TAV, ancora attuale? Priorità e progetti a confronto – Parte prima

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Gennaio, 2012 @ 6:38 am

Detto altrimenti: oggi esaminamo il TAV, domani il Brennero

9 dicembre 2011, il Ministro Passera dihiara che il TAV – Treno Alta Velocità si farà.  E’ un progetto che “viene da lontano”, forse da troppo lontano rispetto alle necessità attuali. Siamo certi che serva ancora? Occorre imnvece ragionare secondo la tecnica dello zero base budget, cioè ripartendo da zero, non da ciò che “sino ad oggi si è programmato”.  TAV: elenchiamo alcuni fatti, non opinioni.

TAV, Alta velocità? Per i passeggeri? In questo mondo che sta rallentando, se il nostro treno fra Lione e Torino impiega un’ora in più, avremo più tempo per elaborare con calma e con maggiore attenzione ciò che abbiamo fatto e ciò che faremo.
TAV, Alta velocità? Per le merci? Al limite potrebbe servire – ma non serve – l’Alta Capacità. Infatti alle merci non interessa viaggiare velocemente, ma essere consegnate con puntualità agli orari prestabiliti. Ma l’attuale capacità di trasporto merci della linea esistente è utilizzata solo ad un sesto (1/6) della sua potenzialità e le previsioni sono “a decrescere”.
TAV, Alta Velocità? Per i passeggeri e per le merci? Anche in questo caso non va. Infatti, oltre alle motivazioni di cui sopra, v’è da aggiungere che è assai pericoloso mandare sugli stessi binari treni passeggeri a 150kmh e treni merci a 70 kmh.
TAV o TAA? Alta Velocità o Alta Antieconomicità? Infatti la spesa iniziale è prevista in €30 miliardi. Ma il costo della tratta TAV Milano – Torino, “strada facendo” è cresciuto di sei (sei) volte. E in “Padania” non c’erano montagne da traforare …
TAV o TAI? Alta Velocità o Alto Inquinamento? Le montagne della Val di Susa sono ricche di uranio. Dove metteremo i materiali di scavo?
TAV o TAP? Alta velocità o Altra Priorità? La crisi attuale a maggior ragione impone di rivedere la scala delle priorità!  Ad esempio potremmo dare priorità al raddoppio delle linee ferroviaie ancora a  binario unico, all’asse del Brennero,  alla Salerno-Reggio Calabria, alla difesa del territorio dalle alluvioni, alla sistemazione delle aree terremotate, etc.. (non certo al Ponte sullo Stretto, non volevo citarlo, ma già che ci siamo …).
TAV o TAS? Alta Velocità o Altro Sistema (ferroviario)? Non è forse meglio rafforzare, migliorare, non impoverire (ad esempio non licenziando gli 800 addetti ai vagoni letto) e rendere omogenea l’intera catena della rete ferroviaria italiana, anziché avere una catena con anelli fortissimi ed altri debolissimi?
TAV o TASP? Alta Velocità o Alta Velocità con Soldi Pubblici? Dice … ma noi facciamo un project financing con fondi privati o con fondi UE. Si, vabbè, basta che non ci sia la clausoletta scritta in Arial 10 che reciti… “lo Stato pagherà eventuali disavanzi di gestione …”

Grazie se vi sono lettori che possono evidenziare fatti (non opinioni)  diversi, a sostegno della tesi che il TAV s’ha da fare “custa l’on ca custa”, per dirla in aostano. Anche perché il Ministro Passera passerà e i costi ambientali ed economici del TAV resteranno. La mia proposta? La formulerò nel post di domani. Come sempre pubblicherò tutti i fatti che mi saranno citati dai lettori. Nel frattempo, buona Befana a tutti!

(segue nel prossimo numero)

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Il cervellone anti evasione fiscale e la Dichiarazione dei Diritti Acquisiti

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Gennaio, 2012 @ 7:16 am

Detto altrimenti: …fatti salvi i diritti acquisiti… ma acquisiti da chi?

… da me, s’intende, non certo dagli “altri”! Mi spiego. Sono in automobile bloccato nel traffico. Impreco contro “gli altri” che stanno ostacolando il mio diritto acquisito alla libera circolazione. Ma gli altri stanno pensando la stessa cosa nei miei confronti. Ma io questa riflessione non la faccio. Non mi conviene.
Si sta penando di ritoccare alcune componenti dell’emolumento complessivo dei parlamentari, ma solo “de iure condendo” cioè pro futuro perché “de iure còndito”, cioè per il passato, si tratterebbe di diritti acquisiti.
Ma allora anche chi stava per andare in pensione con le “vecchie” regole potrebbe accampare l’applicazione del suo “diritto acquisito all’applicazione di una legge” scritta proprio per regolamentare la situazione futura del suo pensionamento.
Fino a qui la “pars destruens”, cioè la critica distruttiva. Ora proviamo a proporre la “pars construens”, cioè a formulare una proposta costruttiva.
Si sta attivando un super computer per combattere l’evasione (voglio sperare anche l’elusione) fiscale. Ed allora, utilizziamo una parte della memoria di questo super computer per censire tutte le situazioni di spreco sospetto, di abnorme erogazione di risorse, di cumuli retributivi, di “diritti acquisiti” etc.. Solo alla fine, disponendo di un quadro organico e completo, si rediga la Dichiarazione  dei Diritti Acquisiti e su questa base interveniamo su tutti i “diritti”e non solo su alcuni di essi con misure , significative, equilibrate, compatibili fra di loro e con la situazione economica finanziaria del Paese. In tal modo sapremmo se sarà consentito all’INPS continuare a gestire erogazioni  di super pensioni sino a  €90.000 mensili (sia pure a debito dei cosiddetti “fondi speciali”) e se è accettabile che manager di Stato o di aziende private o banche che abbiano ricevuto contributi pubblici, ricevano stipendi, buonuscite e pensioni milionarie.

Voi che ne dite? O sarebbe “antipolitica”, come dice taluno?

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Titoli derivati, cartolarizzati … per dirla con il Manzoni: chi erano costoro?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2012 @ 6:28 am

Giovenale

Quis custodiet ipsos custodes? (VI Satira di Giovenale): ma loro, i custodi, chi li controllerà? (Soprattutto sapendo che i custodi si rendono ben conto di quello che stanno facendo!)

Detto altrimenti …

… da “giovane” a Torino ero responsabile della Finanza della più grande società finanziaria del Paese. Tenni una conferenza a Milano sul sistema valutario d’allora. Il Presidente Amministratore Delegato della società la commentò così: “Di una chiarezza esemplare anche per i non addetti ai lavori”. Vediamo se ci riesco ancora ad essere altrettanto chiaro …

Ad un tasso per essa conveniente, una banca/società finanziaria (per brevità, b/sf) eroga mutui garantiti da ipoteca su immobile per l’ammontare complessivo di “100”, corrispondente al 100% del valore dell’ immobile ipotecato, “tanto il valore degli immobili sta crescendo, quindi il valore della mia garanzia aumenterà rispetto a quanto ho prestato”  (tuttavia la  b/sf erogherebbe quanto sopra anche se il valore reale della garanzia non coprisse il rischio che lei sta correndo. Infatti, vedrete qui di seguito come se la cava).
La  b/sf decide di vendere l’intero pacchetto ad una seconda b/sf per 105, rientra dei 100 erogati ed ha un utile di 5.
Nel frattempo il valore degli immobili scende. ma non importa, tanto …
… la seconda b/sf vende l’intero pacchetto ad una terza b/sf per 110. Rientra dei suoi 105 e guadagna 5.
Nel frattempo il valore degli immobili scende ancora,  ma non importa, tanto …
….. la terza b/sf sente che sta arrivando la crisi. Non vuole restare con il cerino acceso in mano. Che fa?  Cartolarizza il proprio pacchetto di mutui (il proprio credito) cioè divide (“cartolarizza” appunto) il pacchetto del valore complessivo di 100 (insieme di mutui del valore diverso uno dall’altro) in n. 100 quote uguali (100 titoli “derivati”) del valore nominale (facciale) ciascuno di 1,0 e le vende ognuna a 1,20 a n. 100 risparmiatori, i quali, di fatto, diventano i creditori dei mutuatari. La terza banca rientra dei suoi 110 e guadagna 10.
I risparmiatori pagano 1,20 ciascun” titolo derivato”  del valore nominale di 1,0. Però, nel frattempo. i debitori ipotecati non riescono più a far fronte al pagamento degli interessi. I titoli derivati  non fruttano più interessi e quindi il loro valore di mercato scende notevolmente o si annulla del tutto, il che significa che i  risparmiatori perdono in tutto o in parte i loro risparmi. I debitori si vedono ipotecate e vendute le proprie case. Tutti ci perdono. Hanno guadagnato solo le banche/società finanziarie (bb/ssff).
Questo è quanto è accaduto negli USA. Ed erano proprio le agenzie di rating americane a suggerire queste tecniche alle bb/ssff loro clienti, che poi erano le stesse entità dalle quali le agenzie di rating stesse venivano a loro volta incaricate, dietro lauto compenso, ad attribuire la tripla A proprio alle suddette bb/ssff. E queste sono le agenzie di rating che declassano Italia, Francia, etc.! Ma loro, chi le declassa?
E le speculazioni sulle derrate alimentari, che del mondo ne hanno arricchito 1/5; impoverito 1/5 ed affamato 3/5? Vediamo un po’ come può essere andata. Io non ho denari, ma acquisto grano per ritiro della merce e suo pagamento ad una certa data futura, al prezzo di 100, sperando che a scadenza il grano valga 120, per cui a scadenza io lo pagherò 100 e lo venderò a 120. Se il prezzo non tende a salire, basterà produrne meno grano o dire in giro che la produzione sarà scarsa. Semplice, no? Solo che alla fine il consumatore sarà costretto a pagare un prezzo eccessivo per il grano (e si impoverirà) oppure non avrà il denaro per acquistare il grano (e morirà di fame). Inoltre  anche questi contratti a termine possono essere cartolarizzati, cioè frazionati in titoli derivati … Ed allora Gianluigi, un amico genovese ma still torinese da e per molti annui ancora (come ero io tanti anni fa), suggerisce una nuova legge:
Legge 1/2012 – Articolo Unico
“Dalla mezzanotte del 31/12/2011 sono aboliti la progettazione, la creazione, la commercializzazione, la pubblicizzazione, il collocamento di prodotti finanziari derivati in tutte le loro forme. I trasgressori sono puniti con la chiusura della loro attività e 50 anni di reclusione”.

Dai, ditemi cosa ne pensate!

P.S.: in buona parte in linea con l’argomento vi suggerisco una piacevole lettura, il romanzo “Vita avventurosa di Charlie Summers” di Paul Torday, Ed. ellint

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La cultura, la neve, il potere

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2012 @ 6:57 am

Detto altrimenti:
“Se hai una montagna di neve, lasciala all’ombra”. Due DVD con libro, di Elisabetta Sgarbi. La cultura? Lasciala al’ombra, proteggila, come nella foto la neve della Presena, in Trentino. La neve? Proteggila  così come occorre proteggere la cultura. L’ho sentito oggi durante la bellissima trasmissione televisiva di Corrado Augias. Altrimenti così come la neve si fonde al sole, la cultura si squaglia. Si squaglia di fronte alle fiamme dell’anti cultura. E la peggiore fiamma in questo senso è la televisione, o almeno la maggior parte dell’attuale prodotto televisivo, “moderno oppio dei popoli”. Televisione, tele-visione, vedere gli avvenimenti anche se si è lontani da essi, oppure vederli da lontano … oppure .. vederli da troppo lontano e quindi … non capirli!. Una recente e qualificata analisi citata da Augias circa i contenuti culturali delle trasmissioni televisive accreditano alla migliore rete un 20%, unica ad eccellere purtroppo, ed alla maggior parte delle altre percentuali ben inferiori, molto vicine allo zero. Ed allora …
“Cosa ne è della cultura nel sentimento degli Italiani, nella loro vita concreta. Dobbiamo accontentarci della definizione formale della cultura, ovvero di un sistema di valori condiviso che soggiace ai comportamenti di una data comunità, oppure possiamo andare più a fondo; chiedere per esempio alle persone che vivono, lavorano, leggono e non leggono, amano e non amano, cosa significa per loro la parola “cultura”?
Non voglio né posso recensire un libro che non ho né letto né un film che non ho visto. Prendo solo lo spunto da alcune frasi, da alcuni concetti emersi nel corso della citata apprezzatissima trasmissione televisiva di Corrado Augias per chiedere a tutti noi:

Socrate

Esiste un rapporto fra potere e cultura? Cosa intendiamo per cultura?  La cultura, serve? Se si, a chi serve? Quali sono le conseguenze della mancanza di cultura? Quali quelle di una cultura anti cultura, “made in casa di qualcun altro che non noi stessi”? Cosa significa la frase “panem et circenes”? 

Tranne l’ultima, non conosco le risposte. Infatti io ho questa presunzione: so di non sapere. Per questo mi interrogo.

E voi, cosa ne dite?

 

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Musica

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2012 @ 8:38 am

2 gennaio, fatti ieri gli auguri, oggi di cosa parliamo? Di qualcosa di bello, di distensivo …

… detto altrimenti: di Musica!

Amici, una nota di “bellezza pura”: ieri, i due concerti di Capodanno alla Fenice di Venezia e a Vienna.
Anni fa c’era solo Das Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker, che si tiene dal 1939 nella splendore della sala dorata del Musikverein di Vienna, salone che vale una visita, anche senza il concerto! Musica … soprattutto valzer e polche della famiglia Strauss e per finire il Danubio blu e la Marcia di Radetzky, con tanto di accompagnamento di battimani del pubblico.
Da qualche anno abbiamo anche noi il nostro concerto, nella rinata Fenice. E siccome sono su due canali televisivi e ad orari diversi, ieri me li sono ascoltati entrambi, in stretta successione. E proprio l’immediatezza dei due ascolti ha fatto risaltare la grande differenza fra i due tipi di musica, fra le composizioni soprattutto verdiane e quelle, pur coinvolgenti, degli amici Austriaci. Amici d’oltre confine, non me ne vogliate per questo, ma dal confronto noi Italiani usciamo vincitori. Almeno qui …
Il genio di V.E.R.D.I. (cito solo lui, per brevità), l’irrompere preannunciato delle sue coinvolgenti esplosioni, la varietà dei temi e dei sentimenti, la ricchezza dei colori musicali che il nostro compositore sa esprimere si impongono rispetto alla pur splendida serie dei ritmi cadenzati delle Vostre marce e dei Vostri ballabili. A me piace la musica, molto, anche se non sono un musicofilo erudito. Tuttavia la differenza fra i due concerti è stata percettibile anche dalla mia limitata capacità di comprensione e critica musicale.

Una nota per i balletti e le coreografie, di entrambi i concerti: il “nostro” del corpo di ballo della Scala. Il loro non so. Entrambi semplicemente incantevoli, che altro dire? Ballerini/e impeccabili, abiti da favola, coreografie e ambientazioni da sogno. Sembrava di assistere ad una favola di Walt Disney.

Apro la discussione, invitando chi non avesse ascoltato questi due concerti, a farlo al prossimo Capodanno. Il nostro, alle 12 su RAI 1. Il loro a seguire su RAI 2 (controllate però gli orari e i canali fra circa un anno!).

Buona Musica a tutti!

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capodanno …. capo d’anno… capo … danno … capo … danno … da … capo?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2011 @ 8:11 pm

Detto altrimenti …

 

La tempesta sedata (Rembrandt)

Ma no, dai, che “o bono tempo e o malo tempo non dura tutto o tempo” (proverbio siciliano). Dai, che dopo la tempesta viene il sole, dopo le lacrime ministeriali e non solo quelle, arriveranno i provvedimenti per la crescita. Ne siamo certi. Solo che produrranno effetti nel medio periodo. Ed io in questo mio post (di domani, che anticipo questa sera, prima della cena, da sobrio) formulo il migliore augurio a chi, e sono tanti, di auguri ne ha bisogno nell’immediato. Ai giovani che hanno anche smesso di cercare il lavoro, ai giovani disoccupati che il lavoro lo stanno cercando, ai giovani sottoccupati, ai giovani precari, ai giovani finte partite IVA, ai cassintegrati, ai disoccupati, ai padri di famiglia che non riescono ad arrivare a fine mese, agli immigrati, ai terremotati, agli “infangati” (dalle alluvioni), a chi è solo, a chi desiderate voi …

Recentemente ho visto un film dl 2010: The company man, L’uomo della SpA. Anche qui, come è giusto che sia per un paese protestante (vedi il post precedente) il cattivo è predestinato ad essere cattivo, il buono è predestinato ad essere buono. Al di à di questo aspetto, il film fa una critica ed un elogio al “sistema America”. La critica: attraverso manovre finanziarie, poche persone diventano ricchissime e moltissime perdono il lavoro. L’elogio: fra coloro che hanno perso il lavoro c’è chi non si scoraggia, si tira su le maniche, e ricomincia costruire un futuro per sé e per gli altri. In particolare, facendo ripartire un cantiere navale e non con nuove speculazioni finanziarie.

Ed ecco che mi è subito venuta davanti agli occhi l’immagine dei lavoratori del cantiere navale di Sestri Ponente, prossimo alla chiusura, dicono. Io sono nato, cresciuto e “studiato” a Genova”. Da ragazzo ho assistito ad alcuni vari in questo cantiere, ancora di quelli in cui, appena la bottiglia di spumante si rompeva sulla murata, la nave scivolava su due rotaie dalla terra ferma in mare, rallentata nella sua corsa da enormi fasci di catene, fra la commozione degli operai e gli applausi del pubblico. Ora proprio non vorrei che a “scivolare in mare” fosse il cantiere, anzi, la cantieristica … Non abbiamo anche noi, per caso, un Company man, di quelli predestinati ad essere buoni? Si faccia avanti, per piacere …

A proposito di film .. anche in “Pretty woman” il “lui”, da spregiudicato finanziere che acquista interi complessi industriali solo per smembrarli, rivenderne le singole componenti e ricavarne forti utili, si redime e si trasfroma  in un investitore in un cantiere navale, altrimenti destinato alla rottamazione  e lo fa rivivere.

Buon Anno a tutti!

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Religione e politica economica: il mio post augurale di fine anno

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2011 @ 6:21 am

Detto altrimenti …

Max Weber

Noi Italiani siamo cattolici. Anche in politica economica. Noi non cambiamo rotta. La miglioriamo, presupponendo con ciò che qualcosa di buono ci sia sempre stato. Il che potrebbe anche essere vero. Ma perché precludersi la possibilità di individuare un errore, durato magari ben diciassette anni? La risposta a questa domanda è presto detta: “solo chi è senza peccato” potrebbe scagliare questa “prima pietra”. Ma nessuno sembra trovarsi in questa condizione. Pertanto noi al massimo “rimandiamo a settembre”. Di bocciare non se ne parla.

Per contro, nella mentalità protestante che permea le filosofie economiche dei paesi anglosassoni, l’errore esiste eccome! Vi è un confine molto netto fra il bene, segno della Grazia di Dio, ed il male, segno della sua mancanza. Anche chi fa politica economica ci mette poco a trovarsi dalla parte di coloro che sono predestinati al bene o dalla parte di quelli predestinati al male. Qui, insomma, si boccia, e pure troppo, perché una divaricazione così netta fra il bene e il male (cfr. tutti i film made in USA) non è quasi mai esplicativa dell’effettiva realtà delle cose.

La persona laica, esente dal dogma sotteso alle due concezioni, può prelevare gli spunti migliori da entrambe le concezioni. La prima gli sarà utile per ricordare che le opere buone non sono inutili e possono invertire le tendenze negative. La seconda gli potrà suggerirei che l’ineluttabilità del giudizio, presto o tardi che esso arrivi, pone tutte le sue azioni in un costante rapporto con il limite che esse non devono superare.

In politica economica per il nuovo anno auguro a tutti noi né troppo cattolicesimo né troppo protestantesimo: Auguro invece “intelligenza” (dal latino intelligere, capire) perché quella va sempre bene, in qualunque quantità, e perchè essa ci è indispensabile, soprattutto oggi, per evitare che si ripetano gli errori del passato. Buon fine anno a tutti!

E voi, come vi sentite? Cattolici, protestanti o “misti”?

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Nelle banche solo “generali” e “militari di truppa”. Nessun “colonnello”.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Dicembre, 2011 @ 6:55 am

Detto altrimenti: Ceto Medio? Vedi due post fa …

Infatti, sino a qualche anno fa, nelle banche il potere e la responsabilità decisionale erano abbastanza decentrate. I vari capi agenzia, capi area, capi regionali (i cosiddetti colonnelli) avevano limiti decisionali abbastanza ampi. Studiavano le pratiche di concessione del credito, andavano di persona a conoscere le realtà economiche locali, decidevano a ragion veduta. Insomma conoscevano l’economia reale e la sostenevano responsabilmente.
Con l’avvento dei computer e di internet tutto è cambiato. Nella rete della banca, ai vari livelli, non servono più manager bancari, dirigenti (i “colonnelli”), ma solo bravi militari di truppa i quali raccolgano i dati e li trasmettano, formatati in schemi prestabiliti, al computer centrale. Li si trovano i “generali” i quali accendono il computer e firmano in modo automatico le decisioni che le macchine producono in modo automatico a secondo della corrispondenza o meno degli input ricevuti alle mascherine di valutazione predisposte all’interno del software centrale. L’ economia reale ha bisogno di maggior credito bancario? Spiacenti, la procedura non lo consente. Nel frattempo nell’ultima asta i titoli pubblici a breve scadenza sono andati a ruba senza che le banche abbiano prelevato e quindi utilizzato i fondi messi loro a disposizione dalla Banca Centrale Europea. Quindi la liquidità ci sarebbe  …

Hans Kelsen

Lo so, sto esagerando, ma il mio amico filosofo del diritto, l’austriaco Hans Kelsen, affermava che “se vuoi verificare una teoria, devi esasperarne all’estremi le conseguenze, salvo poi riportarla alla sua dimensione reale”.

La discussione è aperta.

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Ordini Professionali e dintorni

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2011 @ 6:18 am

Detto altrimenti: il Governo sta mettendo mano alle liberalizzazioni …

Nino Di Matteo

1) Da anni negli USA molte medicine sono vendute nei supermercati e non nelle farmacie (farmacie, in dialetto friulano: “speziarie”: e  dai … con quella bandiera italiana un po’ brilla anche lei, letteralmente “appoggiata” ad un fanal in alto a sinistra della foto,  un sorriso ci sta !)
2) Un medico si lamentava: “Il nostro Ordine dovrebbe svolgere un’azione di prevenzione sospendendo dalla professione chi viola leggi o regole deontologiche. Ma ciò avviene solo dopo che la magistratura ordinaria ha emesso una sentenza di condanna definitiva. Ma allora, l’Ordine produce solo costi e burocrazia”
3)  Un amico mi diceva che se ha bisogno di un atto notarile si avvale di un notaio austriaco “che costa molto meno”.
4) Taxi. Spesso, di fronte alla stazione ferroviaria di qualche grande città, spesso occorre fare una lunga fila prima di prendere un taxi “vero”. Se vuoi evitare la coda, accetti l’invito di un abusivo. Costoro sottraggono lavoro ai tassisti veri, a meno che alcuni di loro non siano tassisti “veri” con auto “finta”. In ogni caso si tratta di evasione fiscale. Quindi gli aspetti da esaminare sono due: la liberalizzazione e l’evasione fiscale.
5) Sto leggendo “Assedio alla toga” di Di Matteo/Mazzetti. Fra l’altro, vi si parla di parlamentari indagati o condannati con condanna non ancora definitiva ma che restano in Parlamento. Di Matteo afferma: “Benché l’imputato sia innocente sino alla sentenza definitiva, tuttavia ben prima di quella data una misura cautelare “politica” dovrebbe impedirgli di continuare a sedere in Parlamento. Lo stesso concetto dovrebbe valere anche per architetti, giornalisti, medici. La vera anomalia italiana è questa: soltanto la responsabilità definitiva in sede penale comporta (e non sempre) l’attivarsi di quei meccanismi di controllo e selezione che invece dovrebbero essere una funzione parallela e preventiva rispetto al processo penale”.

Favorevoli o contrari? La discussione è aperta.

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Ceto Medio imprenditoriale e familiare

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2011 @ 6:11 am

Ceto Medio, specie in via di estinzione

Detto altrimenti …

A mio avviso il Ceto Medio rappresenta 1) la garanzia della crescita dei consumi e della produzione; 2) il legittimo traguardo cui tendono gli sforzi dei cittadini ancora oggi costretti a viaggiare in “terza classe”.
Ceto Medio … nella sua Storia d’Italia, Indro Montanelli collega la nascita del Medio Evo alla scomparsa del Ceto Medio: venendo meno l’autorità imperiale, ogni nazione, regione, città, castello, ogni piccolo proprietario terriero si organizzò al meglio, per resistere alla crescente pressione fiscale calata dall’organo o dall’ istituzione di rango superiore. Ma il cosiddetto Ceto Medio di allora, ossia il piccolo proprietario terriero, fu incapace di far fronte a tale crescente pressione e fu costretto a vendere la sua terra al signore del luogo (ex capo militare di questa o quella orda barbarica o esercito più o meno regolare), diventandone “dipendente”, per garantirsi comunque un minimo vitale e la protezione contro vuoto legislativo e rischi di aggressioni fisiche. In sintesi: la scomparsa del Ceto Medio rese più ricchi i ricchi e più poveri i poveri.
Historia magistra vitae? Ma quando mai! … Oggi molte nostre piccole e medie imprese (ma anche le grandi! Di questo passo non saremo più padroni in casa nostra) passano di mano e diventano “cinesi”, “indiane” , “russe”, “francesi”, etc.. Inoltre: tassazioni sempre più gravose a carico dell’attuale Ceto Medio non stanno forse eliminando questa stessa categoria? E se così sarà, chi sosterrà i consumi? Quale obiettivo futuro potranno avere i giovani? Forse quello di diventare direttamente presidenti di grandi società o enti, con alcuni di milioni di euro l’anno di emolumento? (Già, perché la norma sul contenimento entro €300.000 annui  di quelle retribuzioni è stata tolta dalla manovra). Non si sta forse dando vita ad un nuovo Medio Evo, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri?

E voi, cosa ne pensate?

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