LA CATENA DELLA BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2020 @ 8:47 pm

Detto altrimenti: quale catena?      (post 3890)

Un Buon Consiglio? Visita Trento in bici!

Trento. Quando ci sarà dato il “liberi tutti con distanziamento sociale”, soprattutto nel settembre prossimo il traffico aumenterà di molto: infatti la capienza dei mezzi di trasporto privati e pubblici diminuirà “per decreto” e conseguentemente  aumenterà il loro numero. Lo Stato ed i Comuni stanno apprestando una serie di interventi mirati a favorire l’uso della bicicletta. Ed ecco che si impone una breve riflessione sulla “catena della bicicletta”. Ma di quale catena si tratta? Di quella a maglie in acciaio che trasmette il movimento dalla moltiplica alla ruota o di quella che usiamo quale antifurto?  No, amici, intendo riferirmi ad una terza catena, quella costituita dalla serie di tre anelli di un processo totalmente diverso e che alla fine – se sarà completa – ci “libererà” e non ci incatenerà! Mi riferisco agli anelli del percorso che consentirà a molti di utilizzare la bicicletta per la mobilità urbana.

Il primo anello è la disponibilità una biciletta e se si devono affrontare salite, di una e-bike a pedalata assistita, indispensabile per chi non sia già un ciclista allenato oppure per chi sia in età già un po’ avanzata. Ed ecco che stanno intervenendo contributi pubblici a fondo perso fino ad una certa percentuale del costo di acquisto. Bene.

Notre Dome de Trento

Il secondo anello è costituito dalla disponibilità di piste ciclabili ben collegate fra di loro senza soluzione di continuità. Al riguardo, stante l’urgenza, si può benissimo immaginare di realizzarle con vernice e pennello, trasformando alcune corsie auto in corsie riservate alle biciclette. Bene sarebbe stato se il Comune e la PAT avessero approfittato di questi due mesi di deserto dei Tartari senza auto per le strade per sperimentare questa scelta.

Il terzo anello è il più difficile da realizzare: si tratta dell’educazione dei diversi tipi di utenti al corretto utilizzo degli spazi sempre più comuni e sempre più contesi.

Ciclabile rivana, spesso utilizzata anche dai pedoni (che avrebbero la loro pista)
e intralciata da rastrelliere bici molto mal posizionate

Ora, il rapporto pedone-automobilista è regolato da leggi e comportamenti di vecchia data: sappiamo tutti come comportarci anche se non sempre tutti rispettano tutto. Un po’ più difficile – anche se ormai si avvia ad essere abbastanza sperimentato – è il rapporto automobilista-ciclista il quale comunque può contare sull’effetto sorveglianza/sanzione da parte della Polizia Locale. Il terzo è il  rapporto pedone-ciclista ed è il più difficile da regolare. Infatti spesso i ciclisti sono un po’ troppo veloci e spesso i pedoni, “forti” della regola che il pedone ha la precedenza, ingombrano interamente e pericolosamente la pista ciclopedonale. Per ovviare a ciò, in certi casi (Valli di Fiemme e Fassa) nel periodo estivo sono stati separati i due percorsi, pedonale e ciclabile. In città tuttavia è più frequente potere disporre di piste ciclopedonali.  Ma … in città?

  “Or senta il caso avvenuto di fresco / a me che pedalando una mattina / capito a sud di Trento in ver Volano / su la pista ciclabile là, fuori di mano …”

Ecco la ciclopedonale in questione (foto del mio archivio)

A dire il vero ero ancora in città, sull’ultimo tratto della ciclopedonale-passerella lungo Fersina, poco prima dell’incrocio con via De Gasperi. Davanti a me procedeva nella stessa direzione verso sud un gruppetto di quattro pedoni ad occupare quasi tutta la pista. Suono delicatamente, nulla. Risuono, alla fine si spostano lentamente e di ostentatamente di  malavoglia, sulla loro destra. Mi fermo e dico loro con garbo che i pedoni devono tenere la sinistra e non al centro e comunque devono spostarsi sulla sinistra, perché se invece si spostano a destra rischiano di farsi investire da chi – a buona ragione – stava contando sul loro rispetto delle regole, e cioè sul fatto che si sarebbero spostati a sinistra. Vengo redarguito aspramente ed una Signora, nobile d’animo, sottolinea i rimproveri nei miei confronti alzando al mio indirizzo il dito medio della sua mano (non ricordo se destra o sinistra) al grido: “I pedoni hanno la precedenza!”

Ora, a parte che questa Signora nobile d’animo aveva comunque l’obbligo di procedere lungo il bordo sinistro e non destro della pista; se non erro esiste un articolo del Codice della strada (art. 190.n.4) che sanziona (€25-100) i pedoni che, fermandosi sul marciapiede, ne ostruiscano il passaggio ad altri pedoni. Ora, se tanto mi dà tanto, è logico e lecito pensare che il diritto di precedenza di quella Signora nobile d’animo non arrivi al diritto di ostruire una pista ciclopedonale.

Termino con un invito alle Autorità del Comune: per favore, fate affiggere lungo le nostre piste ciclopedonali cartelli riportanti le regole di base da osservare e inviate, di tanto in tanto, la Polizia Locale con le e-bike a controllare il rispetto delle regole. Grazie. Altrimenti alla “catena della bicicletta” mancherà questo importante anello.

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VERSO LA PARITÀ DEI DIRITTI (DELLE DONNE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2020 @ 6:41 pm

Detto altrimenti: mercoledì prossimo si vota in Senato una mozione … (post 3889)

Since 2017 …

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Tutto è nato a Trento, o quanto meno, per quanto ci riguarda, “anche” a Trento. Prima in un partito, poi in un’Associazione, ora di nuovo “anche” in un partito. L’Associazione era ed è Restart Trentino, voluta dall’allora Dr.ssa ora anche Sen. Donatella Conzatti. Da quattro anni fra i nostri Eventi (dico “nostri” perché Donatella mi ha voluto alla sua presidenza) spiccano quelli per la parità di genere e la difesa delle donne. Difesa dalla violenza maschile: fisica e “pregiudiziale”.

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Già, il pregiudizio, un atteggiamento discriminatorio fondato su ignoranza, interesse o paura, il quale di norma è assunto da parte di una maggioranza contro una minoranza. Di norma, dicevo, perché invece il pregiudizio contro il genere femminile è assunto da una minoranza (gli uomini) contro una maggioranza (le Donne): il suo superamento sarà una conquista di civiltà. Per dirla con Norberto Bobbio (Elogio della Mitezza, pagg. 98,99), la conquista della parità dei diritti e delle condizioni sarà la più grande (io sarei persino tentato di dire l’unica) rivoluzione del nostro tempo”.

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Sen. Donatella Conzatti (Italia Viva)

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Ed ecco che allora mercoledì prossimo, si voterà in Senato questa mozione sottoscritta da tante Senatrici e Senatori che mio vorranno scusare se non li nomino tutti ma – per fortuna! – sono tanti … e poi questo è “Trentoblog …”.

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Inizia

IL SENATO

premesso che:

l’attuale situazione di emergenza epidemica ha costretto a misure di contenimento che hanno un impatto pesantissimo sulla vita di ogni persona, ma che colpiscono in particolare le donne: il rischio è che l’unico modo per riuscire a conciliare le numerose esigenze di gestione della famiglia diventi quello di rinunciare al lavoro da parte di uno dei membri, sacrificando ovviamente la retribuzione più bassa che nella maggior parte dei casi è quella delle donne;

  • Il decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. decreto Cura Italia) …. omissis
  • il Governo, per far fronte all’attuale situazione di grave difficoltà per il Paese a causa dell’emergenza da Covid-19, …. omissis …
  • da indagini condotte risulta infatti che la maggior presenza femminile nel mercato del lavoro contribuisca ad incrementare significativamente il prodotto interno lordo nazionale, non solo facendo crescere la forza lavoro, ma anche per i livelli di produttività elevati che avrebbero le nuove occupate;
  • in Italia le imprese femminili (che rappresentano il 22% delle imprese) sono quasi un milione e mezzo ed impiegano tre milioni di persone;
  • considerato inoltre che
  • per costruire un futuro sostenibile e più inclusivo, va aumentata la presenza delle donne in tutti gli ambiti lavorativi che vanno a superare le barriere all’avanzamento nei percorsi di carriera, in particolare nei campi in più rapida crescita (STEM, informatica, cloud computing, dati e intelligenza artificiale), per permettere alle donne di raggiungere le posizioni di leadership. Il talento femminile si manifesta con evidenza in ogni ambito:

1. in Italia il primo caso di Covid-19 è stato diagnosticato sul cosiddetto “paziente 1” grazie alla competenza e all’ intuito di una anestesista donna, quando ancora questa patologia era sconosciuta in tutti gli ospedali del Paese e nessun medico aveva mai studiato alcuna diagnosi e protocollo in merito;

2. all’ospedale Spallanzani di Roma, grazie al lavoro di tre ricercatrici, è stato isolato per la prima volta il Covid-19, operazione che si è rivelata fondamentale per sviluppare le terapie, per curare il virus e per iniziare lo studio di un vaccino;

3. la Legge 120/2011, cd Golfo-Mosca, che ha portato molti talenti femminili nei ruoli di amministrazione e controllo di società quotate e partecipate pubbliche, in scadenza, è stata prorogata e potenziata con la Legge n. 160 del 27 dicembre 2019 (Legge di bilancio 2020) elevando la percentuale della quota femminile nelle società da 1/3 a 2/5 per 6 mandati consecutivi, grazie all’iniziativa trasversale delle forze politiche di maggioranza;

4. molte donne ricoprono ruoli lavorativi conquistati con merito e nel contempo hanno creato famiglie, la cui gestione è resa possibile dai servizi pubblici quali: servizi per l’infanzia, la scuola, servizi per disabili e autistici, centri estivi e centri diurni per anziani.

5. le donne sono impegnate in moltissimi settori a rischio, come gli ospedali, nei supermercati, nelle farmacie, nei vari servizi alla persona, servizi di sanificazione e pulizia;

IMPEGNA IL GOVERNO A

1. sostenere le donne lavoratrici per evitare che debbano abbandonare il lavoro, proponendo misure urgenti, anche normative, per consentire loro di riprendere al più presto le attività lavorative prevedendo, altresì, strumenti di programmazione concreti per la riorganizzazione del sistema scolastico e di ogni servizio alla famiglia;

2. fin dalle prossime settimane della cosiddetta “fase 2”, favorire la diffusione dello smart working mediante la regolazione del suo utilizzo, attraverso accordi, individuali e collettivi, per garantire che il lavoro a distanza avvenga con modi e forme equilibrate e giuste, soprattutto rispetto al diritto di disconnessione;

3. prevedere un prolungamento dei congedi parentali di maternità e paternità attualmente riconosciuti, incrementandone il valore, rendendoli paritari e fruibili obbligatoriamente da entrambi i genitori indipendentemente dall’attività lavorativa svolta;

4. riconoscere bonus per l’acquisto dei servizi di baby-sitting per l’assistenza e la sorveglianza dei figli minori fino a 14 anni di età, indipendentemente dall’attività lavorativa svolta dal genitore;

5. promuovere il lavoro di cura e, quindi, la figura del caregiver universale (senza distinzione tra uomini e donne) attraverso il riconoscimento del suo valore sia per la società sia monetario, anche prevedendo una retribuzione del lavoro domestico nelle sue diverse forme;

6. prevedere un sistema di premialità fiscale per consentire la totale deduzione delle spese sostenute per il lavoro di cura;

7. promuovere ogni utile iniziativa al fine di sostenere le famiglie anche naturali, monoparentali nella crescita e nell’educazione dei bambini e delle bambine;

8. rafforzare le misure di sostegno, in termini economici e di servizi, per le famiglie con figli, con disabili o anziani non autosufficienti;

9. prevedere specifici interventi di sostegno verso le donne impegnate nel lavoro di cura, quali badanti e assistenti delle persone con disabilità;

10. predisporre un piano nazionale orientato alla riduzione del “digital divide” che in Italia ancora oggi impatta in maniera prevalente su alcune categorie di donne, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese;

11. predisporre un piano nazionale dei tempi e degli orari che favorisca la compatibilità tra orario di lavoro ed esigenze derivanti dalla forte riduzione dei servizi, che investiranno prevalentemente le donne lavoratrici, in modo da prevenire possibili comportamenti discriminatori;

12.  valutare l’opportunità di intervenire sulla normativa vigente al fine di individuare una percentuale dei beni confiscati alle associazioni mafiose da destinare ad uso e utilizzo delle imprese femminili, in modo da rafforzare la presenza dell’imprenditoria femminile, contrastare la precarietà del lavoro delle donne, in particolare delle giovani donne e dare slancio alla vocazione femminile.

13. adottare per la prima volta in Italia una “Strategia Nazionale per la parità di genere” al fine di colmare i persistenti divari di genere nel mondo del lavoro – a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni – per sviluppare il pieno potenziale femminile nelle imprese, nella politica e nella società, nonché per conseguire un equilibrio di genere a livello decisionale e politico.

Finisce

Bravissima Senatrice! Finisce il testo della mozione, ma non la soluzione del problema. Ne riparleremo dopo mercoledì prossimo.

Donne, Dominae. Mi permettto di aggiungere una mia considerazione: l’uguaglianza “a comparti chiusi” non è accettabile: è una sorta di “gestione separata” iniqua, in quanto garantisce ad alcuni ambiti alcuni vantaggi “a prescindere”. Ampliamo la visuale: la “razza” è una sola, quella umana, senza distinzione di colore della pelle o di genere. Non è un caso che nel post precedente, lo stesso partito politico, coerentemente, sia promotore della regolarizzazione di 600.000 lavoratori invisibili, bianchi e neri, UE e non, uomini e donne. Fra l’altro, sul piano pratico, volere mantenere in vita questi “vasi non comunicanti” nel senso “qui dentro noi sì, gli altri e le altre no”, è di ostacolo alla valorizzazione delle energie e capacità migliori: non è un caso – tanto per fare un esempio – che i sette (sette!) paesi guidati da Donne siano quelli che meno hanno sofferto del Covid19 e che meglio ne stanno uscendo. E poi le Donne sono naturalmente portare alla relazione: noi maschietti allo scontro, alla prevalenza sull’altro.

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L’OSCENITA’ NELLA POLITICA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2020 @ 7:21 am

Detto altrimenti: regolarizzare 600.000 lavoratori irregolari sarebbe un’oscenità   (post 3888)

Oscenità, sostantivo femminile: offensiva e scandalosa ostentazione o eccitazione mediante parole e immagini attinenti all’ambito sessuale di linguaggio o di comportamento.

Ora, anche se ciò sarebbe comunque biasimevole, non è da escludersi che in qualche momento d’ira un politico possa avere perso il controllo ed abbia proferito parole o assunto atteggiamenti osceni indirizzati alla controparte. Tuttavia non è di questo che voglio scrivere, bensì di un fatto diverso e cioè che un politico definisca “oscena” una scelta politica della controparte politica (On. Teresa Bellanova, Italia Viva), quale, ad esempio, quella di regolarizzare i 600.000 lavoratori in nero che operano in Italia.

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… e non solo loro, ma anche tanti altri lavoratori, anche italiani

Infatti l’uso improprio del termine elude il confronto fra tesi opposte, tesi da verificare reciprocamente sul piano umano, del diritto, della morale, della logica, della valutazione funzionale ed economica per il sistema. L’uso di questo come di altri termini impropri è quindi violenza, in quanto violenta il sistema del dialogo e del confronto democratico sul quale si fonda il nostro sistema sociale, democratico e politico.

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“Le parole sono pietre” scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa. Quant’è vero, ancora oggi! Parole lanciate a incidere come punte aguzze la superficialità di chi le ascolta; parole che non si preoccupano di descrivere una realtà, bensì di provocare una certa reazione; parole espressione della peggiore retorica; parole strumento della peggiore demagogia, volte a realizzare ciò che si crede che le masse vogliano; parole infine che si pretendono essere espressione populista di quelle stesse masse.

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Ma allora, l’oscenità in politica esiste? Si, certo, e ce lo ricorda lo stesso Dante quando colloca all’inferno la regina Semiramide, la quale libito fe’ licito in sua legge! (Inf. V, 56). Ma questa è un’altra storia.

P. S.: SUPERFICIALITA’? Un mio amico:Ma allora mandiamoci i nostri disoccupati, quelli che prendono la paghetta, a lavorare nei campi!” Rispondo: “Vai tu a proporre loro di incassare €1,00 a cassetta, cioè €3-4 all’ora per 8-10 ore piegati in due sotto il sole cocente e poi andare a dormire in una baracca di cartoni. Vedrai dove ti mandano …”.

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GEORGE SOROS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2020 @ 6:56 pm

Detto altrimenti: un suo articolo sul 24 ore del 22 aprile 2020 …   (post 3887)

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GEORGE SOROS. Forse molti ne hanno sentito nominare il nome; pochi lo conoscono; ancora di meno sono probabilmente quelli che hanno letto un suo libro. Io lo conoscevo “di nome e di fama”. Tutto qui. Ma un bel giorno, anzi, un giorno per me bellissimo, cioè il 22 aprile scorso, in prima pagina del Il Sole 24 Ore … il suo intervento in favore dei bond irredimibili, i particolari titoli di debito pubblico che rappresentavano il cuore del libro che il mio amico Gianluigi De Marchi ed io avevamo appena scritto e dato alle stampe.

 Questo nostro libro è prenotabile al prezzo scontato di €10,00 presso di me riccardo.lucatti@hotmail.it – 335 5487516 o presso Gianluigi De Marchi, 335 6912075.

I “Soros Irredimibili”: Soros cita la GB che ci finanziò le guerre napoleoniche, riscattando i titoli nel 2015. In USA dal 1870 ne furono emesse alcune serie per consolidare emissioni redimibili già esistenti ed evitarne l’onere del rimborso. Egli dimentica di citare l’emissione italiana del 1935 per 42 miliardi di lire. Quali vantaggi degli irredimibili Soros cita:
1) eliminazione delle restrizioni per la BCE all’acquisto di titoli; 2) l’onere finanziario lieve per la UE malgrado la loro notevole “potenza di fuoco”: come unità di misura riporta l’esempio di un calcolo, e cioè che un bond irredimibile da 1000 miliardi al tasso dello 0,5 costerebbe all’UE 5 mildi l’anno, pari al 3% del suo bilancio totale; 3) a bilancio UE non si richiederebbero accantonamenti nè ammortamenti; 4) l’emisisone può essere più facilmente emessa a scaglioni frazionati successivi; 5) la BCE non sarebbe più costretta a ribilanciare continuamente il proprio portafoglio titoli dei vari paesi aderenti.

Ed allora sono corso a comperarmi un suo libro, “Democrazia – Elogio della società aperta”, Einaudi Stile Libero Ed. – Si vede che i libri “Elogio” mi attraggono: più volte infatti ho citato “Elogio della mitezza” di Norberto Bobbio, un libro che non ho semplicemente letto, ma che ho amato e studiato!

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Quello di Soros è un “Elogio” diverso, quello di un manager della finanza e della diffusione e realizzazione di un particolare tipo di “apriscatole”: quello necessario ad “aprire” società “chiuse”. Per Soros la società aperta è quella nella quale lo Stato di diritto prevale sulla legge dettata da un uomo solo (con i “pieni poteri” n.d.r.). Potete ben capire come non sia più amico di un suo ex beneficiato, tale Orban; nè di Putin; né di Trump, né di Xi Jinping; nè di Matteo Salvini, nè di Marine Le Pen, etc.. (chi non ho citato non si offenda, per favore …)

Su internet trovate molto su di lui. Suo padre, militare dell’esercito Austroungarico della prima guerra mondiale, catturato dai Russi, prigioniero in Siberia, scampato alla prigionia. Lui, ebreo nell’Ungheria invasa dai nazisti, scampato all’arresto e alla deportazione, “studiato” e cresciuto all’estero, etc. etc. Ideologicamente e culturalmente cresciuto all’ombra del suo mentore filosofico austriaco Karl Popper (1902-1994), autore di “La società aperta e i suoi nemici”.

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Non voglio né posso fare qui un riassunto del libro che ho citato né del suo pensiero, se non dirvi che il suo libro di manager finanziario è più facile da leggere ma meno immediato dell’altro “Elogio”, quello scritto dal filosofo Bobbio, per il grande numero delle sue iniziative dietro ognuna delle quali sta una motivazione ed una tecnica realizzativa specifica, quasi un manuale dell’imprenditore culturale e finanziari socio-politico. Vi segnalo solo come particolarmente interessanti – almeno per me – le sue analisi sullo sviluppo e prossimo inviluppo della Cina; sul pericolo/opportunità di una involuzione/evoluzione dell’UE; sul pericolo che il web e la cosiddetta intelligenza artificiale rappresentano per le società aperte, quali armi micidiali nelle mani delle società chiuse.

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Chiudo questo mio breve e un po’ complesso post evidenziando un parallelismo di “Democrazia” con “Il fascismo eterno” di Umberto Eco: per Soros la prima arma di difesa contro l’attacco delle società chiuse ai danni delle società aperte è il saperle riconoscere. Così come fa Eco, il quale ci avverte che per riconoscere un fascismo non possiamo certo pretendere di vedere sfilare gente in camicia nera: vi sono molti altri segnali di pericolo che dobbiamo sapere riconoscere: ed Eco ce li indica.

P.S.: … e noi due poveri untorelli, autori del nostro libro?
Noi due
“fummo quarti fra cotanto senno”.

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TRENTO Città del Brennero

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2020 @ 3:32 pm

Detto altrimenti: EUROPA, EUROPA? EUREGIO, EUREGIO! (post 3890)

L’AUTOSTRADA DELLA VALDASTICO: SI/NO?

L’Italia è in ritardo infrastrutturale rispetto alla media degli altri paesi europei di un equivalente di 150 milioni di investimenti. Inoltre il traffico pesante è fortemente sbilanciato in favore del traffico su gomma (70%) a danno della rotaia (30%), all’opposto di quanto avviene in Germania. Si dice: puntiamo sulla “intermodalità”, cioè sul trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia. Ma le nostre ferrovie, per almeno 10-15 anni non saranno al livello europeo. D’altra parte il traffico merci mondiale è sempre più mediterraneo, quello mediterraneo è sempre più italiano, quello italiano sempre più alpino. Le nostre industrie perdono competitività per carenza di infrastrutture di comunicazione: l’aggravio dei loro costi può stimarsi fra il 10 ed il 15%.

Intermodalità? Con la ripresa dei traffici, i porti di Trieste e Venezia saranno sempre di più attivati per le merci provenienti dal Canale di Suez. Da questi porti, la via sarà Verona Intermodale, Brennero. Il Trentino rischia di diventare una terra di passaggio dei treni merci. E invece, se realizzassimo la Valdastico, il traffico su gomma attraverso la Valdastico, arriverebbe ai centri intermodali di Rovereto e Trento, ovviamente da potenziare.

Il problema di fondo è che la nostra ormai è una società relazionale che di fatto non relaziona abbastanza, perché ha voluto essere troppo “densa” di relazioni:ha voluto creare nuove industrie, decentrarle in paesi lontani per ridurre i costi della produzione ma aumentando il volume delle merci trasportate; ha voluto attrarre nuovi flussi turistici, muoversi in fretta e forse anche troppo, cercare di annullare lo spazio ed il tempo.

Ora, una società densa induce nei suoi abitanti la paura della vischiosità, la quale, a sua volta, li induce a ricercare il “viver bene locale”. Ciò si persegue creando reti infrastrutturali corte (“Progettiamo da qui a li, gli altri si arrangino”), e ridistribuendo gli spazi disponibili (“Qui creiamo un parco pubblico, lì un giardino privato, dove potremo entrare a goderci la non-densità e la non-vischiosità”). Questa è una visione accettabile solo in parte e solo per il breve periodo, perché non siamo soli al mondo, abbiamo dei confini abitati, dove vivono “gli altri”, siano essi gli altri componenti della famiglia, della città, della regione, degli altri stati etc., ed anche perché se non si progetta, si è progettati. Ed allora?

 Allora si devono mettere in rete i problemi e le loro pseudo-soluzioni (le reti corte), secondo una filosofia di area che ricomprenda l’interfacciamento con la filosofia delle aree confinanti. E non basta un accordo tecnico sul sistema delle infrastrutture, non basta progettare un sistema organico di infrastrutture (che già sarebbe molto). Occorre un accordo socio-politico sul “verso quale modello vanno le aree alle quali apparteniamo”. Esse si stanno attrezzando semplicemente per “sgorgare” il sistema? Oppure per creare le migliori relazioni dirette possibili? O per cos’altro ancora? Forse la soluzione sta, come dicevo, nel “mettere in rete il sistema” e cioè nel creare una molteplicità di possibili vie di comunicazione a reticolo, cioè non in senso longitudinale o stellare. Il che comporta di mettere in rete anche il modo di pensare, dialogare e di decidere. Ecco, forse ci siamo: il Sistema dei Trasporti del Brennero forse sarà quello deciso dalla rete dei centri decisionali dell’intera Regione Funzionale del Passo del Brennero, a cominciare dalle Città del Brennero, magari passando attraverso un apposito GEIE Progettuale Gestionale Dinamico. E la soluzione dovrà essere un sistema organico e quindi comprensibile di singoli interventi coordinati da un’unica strategia. Altrimenti la gente ed i Comuni non capiranno, e non capendo non daranno il consenso necessario alla sua realizzazione. E mancherà quindi all’appello la rete di gran lunga più importante: quella del consenso dei singoli cittadini. Ben venga quindi l’attivazione di una Euregio dei Trasporti, purché essa non persegua la creazione di una “rete corta” da Innsbruck a Bolzano, ma sia catalizzatrice della Rete e del Sistema dei Trasporti della più ampia Regione Funzionale del Brennero. In tal modo l’ Autonomia Progettuale Trentina potrà integrarsi con l’ Autonomia Dinamica di Bolzano e non soccombere di fronte ad essa.

Tirol Bike safari

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Cicloturismo Euregio. L’Austria ha già messo in rete 17 funivie per la risalita estiva dei cicloturisti e ciclo escursionisti per un totale di 700 km di ciclodiscese che attraversano l’intero paese. Analogo progetto può essere sviluppato nella nostra Regione, per collegarsi poi a quello Austriaco. Pensare e agire alla grande, in rete. Zusammen.

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Trento, città del Brennero, può dare l’avvio a questi progetti

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P.S.: analogo discorso può farsi per lo sport velico, “euregizzando” la Fraglia Vela Riva di Riva del Garda, uno dei maggiori se non “il” maggiore circolo velico organizzatore di regate veliche intercontinentali.  

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FOTOPOST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2020 @ 5:30 am

Detto altrimenti: foto che parlano da sole       (post 3889)

Ormai lo sapete, dopo 3888 post … ci mancherebbe altro! Abito a Trento anche se mi leggete da località le più disparate: ieri siete stati in 91, quasi tutti dall’Italia tranne uno in ciascuno dei seguenti paesi: Francia, Spagna, Germania, Ungheria, Sudan. Ora, non mi stupisco che mi si legga dai primi tre: ho amici che abitano lì. Piuttosto, mi chiedo chi saranno mai quel Sudanese e quell’Ungherese … Evvabbè, cominciamo. Abito a Trento, dicevo, su fiume Fersina …

Quasi controluce

… dentro il quale un imbecille ha pensato bene di scaraventare una vecchia bicicletta! Che volete farci … d’altra parte si sa: la mamma degli imbecilli è sempre incinta!

Bicimbecille!

Ma consoliamoci con quello che c’è “sopra” il Fersina!

White clouds above …

E che ne dite di questo “ricordo d’inverno”? Siamo al Colle Bercia, raggiungibile con gli impianti di risalita che partono da Cesana Torinese, lungo la cosoddetta Via Lattea. La vista è verso ovest, sul crinale che fa da confine con la Francia: la Cima Gimont e subito alla sua destra la pista nera del Colletto Verde che scende verso di chi sta fotografando, pista che gli impianti di risalita raggiungono dal versante opposto (Colle del Monginevro). Anni fa, quando abitavo a Torino, quella era tutta “zona fuori pista” in inverno e per mountain bike in estate, per raggiungere il paese di Cervieres, lungo la salita che da Briancon conduce all’ Izoard, scenari delle mia galoppate bistagionali (in particilare però: Cesana-Monginevro-Briancon-Izoard e ritorno, con la bici da corsa!). Oggi … gli impianti? Evvabbè …

E infine, non un ricordo ma una promessa d’estate: la passaggiata a mare di Nervi (Genova Nervi), nel giorno della nuova “liberazione”: il 4 maggio 2020. Laggiù Portofino.

E laggiù il promontorio di Portofino

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Ora, raga, non è finita! Infatti alle spalle della passeggiata, i due splendidi parchi di Nervi: vialetti ombrosi, piante esottiche e nostrane, scoiattolini che saltano alla ricerca di qualche bocconcino dalla merenda dei tanti bimbi … insomma, un vero e proprio paradiso “terrestre” dopo quello “marino” della passeggiata. Ed allora, cosa c’è di meglio che sedersi su una panchina, ascoltare la musica del post precedente e leggere in santa pace il nostro libro? Per averlo basta chiederlo scontato a me riccardo.lucatti@hotmail.it – 335 5487516 o Gianluigi De Marchi 335 6912075.

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Buoni ricordi e buone speranze (anche di una finanza pubblica migliore) a tutte e a tutti!

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INCONTRI: BARBARA BERTOLDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Maggio, 2020 @ 4:31 pm

Detto altrimenti: ci manca la Musica Insieme, molto più bella che ascoltarla da soli, per quanto … di questi tempi … contententene! (dialetto trentino: accontentiamocene) (post 3888)

Il Covid19 ha interrotto la “Nostra Musica Insieme”, sia a Trento (Accademia delle Muse, Presidente Cristina Endrizzi) sia a Riva del Garda (Associazione Amici della Musica, Presidente Franco Ballardini). E parlo di Musica (notate la lettera maiuscola!) “Nostra” perché la “facciamo” fra amici, con amici e per amici. “Nostra”, perchè nelle due Associazioni io sono rispettivamente Vicepresidente e Tesoriere (più “nostra” di così non si può!). E un’amica che “fa” Musica è sicuramente Barbara: compositrice, scrittrice, violoncellista, fantasista, insegnante e soprattutto amica. Barbara è entrata a far parte dei nostri gruppi di amici, e appena sarà possibile, riprenderemo ad ascoltare dal vivo la sua arte.

2 marzo 2015, con la Presidente dell’Accademia delle Muse, Cristina Endrizzi

Trentina, pluridiplomata, spazia dalla Musica contemporanea alla Musica barocca eseguita con strumenti originali. E’ Direttrice artistica dell’Associazione Lucilla May dalla sua fondazione nel 2005. Da oltre 25 anni è insegnante appassionata di violoncello. Dall’uscita del CD Bestiario per violoncello narrante” nel 2013, ha iniziato parallelamente l’attività di violoncellista cantante e dal 2014 di performer con lo spettacolo “Cello messa tutta”
www.cellomessatutta.it

Il 12 gennaio 2016 ha arricchito di note la presentazione della traduzione della mia Prof. Maria Lia Guardini dell’opera “Utopia” di Tommaso Moro, con la partecipazione della traduttrice e di Paolo Ghezzi per l’Editrice Piccola Biblioteca del Margine.

Liberi fra i Libri (Utopia, di Thomas More)

Il 1 luglio 2017 le è stato assegnato a Mori (TN) il premio Totemeblueart per la musica. E’ la felice proprietaria di un violoncello N. Carletti del 1952, di un copia di violoncello barocco G. Stelzer del 2012, di un piccolo 5 corde di scuola tirolese fine ‘800 e sopratutto di Eva, gatta siberiana di 10 anni! (Le ho chiesto una foto della gatta!)

Il 22 marzo 2016  (qui sopra) a Riva del Garda per l’ Associazione Amici della Musica, ha eseguito lo  spettacolo “Cello messa tutta!”  dal suo primo cd “Bestiario” per violoncello narrante, con il regista Alessio Kogoj, organizzato per i ragazzi delle Scuole Medie Musicali e del Liceo Musicale di Riva. Spettacolo ripetuto poi al Casinò di Arco.

Violoncello o chitarra?

Il 26 febbraio scorso è uscito l’ultimo cd di Barbara Bertoldi per Velut Luna, “Se fossi una rondinella”, una raccolta di canti popolari armonizzati per voce e violoncello da compositori trentini (Armando Franceschini, Marco Uvietta, Eddy Serafini, Erika Eccli e Nikos Betti). Per me è stata l’occasione per riprendere a parlare e a scrivere di Musica. Le ho telefonato ed è nata questa intervista.

Barbara, innanzi tutto grazie per esserti prestata per un’intervista da parte di un blogger musicofilo ma poco musicologo … Dimmi, come è nata l’idea di questo nuovo lavoro per voce e violoncello e come si è sviluppato il progetto …

Figurati, grazie a te, Riccardo. Ecco, il Natale del 2018  ad un concerto del Coro Valsella mi si è risvegliata la memoria dei canti ascoltati dalle cassette della SAT da mio fratello Lorenzo. Ho pensato se anche io avrei potuto cantarli e farne un lavoro discografico.  Ma  la tradizione di questi canti, armonizzati da grandissimi musicisti mi ha imposto la ricerca di compositori e così ho chiesto ai suddetti maestri che si sono dimostrati tutti entusiasti e mi hanno donato la loro arte. Poi ho proposto il progetto ad una casa discografica, ho trovato un’amica in Piera Gasperi, esperta di canto popolare, e dopo un’estate di concerti per provare il programma, con lei come presentatrice esperta della storia dei testi, il dicembre scorso ho registrato.

E’ una scelta originale quella del canto popolare un po’ di nicchia forse?

Si, forse più che di nicchia, proprio  originale, credo faccia parte della mia personalità essere un po’ fuori dagli schemi, ma è anche una scelta dettata dal mio background famigliare: con tanti fratelli ho beneficiato dei gusti di tutti ed inoltre gli stessi mie genitori – entrambi degli anni ’20 – hanno vissuto storie simili a quelle narrate nei testi del cd, storie così genuine, vere, piene di poesia… mi piace mettere questa sostanza nei miei lavori, la sostanza che rappresenta la mia appartenenza ad un mondo famigliare ritrovato e in questo modo amato.

Il cd è uscito proprio poco prima della chiusura totale sei riuscita a presentarlo ad avere qualche riscontro?

Il cd è proprio uscito prima di questo disastro … mondiale (si riferisce al Covid19, n.d.r.) sai, ognuno pensa al suo, per prima cosa, sono stata fortunata ho fatto due presentazioni una per Athena di Pergine e una per la Facoltà di Trento, sul tema del canto popolare, con Renato Morelli, Piera Gasperi e Guido Raschieri come ospiti. Poi tutto chiuso. I giornali mi hanno dato molto spazio, sia testate locali che nazionali, ma il contatto con le persone, suonare e parlare con il pubblico sia per me che per Piera, con la sua affabilità e competenza è tristemente sospeso. Certo se si guarda quanto è successo al mondo direi che potremmo anche non parlarne, a parte le perdite umane, le chiusure e il disastro economico, insomma quello che ho perso è poca cosa al confronto.

In registrazione

Ma la tua iniziativa di darmi spazio sul tuo blog è un gran regalo Riccardo. Ho ricevuto in questi giorni alcuni messaggi di persone che hanno acquistato il cd e che lo hanno trovato bello, interessante, persone di tutte le età, in questo momento forse la musica, come i libri, ci possono donare un attimo di serenità e forse vale la pena spendere due parole sul fatto che ancora non si è parlato di come ripartire con queste attività, io sono una dei tantissimi musicisti che non sanno più come potranno fare ad esibirsi, e con loro le  maestranze e i lavoratori dei teatri, speriamo che si pensi che l’arte lo spettacolo servono come supporto e alimento per l’anima e lo spirito, e che tutti ne abbiamo bisogno.

Ma figurati, Barbara! Il regalo lo stai facendo tu ai miei lettori! E, dimmi, dove si può trovare questo cd?

A Trento alla Libreria Ancora, a Pergine all’Athena, dal mio sito www.barbarabertoldi.it sul quale si possono ascoltare anche alcune tracce o dal sito Velut Luna. Spero che incuriosisca e soprattutto che dia serenità!

Richiedetemelo al 335 5487516!

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Be’ come intervista telefonica e via mail con distanziamento sociale possiamo ben essere soddisfatti, non ti pare? Grazie della tua disponibilità e … guarda che noi due siamo in credito di un abbraccio reciproco, appena potremo scambiarcelo (mia moglie è informata!)  e soprattutto noi lo siamo di una tua esecuzione della “Rondinella” almeno in uno dei nostri due ambiti, a Trento e a Riva del Grada! E magari quando ci vediamo ci scambiamo i regali: il tuo bel cd e il mio libro: quale contaminazione! Ma che vuoi farci, io non so scrivere di Musica …

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PRIVILEGI IN TEMPO DI COVID19 E DI POST COVID19

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Maggio, 2020 @ 8:53 am

Detto altrimenti: medievali o anche moderni?     (post 3887)

(Si, però leggete anche il post precedente, dai ….grazie!)

Di recente in Senato Matteo Renzi ha molto giustamente evidenziato una grande differenza, quella fra i cittadini “garantiti” e gli altri. Ora, a mio avviso occorre analizzare ed estendere questo concetto.

  • Analisi: al suo interno infatti vi sono diverse categorie di garantiti, in una scala di “quantità di garanzia decrescente” nel senso che ad alcuni sono garantiti emolumenti fuori scala (mi riferisco innanzi tutto al top management delle banche che poi sono aiutate dal denaro pubblico!); altri stipendi e stipendietti, pensioni e pensioncine non fuori scala ma che comunque garantiscono una vita dignitosa e, al limite, una vita terra terra ma pur sempre una vita.
  • Estensione: potremmo applicare la distinzione ai bilanci garantiti, ovvero a quelle somme di bilancio comunque destinate per decenni a certi settori a prescindere dall’andamento generale della finanza pubblica; a quelle gestioni separate (ad esempio pensionistiche) che garantiscono comunque redditi fuori scala.

Perché scrivo di questo? Perché una diversa forza politica sta insistendo nel dire populisticamente che occorre abbassare le tasse! Mi chiedo: ma se lo Stato sta aumentando enormemente il proprio indebitamento e non sta incassando abbastanza imposte anche “grazie” all’enorme evasione fiscale … come si fa a dire “Abbassiamo le tasse, che tutto si sistema” ?

Abbassare le tasse? Non ce ne sarà bisogno! Si abbasseranno da sole, lo vedremo l’anno prossimo quando lo Stato non incasserà le imposte sul reddito non prodotto da marzo 2020 in poi!

La mia proposta da cittadino semplice ma pensante è invece la seguente:

  • Operare secondo la tecnica dello zero base budget, ovvero, azzerare tutte le posizioni garantite e non.
  • Rivedere l’ordine delle priorità di spesa.
  • Rimodulare tutte le posizioni.
  • Eliminare tutte le possibilità di evasione e elusione fiscale.
  • Rimodulare più che proporzionalmente le aliquote fiscali (e non solo in una prima fascia medio-bassa, per poi dire “da tot in su, l’aliquota è fissa”).
  • Intervenire con fermezza in Europa contro i Paesi-UE-Paradisi-Fiscali.
  • Adottare strumenti finanziari atti a ridurre il debito e ad accrescere la disponibilità di risorse per investimenti, quali le emissioni di titoli di Stato irredimibili, in sostituzione volontaria dei titoli redimibili in scadenza.
  • Con la finanza disponibile che si crea, riconvertire il Paese evitando che – ad esempio – la compagnia di bandiera di un Paese- Museo-a- Cielo-Aperto possa andare in crisi (maccomesifa?).
  • Fornire ai cittadini i dati agglomerati per comparti significativi e accompagnati dalla indicazione del loro valore percentuale sul totale.

E se mi sbaglio, mi corigerete.

P. S.: il libro della foto indica – fra i molti altri argomenti – come funzionano i titoli di debito pubblico irredimibili e i loro vantaggi. E’ prenotabile con sconto (da €12.5 ad €10,00) presso di me riccardo.lucatti@hotmail.it 335 5487516

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GLI INVISIBILI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2020 @ 5:19 pm

Detto altrimenti: quando il meglio è nemico del bene   (post 3886)

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Stavo per pubblicare il post della mia prima uscita in bicicletta, la prima dopo la clausura Covid19. Poi ho parlato con la mia amica Francesca Ferrari ed ho cambiato il palinsesto. Dei 40 km di pedalata di stamane, vi offro solo una foto, scattata al Ponte di Nomi sull’Adige, 18 km a sud di Trento, sulla via del rientro a casa.

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Una famiglia. Quattro figli, uno sordomuto, tutti nati in Italia. Solo il papà ha il permesso di soggiorno. Papà e mamma senza lavoro. Dice … ma come mai si sono ridotti così? Rispondono: arrivarono in Italia anni fa dal Kossovo; il papà ha subito e scontato una condanna penale. I figli vanno bene a scuola e mangiano … anzi, mangiavano quello che un’associazione di volontariato portava loro giornalmente. Bene. Poi è arrivato il meglio, nel senso che per “razionalizzare”, tutto è stato ricondotto nell’orbita del Comune, al quale sono stati segnalati. Il Comune li ha presi in carico ma l’assistenza che ricevono non è regolare mentre l’appetito dei ragazzi e dei genitori si.

Di loro si prende cura la mia amica citata, Francesca Ferrari (Viale Trieste 7/2, tel. 335 1805211), una signora di 85 anni che opera da una vita per la vita degli altri; una signora che a suo tempo è stata consigliere comunale per quattro consiliature; che ha lavorato per anni in Vaticano e per anni in missioni estere; che è conosciuta molto positivamente in tutti gli ambienti del sociale, della Curia e della politica cittadina (io sono solo il suo “ragazzo di fatica”). Francesca mi chiede di darle una mano per acquistare un forno elettrico che consentirebbe alla sua assistita di preparare il pane per tutta la famiglia.

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Da parte mia  –  fino a copertura di questo acquisto – destino allo scopo l’intero ricavato lordo della vendita del mio libro qui a fianco (prenotabile subito con sconto ad €10,00 al mio indirizzo riccardo.lucatti@hotmali.it – 335 5487516 e disponibile fisicamente dopo il 13 maggio). Solo che non so se e quando incasseremo questi denari (che sarebbero da versare direttamente a Francesca) mentre la famiglia ha bisogno di mangiare ogni giorno da subito! Pertanto chiedo: vi è qualcuno fra i miei lettori che può dare una mano, rivolgendosi a me per il libro o anche – se preferite – direttamente a Francesca per ogni intervento che esuli dall’acquisto del libro? In questa circostanza, l’importante non è il mio libro, ma che si raccolgano comunque i denari sufficienti all’acquisto del forno.

Grazie a tutte e a tutti, e … scusate questo inconsueto utilizzo di un blog. 

Attenzione: post scritto il 4 maggio; ho ricevuto un forno in regalo il 5 maggio;
l’abbiamo installato presso la famiglia ieri, 6 maggio!

P.S.: questo mio articolo è stato scritto il 4 maggio. Questo post scriptum il 7 maggio perchè ieri, 6 maggio 2020 a pag. 4 de l’Adige (quotidiano locale, n.d.r.) leggo: “Pd e Italia Viva per la sanatoria – Confronto sulla regolarizzazione degli “invisibili”. Si tratta di regolarizzare circa 600.000 lavoratori in nero: raccoglitori di pomodori, colf, badanti etc., stranieri e italiani.

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“RICOSTRUIRE LA FINANZA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2020 @ 9:01 am

Detto altrimenti: un libro per tutti coloro che vogliono capire cosa sta succedendo e cosa potrà succedere al nostro Paese   (post 3885)

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Amici, il libro che vi sto presentando in quasi tutti i miei post, è già “vecchio” di un mese. Dico così perchè nel frattempo i dati finanziari del paese stanno cambiando. Vorrà dire che scriveremo un’appendice, come del resto fece a suo tempo quel tale Eco dr. Umberto per quel  suo romanzuccio che parlava del nome delle rose! Il nostro libro è già disponibile presso Amazon, ma se lo prenotare presso di me riccardo.lucatti@hotmail.it o al 335 5487516 lo potrete avere scontato. Nel frattempo ve ne anticipo qui si seguito la premessa:

Inizia

Questo libro perché

Questo libro non è un instant book o per lo meno non è “solo” un instant book: è un libro scritto e narrato in prima persona plurale da due amici a fronte di un’improvvisa crisi economica e finanziaria senza precedenti.  Esso è un mix coordinato di culture, esperienze e sensibilità diverse e la diversità – si sa – è ricchezza. Esso è destinato ai non addetti ai lavori: ovvero a coloro che – del tutto legittimamente – non conoscono con immediatezza la differenza fra gli aspetti patrimoniali, economici e finanziari; né la consistenza patrimoniale; il deficit/surplus finanziario e il debito/credito; il risultato economico. Lo abbiamo scritto anche spinti da un’esigenza di democrazia, ovvero per liberare la materia “finanza” dalla prigione di una torre eburnea riservata ai soliti noti, per farla invece uscire libera, all’aperto, al di fuori dei luoghi usualmente deputati nei quali è da sempre incatenata da un’oligarchia culturale alla quale si accede solo se si conosce una sorta di linguaggio per iniziati.

Gianluigi De Marchi, un autore

Già, direte voi, ma intanto avete cominciato voi stessi ad utilizzare termini tecnici! E vero, anche perché in qualche modo avremmo pur dovuto iniziare, non vi pare? Ma per essere più digeribili, abbiamo pensato di strutturare l’esposizione su una serie di capitoli e/o paragrafi molto corti e sintetici, ognuno con una sua vita propria, nel senso che letto uno, potete anche chiudere il libro e riprenderlo il giorno dopo per gustarvi un ulteriore argomento, senza che sia necessario che vi ricordiate come sia finita la puntata precedente. In un certo senso, potreste addirittura leggerlo scegliendo voi in che ordine affrontare i vari argomenti. Tuttavia Vi saremo grati se vorrete leggerlo per intero e nel giusto ordine. Detto questo possiamo cominciare.

Comprate un appartamento e contraete un mutuo in banca per 100.000 euro. La vostra situazione patrimoniale è in pareggio: tot pesa il debito, tot vale l’immobile. Affittate l’appartamento per 5.000 euro l’anno; il mutuo vi costa 7.000 euro l’anno: la vostra situazione finanziaria è in rosso di 2.000 euro l’anno. Nel frattempo il mercato immobiliare è in forte crescita, l’appartamento si rivaluta fino a 200.000 euro. La vostra situazione patrimoniale è in forte attivo anche se finanziariamente siete un po’ in affanno ma la cosa non vi preoccupa: andate in banca e ottenete facilmente un finanziamento di 20.000 euro che vi serve per vivere. Dopo alcuni anni l’appartamento si è rivalutato fino a 300.000 euro e voi decidete di vendere: incassate 300.000 euro, estinguete il mutuo (nel frattempo sceso a 80.000 Euro per i rimborsi mensili) e il finanziamento bancario (nel frattempo salito a 40.000 euro); pagate al fisco 100.000 euro di imposta sulla rivalutazione; vi resta in cassa un utile netto di 80.000 euro che va ad incrementare la vostra situazione patrimoniale la quale adesso è ben maggiore del semplice pareggio iniziale.

Il vostro blogger, l’altro autore

Tutto ciò per dire che avere un debito può essere un buon affare se con quei denari producete un reddito tale che diminuisca od estingua il debito; che vi dia da vivere; che migliori la vostra situazione patrimoniale finale, ma soprattutto che nel frattempo vi abbia fatto vivere sereni. Quindi, parlando di “finanza”, cioè di semplici flussi e disponibilità/carenza di denaro occorre capire dove si va a parare: verso un miglioramento o verso un peggioramento del nostro debito: ovvero, dopo, saremo più o meno indebitati; verso quale risultato economico saremo andati, ovvero avremmo generato utili o perdite? Quale sarà alla fine del percorso la nostra situazione patrimoniale, ovvero saremmo più ricchi o più poveri? Ma soprattutto nel frattempo, saremo stati felici?

Ora, succede che una prima difficoltà si presenta quando si parla di denari “veri”, i nostri, quelli privati che ognuno di noi possiede in un conto corrente o conserva sotto il materasso; e quando invece si parla del denaro pubblico, ovvero dei denari che sono “degli altri”, anzi, di un altro, lo Stato, visto che molti di noi non lo percepiscono come un “insieme” del quale siamo singolarmente parte essenziale e costitutiva. Da qui discende che non ci sia da stupirsi se uno Stato fortemente indebitato (2.300 miliardi euro) sia composto da cittadini fortemente creditori verso le banche, visto che i depositi bancari degli Italiani ammontano a circa 1.400 miliardi di euro. Ecco che il problema potrebbe trovare almeno in parte una soluzione “interna” ove si trovasse il modo di creare e poi manovrare le chiuse che mettessero in comunicazione i due flussi del “liquido”: dopo tutto come vedete si tratta solo di un problema di fisica, in particolare di dinamica dei fluidi!

E veniamo allora alla finanza pubblica. Il nostro paese è fortemente indebitato. Già qui sorge il problema per molti di noi di mettere fuoco la cifra: 2.300 miliardi di euro! Grosso modo corrispondono ad un debito di 38.000 euro per ognuno dei 60 milioni di cittadini italiani. Lo Stato si è indebitato per far fronte ai propri costi e agli investimenti necessari al paese ed anche, dice qualcuno, quale conseguenza di qualche spreco e inefficienza. Ora, se ogni anno avessimo un avanzo di finanza, ogni anno potremo portarlo a diminuzione del debito, ma così purtroppo non è … anzi!

Ed ecco che essendo membri dell’Unione Europea che utilizzano una moneta comune (che rappresenta la ricchezza comune) ci siamo imposti di non incrementare il livello del nostro indebitamento oltre un certo limite rispetto al PIL (Prodotto Interno Lordo): in altre parole, non dobbiamo indebitarci “troppo” rispetto a quanto ogni anno il paese produce. Ci stavamo provando ed è arrivata l’attuale crisi che ha fatto sballare tutte le previsioni, tutti gli impegni tutti gli obiettivi e non solo al nostro paese. Cosa fare? Ecco perché in questo lavoro abbiamo cercato di fare chiarezza su alcuni concetti e di proporre alcune possibili soluzioni al problema della finanza del dopo-crisi. Una finanza necessaria alla ricostruzione delle rovine dei bombardamenti subìti e necessaria soprattutto alla riconversione del sistema sociale, economico e finanziario, riconversione che una volta rimosse le macerie delle nostre vecchie costruzioni avremo scoperto essere assolutamente strategica. Per aiutare il lettore nell’approccio alla lettura, esponiamo brevemente il piano dell’opera:

  1. Innanzi tutto parleremo dell’origine e dell’evoluzione della crisi, delle prime contromisure e dei suoi effetti sull’economia e sulle borse valori.
  2. Seguirà una breve analisi delle crisi economiche e finanziarie degli ultimi secoli con particolare riguardo alla differenza fra le crisi finanziarie ed economiche dal Settecento ad oggi.
  3. Un capitolo sarà dedicato ai provvedimenti adottati dal governo italiano ed a quelli adottati dall’UE.
  4. Ampio spazio sarà dedicato a nostre proposte (alcune fortemente innovative) che potrebbero migliorare quanto finora messo in campo dalle autorità istituzionali.
  5. Proseguiremo con una serie di riflessioni su temi di ampio respiro che dovrebbero caratterizzare il “dopo-crisi” e in particolare l’etica nella finanza, l’umanizzazione dell’impresa, il passaggio dalla politica alla Politica e il futuro dell’Europa.

Chiudiamo con un caldo ringraziamento al professor Sergio Bortolani dell’Università di Torino (già preside della facoltà di Economia all’Università di Torino) ed al professor Michele Andreaus (docente di Economia Aziendale all’Università di Trento) che ci hanno fatto l’onore rispettivamente di scrivere la Prefazione e di accettare l’inserimento di un’intervista, arricchendo ulteriormente con le loro considerazioni la qualità dell’opera.

Finisce

Nel frattempo, in un mese, il debito pubblico pro capite – neonati compresi – è salito a €46.000 e quello totale al 160% del PIL laddove un rapporto equo non doivrebbe soperare il 60%.

Buona settimana a tutte e a tutti!

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