(PAGHETTA A TUTTI E) MES

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Ottobre, 2020 @ 2:09 pm

Detto altrimenti: …. MES:  me so’ sbajato, me spiace, me scuserete …     (post 4046)

Oggi assistiamo a certe decisioni assunte con grande entusiasmo ma senza nessuna preveggenza e organizzazione, le quali risultano poi un fallimento, ma che continuano ad essere difese a spada tratta da chi le ha assunte. Mi riferisco – fra le tante – alla paghetta a tutti e al No MES. Verrebbe da dire: più grosse le fai più vuoi farle passare. Eppure il bambino di quella favola, a dispetto di tutti, gridò “Il re è nudo!” Dice … ma quelli i 5S guai a non fargli dare la paghetta a tutti e poi, il MES, manco a parlarne … dice: “Cadrebbe il governo”. Dico: ma quando mai, via, siamo seri! Sulla paghetta basta fare due conti: quanto ci è costata, cosa a prodotto, cosa ha distrutto. Se avessi assunto io una decisione equivalente nella mia lunga vita di top manager, sarei stato licenziato in tronco e i miei Azionisti mi avrebbero intentato causa per danni.

Ma la ciliegina è il No MES. Dice: se accettassimo quei miliardi aumenterebbe il costo del debito e dovremmo aumentare le tasse. Dico: ma quando mai!? Tanto poi quelle stesse cose le stai facendo con altri fondi, sempre a debito – che ti costano di più! La vera ragione? Dice che se dico si al MES i 5S si arrabbiano e fanno cadere il governo. Dico: ma quando mai!? Che siano così ansiosi nel registrare la loro Gotterdaemmerung, il declino dei loro Dei? Quanto consenso hanno avuto alle ultime politiche? Quanto ne avrebbero oggi? Ragione di più per lanciare la sfida ai 5S: io al posto di Conte l’avrei lanciata, tanto il governo non sarebbe caduto. Lui non lo ha fatto, ha buttato al vento i 34 miliardi “tempestivi” del MES (cioè erogati quando ce n’era bisogno): forse non tiene e ppalle.

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Protetto: PENSIERO ED AZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Ottobre, 2020 @ 6:44 am

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IL PIU RECENTE LIBRO DI DON MARCELLO FARINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Ottobre, 2020 @ 6:10 am

Detto altrimenti: grazie, Marcello!     (post 4044)

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Oggi, domenica 18 ottobre ad ore 14,30 Marcello Farina presenta il suo ultimo libro “Grandezza e fragilità dell’umano”. Si può seguire in diretta su https://www.youtube.com/watch?v=buxHQilq0AA

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Per chi non lo conosce, Marcello è uno storico, un filosofo, un Uomo per l’Umano. Domenica scorsa ha compiuto 80 anni e li ha festeggiati celebrando la S. Messa – Marcello è anche un Sacerdote – nella chiesetta di S. Giustina al suo paese natale, Balbido (TN), il Paese Dipinto per i suoi tanti bei murales, nelle Giudicarie esteriori, poco elevato sopra l’altopiano di Fiavè.

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E’ stato lì che i suoi compaesani – e non solo – hanno voluto essere presenti per festeggiarlo. Marcello, sacerdote del Dio della misericordia, del perdono, dell’amore: sentimenti che dobbiamo vivere qui, sulla Terra (= il nostro pianeta), nel nostro Mondo (= insieme delle nostre relazioni): le parole con cui ha sintetizzato l’omelia sono state: relazioni, solidarietà, umanità.

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Poi ha citato un suo collega co-valligiano, Don Lorenzo Guetti (nato il 1847 a Vigo Lomaso) che nella seconda metà dell’800 per contribuire a far uscire la sua gente dal disastro della povertà causata dalla crisi finanziaria dell’impero, ideò e fondò la cooperazione trentina, basata sulla costruzione del Bene Comune, ovvero di “quel bene alla cui realizzazione hanno contribuito tutti, sin dall’inizio: un bene che nasce dal basso”.

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FATE FIGLI! Si, vabbè … ma poi?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Ottobre, 2020 @ 8:17 am

Detto altrimenti: è il poi che spaventa (post 4043)

Italia, pochi figli. Manca il lavoro alle giovani coppie. Una coppia di genitori ha il lavoro. Fa due figli. Arriva il Covid. Baby sitter quasi irreperibili. Nidi e asili difficili da trovare. Trovati lontano da casa. Orari diversi. Servono auto munite di biseggiolini. Se non intervengono quattro nonni automuniti (da fuori piazza, rispettivamente 150 e 250 km), non c’è soluzione. Tutto ciò accade in una Regione (Emilia Romagna) bene organizzata. Figuriamoci nelle altre! E allora, diamo centralità a chi non ha il lavoro. Diamo centralità a chi il lavoro lo ha. E i nonni? Occorre l’albo professionale dei “Nonni Attivi”. E chi i nonni non li ha oppure li ha a 1000 km? E chi il lavoro non lo ha? Quanto costa alla comunità (denaro e decremento demografico) tutto questo, in assenza di un sistema assistenziale organizzato non solo “bene”, ma “completamente”? Si fa presto a dire “fate figli”.


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MARCELLO FARINA A BALBIDO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2020 @ 5:49 pm

Detto altrimenti: per i suoi 80 anni       (post 4042)

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Don Marcello Farina. Dirgli che gli siamo amici, che gli vogliamo bene, che gli siamo grati di tutto … è così facile, troppo facile: come si fa a non essergli amici, a non volergli bene, a non essergli grati di tutto? Marcello, 80 anni oggi, S. Messa nella chiesetta di S. Giustina a Balbido.

Balbido, il bel Paese Dipinto (per via dei bei murales, se non lo conoscete, visitatelo, ne vale la pena!) il suo paese natale nelle Giudicarie esteriori. A fianco della porta di casa una scritta: “Le parole sono pietre” (firmato Don Lorenzo Milani in “Lettera ad una professoressa”).

Balbido, la porta di casa di Marcello: “Le parole sono pietre”

... "aumentate la speranza, o voi che entrate!"

Giornata quasi invernale, la neve a 1000 metri, pioggia, ma come si fa a non salire per salutarlo in questa occasione? Il paese si è radunato: mascherine e distanza di sicurezza, ma c’erano tutti, oltre a qualche foresto come noi che siamo “da Trento”.  Il suo saluto prima dell’omelia: “Grazie a tutte e a tutti, ma non è il caso di festeggiare un compleanno, queste ricorrenze arrivano per tutti, anno dopo anno, non ci vuole nessun merito. Quello che è bello è essere insieme, festeggiare l’essere insieme”. Marcello, l’uomo, il sacerdote dell’umanità. Io lo conosco a una ventina d’anni e mi sono bastati perché ne traessi un grande arricchimento. Marcello, storico, filosofo, religioso, uomo fra e per gli uomini: la sua religione è l’uomo, l’umanità, l’attenzione all’Altro. Non per nulla, in tante altre occasioni, ha citato il filosofo Emmanuel Levinas, il filosofo del volto: “Il Volto dell’Altro ti guarda, si aspetta una risposta da te”.

Oggi le scritture e il Vangelo erano centrate sul banchetto. Il banchetto simbolo dello stare insieme, delle relazioni umane. Ecco le relazioni. Poi la solidarietà, parole che deriva dal latino in solidum, cioè dal condividere tutto con l’altro. Infine ha citato un suo collega, Don Lorenzo Guetti, nativo di Vigo Lomaso, un paese poco più a valle di Balbido. Lorenzo Guetti, la Persona che ha reagito alla grande crisi della metà dell’800, quella che ha messo in ginocchio l’impero ed alla fame la periferia trentina; Lorenzo Guetti che reagito con l’ideazione e la creazione delle Casse Rurali e della Cooperazione Trentina.

A Vigo Lomaso, Altopiano di Fiavè, Giudicarie Esteriori

Di Don Guetti, Marcello cita l’esortazione a perseguire il Bene Comune che è quello realizzato con il contributo iniziale di tutti, dal basso; e il “non essere servi” che detto da un (sacerdote) italiano a italiani dell’impero austroungarico aveva anche un significato particolare. Tuttavia il suo era un invito alla libertà del pensiero e dell’azione: al pensare a all’agire insieme in favore della  comunità.

Marcello ha pubblicato molti libri. Per me sono tutti importanti, come quelli che mi regala quando capita l’occasione e che poi ritrovate da me citati molte volte: libri di autori come Norberto Bobbio,  Stefano Levi Della Torre, Gustavo Zagrebelsky ed altri ancora. Marcello, grazie ancora una volta di tutto!

P.S.: per capire la situazione alla quale ha reagito Don Lorenzo Guetti1870. La Grande Deflazione. L’ 8 maggio 1873 precipitò la quotazione di tutte le società  quotate in borsa. Si era all’apice della fase dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società  dell’indotto, la gente si indebitava per comperarne azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack del 10 maggio 1873. L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito disponibile per le imprese. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza pura, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì. Idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via si salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% a Trentini!

La zona del Maso Limarò vista dalla vecchia strada Terlago- Ranzo-Molveno

Per non dimenticare. Qui sopra: la traccia che vedete nel fianco della montagna, al tempo di Don Guetti era il sentiero, la carrareccia che i suoi compaeani avevano faticosamente scavato e che poi altrettanto faticosamente percorrevano a piedi o con i carri per arrivare a Sarche e poi … in America! Per loro, già arrivare ai porti d’imbarco era una emigrazione! Poi è diventata una strada provinciale ed oggi una pista ciclopedonale.

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42 ANNI, 76 ANNI, … ANNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2020 @ 6:32 am

Detto altrimenti: numeri importanti, quasi quasi me lo gioco …. (post 4041)

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1986, avevo 42 anni. Arrivai in Trentino non più da turista bensì per lavoro: Direttore dell’ISA- Istituto Atesino di Sviluppo S.p.A., presidente il Sen. Bruno Kessler.

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In quei giorni conobbi una persona, Paolo, il nostro notaio, il quale sarebbe diventato presto un caro amico: insieme con le rispettive famiglie in lunghe vacanze; insieme noi due a pedali, sui passi Colle Bergia, Sestriere, Monginevro, Izoard, Lautaret, Galibier, Telegraf. Moncenisio.

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Siamo “Immuni” entrambi!

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Adesso io ho 76 anni. Da dieci anni ho conosciuto una persona, Donatella, che di anni ne ha … insomma, delle Signore non si dice l’età, ecchediamine! Conosciuta e apprezzata sin dal primo momento per le comuni idee che abbiamo della Politica, per la sua professionalità, il suo impegno, la sua determinazione. Sto collaborando con lei da allora.

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Adesso io ho 76 anni. Da sei mesi ho conosciuto Franco che adesso è lui ad avere 42 anni. E ritorna quel numero!

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Da qualche anno Donatella è senatrice. Da pochi giorni Franco è sindaco di Trento e Paolo Presidente del Consiglio Comunale. Paolo, un vecchio amico pluridecennale, ritrovato da poco. Donatella, un’amica “solo” decennale. E Franco? Dire che è un amico sarebbe troppo e troppo poco. Troppo, perché ci siamo appena incontrati quasi di sfuggita poche volte. Troppo poco perché i concetti che esprime, le sue letture, il suo modo di porsi fanno sì che io lo consideri già tale.

Intendiamoci: a prescindere dalle origini di ognuno, dalle colorazioni e/o sfumature politiche, si tratta di tre Persone di grande spessore culturale e civile, serie, capaci e impegnate; Persone di cui la nostra terra ha bisogno; Persone distanti anni luce dalla politica improvvisata, gridata, retorica, populista, demagogica, sovranista, antieuropeista.

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Ieri passeggiavo lungo la Fersena. Incontro un amico ex senatore (la bellezza di Trento: basta uscire a passeggio e …). Commenta i risultati elettorali: “La gente vota la persona, guai a liste bloccate!”. Come sono d’accordo! La gente vota la persona e lo stesso vale per la scelta degli Amici che sono Persone, non nomi iscritti a questa o quella lista.

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AUTUNNINBICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2020 @ 8:05 pm

Detto altrimenti: dopo settimane di brutto tempo, un raffreddorone, un periodo di servizio-nonni a Bologna, ovvero dopo un mese sano sano senza pedalare, oggi ce l’ho fatta! A pedali, solo 50 km, ma intensi!   (post 4040)

Bacche

Parto da Riva del Garda: Lungo lago, Foci del Sarca, Arco, Ceniga, Dro, Lago di Cavedine e ritorno. Con una e-bike, data la ruggine che avevo nelle gambe, considerando inoltre che devo superare lo strappo al 20% della Centrale Fies.  Ero curioso di vedere l’effetto della piena del Sarca. Infatti qua e là l’asfalto della pista ciclopedonale è ancora ricoperto da una sabbia fine residuo dell’alluvione. Nel greto del fiume alberi sradicati, sponde letteralmente rasate, e nuove isole e sponde di sassi ammucchiati dalla furia delle acque.

Letteralmente a sbalzo sulla corrente

Per converso, al lago di Cavedine nessun segno dell’alluvione. Ho impiegato tre ore, comprese le numerose fermate per le foto ed una sosta al Bar Wind Valley degli amici Danielli.

Sul Lago di Cavedine …
… una coppia di fatto

Al di là delle foto che spero vi stiate godendo: in un mese due esondazioni del Sarca. Piccolo segnale. Un segnale “grande” ci arriva invece dal ciclone “Gamma” che sta devastando Messico e alcuni stati USA. Non ce ne occupiamo e preoccupiamo abbastanza: infatti pensiamo (giustamente) al virus ma (ingiustamente) pensiamo molto meno al cambiamento climatico che è e sarà molto, molto più micidiale del Covid. In altre parole: non siamo più capaci di pensare alla dimensione storica dei fenomeni naturali, della politica, dell’economia, del sociale.

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FRANCESCA FERRARI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2020 @ 6:20 am

(Questa intervista è del 9 ottobre 2020 – A fine giugno 2021 Francesca è improvvisamente mancata. Le esequie si sono tenute il 6 luglio 2021 presso la sua parrocchia, la Chiesa dello Sposalizio della Vergine in Via S. Bernardino a Trento)

Detto altrimenti: una Persona così “ricca” che non so da dove cominciare      (post 4039)

Anteprima

FERRARI. Un marchio famoso per via degli spumanti e della auto da corsa. Ma qui in Trentino “Ferrari” è un nome famoso anche per ben altra ragione: Francesca Ferrari, classe 1934, una Persona che sta dedicando tutta la sua vita agli Altri. Conosco Francesca da circa 25 anni e mi pregio di definirmi – io giovincello classe 1944 – il suo ragazzo di fatica, l’autista per le lunghe tratte, il trovarobe, l’aspirante comunicatore. Da anni infatti le sono vicino e non solo di casa, due palazzi prima del mio, sul bel viale Trieste, lungo la Fersena.

Pur avendo alle spalle oltre 4000 post, questa volta mi trovo in seria difficoltà: da dove e come iniziare l’intervista? Come strutturarla? Per cercare di farmi aiutare nell’impresa ieri sono riuscito a carpirle un breve curriculum vitae: titoli di studio, attività lavorativa, esperienze di volontariato, impegno politico: ancor più arduo il mio compito! E allora mi è venuto in mente un passo del bel libro di Pier Luigi Celli: “Una persona si conosce molto meglio dalla sua storia che dal suo curriculum”. E quindi eccomi qui a cercare di trasmettere il suo valore attraverso una ricerca fra i suoi appunti di vita vissuta (e sono tanti!): la storia di una Persona che vive per gli Altri. Infatti, sempre sorridente, Francesca è la Persona che alla domanda “Come stai?” risponde sempre “Tutto a posto, Riccardo!” il cui pensiero è sempre e solo per gli Altri. Francesca trova normale fare tutto ciò che fa. Ma invece è semplicemente eccezionale!

Lascio ad una eventuale seconda occasione l’esposizione del suo curriculum, come pure la raccolta dei moltissimi documenti che Francesca ha conservato gelosamente, fra i quali molte lettere oggi conservate negli archivi dell’Arcivescovado di Trento. Appena possibile inserirò in questo post altre fotografie.

Ora possiamo iniziare

Francesca, alla guida della tua vecchia gloriosa BMW tre volumi con la spigliatezza di una ventenne a trasportare cibo e vestiti per gli Altri: perché non la cambi quell’auto con una più agevole da manovrare?

Niente da fare: è un pezzo troppo importante della mia vita. Sono molto affezionata alla mia auto, testimone di molti viaggi alla Comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli. Infatti, complessivamente ho curato l’entrata in quella comunità di ben 354 persone tolte dal carcere, dalla strada, dagli ospedali (perché malate di AIDS). Di loro, purtroppo, 34 sono decedute. In queste trasferte mi faceva da autista il responsabile della “Volante” della Polizia della Strada, maresciallo Mario Mulaz, il quale alle 07,30 del mattino mi attendeva sula porta del carcere di Via Pilati. Con lui c’erano anche due Carabinieri già pronti per il trasferimento. Mi presentavo davanti all’Ufficio Matricola del carcere il permesso firmato dal magistrato competente che quasi sempre era il dr. Giovanni Kessler, che autorizzava quel trasferimento in comunità. I Carabinieri una volta mi dissero: “Lei è proprio pazza da legare, non sa che questo è un delinquente di prim’ordine?”. Rispondevo: “Ah si? Per voi, ma non per me. La prossima volta vi dirò come è andata”. Ed ogni volta tutto andava benissimo.

Francesca, il primo approccio di chi ti incontra è quello con la tua casa-ufficio: due scrivanie ricoperte dai fascicoli delle persone che stai aiutando. E in una stanza, scatoloni e sacchi di indumenti da distribuire a persone bisognose.

Vivo da sola in una casa grande. Avevo (ed ha, n.d.r.) una stanza piena di vestiti per chi vive sulla strada e decide di entrare in comunità o per chi semplicemente ha bisogno d’aiuto. Sai, Riccardo, c’era e c’è bisogno di tutto: la droga è una bestia feroce e distrugge tutto: soldi, sentimenti, famiglia, progetti di bene. E la povertà e la mancanza di un futuro non sono da meno.

Francesca, dal piccolo paese d’origine della tua famiglia in Val di Non alla Francia, dove sei nata: la tua vicenda familiare.

Mio nonno nasce a di Revò (Val di Non, n.d.r.) in una famiglia poverissima. Emigra negli USA dove diventa presto capo squadra minatore e riunisce la famiglia. Rimasto vedovo – la moglie muore di parto – con due figli rientra in Italia. Il mio papà Luigi – classe 1905 – frequenta le scuole elementari a Bolzano, l’Istituto Tecnico a Rovereto, a diciassette anni si iscrive all’Università di Ingegneria Navale e Meccanica a Genova, con la prospettiva di trovare il lavoro in quella città. Al momento della laurea gli viene chiesto di superare l’esame in dottrina fascista.  Mio padre si rifiuta.  Inoltre, i fascisti scoprono che il papà era iscritto al Partito Popolare di Don Sturzo e il giorno dopo lo inviano a Matera. Al che papà parte per l’America con passaporto di studente e come tale viene accettato e si specializza in meccanica aeronautica: tuttavia non essendogli permesso di lavorare, rientra in Europa  e si ferma a  Parigi trova immediatamente lavoro come specialista dei carburatori delle auto da corsa: insieme al suo datore di lavoro brevetta un sistema antincendio. A Parigi conosce e si sposa civilmente con Vittorina d’Este, una veneziana, anch’essa emigrata giovanissima con la famiglia in cerca di lavoro. E in Francia, a Versailles dopo i fratelli Roberto e Fabio, nel 1934 nasciamo io e la mia gemella Beatrice. Poco dopo in Italia nasce Virgilio  ed infine nasce l’ultima, Giglia.

Rientriamo a Revò. 1940: l’Italia dichiara guerra alla Francia. A casa mia mamma e papà ed alcuni loro amici parlavano molto di Mussolini e del fascismo, sempre sottovoce. A scuola, prima elementare: la maestra è una fascista sfegatata e “scopre” che il mio lapis è fabbricato in Francia! Me lo strappa di mano e lo scaglia in fondo all’aula: non lo posso usare perché la Francia è nemica dell’Italia! Dopo questo episodio sono diventata oggetto di scherni, scherzi e percosse da parte di alcuni compagni di classe. Solo uno mi difendeva, un tale Riccardo di otto anni, ripetente per la terza volta. Disse a me e a mia sorella Beatrice di non avere paura perché lui ci avrebbe accompagnato nel tragitto casa-scuola-casa. E così fu. A questo punto la nostra carissima amica maestra Anna Martini ci scrisse alla scuola di Romallo, dove, con la scusa di offrirci la merenda, ci insegnava il catechismo e – all’insaputa di papà – ci portava a Messa. Infatti papà voleva che noi ragazzi decidessimo in autonomia le nostre scelte di fede. Ironia della sorte o meglio per dono del Signore noi tre figli avrebbero poi dedicato la loro vita al Signore e ai Suoi insegnamenti.

Ed io? Per farla breve: scuole medie a Cles (abbastanza lontano da casa dati mezzi di trasporto del tempo) e poi in collegio a Verona dove ho proseguito nella scuola superiore. Al secondo anno, durante uno screening, mi trovano portatrice di TBC e mi allontanano dall’istituto.  Vengo ricoverata Cles, guarisco, continuo gli studi a Trento e recupero gli anni persi. Torno quindi a Parigi dove mi iscrivo all’Università Cattolica, corso di laurea in Scienze Sociali ad indirizzo psichiatrico, avendo la fortuna di trovare professori molto vicini ai loro alunni. Da notare che in Italia la psichiatria è solo “medica” e non ha alcuna impostazione “sociale”, per cui successivamente la mia laurea conseguita a Parigi nel 1957 non viene riconosciuta valida. Nel 1958 inizio a lavorare a Trento quale responsabile dell’accoglienza educativa dei ragazzi con problemi comportamentali segnalati dal Tribunale dei Minori: faccio inoltre l’assistente del Convitto: il mio orario è particolare: dalle 18,00 alle 24,00 e dalle 07,00 alle 09,00 del giorno successivo. All’epoca, grazie alla nuova impostazione del Presidente della Provincia Bruno Kessler, l’istruzione professionale fu totalmente rinnovata nei desideri e nelle prospettive di chi vi si rivolgeva: Kessler mi chiamò per gestire questo cambiamento.

Il tuo rapporto con la Fede e con la Religione dei comportamenti prima che con quella dei riti.

Sono stata battezzata a Parigi, all’età di cinque anni, per puro caso. Infatti la sorella di papà, Maria, che faceva la maestra a Romeno, nell’agosto del 1939 viene in Francia a trovarci e chiede al fratello di far battezzare le due figliolette gemelle. Papà, per ringraziarla della vista, accetta. Come ho detto prima la nostra istruzione religiosa fu curata solo dopo, quando rientrammo a Revò, dalla maestra Anna Martini.  All’epoca veniva spesso a casa nostra Mons. Guido Bortolameotti parroco di Cloz che stava costruendo la chiesa di Cloz e chiedeva aiuto a papà per certi calcoli. Per attenermi alle direttive paterne, non feci la Prima Comunione e la Cresima con i miei compagni di classe. All’età di diciotto anni ebbi una grossa crisi di fede che superai grazie all’aiuto del Mons. Bortolameotti e del professor Don Livio Magagna, preside dell’Istituto Arcivescovile di Trento. Di lui conservo ancora alcune sue lettere molto belle.

Il tuo ingresso nel mondo della solidarietà.

Credo che la motivazione alla solidarietà mi derivi innanzi tutto dai miei genitori: l’attenzione agli altri, soprattutto a chi soffre, a chi vive nell’indigenza; a non vivere mai per se stessi, bensì per aiutare gli altri, sempre, ricercando il dialogo, l’intesa, il perdono. Ho lavorato nel volontariato in Madagascar, Brasile, Bolivia, Cina, Algeria e Marocco. Una cosa però la devo dire: tutta la mia vita non è stata frutto di una mia pianificazione, ma di una serie di chiamate: da un vescovo, da un cardinale, dal presidente della Provincia e da altri ancora, non esclusa una particolare Chiamata, quella che mi ha colpito al cuore, se è il cuore la sede dei sentimenti che hanno ispirato la mia azione.

Francesca passpartout. Per te porte aperte ovunque: a Roma in Vaticano; a Trento in Tribunale, in Provincia, in Comune, all’Arcivescovado. Questa è la credibilità che ti sei meritata.

Il mio passpartout è la gentilezza, il “non lasciar perdere”, l’impegno, il superare quel “lascia che si arrangi, può e deve farcela da solo”; il farsi carico di scrivere ad un giudice, al vescovo, ad un cardinale, al presidente della Provincia per dire loro che “si può fare, si può salvare questa situazione”.

Durante gli anni della nostra frequentazione operativa, mi hanno colpito particolarmente due aspetti della tua azione: quella con i ragazzi del ’68 e con le vittime della tossicodipendenza.

I ragazzi del ’68? Io intesi valorizzare la loro forza contestatrice, le loro ragioni, il loro impegno. Proposi loro di studiare insieme la via per uscire dall’impasse, unendo le forze e dialogando. I “tossici”? Cercavo di capire la loro sofferenza e di superare la domanda che mi facevano regolarmente “Chi ti ha detto che sono un tossico?” Uno di quelli che furono arrestati dalla polizia mi scrisse “Ringrazio il Cielo che mi hanno fermato”. Risposi: “Dimmi cosa ti serve, come vuoi e puoi orientare la tua nuova vita”. Inserivo il francobollo per la loro risposta che mi arrivava regolarmente. Mel 1981 ho fondato l’AFT- Associazione Famiglie di Tossicodipendenti che ho diretto fino al 2004.  Posso affermare che occorrerebbe snellire i passaggi burocratici del percorso di salvataggio delle vittime della droga.

Altro passaggio rilevante della mia vita: nel 2001 insieme a Bruno Masè e ad altri abbiamo fondato la Onluss Trentino Solidale che poi ho presieduto per un decennio dando vita e gestendo 157 progetti di solidarietà nazionale e internazionale. I progetti radicati sul territorio provinciale sono finalizzati alla lotta allo spreco del cibo che viene raccolto dai donatori e distribuito quotidianamente ai bisognosi ; all’offerta – nel periodo invernale – di un posto letto a chi non ha fissa dimora; con il progetto “Alternativa al carcere” alla possibilità di riscattare pene o altre sanzioni attraverso ore di Lavoro di Pubblica Utilità e messa alla prova. Nel 1995 ho fondato e presieduto la cooperativa sociale La Sfera, per il reinserimento sociale e lavorativo degli ex tossicodipendenti, tuttora funzionante.

Francesca, senza di te la nostra comunità sarebbe molto più povera. Viene da chiedersi come fare per non interrompere questa “catena della bontà attiva”: chi potrà ricevere la tua eredità e proseguire questo cammino?

No, Riccardo, non pensar così. Morto un Papa, se ne fa un altro, e l’altro è sempre migliore del precedente.

Francesca, quasi per caso ho scoperto che hai ricevuto dal Comune l’onorificenza dell’Aquila di San Venceslao. Mi piace ricordarlo qui, sui “miei” social, vincendo l’opposizione di te che sei Persona dell’essere e del fare, non certo dell’apparire.

Il sindaco di allora mi attribuì questa onorificenza a seguito delle mie quattro consiliature (1980, 1990, 1999, 2009): insieme a me la ricevettero anche gli altri colleghi.

Francesca. Quattro consiliature comunali sono tante, ma il tuo impegno politico è vivo anche oggi: infatti so che sei molto vicina a una persona …

Dai Riccardo, ma se sei tu che mi hai fatto incontrare Donatella Conzatti, Senatrice di Italia Viva! Un persona che ho imparato a conoscere e che stimo molto.

Grazie Francesca per avere accettato questa intervista: la più difficile da sintetizzare in poche righe; la più ricca fra tutte quelle che ho fatto; la più preziosa da offrire ai miei lettori.

S.E.E.O. … perchè non è facile stare dietro e sintetizzare il fiume di ricordi e di testimonianze di Francesca!

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IL NUOVO SINDACO DI TRENTO, FRANCO IANESELLI, AL CONSIGLIO COMUNALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Ottobre, 2020 @ 6:39 am

post 4038

Ho letto e condiviso il discorso di saluto al Consiglio Comunale del nostro nuovo sindaco di Trento, Franco Ianeselli. Franco, noi di PiuTrentoViva siamo orgogliosi di avere contribuito alla tua elezione e siamo pronti a continuare a fornire il nostro contributo professionale su singoli progetti. Da sperimentato manager, presidente e amministratore delegato di SpA mi permetto di osservare che tu hai tutto cià che occorre per avere successo: la visione del futuro; la visione d’insieme del sistema e dei sistemi; l’onestà intellettuale; la capacità di coinvolgimento; il coraggio; l’entusiasmo; la determinazione; la credibilità.  Buon lavoro, Franco!

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POESIE A VELA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2020 @ 7:22 am

Detto altrimenti: tre poesiole per la mia barca, un monotipo da regata di sette metri, un Fun di nome Whisper, numero velico ITA 526. La prima, mia, scritta poco dopo il suo acquisto; la seconda, scritta da Whisper, di adesso che dopo 30 anni la sto usando molto meno. Infine, la terza, ancora mia, una poesia per tutte le Vele Rivane. (post 4037)

WHISPER

S’illumina al sole
ti aspetta.
La prendi
la porti nel vento
rspira il tuo stesso respiro
sussulta
lei freme
sospira.

FUNFRALENUVOLE

Nuvole amiche del ciel vagabonde
che non restate mai ferme un momento
onde d’un lago ch’è privo di sponde
madrine dell’Ora e figlie del Vento;

nuvole dolci se il sole v’irrora
voi sempre riuscite ad essere nuove
calde la tramonto più fredde all’aurora
liete col bello e un po’ tristi se piove;
nuvole diafane ai raggi solari
che v’arricchite di porpora e d’oro
e nel chiaror di regate lunari
fate del cielo un cangiante traforo;

nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate
e che lenite l’arsura de’ campi
del Nastro Azzurro oppur corrucciate
dell’Intervela fra fulmini e lampi;

nuvole alte dai bianchi contorni
diademi regali a cime rivane
nuvole sparse in cui volano storni
nido incantato di cigni e poiane;

di tutte voi dal meriggio allorquando
io nacqui sul lago mi innamorai
da molti anni ormai sto veleggiando
senza potere raggiungervi mai!

E la mia randa io sempre l’ho indosso
la tuga consumo al sole ed al gelo,
ma in Fraglia Vela star fermo non posso:
non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo
e in questo un poco ci assomigliamo:
nulla vi chiedo io nulla pretendo
se non poter dire quanto vi amo.

Eterna meta di tutta la vita
è il vostro porto che mai ho raggiunto,
è questa dura bolina infinita
che mi sospinge pur sempre a quel punto.

Quando dall’alto del monte Brione
la vela mia bordeggiar non vedrete
ed intonar questa alata canzone
voce planante di Fun non udrete,

amiche nuvole non lacrimate
poiché veliero del ciel diverrò
fra Dolomiti di neve imbiancate
prora di nuvole e cielo sarò.

VELE RIVANE

Il cielo è pulito, fa freddo.
Il Vento del nord respinge la nebbia.
Le palme e gli ulivi son scossi e muovon le foglie
qual ali che voglian migrare.
C’è Vento sul Lago da giorni.
Le cime nevose dei monti
dipingono l’aria di candidi sbuffi.

Nel porto un’orchestra.
Ascolta
tintinna di magico timpano
sartia d’acciaio
e insieme a folate impetuose
dà fiato ad un oboe solenne.
E l’onda, smorzata dal molo, applaude il concerto
lambendo gli scafi seduti in poltrona
nel proprio teatro di luci e di suoni.
In alto un gabbiano galleggia nel fiume sospeso.
Sull’acqua reali due cigni attendono il tempo.

Dal seno materno del porto si stacca una prora:
s’avanza invelata e scruta l’invito del vento.
Dapprima procede più lenta
poi prende vigore sull’onda che s’apre e l’accoglie
nell’umido abbraccio d’amante in attesa.
Carena sussulta si slancia
respira lo stesso respiro del cielo
e all’acqua regala la forma.

Le creste dell’onde s’uniscono all’aere in spume rapite.
Lo scafo ormai vola: e mentre ti portan sue ali
Lo senti vibrare, gioire e chiederti: “Ancòra!”.
Ma devi tornare
e volti la rotta in faccia alla furia che avverti più vera.
Non lotta con l’onda la prora che s’alza:
l’affronta, ricerca un’intesa, la trova, procede,

la senti che parla di te con l’acqua e col vento.

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