I DIALOGHI DI PLATONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2020 @ 3:05 pm

Detto altrimenti: ATLANTIDE, IL CRISTIANESIMO, TOMMASO MORO, PAPA FRANCESCO    (post 4090)

In questi miei post io talvolta inserisco i post “I dialoghi di Plutone” , conversazioni fra gli amici Tizio e Caio alle quiali di aggiunge, sotto le mentite spoglie di Sempronio, il diavolo Plutone. Ora, sia chiaro: Platone era un filosofo e Plutone  è un pianeta: nessuno dei due, quindi, un diavolo. Ma che volete, mi è venuta così … tanto – mi sono detto – saranno pochi a sapere chi era Platone,  ancora di meno a conoscere i suoi Dialoghi, nessuno a contestarmi (come infatti è poi avvenuto). Oggi invece mi rifaccio ai Dialoghi di Platone, quelli veri.

Platone, filosofo nell’Atene del V° sec. A. C.. Persa da Atene la guerra del Peloponneso contro Sparta; eseguita la condanna a morte del suo maestro Socrate; città governata dai 30 tiranni; ristabilita una nuiova democrazia. E Platone va a Siracusa presso il tiranno Dionigi (il vecchio) per cercare di convincerlo che qualsiasi  forma di governo (tirannia, oligarchia, democrazia) poteva sopravvivere solo se rispettava i diritti umani. Dionigi lo ascolta e lo fa imbarcare su una nave con l’ordine di andare a venderlo come schiavo. Un suo amico interviene e lo riscatta. Platone con Siracusa  ci proverà altre due volte, con il nuovo tiranno, Dionigi il giovane, senza ottenere compiutamente ciò che voleva.

Nel  frattempo scrive i suoi “Dialoghi”. In particolare nei dialoghi “Timeo” e “Crizia” ci racconta l’origine di un’isola stato, “Atlantide”, governata secondo i suoi principi. Alla base della sua filosofia politica sta questo concetto: a governare devono essere i filosofi; nel livello immediatamente inferiore i militari; “sotto” ancora gli artigiani (oggi diremmo, gli industriali). 500 anni dopo troviamo il messaggio di Gesù Cristo, che – nonostante quel Suo “Date a Cesare quel che è di Cesare” –  sta alla base (anche) di un nuovo mondo “politico”, basato sulla tolleranza, il rispetto e l’accettazione dell’altro. Dopo altri 1500 anni lo stesso tema viene sviluppato da tale Thomas Moore (diventato San Tommaso Moro nel 1935) con la sua “Utopia”. Oggi il tema dell’unica politica possibile alla base dell’intero sistema delle relazioni umane è ripreso dal capo di uno Stato, lo Stato Città della Città del Vaticano, Papa Francesco.

Un’ultima riflessione sulla scala della gerarchia politica di Platone: la suo tempo la “politica” era “politica di guerra”, quindi avere posto al primo gradino non i militari ma i filosofi è stata una grandissima rivoluzione, che anche oggi – nella sostanza – dovremmo ripetere, oggi che le guerre si fanno in molti modi, non solo usando le armi, bensì anche finanziando gli armamenti; acquistando e/o esportando le armi; depredando intere nazioni; accaparrandosi le risorse del pianeta; gestendo in modo monopolistico i commerci, etc..

Una piccola luce in fondo a questo tunnel di negatività può essere rappresentata dal fatto che da tempo a capo di aziende vengono posti … filosofi! Il primo a operare una scelta simile fu tale Adriano Olivetti, ne avete sentito parlare?

Resta il fatto che oggi Platone non farebbe gestire il Recovery Fund da 600 no 300 no 60 no 6 “artigiani”, ovvero manager specialisti, bensì dalla filosofia politica.

Non so se altri prima di me abbiano fatto la serie di accostamenti che ho appena esposto. In ogni caso a me è piaciuto individuare un unico filo conduttore. E se mi sono sbagliato, mi corigerete.

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I BOND LOCALI UN’ILLUSIONE? UNA PATRIMONIALE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2020 @ 12:35 pm

Detto altrimenti: la mia risposta a due interventi sull’Adige, uno contro i Bond locali (redimibili) ed uno in favore di una tassa patrimoniale.     (post 4089)

A seguito degli interventi su l’Adige: di Albino Leonardi il 29.11.20 pagg. 1 e 39 e di Roberto Pinter il 5.12.20 pagg. 1 e 38.

Egregio Direttore, concordo con il fatto che non si possa continuare a far fronte al fabbisogno finanziario con l’aumento del debito pubblico. Tuttavia prima di parlare del ricorso ad una tassazione patrimoniale vorrei sottoporre all’attenzione di tutti la possibilità di convogliare la disponibilità finanziaria privata verso il settore pubblico in modo volontario e non  forzoso, come sarebbe invece con l’imposizione di una tassa patrimoniale.

Nell’aprile scorso usciva il libro da me scritto insieme a Gianluigi De Marchi “Ricostruire la Finanza” del quale da tre giorni è uscita la seconda edizione. In questa sede, dopo avere brevemente analizzato le crisi economiche finanziarie degli ultimi secoli (con ampia rilevanza anche alla crisi 2008 dei mutui subprime della Lehman citata da Leonardi)  abbiamo messo in evidenza l’opportunità che gli enti pubblici tornino ad emettere Titoli di Rendita Irredimibili, cioè non di debito, meglio se finalizzati ad investimenti. Il discorso ha preso le mosse da emissioni dello Stato, ma si è allargato anche al livello UE e a quello degli Enti locali. Per comprendere la nostra proposta occorre tenere presente alcuni punti:

  • Il TIR, Titolo Irredimibile Rendita, non ha scadenza di rimborso quindi non è un debito e la sua emissione non aumenta il livello del debito pubblico. Allo stesso tempo aumenta la  liquidità dell’ente emittente.
  • E’ sottoscrivibile volontariamente. Se emesso in sostituzionedi scadenze di titoli redimibili, il TIR diminuisce il livello del debito pubblico.
  • I TIR assicurano all’investitore un rendimento maggiore dei titoli redimibili.
  • L’investitore può recuperare il capitate investito vendendo i titoli sul mercato.
  • Il valore del titolo può essere mantenuto aggiornato se il suo rendimento è legato in parte ad un tasso fisso e in parte a tasso variabile (ad es., Euribor + 1 – 2 %)
  • Una emissione di TIR “privati” (a tassazione piena, quindi): 25 agosto 2020, Banca Intesa S. Paolo ha emesso due tranche di propri irredimibili 5% di 750 milioni cadauna, ricevendo solo per la prima tranche richieste per 6,5 miliardi.
  • Se TIR “internazionali” fossero emessi solo da alcuni paesi UE, essi raccoglierebbero i risparmi privati anche da paesi non emittenti.
  • Quanto ai titoli ”nazionali quasi TIR”,  guai se essi fossero  come aveva ipotizzato una certa parte politica e cioè “patriottici, ovvero “a lunghissima scadenza; esentasse; riservati agli Italiani” . Infatti, così facendo: 1) sarebbero sempre un debito; 2) sarebbero un regalo ai ricchi; 3) ammesso che l’UE de lo permettesse, riservarli agli Italiani avrebbe due conseguenze fortemente negative: a) escluderebbe l’apporto della finanza estera; b) drenerebbe pericolosamente i depositi bancari delle nostre banche.
  • Buoni Ordinari Comunali, Provinciali, Regionali: previsti dall’ art. 35 della L.724 del 23.12, 1994. Devono avere scadenza superiore ai 5 anni (e quindi potrebbero anche essere emessi in forma irredimibile); devono essere destinati all’esecuzione di OO.PP locali; hanno un rendimento superiore di un punto rispetto ai titoli statali; hanno una tassazione ridotta; sono convertibili in azioni delle SpA comunali di scopo, quindi hanno già in se stessi potenzialmente la caratteristica della irredimibilità (le azioni di una SpA non hanno scadenza).
  • Parlare di bond locali significa” parlare di emissioni destinate a realizzare investimenti locali” non di titoli “sottoscrivibili solo da residenti”.
  • E’ vero, che la finanza (soprattutto privata) è oggi ricchissima (solo quella italiana pari a circa 4500 miliardi di cui 1700 nei conti correnti bancari): il problema è come convogliarla “volontariamente” verso investimenti pubblici e non la patrimoniale di turno.
  • E’ vero che esistono i mutui BEI, ma sono un debito;
  • E’ vero che esiste il Recovery Fund ma: saremo capaci ad utilizzarlo? Comunque per il 60 % è un debito. E poi: sarà erogato su un programma preciso (esiste?) e sulla base dei SAL, Stati Avanzamento Lavori. E … nel frattempo?
  • E’ vero che esistono i 37 miliardi del MES ma … accetteremo quello che a conti fatti è un vero e proprio regalo?
  • E poi, non dobbiamo attivare solo “alcuni” strumenti finanziari, ma “tutti” quelli possibili e convenienti!
  • Dopo, e solo dopo tutto ciò, e anche dopo avere attivato gli interventi fiscali auspicati da Pinter – in primis le macroscopiche “evasioni fiscali di fatto” delle imprese mondiali, tabacco compreso – potrei capire il ricorso ad una patrimoniale:

    Una ulteriore considerazione va fatta sul ruolo che l’emissione di Titoli Rendita Irredimibili possono svolgere nel far fronte a quanto potrebbe essere richiesto dall’UE per consentire al nostro paese di ricevere il MES: infatti, se ci fosse richiesta una ristrutturazione del debito pubblico, si potrebbe programmare innanzi tutto di emetterli in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza, con il che si diminuirebbe il livello del nostro indebitamento. In parallelo in concomitanza si potrebbe emettere una frazione di Titoli di Rendita ex novo, per aumentare la liquidità del Tesoro, sempre in presenza di un saldo negativo di detto livello!

Concludo con un’osservazione “locale”: bene i BOP – Buoni Ordinari Provinciali per finanziare le grandi opere locali, purché (ovviamente) sottoscrivibili da chiunque; senza scadenza di rimborso, cioè in forma irredimibile; con un rendimento superiore ai BOP redimibili; con il rendimento – se proprio vogliamo – garantito da un pool di banche locali che in tal modo incassano una bella provvigione. E l’investitore sarà doppiamente tranquillo.

Riccardo Lucatti, già a capo di primarie SpA finanziarie e operative. Coordinatore del Tavolo Finanza ed Economia Mista promosso da Italia Viva Trentino.

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STO PENSANDO CHE SI STA PENSANDO TROPPO POCO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2020 @ 12:34 pm

Detto altrimenti: … che si sta pensando troppo poco …    (post 4088)

– ai milioni di “disoccupati invisibili” ex precari, ex in nero;

– a come ridurre sin d’ora il debito pubblico con l’emissione di Titoli Pubblici Irredimibili di Rendita non di debito;

– a come portare avanti – in parallelo e in contemporanea ai problemi Covid – tutte le riforme indispensabili per il paese (burocrazia, giustizia, evasione fiscale e fisco in testa!);

– ad aggiornare l’ordine delle priorità di spesa, spese militari comprese;

– ad esaminare come sia stato possibile che certi scandali si siano verificati e quindi protratti nel tempo (ad esempio: sanità calabra): Giovenale direbbe “quis custodit custodes illos? Ma quelli, i controllori, chi li controlla?

– a spiegare che la cosiddetta democrazia diretta sia una oligarchia;

– ad applicare l’art. 47 della Costituzione che prevede “partiti politici organizzati democraticamente” e non “movimenti gestiti da una rete web”.

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NOMOSTATICA, NOMODINAMICA, NOMOPOLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2020 @ 6:36 am

Detto altrimenti: in quale “punto di vista” ci collochiamo? Come interagiamo?       (post 4087)

NOMOSTATICA

  1. Individualista: io al centro del mondo
  2. Campanilista: il mio quartiere al Palio di Siena, io al centro del mondo
  3. Italiano: io al centro del mondo
  4. Europeo: io al centro del mondo
  5. Di pelle bianca: io al centro del mondo
  6. Uomo: io al centro del mondo
  7. Terrestre: io al centro dell’Universo

L’elencazione con la quale ho introduco questo ragionamento è solo una provocazione esemplificativa, solo per introdurre un metodo. Volete sapere dove mi colloco? In nessuna di quelle categorie io mi sento “al centro”. Io “penso quindi esisto” in quanto ho relazioni con gli altri, relazioni il cui insieme costituiscono il Mondo. Mondo come l’insieme delle relazioni umane che esistono sul nostro pianeta, la Terra. Cogito ergo sum: penso, rifletto dunque esisto. Così il filosofo francese René Descartes, alias Cartesio così ci capiamo meglio. Cartesio, sì proprio lui, quello degli assi cartesiani, quello del piano cartesiano a due dimensioni, il piano sul quale, con ascisse ed ordinate, si individua un punto. Ascisse ed ordinate, due valori. Allo stesso modo con due valori ce la siamo cavata per individuare un punto su una superficie curva: latitudine e longitudine. Ma non ci è bastato, ed allora, al tempo delle grandi scoperte africane abbiamo inventato come individuare l’altitudine, calcolandola rispetto alla diversa temperatura di ebollizione dell’acqua.

NOMODINAMICA

Oggi più che mai abbiamo scoperto che anche la nostra vita è a tre dimensioni: infatti esiste anche la profondità del nostro pensiero, ovvero del nostro essere che è tanto più profondo quanto più ognuno di noi si riconosca allo stesso tempo come se stesso e come “altro” per gli altri. E’ un po’ come quando nel nostro viaggiare in auto siamo rallentati dagli “altri” ma perché non se ne stanno a casa ed evitano di intralciare il mio viaggiare? Ma, amici, siamo sicuri che in quello stesso momento ognuno di quegli “altri” non stia pensando la stessa cosa di “ognuno di noi”? La nostra “terza dimensione” non è “dove siamo” ma “con chi abbiamo/vogliamo/dobbiamo avere relazioni prioritarie e paritetiche”: una collocazione relazionale dinamica che supera quella statica.

NOMOPOLITICA

E quando parlo di relazioni, mi riferisco a rapporti seri, logici, coerenti, siano essi umani, sociali o politici: rapporti molto matematici, direi, quindi logici, coerenti, privi di retorica, demagogia, populismo, strumentalità, Ah … direte voi, ecco che ci risiamo, ecco che gira gira ci sei arrivato a parlare di politica! Certo amici, ci sono arrivato, l’ho presa un po’ alla larga, ho cercato di catturare la vostra attenzione con un ragionamento un po’ diverso, se vogliamo un po’ strano e se siete arrivati a leggermi fino a qui, ci sono riuscito. Concludo “traducendo” il mio ragionamento: la politica italiana oggi, di fronte ai nuovi Imperi Mondiali (Cina, India, Americhe, Oriente … imperi che contano ognuno miliardi di esseri umani), su di un piano dimensionale orizzontale non può essere meno che europea. Solo così potrà avere un ruolo nel definire una propria posizione an che “verticale”, cioè relazionale dinamica con gli altri e non semplicemente subire le dinamiche altrui.

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IL CORSO DEI FIUMI E DEI PENSIERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2020 @ 11:02 am

Detto altrimenti: passeggiando, pensando e poi scrivendo (post 4086)

Passeggiavo davanti casa, lungo la Fersena. Il fiume (l’ho promosso io tale!) in questi giorni ha poca acqua e quella che c’è, per scendere a valle in certi punti compie, svolte, ghirigori … par che ci ripensi e invece alla fine riesce a trovare il passaggio nel quale il letto di sassi le consente di defluire a valle.

Come certi pensieri, che per potere proseguire devono trovare il varco giusto! Piccoli pensieri, direte voi, visto che li paragono a “piccole onde”: piccoli, ma pur sempre pensieri che hanno il diritto di vivere la loro vita.

Poi ci sono anche i grandi pensieri e anche qui mi vien bene l’immagine di un fiume, di un torrente, il quale scorre a cielo aperto, poi arriva l’uomo e ne predispone un incanalamento sotterraneo “così se ne sta in questa sede, lo abbiamo domato!”

Ma ecco che piove tantissimo, l’incanalamento non riesce a ricevere tutta quell’acqua anzi si ostruisce, si forma una diga, quindi un lago che improvvisamente rompe la diga e si trasforma in una valanga micidiale. Allora tutti a dire quanto sarebbe stato meglio se avessimo lasciato passare quell’acqua, se avessimo lasciato che anche i grandi pensieri si fossero potuti espandere liberamente!  Ecco la bellezza (una delle tante) della nostra democrazia: che non fa diga contro il libero pensiero di nessuno.

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ETICA E FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Dicembre, 2020 @ 5:47 am

Detto altrimenti: una mia lettera al settimanale “Vita Trentina”          (post 4085)

Gentile Direttore Andreatta,

io sono un laico credente, cioè accetto e rispetto le diversità e credo in Dio, ovvero sono alla continua ricerca della Sua Dimensione, pur conscio che essa non è totalmente raggiungibile (almeno) dalla (mia) ragione. Ho letto con piacere l’iniziativa del professore Stefano Zamagni sulla finanza ed economia etica: sul tema già nell’aprile scorso avevo dedicato ampio spazio in un mio libro sulla ricostruzione della finanza nel dopo Covid19, lavoro del quale sta per uscire la seconda edizione. Al riguardo mi permetto ora di sottoporLe qualche mia breve sottolineatura personale da “vecchio” uomo capo-azienda qual sono.

L’etica è qualcosa difficile da definirsi: a me piace rifarmi ad una delle leggi del Codice Hammurabi che recitava “non fare agli altri ciò che … fai agli altri ciò che …”, insegnamento ripreso un paio di millenni dopo da un’ Altra Persona. Tuttavia l’etica che non “è” religione. Infatti la (nostra) Religione “ha” un’etica, ma “è” Creazione e Resurrezione: the rest are details, direbbe Einstein, come disse subito dopo avere affermato che “avrebbe voluto conoscere il pensiero di Dio”.

Ma veniamo al dunque. Credo che l’etica nell’economia e nella finanza debba essere applicata in due ambienti molto diversi: il primo ambito, quello dell’ economia e della finanza internazionale, l’ambiente abitato dalle multinazionali e dai “Signori” della Finanza “pura”, quelli della catastrofe dei mutui subprime e della Lehman del 2008; il secondo, quello della finanza ed economia di azienda. Per quanto concerne il primo ambito, basta seguire le indicazioni della Persona che a mio avviso oggi è il miglior Capo Politico ed il migliore Economista-Finanziere che mai abbiamo avuto, tale Papa Francesco, in quanto propugnatore di princìpi che stanno alla base di qualsiasi sistema di relazioni umane in ogni ambito del vivere civile: cioè in ogni caso, del nostro Mondo.

Quanto al secondo ambito voglio scendere terra terra per affermare che, se non si vogliono seguire principi etici, almeno ci si dovrebbe comportare in un certo modo se non altro per un puro utilitarismo, nel senso che i primi e migliori fattore della produzione non sono il lavoro e il capitale, bensì la motivazione e la crescita delle persone che lavorano in azienda. In altre parole, “conviene” comunque rifarsi al princìpio del rispetto dell’Altro (e qui mi piace citare il filosofo del Volto, Emmanuel Lèvinas:Il Volto dell’Altro ti guarda e si aspetta una risposta da te”) se si vuole un buon risultato. Ho scritto “risultato” e non “risultato economico” a bella posta: infatti il risultato di un’azienda è molto complesso, in quanto è allo stesso tempo economico, sociale, umano. D’altra parte l’etica che sto propugnando, ovvero l’ etica dei princìpi, da sola non va bene: infatti la sua esasperazione conduce all’integralismo, che in ambito economico finanziario ha condotto al comunismo il cui fallimento è storicamente dimostrato. Per converso anche all’opposto, l’ etica del risultato (economico, costi quel che costi!) non va bene, perché ci sta conducendo al cinismo, il cui fallimento a livello mondiale è anch’esso sotto gli occhi di chi abbia l’onestà di “vederlo” e non solo di “guardarlo”:  mi riferisco allo scandalo dell’inaccettabile sbilancio nella distribuzione delle ricchezze del Mondo (di noi umani) e delle risorse della Terra (del nostro pianeta).

In medio stat virtus, dicevano i nostri padri antichi! Ovvero sta nel compromesso fra le due etiche, tenendo ben presente che il compromesso non è necessariamente un fatto negativo: infatti, come ottimamente ha sottolineato Paolo Mieli nel suo bel libro “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” Rizzoli ed. 2013, accanto a compromessi sordidi, che vanno evitati, ve ne sono tanti onorevoli, quelli che “hanno fatto la Storia”. Ma questa sarebbe un’altra storia, appunto. Per approfondimento sull’economia e finanza aziendale etica, mi permetto di suggerire tutta la vita di tale Adriano Olivetti e recentemente il bel lavoro di Pier Luigi Celli Il potere, la carriera e la vita – Memorie di un mestiere vissuto controvento!” Chiarelettere Ed. 2019.

La ringrazio per avermi letto.

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IL M5S E L’ACQUA PUBBLICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2020 @ 6:00 am

Detto altrimenti: una seconda “paghetta” a tutti? No grazie!   (post 4084)

FERMIAMO QUESTA SLAVINA POPULISTA PRIMA CHE DIVENTI UNA VALANGA DI IGNORANZA, MALAFEDE E DANNI ECONOMICI E FUNZIONALI INARRESTABILE!

2011: referendum popolari sull’acqua pubblica – Come proposto nel referendum sono stati aboliti due obblighi: quello della gara pubblica per l’affidamento dei servizi  pubblici locali a rilevanza economica, tra cui l’idrico, per cui oggi l’Ente Pubblico può procedere all’affidamento diretto ad una sua SpA inhouse, ovvero a capitale 100% pubblico; la remunerazione forfettaria in bolletta di una % del capitale investito.

Adesso il M5S per bocca del presidente Fico afferma sulla stampa (Il Manifesto) che “ non sarebbe ancora stato dato seguito alla volontà popolare espressa nei due referendum cosiddetti dell’acqua pubblica del giugno 2011” in quanto la materia non sarebbe trattata secondo il diritto pubblico bensì ancora secondo il diritto privato (delle SpA, n.d.r.). L’approccio è formalmente di tipo legislativo-costituzionale ma sostanzialmente è populista antifunzionale e antieconomico.

Mi spiego: al M5S non basta più che gli Enti Pubblici Locali siano liberi di affidare il servizio idrico a propria SpA regolata dalle norme del diritto privato, sia pure temperate dalla norma che può prevedere che certe decisioni gestionali siano riservate all’Assemblea degli Azionisti. No. Quel movimento vuole che il servizio idrico sia gestito da “uffici” comunali secondo le regole del diritto pubblico, le quali consentirebbero di prestare il servizio in forma totalmente gratuita per i cittadini.

A pensar male …? Sì, amici, ed io penso male! Quel movimento, in calo di consensi, sta cercando di dare una seconda “paghetta” alla popolazione: l’abolizione della bolletta dell’acqua, potabile e non. “L’acqua deve essere pubblica, cioè gratuita!” si grida ai quattro venti. E siccome non si può certo imporre alle SpA comunali di “darla a gratis” ecco che si vogliono abolire quelle SpA.

Al che controbatto:

  • paghette a tutti? Non è bastato il fallimento dello stipendietto di cittadinanza costato miliardi per poi far trovare il lavoro al solo 2% dei beneficiati?
  • Acqua “pubblica” e per di più gratuita? Ma quei signori sanno qual è l’enorme percentuale di acqua dispersa rispetto a quella che arriva all’utente nei mille sistemi colabrodo delle reti pubbliche del centro sud Italia gestite dagli uffici comumali? Vogliamo livellare al basso?
  • Sanno quei signori che l’acqua va ricercata, captata, purificata, distribuita e che per fare tutto ciò occorrono know how e investimenti?
  • Tanto per fare un esempio: quei signori, sanno che oggi esistono importanti SpA pubbliche multiregionali impegnate ad evitare che per l’agricoltura si utilizzi acqua-paradosso, ovvero quella stessa acqua  che prima era stata purificata e che poi viene ri-arricchita di sostanze fertilizzanti naturali, per potere essere proficuamente utilizzata in agricoltura, con una doppia generazione di costi? Quale potrà mai essere l’ufficio pubblico che sia motivato e capace di farsi carico di iniziative simili?
  • Quei signori, sanno che l’acqua è un bene economico ( = limitato) e strategico ( = indispensabile  e insostituibile) e che se fosse reso gratuito sarebbe scialata a volontà “tanto è gratis!” ?

Quindi, in sintesi:
acqua pubblica  = gestita da SpA pubbliche e non gratuita, SI
acqua pubblica = gestita da uffici pubblici e gratuita, NO.

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RECOVERY PLAN & MES

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2020 @ 12:09 pm

Detto altrimenti: No, caro Giuseppi no, così non va ... (post 4083)

Insomma, uno aveva deciso di dedicarsi alla poesia, alla vela … poi esce di casa, compera i giornali, li legge e s’in … quieta! Maccome, Giuseppi, non ti basta di essere il Principe dei DPCM? DPCM che vuol dire Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma anche “Dicci Perfavore Cosa Macchini”?

Parlo del RECOVERY FUND ancora senza un RECOVERY PLAN che tu vorresti redigere alla paesana, alla “mi, ti e ‘l Toni e poco più”, ovvero alla CGP-Conte, Gualtieri, Patuanelli + 6 tecnici. E gli altri ministri? E la collegialità del governo? MATTEO RENZI ha già detto che non accetta che i ministri siano commissariati.

La Francia ha presentato il suo piano un mese fa: 100 mldi di cui 40 finanziati. E noi?

Ma non finisce qui. Già … perchè ci sono i 37 miliardi di euri del MES che il M5S vuole che “si dica una volta per tutte che noi Italiani non useremo il MES, neanche quello sanitario”. E tu, Giuseppi, prendi posizione, tira fuori gli attributi, imponiti, decidi (ovviamente per il sì). Cosa? Quelli i 5S farebbero cadere il governo? Ma quando mai! E’ un bluff, vallo a vedere, Giuseppi! Dai, che anche Davide Sassoli, Presidente del Parlamento EU, ci sollecita e ci ricorda che l’Italia è l’unico paese che ancora non si è pronunciato sulla riforma del trattato istitutivo del MES.

Questa la devo dire: sono tanto grosse che uno si dice: “Avranno ben ragionato … ci deve essere una ragione di fondo che non ci è dati capire … ma se fanno così … loro che sanno le robe …”Come se ne esce? Raga, scusate se cito il latinorum (con traduzione): un celebre avvocato, qualche anno fa … si, mi pare che si chiamasse Cicerone, si … era proprio lui: per arrivare a capire questi misteri suggeriva di porsi questa domanda: “Cui prodest? Cui bono?” Ovvero, chi ci guadagna? A chi torna utile?

AGGIORNAMENTO DEL 1.12.20

RECOVERY FUND/PLAN – Sembra che il presidente Conte interesserà il parlamento sul Recovery Plan. Mi auguro che prima – come atto di governo – attenendosi alle linee guida dell’UE, scremi la moltissime propostine dal sapore acchiappavoti che sono state paracadutate dalla politica (locale e non, ma sempre con la “p” minuscola!) sul suo tavolo, e che porti in Parlamento solo i progetti significativi FRUTTO DELL’APPLICAZIONE DELLE REGOLE UE E NON DI UNA SCELTA POLITICO-DISCREZIONALE: altrimenti non se ne esce più! Altro accorgimento: l’UE finanzia PROGETTI CERTIFICATI non un semplice elenco di idee: quindi la Task Force di cui c’è urgente bisogno è un GRUPPO DI PROGETTISTI che possa TRASFORMARE LE IDEE-PROPOSTE IN VERI PROGETTI.

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DAL MANAGEMENT AL GOVERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2020 @ 6:21 am

Detto altrimenti: nelle SpA, quando si cresce, si decentra; in fase di recessione, si accentra. E nei governi?    (post 4082)

UE – In questa fase di recessione da Covid, l’UE sta “accentrando” la sua capacità di intervento, nel senso che si sta organizzando per raccogliere denaro con cui sovvenzionare i singoli paesi.

Lo Stato – E’ in fase di accentramento della sanità, riprendendo proposte politiche di Matteo Renzi che negli anni recenti “aveva bocciato”. Accentra anche (necessariamente) il meccanismo di ricezione dei fondi UE salvo rifiutarne alcuni (MES) ed essere in ritardo con altri (Recovery) rispetti ai quali ultimi il problema non è solo o principalmente quello della loro “pre-attribuzione” bensì quello della tempestiva progettazione certificata dei singoli interventi candidati alla loro assegnazione.

Gli Enti Locali – Localmente si fanno propaganda reclamando una serie numerosissima di interventi che a sentire ognuno di essi dovrebbero essere inseriti di diritto fra quelli beneficiati.

La sensazione che ne traggo io, uomo delle SpA per una vita e amante della musica classica frequentatore di concerti, io che sto cercando di capire come le azioni dei tre livelli (UE, Stato, Enti Locali) si possano coordinare, credo che sia simile a quella di un direttore di orchestra che non riesca a fare andare a tempo gli orchestrali. Intendiamoci: non che io abbia la pretesa di governare questa “sinfonia”, ma di capirne i meccanismi, sì.

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I BOND LOCALI UN’ILLUSIONE? DIPENDE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2020 @ 4:20 pm

A seguito dell’intervento di Albino Leonardi su l’Adige 29.11.20 pagg. 1 e 39 (post 4080)

Concordo con Leonardi: non si deve aumentare il debito pubblico. Detto ciò, nell’aprile scorso usciva il libro da me scritto insieme a Gianluigi De Marchi “Ricostruire la Finanza” del quale ai primi di dicembre uscirà la seconda edizione. In quella sede, dopo avere brevemente analizzato le crisi economiche finanziarie degli ultimi secoli (con ampia rilevanza anche alla crisi 2008 dei mutui subprime della Lehman citata da Leonardi)  abbiamo messo in evidenza l’opportunità che gli enti pubblici tornino ad emettere Titoli di Rendita Irredimibili, cioè non di debito, meglio se finalizzati ad investimenti. Il discorso ha preso le mosse da emissioni dello Stato, ma si è allargato anche al livello UE e a quello degli Enti locali. Per comprendere la nostra proposta occorre tenere presente alcuni punti:

  • Il TIR, Titolo Irredimibile Rendita, non ha scadenza di rimborso quindi non è un debito e la sua emissione non aumenta il livello del debito pubblico. Allo stesso tempo aumenta la  liquidità dell’ente emittente.
  • E’ sottoscrivibile volontariamente. Se emesso in sostituzionedi scadenze di titoli redimibili, il TIR diminuisce il livello del debito pubblico.
  • I TIR assicurano all’investitore un rendimento maggiore dei titoli redimibili.
  • L’investitore può recuperare il capitate investito vendendo i titoli sul mercato.
  • Il valore del titolo può essere mantenuto aggiornato se il suo rendimento è legato in parte ad un tasso fisso e in parte a tasso variabile (ad es., Euribor + 1%)
  • Una emissione di TIR “privati” (a tassazione piena, quindi): 25 agosto 2020, Banca Intesa S. Paolo ha emesso due tranche di propri irredimibili 5% di 750 milioni cadauna, ricevendo solo per la prima tranche richieste per 6,5 miliardi.
  • Se TIR “internazionali” fossero emessi solo da alcuni paesi UE, essi raccoglierebbero i risparmi privati anche da paesi non emittenti.
  • Quanto ai titoli ”nazionali quasi TIR”,  guai se essi fossero  come aveva ipotizzato una certa parte politica e cioè “patriottici, ovvero “a lunghissima scadenza; esentasse; riservati agli Italiani” . Infatti, così facendo: 1) sarebbero sempre un debito; 2) sarebbero un regalo ai ricchi; 3) ammesso che l’UE de lo permettesse, riservarli agli Italiani avrebbe due conseguenze fortemente negative: a) escluderebbe l’apporto della finanza estera; b) drenerebbe pericolosamente i depositi bancari delle nostre banche.
  • Buoni Ordinari Comunali, Provinciali, Regionali: previsti dall’ art. 35 della L.724 del 23.12, 1994. Devono avere scadenza superiore ai 5 anni (e quindi potrebbero anche essere emessi in forma irredimibile); devono esseri destinati all’esecuzione di OO.PP locali; hanno un rendimento superiore di un punto rispetto ai titoli statali; hanno una tassazione ridotta; sono convertibili in azioni delle SpA comunali di scopo, quindi hanno già in se stessi potenzialmente la caratteristica della irredimibilità (le azioni di una SpA non hanno scadenza).
  • Parlare di bond locali significa” parlare di emissioni destinate a realizzare investimenti locali” non di titoli “sottoscrivibili solo da residenti”.
  • E’ vero, che la finanza (soprattutto privata) è oggi ricchissima (solo quella italiana pari a circa 4500 miliardi di cui 1700 nei conti correnti bancari): il problema è come convogliarla “volontariamente” verso investimenti pubblici e non con l’ennesima patrimoniale di turno.
  • E’ vero che esistono i mutui BEI, ma sono un debito;
  • E’ vero che esiste il Recovery Fund ma: saremo capaci di utilizzarlo? Comunque per il 60 % è un debito. E poi: sarà erogato su un programma preciso (esiste?) e sulla base dei  SAL, Stati Avanzamento Lavori. E … nel frattempo?
  • E’ vero che esistono i 37 miliardi del MES ma … accetteremo quello che a conti fatti è un vero e proprio regalo?

Concludo: bene i BOP – Buoni Ordinari Provinciali per finanziare le grandi opere locali, purché (ovviamente) sottoscrivibili da chiunque; senza scadenza di rimborso, cioè in forma irredimibile; con un rendimento superiore ai BOP redimibili; con il rendimento – se proprio vogliamo – garantito da un pool di banche locali che in tal modo incassano una bella provvigione. E l’investitore sarà doppiamente tranquillo.

Riccardo Lucatti, già a capo di primarie SpA finanziarie e operative. Coordinatore del Tavolo Finanza ed Economia Mista promosso da Italia Viva Trentino.

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