ELETTORALE 20

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Luglio, 2020 @ 6:52 am

Detto altrimenti: oggi manifesti strappati. A quando i manganelli?    (post 3969)

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Regime fascista: manifesti strappati, libri bruciati, censura totale. Tristi ricordi. Umberto Eco nel suo splendido breve ma fondamentale libro “Il fascismo eterno” (La Nave di Teseo ed. €5,00) ci avverte: “Non dobbiamo avere la pretesa di vedere sfilare plotoni di camice nere o sentire odore di olio di ricino per capire chi e cosa sta arrivando. Molti altri sono i segnali sotto traccia ma ugualmente puntuali premonitori del pericolo imminente”.

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E ieri una mia collega, Nusrat Jahan Khan candidata come me alle prossime elezioni provinciali, nata in estremo oriente e trentina da oltre trent’anni, ha sorpreso due ragazz(acc)i a strappare i nostri manifesti elettorali in via Fratelli Bronzetti, poco lontano dalla farmacia S. Giuseppe. Ha protestato fermamente e garbatamente, ma è stata insultata con epiteti razzisti (“Qui c’è posto solo per …! Torna al tuo paese, ….!) al punto che – pur spaventata – ha cercato di fotografarli ma i due “coraggiosi” sono scappati a gambe levate.

Noi sosteniamo Matteo Renzi e il candidato sindaco di Trento Franco Ianeselli. Quei tali un altro Matteo e un altro candidato sindaco.

Ah … scusate, dimenticavo: la razza è una sola, quella umana!

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ELETTORALE 19

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Luglio, 2020 @ 6:59 am

Detto altrimenti: alle prossime elezioni comunali, andiamo tutti a votare!  (post 3968)

  • Il mio candidato sindaco: FRANCO IANESELLI
Riccardo è per Franco
  • La mia lista che lo sostiene: PIUTRENTOVIVA che si scrive anche così +TRENTOVIVA
  • A fianco del simbolo grazie se scrivetre tre nomi, purchè sia rispettato il genere diverso come segue, ovvero, una delle due seguenti terne:
  • Riccardo Lucatti, Elisabetta Zanella, Roberto Sani
  • Riccardo Lucatti, Elisabetta Zanella, Ileana Olivo.

Cosa voglio portare all’interno del Comune?

Alla scuola, non solo capacità ma anche conoscenza; all’ Università, un campus diffuso; al sociale: l’attenzione anche agli invisibili alle anagrafe; alla città: essere sempre più bella, sicura, turistica, montana, storica, regionale, euroregionale, UE; alla lira, di non tornare; all’Euro: di restare; al quartiere  Bondone: la funivia e il gas metano; alle SpA comunali: maggiore managerialità; alla finanza 1: di coinvolgere volontariamente la finanza privata; alla progettualità: di essere progettata bene così da essere finanziabile; alla finanza 2: di finanziare le buone progettazioni; al potere, essere sempre unito alla responsabilità; alla responsabilità, essere sempre unita al potere; alla burocrazia, non essere più un potere ma un dovere; al linguaggio, essere sempre comprensibile; al modo di fare politica: non essere retorica, demagogica, populista, sovranista; alla democrazia 1, essere sempre più vera e parlamentare-rappresentativa, non “diretta” da qualcuno; alla democrazia 2: di non essere il potere sul popolo; alla democrazia 3, di non essere lo strapotere delle reti; alle leggi: di essere semplici e veramente uguali per tutti; ai giovani, il frutto dell’esperienza della mia vita; agli anziani, la vicinanza dei giovani e delle istituzioni; alle RSA, l’indipendenza dalla Provincia; all’ordine delle priorità, essere continuamente aggiornato; ai disoccupati, il lavoro non i sussidi; alla Valdastico, l’intermodalità trentina; all’ intermodalità trentina, la Valdastico; alla mobilità urbana, le biciclette; al turismo, il cicloturismo, il ciclo escursionismo e i dislivelli anche in estate; al Comune, essere una fucina di pensiero; al pensiero, essere sempre più dialogante e diffuso; al rapporto Comune-Provincia, il principio di sussidiarietà; alla libertà, essere partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero      (stare semplicemente a guardare)
Non è neanche il volo di un moscone     (il pensiero di un leader)
La libertà non è uno spazio libero           (fare ciò che si vuole)        
Libertà è partecipazione                            è   partecipare al voto!

Ancora un pensiero

Il Comune è il luogo geometrico dei punti nel quale vivono i Cittadini, ovvero tutti e solo coloro sui quali ricadono gli effetti delle decisioni comunali, provinciali, regionali, euroregionali, statali, europee. Ecco che il nostro pensiero di Cittadini Comunali non può essere relegato a “pensare da sei”, come quell’alunno che si accontentava di “studiare da sei”, cioè di studiare solo quel tanto che bastasse a fargli prendere la sufficienza, bensì deve essere catalizzatore del pensiero e delle decisioni degli Enti Successivi (Provincia, Regione, etc.). Noterete che non a caso io non ho definito questi Enti come “Superiori”. E il principio di sussidiarietà che afferma che non deve fare l’ente superiore ciò che può fare (meglio) l’ente inferiore, a mio avviso può essere meglio tradotto come segue: “Non pensi l’ente successivo ciò che può pensare (meglio) l’ente che precede”.

Un esempio: la Provincia Autonoma di Trento ha decretato che i negozi di Trento e Rovereto devono restare chiusi la domenica. La provincia? E i due sindaci che ci stanno a fare? Via … siamo seri!

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ELETTORALE 18 – IMMOBILI DI ENTI PUBBLICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Luglio, 2020 @ 11:18 am

Detto altrimenti: una proposta per mettere a reddito molti di essi     (post 3967)

Lista +Trentoviva a sostegno del candidato Sindaco FRANCO IANESELLI
ALLE COMUNALI VOTATE ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI
Matteo (Renzi, non l’altro, per carità!) mi dedica il suo libro

E’ stato calcolato che il patrimonio immobiliare dello Stato vale 250 miliardi. Ma … quale? Evidentemente quello non funzionale all’esercizio delle funzioni pubbliche. Lo Stato potrebbe creare un fondo immobiliare e mettere in vendita progressivamente, anno per anno, tranche di questi suoi bene immobili e immobilizzati, nel senso che oggi non fruttano alcun reddito.

La parte bella di Cesenatico
La vela della barca storica di un pescatore ciclista

Veniamo a qualche caso concreto di beni che potrebbero essere utilizzati anzichè abbandonati a loro stessi. Anche quest’anno mi sono concesso alcuni giorni di mare Adriatico, non tanto per il mare quanto per le pedalate nelle sue pinete e nelle prime colline del bellissimo entroterra. E pedalando pedalando che vedo? in Milano Marittima, Cervia e Cesenatico (ma quanti altri ve ne sono in Italia?)“scopro” che vi è una quantità di grandi edifici assolutamente abbandonati, disastrati, diroccati, ovviamente inutilizzati insieme ai grandi parchi che li circondano, aree recintate a meno di essere trasformate in parcheggi per le auto più o memo autorizzati.

Ecco uno dei tanti cantieri da aprire …

Si noti: edifici in aree preziose, a ridosso della spiaggia, di proprietà di … demanio militare, Comuni (ex loro case vacanze), demanio marittimo etc.: insomma, di enti pubblici. Ora queste rovine fanno bruttissima mostra di loro stesse e deturpano l’ambiente. Mi chiedo: il Comune nel cui territorio si trovano, non potrebbe intimare agli enti di risanare a riattivare tali strutture-brutture? In casi contrario potrebbe confiscarle e lanciare una gara pubblica per reperire il privato che le riceva in regalo contro un suo impegno – garantito da banche – di riattivarle secondo il piano urbanistico del Comune. Dice … ma la legge non lo prevede … la legge che difende la proprietà privata … Replico: la proprietà privata, appunto, non quella pubblica così sperperata inutilmente!

… un altro …

Dice, si, ma non esiste una legge che … Ah si? Non esiste? Sentite questa: il sindaco di Firenze Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari secondo equità. I suoi gli fecero osservare che la legge prevedeva altri criteri. Lui rispose: “Io assegno le case. Voi andate a modificare la legge”.

… ancora uno, e tanti altri così!

Immaginate un po’ quanti cantieri si aprirebbero, quanti lavoratori sarebbero assunti, quanto ci guadagnerebbe il turismo e ogni tipo di indotto! Tutto a costo zero per l’Ente pubblico, ma semplicemente attivando volontariamente “fette” rilevanti della ricchezza finanziaria privata, che i Italia ammonta a 4500 miliardi! E allora, perchè no?

E se mi sbaglio, mi corigerete.

Grazie se crocetterete questo simbolo e a fianco scriverete quei tre nomi

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I SOCI FIAB RACCONTANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Luglio, 2020 @ 6:28 am

Detto altrimenti: una pedalata guidata dall’amico (locale) Stefano Mariotti     (post 3966)

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Il Ravennate. Le pinete famose, quelle che nascosero la fuga di Garibaldi e furono testimoni della morte della sua amata moglie Anita. Oggi sono (molto) meno estese di quelle di due secoli fa, eppure, a studiare un po’ i percorsi, ancora oggi è possibile fare lunghe pedalate fra pinete e strade poderali.  Un esempio. parto da Pinarella, a sud di Cervia. Una fascia di pineta fra la prima fila delle costruzioni e la duna costiera. Poi devo traversare il lungomare (senza pineta) di Cervia fino al porto canale, superato il quale riprendo vie cittadine alberate sino alla parrocchia Stella Maris di Milano Marittima. E sono circa 8 km. Qui entro in pineta per 3 km, esco a nord, poderali fino al Lido di Savio e oltre, supero il fiume Bevano e rientro in pineta che abbandono pochi km prima di raggiungere la Basilica di S. Apollinare in Classe. Totale 30 km.

Niente da fare: non ne hanno voglia!

Si prosegue per 3 km in ciclabile-pieno-sole in direzione nord e arrivati all’inizio di Ravenna si volta a destra (direzione est) e su ciclabile e strada poco frequentata si raggiunge il Lido di Dante. Qui una graditissima sorpresa: hanno rimboscato la pineta che era stata dolosamente incendiata e ne consentono l’attraversamento nei periodi di non-nidificazione. Una vera meraviglia! Si pedala su un fondo compatto di terra battuta fra gli abbracci del verde giovane dei nuovi pini!  Alla fine di questo paradiso con una breve deviazione a sinistra si raggiunge la sponda sinistra (orografica) della foce del Bevano. Anche qui il panorama è semplicemente stupendo. Tornando sui nostri passi, si ripassa il Bevano e si rifà la strada dell’andata, in senso opposto. Totale 60-70 km e secondo del computo o meno delle deviazioni.

Lo so, questa non è una relazione tecnica, ma solo una relazione-invito, scritta di getto da chi ha avuto la fortuna a pedali, oggi, di riempirsi gli occhi, i polmoni ed il cuore di autentica bellezza: i panorami, il silenzio, i fiumi, i profumi, gli incontri: daini, aironi, fenicotteri rosa, fagiani, gabbiani e … ciclisti!

Grazie, Stefano!

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POST ELETTORALE 17 – ALCUNI MIEI CONTENUTI OVE MI ELEGGESTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Luglio, 2020 @ 1:58 pm

Alle prossime elezioni comunali del 20 settembre 2020,  votate e fate votare ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI della lista PIUTRENTIVIVA a sostegno del candidato sindaco FRANCO IANESELLI

Con il candidato sindaco Franco Ianeselli

Detto altrimenti: se uscissimo dall’Euro e altre storie     (post 3965)

E SE USCISSIMO DALL’EURO? DIO NON VOGLIA!

Il nostro coordinatore provinciale, comandante pilota del B52 Italia Viva Trento

Sovranisti, lend me your ears, datemi ascolto: uscire dall’Euro in una certa misura equivarrebbe per l’Italia a quando il nostro Paese fu privato della copertura dell’ombrello degli accordi di Bretton Woods.  Luglio 1944, le potenze ormai quasi vincitrici si riunirono in quella località (oggi stazione sciistica) USA e stabilirono il regime dei cambi fissi rispetto all’oro, a sua volta fissato a 35 dollari USA l’oncia. Questi accordi garantirono stabilità fino a quando non furono cancellati nel 1971 e ciò avvenne anche perché molti paesi acquistavano oro dagli USA a quel prezzo e lo rivendevano sui mercati ad un prezzo non calmierato, realizzando notevoli utili, mentre gli USA si impoverivano delle loro riserve auree.  E la lira?  Fino al 1971 un dollaro USA valeva 625 lire. Poi tutto cambiò, nel senso che emerse il vero valore (inferiore) della lira solitaria, abbandonata a se stessa e di fronte ai provvedimenti di legge restrittivi iniziò a dilagare l’arte italica di arrangiarsi. 

Ma cominciamo dai provvedimenti:

  • forte svalutazione;
  • aumento dei tassi bancari a livello di usura (25-35% quale costo effettivo annuo);
  • divieto di possedere valuta estera, con l’obbligo di cessione entro sette giorni all’ Ufficio Italiano dei Cambi al minor tasso di cambio del periodo;
  • feroce stretta creditizia e valutaria;
  • obbligo per gli importatori di pagare all’estero le importazioni con fondi obbligatoriamente prelevati da conti debitori denominati “anticipi” in divisa estera e obbligo di versare alla Banca d’Italia in un conto infruttifero vincolato per sei mesi una somma pari alla metà del prezzo pagato all’estero.

Come cercarono di arrangiarsi gli Italiani?

I singoli privati diedero inizio ad una molteplicità di mini atti di evasione valutaria, acquistando regolarmente in banca quel minino di valuta estera che la legge consentiva loro  – acquisto registrato sul passaporto e che mi pare di ricordare fosse la contropartita di 500.000 lire  – per poi rivendere “in nero” quella valuta a cambiavalute compiacenti che in tal modo raccoglievano rilevanti quantità di banconote estere che poi contrabbandavano all’estero per conto di clientela facoltosa.

Fra le società ed i gruppi di società di maggior dimensioni solo pochissimi riuscirono a farsi concedere l’uso di “conti in divisa estera autorizzati” creando una ingiusta disparità di trattamento rispetto alla concorrenza in applicazione della massima che “la legge è uguale per tutti tranne le eccezioni di legge”.

E gli altri gruppi-società? Di fronte al proliferare delle posizioni debitorie in molte divise estere, dovettero organizzare un particolare sistema di controllo del rischio di cambio: uno fu quello di accendere le migliaia dei singoli conti anticipi debitori con scadenze compattate in modo da potere gestire masse omogenee di rinnovi e di rinegoziazioni (STET Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino).

Di fronte alla stretta creditizia, proliferarono o le operazioni di concessione di crediti in pool: ovvero si organizzava un certo gruppo di banche coordinate da una banca capofila, ognuna di esse erogata una parte del credito e il gruppo industriale riceveva complessivamente un credito dimensionato rispetto alle proprie esigenze. Fra queste operazioni merita un cenno una in particolare, organizzata dalla citata STET, operazione denominata “Omnibus”: poiché le banche potevano prestare denaro  solo “a breve termine” mentre la STET aveva bisogno di un credito a medio termine, si ideò di raccogliere ogni mese un certo numero di quote di finanziamento con scadenza, ognuna, di sei mesi mentre la banca capofila, la Banca Popolare di Milano, per cinque anni garantiva (credito il suo al momento non per cassa e quindi non contingentato dalla legge) che sarebbe intervenuta per cassa al fine di garantire un livello predeterminato di concessione del credito. Al che la Stet classificava l’intero ammontare quale debito a medio termine.

Le banche poi idearono un ulteriore strumento per “arrangiarsi” nella erogazione di un credito altrimenti vietato: lanciarono lo strumento delle “accettazioni bancarie” ovvero accettarono tratte emesse su loro stesse, tratte che poi il cliente poteva scontarsi presso chi avesse una buona liquidità. Per dare l’immagine del fenomeno, una delle banche maggiori, la Banca Commerciale Italiana, decise di accettare e di rilasciare un plafond di 200 miliardi di lire di accettazioni che andarono “bruciate” in pochi giorni.

E il Tesoro, come reagì? Nella necessità continuare a collocare i propri titoli di debito pubblico, ne innalzò il rendimento al punto che ad un certo punto alle imprese convenne indebitarsi in banca e investire in titoli di stato, lucrando sulla differenza dei due tassi: in altre parole, usarono il denaro per fare denaro e non quale strumento della produzione industriale.

Quanto sopra esposto è storia vissuta in prima persona da chi scrive ed è solo una pallida immagine di ciò che potrebbe accadere se l’Italia uscisse dall’Euro. Quanti di chi oggi vorrebbero il ritorno alla lira hanno vissuto e/o conoscono e/o sono disponibili a studiare e riflettere su quanto avvenne? Storia maestra di vita … e di scelte di politica finanziaria ed economica!

Con la co-candidata Elisabetta Zanella

I VALORI DELLA FINANZA ITALIA E LA LORO MIGLIORE GESTIONE

Di cosa e di quanto stiamo parlando? Il PIL Prodotto Interno Lordo vale 1800 miliardi l’anno (e sta diminuendo). Il nostro debito pubblico ammonta a 2400 miliardi (e sta aumentando). Il nostro deficit finanziario annuo ammonta al 2,4% del PIL. La ricchezza finanziaria privata degli Italiani vale circa 4500 miliardi (il patrimonio immobiliare dello stato vale 250  miliardi e quello dei privati, un valore multiplo, ma in questa sede ci occupiamo di dati finanziario e non patrimoniali). Ora … si tratta di agire su due fronti: su quello dell’economia reale che produce un prodotto, un utile o una perdita e non è materia di questa trattazione; su quello della materia “finanza”, ovvero della disponibilità del denaro e del suo migliore utilizzo, e ci proveremo qui di seguito.

Innanzi tutto occorre ridurre il debito pubblico anche attraverso strumenti finanziari e ne abbiamo ampiamente discusso nel capitolo nel quale abbiamo illustrato i titoli irredimibili, i TIR- Titoli Irredimibili di Rendita.

Poi occorre dare centralità al valore ed al significato delle particolari caratteristiche dei BOC-Buoni Ordinari Comunali (Provinciali, Regionali) di cui alla legge 23.12.1994 art. 35 (v. relativo capitolo) e cioè al fatto che non possono avere scadenza inferiore a cinque anni; che sono emessi solo a fronte di investimenti; che hanno un rendimento maggiore dei titoli di Stato; che hanno un trattamento fiscale interessante e soprattutto che  sono convertibili nelle azioni delle SpA di scopo create per realizzare l’investimento.

Infatti occorre condurre la disponibilità finanziaria dei privati a concorrere alle esigenze dello Stato senza l’applicazione di alcuna tassa patrimoniale. Ciò si può ottenere proprio con l’emissione di TIR-Titoli Irredimibili di Rendita il cui ricavato sia destinabile esclusivamente a investimenti. La loro emissione, inizialmente, potrebbe essere fatta in sostituzione volontaria di tranche di titolo redimibili in scadenza.

Agli scettici di questa sia pure parziale soluzione propongo: si dotino di una calcolatrice HP finanziaria tascabile del costo di circa €50,00 e calcolino di quanto i mancati flussi in uscita per mancati rimborsi di titoli redimibili siano enormemente superiori ai maggiori flussi in uscita per la corresponsione di interessi ad un tasso di rendimento più elevato.

Occorre però dare centralità ad un altro aspetto, alla denuncia dei “falsi irredimibili” proposti da una certa parte politica sulla scia dell’idea originaria, e cioè alla denuncia di quei pseudo irredimibili chiamati “titoli patriotici”. Si tratta di titoli a lunghissima scadenza, quindi di debito; riservati agli italiani e esentasse. Questi titoli sarebbero uno sgarbo per gli stranieri che ci hanno finanziato da decenni, quindi ci allontanerebbero dall’UE; escluderebbero l’apporto della finanza estera; drenerebbero i conti correnti bancari mettendo in crisi le nostre  banche; sono un regalo ai ricchi nostrani. Assolutamente da evitare sul piano finanziario e sul piano politico.

Occorre infine  fare un cenno a possibili TIR Semi-UE, ovvero a quegli Irredimibili “veri”  che potrebbero essere emessi solo da alcuni stati dell’UE: in tal caso, poiché il livello di rendimento sarebbe assai interessante, questi TIR-Semi UE sarebbero sottoscritti anche dalla finanza privata dei paesi non emittenti (ad esempio, in Germania i tioli di stato hanno un rendimento … negativo!) inducendoli a convincersi all’idea che tutto sommato converrebbe anche a loro partecipare a quelle emissioni: ed ecco che questi TIR semi UE diventerebbero TIR UE a tutti gli effetti e sarebbero un fattore di coesione del sistema finanziario di tutta l’UE e quindi dell’UE. Esattamente l’opposto di ogni sovranismo politico, economico e finanziario.

Pet completezza ed onestà di ragionamento v’è da dire che un paragrafo della normativa di bilancio UE definisce “debito” i titoli irredimibili. Questa norma è una “decisione di estetica contabile”, non rappresenta la realtà, è datata, non è funzionale alle crisi dei nostri tempi, è modificabile e deve essere modificata, evitando di fare confusione con fra costi e dati patrimoniali. Infatti se voi accendete un mutuo per acquistare un immobile per la vostra attività commerciale, nella vostra situazione patrimoniale avrete due voci: un bene immobile e un debito. Ma se quell’immobile lo prendete in affitto, nella situazione patrimoniale non avrete né l’immobile né il debito, bensì solo un costo mensile, il canone di affitto (voce del conto economico – finanziario e non dello stato patrimoniale). Sotto il profilo strettamente finanziario, il TIR è uno swap, uno scambio: l’investitore riceve una rendita maggiore rispetto ai titoli redimibili e in cambio consente che a restituirgli il capitale non sia più l’ente emittente bensì la borsa valori.

E chi è contrario per principio anche solo a sentire parlare di “debito pubblico”, di “gestione del debito pubblico” e/o di “miglioramento della struttura del debito” solo perché per fare tutto ciò occorre usare la parola “debito”, agisce sulla base di un principio (negazionista) e come tale tende a diventare un integralista.

E mentre scriviamo. oggi, 22 luglio 2020, apprendiamo che la Commissione UE a partire dal 2021 potrà emettere obbligazioni UE finanziandosi direttamente sui mercati con emissioni congiunte per finanziare la spesa corrente. Per finanziare gli investimenti resta la possibilità della proposta TIR, Titoli Irredimibili Rendita. Inoltre è stato varato il piano Recovery Fund che per l’Italia vale 82 miliardi a fondo perso (un vero e proprio regalo) e per 127 miliardi quale prestito a tasso vantaggioso. Uscire dall’UE? Ma chi lo dice?

SOCIETA’ MISTE PUBBLICO PRIVATE, DI SCOPO E DI GENERAL MANAGEMENT

La Sen.ce Donatella Conzatti, ispiratrice e animatrice di TRENTOVIVA

La forma giuridica di società di capitali, tipicamente la SpA, Società per Azioni, è tipica del settore privato. Il suo obiettivo – fino a poco tempo fa – è stato quello di produrre il maggiore utile possibile: in altre parole, l’etica che “doveva” animare chi era a capo di quelle entità, era l’etica del risultato economico, con il risultato (scusate il gioco di parole) di trasformare il capo azienda in un cinico: occorre perseguire il massimo utile economico, costi quel che costi: ai dipendenti, alla società in genere.

Sul fronte opposto troviamo i sistemi comunisti che in ossequio al principio della negazione della proprietà privata e al (presunto) bene di tutta la collettività, sacrificavano la ricerca dell’utile economico. Operando in base all’etica dei principi, i capi di quel sistema tendevano a diventare integralisti.  Sullo stesso lato metodologico si collocano oggi quei servizi pubblici che “operiamo in base alle finanze disponibili, poi chiudiamo bottega, cioè blocchiamo la nostra attività, anche se non abbiamo realizzato tutte le opere e fornito tutti i servizi necessari alla comunità e/o programmati”; come pure quagli altri settori pubblici nei quali si realizzano comunque opere e si prestano servizi senza la minima preoccupazione del costo finale (in termini di volume di risorse finanziaria impegnate e di perdite economiche causate al sistema).

Ed allora, che fare? In medio stat virtus, diceva quel tale: infatti occorre arrivare ad un compromesso e i compromessi – come ci ricorda Paolo Mieli in un capitolo del suo bel libro “I conti con la storia” – possono ben essere virtuosi come i tanti compromessi che “hanno fatto la storia”. In altri termini: occorre che la SpA privata si ponga sempre di più il perseguimento anche dell’utile sociale e che la SpA/servizio pubblico abbia più attenzione anche agli aspetti finanziari ed economici.

Ed ecco nascere le SpA miste con azionariato pubblico privato come pure le SpA cosiddette inhouse, cioè con forma giuridica privata. Orbene, sia nel caso di SpA miste che di Spa inhouse occorre che ognuna delle parti in causa – azionisti privati e pubblici nelle Spa miste; azionisti pubblici e manager societari, nelle SpA inhouse – riconosca e sia rispettoso dei legittimi interessi, del ruolo e della funzione della controparte. In altre parole: nelle SpA miste non deve accadere che il pubblico neghi la componente di interesse privata e viceversa; nelle SpA inhouse non deve accadere che il pubblico dia “ordini politici” al management societario che siano in contrasto con le finalità statutarie e/o con l’equilibrio funzionale, finanziario ed economico delle stesse.

Ma … come si programma all’interno di una SpA mista di scopo? Ogni programmazione che si rispetti ha un obiettivo statutario che poi si sviluppa in un piano triennale scorrevole, con ogni anno dotato di un budget. Orbene, all’interno di questo sistema si avviano i progetti. E qui “casca l’asino” perché spesso non si progetta bene perché non si è sicuri del successivo finanziamento; e spesso non si finanzia perché il progetto non è redatto in forma completa. Come si ovvia a tutto questo? Per le grandi opere – soprattutto pubbliche – occorre investire inizialmente su una società-start up-strumentale, la SpA di scopo che abbia l’obiettivo di organizzare e gestire il general management del progetto inquadrando tutte le sue componenti interne ed esterne, 1) per poi diventare essa stessa la SpA operatrice oppure 2)  per promuovere la società operatrice: ad esempio una SpA di Project Financing. Nel primo caso la Spa di scopo dovrà anche provvedere alla propria capitalizzazione per arrivare a finanziare essa stessa i propri investimenti. Nel secondo caso la finanza sarò fornita da chi interverrà come finanziatore, realizzatore e gestore dell’opera. In ogni caso, nella SpA di scopo di entrambi i tipi vanno fatte tassativamente confluire tutte le componenti di interesse e tutte le conoscenze relative al progetto che si vuole eseguire. Va da se’ poi che il Project Financing è applicabile sono nei casi in cui l’investimento sia previsto essere produttivo di utili economici.

Progetto Funivia Trento-Bondone

E i BOC attuali, redimibili ma quasi già irredimibili visto che sono convertibili in azioni delle SpA di scopo? Io credo che siano un ottimo strumento per coinvolgere il capitale privato in opere pubbliche, senza dovere applicare alcuna tassa patrimoniale.

Un’ultima considerazione: essere indebitati non è una negatività, purchè le risorse finanziarie acquisite siano produttive. Quindi il problema non è impuntarsi a criticare chi cerca in ogni modo di migliorare il sistema finanziario, ma destinare ogni energia nella programmazione, nella gestione e nel controllo dell’impiego delle risorse finanziarie generate direttamente o acquisite attraverso l’indebitamento.

QUESTI SONO ALCUNI DEGLI APPORTI CHE VORREI REGALARE ALLA MIA COMUNITA’ OVE FOSSI ELETTO –VIVA ITALIA VIVA, VIVA +TRENTO VIVA, VIVA L’UE!

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MATTEO RENZI A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Luglio, 2020 @ 5:31 am

(questo è il 16° post elettorale – Grazie se leggete anche i precedenti 15)

ALLE PROSSIME ELEZIONI COMUNALI DI TRENTO VOTATE ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA E RICCARDO LUCATTI, della lista PIUTRENTOVIVA, a sostegno del candidato sindaco FRANCO IANESELLI

Detto altrimenti: una ventata di ossigeno puro!     (post 3964)

MATTEO RENZI – Toscano DOC, pane al pane e vino al vino. Fuori di immagine: Matteo, figlio di una Terra, la Toscana, la quale ha conosciuto ben prima di noi l’Autonomia amministrativa con il Granduca Leopoldo che quel Granducato l’aveva ricevuto al posto della Lorena, ceduta dalla Moglie Maria Teresa d’Austria alla Francia e che quell’Autonomia usò, tanto per andare sul concreto, per bonificare la Maremma Grossetana scusate se è poco!

Linguaggio chiaro, assolutamente comprensibile, lontano mille miglia dal politichese e tecnocratese che scava un abisso fra il politico e l’amministratore che opera e chi lo dovrebbe valutare e controllare (il Cittadino). Chiaro nella forma e nei contenuti. Ieri al Muse di Trento abbiamo fatto il pieno: di gente e di ossigeno puro! Credo che l’evento segni la boa di bolina di una faticosa risalita contro il vento delle fake news diffamatorie sulla sua Persona e sul suo ruolo ed agire politico. Voglio riassumere Il Matteo Renzi di ieri (e di  sempre) di ieri in una sola riga:

visione chiara, concreta, coerente, prospettica, positiva, europeista, democratica, convincente.

Matteo Renzi e Donatella Conzatti: due Senatori

E quando, porgendogli per una dedica la mia copia del suo libro “La mossa del cavallo”, gli ho detto “Il mi’ babbo gli era di Montalcino”, in una frazione di secondo ha realizzato e ha scritto “Per Riccardo, viva il Brunello!” Riflessi da pilota di F1!

“Il tuo babbo è di Montalcino? Viva il Brunello!”

Grazie Matteo! E Grazie a Donatella Conzatti, Roberto Sani, Fabio Pipinato, Angelo Fasulo e a tutti gli altri amici che hanno lavorato per organizzare e  gestire l’evento.

Matteo Renzi con il nostro candidato Sindaco FRANCO IANESELLI
Grazie se vorrete fare una croce sul simbolo e a fianco scrivere quei tre nomi


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ELETTORALE 15

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2020 @ 6:04 pm

Detto altrimenti: su quali basi chiedo il voto alle prossime “comunali”?     (post 3963)

(Post elettorale n. 15- Grazie se leggete anche i precedenti)

Alle prossime elezioni comunali di Trento, votate ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI, della lista +TRENTOVIVA a sostegno della candidatura di FRANCO IANESELLI.

Riccardo & Franco: attenti a quei due!

Una vita da top manager, la mia. Scusate quel top, ma dopo un inizio da dirigente (lo ero a soli 30 anni), mi hanno promosso a quel livello. Ho lavorato in società e gruppi grandi e piccoli, italiani ed esteri, industriali, commerciali, bancari, finanziari, della mobilità e di engineering. Cosa? Se sono un ingegnere? No, raga, scialla, sono solo laureato in legge, ma quando per molti anni sei stato responsabile di una SpA di engineering e di una che realizza un grande parcheggio interrato, molti tuoi interlocutori cominciano a chiamarti così, pienamente convinti della cosa. Io per un po’ li lascio fare, mi pavoneggio, mi sparo le pose, “mappoi” confesso la verità!

Quali sono i miei possibili contributi al governo della città? Vi espongo alcune mie convinzioni. Elencate così come mi sono venute alla mente, in assoluto buon disordine:

  1. Le Spa pubbliche, private e miste non possono più avere come scopo principale l’utile economico, bensì devono contemperarlo con la ricerca dell’utile sociale. Per converso, gli Enti pubblici in una certa misura non possono trascurare l’aspetto economico.
  2. Il potere deve essere sempre unito alla responsabilità.
  3. Non esiste un sistema tanto grande da dover essere definito “ingovernabile”: pensate a quanti miliardi di variabili gestisce una qualsiasi società telefonica.
  4. Il primo fattore della produzione è la motivazione delle Persone; denaro e lavoro vengono dopo.
  5. Il Bene Comune è quello alla cui realizzazione hanno partecipato tutti, personalmente, sin dall’inizio. Una piazza, una scuola, una strada sono altra cosa: beni pubblici, collettivi.
  6. Chi segue solo l’etica dei principi tende a diventare integralista. Chi segue solo l’etica del risultato tende a diventare cinico. Occorre un compromesso.
  7. Il compromesso è un valore, a meno che sia “sordido”. I compromessi-non-sordidi- hanno fatto la storia.
  8. La grandi idee nascono sempre di più nelle periferie, là dove gli operativi sono a contatto con una realtà che cambia di continuo.
  9. Le idee “comunali” possono ben essere la scintilla di idee provinciali, statali, europee.
  10. L’intelligenza vincente è quella collettiva.
  11. Sono a favore dello sviluppo mindustriale, purchè non si tratti di cappellifici, perchè fabbricano i cappelli che alcuni cercano di mettere sul lavoro altrui.
  12. Sono lieto e disponibile di regalare il mio lavoro agli amici, ma non sono disposto a farmelo rubare.
  13. Se mi chiedono un aiuto, non dò un consiglio, bensì un aiuto concreto.
  14. Non strumentalizzo nessuno e non mi lascio strumentalizzare.
  15. In una Spa quello che conta è il funzionigramma, non l’organigramma.
  16. Una persona si conosce meglio dalla sua storia che non dal suo curriculum.
  17. Le fasi della progettazione sono: l’idea, la sua accettazione, la pre programmazione, la programmazione, l’esecuzione, il controllo, tutto gestito a livello di general management con SpA di progetto miste pubblico-private.
  18. Non basta l’informazione né la comunicazione: è necessario il dialogo.
  19. La democrazia è come la fede: non la si possiede mai del tutto, occorre ricercarla e perfezionarla continuamente.
  20. Sono favorevole alla democrazia parlamentare, non a quella “diretta” (diretta da chi, poi?).
  21. Nel sociale non possiamo dimenticare le persone invisibili alle anagrafi.
  22. Sono contrario alla paghetta a tutti, favorevole al lavoro a tutti.
  23. Sono europeista convinto: a quella nostra bella bandiera UE dobbiamo regalare le strisce.
  24. Pubblicherò un apposito post per ricordare cosa successe alla lira nel 1970 quando venne chiuso l’ombrello degli accordi di Bretton Woods (il che potrebbe ripetersi se uscissimo dall’euro).
  25. La finanza pubblica si divide i “fabbisogno” (quanto serve per …) e coperture (dove trovo le risorse per …): i due aspetti vanno curati e studiati in contemporanea.
  26. Non concordo con chi afferma: “Tanto ho, tanto spendo e il resto non lo realizzo”. Occorre realizzare ciò che serve e fare fruttare il denaro raccolto. Inoltre occorre attivare la ricchezza finanziaria dei privati senza ricorrere a tasse patrimoniali: gli strumenti finanziari ci sono.
  27. Ogni progetto deve essere un sistema; ogni sistema inserito entro un Sistema maggiore.
  28. Prodotti turistici trentini da valorizzare maggiormente: la bellezza delle nostre città; i nostri dislivelli anche in estate.
  29. Occorre superare campanilismi che – gelosi di quanto (poco) hanno – si oppongono di fatto allo sviluppo internazionale delle iniziative locali.
  30. Sono per la mobilità urbana sostenibile e per quale extra urbana a rete.
  31. Funivia a Trento? Deve essere la Bondone-Trento, per portare la montagna in città e non viceversa.
  32. L’intermodalità trentina deve esser rafforzata in vista del completamento della Valdastico.
  33. Trento può diventare, insieme a Bolzano, una delle due “capitali” di una regione Bikeland.
  34. Il comunismo e il liberismo sfrenato hanno fallito. Occorre un nuovo approccio: il liberismo sociale.
  35. Occorre rivedere e aggiornare l’ordine delle priorità di spesa, riesaminando anche le “gestioni separate” garantite per molti anni, a prescindere dall’andamento generale del sistema.
  36. Occorre dare piena attuazione di fatto alla nostra Carta Costituzionale.
  37. Non basta dire “Leggi più semplici, burocrazia più snella”: occorrono fatti concreti in quelle direzioni.
  38. Gli obiettivi “utopici” non sono irraggiungibili, bensì semplicemente non ancora raggiunti. E poi, nella vita, quai a non avere utopie!
  39. I miei filosofi preferiti? Emmanuel Levinas (il filosofo del volto: “Il Volto dell’altro ti guarda e si aspetta una risposta da te!”); Norberto Bobbio; Hans Kelsen; Lorenzo Guetti; Marcello Farina; Umberto Eco; Paolo Mieli (sono filosofi anche questi ultimi due!).
  40. La scuola deve dare non solo la capacità di eseguire i lavori dell’oggi ma anche e soprattutto conoscenza, ovvero la capacità di imparare ed eseguire i lavori del domani.
  41. La concertazione non può spingersi al punto da generare una sorta di inversione della titolarità di un provvedimento.
  42. Ce lo immaginiamo cosa accadrebbe se ogni nostra città fosse affidata ad un Sindaco eletto come il Presidente del Consiglio dei Ministri? E se invece fosse il Presidente del Consiglio dei Minsitri fad essere eletto (col sistema maggiorotario) come se fosse il Sindaco d’Italia?
  43. … (continua)
Fate una croce su questo simbolo e scrivete a fianco quei tre nomi che vi dicevo …

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INTERVALLO “GIALLO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Luglio, 2020 @ 6:36 am

Detto altrimenti: da Camilleri a Mankell      (post 3962)

Un intervallo fra i miei post elettorali ci voleva proprio. “Ma però” andate a leggerli quei post … specialmente l’ultimo, dai, che ne vale la pena! Grazie

“Riccardino”? Grazie, Andrea!

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Un intervallo. Me ne dato l’estro la commemorazione del primo anno “senza Camilleri” che mi ha condotto a pensare ad un altro grande della giallistica interazionale, lo svedese Henning Mankell e ad un raffronto fra questi due giganti. Notate … per quanto mi riguarda, non si tratta di una gara, di vedere chi è il migliore, chi arriva primo nel mio giudizio o chi ha venduto più libri, bensì di fare alcune considerazioni.

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“Cca sugnu!”

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Camilleri si giova di alcuni atout che gli danno un certo vantaggio sulla presa: l’ambientazione e il dialetto siculo e le relative “maschere” (fra le quali primeggia l’ agente Catarella!), ambiente e maschere che ci hanno dilettato e interessato sin dai film quasi dialettali del dopoguerra. A ciò si aggiunge la disponibilità e l’uso sapiente dello strumento televisivo; la bravura di Zingaretti & Co; la creatività, l’umanità e la sensibilità dell’Autore.

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Henning Mankell, forse non altrettanto conosciuto qui da noi, meriterebbe di esserlo. Pensate un po’ mi è stato segnalato, suggerito e “prestato” dalla mia prof del Gruppo di lettura dei Classici Maria Lia Guardini, il che già di per sé è una garanzia! Mankell è un personaggio poliedrico, al pari di Camilleri, e fra i suoi numerosi libri spicca la serie del Commissario Kurt Wallander. E allora il confronto si sposta dai due Autori ai due Commissari Montalbano-Wallander. La particolarità che li distingue è che Wallander matura, cresce e invecchia romanzo dopo romanzo e che di volta in volta viene descritto e analizzato nel suo più intimo sentire: quasi un romanzo (psicologico) a puntate nei romanzi. Questo particolare ti ci fa affezionare e alla fine della serie senti che ti è venuto a mancare qualcosa anzi qualcuno: non l’Autore bensì il Personaggio. Mi permetto di suggerire a tutte e a tutti la lettura della serie Wallander, con l’accortezza di leggerla in ordine cronologico di pubblicazione.

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Resterebbe poi da fare un ragionamento anche su Simenon, ma ho letto i suoi libri troppo tempo fa: dovrei rileggerli ora, “da grande”, per capirne a fondo l’essenza. Ma chevvoletemai, mica si può pretendere tutto da un semplice blogger … mica si può!

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Una domanda a chi mi legge: qualcuno sa spiegare e a me, genovese cresciuto vicino a Boccadasse, come è venuta l’idea a Camilleri di fare abitare a Boccadasse la morosa di Montalbano?

Genova Bocca d’asino, Bucca d’ase, Boccadasse

Buona estate gialla a tutte e a tutti! E leggete i miei post “elettorali, grazie!

Una poesiola scritta tanti anni fa da mio figlio Edoardo:

BOCCADASSE

Degli anziani pescatori e di reti più ruvide, / appress’al varco uman / de l’abisso, / sottile serba l’eco antica / Boccadasse, e quell’innomato odor / d’anni votati alla pira. / Ti vidi in grazia di neve, / nell’abito scomodo pei tetti tuoi sorpresi. / Ti vidi quando i sassi balzellavo / sul blu che t’appaga. / E ti vedo adesso, anfiteatro sul tardo mover / de’ gozzi, / ti vedo. / Son l’alieno. / son io il mondo che, / pria del tempo, / pur fu. / Al freddo bagno di luce, / seguo l’onde a macchia fuggir / via via più scure; / d’intorno, / piangono secche sorti / quei legni traditi, or di raminghi felini / un soppalco. / Nel volger le spalle / al caro fraseggio de l’acque / saluto il guscio d’origine, / ma ‘l ligure mar a sua grand’arte / queta dei ciottoli gli spigoli, / e ‘l mio passo fa mesto.

  Io ne ho composta un’altra, per i gatti di Boccadasse                                      

GATTO DI MARE

Non insegui il Tempo / e grato / il Tempo / non ti rincorre. / Immobile sulla tela di un gozzo / assapori l’amico profumo di pesce / il caldo insperato del sole invernale / e mi osservi / col nobile sguardo / del marinaio antico / al quale ogni giorno tu presti la barca. / Voglio indossare / pantaloni di tela / colore del mare profondo / sfumati di bianco salino / sedere in silenzio al tuo fianco / su questo gradino / dal bordo ormai liso e rotondo / per non disturbare / segreti / ricordi / speranze / e tesori / dei gatti del posto / e dei pescatori.

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DOMENICA NEGOZI CHIUSI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2020 @ 2:35 pm

Detto altrimenti: ipse dixit (post 3961)

(Post elettorale n. 14 – Grazie se leggete anche i precedenti 13)

Nella foto: io a sinistra, Franco Ianeselli alla mia sinistra

Alle prossime comunali votate ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI nella lista PIUITALIAVIVA, a sostegno del candidato sindaco FRANCO IANESELLI

Tanto tuonò che piovve: mi hanno pubblicato su Il Trentino e su l’Adige. Qui sotto, l’Adige di oggi, e con quale commento! Grazie Direttore Faustini.

Crocettate questo simbolo e a fianco scrivete: Roberto Sani, Elisabetta zanella, Riccardo Lucatti.

Grazie a “tutti che mi hanno letto” !

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ELEZIONI, 13

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2020 @ 6:53 am

Detto altrimenti: un mio contributo per “tutti che mi leggono” anche se sono di altri partiti    (post 3960)

(post elettorale n. 13 – Grazie se leggete anche i 12 precedenti)

Alle prossime elezioni comunali, votate ROBERTO SANI, ELISABETTA ZANELLA, RICCARDO LUCATTI, della lista PIUTRENTOVIVA a sostegno del candidato sindaco FRANCO IANESELLI

Riccardo e Franco: attenti a quei due!

La politica gridata, l’insulto, l’attacco personale, gli slogan ... fanno male innanzi tutto a chi pratica queste forme di aggressione ma soprattutto fanno male a tutti noi perché sottraggono attenzione ed energia ai problemi veri e alla sostanza delle cose e delle persone.

Ma non basta. I contenuti sono spesso soffocati dalla degenerazione della retorica, ovvero dall’ “arte” di usare le parole per le parole. Eppure, “le parole sono pietre”, scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …

Ma non basta. Poi ci si mette la demagogia: faccio ciò che il popolo richiede, anche se è dannoso per il richiedente. Per capirsi: un bimbo chiede tre gelati “a fila” al babbo e il babbo glie li dà, anche se poi gli faranno venire il mal di pancia.

Crocetta il simbolo e a fianco scrivi i tre nomi!

Contro la retorica, la demagogia, il populismo, il sovranismo, l’assistenzialismo. A favore dell’UE, della libertà di pensiero, di una programmazione e progettazione manageriale, della parità di genere, del principio di sussidiarietà, del sociale serio, della democrazia parlamentare.

Ma non basta. Poi arriva il populismo:Questa è la volontà del popolo, è il popolo che lo vuole!” Il populismo: il popolo considerato come una entità amorfa, completamente omogenea, esprimente un’unica volontà. Ora, poiché non è possibile che un così elevato numero di persone, prendiamo un numero a caso, 60 milioni, esprimano tutte la stessa volontà, ecco che quella è la volontà di una sola persona, del “democrator” di turno. Già, perché in origine “democrazia” significava potere “sul” popolo e il tiranno era chiamato “democrator”.

Who opened the door for the democrator? And how come he let in the market-conquistadors? Why is he acting as if he has something to hide? The privilege of the stupid is to be taken for a ride.

Chi ha aperto la porta al democrator? E come mai costui si è collocato nel gruppo dei conquistadores? Perché si sta comportando come chi ha qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è di farsi prendere in giro.

Democrator, democrazia. Successivamente il termine “democrazia” fu utilizzato a mo’ di un insulto: lo “strapotere arrogante del popolino al governo” , insultolanciato dalla parte politica dei ricchi esclusi dal potere. Solo oggi democrazia significa potere del popolo. Tuttavia una qual certa regressione l’abbiamo subita, nel senso che in parte siamo retrocessi allo strapotere delle reti dei like e dei media-a-prescindere-dai contenuti, per cui oggi siamo ad un bivio: tornare sulla retta via o distrarci e fare un ulteriore passo indietro verso un nuovo moderno democrator.

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Vedete che aveva ragione Don Lorenzo Milani quando scriveva che le parole sono pietre? Infatti possono servire per costruire o per demolire (la democrazia vera, quella parlamentare). Un’ultima annotazione sull’unanimità: Josif Brodskij, premio Nobel per la poesia sepolto a Venezia, nella prefazione del suo libro “Il canto del pendolo” (Adelphi) raccomanda ai giovani (cito a memoria): “Diffidate delle unanimità, delle folle osannanti … se non altro perché all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male. Male contro il quel potrete comunque vincere perché la vostra attenzione contro di esso è maggiore della sua contro di voi”. Ma torniamo alle nostre prossine “comunali”:

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Con Elisabetta Zanella: e chi ci ferma a noi due!?
E a noi tre, men che meno! Il nostro co-candidato, il coordinatore provinciale di ITALIA VIVA, ROBERTO SANI

Buona politica e buone elezioni a tutte e a tutti, anche a chi non ci voterà.

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