PAT SPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2020 @ 3:10 pm

Detto altrimenti: “… facciamo che PAT era …. che il Comune era …”     (post 3920)

PAT – Provincia Autonoma di Trento  (chiarisco perché molti dei miei lettori sono “Taliani”, cioè non Trentini). Facciamo che … vi ricordate la frase che si pronunciava da bimbi, durante i nostri giochi? … che io ero lo sceriffo, tu il bandito, lui il capo indiano … storie indotte, importate da un altro paese (come se noi non avessimo avuto le nostre da emulare, i nostri butteri, i nostri bravi banditi … ci sarebbero mancati solo gli indiani con le piume in testa ma mica si può avere tutto nella vita!).

E allora, facciamo che la PAT era  una SpA il cui capitale sia posseduto per il 25% da un unico azionista, e il rimanente sia diviso fra 281 piccoli azionisti. Si potrebbe a ragione affermare che quell’azionista possiede il pacchetto azionario di maggioranza relativa, quasi un pacchetto di controllo della SpA. Possiamo fare un altro esempio: facciamo che la PAT era una SpA Finanziaria mista, cioè di partecipazione e di coordinamento finanziario e che possegga 282 SpA operative, una delle quali, da sola, rappresenti il 25% del volume totale del fatturato di gruppo.

Ecco, esco dalle immagini “aziendalistiche”, solo per dire che il ruolo di Trento Città Capoluogo, è molteplice. Infatti, Trento

  • è comunque “città”;
  • è il maggiore centro di pensiero organizzato dell’intera provincia;
  • è il luogo geometrico dei punti nel quale il potere è unito alla responsabilità;
  • è il luogo geometrico dei punti nel quale si avvertono i benefici e/o i danni di decisioni prese o non prese in altri ambiti (cosiddetti “superiori”).

A ottobre avremo le nostre elezioni comunali. Penso che molta gente potrebbe essere invogliata a votare il candidato sindaco che mostrasse di avere questa visione del proprio ruolo.

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Protetto: FOTOSTORIA ACCADEMIA DELLE MUSE – 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2020 @ 6:59 am

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IL MONDO DEL DOPO VIRUS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Maggio, 2020 @ 5:55 am

Detto altrimenti: cosa vuol dire “niente sarà più come prima”?   (post 3918)

Il Covid 19 e il vaccino oppure il Covid19 è il vaccino? Il virus stesso è stato un vaccino, una “nemmeno tanto piccola” dose di malattia iniettata nelle vene del nostro organismo economico e sociale per generare gli anticorpi necessari a impedire il peggiore esito della malattia, la quale è una alterazione che può condurre a tre diverse soluzioni alternative: la guarigione, l’invalidità, la morte. E infatti delle singole persone colpite dal Covid19 alcune sono guarite, altre sono rimaste invalide, altre sono morte. Lo stesso può accadere alle società umane.

(Perdonerete qualche piccolo personale ricordo nostalgico foto-automobilistico!)

La prima auto nuova che mia mogie ed io ci siamo concessi da sposini …

“Non sarà più?” Ma già oggi, non è più come prima! Un semplice dato: in  Italia calano produzione, fatturato consumi; aumenta il risparmio bancario degli Italiani. Eravamo stati abituati a consumare sempre di più. Il Covid19 ha mostrato i limiti di un capitalismo mirato alla continua crescita e ad un continuo consumo delle risorse del pianeta. Partiamo dall’inizio: ricordate la fase della motorizzazione di massa? Prendiamo le piccole Fiat: 500, 600, 750, 850, 1000, 1100, 1221,1300, 1500 etc. (in grassetto le cilindrate che abbiamo avuto nella mia famiglia d’origine).

… la seconda …

Prima dell’avvio della rivoluzione “ibrida” eravamo arrivati a definire inquinante una vecchia Fiat 500 (ormai amatissima auto storica, un ricordo penalizzato in quanto Euro 0) e non un moderno SUV con cilindrata 5000! Non che io stia girando intorno al problema per auspicare il ritorno all’altra grande “ideologia economica”, il comunismo! Ci mancherebbe altro, in dialetto trentino si dice che saria pezo ‘l tacon del bus, sarebbe peggio la toppa del buco che si vuole riparare! Semplicemente che questa “modalità” di capitalismo va manutenzionata. Provo a indicare alcuni interventi:

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… la terza. Poi basta, dai …!
  • la ricchezza prodotta va distribuita in modo diverso: a parte ogni considerazione di carattere morale, l’enorme continuo arricchimento dei pochi soliti noti penalizza miliardi di consumatori sempre più poveri che non potranno più essere consumatori.
  • Le risorse naturali del pianeta sono al lumicino: già a metà anno abbiamo consumato quelle rinnovabili e iniziamo a consumare quelle non rinnovabili: quo usque tandem? Fino a quando insomma?
  • Il sistema fiscale va “riscalettato”. C’è chi vorrebbe una flat tax uguale per tutti o quasi, e chi – come me – si chiede come mai in Italia l’aliquota massima sia del 48% e in Svezia del 70%.
  • Il ridimensionamento della produzione, l’avvento della tecnologia robotica e web sta creando disoccupazione. Occorre quindi dedicare maggiore risorse allo stato sociale, alle assicurazioni anti disoccupazione, alla previdenza.
  • Occorre intervenire sui cosiddetti “diritti acquisiti” al top della gamma, siano essi super retribuzioni/pensioni, o superbilanci separati di alcuni settori, finanziati a priori e a prescindere. Dopo di che si potrà/dovrà intervenire con un ridimensionamento anche delle fasce medio basse.
  • Occorre rivedere l’ordine delle priorità, ad esempio: se proprio non si vuole rinunciare alla militarizzazione, rafforziamo le forze armate di terra rispetto a quelle aeree (i costosissimi cacciabombardieri F35 … ce li possiamo ancora permettere?).
  • La pace sociale (ovvero: le non-rivoluzioni di piazza) potrà essere mantenuta se il complesso degli interventi sarà idoneo e coerente rispetto allo scopo e se sarà reso comprensibile alla massa della popolazione, alla quale si dovrà fornire la possibilità di avere la visione d’insieme di ciò che si sta facendo a del dove si vuole andare e non più l’innumerevole serie di singoli interventi e di decisioni separate.
  • Non basterà più indicare la mission, cioè lo scopo di una decisione, ma si dovrà spiegare il perché si vuole perseguire quell’obiettivo.

Altrimenti cosa accadrà? Il futuro è in grembo a Giove, dicevano gli antichi Greci …

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DISPARITA’ DEI GENERI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2020 @ 4:41 pm

Detto altrimenti: … dalla quale dobbiamo arrivare alla parità di genere     (post 3917)

Le parole sono pietre, scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …

Premetto: lo spazio in bianco che trovate alla fine del post? E’ per riportarci la legge che serve a pareggiare i conti! Ora possiamo cominciare. L’uguaglianza presuppone una relazione fra due soggetti: Tizio è uguale a …. Non avrebbe senso dire “Tizio è uguale.” Ora, quanti sono le razze umane? Una sola appunto. E i generi umani? Per me, uno solo, l’ “umanità”, quindi non avrebbe senso dire che l’umanità è uguale, piuttosto si potrebbe dire che essa è “omogenea”. E invece storicamente abbiano attribuito libertà, opportunità e diritti diversi a due sotto-generi, il maschile e il femminile. In tal modo di fatto – e fino a pochi anni fa anche di diritto – li abbiamo trattati diversamente, abbiamo dato vita alla disparità dei generi che poi è uno dei grandi problemi della nostra società, e ogni volta che promuoviamo un convegno sulla parità di genere, sbagliamo, perché dovremo promuoverlo contro la disparità dei generi (le parole sono pietre …).

Abbiamo eliminato per legge – sia pure molto tardi – le disparità di legge. Ora, per eliminare le disparità di fatto sopravvisute all’abolizione dell’abominio legislativo, dobbiamo ricorrere nuovamente ad una legge!

Diversi, anche nella libertà. Infatti il genere femminile non è libero dal pregiudizio di un gruppo minoritario (noi maschi) contro un gruppo maggioritario (loro, Donne), con un’inversione della consueta regola numerica. Uso il termine “maschi” e non “uomini” perché spesso quest’ultimo è riferito anche alle donne, e noi maschi crediamo di potercela cavare così, a buon mercato, definendo tutti “uomini”. E invece è proprio per uscire da questa opportunistica ambiguità lessicale che io preferisco usare il termine più comprensivo di “umanità”. Anche di una donna, infatti, si può dire che “è molto umana”. Norberto Bobbio, nel suo libro capolavoro (uno dei tanti) “Elogio della mitezza” ci ricorda che il pregiudizio è una presa di posizione precostituita che si basa sull’ignoranza e/o sulla paura e/o sull’interesse; che quello contro le Donne è esercitato – contro la citata regola numerica –  da un gruppo minoritario contro un gruppo maggioritario  e che il suo superamento sarà la più grande se non l’unica rivoluzione del nostro tempo.

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TO BE OR NOT TO BE … CREATIVI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2020 @ 7:22 am

Detto altrimenti: that is the question          (post 3916)

Essere o non essere creativi, pensanti, propositivi? Questo è il dilemma. Quelle le nuove idee (splendido napoletanismo!) molto spesso fanno fatica non dico ad essere accettate, ma almeno ad essere esaminate con attenzione. Gli ostacoli maggiori provengono da chi nuove idee non ne ha mai, ed allora le frasi sono “Ma se non si è mai fatto così …   la legge non lo prevede … chi vuoi mai che accetti la tua idea …”. Il tono poi, quello di chi mentre si esprime non sa se far prevalere quello superiorità, di fastidio o di scherno. Poi ci riflette: con un bel tono superficiale e distratto se la cava al meglio: “Passiamo ad altro.” Per completezza devo però ammettere che esiste anche un altro tipo di risposta, benchè assai più raro: “Ne hai già parlato con qualcuno?“. Vuol dire che il vostro interlocutore vuole vendere la vostra idea come propria. Evvabbè … purchè passi.


Ius cònditum et ius condendum

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Il sindaco di Firenze Giorgio la Pira stava assegnando le case popolari. I suoi gli fecero osservare che la legge prevedeva altri criteri. Lui rispose: “Io assegno le case, voi andate a cambiare la legge”.

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E invece no. Bisogna insistere anche se poi alla fine dovesse risultare che la nostra idea non è realizzabile, insistere perché se non altro vi sarete battuti per l’affermazione di alcuni principi: che in tutto c’è sempre stata una prima volta; che oltre allo ius cònditum c’è anche lo ius condendum; che prima di condannare o di approvare occorre approfondire; che ciò che conta non è l’informazione o la comunicazione, ma il dialogo; che l’intelligenza che conta non è quella individuale ma quella collettiva; che stante l’elevato grado della comunicazione web, ormai le idee migliori sono quelle che nascono nelle periferie delle organizzazioni, quelle a contatto con le diverse realtà; che oltre alla mission (obiettivo) c’è anche lo scopo (il perché).

Napoleone ai suoi generali:Mi stanno bene i generali fortunati, purchè lo siano sempre”. Io, molto più umilmente, mi permetto di dire: “Siate creativi, sempre: è la migliore fortuna che possiate avere avuto in dono dalla natura”.

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SBUROCRATIZZARE? QUANDO MAI!?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2020 @ 7:20 am

Detto altrimenti: 60.000 Ausiliari de traffico … dei pedoni   (post 3915)

Controllare la sosta nelle città? Un compito umile, noioso, antipatico, se fa caldo o freddo anche faticoso e sgradevole fisicamente. Ed allora ci siamo inventati gli Ausiliari del traffico delle auto.
La Motorizzazione Civile vuole alleggerire i propri compiti? Ed ecco che abbiamo delegato alcune funzioni ad un ente esterno: l’ACI.
Abbiamo dato la paghetta a molti senza lavoro fino a quando il lavoro non lo avranno trovato? E allora assumiamo i navigators che li aiutino a … diventare loro stessi navigator! Sarebbe un assurdo ma mi piace immaginare questa ipotesi!

La gente non si mette le mascherine, non mantiene la distanza interpersonale? Ecchè, vorremmo mica utilizzare le Forze dell’ordine per un compito così umile? Quando mai!  E noi assumiamo 60.000 Ausiliari del traffico … dei pedoni (la distanza interpersonale, equivalente della distanza di sicurezza fra due veicoli) e dell’ uso delle mascherine (le “cinture di sicurezza” del pedone).

Nella sostanza. Mandare i “controllori” che non sono pubblici ufficiali a invitare la gente al rispetto delle regole anti Covid19, magari in mezzo ad assembramenti di giovani un po’ bevuti, è come mandare delle pecore in mezzo ai lupi. Ma il Presidente del Consiglio dei Ministri dice: “Nessun compito aggiuntivo per le Forze dell’Ordine!” Ecchè, dico io, esiste forse un elenco chiuso di reati da controllare? E gli altri … quelli “fuori elenco”, no? 

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PENSIERI DEL MATTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2020 @ 5:30 am

Detto altrimenti: la notte porta consiglio      (post 3914)

L’OTTICA VISUALE DA TRENTO CAPOLUOGO. Ovvero, il ruolo di Trento Capoluogo; del suo essere il quarto (concentrato) della popolazione provinciale; del suo contenere i maggiori centri sviluppatori di pensiero … ruolo diverso da quello delle poche altre città né tanto meno da quello di uno dei tanti paesi della provincia, senza nulla togliere a tutti loro, s’intende! Infatti non vogliamo fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi: solamente nemmeno possiamo accettare di essere “diluiti” con sacrificio delle eccellenze che possiamo esprimere a vantaggio di tutti i soggetti della provincia. Soprattutto quando in provincia non si stanno esprimendo troppe eccellenze … soprattutto sull’ “esame” di quinta elementare(?!)

Nel Capoluogo si pensa anche al mattino presto e anche in contro … corrente!
Potere e responsabilità: la lezione di Antonio Rosmini

POTERE E RESPONSABILITÀ. E’ bene che vadano sempre uniti e invece oggi, tendenzialmente, si assiste ad uno spostamento verso l’ “alto” del potere (finanziario) e verso il “basso” della responsabilità (di governo). Per certo aspetti, oggi finanziare e governare un territorio è un po’ come finanziare e governare un gruppo di SpA. Ciò per due motivi convergenti. Perchè da qualche tempo si è capito che una SpA non deve avere come obiettivo solo o soprattutto l’utile di bilancio e perché, allo stesso tempo, l’Ente pubblico è costretto a fare un po’ lui stesso da SpA, e cioè a fare i conti con un bene economico e strategico: le coperture finanziarie, le quali sono un bene economico, in quanto limitate; e un bene strategico, in quanto indispensabili e insostituibilli. Ed allora occorre vedere in che misura la SpA “superiore” agisce come Spa holding di gestione finanziaria pura o se invece, approfittando di questa leva, opera anche da SpA holding operativa, condizionando la libera operatività delle Spa “inferiori”.

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MISSION E SCOPO. Sono due “cose” diverse. La mission è l’obiettivo che ci poniamo. Lo scopo è il perché ci poniamo quell’obiettivo. La mission usualmente è dichiarata. Lo scopo un po’ meno. Anzi, molto meno. Un paio di millenni fa un tale avvocato che di nome faceva … si, mi ricordo, Cicerone, sintetizzava la necessità di fare emergere lo scopo con due parole, anzi quattro ma che, a due a due, volevano dire la stessa cosa: “Cui bono?”, “Cui prodest”? Tradotto: chi ci guadagna? Come arrivare a capire chi è il beneficiato? Ce lo insegnano gli Spagnoli con il loro pienza mal y acertaras, pensa male e indovinerai. Noi abbiamo avuto un tale che in italiano usava un’espressione simile: “A pensar male si fa peccato ma si indovina”. Chi era? Ecchè, mica posso ricordarmi tutto, io … mica posso!

FINANZA PUBBLICA – Il problema della copertura finanziaria del fabbisogno che si sta creando per il dopo-virus non può essere “solo” comunale. Si tratta di un’onda lunga che parte dal Comune o dall’UE e arriva all’UE o al Comune, ma comunque ogni decisione e ogni non-decisione a qualunque livello assunta ricade sempre sulle stesse persone, cioè sui cittadini. Quindi, quando il nostro gruppo tratta della Finanza Comunale, in realtà tratta della Finanza. Traduco: se al cittadino viene meno un servizio pubblico, lo reclama dal Comune che se non ha i mezzi finanziari li reclama alla Provincia etc.. Ecco perchè, una soluzione di tecnica finanziaria adatta al Comune (Irredimibili Rendita) può benissimo essere adottata anche dalla provincia.

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I TITOLI DI RENDITA, IRREDIMIBILI. Sentite tre critiche che da una certa base intellettuale tutto sommato molto limitata, sono state fatte alla nostra proposta-quasi progetto:
“I Comuni non possono fare debiti”. Rispondo: non è vero, possono emettere i BOC per investimenti.
 “Ma figuriamoci se per un solo punto in più, la gente sottoscrive i BOC!” Rispondo: ma noi non stavamo parlando dei BOC che sono un debito, ma dei Rendita che non sono un debito, e che potrebbero ben essere remunerati con +2 punti.
“Ma noi operiamo per cassa: investiamo e spendiamo nei limiti della finanza che abbiamo. Poi ci fermiamo”. Rispondo: la gestione per cassa si contrappone a quella per competenza: entrambe possono essere fatte in presenza/assenza di debiti. Un altro tipo di gestione per cassa è quella di chi non vuole lasciare traccia bancaria dei propri movimenti. Invece, la vera alternativa è:  
1) Dispongo di tot risorse finanziarie e tot spendo. Quando le ho finite, mi fermo: niente più servizi alla cittadinanza, niente più investimenti. 2) Devo prestare servizi alla cittadinanza a fare investimenti. I soldi che ho non mi bastano. Devo trovare le necessarie coperture finanziarie. Quale delle due soluzioni scegliereste? Io direi la seconda. E voi?

LA FINANZA COME STRUMENTO NON COME FINE .  La gente conosce le banche, molto meno le società finanziarie. Quelle le banche (bellissima espressione dialettale napoletanaa!) il loro compito sarebbe semplice: raccogliere il risparmio e fare credito a famiglie e imprese. La finanza aziendale dovrebbe bestire i flussi del denaro in funzione dell’operatività. Invce talvolta si è messa a “fare finanza pura” come quando, ad esempio, si indebitaava presso le bance al 10% per investire in BOT al 15%. Le società finanziarie dovrebbero essere holding pure di partecipazione, ovvero detenere i pacchetti azionari della società partecipate (società finanziaria pura); oppure gestirne dal centro alcune funzioni in primis quella finanziaria (società finanziaria mista); infine gestire dal centro la maggior parte delle funzioni (società finanziaria operativa). Altro tipo di società finanziarie sono quelle che raccolgono il denaro oppure lo investono (senza quell’ oppure sarebbero banche). E torniamo alle banche, alcune delle quali purtroppo si sono messe a fare finanza, cioè a speculare con investimenti in titoli più o meno pericolosi, più o meno redditizi e pagare al proprio top management premi infiniti “prima” che i nodi venissero al pettine. Evvabbè …

I FLUSSI DELLA FINANZA. Oggi i principali flussi del denaro sono: 1) risparmio – depositi bancari – poco credito verso le imprese; 2) risparmio – acquisto di titoli di debito pubblico – spese correnti dello Stato e qualche investimento. Con i titoli Rendita il flusso sarebbe: 3) risparmio – acquisto di titoli rendita – investimenti in Opere Pubbliche – attivazione di un forte indotto privato.

ECONOMIA MISTA. I titoli di debito locali e a maggior ragione i titoli non di debito ma di Rendita Irredimibili sono prodromi alla atttivazione di SpA di scopo, pubblico-private, al project financig.

Grazie per avermi letto.

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PER CASSA O PER GRANCASSA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2020 @ 4:31 pm

Detto altrimenti: castigat ridendo mores …      (post 3913)

… che non vuol dire che rido mentre punisco i neri, bensì che pur con lo scherzo cerco di correggere i costumi (del pensiero). Almeno ci provo. In molti post precedenti ho patrocinato l’emissione di titoli di rendita irredimibili (che NON sono debiti) da parte degli enti pubblici locali e non. Ecco alcune obiezioni:

“I Comuni non possono fare debiti”. Rispondo: non è vero, possono emettere i BOC per investimenti.

 “Ma figuriamoci se per un solo punto in più, la gente sottoscrive i BOC!” Rispondo: ma io non stavo parlando dei BOC che sono un debito, ma dei Rendita che non sono un debito, e che potrebbero ben essere remunerati con +2 punti.

“Ma noi operiamo per cassa: investiamo e spendiamo nei limiti della finanza che abbiamo. Poi ci fermiamo”. Rispondo: la gestione per cassa si contrappone a quella per competenza: entrambe possono essere fatte in presenza/assenza di debiti. Un altro tipo di gestione per cassa è quella di chi non vuole lasciare traccia bancaria dei propri movimenti. Tutto quanto sopra esposto comunque non rappresenta l’alternativa di cui si discute che è la seguente:
1 – Ho tot risorse finanziarie e tot spendo. Quando le ho finite, mi fermo: niente più servizi alla cittadinanza, niente più investimenti.
2 – Devo prestare servizi alla cittadinanza a fare investimenti. I soldi che ho non mi bastano. Devo trovare le necessarie coperture finanziarie.

Io voto  per la soluzione 2).

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24 MAGGIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2020 @ 4:48 pm

Detto altrimenti: la nostra “guerra lampo”  (post 3912)

Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il 24 maggio 1915 … per iniziare una guerra che sarebbe finita nel novembre del 1918.

28 luglio 1914 – Germania e Impero Austro Ungarico (senza l’Italia, il terzo alleato della Triplice Alleanza) entrano in guerra contro i Paesi dell’Intesa (Francia, GB, Russia).
16 febbraio 1915 – L’Italia invia a Londra un promemoria con le condizioni per la discesa in campo al loro fianco.
4 marzo 1915 – L’ambasciatore italiano in Gran Bretagna, il marchese Guglielmo Imperiali, illustra al Ministro degli Esteri inglese Sir Edward Grey i 16 punti di questo promemoria.
1° aprile 1915 – Il Primo Ministro britannico, Herbert Asquith, inoltra al governo di Roma le controproposte dell’Intesa che non includevano più le terre dalmate.

Sidney Sonnino

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14 aprile 1915 – Viene raggiunto l’accordo tra l’Italia (ministro degli esteri Sidney Sonnino, senza alcun mandato da parte del parlamento italiano) ed i paesi dell’Intesa.
26 aprile 1914 – Si firma il Patto di Londra.

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L’Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese dalla firma del Trattato a fianco di Gran Bretagna, Francia e Russia contro tutti i nemici di questi paesi ovvero Austria-Ungheria, Germania e Impero Ottomano. Con il futuro trattato di pace, l’Italia avrebbe ottenuto il Sud Tirolo, il Trentino, Gorizia, Gradisca, il territorio di Trieste, l’intera penisola istriana fino al Golfo del Quarnaro con le isole di Cherso e Lussino, le isole della Dalmazia e le città di Zara, Sebenico e Trau, la città di Valona e l’isola di Saseno, la sovranità sul Dodecanneso, il riconoscimento di zone d’influenza nell’Asia Minore e la rettifica di alcuni confini nell’Africa italiana.

Giovanni Giolitti

Giolitti, neutralista – Salandra,interventista. Nelle piazze, quasi una guerra civile. Il re, anziché prendere atto dell’orientamento della maggioranza parlamentare non interventista e incaricare Giolitti di formare un nuovo governo, conferisce nuovamente l’incarico a Salandra.
Il re si mette dala parte della sovversione e viola la tradizione democratico-parlamentare che aveva presieduto alla vita dello stato liberale fino a quel momento.

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Antonio Salandra

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Mussolini come Salandra: infatti la cosa si ripetè nel 1922 di fronte all’ azione sovversiva delle squadre d’azione mussoliniane, quando l’azione del re di fatto legittimò i sediziosi e conferì l’incarico di governo allo stesso Mussolini che li capeggiava.

20 maggio 1915 – Il parlamento riunito ratifica la decisione dell’intervento.
24 maggio 1915 – L’Italia entra ufficialmente in guerra, sulla base di una decisione del re che viola le regole costituzionali o almeno della volontà parlamentare.

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Che vi avevo detto all’inizio del post? 14 aprile – 26 aprile – 20 maggio – 24 maggio: la nostra “guerra lampo”

La firma dei trattati di pace finali portò a un rigetto delle condizioni a suo tempo fissate nel Patto di Londra innescando una grave crisi politica interna sfociata nella cosiddetta “Impresa di Fiume” cui si sommarono i rivolgimenti economici e sociali del cosiddetto biennio rosso. ..

Benito Mussolini

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Questi fattori gettarono poi le basi per il successivo avvento del regime fascista. E bravo il re!

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COVID19 VISIONE D’INSIEME

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Maggio, 2020 @ 6:21 am

Detto altrimenti: ricorro spesso ad un’immagine        (post 3911)

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Anticipo qui la conclusione che troverete in fondo al post: un invito a quella parte della politica che si sta occupando delle prossime elezioni a diventare la Politica che si occupa delle prossime generazioni.

Ecco l’immagine: dalla sommità di un’alta scogliera avete la massima visione d’insieme del mare e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendete fino ad immergervi nelle onde, le percezioni progressivamente e gradualmente si invertono: nuotando, avrete la massima percezione sensoriale del mare e nessuna visione d’insieme.

Covid19: ha modificato i nostri comportamenti; ha interrotto il ciclo della produzione, del consumo, del fisco, degli investimenti. Dai media ci vengono date molte informazioni “disgiunte” circa gli interventi finanziari dell’UE e le elargizioni del governo ai vari settori in difficoltà: e noi stiamo letteralmente “nuotando” fra queste tante piccole/grandi onde di un mare in tempesta, del quale non riusciamo ad avere una visione d’insieme.

Anni fa un Comune mi aveva inserito nel Consiglio di Amministrazione di un grande Ente Fiera. Un giorno il Vicesindaco (di mestiere imprenditore) mi chiese che impressione io avessi tratto dalle prime riunioni alle quali avevo partecipato. Io risposi che non avevo colto alcuna “tensione”. Bastarono queste mie poche parole per farlo rabbuiare in volto: “Se non la coglie lei, vuol proprio dire che non c’è, ed è grave”.  Ecco, secondo la mia sensibilità di manager sperimentato, in quel contesto mancava la capacità di raggiungere e quindi di farsi carico della visione d’insieme e prospettica dell’Ente e della conseguente insita tensione che ne sarebbe automaticamente derivata.

Io non sto riuscendo ad avere una visione d’insieme. Amiche lettrici ed amici lettori, vi prego, non mi fraintendete: non sto sparandomi le pose (splendida espressione dialettale napoletana: non mi sto dando le arie): ognuno ha il mestiere che ha, ed il mio è stato ed è quello del manager, tutto qui. Quello che voglio dire che se non riesco io ad avere una visione d’insieme dei flussi finanziari in entrata ed in uscita; io che sono uno studiato (altrettanto splendida espressione dialettale trentina: uno che ha studiato); manager aziendale e anche finanziario da una vita; io che leggo Il Sole 24 Ore tutti i giorni, vorrà pur voler dire qualcosa, o no?

In altre parole: se io, da Presidente Amministratore Delegato di una SpA mi fossi presentato all’Assemblea dei miei Azionisti (i proprietari della SpA) con una simile serie di dati, mi avrebbero detto che quello non era il modo di rappresentare la situazione agli Azionisti; che la mia relazione era più un documento di lavoro interno e che per la loro riunione avrebbe dovuto essere più di sintesi e significativa.

Un’altra immagine: esondazione di un fiume, campagne allagate, i soccorritori accorrono con mezzi anfibi a salvare una famiglia isolata e rifugiata al piano superiore della palazzina. La padrona di casa indica loro che sul soffitto dell’appartamento del pianterreno ci sono vistose macchie di umidità. “Signora, prima pensiamo a questi due metri di acqua. All’umidità pensiamo dopo”.

La visione d’insieme di ieri mi pare che a qualcuno sia mancata, altrimenti non si spiegherebbe come mai la compagnia aerea di bandiera di un Paese-Museo-a-cielo-aperto come il nostro possa essere sull’orlo del fallimento. La visione d’insieme di oggi  a noi tutti  manca perché nessuno ci tende una mano per trascinarci  fuori dalle  onde, farci afferrare i primi appigli della scogliera della comprensione, per poi farci risalire tutta la sua parete, arrivare sulla cima ed avere, finalmente, la visione d’insieme della tempesta che si sta scatenando nel mare nostrum che più nostro di così non potrebbe essere!

Concludo invitando quella parte della politica che si sta occupando delle prossime elezioni a diventare la Politica che si occupi delle prossime generazioni.

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