GIUSEPPI v. DEMOCRAZIA PARLAMENTARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Dicembre, 2020 @ 7:53 am

Detto altrimenti: ieri sera al Senato  MATTEO RENZI v. GIUSEPPI   (post 4093)

NON E’ IN GIOCO SOLO L’UTILIZZO DEL RECOVERY FUND, MA LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE !

MATTEO RENZI. Ieri sera io ho reagito a caldo, questa mattina a freddo, ma il risultato è lo stesso: RENZI STATISTA, DEMOCRATICO – CONTE RAGIONIERE ANTIDEMOCRATICO (con il massimo rispetto per i ragionieri, s’intende!).

Ricordiamo come è stato tirato fuori dal cappello a cilindro Conte: uomo “finto” con due cani da guardia veri alla costole, i due Vicepresidenti. Poi lo strappo: mi basta un solo vice anzi formalmente nemmeno uno ma … di fatto? Di fatto dietro quella sua aria pacata, formalmente equilibrata, riflessiva, c’era tutto il grillismo possibile, quello del percorso verso la DEMOCRAZIA DIRETTA (diretta da chi? Ma dai capi-rete, of course! V. in nota) mescolata alla “questo uomo solo pro tempore al comando”. Dico “questo” perchè una volta arrivati (Dio non voglia!) alla democrazia diretta, a comandare sarebbero altri pro-tempore: i capi rete.

LE TECNICHE DEL PIU’ DIABOLICO MARKETING COMMERCIALE STRATEGICO APPLICATE ALLA TRASFORMAZIONE PER VIA DEMOCRATICA DELLA DEMOCRAZIA IN OLIGARCHIA.

E allora facciamo un po’ di palestra:

1 – abituo il popolo ai DPCM (che per chi scrive sono Dicci Perfavore Cosa Macchini!)

2 – Invio il Recovery Plan ai Parlamentari alle 02,00 di notte.

3 – Sostituisco i parlamentari con 300 consulenti, la RECOVERY BAND.

4 – Non porto in aula la legge di bilancio.

5 – Faccio una FONDAZIONE PER I SERVIZI SEGRETI.

Tanto RENZI, con quel suo 3% cosa volete che faccia? E invece RENZI 3% è di una incisività, di una chiarezza, di una onestà intellettuale, di una visione da statista che ferma la valanga antidemocratica, convince e stravince. Ah… questi Toscani! Aveva ben ragione Curzio a definirli “maledetti”! Questi Toscani, primi in Italia ad avere l’Autonomia Amministrativa (con il Lorena), ora pretendono di avere anche l’Autonomia di Pensiero! Pretendono di difendere la Democrazia Sostanziale Rappresentativa Parlamentare, non si accontentato di quella formale diretta da noi che vogliamo dare a tutti gli Italiani! Non si lasciano infornare! E dire che avevo preparato tutto per benino!

NOTE:

1) DEMOCRAZIA DIRETTA, ecco la ricetta: numero inferiore di parlamentari, più giovani, estratti a sorte o reclutati dalla rete + referendum propositivo con quorum minimo meglio se gestito dalla rete + vincolo di mandato = le leggi saranno fatte dai capi rete = la democrazia parlamentare si sarà trasformata in democrazia diretta dai capi rete cioè in una oligarchia.

2) Dov’e’ il PD, nel frattempo?

3) IERI SERA IL TG: molto spazio alle chiacchere di Conte, poco all’intervento di RENZI che invece rappresentava il nocciolo della questione. Sarebbe stato necessario commisurare lo spazio non al ruolo delle persone nè al numero di parole proferite, ma al loro “peso specifico”.

4) Quel tono pacato di Conte, quelle sue frasi generiche tendenti a rassicurare, buttate lì, alla “Lo vedete come sono equilibrato e sereno, come opero alla luce del sole, le cose le dico mica le faccio di nascosto … cosa volete mai pensare che si stia architettando alcunchè? ” E invece no, questo suo modo tende a portare dalla sua parte l’osservatore ingenuo, superficiale e distratto (che poi rappresenta purtroppo la maggioranza della popolazione), ovvero la massa di chi segue di più la morte di Maradona e di Paolo Rossi che quella della Democrazia Parlamentare.

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MOBILITA’ TRENTINA COME ERAVAMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2020 @ 9:43 am

Detto altrimenti: riordinando casa  … (post 4092)

… salta fuori un vecchio libro del 1958, “Il Trentino, aspetti di ambiente e di vita” a cura dell’Assessore alla Pubblica Istruzione e Artigianato Guglielmo Banal, essendo Presidente della Giunta Provinciale Riccardo Rosa. Nella presentazione Banal ci conferma che si tratta di una pubblicazione per le scuole, avviata dal compianto Comm. Giuseppe dal Rì, Provveditore agli Studi di Trento. Apro una pagina a caso (pag. 75) e incappo in un pezzo dedicato alla mobilità della Provincia, che riporto:

“Il Trentino non ha una rete ferroviaria particolarmente sviluppata: oltre i 77 km della Verona-Brennero e i 67 della Trento-Venezia, abbiamo la tranvia Ora-Predazzo (km. 51 di cui 25 nella nostra provincia) e quella in rifacimento Trento-Malè (inaugurata nel 1909, n.d.r.), il cui vecchio tracciato era di 71 km.  …. La rete stradale: 423 km di Strade Statali, 533 km di Strade Provinciali, 1760  Km di Strade Comunali … resta il grande problema della Statale del Brennero, è allo studio un’Autostrada …”

Nulla si dice della Ferrovia Rovereto-Riva di km 28,5 che fu attiva dal 1891 al 1915 e dal 1919 al 1936 e del cui ripristino oggi finalmente si parla. Peccato! Ho iniziato da questa pagina aperta a caso perché oggi la mobilità è un tema all’ordfine del giorno. Ma procediamo con ordine. I capitoli del libro sono:

  • Note di geografia, pagg.  9-77
  • Appunti di storia trentina, pagg. 83-303
  • Arte, pagg. 309-415
  • Agricoltura, pagg. 423 -462
  • Il bosco, pagg. 471-512
  • Industria, Artigianato e Commercio, pagg.  521-533
  • Il turismo, pagg. 541-582.

Molto significativo, a giudicare dal numero di pagine dedicato, è il peso specifico attribuito ad ogni argomento. In particolare nell’’ultimo capitoletto, quello dedicato al turismo, ben otto righe (!) sono dedicate alla bellezza del viaggiare in bicicletta e a pagina 565 è riportato l’elenco dei 21 impianti funiviari di risalita presenti in provincia. Come siamo cambiati, e come ancora possiamo e dobbiamo cambiare per sfruttare la risorsa sistemi ciclabili di valle e di montagna e il “dislivello” come prodotti turistici!

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MES E RECOVERY FUND IN POCHE PAROLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2020 @ 7:20 am

Detto altrimenti: i due problemi del giorno       (post 4091)

MES

1) “Sanitario”: denari per rafforzare il nostro sistema sanitario. Non ne abbiamo bisogno? Siamo già perfettamente organizzati? Siamo già pieni di soldi e con pochi debiti?
2) “Bancario”: tutta l’UE si prepara ad aiutare tutte le banche UE dalla crisi che le colpirà quando le tantissime loro società clienti falliranno a causa della crisi Covid e non potranno ripianare i propri debiti bancari. E’ forse questo un “regalo ai banchieri”? Possiamo permetterci che il sistema bancario collassi?

Dire no a tutto o anche solo ad una parte del MES è una decisione suicida. Dice … ma si tratta di un ulteriore debito! Rispondo: … che ci costa lo 0,1% all’anno di interessi ma poichè l’emissione del titolo ha un costo negativo, in realtà il MES non è un debito ma una rendita. E poi se non accetti il MES, dovrai ricercare altrove quei fondi, aumentando il tuo debito a costi reali! Ci siamo bevuti il cervello?

RECOVERY FUND, PLAN, BAND

Io sono laureato, top manager e CEO per una vita, sono impegnato in politica, leggo i giornali, mi informo, pubblico libri su finanza ed economia eppure faccio una gran fatica a cercare di capire come si sia svolto/si stia svolgendo il processo di scelta dei progetti da finanziare con i denari del Recovery Fund. Al che mi chiedo: come può arrivare a  capirci la gran massa della gente che non ha avuto la fortuna che ho avuto io, quella di una vita privilegiata nel senso che mi ha dato questa formazione culturale e professionale? Questa non-immediata-comprensibilità è come un velo che secreta processo e decisioni ed è un vulsus arrecato alla Democrazia: infatti in Democrazia i governanti governano e il popolo direttamente e/o a mezzo del Parlamento, osserva, comprende, valuta. E se la decisione viene inviata al Parlamento alle 02,00 di notte per essere illustrata come già decisa e varata il giorno dopo, non va bene.

Cosa? Vi sarebbe qualche inesattezza in ciò che sta alla base del mio ragionamento? Ecco, vedete che ho ragione io? Se sono poco informato io, figuriamoci la massa della popolazione!

Dichiarazione di Matteo Renzi in parlamento, luglio 2020:

Presidente Conte, sorprenda il Parlamento e il Paese. Anziché una task force, ci regali ad agosto un dibattito parlamentare in cui la forza della maggioranza dovrà essere quella di sfidare le opposizioni sulla base non di un generico programma di riforme, ma di un concreto business plan per il futuro del Paese“.

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I DIALOGHI DI PLATONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2020 @ 3:05 pm

Detto altrimenti: ATLANTIDE, IL CRISTIANESIMO, TOMMASO MORO, PAPA FRANCESCO    (post 4090)

In questi miei post io talvolta inserisco i post “I dialoghi di Plutone” , conversazioni fra gli amici Tizio e Caio alle quiali di aggiunge, sotto le mentite spoglie di Sempronio, il diavolo Plutone. Ora, sia chiaro: Platone era un filosofo e Plutone  è un pianeta: nessuno dei due, quindi, un diavolo. Ma che volete, mi è venuta così … tanto – mi sono detto – saranno pochi a sapere chi era Platone,  ancora di meno a conoscere i suoi Dialoghi, nessuno a contestarmi (come infatti è poi avvenuto). Oggi invece mi rifaccio ai Dialoghi di Platone, quelli veri.

Platone, filosofo nell’Atene del V° sec. A. C.. Persa da Atene la guerra del Peloponneso contro Sparta; eseguita la condanna a morte del suo maestro Socrate; città governata dai 30 tiranni; ristabilita una nuiova democrazia. E Platone va a Siracusa presso il tiranno Dionigi (il vecchio) per cercare di convincerlo che qualsiasi  forma di governo (tirannia, oligarchia, democrazia) poteva sopravvivere solo se rispettava i diritti umani. Dionigi lo ascolta e lo fa imbarcare su una nave con l’ordine di andare a venderlo come schiavo. Un suo amico interviene e lo riscatta. Platone con Siracusa  ci proverà altre due volte, con il nuovo tiranno, Dionigi il giovane, senza ottenere compiutamente ciò che voleva.

Nel  frattempo scrive i suoi “Dialoghi”. In particolare nei dialoghi “Timeo” e “Crizia” ci racconta l’origine di un’isola stato, “Atlantide”, governata secondo i suoi principi. Alla base della sua filosofia politica sta questo concetto: a governare devono essere i filosofi; nel livello immediatamente inferiore i militari; “sotto” ancora gli artigiani (oggi diremmo, gli industriali). 500 anni dopo troviamo il messaggio di Gesù Cristo, che – nonostante quel Suo “Date a Cesare quel che è di Cesare” –  sta alla base (anche) di un nuovo mondo “politico”, basato sulla tolleranza, il rispetto e l’accettazione dell’altro. Dopo altri 1500 anni lo stesso tema viene sviluppato da tale Thomas Moore (diventato San Tommaso Moro nel 1935) con la sua “Utopia”. Oggi il tema dell’unica politica possibile alla base dell’intero sistema delle relazioni umane è ripreso dal capo di uno Stato, lo Stato Città della Città del Vaticano, Papa Francesco.

Un’ultima riflessione sulla scala della gerarchia politica di Platone: la suo tempo la “politica” era “politica di guerra”, quindi avere posto al primo gradino non i militari ma i filosofi è stata una grandissima rivoluzione, che anche oggi – nella sostanza – dovremmo ripetere, oggi che le guerre si fanno in molti modi, non solo usando le armi, bensì anche finanziando gli armamenti; acquistando e/o esportando le armi; depredando intere nazioni; accaparrandosi le risorse del pianeta; gestendo in modo monopolistico i commerci, etc..

Una piccola luce in fondo a questo tunnel di negatività può essere rappresentata dal fatto che da tempo a capo di aziende vengono posti … filosofi! Il primo a operare una scelta simile fu tale Adriano Olivetti, ne avete sentito parlare?

Resta il fatto che oggi Platone non farebbe gestire il Recovery Fund da 600 no 300 no 60 no 6 “artigiani”, ovvero manager specialisti, bensì dalla filosofia politica.

Non so se altri prima di me abbiano fatto la serie di accostamenti che ho appena esposto. In ogni caso a me è piaciuto individuare un unico filo conduttore. E se mi sono sbagliato, mi corigerete.

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I BOND LOCALI UN’ILLUSIONE? UNA PATRIMONIALE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2020 @ 12:35 pm

Detto altrimenti: la mia risposta a due interventi sull’Adige, uno contro i Bond locali (redimibili) ed uno in favore di una tassa patrimoniale.     (post 4089)

A seguito degli interventi su l’Adige: di Albino Leonardi il 29.11.20 pagg. 1 e 39 e di Roberto Pinter il 5.12.20 pagg. 1 e 38.

Egregio Direttore, concordo con il fatto che non si possa continuare a far fronte al fabbisogno finanziario con l’aumento del debito pubblico. Tuttavia prima di parlare del ricorso ad una tassazione patrimoniale vorrei sottoporre all’attenzione di tutti la possibilità di convogliare la disponibilità finanziaria privata verso il settore pubblico in modo volontario e non  forzoso, come sarebbe invece con l’imposizione di una tassa patrimoniale.

Nell’aprile scorso usciva il libro da me scritto insieme a Gianluigi De Marchi “Ricostruire la Finanza” del quale da tre giorni è uscita la seconda edizione. In questa sede, dopo avere brevemente analizzato le crisi economiche finanziarie degli ultimi secoli (con ampia rilevanza anche alla crisi 2008 dei mutui subprime della Lehman citata da Leonardi)  abbiamo messo in evidenza l’opportunità che gli enti pubblici tornino ad emettere Titoli di Rendita Irredimibili, cioè non di debito, meglio se finalizzati ad investimenti. Il discorso ha preso le mosse da emissioni dello Stato, ma si è allargato anche al livello UE e a quello degli Enti locali. Per comprendere la nostra proposta occorre tenere presente alcuni punti:

  • Il TIR, Titolo Irredimibile Rendita, non ha scadenza di rimborso quindi non è un debito e la sua emissione non aumenta il livello del debito pubblico. Allo stesso tempo aumenta la  liquidità dell’ente emittente.
  • E’ sottoscrivibile volontariamente. Se emesso in sostituzionedi scadenze di titoli redimibili, il TIR diminuisce il livello del debito pubblico.
  • I TIR assicurano all’investitore un rendimento maggiore dei titoli redimibili.
  • L’investitore può recuperare il capitate investito vendendo i titoli sul mercato.
  • Il valore del titolo può essere mantenuto aggiornato se il suo rendimento è legato in parte ad un tasso fisso e in parte a tasso variabile (ad es., Euribor + 1 – 2 %)
  • Una emissione di TIR “privati” (a tassazione piena, quindi): 25 agosto 2020, Banca Intesa S. Paolo ha emesso due tranche di propri irredimibili 5% di 750 milioni cadauna, ricevendo solo per la prima tranche richieste per 6,5 miliardi.
  • Se TIR “internazionali” fossero emessi solo da alcuni paesi UE, essi raccoglierebbero i risparmi privati anche da paesi non emittenti.
  • Quanto ai titoli ”nazionali quasi TIR”,  guai se essi fossero  come aveva ipotizzato una certa parte politica e cioè “patriottici, ovvero “a lunghissima scadenza; esentasse; riservati agli Italiani” . Infatti, così facendo: 1) sarebbero sempre un debito; 2) sarebbero un regalo ai ricchi; 3) ammesso che l’UE de lo permettesse, riservarli agli Italiani avrebbe due conseguenze fortemente negative: a) escluderebbe l’apporto della finanza estera; b) drenerebbe pericolosamente i depositi bancari delle nostre banche.
  • Buoni Ordinari Comunali, Provinciali, Regionali: previsti dall’ art. 35 della L.724 del 23.12, 1994. Devono avere scadenza superiore ai 5 anni (e quindi potrebbero anche essere emessi in forma irredimibile); devono essere destinati all’esecuzione di OO.PP locali; hanno un rendimento superiore di un punto rispetto ai titoli statali; hanno una tassazione ridotta; sono convertibili in azioni delle SpA comunali di scopo, quindi hanno già in se stessi potenzialmente la caratteristica della irredimibilità (le azioni di una SpA non hanno scadenza).
  • Parlare di bond locali significa” parlare di emissioni destinate a realizzare investimenti locali” non di titoli “sottoscrivibili solo da residenti”.
  • E’ vero, che la finanza (soprattutto privata) è oggi ricchissima (solo quella italiana pari a circa 4500 miliardi di cui 1700 nei conti correnti bancari): il problema è come convogliarla “volontariamente” verso investimenti pubblici e non la patrimoniale di turno.
  • E’ vero che esistono i mutui BEI, ma sono un debito;
  • E’ vero che esiste il Recovery Fund ma: saremo capaci ad utilizzarlo? Comunque per il 60 % è un debito. E poi: sarà erogato su un programma preciso (esiste?) e sulla base dei SAL, Stati Avanzamento Lavori. E … nel frattempo?
  • E’ vero che esistono i 37 miliardi del MES ma … accetteremo quello che a conti fatti è un vero e proprio regalo?
  • E poi, non dobbiamo attivare solo “alcuni” strumenti finanziari, ma “tutti” quelli possibili e convenienti!
  • Dopo, e solo dopo tutto ciò, e anche dopo avere attivato gli interventi fiscali auspicati da Pinter – in primis le macroscopiche “evasioni fiscali di fatto” delle imprese mondiali, tabacco compreso – potrei capire il ricorso ad una patrimoniale:

    Una ulteriore considerazione va fatta sul ruolo che l’emissione di Titoli Rendita Irredimibili possono svolgere nel far fronte a quanto potrebbe essere richiesto dall’UE per consentire al nostro paese di ricevere il MES: infatti, se ci fosse richiesta una ristrutturazione del debito pubblico, si potrebbe programmare innanzi tutto di emetterli in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza, con il che si diminuirebbe il livello del nostro indebitamento. In parallelo in concomitanza si potrebbe emettere una frazione di Titoli di Rendita ex novo, per aumentare la liquidità del Tesoro, sempre in presenza di un saldo negativo di detto livello!

Concludo con un’osservazione “locale”: bene i BOP – Buoni Ordinari Provinciali per finanziare le grandi opere locali, purché (ovviamente) sottoscrivibili da chiunque; senza scadenza di rimborso, cioè in forma irredimibile; con un rendimento superiore ai BOP redimibili; con il rendimento – se proprio vogliamo – garantito da un pool di banche locali che in tal modo incassano una bella provvigione. E l’investitore sarà doppiamente tranquillo.

Riccardo Lucatti, già a capo di primarie SpA finanziarie e operative. Coordinatore del Tavolo Finanza ed Economia Mista promosso da Italia Viva Trentino.

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STO PENSANDO CHE SI STA PENSANDO TROPPO POCO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2020 @ 12:34 pm

Detto altrimenti: … che si sta pensando troppo poco …    (post 4088)

– ai milioni di “disoccupati invisibili” ex precari, ex in nero;

– a come ridurre sin d’ora il debito pubblico con l’emissione di Titoli Pubblici Irredimibili di Rendita non di debito;

– a come portare avanti – in parallelo e in contemporanea ai problemi Covid – tutte le riforme indispensabili per il paese (burocrazia, giustizia, evasione fiscale e fisco in testa!);

– ad aggiornare l’ordine delle priorità di spesa, spese militari comprese;

– ad esaminare come sia stato possibile che certi scandali si siano verificati e quindi protratti nel tempo (ad esempio: sanità calabra): Giovenale direbbe “quis custodit custodes illos? Ma quelli, i controllori, chi li controlla?

– a spiegare che la cosiddetta democrazia diretta sia una oligarchia;

– ad applicare l’art. 47 della Costituzione che prevede “partiti politici organizzati democraticamente” e non “movimenti gestiti da una rete web”.

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NOMOSTATICA, NOMODINAMICA, NOMOPOLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2020 @ 6:36 am

Detto altrimenti: in quale “punto di vista” ci collochiamo? Come interagiamo?       (post 4087)

NOMOSTATICA

  1. Individualista: io al centro del mondo
  2. Campanilista: il mio quartiere al Palio di Siena, io al centro del mondo
  3. Italiano: io al centro del mondo
  4. Europeo: io al centro del mondo
  5. Di pelle bianca: io al centro del mondo
  6. Uomo: io al centro del mondo
  7. Terrestre: io al centro dell’Universo

L’elencazione con la quale ho introduco questo ragionamento è solo una provocazione esemplificativa, solo per introdurre un metodo. Volete sapere dove mi colloco? In nessuna di quelle categorie io mi sento “al centro”. Io “penso quindi esisto” in quanto ho relazioni con gli altri, relazioni il cui insieme costituiscono il Mondo. Mondo come l’insieme delle relazioni umane che esistono sul nostro pianeta, la Terra. Cogito ergo sum: penso, rifletto dunque esisto. Così il filosofo francese René Descartes, alias Cartesio così ci capiamo meglio. Cartesio, sì proprio lui, quello degli assi cartesiani, quello del piano cartesiano a due dimensioni, il piano sul quale, con ascisse ed ordinate, si individua un punto. Ascisse ed ordinate, due valori. Allo stesso modo con due valori ce la siamo cavata per individuare un punto su una superficie curva: latitudine e longitudine. Ma non ci è bastato, ed allora, al tempo delle grandi scoperte africane abbiamo inventato come individuare l’altitudine, calcolandola rispetto alla diversa temperatura di ebollizione dell’acqua.

NOMODINAMICA

Oggi più che mai abbiamo scoperto che anche la nostra vita è a tre dimensioni: infatti esiste anche la profondità del nostro pensiero, ovvero del nostro essere che è tanto più profondo quanto più ognuno di noi si riconosca allo stesso tempo come se stesso e come “altro” per gli altri. E’ un po’ come quando nel nostro viaggiare in auto siamo rallentati dagli “altri” ma perché non se ne stanno a casa ed evitano di intralciare il mio viaggiare? Ma, amici, siamo sicuri che in quello stesso momento ognuno di quegli “altri” non stia pensando la stessa cosa di “ognuno di noi”? La nostra “terza dimensione” non è “dove siamo” ma “con chi abbiamo/vogliamo/dobbiamo avere relazioni prioritarie e paritetiche”: una collocazione relazionale dinamica che supera quella statica.

NOMOPOLITICA

E quando parlo di relazioni, mi riferisco a rapporti seri, logici, coerenti, siano essi umani, sociali o politici: rapporti molto matematici, direi, quindi logici, coerenti, privi di retorica, demagogia, populismo, strumentalità, Ah … direte voi, ecco che ci risiamo, ecco che gira gira ci sei arrivato a parlare di politica! Certo amici, ci sono arrivato, l’ho presa un po’ alla larga, ho cercato di catturare la vostra attenzione con un ragionamento un po’ diverso, se vogliamo un po’ strano e se siete arrivati a leggermi fino a qui, ci sono riuscito. Concludo “traducendo” il mio ragionamento: la politica italiana oggi, di fronte ai nuovi Imperi Mondiali (Cina, India, Americhe, Oriente … imperi che contano ognuno miliardi di esseri umani), su di un piano dimensionale orizzontale non può essere meno che europea. Solo così potrà avere un ruolo nel definire una propria posizione an che “verticale”, cioè relazionale dinamica con gli altri e non semplicemente subire le dinamiche altrui.

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IL CORSO DEI FIUMI E DEI PENSIERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2020 @ 11:02 am

Detto altrimenti: passeggiando, pensando e poi scrivendo (post 4086)

Passeggiavo davanti casa, lungo la Fersena. Il fiume (l’ho promosso io tale!) in questi giorni ha poca acqua e quella che c’è, per scendere a valle in certi punti compie, svolte, ghirigori … par che ci ripensi e invece alla fine riesce a trovare il passaggio nel quale il letto di sassi le consente di defluire a valle.

Come certi pensieri, che per potere proseguire devono trovare il varco giusto! Piccoli pensieri, direte voi, visto che li paragono a “piccole onde”: piccoli, ma pur sempre pensieri che hanno il diritto di vivere la loro vita.

Poi ci sono anche i grandi pensieri e anche qui mi vien bene l’immagine di un fiume, di un torrente, il quale scorre a cielo aperto, poi arriva l’uomo e ne predispone un incanalamento sotterraneo “così se ne sta in questa sede, lo abbiamo domato!”

Ma ecco che piove tantissimo, l’incanalamento non riesce a ricevere tutta quell’acqua anzi si ostruisce, si forma una diga, quindi un lago che improvvisamente rompe la diga e si trasforma in una valanga micidiale. Allora tutti a dire quanto sarebbe stato meglio se avessimo lasciato passare quell’acqua, se avessimo lasciato che anche i grandi pensieri si fossero potuti espandere liberamente!  Ecco la bellezza (una delle tante) della nostra democrazia: che non fa diga contro il libero pensiero di nessuno.

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ETICA E FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2020 @ 5:47 am

Detto altrimenti: una mia lettera al settimanale “Vita Trentina”          (post 4085)

Gentile Direttore Andreatta,

io sono un laico credente, cioè accetto e rispetto le diversità e credo in Dio, ovvero sono alla continua ricerca della Sua Dimensione, pur conscio che essa non è totalmente raggiungibile (almeno) dalla (mia) ragione. Ho letto con piacere l’iniziativa del professore Stefano Zamagni sulla finanza ed economia etica: sul tema già nell’aprile scorso avevo dedicato ampio spazio in un mio libro sulla ricostruzione della finanza nel dopo Covid19, lavoro del quale sta per uscire la seconda edizione. Al riguardo mi permetto ora di sottoporLe qualche mia breve sottolineatura personale da “vecchio” uomo capo-azienda qual sono.

L’etica è qualcosa difficile da definirsi: a me piace rifarmi ad una delle leggi del Codice Hammurabi che recitava “non fare agli altri ciò che … fai agli altri ciò che …”, insegnamento ripreso un paio di millenni dopo da un’ Altra Persona. Tuttavia l’etica che non “è” religione. Infatti la (nostra) Religione “ha” un’etica, ma “è” Creazione e Resurrezione: the rest are details, direbbe Einstein, come disse subito dopo avere affermato che “avrebbe voluto conoscere il pensiero di Dio”.

Ma veniamo al dunque. Credo che l’etica nell’economia e nella finanza debba essere applicata in due ambienti molto diversi: il primo ambito, quello dell’ economia e della finanza internazionale, l’ambiente abitato dalle multinazionali e dai “Signori” della Finanza “pura”, quelli della catastrofe dei mutui subprime e della Lehman del 2008; il secondo, quello della finanza ed economia di azienda. Per quanto concerne il primo ambito, basta seguire le indicazioni della Persona che a mio avviso oggi è il miglior Capo Politico ed il migliore Economista-Finanziere che mai abbiamo avuto, tale Papa Francesco, in quanto propugnatore di princìpi che stanno alla base di qualsiasi sistema di relazioni umane in ogni ambito del vivere civile: cioè in ogni caso, del nostro Mondo.

Quanto al secondo ambito voglio scendere terra terra per affermare che, se non si vogliono seguire principi etici, almeno ci si dovrebbe comportare in un certo modo se non altro per un puro utilitarismo, nel senso che i primi e migliori fattore della produzione non sono il lavoro e il capitale, bensì la motivazione e la crescita delle persone che lavorano in azienda. In altre parole, “conviene” comunque rifarsi al princìpio del rispetto dell’Altro (e qui mi piace citare il filosofo del Volto, Emmanuel Lèvinas:Il Volto dell’Altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”) se si vuole un buon risultato. Ho scritto “risultato” e non “risultato economico” a bella posta: infatti il risultato di un’azienda è molto complesso, in quanto è allo stesso tempo economico, sociale, umano. D’altra parte l’etica che sto propugnando, ovvero l’ etica dei princìpi, da sola non va bene: infatti la sua esasperazione conduce all’integralismo, che in ambito economico finanziario ha condotto al comunismo il cui fallimento è storicamente dimostrato. Per converso anche all’opposto, l’ etica del risultato (economico, costi quel che costi!) non va bene, perché ci sta conducendo al cinismo, il cui fallimento a livello mondiale è anch’esso sotto gli occhi di chi abbia l’onestà di “vederlo” e non solo di “guardarlo”:  mi riferisco allo scandalo dell’inaccettabile sbilancio nella distribuzione delle ricchezze del Mondo (di noi umani) e delle risorse della Terra (del nostro pianeta).

In medio stat virtus, dicevano i nostri padri antichi! Ovvero sta nel compromesso fra le due etiche, tenendo ben presente che il compromesso non è necessariamente un fatto negativo: infatti, come ottimamente ha sottolineato Paolo Mieli nel suo bel libro “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” Rizzoli ed. 2013, accanto a compromessi sordidi, che vanno evitati, ve ne sono tanti onorevoli, quelli che “hanno fatto la Storia”. Ma questa sarebbe un’altra storia, appunto. Per approfondimento sull’economia e finanza aziendale etica, mi permetto di suggerire tutta la vita di tale Adriano Olivetti e recentemente il bel lavoro di Pier Luigi Celli Il potere, la carriera e la vita – Memorie di un mestiere vissuto controvento!” Chiarelettere Ed. 2019.

La ringrazio per avermi letto.

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IL M5S E L’ACQUA PUBBLICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2020 @ 6:00 am

Detto altrimenti: una seconda “paghetta” a tutti? No grazie!   (post 4084)

FERMIAMO QUESTA SLAVINA POPULISTA PRIMA CHE DIVENTI UNA VALANGA DI IGNORANZA, MALAFEDE E DANNI ECONOMICI E FUNZIONALI INARRESTABILE!

2011: referendum popolari sull’acqua pubblica – Come proposto nel referendum sono stati aboliti due obblighi: quello della gara pubblica per l’affidamento dei servizi  pubblici locali a rilevanza economica, tra cui l’idrico, per cui oggi l’Ente Pubblico può procedere all’affidamento diretto ad una sua SpA inhouse, ovvero a capitale 100% pubblico; la remunerazione forfettaria in bolletta di una % del capitale investito.

Adesso il M5S per bocca del presidente Fico afferma sulla stampa (Il Manifesto) che “ non sarebbe ancora stato dato seguito alla volontà popolare espressa nei due referendum cosiddetti dell’acqua pubblica del giugno 2011” in quanto la materia non sarebbe trattata secondo il diritto pubblico bensì ancora secondo il diritto privato (delle SpA, n.d.r.). L’approccio è formalmente di tipo legislativo-costituzionale ma sostanzialmente è populista antifunzionale e antieconomico.

Mi spiego: al M5S non basta più che gli Enti Pubblici Locali siano liberi di affidare il servizio idrico a propria SpA regolata dalle norme del diritto privato, sia pure temperate dalla norma che può prevedere che certe decisioni gestionali siano riservate all’Assemblea degli Azionisti. No. Quel movimento vuole che il servizio idrico sia gestito da “uffici” comunali secondo le regole del diritto pubblico, le quali consentirebbero di prestare il servizio in forma totalmente gratuita per i cittadini.

A pensar male …? Sì, amici, ed io penso male! Quel movimento, in calo di consensi, sta cercando di dare una seconda “paghetta” alla popolazione: l’abolizione della bolletta dell’acqua, potabile e non. “L’acqua deve essere pubblica, cioè gratuita!” si grida ai quattro venti. E siccome non si può certo imporre alle SpA comunali di “darla a gratis” ecco che si vogliono abolire quelle SpA.

Al che controbatto:

  • paghette a tutti? Non è bastato il fallimento dello stipendietto di cittadinanza costato miliardi per poi far trovare il lavoro al solo 2% dei beneficiati?
  • Acqua “pubblica” e per di più gratuita? Ma quei signori sanno qual è l’enorme percentuale di acqua dispersa rispetto a quella che arriva all’utente nei mille sistemi colabrodo delle reti pubbliche del centro sud Italia gestite dagli uffici comumali? Vogliamo livellare al basso?
  • Sanno quei signori che l’acqua va ricercata, captata, purificata, distribuita e che per fare tutto ciò occorrono know how e investimenti?
  • Tanto per fare un esempio: quei signori, sanno che oggi esistono importanti SpA pubbliche multiregionali impegnate ad evitare che per l’agricoltura si utilizzi acqua-paradosso, ovvero quella stessa acqua  che prima era stata purificata e che poi viene ri-arricchita di sostanze fertilizzanti naturali, per potere essere proficuamente utilizzata in agricoltura, con una doppia generazione di costi? Quale potrà mai essere l’ufficio pubblico che sia motivato e capace di farsi carico di iniziative simili?
  • Quei signori, sanno che l’acqua è un bene economico ( = limitato) e strategico ( = indispensabile  e insostituibile) e che se fosse reso gratuito sarebbe scialata a volontà “tanto è gratis!” ?

Quindi, in sintesi:
acqua pubblica  = gestita da SpA pubbliche e non gratuita, SI
acqua pubblica = gestita da uffici pubblici e gratuita, NO.

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