioni, nel mondo del lavoro, della disparità di genere e tra aree geografiche e dobbiamo interrogarci su come operare per contrastare ulteriori disuguaglianze.
Mi puoi indicare alcuni fra i punti del tuo programma, le tue idee, insomma, in merito ai molti aspetti che sono comunque da affrontare?
Certo, con piacere. Ecco alcuni punti del mio pensiero-programma
Democrazia. Riaffermare e vivere in concretezza il principio di democrazia e partecipazione anche e soprattutto all’interno di tutti i nostri organismi e nelle modalità pratiche con le quali regolamentiamo la nostra vita associativa. Infatti purtroppo nel mondo si annuncia un deficit di democrazia e l’Europa deve decidere se combattere ed avere un ruolo o se abdicare ai nazionalismi e sovranismi di varia specie.
Salute, assistenza e sicurezza. La salute ed i servizi alle persone ed ai più deboli, con il rafforzamento della presenza territoriale grazie alla capillarità della diffusione delle realtà cooperative ma anche tramite sinergie con tutto il terzo settore ed il sistema delle imprese, oltre al raccordo con le istituzioni. Sino ad oggi pensavano che in casa di riposo i nostri anziani fossero sicuri, ma questa vicenda ci deve insegnare qualcosa che ci permetta di migliorare preparazione, formazione a tutela dei lavoratori e degli ospiti.
Le nuove tecnologie. La diffusione e l’impiego delle nuove tecnologie, con l’obiettivo che non diventino occasione di nuove povertà, discriminazione e carenza di opportunità per quanti non vi possono accedere. Credo che, come tutti hanno potuto avere, nello scorso secolo, una cassetta delle lettere sotto casa, così dovranno avere una cassetta virtuale e i devices necessari per le diverse attività a distanza, che sempre più si diffonderanno, dalle banche, all’istruzione, agli ordini per la spesa, ecc..
Logistica, filiere e reti. Servirà un impegno forte in termini di costruzione di piattaforme fisiche e virtuali per la gestione della solidarietà e della socialità e dei fabbisogni anche minimi, con un’attenzione straordinaria all’organizzazione di una nuova logistica sia nei trasporti che nel supporto alla mobilità delle merci, per consegna e ritiro. Creare delle filiere corte per la gestione dei servizi ma dall’altra parte allungare le reti di collaborazione tra le imprese, favorendo il raccordo tra le regioni ed i territori alpini. Dopo la poco edificante esperienza degli stati generali della montagna, sarebbe tempo di pensare a degli stati generali delle regioni alpine. Filiere corte e condivisione delle competenze anche per il miglioramento e la valorizzazione delle produzioni locali ma anche capacità di affrontare un mercato globale, garantendo anche attraverso il trasferimento delle conoscenze ed il controllo degli standard quanto prodotto o fornito da altri territori, non solo quindi made in Trentino, ma prodotto secondo la qualità trentina.
Organizzazione del lavoro e nuove abitabilità. abbiamo tutti imparato ad usare meglio le tecnologie a nostra disposizione, anche per organizzare delle riunioni a più voci o condividere dei documenti di lavoro e scoperto che molte volte ci eravamo sobbarcati inutili e pesanti spostamenti. Abbiamo compreso che forse si può migliorare efficacia del lavoro, ridurre rischio di incidenti e migliorare l’impatto sull’ambiente anche lavorando dalla nostra sede o da casa. Abbiamo anche capito che le nuove tendenze nell’organizzazione del lavoro, che hanno avuto una accelerazione da questa vicenda, porteranno ad una alternanza tra sede lavorativa e propria abitazione, ma anche che le abitazioni attuali sono inadeguate ad ospitare più persone impegnate in attività a distanza.
Grazie, Piergorgio, mi dispiace chiuderla qui, ma sai … i nostri post non devono essere più lunghi di tanto. L’augurio che faccio a te ma soprattutto ad ognuno di noi è che questi temi superino il livello della informazione e della comunicazione per raggiungere quello del dialogo: infatti solo con un dialogo costruttivo si contribuisce, da parte di tutti coloro che dialogano, alla costruzione del Bene Comune.
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BICINVALSUGANA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2020 @ 3:50 pmDetto altrimenti: Fiabbini all’opera! (post 3942)
FIAB Trento, Amici della Bicicletta, aderente a FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. Quest’anno le iniziative sociali sono molto “rallentate” dal Covid19, ma gruppetti autonomi di Fiabbini si danno da fare “in proprio”. Oggi, per esempio, i “Magnifici Cinque” di due post fa (Rosa, Renata, Franco, Claudio e il sottoscritto) si sono ritrovati per una Trento-Borgo Valsugana e ritorno. Lo “zoccolo” delle gallerie da Trento è stato superato grazie al trenino della Valsugana. Complessivamente, casa-casa, 65 km, dalle 08,00 alle 15,00 con varie soste per foto, spuntini, caffè, etc.. Io ho utilizzato la bici da corsa, …
… alla quale mi sono avvicinato con circospezione, tanto era che non l’usavo: infatti non sapevo se e come “lei” mi avrebbe accettato, se mi avrebbe tenuto il muso, se me l’avrebbe fatta pagare nelle salitelle. E invece no, tutto è andato per il meglio: avevo proprio bisogno di questa testimonianza d’amore dalla mia vecchietta (“lei” ha 35 anni, but still going strong!): ora so che posso utilizzarla senza problemi per le mie biciclettate pianurose (per quelle salitose ormai devo utilizzare la e-bike). Una nota dovuta: nelle discese ho riscontrato che la mia vecchietta è molto più scorrevole delle sue sorelle moderne!
Poche foto, molto relax. Velocità media, circa 23 kmh all’andata con poco vento contrario, in leggerissima discesa; circa 23 kmh al ritorno con il vento in poppa, in leggerissima salita. Prossime mete del nostro gruppo: da Ragoli alle Cascate del Nardis; da Trento a Borghetto all’Adige. Vi faremo sapere.
Good bike & good Fiab everybody!
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BOSCO CAPRONINBICI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2020 @ 6:28 amDetto altrimenti: Altogarda Trentino in salita (post 3941)
Sono a Riva del Garda. Tempo stabile al bello. Mi alzo presto, come al solito, senza bisogno della sveglia che noi “bonorivi” (mattinieri) della FIAB ne facciamo a meno. Il solito problemaccio: che giro farò oggi con la bicicletta? Già, perché da questa decisione dipende il tipo di bici che utilizzerò. Mi spiego: siccome che (bellissima espressione dialettale trentina!) da quando sono un V.I.P – Vecchietto In Pensione mi è venuta una bronchitina cronica, per le salite impegnative devo usare la e-bike; per le salite medie posso ancora utilizzare la mountain bike “muscolare” e per le pedalate pianeggianti, la bici da strada (da corsa). Oltre a ciò, devo considerare il regime dei venti, perché qui nella “Busa” del Garda il loro andamento deve essere ben conosciuto non solo dai velisti, ma anche dai ciclisti, ed io che sono un ciclovelista nel senso che pratico entrambi gli sport ne so qualcosa!
Un esempio? La mattina presto potreste dirigervi verso sud, lungo la sponda veronese del Garda, con il Vento (così noi Gardesani chiamiamo la tramontana) in poppa: verso Capo Tempesta scendete lungo la splendida ciclopedonale ad un metro dall’acqua. Dopo una quarantina di km vi fermate per un tuffo ed un piatto di spaghetti e ritornate verso nord con l’Ora del Garda in poppa!
Ma veniamo all’oggi: ho deciso, sarà una giornata “in salita”, quindi prendo la e-bike, una mountain bike con motore Bosh e batteria da 400. Sono le 07,00. Per non farmi mancare nulla, percorro il lungolago per 3 km da Riva fino al fiume Sarca senza aiuto elettrico. Indi giro a nord e sempre su pista ciclabile raggiungo Arco che supero agevolmente grazie al nuovo raccordo ciclabile. Tutta pianura, pochissimi ciclisti, qualche maratoneta in allenamento. In questi 5 km utilizzo il primo livello di aiuto elettrico denominato “eco”: infatti la bici pesa 25 km ed ho un forte vento contrario da nord. Subito a nord di Arco, la rotonda dalla quale si diparte alla mia destra la circonvallazione della città. La supero in direzione nord e dopo 100 metri volto a destra in leggera salita per 300 metri in Via Angelo Maino in direzione Massone, che però non raggiungo perché ben prima volto a sinistra e attraverso la bellissima miniatura della frazione S. Martino. Dopo 200 metri … è finita la vacanza, amici: si volta a destra in salita (15-18%!), si lascia sulla destra il minuscolo bivio per la chiesetta di S. Martino e via, salir sempre salir si arriva alla Falesia Policromuro, un’affascinante palestra di roccia. La strada è asfaltata, stretta, percorsa da rarissime auto (quelle degli abitanti dell’altrettanto rarissime case che si trovano lungo il percorso). La pendenza è da omeni veri ma per fortuna ho l’aiuto elettrico che mi concedo al secondo-terzo livello (tour – sport: evito di utilizzare l’ultimo, il turbo).
Raggiungo un posto da favola, il Bosco Caproni che attraverso sotto le arcate di splendide querce e castagni. Qui un bivio: a sinistra conduce direttamente alla frazioncina di Braile e quindi a scollinare verso Drena; a destra con un dislivello maggiore conduce alla Località Troiana. E siccome che oggi non voglio farmi mancare nulla, prendo a destra. La pendenza è un po’ meno dura, siamo al 10-12 %. Dopo alcuni km raggiungo Troiana, una radura sulla destra con un paio di case. Breve sosta. Indi riparto: la salita è di nuovo impegnativa, il fondo di pietre sconnesse, con alcuni stretti e ripidi tornanti finalmente scollino ed inizio con cautela una discesa su sterrato sassoso e ghiaioso di 3 km che mi conduce a Braile, una deliziosa franzioncina che i pochissimi turisti (tedeschi!) raggiungono in auto da nord (da Drena). Da qui, in discesa, supero il bivio in arrivo da sinistra (ovvero, la strada che avrei percorso se al Bosco Caproni avessi preso a sinistra) e per ripidi tonanti asfaltati, plano sul paese di Drena, con il suo bel castello.
Sosta per foto, indi a destra sulla SP, si sale (pendenza 4%) per 3 km superando piccole deviazioni a destra che conducono ad incantevoli agritur, sino a scollinare in località Vigo Cavedine. Da qui la strada scende ma invece di seguire la SP, prendo una strada minore, parallela, sulla sinistra “orografica” della SP, la quale attraversa la frazione di Brusino e mi conduce al paese di Cavedine. Lo attraverso in salita aggirando la chiesa che mi lascio a destra e dopo uno strappo di poco meno di un km (10%) scollino e mi affaccio sulla Valle del Lago di Cavedine.
La strada è stretta, teoricamente carrozzabile ma solo dai pochi frontalieri, asfaltata ma … fare attenzione alle buche! Ve ne sono due (due strade! Le buche sono molte di più!): una che punta a sud ed una a nord, più lunga. Prendo quest’ultima. Sotto di me la valle e il Lago di Cavedine, splendida la valle ed il lago. Arrivo al Lago, al bar ristoro Wind Valley dell’amico Andrea Danielli. Qui una sosta “vera” con tanto di brioche, succo di frutta e “sosta idraulica”.
Riparto ma…per dove? Ho sempre molte possibilità di scelta: costeggio il lago verso sud, scavalco le Marocche e plano di Dro, oppure …? Scelgo oppure, cioè pedalo verso nord per 2 km costeggiano l’immissario del lago, mi innesto a sinistra sulla pista ciclabile che mi conduce al bivio per Pietramurata, mi tengo a sinistra e sempre per ciclabile raggiungo la centrale Fies e Dro. Sono a 17 km da Riva. Ormai è fatta. Dro-Arco-Riva quasi interamente per piste ciclabili ormai abbastanza frequentate e con l’Ora contraria. Mi faccio aiutare al motore (livello eco) e alla fine avrò consumato il 75% della carica della batteria.
Quanti km percorsi? Circa 60. Quanto dislivello superato? Quante ore impiegate? Quanto soste effettuate? Quante foto scattate? Ecchè, non vi pare di chiedere troppo? Cosa? Piacerebbe anche a voi fare questo giro? Ok, vi ci porterò quando vborrete, basta che vi facciate vivi, ma … occhio raga: o siete molto molto allenati per salite dure oppure venite con una e-bike (ma un po’ di allenamento vi servirà in ogni caso!)
Good FIAB, good bike & e-bike everybody!
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BALLININBICI!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Giugno, 2020 @ 8:46 amDetto altrimenti: come cambiano le salite! Non son più quelle di una volta! (post 3940)
E’ proprio vero! Decenni fa, quei 700 metri di dislivello da Riva del Garda al Passo del Ballino li salivo con la bici da corsa. Qualche anno fa, con la mountain bike “muscolare”. Ieri con la e-bike! Valle a capire, queste salite! Diventano sempre più ripide … ma si può?
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Ieri arrivano da Trento Franco, Rosa, Renata e Claudio, quattro fiabbini che con me facciamo cinque. Si parte alle 08,15, lentamente anche perché siamo tutti “elettrici” tranne Franco. Sole splendido. 9 km di salita, poi per 1 km spiana. Al km 10 siamo agli alberghi del Lago di Tenno. Sosta per acqua. Indi con altri 5 km di cui 1 in falsopiano arriviamo al Passo del Ballino: in totale 13 km di salita per 700 metri di dislivello.
Qui, cento metri dopo lo scollinamento, prendiamo a sinistra la vecchia strada romana che per il primo km è stata asfaltata. Bella pausa nella frescura del bosco, con improvvise aperture sul paese di Fiavè e sul suo alpipiano. La strada romana finisce a metà percorso fra Balbido (il Paese Dipinto, per via dei suoi murales) e Fiavè. Torniamo sulla SP: salitella, discesa, pianoro, casa di Don Lorenzo Guetti, discesa: siamo a Ponte Arche.
E qui il problema: da Ponte Arche all’imbocco della pista ciclabile del Maso Limarò qualche km in balia di alcuni maleducati del volante o del manubrio (delle moto): uno in particolare, mentre noi cinque – in un lungo rettilineao – con il braccio sinistro alzato indichiamo che vogliamo attraversare la sede stradale per immetterci della ciclabile del Limarò, in ciò seguiti da una coppia di ciclisti, un automobilista si infila fra due di noi, taglia pericolosamente il nostro procedere, rischia un omicidio stradale. Tutti noi facciamo in tempo a fare pervenire alle sue orecchie il senso della nostra non condivisione, facendo riferimento alla sua mamma che pure sarà stata una donna onesta, ma che lui è un figlio degenere … ed è una emerita testa di quarzo (quarzo, minerale molto duro …).
Limarò, limes, confine fra due vescovadi. Ciclabile splendida. Discesona sulla SP fino a Sarche, si volta a destra nella ciclabile Sarche-Pietramurata: bellissima la parte iniziale, nel verde, a fianco del fiume con alcune oasi “lacustri”: una bellezza da urlo!. A Pietramurata ci fiondiamo verso il Lago di Cavedine, dove pranziamo (fettuccine al ragù, ottime), grazie all’accogliente Wind Valley di Andrea e Davide Danielli, ormai due amici. Davide poi in inverno è maestro di sci in Bondone ed è stato così gentile da regolare i miei sci Salomon Race: grazie, Davide! Sola nota negativa: lo scempio compiuto subito a nord della loro struttura da chi ha devastato un’area protetta per cercare di realizzare uno stabilimento balneare ed una discoteca! Chi ha permesso loro di fare questo scempio? Chi non li sta obbligando e rimettere a posto le cose, per quanto possibile?
Dopo pranzo, sosta sulla riva del lago. Indi verso sud, scavalchiamo la zona delle marocche, discesona su Dro, indi poderale a sinistra in zona Giare, per riprendere la ciclabile poco pima di Arco e lasciarla a circa metà strada fra Arco e il Garda, per evitare la folla dei bagnanti sulla ciclabile lungolago. Infatti per facili poderali deserte aggiriamo a nord il Monte Brione, attraversiamo la frazione di Sant’Alessandro, sfioriamo il ristorante La Colombera e arriviamo a Riva centro. Tot. 65 km, consumo elettrico 70%, di cui metà per la salita al Ballino e metà per vincere la forte Ora che saliva dal Garda.
La prossima? Oggi riposo, domani Valsugana. Io userò la bici da corsa. Saliamo in treno a Trento fino a Pergine e poi via, un po’ di km contando di rientrare a Trento per il primo pomeriggio (non è previsto di arrivare a Bassano).
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IL VIRUS NELLE ASSEMBLEE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Giugno, 2020 @ 5:12 amDetto altrimenti: quando colpisce le loro democrazia … post 3939)
Sono sempre stato contrario a certe assemblee condominiali nelle quali l’amministratore condominiale se le dice, se le canta, se la suona e – di fatto – presiede lui stesso l’assemblea: a testimonianza di ciò, accade che costui resti in cattedra ed il condomino – presidente solo formale – continui a sedere fra i banchi dei condomini.
Ugualmente accade in certe associazioni, in alcune delle quali tuttavia sono riuscito a far comprendere che il presidente dell’associazione presiede le riunioni del suo direttivo, ma che l’assemblea degli iscritti deve essere presieduta da una persona diversa, da loro nominata. L’Assemblea infatti non è la riunione del direttivo né del presidente dell’associazione o della SpA di turno, bensì è la riunione rispettivamente degli associati e degli azionisti.
Dimenticarsi di ciò, trascurare questo aspetto è violare e negare la democrazia. Questo comportamento negativo e assolutamente antidemocratico è particolarmente aggravato in periodo di distanziamento fisico di assemblee via computer. Recentemente infatti ho visto una convocazione nella quale di diceva che “Causa distanziamento, i posti in sala sono solo 23 e quindi affrettarsi con le deleghe”.
In altra assemblea si è negata la parola a iscritti che pure si erano invitati a prenotarsi e che si erano regolarmente prenotati, fornendo addirittura con largo anticipo copia del loro breve intervento. In uno di questi casi ho avuto modo di registrare la protesta di chi non ha ricevuto la parola, cui pure aveva diritto, ma soprattutto mi ha colpito l’incredibile risposta che costui ha ricevuto, in quanto la riunione “sarebbe durata troppo a lungo”. Ecco, in questo modo ‘l tacon l’è sta pezo del bus, cioè la pezza è stata peggio del buco che si voleva rammendare, nel senso che oltre all’offesa alla democrazia si è aggiunta anche l’offesa all’intelligenza di quella persona.
Ma l’assemblea più bella, quella da premio Oscar, l’ho vissuta in prima persona in una grande banca tedesca. Al momento del voto il presidente annuncia: “Abbiamo raccolto l’80% dei voti, fra presenze e deleghe: tutti favorevoli alla gestione di cui si discute. Perciò i commessi passeranno fra voi azionisti per distribuire bandierine rosse da utilizzare al momento del voto (contrario, n.d.r.)”.
Perchè sono così sensibile a questi aspetti? Leggete il libro “Il fascismo eterno” di Umberto Eco (€5,00, ed. La Nave di Teseo). Eco ci avverte: “Non abbiate la pretesa di vedere sfilare camice nere e manganelli; il fascimo ha molti altri modi subdoli per infuiltrarsi nella democrazia”. E chi non è sensibile nel contrastare questi aspetti “minori”, non saprà opporsi nemmeno a quelli micidiali di un ritorno di fatto del fascismo. Sulla pericolosità di questa distrazione: “Le origini del fascismo in Italia -Lezioni di Harward” di Gaetano Salvemini, Ed. Universale Economica Feltrinelli.
La parola “democrazia” nei millenni ha assunto significati diversi: inizialmente era potere “sul” popolo (il democrator era il dittatore); poi ha significato lo strapotere del popolo, di ciò accusato dalle classi nobili escluse dal governo; infine – finalmente – ha significato potere “del” popolo. Vigiliamo a che oggi essa non torni ad assumere uno dei due significati precedenti, sotto forma del potere del presidente di fatto e non di diritto di un’ assemblea di turno o dello strapotere del popolo di una delle tante reti.
Viva la democrazia vera!
P. S. – Dice … ma tu, caro blogger, scrivendo queste cose puoi farti dei nemici. Dico: lo so, ma per me “libertà (e democrazia) vo cercando come sa chi per lei vita refiuta”. Ed io sarei disposto a mettera rischio la mia stessa vita pur di difendere la democrazia vera. Figurarsi che paura mi fa l’eventuale inimicizia di qualcuno!
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LE DOLCI LINEE CURVE DI VERDE, TERRA, E CIELO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Giugno, 2020 @ 1:51 pmDetto altrimenti: un sosta fra i pedali (post 3938)
Questa mattina ho poco tempo a pedali, diciamo due ore. Parto da Riva del Garda, subito in salita: dopo avere superato Deva e Pranzo, raggiungo la località del Lago di Tenno (10 km, un’ora).
Scendo velocementee dalla parte opposta, la “strada vecchia” per intendersi, quella che passa da Ville del Monte. Superato il Castello di Tenno di soli 100 metri, prendo la piccola deviazione a sinistra: quella che era la vera strada vecchia, oggi una semiciclopedonale aperta anche alle auto (una alla volta per ogni senso di marcia sennò non si passa!). E’ una strada di costa, grosso modo un falsopiano che conduce quasi sulla verticale di Arco, per poi rientrare verso sud e collegarsi a Volta di No sulla SP (ex SS 421) che sale da Riva (in questa località si diparte, a sinistra per chi scende, la diramazione ciclabile diretta per Arco, veramente molto ripida: si raccomanda di avere il paracadute a bordo!)
Durante la “traversata” mi fermo e scatto qualche foto. Una in particolare mi è riuscita significativa: la voglio chiamare “Le dolci linee curve”: 1) la prima, quella dei vigneti e del boschetto che si adagia da sinistra in alto a destra in basso verso la base della montagna; 2) la seconda linea, parallela alla prima, con la quale delimita le costruzioni della frazione di Varone e della città di Riva del Garda; 3) quella della montagna che da destra va a tuffarsi nel lago in località Sperone; 4) quella del profilo della catena del Baldo che resta immobile a sostenere i “baloni de l’Ora” cioè i bei nuvoloni bianchi a indicare che si è levata una bell’Ora. 5) Infine, proprio la linea di questi nuvoloni che pare vogliano anch’essi andarsi a tuffare nel lago, molto più a sud, convergendo con il profilo degradante del Baldo.
Raggiunta la località delle cascate del Varone, mi immetto sulla ciclabile che in leggera discesa in circa 4 km mi conduce a Riva del Garda. In totale, 25 km, 2 ore,soste per foto (tante!) comprese. Bici utilizzata: mtb e-bike, consumo elettrico 30% di una batteria da 400.
Good e-bike everybody!
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