Post di intervallo: veleggiare in inverno nel Garda Trentino

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Gennaio, 2012 @ 5:43 pm

Il Vento del nord respinge la nebbia

Detto altrimenti: visto che non sta nevicando molto, tre post fa ho cominciato a parlarvi di bicicletta. Ora vi parlo della vela d’inverno

Vele rivane

 Il cielo è pulito, fa freddo.
Il Vento del nord respinge la nebbia.
Le palme e gli ulivi son scossi e muovon le foglie
qual ali che voglian migrare.

... gli ulivi ... muovon le foglie qual ali che voglian migrare

C’è Vento sul Lago da giorni.

Le cime nevose dei monti
dipingono l’aria di candidi sbuffi.

Nel porto un’orchestra.
Ascolta
tintinna di magico timpano
sartia d’acciaio
e insieme a folate impetuose
dà fiato ad un oboe solenne.
E l’onda, smorzata dal molo, applaude il concerto
lambendo gli scafi seduti in poltrona
nel proprio teatro di luci e di suoni.

... le cime nevose dei monti ...

In alto un gabbiano galleggia nel fiume sospeso.
Sull’acqua reali due cigni attendono il tempo.
Dal seno materno del porto si stacca una prora:
s’avanza invelata e scruta l’invito del Vento.
Dapprima procede più lenta
poi prende vigore sull’onda che s’apre e l’accoglie
nell’umido abbraccio d’amante in attesa.
Carena sussulta si slancia
respira lo stesso respiro del cielo
e all’acqua regala la forma.
Le creste dell’onde s’uniscono all’aere in spume rapite.
Lo scafo ormai vola: e mentre ti portan sue ali
Lo senti vibrare, gioire e chiederti: “Ancòra!”.

Ma devi tornare ...

 

Ma devi tornare
e volti la rotta in faccia alla furia che avverti più vera.
Non lotta con l’onda la prora che s’alza:
l’affronta, ricerca un’intesa, la trova, procede:
la senti che parla di te con l’acqua e col vento.

rl

 

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In Trentino, di tutto un po’ …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Gennaio, 2012 @ 1:03 pm

Detto altrimenti: di tutto nel blog … anzi, di tutto in un solo “post” Ovvero: recentemente ho pubblicato post abbastanza lunghi: ora voglio “fare media”. Ecco qui, quindi, due argomenti “trentini” importantissimi, in poche righe. D’altra parte, meno si scrive, più si è letti.

A) Il Governatore Lorenzo Dellai e il Ceto Medio

Il 28 dicembre scorso pubblicavo un post sulla necessità della sopravvivenza del ceto medio, come modello di crescita della fascia economica “di base” e come soggetto che garantisce il consumo e quindi la produzione. Sull’Adige di sabato 21 gennaio 2012, pag. 25, leggo che la Giunta provinciale sta per varare un piano per l’edilizia “un po’ più che popolare”, cioè per il ceto medio.

 

 

B) La gara per l’A 22 (L’Adige 1 gennaio 2012, pag. 8: rinvio di un anno? Magari!)

Nei miei precedenti post del 12 e 27 dicembre 2011 e 7 gennaio 2012 evidenziavo due proposte:
1. per la regolamentazione della mobilità d’ogni tipo lungo l’Asse del Brennero, impostare un unico sistema progettuale e gestionale a valenza euro regionale in funzione europea. Fatto ciò, pretendere che non sia messa a gara la gestione locale di una delle sue componenti strategiche (indispensabile e insostituibile): la gestione dell’A22. Ben altro quindi che “i conti ragionieristici romani!”. Ciò, inoltre, anche come eccezione europea in contropartita di altre eccezioni europee (che hanno riguardato la GB, vedi qui sotto al n. 2);
2. in subordine, escludere comunque partecipanti inglesi dalla gara, in quanto la GB rifiuta di farsi carico di “oneri, doveri e impegni europei” (trasparenza bancaria, contributo al fondo salva stati, etc.). Ubi commoda ibi incommoda …

Coraggio, lettori del blog, fatevi avanti con i vostri commenti: carne al fuoco non ne manca!

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INCONTRI – 6) MARIAPIA VELADIANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2012 @ 3:43 pm

Detto altrimenti: una nuova Trentina ad honorem, il suo romanzo: “La vita accanto”

Mariapia Veladiano

Malvinni, Veladiano, Reina

“Mariapia Veladiano da Vicenza”, teologa, già professoressa, da poco Preside in una scuola di Rovereto, scrittrice al suo primo romanzo è stata meritatamente assai corteggiata e contesa a Trento. Infatti:
o ai nostri gruppi privati di lettura e culturali è indicata da Camilla Pacher;
o ha formato oggetto di lettura e commento sul blog “Tra un libro e l’altro” di Mirna Moretti (www.trentoblog.it/mirnamoretti);
o il suo romanzo ha formato oggetto di una serata di discussione da parte del Circolo l’Accademia delle Muse presieduto da Cristina Endrizzi Garbini;
o “La vita accanto” ha suggerito un viaggio a Vicenza alla scoperta dei “luoghi di Rebecca”, sulla cui scia è stato redatto un album fotografico poi donato all’Autrice;
o l’Autrice è stata invitata Trento dalla Biblioteca Comunale, con l’organizzazione di Paolo Malvinni, per una riunione condotta da Nadia Reina;
o questo “post” avrebbe dovuto essere scritto da Mirna, quale titolare del blog letterario. Tuttavia, essendo lei impossibilitata a partecipare all’incontro, ha chiesto a me di sostituirla.

Biblioteca Civica di Trento, 19 gennaio 2012, ore 17,30. Sala degli affreschi, stracolma. Mariapia Veladiano entra. Scrivere ora del suo ingresso nella sala dopo averne ascoltato le parole …  parole che hanno richiamato alla mia memoria alcuni versi …

…Ella “se ‘n vien” sentendosi laudare
benignamente d’umiltà vestuta
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare …

… infatti, così, semplicemente, portatrice di un grande messaggio, Mariapia entra e si rapporta alle persone con assoluta naturalezza,  umanità e disponibilità. Prima della conferenza le rivolgo qualche domanda:

Buongiorno Signora, sono qui per il blog ….
Sì, l’ho visto, la ringrazio, mi ha segnalato, che dire …
Niente, siamo noi a doverLe molto. Mi permette qualche domanda? Lei è di Vicenza?
Si.
“La vita accanto” è il suo primo romanzo?
E’ il primo che pubblico.
E prima?
Ho sempre scritto. Ho collaborato con una rivista “Il Regno” di Bologna, con articoli di teologia, sulla Chiesa, su Chiesa-ambiente. Come narrativa ho svolto solo attività privata. Tuttavia, ad un certo momento, ho avvertito il bisogno di un ascolto.
E l’ascolto ora posso garantirLe che ce l’ha, e come! Lei è teologa?
Si.
Allora conosce Vito Mancuso? Sa, è stato qui a Trento pochi giorni fa, in occasione del suo libro “Io e Dio”.
Non l’ho seguito. Lui è un teologo in senso pieno, ha sviluppato un pensiero teologico. Io sono solo laureata in teologia. La mia formazione è teologica ma non ho mai elaborato un pensiero teologico. La teologia mi è servita per avere uno “sguardo dal basso sul mondo”, dalla parte dei più deboli … è importante …
Come Le è venuta l’ispirazione del romanzo?
Non si sa come accadano certe cose … ovvero, le storie arrivano addosso … ci investono … io credo che questa mi sia arrivata dalla mia esperienza di scuola, dai ragazzi i quali, nel tempo, mi hanno trasmesso le loro incertezze legate alla percezione del loro stesso essere, che la pseudocultura moderna impone adeguato a rigidi canoni sociali ed estetici dai quali è molto facile essere fuori. Infatti, basta non essere alti, magri, ricchi, non essere vestiti in un certo modo, non avere certi accessori, non essere abbastanza giovani, e si è fuori. I giovani oggi hanno questa grande paura, dell’esclusione dal canone. Volendo io raccontare una storia di esclusione ho scelto l’esclusione più stupida, quella legata all’aspetto fisico, quella che trascura la vera essenza della persona umana e non tiene conto della personalità di ognuno.
Rebecca è rimasta vittima di questa concezione della vita?
Quella di Rebecca è la storia di una vita possibile comunque, di una “vita salvata”. Ciò che salva la nostra vita è che essa sia originale e che qualcuno la riconosca come importante. Se abbiamo questa fortuna, se qualcuno la riconosce come tale siamo salvi, abbiamo la nostra felicità, anche piccola, ma nostra e fondamentale. Oggi invece, purtroppo, la felicità è assoluta (denaro, bellezza, giovinezza, successo, palcoscenico a disposizione etc.) oppure c’è infelicità, non c’è vita, il che è un inganno tremendo perché condanna la stragrande maggioranza di noi a non essere nessuno, mentre invece ognuno di noi è importante: questa è la nostra vita, la nostra unica vita …
Avevo una domanda da farLe, cioè se il romanzo è autobiografico. ma ora che L’ho conosciuta di persona, ora che vedo davanti a me una bella signora ed una signora bella … la risposta l’ho già: no.
Io dico sempre che sono autobiografiche tutte le emozioni e tutti i sentimenti che si sono vissuti o che altri ci hanno trasmesso. E poi una brutta percezione di noi stessi … chi di noi non l’ha mai avuta … è una sensazione molto diffusa … quindi posso attingere anche da qui.

Monte Berico

Grazie, La lascio al suo pubblico. Non prima di averLe fatto dono di questo piccolo album di fotografie da noi scattate a Vicenza, “Viaggio in Vicenza”, durante una visita ai “luoghi di Rebecca”. L’album è firmato anche da Cristina Endrizzi e da Mirna Moretti. Non siamo riusciti a raccogliere in tempo la firma di Camilla Pacher, l’amica che ci ha segnalato la Sua opera e che ora Le presento.
Non ho parole, grazie …
Grazie a Lei, Signora.

Nel corso del successivo ampio scambio di idee fra l’Autrice, la conduttrice della riunione Nadia Reina  ed il pubblico sono emersi ulteriori spunti. Ne riferisco alcuni, in forma sintetica per ragioni di spazio.

Si tratta di un romanzo-letteratura, una storia umana quindi universale, con la quale l’Autrice si è rivelata a se stessa. Ma … qual è il Suo pubblico?
E’ un pubblico molto diversificato. Molti vi si sono riconosciuti, ciascuno in una delle tante situazioni. I miei ragazzi poi navigando su internet, prima dell’uscita del libro hanno scoperto che lo avrei pubblicato. Hanno cercato di indovinare “come va a finire”. Di fronte alla mia ovvia indisponibilità ad anticipare loro la risposta, sapete cosa hanno detto, in successione?
o Rebecca diventa bella.
o Si suicida.
o Muore di suo.
In altre parole: per loro è inaccettabile essere “fuori” dai canoni. Sono quindi particolarmente lieta che il mio libro sia stato adottato in una scuola superiore …
Ma … Rebecca diventa bella?
Si, in quanto sente che la sua vita diventa “riconosciuta” e quindi “importante”. Anche nella vita lavorativa è bello “essere riconosciuti” per quello che si fa.
Lei parla del “bel mondo e bella gente”, non di “mondo bello e gente bella”.
Sì, sono concetti diversi. Oggi alla parola bellezza vengono collegati ”abbronzatura, altezza, magrezza, giovinezza, istituti di bellezza, centri del benessere, cure dimagranti. etc.”, mentre il bello è tutt’altro. Il bello è nella profondità dell’essere di ognuno di noi. I ragazzi d’oggi sono portati a combattere ciò che è non è “bello”, che è fuori canone; sono indotti a combattere per conquistarsi ciò che è previsto dal canone. Vedono il mondo diviso in due: chi ce la fa e chi no. E ciò è terrificante. Invece, dobbiamo essere vicini a chi, accanto a noi, sembra “non farcela”, dobbiamo “vederlo” e “riconoscerlo” come persona comunque importante. Anche nel lessico, io insisto con i miei ragazzi, non voglio la “lingua del mercato”: bello – brutto, grande – piccolo, si – no. Una lingua conosciuta poco è una lingua usata male e non esprime non ciò che si desidera dire, ma solo ciò che si riesce a dire. E spesso si è fraintesi. E’ la lingua delle guerre, della non-comunicazione. Una mia allieva ha scritto in un tema: “Una donna amata si sente bella”. Ho aggiunto, a fianco: “Ogni persona amata si sente bella”.
Viene tirato in ballo anche il ruolo della famiglia.
Sì, la famiglia è importante, ma da sola non ce la può fare. Mancano asili nido, gli orari scolastici e degli uffici non tengono conto delle esigenze familiari. Si dice “politiche per la famiglia”. Si dice, si parla … appunto …
Il romanzo è la sconfitta del male.
Si, Rebecca viene “riconosciuta” e quindi si salva, raggiunge la sua “piccola” felicità. Il bene trionfa.
Poche pagine, molti capitoli, corti, a diminuire …
Spesso il non detto parla più di ciò che viene detto. Gli Ebrei della prima generazione, quelli che hanno vissuto la Shoà non ne hanno quasi mai parlato. Gli Ebrei della seconda generazione, i loro figli, la conoscono alla perfezione.
Un libro nasce due volte, quando è scritto e quando viene letto. Questo è nato tre volte, cioè anche oggi, quando viene ri-letto, grazie ai Suoi interventi.
…
Questo libro mi ha cambiato la vita, grazie
…
In questo romanzo Lei ha affidato molto agli odori e ai profumi. A parte i “profumi del paesaggio”, cioè quelli che appartengono alla natura, ve ne sono altri che si sostituiscono alle parole. A proposito del “non detto”: Rebecca, a scuola, seduta nel primo banco, “sente l’odore” della curiosità dei compagni dietro di sé. E alla fine del libro l’esplosione di un profumo narra il ri-trovamento, da parte di Rebecca, di qualcosa di cui era stata privata.
Sì, è vero. Io stessa ho una grande sensibilità olfattiva. Molto importante è un particolare. Rebecca non conosceva l’odore della mamma che l’ha sempre allontanata da sé. Ma un giorno, quando si rompe la boccetta del profumo della mamma ormai morta, Rebecca può recuperarlo come ricordo di lei.

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BICI, PERCHE’?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2012 @ 6:42 am

S. Leonardo in Val Passiria

Detto altrimenti: insomma, facciamo una pausa fra tante manovre, naufragi, spread, deficit, misure etc.., anche perchè ieri pomeriggio ho partecipato, presso la Biblioteca di Trento, all’incontro con Mariapia Veladiano la quale ci ha parlato del suo delicato e profondo romanzo  “La vita accanto”, che molti di noi hanno già letto, ma che, insieme all’Autrice, ieri abbiamo “riletto” riscoprendone i significati più veri. Ora, il privilegio di trarne un post spetterebbe alla mia amica Mirna Moretti sul suo blog letterario  www.trentoblog.it/mirnamoretti. Tuttavia Mirna non ha potuto essere presente alla riunione ed ha pregato me di sostituirla (io speriamo che me la cavo!). Per cui mi prendo la giornata di oggi per elaborare la ricchezza di concetti emersi  e per oggi ecco qui una  poesiola. Sulla bicletta, alla quale sto cominciando a pensare, visto che non nevica …  C’è ben qualche duro che pedala anche ora, ma io preferico attendere che l’aria scaldi un po’ ….

 

Bici, perchè?

Casa in S. Leonardo in Val Passiria - Foto Edoardo Pellegrini

Perché
in una chiesetta al Ghisallo
riposa sospesa
antica reliquia a pedali.

Perché
insieme a lei
tu scali la vetta
compagno soltanto a te stesso.

Perché
ti ha insegnato
ad alzare più spesso lo sguardo
a scrutare che cielo farà.

Perché
sempre incontri qualcuno
che non ha timore
di aprire la sua vita al vicino.

Perché
con il vento dei sogni
giocando
ritorni un poco bambino.

Perché
restituisce
ad un uomo affannato
profumi di suoni e colori.

Perché
in salita
ricorda ad ognuno
che volendo e insistendo si può.

E poi, … perché no?

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LUIGI E DANIELA SARDI: EL FILO’ CON CHITARRA (contiene un INSERTO SPECIALE sul naufragio della Concordia)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Gennaio, 2012 @ 7:25 pm

Luigi e Daniela all'ascolto

Carlo Fierens

 

 

 

 

 

 

 

 

Detto altrimenti: come due interviste (le nn. 4 e 5) si trasformano in filò

Personaggi ed interpreti:
Chitarrista classico Carlo Fierens: Carlo Fierens
L’ospite Luigi Sardi: Luigi Sardi
La moglie dell’ospite  Daniela Dalri: Daniela Dalri
Intervistatore e fotografo Riccardo: Riccardo

Concerto

Carlo ed io saliamo per una di quelle stradicciole …  da Trento sino a “Oben” Villazzano, Villazzano di sopra, luminosa frazione nobile della città. Ti accoglie un arco, quindi un prato verde e bianco d’erba e di ghiaccio e il rosso dei copi di una casa del ‘600, con adiacente cappella. Praticamente l’incipit dell’Inno al Trentino,  …. il bianco delle cime nevose, il rosso dei fiori, il verde delle coste selvose,  dolce festa di vari color… Dietro l’arco c’è la padrona di casa, Daniela, Presidente dell’Associazione Culturale Francesco Antonio Bonporti, fondata nel 2004. Uno sguardo alle ombre che dal Bondone calano sulla città, un altro all’albero di cachi ed al nocciolo visitato ogni mattina da uno scoiattolo residenziale ed entriamo in casa, dalle mura spesse un metro.

Francesco BonportiI Bonporti, primi suoi proprietari. Francesco, musicista, compositore, violinista, con l’aspirazione di diventare allievo di Arcangelo Corelli, a Roma. Aspirazione, si diceva, in quanto restò sacerdote a Trento. L’Associazione ne sviluppa le composizioni, oltre che ad ampliare la sua attività in anche in altri settori della cultura, innanzi tutto per i 50 soci di Villazzano, che qui si riuniscono due volte l’anno. Indi anche per i non soci. Il Conservatorio Musicale di Trento, il “Bonporti”, appunto.

 

Carlo appoggia la sua chitarra in un angolo e guarda estasiato questi autentici pezzi di storia. Luigi scende dal piano superiore. Questo blog si chiama “trentoblog”, quindi mi astengo dal presentare il mio ospite, se non dicendo, per i non Trentini, che Luigi è giornalista; storico; scrittore; comunicatore (ti mette generosamente a parte della sua memoria storica e della sua grande umanità); uomo stimato; pensionato ma non si vede; amico vero nel senso che ti dice ed esige la verità; pittore, nel senso che “dipinge con le parole”, per cui dopo, per chi come me deve scriverle le sue parole, è un gioco da bambini. Scaldiamo l’ambiente. Un po’ di legna nel caminetto. Un caffè? No grazie. Una buona bottiglia di nero. Carlo non beve, prima di suonare. Esegue la fuga in sol minore di Bach; la suonata n. 1 per chitarra di Carlos Guastavino (1850); il capriccio n. 7 di Luigi Legnani (1850). E’ subito prenotato per un concerto in favore dell’Associazione. Non occorre essere miliardari per godere di simili privilegi. Carlo, le sue dita accarezzano le corde con precisione. Con il respiro, il volto, il dondolio della testa accompagna le note, le sospinge dolcemente dalla chitarra verso di noi. Peccato che debba finire. Solo per questa sera, intendo!

Luigi

 

Il  fuoco …  per alimentarlo vi soffiamo sopra per mezzo di un antico tubo di ferro (sicuramente d’epoca!) una estremità del quale “a forchetta” per smuovere le braci … Ma la ricreazione è finita. Ora “lavoriamo”. Intervistare un giornalista? Sarebbe opera ardua, soprattutto con persone del suo calibro. Ma io ho il mio segreto. Sto zitto. Basta lasciarlo parlare, Luigi, ed inizia il filò, soprattutto in onore di Carlo, Trentino acquisito da poco. Sai, Carlo … s ’era a Marter, un paesino della Valsugana, anni 1946-1948. Nella stalla. In alto, un unico lume ad olio, tenuto fioco per risparmiare, molto pulito, non v’era traccia di mosche sulla sua boccia di vetro. Le ombre lunghe scalavano le pareti della stalla e vi restavano appese come vecchi pastrani scuri appesi a pioli di legno piantati nella fessura fra due pietre. Perloppiù erano storie di sciagure: raccolti andati a male, campi allagati e fieno marcito. Quasi un Malavoglia montano. Ci si consolava scaramanticamente in tal modo. Ad una cert’ora venivano offerte castagne bollite. Qualche bicchiere di vino o un sorso di grappa bianca distillata “in nero”. Quando era stato portato il latte al caseificio, comparivano anche sottili fette di formaggio. Molto sottili. Se poi era stato ucciso il maiale, allora erano pezzi di luganega cotta sugli ultimi calori della “fornesela” e cioè del fuoco che veniva acceso nella stalla per cucinare il pastone del maiale. Sì, si chianmava proprio così, fornesela.La stalla, residenza di tre mucche.

Giovanni Segantini - La stalla

Lì si riunivano nelle serate di autunno e di inverno – ed erano inverni che pioveva e nevicava, che ti credi, mica come oggi … -  qualche donna a sferruzzare, qualche bambino, gli anziani dei vicini masi (poderi, Carlo, qui si chiamano masi). Gente importante. Ne ricordo uno, Toni Bocher che salutava con un “Ben alzato!”, praticamente un “Ben fatto!” saluto di macabra origine, in quanto era l’approvazione che il boia Lang (quello di Cesare Battisti) soleva rivolgere ai suoi assistenti quando avevano alzato bene il morituro per avvicinarlo al cappio. Ma sai, si era perso il collegamento storico, era rimasta solo l’espressione lessicale. Tuttavia ancora oggi in Val di Sella, una valle che si diparte dalla Valsugana, la valle dei Degasperi per intendersi, v’è ancor oggi chi saluta in tal modo. Toni era stato ufficiale dell’esercito Austro-Ungarico, come molti del resto, qui da noi, tu che sei appena arrivato … ma molti fra i più vecchi hanno combattuto dall’altra parte.

Marter. Vi si arrivava per una strada bianca, fiancheggiata da alti pioppi. Un giorno si attendeva il passaggio di Alcide Degasperi. Prima passò un’auto Lancia Ardea. Sulla fiancata recava lo striscione de “Il Gazzettino”. Poi una camionetta dei carabinieri. Infine una grossa Fiat, l’auto di Alcide. Ricordo un episodio assai particolare: la gente, tutta la gente, s’inginocchiò al passaggio dello statista. L’episodio fu citato quando recentemente si parlò della sua possibile beatificazione.

 

Inginocchiarsi … amarcord … mi ricordo, s’era nel 1950 … quando fu portata a Trento la statua della Madonna Pellegrina fino nella chiesa dei frati Cappuccini, in cima alla via Grazioli. Tutta la città era illuminata, tutte le finestre addobbate a festa. Il corteo passò anche in Corso III Novembre, sulla quale s’affaccia Casa Fozzer, abitata al secondo piano da Ernesta Bittanti, la vedova di Cesare Battisti. Sai, ricordo bene tutto ciò che sto raccontando, perché anch’io ero nella processione. Avrei voluto essere anch’io uno degli angioletti con le ali attaccate sulla schiena che scortavano la statua. Niente da fare. Mi avevano affidato il ruolo di “addetto alla sicurezza” degli angioletti, con l’incarico, insieme ad altri colleghi, di tenere  riuniti gli eletti, con l’aiuto di una recinzione mobile,  un grosso cordone rosso. Pazienza. Ecco, ti dicevo, si passava sotto quella casa e proprio li venne dato l’alt alla processione. Un caso? Può darsi.  Un frate giovane e rubicondo intonò il “Noi vogliam Dio” incitando tutti a cantare più forte. Quelle finestre chiuse erano e tali rimasero, anche perché, all’interno, nonna Ernesta incitava tutti al silenzio e a non muoversi.

Cesare Battisti ed Ernesta Bittanti

Ernesta, la vedova del “diavolo” Cesare. Molti anni dopo, Flaminio Piccoli mi riferì che se la finestre si fossero aperte la folla avrebbe probabilmente gridato al miracolo e la DC avrebbe nominato Ernesta senatrice a vita. Così non fu. L’episodio è confermato in un importante inserto di otto pagine del quotidiano Alto Adige (l’ultimo che il giornale fece) di sabato 4 ottobre 1997, con l’incipit in prima pagina, a firma del nipote della Battisti, Marco, oltre ad altre importanti firme che voglio citare: Vincenzo Calò, Gaetano Artè, Walter Micheli, Umberto Gandini di Bolzano, Franco de Battaglia, Giovanni Faustini, Gaetano Salvanini, Fabio Barbieri (ch era il direttore del giornale) e modestamente anche Luigi Sardi.

Daniela interviene … Luigi, facciamo notte … Appunto, dico io, filò … e mi verso un secondo bicchiere di nero. Ora che ha già suonato, bene anche Carlo. E poi Luigi si deve ritirare a scrivere. lavora sempre l’uomo. Gli scatto qualche foto nel suo “studio estivo”, a piano terra, non riscaldato. Indi mi saluta e sale nello studio invernale. Io e Carlo ce ne andiamo.
Grazie Daniela, grazie Luigi, grazie Carlo. Anche da parte dei lettori del blog.

Le foto? Con alcune sono riuscito, con altre no … Luigi, le tue sono troppo “pesanti” e il programma non riesce a scaricarle. Vedrò di farmi aiutare da un esperto. 

INSERTO SPECIALE : IL NAUFRAGIO DELLA CONCORDIA

 Mi pare che nessuno, sino ad ora, abbia collegato la difficoltà dell’evacuazione della nave anche (“anche”, badate, non “solo”)  all’enorme numero di passeggeri ospitati, forse in ogni caso eccessivo rispetto ad un efficiente sistema del suo  abbandono, pur in presenza – come purtroppo non è stato – di un comandante serio, capace, onesto e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali ed erotiche.

L’impressione che ne sto ricevendo è pari a  quella che da sempre ho quando immagino a cosa potrebbe accadere se avvenisse un terremoto mentre in una grande chiesa, affollata di persone, si celebra una funzione religiosa. Le uscite delle chiese, in genere, sono di dimensioni assolutamente insufficienti rispetto alle necessità di un rapido deflusso dei fedeli. Ma le grandi chiese sono monumenti secolari ed allora noi ce le teniamo care così come sono e ben volentieri, anche. Noi Italiani che di chiese ne abbiamo un vero patrimonio! Ma le navi da crociera, per favore … un po’ più di attenzione da parte del legislatore e quindi del progettista-costruttore circa il rapporto “numero di passeggeri – sistemi di evacuazione”  in caso di allarme proprio non guasterebbe. Che ne dite?

Il Titanic non ha insegnato nulla? Come non prevedere, infatti, che non è detto che le navi “affondino senza sbandare su di una murata” e che quindi occorre prevedere  sistemi che agevolino la calata a mare (alaggio) delle scialuppe  che si trovano “sopravvento”.?  Dice …  ma … Riccardo, in Italia siamo tutti Commissari Tecnici della Nazionale, al bar intendo … e anche tu … non sei un po’ troppo presuntutoso? Vuoi che non ci abbiano pensato? Eh no, dico io,  non  rinuncio a ragionare con la mia testa solo per evitare il rischio di “essere considerato male dagli altri”.

E poi, historia magistra vitae … (quando mai, purtroppo!) almeno così dovrebbe essere. Il Titanic: avvistato l’iceberg, il comandante commise un errore: diede ordine di virare, esponendo in tal modo l’intera fiancata allo sperone di ghiaccio. Se si fosse limitato a dare l’ “indietro tutta”, avrebbe sacrificato la prua ma i compartimentoi stagni “trasversali” della nave avrebbero evitato il naufragio. Nel caso della Concordia l’impatto è stato laterale, ma domando: esistevano compartimenti stagni? Sono stati isolati? Se i passeggeri dei ponti inferiori fossero stati fatti risalire, subito dopo – quanto meno – si sarebbero potuto chiudere le paratie entincendio che avrebbero impedito all’acqua di invadere i  ponti suoperiori  e la nave avrebbe goduto di un migliore galleggiamento.

Dalla TV si è visto che le pinne stabilizzatrici della nave erano state fatte uscire dallo scafo. Si tratta di pinne che sono attiavate per evitare il rollio in caso di mal tempo. Ma il mare era calmo. Ed allora? Direi che esse non sono state concausa del disastro, ma denotano disattenzione, in quanto rallentano la navigazione, aumentando inutilmente il consumo di combustibile. Sarà un dettaglio, ma tant’è, già che ci siamo …

Andrea Doria: nella nebbia procedeva “incontro” allo Stockolm ( e viceversa). A parte che entrambi le navi avevano il radar, anche solo con un corretto utilizzo dei segnali sonori avrebbero potuto “poggiare” cioè virare ambedue a babordo o ambedue a tribordo (cioè entrambe a destra o entrambe a sinistra), sfilando l’una di fianco all’altra, senza collidere. Invece una delle due sbagliò manovra. Solo una delle due, perchè se tutte e due avessero commesso lo stesso errore , la collisione sarebbe stata evitata. sarebbe bastato mettersi d’accordo.

Dico questo per affermare un concetto: l’errore umano può essere compreso e in una qualche misura accettato se avviene durante una forte tempesta, un incendio, una battaglia navale, in presenza di avarie ai motori o di guasti alla strumentazione. Non può essere nè accettato nè giustificato quando nessuna di queste condizioni si verifica, soprattutto se nel frattempo stiamo abbracciando belle ragazze (una bionda ed una mora, una a destra ed una a sinistra, a chi tocca per prima?) e stiamo bevendo drink alcolici nei saloni della prima classe.

A proposito di alcool. Nel post qui sopra avrete notato che Carlo, dovendo eseguire un brano alla chitarra di fronte ad un pubblico di ben tre amici, non ha voluto  sorseggiare nemmeno due dita di vino nero, prima dell’esecuzione. Che differenza!

 

 

 

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PROMEMORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Gennaio, 2012 @ 7:41 am

 

Amici del blog, domani, giovedì 19 gennaio 2012, alle ore  17,30 presso la Sala degli Affreschi della Biblioteca di Trento, primo piano, incontro con la scrittrice Mariapia Veladiano, autrice del romanzo “La vita accanto”. Troverete la recensione del libro nel blog www.trentoblog.it/mirnamoretti. Vi assicuro: sarà bellissimo!

 

 

Stefania Neonato al fortepiano

 

Francesca Vicari

Domenica prossima 22 gennaio 2012 ad ore 10,30 presso la sala della Filarmonica di Trento, “Mozart allo specchio”, primo Concerto della Domenica con violino (Francesca Vicari) e fortepiano (Stefania Neonato): due strumenti storici, dell’epoca, per gustare gli stessi suoni, le stesse sfumature, le stesse sensazioni dell’epoca. A occhi chiusi.

 

Ricordo poi che sabato 28 gennaio, presso l’Auditorium del Conservatorio in Riva del Garda. organizzato dalla locale Associazione Amici della Musica (Presidente Dr. Comm. Ruggero Polito, Presidente Emerito del Tridunale di Rovereto), Stefania Neonato:
ad ore 10,30  terrà una conferenza sullo strumento fortepiano
ad ore 17,00  eseguirà un concerto su musiche di Beethoven, Mozart e Haydn
Al termine del concerto ci sarà un simpatico rinfresco
Non mancate!

 

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Potere e responsabilità – Una catena talvolta interrotta

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Gennaio, 2012 @ 7:16 am

Detto altrimenti: le scuse del Comandante della Concordia ricordano la difesa del pilota che tranciò i cavi della funivia del Cermis

… lo scoglio non era segnalato … i cavi della funivia erano troppo bassi …

La catena fra il potere e la  responsabilità (il potere di scelta del Comandante della Concordia e la responsabilità civile della Compagnia di Navigazione) questa volta non può essere spezzata. La Compagnia (e/o la sua assicurazione) dovrà risarcire i danni ed è inutile che essa sconfessi il suo Comandante.

Il Rex

Una prassi. Le navi da crociera sono solite fare “l’inchino” , cioè salutare la gente sulla costa da molto, molto vicino. Il primo esempio l’abbiamo avuto un un film, Amarcord, ricordate l’inchino del Rex? Oggi l’abbiamno visto, purtroppo all’isola del Giglio (e a Venezia!). Ciò avviene  soprattutto in estate. Sicuramente in tal modo ogni Compagnia di Navigazione si reclamizza agli occhi dei uristi che sono a terra. C’è anche questo aspetto da riconsiderare nella valutazione della catena degli eventi e della responsabilità.

Le barche a vela, nel Garda Trentino, possono veleggiare solo oltre una certa distanza dalla costa. Nulla è prescritto, invece, per i colossi da turismo  del mare, se non in presenza di parchi marini protetti. Gli aerei devono seguire rotte precise e sono controllati durante il loro volo. Questi giganti del mare no? Qui la catena degli eventi e delle responsabilità sembra essersi spezzata.

Omero

Ma poi vi è un altro aspetto sul quale riflettere. E cioè che stiamo retrocedendo alla “civiltà della vergogna” della Grecia di Omero, cioè alla cultura secondo la quale la considerazione che abbiamo di noi stessi, i modelli cui tendiamo, si fondano sull’immagine che gli altri si possono creare di noi. Ed allora, tutti fighi con gli stessi blue jeans, tutti fighi con le stesse automobili, tutti strafighi a condurre la nave a rasentare un’isola o un aereo a volare sotto i cavi della funivia del Cermis (la ricorrenza del 3 febbraio si avvicina!). Così fan tutti (ah, Mozart, l’avresti mai detto?). Se non lo faccio anch’io, cosa penseranno di me? Che sono uno “sfigato”. E allora, visto che “posso”, lo “faccio”, sperando che la catena fra il mio potere e la mia responsabilità si interrompa.

Ma … e le vittime di questi comportamenti?

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Edizione straordinaria: Gian Antonio Stella, ieri sera a Trento

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Gennaio, 2012 @ 6:20 am

Detto altrimenti: Ti manda Picone?

“Partendo da una posizione di forza (bombe, accordi internazionali) il Trentino Alto Adige ha goduto sino ad oggi di forti privilegi. L’Italia non può più permettersi questa casta. Infatti, se si continua così, cosa ne sarà del meridione e quindi dell’Italia?” Questo il succo del discorso tenuto da Stella,  con un leggero accento veneto, al TGR3 che ha preceduto la riunione …

Vediamo un po’ … all’epoca della prima guerra mondiale … si discuteva … sì … si discuteva se il confine dovesse essere fissato a Salorno (cioè fra gli attuali Trentino e Alto Adige) o al Passo del Brennero. Prevalse il Brennero, già che si conquista … Conquista, sì, infatti l’Unità d’Italia è frutto, oltre che di una guerra di liberazione (del Trentino),  anche (si badi, ho detto “anche”) di tre azioni di conquista: una al centro (Stato Pontificio); una del nord (Alto Adige) ed una del Sud (Regno delle Due Sicilie). Per il centro, abbiamo regolato la questione con i Patti Lateranensi. Per il nord, con l’accordo Degasperi-Gruber. Resta da definire la questione meridionale.  Si leggano fra gli altri, per il nord “Eva dorme” di Francesca Melandri; “Sulla torre del castello il tricolore” di Luigi Sardi; per il sud i due recenti libri di Pino Aprile, “Terroni” e “Giù al Sud”. Non che questi testi siano i Vangeli, ma sicuramente rappresentano un ottimo primo spunto per ulteriori approfondimenti.

Euregio Tirolo

Ora, al nord innanzi tutto non v’era nulla da predare neanche volendo e quindi, per amore o per forza, anche ammesso che si sia fatta di necessità virtù, si sono esaltate le potenzialità esistenti localmente, in termini di cultura e tradizioni. Ne è scaturito – sia pure dopo un primo periodo di “rodaggio”, un ottimo esempio di capacità di governo, di convivenza intereuropea, di regionalismo transfrontaliero, modello per il resto del Paese (soprattutto oggi, che di capacità di convivenza interetnica ce ne sarà sempre più bisogno)!) per una nuova Europa; l’Europa delle Euregio.

Al Sud invece v’era molto da predare e si è predato, ma certo non da parte dei Sud Tirolesi e dei Trentini. Si è predato economia, finanza, cultura, mano d’opera, cervelli, dignità, la vita stessa della gente, si cono distrutte industrie, interi sistemi agricoli, si sono incendiati paesi interi con gli abitanti dentro, si sono eseguite fucilazioni sommarie (Legge Pica, di processi neanche a parlarne) etc. Non ci si è certo preoccupati di mantenere e migliorare ciò che vi era di buono, ed era molto. Oggi noi raccogliamo i frutti (velenosi) di ciò che altri hanno seminato, oppure, se preferite, non raccogliamo i frutti (commestibili) di ciò che altri hanno espiantato.

Tuttavia, questi sono sunk fund, soldi affondati dicono in USA, acqua passata diciamo noi. Guardiamo al futuro: io riterrei doveroso per noi e necessario ed utile per l’Italia riversare al sud parte delle nostre energie, purché prima (ecco il punto, prima) si allontani la politica dalla delinquenza ivi organizzata anche “a costo” di rispettare le conclusioni di una certa commissione parlamentare per l’autorizzazione a procedere e purché, prima, si trasformi il Sud (questa volta lo scrivo con la maiuscola, quale auspicio ed augurio sincero) in un recipiente a tenuta stagna, capace di ricevere e far fruttare quanto vi si riversa  e non in un colabrodo o, peggio, in un distillatore che faccia evaporare quanto vi si immette a vantaggio dei soliti ignoti/noti. Il che significherebbe fornire altre energie a chi da molto tempo cerca di sostituirsi allo Stato. In altre parole, Stella, si otterrebbe l’effetto contrario a quanto programmato!

E poi, Stella, le “nostre” bombe? E quelle “dal” sud, ad esempio, a Firenze e a Roma? E quelle “nel” Sud, ad esempio, a Capaci?  Ancora, Stella, “i nostri agganci internazionali”? E i mafiosi “promossi” a sindaci delle città siciliane?  Se noi qui al Nord abbiamo  un accordo palese con l’Austria, altri al Sud hanno goduto (si fa per dire) di un accordo, anche se meno palese, con un grande paese d’oltre Oceano Atlantico (a Stella e strisce, mi verrebbe da dire …). Lo stesso paese che oggi ci regala le pagelline delle sue agenzie di rating. Vabbè che ci hanno  liberato dal fascismo, per un po’ va bene .. ma poi gli si dice … ora basta, hai rotto … direbbe Antonio Albanese ….

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Cosentino affair

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Gennaio, 2012 @ 6:52 am

Detto altrimenti: Quis custodiet ipsos custodes? (VI Satira di Giovenale): chi controlla i custodi (delle nostre leggi, n.d.r.)?
Il fatto da accertare era 1) “si tratta di persecuzione politica o no?” e non 2) “il parlamentare ha commesso o meno i reati per i quali è indagato e comunque le misure proposte contro di lui (l’arresto) sono adeguate?”(Ex ministro Fitto a Ballarò: “La misura della restrizione personale sarebbe stata eccessiva rispetto quanto contestato”). Sono due comportamenti obiettivamente  diversi, e diversi sono anche soggettivamente: infatti il primo sarebbe stato eventualmente imputabile ai giudici; il secondo al parlamentare. Orbene, l’assenza della persecuzione politica era stata accertata dalla commissione parlamentare per le autorizzazioni a procedere che aveva studiato la documentazione. Ora, non si venga a dire che anche le centinaia di parlamentari che hanno votato per non autorizzare l’arresto avevano studiato quelle carte! Ed allora non resta che concludere che questi parlamentari hanno abusato di una facoltà/diritto/dovere loro attribuita dalla legge, hanno stravolto il modo legittimo di esercitare il ruolo loro affidato dalla legge. Tutti costoro si sono arbitrariamente trasformati da “valutatori dell’esistenza di una finalità persecutoria politica” in “giudici sui reati ascritti e sui relativi provvedimenti giudiziari”. Mi chiedo: costoro sono “legibus soluti”? Cioè sono al di sopra delle leggi? A chi afferma che la funzione di governo dovrebbe controllare maggiormente la magistratura, in questa occasione si potrebbe rispondere che dovrebbe essere la magistratura a poter controllare maggiormente i parlamentari circa comportamenti di questa natura. Forse dovremmo imparare dal poker, gioco nel quale la scala massima vince la media che vince la minima che vince la massima etc., ma almeno tutti devono avere un ragionevole e cosciente dubbio sulla intangibilità della propria posizione.
Il fatto è grave, non può passare sotto silenzio.

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Doppia edizione straordinaria: Agenzie di rating USA e naufragio della Concordia

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2012 @ 8:41 am

1) Le agenzie di rating americane (cioè USA) hanno declassato mezza Europa, Italia compresa, ovviamente. Detto altrimenti: cui prodest? A chi giova?

Carneade, chi era costui? Questa la domanda che risuona in un passo dei Promessi Sposi, si, sempre quelli, quelli scritti da tale Alessandro Manzoni. Oggi noi dobbiamo porci ben altre domande, in particolare sulle Agenzie di rating USA:

1. Chi sono i loro azionisti?
2. Al loro interno, chi approva e firma la dichiarazioni finali dei loro esperti, frutto di profonde analisi, con le quali vengono attribuite le pagelle?
3. Da dove provengono i loro ricavi? In particolare: chi ha pagato il lavoro delle recenti analisi che hanno determinato i declassamenti europei? O le Agenzie hanno lavorato gratis?
4. Quali responsabilità hanno le Agenzie allorchè commettono errori macroscopici, ad esempio classando con la tripla A banche e società che dopo pochi giorni o alcuni mesi falliscono?
5. Quale responsabilità è stata loro ascritta quando hanno ammesso la pratica dei titoli derivati della loro cartolarizzazione (si veda mio post del 4 gennaio scorso)?
6. E’ vero che l’Europa sta studiando se e come richiedere i danni alle citate Agenzie, di fronte a loro certificazioni non veritiere che abbiano causato forti perdite alle borse, agli Stati ed alle economie europee?
7. Quali garanzie abbiamo che non siamo di fronte ad azioni che possono rappresentare veri e propri reati di turbativa dell’andamento dei corsi delle borse?
8. Perché l’Europa non crea una ERA, European Rating Agency, per classare le agenzie USA?
9. Perché non si indaga sui grossi movimenti di titoli sovrani e di azioni avvenuti subito prima e subito dopo questi declassamenti europei di massa?

2) La nave Costa Concordia sugli scogli dell’Isola del Giglio. Detto altrimenti: scogli non segnalati sulle carte nautiche? Ma via … siamo seri! Ci avviciniamo al 3 febbraio, anniversario della strage del Cermis, in Trentino. La spiegazione del Capitano della Concordia mi ricorda quell’altra, che il cavo della funivia trentina sarebbe stato troppo basso e quindi l’aereo USA non ha potuto evitarlo ….

La Costa Crociere. Da tempo non è più di proprietà della famiglia ligure dei Costa. Da Ligure qual sono mi preme chiarire preliminarmente questo particolare.

Personale di bordo. Pare che sia stato imbarcato “al risparmio”: camerieri filippini al posto di marinai. Crociere low cost, come i voli low cost che finiscono la benzina e fanno una colletta fra i passeggeri per proseguire.

Controlli. Non sono un pilota di aerei né di elicotteri. Tuttavia mi risulta che per i velivoli sono previsti rigorosi controlli su equipaggi, dotazioni di bordo, manutenzioni etc. Mi domando: quali controlli sono stati effettuati per verificare se i camerieri/marinai della Concordia fossero almeno in grado di alare le scialuppe di salvataggio? (Tanto per dirne anche una sola!).

Strumentazione di bordo. Navi ben più piccole della Concordia oggi dispongono di numerosi sistemi radar, numerosi GPS, numerosi Loran, numerosi ecoscandagli, numerosi sonar, numerosi sistemi di guida automatica, molte radio, molte carte nautiche, bussole giroscopiche, bussole da rilevamento, estanti, alcune matite nere del n, 3, due temperamatite, due squadrette, una gomma da cancellare, un orologio ed una bussola “normale”, astrolabi etc.  o mi sbaglio? Non si puo’ quindi accampare la mancanza degli strumenti che consentono una navigazione sicura. Basta solo adoperarli bene. Tuttavia nessuno strumento sostituisce l’attenta vigilanza dell’uomo.

Carte nautiche.  Per anni ho frequentato quella zona con la mia barchetta a vela da regata, traversando da S. Vincenzo in Toscana a Palau e viceversa, sette metri lft per una tonnellata di dislocamento ed una stazza di 2,8 tons: un natante, quindi. Disponevo di: GPS, bussola, log (tachimetro), cronometro, carte nautiche, squadrette, compasso, matita, temperamatite, gomma per cancellare, pila frontale per leggere la carta anche di notte. Infatti ho risalito a vela e controvento quella zona anche di notte ed anche in navigazione solitaria, con vento sostenuto sul naso. Potete immaginare se non avevo prima studiato molto bene la carta nautica! A me non è mai risultato che ci fossero scogli o secche non segnalate.

Tutti possono sbagliare? No. Non sempre. Un errore umano può essere “accettato” se avviene durante una furiosa tempesta e/o con i motori o le vele in avaria e/o durante una regata impegnativa e/o durante un combattimento navale. Non può essere accettato se avviene in assenza di tutte le condizioni sopra elencate.

Un caso in parte analogo: il naufragio sulla costa della London Valour. Io mi trovavo a Genova, sulla passeggiata a mare, a 200 metri dalla nave. La mattina del 9 aprile 1970 la London Valour era alla fonda, posizionata circa 1300 metri a sud della testata di levante della diga foranea Duca di Galliera del porto di Genova. Il Comandante aveva ordinato lo smontaggio dei propulsori poiché dovevano essere revisionati integralmente una volta entrati in bacino con l’ausilio dei rimorchiatori. Improvvisamente sulla città si abbatté una libecciata di enorme violenza (prevista dai bollettini meteo!); l’ancora della nave cominciò ad arare e la nave andò ad incagliarsi sugli scogli della barriera. A causa dei venti a 100km/h e di onde sino a 4 metri, durante le operazioni di soccorso morirono molti membri del’equipaggio, compreso il comandante. Le successive indagini appurarono le sue gravi responsabilità, in quanto non si avvide in tempo del variare delle condizioni meteorologiche, né avvisò l’equipaggio del fatto che l’avviamento dei motori della nave, per motivi tecnici, avrebbe richiesto un tempo decisamente superiore al normale.

Qual è la mia impressione circa la Concordia? Che il capitano non fosse sul ponte di comando e che anche se era li, che si sia avvicinato imprudentemente alla costa, mandando la nave ad incagliarsi sugli scogli. Non credo alla versione che l’urto sarebbe avvenuto ben prima e che egli avrebbe diretto la nave verso terra, sino a farla arenare sulla costa. Il mio dubbio sorge in quanto per un certo periodo sarebbero state rifiutate alcune offerte di soccorso in mare e che per circa un’ora e mezzo ai passeggeri non sarebbe stato consentito di avvicinarsi ai ponti e/o alle scialuppe di salvataggio.

I tanti dispersi. Speriamo che siano tali, e cioè solo dispersi, momentaneamente.

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