UN CANDIDATO – TRENTINO DA 33 ANNI – VI CHIEDE IL VOTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Agosto, 2020 @ 8:50 pmDetto altrimenti: per le prossime comunali a Trento (post 3987)
Nasco a Genova ma le montagne, che in Trentino da giovane ho scalato da istruttore di alpinismo, mi sono sempre piaciute. Dopotutto suggeriscono una tensione verso l’alto che funziona come leva, abituandoti a dare di più. Per te, per gli altri, nel lavoro. E così, dopo aver ricoperto incarichi manageriali in società di livello nazionale e internazionale, verso la fine degli anni ’80 colgo al volo l’opportunità di venire a lavorare a Trento e quelle stesse montagne diventano un confronto costante a cui tenere testa. In Regione opero per importanti ristrutturazioni finanziarie sotto la Presidenza del Sen. Bruno Kessler, iniziando con il risanamento del Passo del Tonale …
… per proseguire poi nel CdA del Credito Fondiario; con la promozione dell’intermodalità trentina; con il traforo del Brennero e in società di engineering e industriali a Rovereto e da ultimo, nella mobilità a Riva del Garda.
Un impegno e una passione che non si esauriscono certo con la pensione. Anche adesso, infatti, partecipo attivamente ad associazioni culturali, musicali, sportive. Pratico sci, vela e ciclismo. E sono europeista convinto, perché alle enormi sfide economiche, sociali e ambientali che ci attendono si può rispondere solo a livello di sistema. Le mie esperienze, in questo senso, sono al servizio di chi vorrà trasformare le idee in progetti, senza compromessi e giochi al ribasso.
Perché quello che ci vuole, oggi più di ieri, è non soltanto visione, ma anche capacità e coraggio. Le stesse doti che ho trovato nella squadra di Piutrentoviva e in un candidato Sindaco, Franco Ianeselli, che ha tutte le carte in regola per fare la differenza.
E domani? Be’ raga, è presto detto:
Come fare? Franco Ianeselli viene eletto al primo turno anche grazie al vostro voto:
Grazie a tutti, a chi mi voterà e anche a chi mi ha solo letto, anche se poi non mi voterà. #piutrentoviva #siamotrento
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VI CHIEDO IL VOTO 3
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Agosto, 2020 @ 7:17 amDetto altrimenti: per la continuità generazionale, lessicale e sostanziale (post 3986)
Sono candidato alle prossime elezioni comunali a Trento e vi chiedo il voto, anzi, già che si possono indicare tre nomi, vi chiedo di scrivere anche il nome di Elisabetta Zanella e Roberto Sani. Perché? Cerco di spiegarmi.
Quante volte mi è capitato di accompagnare nelle prime sciate figli miei e di amici! Ti ascoltano, ti seguono e dopo qualche tempo … ti sorpassano e ti aspettano! Ricordo mio figlio Edoardo con il suo amico Fabio (che ora è maestro di sci!). Ora è il turno dei nipoti!
Anche nella vita: trasmetti loro i tuoi valori e poi, un giorno, ti accorgi che sono loro a ricordarli a te. Anche nel lavoro: panta rei, tutto scorre, tu dai l’avvio e poi “loro” ti aggiornano.
Anche nella politica. E qui il giovane, la matricola, sono io! Ma … dice … allora perché ti candidi? Rispondo: perché sempre di più la politica deve diventare Politica, ovvero deve essere vera “tecnica di governo effettivo delle cose e delle persone” ed io ho passato una vita da manager a gestire cose e persone. Sapete, il termine “politica” è un aggettivo sostantivato che deriva dall’antica espressione lessicale greca “teknè politikà”, tecnica nella gestione “politica” cioè nella gestione della polis (la città stato di allora). Poi, nel tempo, abbiamo abbandonato il termine teknè (e purtoppo, spesso non solo sul piano lessicale!) e abbiamo sostantivato l’aggettivo: ecco, io – ove eletto – mi occuperò di fare riadottare l’espressione completa, senza che si dimentichi per strada quel primo termine, la teknè, e soprattutto senza che se ne dimentichino i contenuti.
Grazie se mi voterete e comunque grazie per averni letto anche se non mi voterete. #piutrentoviva #siamotrento
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VI CHIEDO IL VOTO – 2
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Agosto, 2020 @ 7:21 amDetto altrimenti: e cerco di spiegarne il perché (post 3985)
Perché credo nella intelligenza collettiva, ovvero nel risultato di apporti diversi e per me è la prima volta che candido: più diverso di così!
Perché credo che avere un manager in comune in Comune sia utile.
Perchè la mia non è l’etica dei princìpi, che porta all’integralismo, né l’etica del risultato che conduce al cinismo, bensì l’etica del compromesso onorevole.
Perché il Bene Comune non è una piazza o una strada (questi sono beni pubblici, collettivi) ma è quel bene alla cui realizzazione hanno contribuito tutti sin dall’inizio.
Perché per me il potere è innanzi tutto “dovere” ed è sempre collegato con la responsabilità.
Perché non mi basta conoscere e far conoscere cifre in assoluto, ma sempre in relazione al totale, ovvero il valore percentuale di ogni incasso, spesa, investimento.
Perché l’ordine delle priorità attuale può darsi che non sia più attuale e va continuamente aggiornato.
Perché “governare” non è solo gestire le risorse “disponibili”, ma riflettere anche su quelle “bloccate per molti anni”) (v. il “perché” precedente).
Perché sono contrario al liberismo sfrenato e al comunismo.
Perché il Comune può e deve essere la fonte anche delle idee a dimensione provinciale, statale e UE.
Perché sono un europeista convinto.
Perché oltre alla informazione e alla comunicazione occorre il dialogo.
Perché sono contro la retorica, la demagogia, il populismo, il sovranismo.
Perché il gruppo al quale appartengo è +TRENTOVIVA
Perché il “mio” candidato sindaco è FRANCO IANESELLI
Perché oltre al mio nome, vi chiedo di votare ELISABETTA ZANELLA e ROBERTO SANI.
Perché a chi mi dà fiducia io dò tutto me stesso.
Perché spero che abbiate fiducia in me.
Grazie!
#piutrentoviva #siamotrento
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UNA PEDALATA FIAB (IN PRIVATO)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Agosto, 2020 @ 2:36 pmDetto altrimenti: “in privato” perché io sono un “Fiabbino” ma l’uscita non è di quelle organizzate dalla FIAB (messaggio 3985)
Da ex dirigente FIAB (e da iscritto al CAI Sez. Ligure da 55 anni) sto proponendo alla Fiab di creare una rubrica nella quale tutti gli iscritti siano inviati a raccontare le loro pedalate “private”, così come sulla rivista del CAI Ligure, tutti noi “raccontavamo” le nostre arrampicate “private”. In ogni caso, ora vi racconto la mia:
Parto da Riva del Garda centro alle 08,30 con la mia e-mtb (batteria da 400). Per la via più diretta (la SP Riva-Arco), raggiungo e supero Arco (m 91) verso nord e mi trovo al bivio per S. Martino-Falesia Policromuro (km 6.5). Volto a destra e dopo una breve salitella di 200 metri, giro a sinistra ed entro nella deliziosa frazione pianeggiante di S. Martino, superata la quale a destra, inizia la “rampa” (punte del 10-15%).
Mi lascio sulla destra la chiesetta dedicata al santo e salgo. L’aria è fresca, sono in ombra. Il fondo è asfaltato. Percorro i primi 3,5 km di salita dura e continua: supero le rocce della Falesia e sulla destra vedo “abbassarsi” il Castello di Arco e raggiungo il Bosco Caproni. (tot. Km 10,00).
Il bosco Caproni si estende per circa 44 ettari alla base del fianco occidentale del Monte Stivo. L’area prende il nome dalla famiglia di Gianni Caproni, ingegnere areonautico noto come “pioniere dell’aria”, nato nella vicina Massone nel 1866, che acquistò questi ed altri terreni e che, con intento di bonifica e rimboschimento, garantì lavoro a decine di famiglie povere nel periodo fra le due guerre. Attualmente di proprietà del Comune di Arco. Alla fine del bosco un bivio a destra indica “Troiane”.
La salita a Troiane allunga il percorso fino a scavalcare una quota dalla quale di scende per sterrato sino alla chiesetta di Braila (v. dopo)
Io prendo a sinistra e dopo 2 km durante i quali ogni tanto la strada spiana un poco, raggiungo il bivio a destra per Braila, che imbocco. Ora la strada è sterrata e dopo 500 m raggiungo Braila (m 580): una deliziosa piccola frazione di dieci casette ed un minuscolo agritur. La pace in assoluto.
Supero Braile e la deliziosa chiesetta e con una serie di ripidi, ampi tornanti in discesa, mi ricollego alla strada che avevo abbandonato per raggiungere Braile. La strada dirige verso nord. A sinistra, in basso, la valle del Sarca. La strada spiana sino a planare, con altri tornanti, sul paese di Drena (km 15,00).
Sosta per foto al castello e quindi mi lancio nella discesona sulla SP 84 che in pochi km a 45-50 kmh – superato a destra il bivio per il lago di Cavedine – mi porta a Dro (km. 25). Sosta caffè.
Da qui a Riva si può scegliere: la pista ciclopedonale o la strada sulla destra orografica del Sarca dal ponte romano di Ceniga.
Raggiungo il centro di Riva e la relativa spiaggia per un tuffo nel lago dopo 35 km. Tempo totale impiegato: 2 ore e 15 minuti più 20 minuti di soste per le foto e un caffè al Bar di Dro. Consumo elettrico: 40% (due tacche) di una batteria da 400. Temperatura dell’acqua del lago: 16° (ieri ha piovuto ed oggi sta arrivando nel lago l’acqua fresca dalle montagne!).
Riassumendo: pedalata breve, intensa, ricca di emozioni in salita ed in discesa, di piena soddisfazione, consigliata per e-bike o per ciclisti molto, molto allenati. Qualche Fiabbino la vuole fare? Tel. 335 5487516 !
Good bike & good Fiab everybody!
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VI CHIEDO IL VOTO – 1
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Agosto, 2020 @ 7:07 amDetto altrimenti: per le prossime elezioni comunali (post 3983)
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Pier Luigi Celli, nel suo bellissimo libro qui a fianco, afferma (giustamente, n.d.r.) che per conoscere una persona occorre guardare alla sua storia più che al suo curriculum. Ed ecco allora la mia storia “trentina”. La mia mamma negli anni 30 era stata insegnante a Bolzano. Mio babbo carabiniere in Trentino. La mia famiglia d’origine “basata” a Genova. Io venivo in Trentino per le vacanze e per fare scalate sul Brenta. Poi un giorno mi offrirono di lavorare a Trento. Ed eccomi arrivato, 33 anni fa. Mia moglie è stata insegnante alla Scuola Media di Povo. Due figli, tre nipotine.
Le mie “passioni”, i miei interessi? Partecipo a due gruppi di lettura; leggo molto, soprattutto saggistica; sono un appassionato blogger; scrivo poesie in italiano ed in tedesco; sono stato nel Direttivo della FIAB (e sono appassionato ciclista); scio molto (discesa: sono un VIP-Vecchietto In Paganella!); sono presidente dei Probiviri della Fraglia Vela Riva (ed ho regatato per 25 anni); sono tesoriere dell’Associazione Amici della Musica in Riva; amo la musica classica; sono iscritto all’ UNUCI (già Sten di cpl della Brigata Alpina Tridentina, ex istruttore sezionale di alpinismo, recentemente promosso Ten.).
Solo recentemente ho deciso di fare politica attiva. Attualmente sto lavorando al progetto del collegamento del centro città con tutte le sue circoscrizioni (Funivia Trento-Bondone); a quello del cicloturismo e cicloescursionismo; a quello dell’economia mista pubblico-privata e al riassetto della finanza pubblica. Ove eletto, porterei in Comune la mia esperienza di manager d’azienda e finanziario. Nel sociale mi batto per dare visibilità agli invisibili.
Grazie se mi darete la vostra fiducia
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UN AMICO SE NE E’ ANDATO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Agosto, 2020 @ 6:52 amDetto altrimenti: lo so che prima o poi tocca a tutti, ma … (post 3982)
… ma quando capita, ti pare che sia sempre troppo presto. Poco più di vent’anni a testa, c’eravamo conosciuti per caso, due alpinisti solitari al Rifugio Rosetta, sulla Pale di S. Martino, in quegli anni gestito da Michele Gadenz detto Micel. Ed ecco formata una cordata di scalatori e di amici: in due, si sa, arrampicare è molto più sicuro.
Per ogni scalata, Micel ci dotava dei suoi “schizzi”, piantine più preziose di qualsiasi guida, disegnate da chi di quelle pareti conosceva ogni pietra, ogni fessura, ogni strapiombo.
E noi via … in salite più impegnative o in quelle più semplici, tipo quelle la cui vetta finiva … sull’altipiano, a poche centinaia di metri dalla pastasciutta che ci aspettava al Rosetta, salvo poi, nel, pomeriggio … che si fa? Un’altra salitella, tanto per non farci mancare nulla!
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Fine delle vacanze, ci si ritrova l’estate prossima, sempre al Rosetta. Poi in Brenta. Poi le nostre strade si sono separate. Luciano fotografo professionista io manager nelle grandi città. E invece, un giorno, queste strade si sono di nuovo in crociate. Io ciclista Trento-Verona, lui una bella villetta a Bussolengo, quasi sulla pista ciclabile. Una bella moglie – la sua fa subito amicizia con la mia – tre splendidi figli, mille interessi che una sopravvenuta malattia non gli impediva di coltivare.
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Non più scalate per entrambi, ma vela sul Garda, camminate sul Brenta, incontri conviviali.
Luciano poi al parkinson proprio non si era arreso: pescava nei torrenti, andava per funghi alla faccia degli orsi, arricchiva i suoi preziosi album fotografici, girava il mondo con l’adorata moglie orgoglioso dei successi dei figli. Fino a quando, tre giorni fa, la telefonata: Luciano se ne è andato, improvvisamente. Luciano, questo ricordo è per te.
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70 KM IN BICI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Agosto, 2020 @ 7:30 pmDetto altrimenti: ma che caldo fa … ma che caldo fa … (post 3981)
FIAB Trento, Amici della Bicicletta, aderente a FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. Quest’anno, causa pandemia, la nostra attività sociale, proseguita per la parte “mobilità urbana sostenibile”, è stata molto rallentata per quanto concerne le gite sociali. Ma … ma noi Fiabbini non ci siamo arresi: ci accordiamo e in piccoli gruppi pedaliamo fuori porta. Ad esempio, un gruppetto è stato in Valsugana (Renata, Rosa, Franco, Claudio) e pochi giorni dopo un altro gruppetto è andato a “scalare” Passo S. Lugano da Ora (Claudio, Mara, Umberto). Di entrambi i gruppi ha fatto parte Claudio Colbacchini con il quale oggi abbiamo vagabondato nella “busa” del Garda. Ecco il resoconto.
Partiamo da Riva centro. Percorriamo i meravigliosi 3 km della ciclabile lungolago che ci conducono alla foce del Sarca, da dove risaliamo verso Arco-Ceniga.
Deviazione al ponte romano di Ceniga e ci inoltriamo nello sterrato dei primi 2 km della pista Le Cavre che però abbandoniamo a Drò, per riprendere la ciclabile (prossimi giorni: salirò in ciclabile fino a Pietramurata e scenderò lungo la pista fuoristrada Le Cavre).
Si sale con lo spettacolo degli strapiombi che sovrastano la Valle del Sarca sulla destra orografica (nostra sinistra).
Crediamo di essere abituati a questa bellezza e invece ogni volta ne siamo rapiti. Centrale Fies, strappo al 20% ma le e-bike ci aiutano e lo superiamo di slancio. Pietramurata, ancora 3,5 km costeggiando un fiume di verde e di acqua e siamo a Sarche. In totale, 30 km. Grazie al marciapiede ed alla pista pedonale raggiungiamo e superiamo quel gioiello che è il Lago di Toblino.
Risaliamo molto velocemente a 21 kmh (Claudio dice “Così con il vento in faccia fa meno caldo!” Te possino …) verso la Valle dei Laghi sotto un bel sole (anca massa!) ci fermiamo alla fontana di Cavedine per una rinfrescatina (uao!!), superiamo il brevissimo strappo al 35% che ci consente di scollinare (qui sotto lo scollinamento) …
Nota tecnica: incontrate lo strappo al 35% solo se attraversate il paese girando dietro la Chiesa; lo potete evitare se salite allo scollinamento per la strada che si diparte dalla SP “prima” del paese per chi proviene da nord.
… e finalmente planiamo sul Lago di Cavedine.
Sosta enogatronomica presso Best Wind dell’amico Andrea Danielli e riposino sull’erba.
Ripartiamo verso sud con una bell’ Ora in faccia, superiamo le marocche (la ruina dantesca), planiamo a 53 kmh su Dro, ma giunti in pianura, prima del paese prendiamo a sinistra per alcune veloci solitarie poderali (zona Maso Giare) che ci accompagnano fin quasi ad Arco. Sosta acqua e caffè nel giardino del casinò, ciclabile verso il Garda fino all’altezza del monte Brione, lo aggiriamo a nord (lasciandocelo a sud) e per veloci poderali solitarie raggiungiamo Riva del Garda centro (le “poderali” sono veloci perchè non si incrociano ciclisti e bagnanti, come invece sarebbe accaduto se avessimo ripercorso – a quest’ora del pomeriggio – le consuete piste ciclabili).
Partecipanti: noi due. Somma dell’età dei due: 155 anni, but still going strong. Bici usate: due e-mtb. Partiti da Riva alle 08,30 – Arrivati a Riva alle 16,00. Km totali, 70. Consumo elettrico: Claudio, batteria da 500, 75%; io, batteria da 400, 85%.
Good e-bike & good FIAB everybody!
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IL LUOGO GEOMETRICO DEI PUNTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Agosto, 2020 @ 9:17 amDetto: altrimenti? Il Comune! (post 3980)
Si dice luogo geometrico dei punti del piano l’insieme di tutti e soli i punti di un piano che godono di una determinata proprietà geometrica P. Una figura geometrica F è dunque un luogo geometrico se tutti i suoi punti, e solo essi, soddisfano quella proprietà P.
Il Comune (nel nostro caso, di Trento) è un luogo geometrico perché è l’insieme di tutti e soli gli esseri umani (i cittadini) che soddisfano alla proprietà di essere tali. Ora, proviamo a considerare tutti i Comuni d’Italia come collocati su di un piano orizzontale: avremo un altro luogo geometrico, quello composto da tutti e soli l persone sulle quali ricadono gli effetti delle decisioni di ogni Comune, Provincia, Regione, dello Stato e dell’UE.
Elezioni comunali (a Trento). Occupiamoci dei problemi del Comune. Va bene, ma è un problema del Comune anche quello che le decisioni degli enti “successivi” (a bella posta non li definisco “superiori”!) ad esso (Provincia, Regione, Stato, UE) siano giuvevoli e non neutre o peggio dannose ai propri cittadini.
Le idee. Prendiamo un ‘idea comunale, una a caso: la funivia Trento-Bondone. Orbene, l’idea di collegare via cavo la città alta (Bondone) con quella bassa e di portare “in alto” la rete metanifera, deve essere sostenuta anche dagli enti “successivi”, se non altro perché in sede di “ultimo livello successivo” (UE) si è stabilito che entro il 2050 l’UE deve essere libera da emissioni nocive (idea UE): ecco che sostituire il trasporto su gomma (bus, auto private e autocisterne per il trasporto i quota del gasolio), rientra pienamente in quel piano e a maggior ragione può usufruire dei fondi UE stanziati prima e dopo la pandemia. E qualche eventuale opposizione dei “verdi”? Raga, la funivia non è più come per il passato il tentativo di agevolare lo sviluppo di una stazione sciistica, bensì l’opposto: disinquinare, collegare tutti i quartieri con il centro urbano; creare e vendere un nuovo prodotto turistico in ogni stagione, il dislivello; dotare la città di uno splendido parco naturale accessibile in modo green.
Il Comune e la Provincia: la Provincia dice che eventualmente se ne occupa lei stessa. Maccome? E dove va a finire il principio di sussidiarietà che recita che l’ente successivo (provincia) non deve fare ciò che può fare meglio e direttamente l’ente precedente (il Comune)?
Per semplificare. La Provincia annuncia che nominerò i Commissari straordinari per far eseguire le molte OO.PP in programma. Bene ma. Nel senso che per un’opera molto rilevante quale la funivia Trento-Bondone, sta bene, e il commissario non può che essere lo stesso sindaco della città capoluogo. Negli altri casi (minori) si assisterebbe ad uno spezzatino del potere e della responsabilità non giustificato dalla complessità delle singole opere e si assisterebbe ad una nuova interpretazione del principio di sussidiarietà: “Dare sussidi (incarichi e lavoro) a chi di vota”, alla faccia dell’Autonomia che la Provincia recvlama dallo Stato ma che negherebbe al suo Capoluogo.
E se mi sbaglio mi corigerete …
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DUE BANCHIERI: DON LORENZO GUETTI (1847-1898) E AMADEO PETER GIANNINI (1870 – 1949)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Agosto, 2020 @ 8:22 amDetto altrimenti: due Persone da non dimenticare (post 3979)
Da tempo mi era stato chiesto di scrivere di Don Lorenzo Guetti. La mia prima certezza è stata quella di non essere all’altezza del compito. E poi, il timore di ridurmi a fare un riassunto di ben altri scritti altrui. Ed allora mi sono detto: cerca di cavartela con accostamenti a persone e situazioni analoghe: cerca di fare un mix che incuriosisca, che stimoli riflessioni ed interessi. Ho pensato di farlo ricordando un altro banchiere: Amadeo Peter Giannini.
Pedalando spesso per l’altopiano di Fiavè provenendo da Riva del Garda e diretto a Sarche e a Riva, mi fermo sempre qualche minuto a Vigo Lomaso, davanti alla casa natale di Don Lorenzo Guetti, il padre della Cooperazione trentina. Nato da famiglia poverissima cioè normale come tutte le famiglie della zona e del tempo, uno dei quattordici figli, riuscì a costruire un monumento di Umanità, di Civiltà, di Storia. Chi lo ricorda, e qui da noi sono molti, lo cita come fondatore della prima famiglia cooperativa (1890), della prima Cassa Rurale (1892) e deputato al Reichstag di Innsbruck (1897). Tuttavia l’aspetto della persona che andrebbe prioritariamente sottolineato come caratterizzante è il suo rapportarsi con la gente che egli voleva coinvolgere non per ricercarne il consenso, bensì per trasformare gli uomini dei campi in protagonisti. (1). “Protagonismo” è un termine che oggi può avere un significato anche negativo, ma che ai suoi tempi era l’opposto della accettazione supina di tutto: quindi era un vero e proprio “tentativo di democrazia”.
Don Guetti non aveva il computer, il telefonino; per recarsi a Trento non disponeva di strade ma di sentieri e di una carrareccia, quella che noi stessi oggi – trasformata in pista ciclabile – percorriamo in bicicletta e che costeggia, asfaltata, lo splendido canyon del Maso Limarò, qui nella foto sotto vista da quella per Ranzo-Lago di Molveno. Eppure seppe portare a molti il suo pensiero, anche al di là delle Alpi da dove a sua volta trasse l’esempio delle Banche Raiffaisen (2) per la creazione delle nostre “rurali”.
Alla base del suo pensiero economico-finanziario-politico-sociale, stava un concetto di base: il Bene Comune che era tale in quanto “costruito sin dall’inizio con il contributo di tutti” (una piazza, una scuola non sono Beni Comuni, bensì “solo” beni pubblici, collettivi, a meno che non si tratti di una piazza e di una scuola costruita con le mani e con i denari di tutta la collettività). Conseguenza diretta del coinvolgimento di tutti era il secondo pilastro della sua azione: la responsabilizzazione di tutti: ovvero ogni “costruttore” dell’opera (banca, cooperativa) era solidalmente responsabile della propria “creatura” di fronte a terzi.
Il suo modo di vivere, pensare ed agire anticipa quello di Don Primo Mazzolari (1890-1959: “Occorre dare potere alla coscienza dopo aver dato per tani secoli coscienza al potere”) e di Don Lorenzo Milani (1923-1967, il quale, rivolto ai suoi allievi: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma Lui me lo considererà come un merito”). (1).
Don Guetti portava la Chiesa fra la gente, nelle stalle a fare filò, in catapecchie che si preferiva chiamare case, negli anni della prima grande crisi della finanza europea, quella viennese del 1870. Al fine di dare un significato distintivo a questo ricordo di Don Guetti, ne inquadro l’azione all’interno di quanto avvenne nel mondo dell’economia e della finanza in quegli anni (3). Prezzi in caduta libera, recessione. Solo convenzionalmente se ne data l’origine all’ 8 maggio 1873, il cosiddetto “primo venerdì nero” della Borsa viennese: nello stesso giorno precipitò la quotazione di tutte le società quotate in borsa. Tutti si precipitarono a vendere. Cosa era accaduto? Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack viennese del 10 maggio 1873, quando ci si accorse che il re era nudo! L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza “pura”, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì, idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via di salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% a Trentini! Questa Grande Deflazione fu generata anche dal mutamento delle infrastrutture di comunicazione (ferrovie) e del passaggio dalla navigazione a vela a quella a motore. Infatti i velieri erano costretti a soste di mesi interi in attesa degli Alisei e comunque trasportavano solo merci ad alto valore intrinseco. Con l’avvento delle navi a vapore, il costo dei noli crollò (nonostante che il vento fosse gratuito e il carbone no) e le navi iniziarono a trasportare grandi quantità di merci a basso valore intrinseco, fra cui le derrate alimentari americane che invasero i mercati europei, aggravando la crisi dei produttori agricoli: cereali dal nord America e carni congelate dal sud America. Ciò determinò da parte di tutti i paesi europei una politica protezionistica con l’imposizione di dazi all’importazione che però non equilibravano completamente lo squilibrio dei prezzi. Pertanto i produttori europei cercarono di scaricare queste differenze risparmiando sul costo del lavoro, riducendo sui salari.
Per analogia, mi piace ricordare l’opera di un altro little ma great, piccolo ma “grande” uomo: 1870 bolla finanziaria viennese, 1870 nasce in California Amadeo Peter Giannini, figlio di immigrati italiani da un paesino dell’entroterra di Chiavari, il quale nel 1904 fondò la banca per chi non ce l’aveva, la piccola, quasi insignificante Bank of Italy, l’unica sopravvissuta al terremoto e all’incendio di S. Francisco del 1906, l’unica che ne finanziò la rinascita sulla base di prestiti concessi sulla semplice fiducia alla gente, banca che poi divenne l’attuale Bank of America (4)
Ecco il quadro macro entro il quale di inseriscono l’azione e le innovazioni di Don Lorenzo Guetti, prete della Cooperazione, prete “banchiere della banca per chi non ce l’aveva”. Mi resta una domanda: chissà se Amadeo Giannini conosceva le Raiffeisen e le nostre Casse Rurali …
- “E per un uomo la terra”, Don Marcello Farina, Il Margine 2011.
- “Friedrich Wilhelm Raiffeisen – Cristiano, riformatore, visionario, di Michael Klein. Fondazione Lorenzo Guetti, prefazione di Marcello Farina.
- “Le crisi strutturali dell’ultimo secolo e mezzo”, intervento del Prof. Andrea Leonardi al Gruppo Cultura del Comitato Culturale e Ricreativo di Martignano (TN), 7 febbraio 2013.
- “Biografia di una banca”, Marquis James e Bessie R. James, Ed. Ruggero, Torino, aprile 1970.
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IN BICICLETTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Agosto, 2020 @ 7:16 amDetto altrimenti: un ritorno (glorioso) all’antico! (post 3978)
L’avevamo abbandonata per le due ruote e poi per le quattro: vecchi filmati in bianco e nero ci ricordano l’Italia in Vespa/Lambretta e in “600”, ma ora la bicicletta si sta riprendendo la sua rivincita, in città, in montagna, lungo i percorsi di fondovalle. Nelle città la bicicletta è più veloce delle auto, la cui velocità media – a causa del traffico – varia fra i 7 e i 14 kmh, al pari delle carrozze a cavalli dei secoli scorsi. Per non parlare dei problemi dell’inquinamento e della sosta! Ma la sorpresa è la bici “fuori città”: il ciclo escursionismo e il ciclo turismo. Ora poi, con l’innalzamento dell’età media della popolazione e l’avvento delle E-bike, il fenomeno sta esplodendo. Entriamo quindi in qualche dettaglio.
Il ciclo escursionismo è il turismo a pedali al di fuori delle consuete piste ciclabili di fondovalle. Il termine escursione ci richiama la gita in montagna, e così è: senza inquinare, senza vietare, bensì “regolamentando”, come fa fatto l’Austria che con il suo Tirol Bike Safari (v. internet) ha messo in rete oltre 700 km di discese su sentieri montani assistiti dalla risalita con ben 17 funivie. Per la risalita si possono acquistare biglietti giornalieri o plurigiornalieri, lungo i percorsi è garantita ogni tipo di assistenza e di servizi. In altre parole: l’Austria ha valorizzato un nuovo prodotto turistico: i suoi “dislivelli estivi”. Già, perché bicicletta è anche destagionalizzazione (in questo caso della stagione sciistica). In Italia il CAI Centrale ha pubblicato diversi quaderni di ciclo escursionismo, tutti reperibili in internet. In Trentino esistono alcune iniziative del genere in singole valli, ma manca la messa in rete delle varie proposte, manca la presa di coscienza del valore del nostro prodotto turistico “dislivello estivo”, soprattutto a sostegno e destagionalizzazione della stagione sciistica che le bizze del clima rendono talvolta precaria.
Il cicloturismo non si arrampica sui dislivelli, bensì pedala lungo le ciclabili di fondo valle le quali – tuttavia – qualche salitella non te la negano mai. La nostra regione è già molto ben dotata di alcune centinaia di km di pite ciclabili: il passo ulteriore da compiere è il completamento della connessione fra le singole tratte, l’adozione di una segnaletica migliore e uniforme, la regolamentazione ed il controllo della circolazione soprattutto lungo le piste ciclopedonali e soprattutto il marketing del prodotto nei confronti dei turisti italiani e stranieri che utilizzano le nostre piste ciclabili rispettivamente soprattutto in primavera e autunno (gli italiani) e in estate (gli stranieri, soprattutto tedeschi). Già, perché la Germania è la nazione più pedalatrice in assoluto e per il 50% predilige la nostra regione con una spesa complessiva di 211 milioni di euro ogni estate. Altri 211 milioni vengono spesi dai tedeschi a pedali nel resto dell’Italia.
La Pista ciclabile della Valle dell’Adige è una delle due colonne portanti del sistema (l’altra è il sistema delle piste dell’Altogarda Trentino). Dalla Valle dell’Adige si devono completare i collegamenti verso la Valsugana e le Valli dei Laghi e si potrebbe dotare il sistema di una risalita funiviaria verso il Monte Bondone, così come il ripristino della seggiovia da Zambana Vecchia a Fai. In tal modo si salderebbe il ciclo escursionismo al cicloturismo, cosa oggi agevolata dalla fortissima espansione delle E-bike, biciclette a pedalata assistita che ampliano la platea degli utenti verso età più avanzate (e più disponibili a spendere!), e allungano i percorsi medi giornalieri.
Le E-bike, una sorpresa! Ve ne sono di tutti i tipi: le più semplici per fare la spesa in città; quelle da cicloturismo; quelle da ciclo escursionismo (le mtb-mountain bike). Pesano circa 25 kg ed hanno un’autonomia che supera i 150 km (in pianura). Nessun problema per la loro ricarica in qualsiasi bar lungo il percorso. Esse consentono di continuare a effettuare percorsi importanti a chi per l’età o altro ciò non sarebbe più consentito e, per converso, ampliano la platea dei pedalatori verso chi pedalatore non sarebbe mai diventato. Infine sono utilizzate in modo sportivo da chi, utilizzando al minimo l’aiuto elettrico, fa ugualmente “girare” a tutta birra la propria muscolatura: in Val Venosta mi risulta che siano addirittura già state organizzare gare sportive con le E-bike. Le E-bike sono costose? Certo, costano un po’, diciamo da 1500 euro in su, ma nel nostro gruppo di associati a Fiab Trento vi sono alcuni amici che compiono tutte le nostre escursioni con bicilette da città dotate di ottimi cambi il cui costo non supera i 300 euro. Biciclette per tutte le tasche, dunque!
Quanto si fermano in regione i cicloturisti? Da studi della PAT e della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), risulta che il 72% di loro si ferma da tre a sette notti; che il 25% di loro è stanziale e compie pedalate con percorsi a raggera e il 75% viaggia su percorsi lineari. I soli cicloturisti tedeschi spendono nella nostra regione 210 milioni l’anno ed una cifra uguale in tutto il resto d’Italia.
Concludo questa mia veloce carrellata con l’auspicio che alla bicicletta – in ogni suo aspetto – sia data la centralità che merita per i vantaggi che il suo utilizzo porta all’economia, all’ambiente e soprattutto alla salute di chi se ne avvale. Concludo? Ma non prima di proporvi una mia poesiola:
BICI, PERCHE’?
Perché / in una chiesetta al Ghisallo / riposa sospesa / antica reliquia a pedali. // Perché / insieme a lei / tu scali la vetta / compagno soltanto a te stesso. // Perché / ti ha insegnato / ad alzare più spesso lo sguardo / a scrutare che cielo farà. // Perché / sempre incontri qualcuno / che non ha timore / di aprire la sua vita al vicino. // Perché / con il vento dei sogni / giocando / ritorni un poco bambino. // Perché / restituisce / ad un uomo affannato / profumi di suoni e colori. // Perché / in salita / ricorda ad ognuno / che volendo e insistendo si può. // E poi, … perché no?
Riccardo Lucatti, classe 1944, già dirigente FIAB Trento, pedalatore su bici da città, da strada (corsa), mtb e E-bike, per circa 5000 km all’anno.
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