REVISIONE DELL’ ARTICOLO 18: CONSEGUENZE E IMPLICAZIONI TRENTINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2012 @ 7:43 am

Detto altrimenti: il mutuo per la casa, le false partite IVA, la collaborazione fra i Comuni Trentini e l’Agenzia delle Entrate.

Specie in via di estinzione

Dice … solo se hai un lavoro fisso (a tempo indeterminato) la banca ti concede un mutuo (per l’acquisto della casa, n.d.r.. Degli altri non è il caso di parlare. Non è più, ne mai lo è stato, il tempo di “accendete un mutuo sulla casa ed utilizzate il denaro per spendere: metterete in moto l’economia”. Ricordate gli spot televisivi, nei quali si diceva “Grazie!” a chi aveva comunque appena fatto un acquisto?)

Già, perché il mutuo fondiario è un mutuo con garanzia reale su immobile. Poi, teoricamente, i denari che ti sono erogati li puoi spendere come meglio credi. Infatti non si tratta di mutuo di scopo, ad esempio edilizio, per costruire una casa.

Ma la banca, a chi concede questo tipo di credito? Al dipendente con lavoro “fisso” o alla società presso la quale egli lavora? Eh già, perché se il dipendente, pur dotato di contratto a tempo indeterminato, vede fallire il suo datore di lavoro, diventa automaticamente un “disoccupato a tempo indeterminato” ed allora non ha più gli “euri” per pagare le rate del mutuo e la banca gli prende la casa e la vende. Ma non è questo che la banca vuole. Ed allora?

Allora bisogna arrivare alla conclusione che esistono “gruppi omogenei di potenziali richiedenti il mutuo”:

1. i lavoratori pubblici, oggi non licenziabili
2. i lavoratori privati con contratto a tempo indeterminato, oggi non licenziabili
3. i lavoratori privati licenziabili o con contratto a tempo, reinseribili sul mercato del lavoro
4. i lavoratori privati licenziabili o con contratto a tempo, non reinseribili sul mercato del lavoro
5. i lavoratori false partite IVA, i “sotto pagati” etc.
6. i lavoratori “a nero”
7. i disoccupati
8. coloro che ormai hanno “perso ogni speranza” e il lavoro non lo cercano nemmeno più.

Stante l’attuale crisi economica e la frequenza dei fallimenti di imprese private, secondo l’attuale ottica bancaria la banca dovrebbe concedere il mutuo solo alla prima categoria, al massimo alla seconda. E gli altri? Ma allora, quando sarà, come sarà, abolito il crisma della illicenziabilità per tutti, le banche non concederanno più a nessuno mutui fondiari per l’acquisto della (prima) casa? Dopo quel momento, le banche dovranno rivedere i criteri di concessione dei mutui fondiari. Oppure abolire quella forma di credito.

Già, perchè oggi anche un lavoratore sfaticato, svogliato, poco onesto (e qualche volta se ne trovano) ma con un contratto a tempo indeterminato può ottenere il mutuo, a differenza di chi invece lavora con capacità e onestà, ma non gode di quel tipo di contratto.

Sì, perchè va detto anche questo: l’illicenzialbilità dei pelandroni, di coloro che sono parcheggiati nei vari “cimiteri aziendali degli elefanti”, continuamente trasferiti da un reparto all’altro “purchè me lo togliate dai piedi”, impedisce l’assunzione di persone capaci, meritevoli ed oneste, non assumibili per via del “numero fisso insuperabile” che spesso strangola imprese pubbliche e private.

Il Ministro Fornero

A mio avviso il problema si pone  ben prima, cioè a monte del rapporto di lavoro nel momento della stipula del contratto di lavoro e non a valle, cioè sull’aspetto della licenziabilità. Occorre lavorare prima e molto di più sulla tipicità dei contratti di lavoro, abolendo quella “schiera iniqua di rapporti cosiddetti elastici” che altro non sono che strumenti dello sfruttamento del lavoro. Il più eclatante ed il più facilmente aggredibile è sicuramente il gruppone delle false partite IVA. Perché non cominciare da lì? Infatti sarebbe un intervento dovuto se non altro in quanto esperito in materia fiscale, cioè nell’ambito del regime dell’IVA prima ancora che nell’ambito del regime del diritto del lavoro.

Fatta chiarezza sulla natura del rapporto di lavoro, ai fini della concessione di un mutuo fondiario le banche dovranno esaminare il singolo lavoratore con le stesse tecniche con le quali oggi esaminano un’impresa: capacità lavorativa e reddituale presente e futura,  sue “note caratteristiche aziendali”, eventuale ricollocabilità sul mercato del lavoro, etc., e non più basarsi esclusivamente sulla presenza o meno di un pezzo di carta, cioè di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, anche perché semplicemente tale documento non esisterà più.

Promessi Sposi lavoratori dipendenti della Società PARTITA IVA SPA

 

Nel frattempo, la nostra Provincia potrebbe invitare i Comuni ad estendere la collaborazione esistente con l’Agenzia delle Entrate anche in questo settore, cioè nell’individuare e cancellare – senza sanzionarle – le false partite IVA, obbligate a ciò dalle regole perverse di una carente legislazione in materia di contratti di lavoro e di tutela dei lavoratori. Con il che la bilancia delle garanzie contrattuali, di fronte ad una modifica dell’articolo 18, sarebbe maggiormente equilibrata.

E voi, cosa ne pensate?

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IL GOVERNATORE DELLAI PROMUOVE GLI “STATI GENERALI” PER LA CRESCITA DEL TRENTINO … CONTRIBUIAMO CON UN “CONCORSO DI IDEE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2012 @ 8:03 am

Detto altrimenti: non basta avere i conti in ordine. Occorre crescere. E la scelta di un modello di sviluppo eventualmente anche diverso ma più adatto al momento è di per sé un crescita.

Trentino? Dolomiti, boschi. Questa è l’immagine un po’ superficiale che “in Italia” si ha di questa Terra. Dirò di più. Talvolta mi è capitato di sentire:
o “Questa estate vado in vacanza in Trentino, a Selva Valgardena”
o “Tu in qual delle due regioni (sic) vivi, in Trentino o in Alto Adige?”
o “Trento? Vicino a Trieste!” (In realtà sono “solo” 350 km, quanti da Trento a Genova, ma nessuno si sognerebbe di dire: “Trento? Vicino a Genova!”)
o “Trento? ma li parlate tutti tedesco!”

Luci e lucci rivani

Molta distrazione, non c’è dubbio. Tuttavia anche all’interno della “Regione Trentino” vi è una certa predisposizione ad ignorarne qualche aspetto: i laghi, ad esempio, e soprattutto “il” Lago, cioè l’Alto Garda Trentino. Infatti, quando mi trasferii a Trento da Milano, 25 anni fa, tutti si sentirono in dovere di portarmi in Bondone ed in Pinè. Poi, scoprii il Garda Trentino una sera d’estate, da solo, per pura combinazione. Ora, non pretendo che il mio caso sia la regola, ci mancherebbe, tuttavia si vive anche di ricordi e quanto allora mi accadde ha mantenuta viva in me questa riflessione, che ogni tanto, come avviene oggi che sto scrivendo, emerge dal mare (anzi … dal lago!) della memoria.

Orbene, se dobbiamo condurre gli “altri” a conoscere tutti gli aspetti del Trentino, allo stesso tempo dobbiamo condurre noi stessi a conoscere e sviluppare tutte le potenzialità di crescita e di sviluppo della nostra Provincia.

Tempo di crisi economica. A maggior ragione occorre reagire, occorre inventarsi qualcosa di nuovo, attivare risorse sino ad oggi inutilizzate, latenti ma con un forte potenziale. Ho già scritto alcune mie idee nel precedente intervento “Il Trentino che vorrei” (v. post del 6 dicembre 2011). In questa sede desidero evidenziare un aspetto particolare dei presupposti del nostro sviluppo. E cioè l’atteggiamento mentale, che deve virare dal pur legittimo “noi siamo bravi”, “la Provincia deve e può intervenire”, “lo Stato ci chiede troppo”, “l’Alto Adige .. si vabbè, ma anche noi non siamo male”, “il Garda, si vabbè .. quei de la Busa, quei dei pessat” etc. e dirigere la prora della Nave Trentino verso ulteriori obiettivi, quali la cura attenta di ogni dettaglio anche minimo, la valorizzazione di ogni potenzialità anche lacustre (ad esempio, il Garda Trentino può diventare il Trentino del Garda), l’attenzione verso ogni miglior esempio da seguire (e molti ne troviamo in Alto Adige), la piena consapevolezza di quanto sino a qui è stato realizzato dalla nostra Autonomia e di quanto ancora, “nonostante questi tempi” la nostra Autonomia “può fare” e di quanto ancora, proprio “a causa di questi” tempi, la nostra Autonomia, cioè ognuno di noi, “deve fare”.

Ed allora vi propongo di partecipare, con commenti a questo “post”, al “CONCORSO DI IDEE PER LA CRESCITA DEL TRENTINO”. Per ragioni di spazio e per avere la certezza di essere a Vostra volta letti dal maggior numero possibile di lettori, mi permetto di suggerire a tutti di essere sintetici e brevi nell’esposizione. Vi ringrazio e attendo di leggerVi. Ah, dimenticavo, il premio per i vincitori? La soddisfazione e l’orgoglio di avere aiutato la crescita della nostra Terra e, perché no? … anche della nostra … Acqua!

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ANCORA SULLA CONCORDIA: UNA IPOTESI … ANZI DUE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2012 @ 7:50 am

Detto Altrimenti: perché quel ritardo nell’avviso di “abbandonare la nave” ?

Whisper in regata nell'Altogarda Trentino

Sono andato a vedere la mia carta nautica dell’isola del Giglio. E’ la carta dell’IGM scala 1:20.000 del luglio 1994, quella che ho usato con il mio natante a vela, un FUN da regata di 7 metri di nome Whisper, numero velico ITA 526, stazza 2,8 tons, dislocamento Kg. 1.000, motore ausiliario fuoribordo ad 4 CV, deriva del 33% (cioè 330 kg.), pescaggio m. 1,60. Randa mq 16, genoa mq 16, fiocco mq 8, spinnaker mq 40, tormentina mq 4.

Ho notato che alcune centinaia di metri oltre il punto di impatto, il fondale arriva a 85 metri di profondità.

Orbene,  poiché lo squarcio sulla fiancata di babordo (sinistra) della nave è abbastanza “puntuale”, cioè lo scafo non ha subito un lungo squarcio, deduco che, accortosi che era troppo vicino alla costa, il Comandante abbia “poggiato” leggermente a tribordo (destra). Non avrebbe potuto virare più marcatamente perchè navi di quelle dimensioni rispondono a virate di 5 gradi alla volta, altrimenti cominciano a vibrare e non virano. Nel far ciò la nave ovviamente “scarroccia” un po’ sul lato opposto, cioè a a babordo (sinistra): ed ecco l’impatto quasi “frontale” della fiancata sinistra conto lo scoglio. A questo punto, per quanto limitata fosse la velocità della nave, l’abbrivio l’ha portata un po’ più avanti, là dove il fondale è – come dicevo – di 85 metri! Ora, se il Comandante avesse voluto dare subito il segnale di abbandono della nave, avrebbe dovuto fermarla proprio in quel punto, mantenerla diritta (evitando, con appositi allagamenti compensatori, che sbandasse su un fianco) e quindi mettersi nelle due condizioni necessarie per potere calare a mare tutte le scialuppe di salvataggio. A fine operazione, probabilmente la nave sarebbe affondata, andandosi a poggiare 85 metri sotto la superficie.

Il che può far supporre che il  Comandante e/o la Compagnia di Navigazione abbiano voluto evitare a tutti i costi questo inabissamento totale.

Ecco quindi che sorge la domanda: conscio della quasi impossibilità di valutare quanto ancora la nave sarebbe stata a gala, il Comandante – nella ipotesi che sto formulando – avrebbe scelto di non fermare la nave, di non lanciare il segnale di abbandono nave, di non calare le scialuppe di salvataggio (non è possibile farlo, con la nave in movimento), per portare la nave, con una virata a babordo (a sinistra, durante la quale la nave ovviamente si è raddrizzata) ad arenarsi là dove forse sarebbe stato possibile recuperarla con appositi successivi interventi. Infatti, nel punto in cui è arenata, la nave mostra al cielo la fiancata sinistra  squarciata e ha cessato di imbarcare acqua. In questa ipotesi, il tentativo di salvare la nave sarebbe stato prevalente sulle azoni mirate a salvare innanzi tutto la vita di tutti i passeggeri.

A meno che … il Comandanre Schettino avesse stimato che, se avesse fermato la nave per alare in acqua le scialuppe di salvataggio, il suo affondamento sarebbe stato molto rapido e non avrebbe permesso di completare la manovra. In questo caso, farsi sorprendere dall’affondamento completo durante l’abbandono della nave,  avrebbe causato un’ecatombe di vittime.

P.S.: attenzione! Si tratta solo di mie ipotesi. La rotta e le varie posizioni della nave sono state da me dedotte da notizie ed immagini televisive.

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LE NOSTRE LEGGI? IMPARIAMO DA ROMA (DALL’ANTICA ROMA!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Febbraio, 2012 @ 9:10 am

 

Detto altrimenti: come era bella, sintetica e significativa la lingua latina!

 

Summa lex, summa iniuria
Per quanto una legge sia dettagliata, tuttavia essa potrà risultare molto dannosa per alcuni cittadini (Liberalizziamo, si, ma in modo specifico, settore per settore. Altrimenti … N.d.r.)

Corruptissima republica, plurimae leges
L’enorme proliferare delle leggi fa sì che si distrugga la democrazia (quante migliaia sono le leggi formali e sostanziali in materia fiscale? Occorre intervenire. E’ meno difficile di quanto possa sembrare: infatti oggi disponiamo di computer che gestiscono miliardi di informazioni. Incarichiamo un gruppo di esperti di leggi e di software di computerizzare tutto il materiale, attribuendo ad ogni disposizione il grado di prevalenza o soccombenza rispetto alle altre ed ogni altro criterio necessario alla loro razionalizzazione. N.d.r.)

Quid faciant leges, ubi sola pecunia regnat?
Cosa mai potrà fare la legge in un Paese ove regni il solo denaro? (ma no! … Non ce ne eravamo accorti! N.d.r.)

Salus civitatis in legibus sita est
La salvezza dello Stato consiste proprio nelle sue leggi (siamo d’accordo! N.d.r.)

Nulla lex satis commoda omnibus est
Nessuna legge può essere tale da essere ugualmente utile a tutti (smaltiamo i rifiuti, ma non vicino a casa mia … N.d.r.)

Legum servi sumus ut liberi esse possums
Siamo soggetti alle leggi per poter essere liberi (è vero! N.d.r.)

Leges bonae ex malis morbus procreantur
Le buone leggi sono emanate a seguito di cattivi eventi (speriamo che ciò accada – e presto – per quanto riguarda la prevenzione e la gestione degli eventi atmosferici e delle calamità naturali! N.d.r.)

Legem breve esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur
Occorre che la legge sia breve, affinchè possa essere compresa anche dai non esperti (ricordate come erano lunghe, arzigogolate e complesse le “grida” manzoniane? Proprio per non essere comprese dl popolo. N.d.r.)

Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor
Ciò che non vieta la legge, è il pudore che deve vietare che  sia fatto (stiamo attenti a che l’immoralità non sia sconfitta e sostituita dall’amoralità! N.d.r.)

Scire leges non est verba earum tenere, sed vim ac potestaetm
Conoscere le leggi, non è conoscerne le parole, bensì conoscerne la forza e l’efficacia (cioè, avere coscienza se, in caso di sua violazione, in tempi brevi le sarà data esecuzione forzata e sanzione. N.d.r.)

 

Legge elettorale. Premio di maggioranza? I Romani di oggi lo vogliono. Gli antichi Romani non lo avevano.
Il premio di maggioranza non va dato a chi ha raggiunto la maggioranza relativa dei voti, bensì a chi ha già raggiunto da solo la maggioranza assoluta. E voi cosa ne pensate?

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EDIZIONE STRAORDINARIA – Emergenza terremoti. alluvioni, neve …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2012 @ 10:08 pm

Detto altrimenti: alla catena potere-responsabilità manca un anello, la catena è interrotta ancora una volta (v. post del 18 gennaio scorso).

o Terremoti: pare che a L’Aquila si stia ricostruendo senza adottare criteri costruttivi antisismici …
o Alluvioni: pare che alle Cinque Terre si stai ricostruendo proprio là dove sono state investite e distrutte le case …
o Nevicate: pare che una nevicata paralizzi strade e ferrovie …

Nuove grandi opere? No! Abbiamo altre priorità! E’ come voler andare all’Università avendo frequentato solo le scuole elementari! Investiamo invece sulle infrastrutture e sulle reti esistenti (di ogni tipo), sulla loro manutenzione, sulle ferrovie “ordinarie”, sui sistemi di intervento, su come affrontare le “emergenze previste” (ma allora, se sono previste, che emergenze sono?), sui mezzi di soccorso, sulla ricostruzione e soprattutto iniziamo dal chiarire “chi è responsabile di cosa e chi fa cosa”, cioè la struttura e la catena delle competenze, dei poteri, dei doveri e delle responsabilità. Altrimenti a forza di fare lo scarica barile, non resta tempo per intervenire, prima, e sanzionare chi non è intervenuto, dopo.

Adesso, a chi è morto, a chi ha subito danni, a chi ha sofferto mille disagi, a tutti noi, che dovremo comunque pagare il costo economico di una enorme disorganizzazione, sapere se alla fine sarà sanzionato il Sindaco di Roma, il Responsabile Nazionale della Protezione Civile o l’Amministratore Delegato di Trenitalia, poco importa.

Il Presidente Monti è sicuramente l’ultimo responsabile. In pochi mesi di governo non ha potuto certo prendere in mano tutte le situazioni. Tuttavia egli si è informato di come funziona la politica previdenziale nel nord Europa. Mandi i suoi Ministri a vedere come affrontano queste “emergenze” nel nord Europa ed anche qui da noi, in Trentino e in Sud Tirolo. E se gli servono fondi, li prenda dalle Grandi Opere di cui possiamo sicuramente fare a meno. A noi servono le cosiddette “piccole opere”, quelle che ci fanno vivere bene tutti i giorni, anche quando nevica.

Ecco, mi viene in mente la richiesta “romana” di tagliare le nostre risorse finanziarie provinciali. Per impiegarle come? Per pagare i danni della non gestione delle emergenze di questi giorni? Un esempio? A Roma c’erano, “guaste ma riparabili e non riparate” circa 15 lame che, applicate ad autocarri, li avrebbero trasformati in 15 spazzaneve! Non avrebbero certo risolto al situazione, ma il fatto è sintomatico … 

Un Sindaco dice: “lui” non mi ha avvertito, “loro” sono passacarte … Quando ero Direttore dell’ISA a Trento, di fronte ad un grave problema aziendale il mio “capo” Bruno Kessler mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: “Questo è il problema. Lei è il Direttore. Quella è la porta. Torni con il risultato”. Ed io tornai con il risultato. Il risultato … appunto!

E voi, cosa ne pensate?

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PENSIERI IN LIBERTA’ – 3

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2012 @ 7:08 am

DETTO ALTRIMENTI: AUTONOMIA NEGATA? “IO NON CI STO”

Questa volta, dopo gli alunni delle elementari e gli allievi delle superiori, abbiamo chiesto ad alcuni studenti universitari di esprimersi a ruota libera sul tema “ Tutti devono contribuire al risanamento dello Stato. Anche le Provincie Autonome. Tutti devono fornire risorse per ridurre il debito pubblico e quindi gli interessi passivi e quindi il debito pubblico, etc.” Ecco, a giudizio di una commissione di docenti, le risposte più rilevanti.

    1. 1. Diceva quel tale: la crisi non c’è, i ristoranti sono pieni di gente. Forse voleva dire: guardate che c’è una certa parte della popolazione che ha più soldi di quanto non risulti dalle tasse che paga e che quindi può essere spremuta per riversare denari privati nella cassa pubblica, a risanamento dei conti pubblici. Quel tale ceramente si riferiva ai ristoranti della Brianza, di Roma e delle coste della Sardegna …  è sicuramente lì che fra le righe indicava di andare a prendere i soldi …
    2. Oggi con le liberalizzazioni, si vuole aprire il mercato alla concorrenza, si vuole migliorare la qualità dei servizi da parte della spinta delle regole del mercato, per far sì che diminuisca il costo di molti servizi a vantaggio dei cittadini, i quali quindi, fra l’altro, … potranno meglio sopportare un aggravio fiscale? Ma allora … che fai? Da una parte me li dai e dall’altra me li riprendi?
    3. Le nostre due Provincie Autonome di Trento e Bolzano sarebbero chiamate, entro due anni, a ridurre di un terzo i propri bilanci. Un terzo? Ah, deve essere la stessa misura di cui viene ridotta la spesa corrente dello Stato. Se fosse così … (prima precondizione). Ma, questi fondi, li volete per destinarli a chi? A parte la garanzia costituzionale e per Bolzano anche quella internazionale, forse per riversarli in un recipiente sano (seconda precondizione)? Potrebbe anche andar bene. Sì, perchè essere chiamati a pagare perchè poi i denari siano  poi riversati in un recipiente ancora pieno di buchi d’ogni sorta, no … “io non ci sto”.
    4. Livellamento, espressione negativa, verso il basso. Uguaglianza, espressione positiva, verso l’alto. Cosa si vuole fare?
    5. Trentino 60 anni fa. Le ragazze delle valli “andavano a servizio” nelle città, presso le case dei “siori” che venivano qui quali turisti. Trentino di oggi: una oculata gestione delle risorse dell’Autonomia (prodotte localmente, si noti!) ci ha trasformato in una delle prime regioni italiane. Ed allora? Il nostro contributo potrebbe essere quello di far vedere agli  altri “come si fa”. Potremmo aprire a Trento una SCUOLA SUPERIORE DI GOVERNO REGIONALE.
    6. Comunque, ci siamo resi disponibili ad assumere la gestione di altre funzioni oggi statali, con costi a nostri carico.  Altre competenze, sì. Minori risorse finanziarie, no. Infatti, posto che si debba far fronte ad un servizio statale che  oggi gestite voi  al costo i 100, noi ce ne facciamo carico e lo gestiamo al costo di 50. Per voi è un minor costo di 100. Per noi un maggior costo di 50 e non una minore disponibilità di 100.
    7. Non ci volete dare altre competenze? Ma dove va a finire il principio di sussidiarietà, che recita “Non faccia l’istituzione di livello superiore ciò che può essere fatto (assai meglio, n.d.r.) dall’istituzione di livello inferiore?
    8. 8. Risparmiare? Ed allora cominciamo dai parlamentari “romani”: stipendi, rimborsi spese, benefit (benefit, già, perché non se ne parla? Anche quelli per familairi e conviventi, sì, avete capito bene, anche conviventi), rendite vitalizie, loro numero eccessivo. Date l’esempio. Solo dopo potrete chiedere sacrifici anche agli altri.
    9. 9. Non vogliamo “creare un altro Stato”, ma stare in uno Stato che  rispetti il frutto della nostra gestione e che aspiri all’Europa, ad una Europa delle Regioni Transfrontaliere, che sono il migliore collante di un’Europa sempre più coesa ad ogni livello.
    10. La negazione dell’Autonomia in una certa area della regione ha inaugurato  – anni fa – la stagione degli attentati. Oggi essa inaugurerebbe la cancellazione di un modello cui tutte le regioni devono tendere.
    11. Diversità è ricchezza. No quindi all’omologazioni anche culturale su schemi di vita, di governo, di abitudini che non ci appartengono.
    12. Il Presidente Monti ha dichiarato . “La ricchezza non è una cosa negativa, sempre che sia stata ottenuta in modo corretto e non da posizioni di monopolio”. E’ il caso nostro.
    13. Si comincino a recuperare denari là dove vengono sprecati, non sottraendoli là dove vengono investiti proficuamente.
    14. �

      Sostiene Dellai ...

      “Cosa volete, che per protesta, blocchiamo il traffico lungo l’asse del Brennero?” (n.d.r.: questa frase è stata riportata nonostante ci fosse stato dichiarato che era solo una battuta, una sorta di provocazione. Lo studente ha proseguito così): … “Volevo dire che la gestione locale dell’Autobrennero è una risorsa per noi, per l’intero Paese e soprattutto per la stessa Europa e quindi non deve essere messa a gara. D’altra parte l’UE di eccezioni ne sta ben facendo, sia pure obtorto collo (GB docet!). Quanto poi all’iniziativa di Durnwalder (L’Adige, 4 febbraio 2012, prima pagina) di reclamare contro una eccessiva presenza trentina nell’organico del personale dell’A22, a parte un parziale riequilibrio rispetto all’era Willeit  (15 anni di regno! Sostiene Dellai), mi pare quanto meno fuori luogo in un momento in cui, viribus unitis, occorrebbe invece far fronte contro l’eventualità di una gara che potrebbe portare la gestione della stessa in mani anche straniere, non altrettanto conoscitrici del territorio, nè coinvolte nei problemi dell’area, nè intenzionate al miglioramento di un Sistema di Mobilità Europa, nè al reivestimento  locale degli utili …”

Zu viele Leute von Trient!

       

15. … interviene  un altro studente: …”a meno che quella di Durni – che non parla mai a vanvera – sia solo un’uscita per accontentare “proteste” interne all’ambiente bolzanino, o, invece non sia piuttosto  l’avvio di una ripresa di quel “Loss von Trient”, in vista di iniziare una contrapposizione sulla cui base, di fronte alle richieste di tagli reclamate da Roma, separare le sorti dell’Alto Adige da quelle del Trentino. A pensar male …”

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Trentino: Comunità di Valle e altri racconti

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2012 @ 8:10 am

Detto altrimenti: confusione? No di certo! bensì informazione, comunicazione, condivisione, motivazione

Fusioni  fra i comuni, Conferenza dei Sindaci, Giunta delle Comunità, Organismi Provinciali, accordi fra comuni limitrofi, Bacini Imbriferi Montani, Comprensori. Che ci fosse da intervenire è indubbio. Ben vengano quindi le CDV – Comunità di Valle se per mezzo loro si metterà ordine.

Il Governatore Lorenzo Dellai

CDV, chi le vuole, chi no. Alessandro Pietracci, a difesa del progetto, in una sua recente lettera all’Adige (2 febbraio) plaude alla proposta del Presidente Dellai di dar vita agli “Stati Generali” per un confronto generale (fatto comunicativo, di azione comune) sullo stato dell’autonomia trentina, con particolare riferimento all’assetto istituzionale della nostra Provincia. Ciò sarà sicuramente un momento (di comunicazione) positivo ed importante, per la razionalizzazione e l’organizzazione di organi e funzioni sulla base di un consenso istituzionale consapevole e motivato. Pietracci ipotizza poi che alle CDV siano assegnate, ad esempio, anche le attribuzioni dei BIM.

Io non ho approfondito il problema. Ero e sono rimasto molto indietro, empiricamente legato ed affezionato al concetto di “accordi intercomunali per la soluzione congiunta di problemi relativi alla stessa area funzionale”. Un esempio: i tre Comuni della “Busa” dell’Altogarda Trentino Riva del Garda, Arco e Nago – Torbole hanno assai lodevolmente riunificato le tre Polizie Locali. Perché non fare la stessa cosa anche per quanto riguarda le società e/o i servizi per la gestione del traffico e della sosta, nella stessa “area funzionale”? A parte che il discorso potrebbe ampliarsi per tutta la provincia: un unico centro di controllo del traffico, un’unica tessera per i parcheggi, per residenti e turisti. Ma questa sarebbe un’altra storia. Ne riparleremo presto, a parte.

Sulle CDV Pietracci afferma poi che “con le elezioni dirette dei Presidenti delle Assemblee delle 16 nuove Comunità, un primo atto democratico-partecipativo è stato compiuto …”
Concordo. Tuttavia al riguardo mi permetto un’osservazione: forse, prima di chiamare i cittadini a questo voto, sarebbe stato più democratico e partecipativo dire loro per che cosa stavano votando, cioè indicando loro – prima del voto – quali sarebbero state le funzioni che detti Presidenti e relative Assemblee sarebbero state chiamate a gestire e come sarebbe stato razionalizzato l’intero sistema istituzionale, senza lasciare eccessivi spazi vuoti per idee, proposte, ipotesi varie, e confronti ex post, per quanto meritevoli. In altre parole, forse sarebbe stato opportuno ricercare un preventivo consenso popolare consapevole e motivato. A maggior ragione quindi, un ulteriore chiarimento ufficiale potrebbe aiutare i cittadini ad assumere una posizione maggiormente consapevole e responsabile nei confronti dell’appuntamento referendario.

Ma veniamo al titolo di questo mio scritto. Nell’ordine: ti informo, quindi mi apro alla comunicazione, questo fatto ti motiva, più facilmente si può arrivare alla condivisione del progetto. “Comunicazione, dal latino “communis actio”, azione comune, cioè operare insieme, confrontarsi per arrivare nella misura massima possibile alla condivisione” sulla base di una consapevole motivazione. Non per niente da anni la IT (Information Technology) sui è trasformata nella ICT (Information Communication Technology).

Come vedete la semplice“informazione” è stata superata di molte lunghezze. In questo senso ad esempio internet batte TV 3 a zero. Infatti con internet è possibile comunicare, cioè dialogare, ragionare insieme, come è dimostrato, ad esempio, da questo stesso mio scritto su questo blog. Se lo condividi, se non lo condividi, se vuoi chiedere o aggiungere qualcosa, le porte sono aperte alla nostra  “communis actio”. Con la TV no.

Non è aria fritta. Una prova? Sappiate che anche nelle tecniche di gestione aziendale l’evoluzione ormai da anni è stata la seguente: 

Piedistallo rotondo

1) fase “preistorica” (degli ordini): io sono il capo. Ciascun dipendente deve fare, di volta in volta, ciò che gli è ordinato. Non serve che il dipendente “pensi”, che abbia coscienza di dove la società sta andando o di dove essa può ancora espandersi. Il personale è demotivato. La società non può crescere.
2) fase della IT, Information Technology (dell’informazione e della prima responsabilizzazione): indipendentemente dal grado aziendale ricoperto, si opera per progetti individuati dal capo azienda. Alla guida di ciascun progetto, egli pone il dipendente reputato più idoneo allo scopo. Costui, all’interno del progetto, sarà il capo funzionale anche di

Tavola rotonda

eventuali suoi superiori gerarchici. La società cresce nella misura in cui quel capo azienda la sa far crescere e purchè egli sia sempre presente.

3) fase attuale, della ICT, Information Communication Technology (della comunicazione). Il capo azienda lavora a “porte aperte”, informa e discute continuamente con i suoi collaboratori/colleghi  (non li chiama dipendenti o ancor peggio sottoposti), accetta i loro suggerimenti, esalta le loro iniziative, li sprona ad operare ed eventualmente anche a proporre nuovi progetti come se l’azienda fosse di ciascuno di loro. Di ogni loro singolo intevento, li sprona “a fare serie”, cioè ad effettuare interventi sull’intero sistema di eventi. In altre parole, sulla base di una completa informazione, si opera comunicando (cioè insieme), il personale è motivato, la società cresce e si sviluppa in buona misura anche indipendentemente dalla futura presenza del capo azienda.

Chi è informato, può essere ammesso a comunicare. Chi comunica può arrivare alla condivisione. Chi condivide è motivato. La motivazione. E’ la molla che muove ogni agire umano.

Il cittadino motivato raccoglie da terra una bottiglia vuota e la ripone nel cestino dei rifiuti anche se la bottiglia non è sua. Perché la città è anche sua.
L’elettore motivatovota a favore di un provvedimento sul quale è stato informato, sul quale è stato ammesso a discutere e che ha condiviso, anche se non è il suo partito a proporlo. Perché in ogni caso il sistema organizzativo entro il quale vive è anche suo.

Così ...

 

... o così?

Il lavoratore motivato opera al meglio all’interno di una società anche se essa non gli appartiene. Perché il futuro della società è anche suo.

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PENSIERI IN LIBERTA’ – 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Febbraio, 2012 @ 9:00 am

 

Detto altrimenti: a seguito del post del 29 gennaio scorso continua la serie di domande poste a studenti, questa volta delle scuole superiori. Con la compiacenza di un loro insegnante, siamo entrati in possesso di una esercitazione di educazione civica. A ciascun tema proposto , l’insegnante ha accoppiato lo svolgimento  più significativo fra tutti quelli espressi.

1 – Tema. Accordo europeo 31 gennaio 2012: i Paesi che hanno un debito pubblico superiore al 60% del PIL, devono diminuirlo rientrare ogni anno del 20% di tale eccedenza. Noi siamo al 120%. Dovremmo quindi rientrare di una cifra annua pari al 3% del PIL, cioè pari a circa 45 miliardi di euro l’anno! Salvo eccezioni. Svolgimento: non ci resta altro che (piangere o) sperare nelle eccezioni e in una immediata e forte patrimoniale compresi i conti in Svizzera, la vendita del patrimonio immobiliare dello Stato, la cancellazione dei mega progetti di investimenti (cacciabombardieri, TAV, etc.), l’eliminazione delle provincie, per iniziare ad abbattere ora, subito (!)  il debito pubblico e quindi il carico degli interessi e quindi per risparmiare denari utilizzabili per abbattere ulteriormente il debito e quindi gli interessi e quindi … 

2 – Tema; Italia, il nostro Governo prende provvedimenti impopolari (ma indispensabili). I partiti lo sostengono in Parlamento. Non potrebbero assumersi la responsabilità del contrario. Appena fuori, alcuni di loro lo criticano, per non perdere voti (futuri). E’ un tira e molla. Svolgimento: Europa, la Germania sa che se crollano Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, crolla l’Europa e crolla gran parte dell’economia tedesca. Quindi cerca di non mollare la lenza ma anche di non tirarla troppo (ma il piano di rientro di cui sopra è molto, molto vicino al “troppo”), altrimenti si spezza. Se la Merkel concede troppo, perde voti. Se non concede, perde … l’Europa. E’ un tira e molla anche qui …

3 – Tema: la Germania propone un “amministratore” esterno per la Grecia quale condizione per ulteriori aiuti finanziari. Tutti si scandalizzano: dove va a finire la sovranità dello Stato? Svolgimento: se io ho un’impresa e so costruire e vendere bene certi macchinari ma non mi so amministrare, mi prendo un bravo amministratore e mi faccio amministrare. Il padrone sono sempre io sto meglio di prima. 

4 – Tema: il Capo dello Stato, a Bologna, ha detto che occorre cambiare la legge elettorale. I politici dicono: ma questo è un “governo tecnico”! Starà a noi provvedere … Svolgimento: ma andare al voto con questa legge, criticata innanzi tutto da chi la propose e l’approvò, sarebbe come persistere nella negazione della democrazia e concedere vantaggio alla politica che ha dovuto farsi commissariare da un governo “tecnico”.

 5 – Tema: si dice che questo governo non è espressione di un parlamento eletto dai cittadini. Svolgimento: anche il precedente parlamento … 

6 – Tema: si è ripetuto: “La crisi non c’è” durante i molti anni nei quali si sarebbe potuto e dovuto prevederla ed intervenire sull’andamento del debito pubblico e sulla necessità di avviare riforme e processi di riconversione. Svolgimento: oggi riforme e riconversioni sono avviate. Tuttavia stiamo lasciando molti, troppi “cadaveri” sul campo: i giovani senza futuro, i disoccupati, i sottoccupati, i male occupati, i cassintegrati alla fine della cassa integrazione, i pensionati al minimo, etc.. Chi si occupa, nel breve termine, cioè subito (!) di “occupare” i disoccupati? 

7 – Tema: 3 febbraio 1998, strage del Cermis: a suo tempo, giustificazioni inaudite. Naufragio della Concordia, 2012, giustificazioni inaudite. Svolgimento: resistenze dei parlamentari alla riduzione di quanto “ricevono”: giustificazioni inaudite. 

8 – Tema: sono stai congelati i futuri aumenti di stipendio dei parlamentari. Alcuni di loro stanno ricorrendo contro questa decisione. Svolgimento: a chi possono ricorrere i pensionati contro il blocco dell’adeguamento delle loro pensioni? 

9 – Tema: per ridurre il costo della politica, occorre ridurre il numero dei parlamentari, dice un parlamentare sicuro della rielezione. Svolgimento: ed allora  dimezziamo anche (e non solo!) il loro numero. 

10 – Tema: i parlamentari (solo) ora devono giustificare il 50% dei rimborsi spese forfettari. Per l’altro 50% continuano ad essere esentati. Svolgimento: per i “non parlamentari” si persegue l’omissione del singolo scontrino fiscale. 

11 – Tema: quali altri stati europei concedono ai loro parlamentari i benefit che hanno i nostri? Svolgimento: nessuno.

12 – Tema: riduciamo gli stipendi dai manager pubblici, con rigore, sia chiaro, senza eccezioni! … eccetto quelli delle società quotate in borsa (grosse banche in testa). Svolgimento: non ho capito. 

13 – Tema: il costo di funzionamento della “macchina pubblica” è di 120 miliardi di euro l’anno. Una sua riduzione del 20% sarebbe una “finanziaria”. Svolgimento: ed allora facciamola questa riduzione! 

14 – Tema: eliminiamo le provincie, ma i loro dipendenti dove li mettiamo? Svolgimento: ci conviene pagarli e lasciarli a casa. Risparmiamo il 50% (fitti, spese, minore burocrazia). 

15 – Tema: Il Ministro dell’Interno da Fazio a “Che tempo che fa” sul TAV – Treno Alta Velocità, sulle manifestazioni contro il TAV in Val di Susa ha detto: “La violenza non può essere accettata in alcun modo”. Svolgimento: ok, ma l’affermazione è quanto meno scontata. Chiediamoci piuttosto, Signo Ministro, quale sia la causa delle manifestazioni,e cioè perché la gente della Valle non voglia il TAV. Non lo vuole perché non serve, è antistorico, è antieconomico, inquina etc.. Si veda, Signor Ministro,  il post del 9 gennaio 2012. Sarebbe infatti interessante valutare in modo specifico i singoli punti ivi elencati, non alla luce dei dati che furono alla base dell’ideazione e del lancio del progetto, ma alla luce della situazione del traffico merci, economica, finanziaria, ambientale e delle priorità odierne. Questa operazione è stata fatta rispetto al progetto del Ponte sullo Stretto. Facciamola anche per la Val di Susa. 

16 – Tema: il Presidente del Consiglio dei Ministri ha affermato che il posto fisso tutta la vita è una monotonia insopportabile. Svolgimento: le risposte le sta ricevendo su facebook. Auguriamoci che anche tutti i nostri politici non abbiamo il posto fisso – né la corrispondente pensione – a vita. Sai che monotonia sarebbe! Detto altrimenti. “rem tene, verba sequentur” (Cicerone): abbi chiaro il problema, le parole verranno da sè (quelle giuste, non quelle sbagliate!)

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3 FEBBRAIO 1998, STRAGE DEL CERMIS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2012 @ 7:36 am

Detto altrimenti:  Noi Schettino, voi Ashby.  Cermis , Concordia e … qualcos’altro. Due tragedie e … una farsa

Cap. Richard Ashby: assolto!

Oggi è il 2 febbraio. Ma il Cermis voglio ricordarlo un giorno prima, come se fosse possibile tornare indietro, di un giorno da quel terribile giorno. Tornare indietro noi e il pilota di quell’aereo. Per non fare quello che è stato fatto, perché non accada ciò che purtroppo invece è accaduto. Ricordiamo cosa dice la Veladiano (cfr. post del 20 gennaio scorso): oggi non viviamo la nostra vita. Siamo portati a vivere la vita del “canone obbligatorio”: queste scarpe, questi jeans, queste bevande alcoliche, questa auto, questi occhiali, questi comportamenti … altrimenti sei “fuori”, sei uno “sfigato”. “Chi non passa sotto i cavi della funivia con l’aereo  è uno sfigato”. Chissà come si dice in inglese … “Chi non rasenta gli scogli con una nave da crociera è uno sfigato”. Non vivi per te. Cerchi di essere come credi che gli altri vogliono che tu sia:  “strafigo”. E poi, que serà serà …

Francesco Schettino sarà condannato. Ma se fosse stato americano, al comando di una nave da guerra USA?

Le giustificazioni poi … quelle del difensore del pilota USA, che quasi scherniva le vittime e i loro parenti, che impapocchiava i ragionamenti … mi sembrano l’attuale rimpallo di responsabilità della strage della Concordia: parla, sparla, accusa, confondi le acque. Qualcosa resterà. Giustificazioni e motivazioni inaudite, un arrampicarsi sui vetri. Riflettiamo, pensiamoci … già, il pensiero … una volta si tramandava oralmente e il tempo e lo spazio di quel pensiero erano quelli fisici, della natura. qui/lì; ieri/oggi; in estate/in inverno; si/no. Poi, con l’avvento della scrittura, il pensiero ha assunto altri tempi ed altri spazi: quelli della politica. La società; lo Stato; le alleanze internazionali; il programma quinquennale; noi politici; voi cittadini; si/no/forse! Infine oggi è subentrato il pensiero della TV: l’hanno detto alla TV. Se dicono questo alla TV possibile che non sia vero? Questo è lo spazio. Questo è il tempo. Il tempo e lo spazio per passare sotto i cavi della funivia … erano quei cavi ad essere troppo bassi …  era quello scoglio a non essere segnalato sulla carta nautica … Questi sono i fatti. Questo è, anzi, deve essere, il “tuo” pensiero. Ed allora parlate, parlate gente, straparlate alla TV, sui giornali … la gente alla fine avrà dei dubbi e voi ve la caverete con meno … con molto meno …

Senza parole, appunto ... siamo senza parole!

Da un vecchio film con Alberto Sordi: vostra moglie doveva partire: Ma come al solito ha fatto tardi, ha perso l’aereo. Torna a casa e vi sorprende a letto con la vostra amante. Inizia a farvi una scenata di quelle … Voi negate, negate sempre! E poi alla fine potrete sempre dirle: “Vedi cara, se tu non avessi fatto tardi come al solito e avessi preso l’aereo, tutto questo non sarebbe successo. Ma comunque non ti preoccupare: io so perdonare!”  

Da una farsa di oggi: se i cittadini vi dicono che proprio voi dovete dare l’esempio, che i vostri emolumenti troppo elevati, che sono i più alti in Europa …  voi negate, negate  sempre! E poi … perdonateli …

 

 

3  febbraio 1998 – CERMIS

Sospese nel vuoto
arroganti contraddizioni
ubriacano menti ribelli
salde al buon senso
ed alla ragione.

Inutile verita’
sui metri da terra
inutile rotta
del libro di bordo.
Verrà anche il tempo della giustizia.

Fredde le mani protendono
a stringere un corpo
per dare calore
agli ultimi istanti.
Pavide
altre
nascondono
la scatola nera dei dati
turpi alla vista.

Leggiamo violata
la legge
scritta col sangue
su fogli di neve
Urliamo
in faccia all’abisso profondo
schiacciati
fra i piccoli atti
del nostro dovere
e l’osceno dispregio assordante
alla vita.

Vis legibus inimica …

Riccardo Lucatti

P.S.: al verso “su fogli di neve” potete sostituire il verso “su scogli di mare” e al verso “vis legibus inimica” potete sostituire il verso “ubris legibus inimica”. Infatti ieri era la violenza fra i monti ad essere nemica della legge e del buon senso. Oggi è la tracotanza, e non solo sul mare …

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Fortepiano e pianoforte

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Febbraio, 2012 @ 8:23 am

Detto altrimenti: non è un gioco di parole, ma solo osservazioni di una persona (molto) dilettante (vedi mio post del 26 gennaio scorso)

I primi pianoforti erano dei fortepiani. La storia del fortepiano la trovate in internet. Inoltre io non sono né un musicista né un tecnico di tali strumenti. Sono solo un amante della bella musica e della musica bella. Quindi … dovrete accontentarvi!

Cliccate l'immagine: Stefania e Marco, i preparativi

Recentemente, ho assistito a due concerti su fortepiano (a Trento e a Riva del Garda) e ad una lezione conferenza sul fortepiano, tutto ad opera della pianista trentina e collezionista di fortepiani Stefania Neonato, assistita da  Marco Barletta, restauratore e pianista anch’egli. A Trento, nell’ambito dei Concerti della Domenica organizzati dal Comune (con la partecipazione della violinista Francesca Vicari). A Riva del Garda conferenza e concerto rientravano nell’ambito delle iniziative della locale “Associazione Amici della Musica” presieduta da Ruggero Polito.

Il giorno dopo, all’interno del ciclo dei concerti “Le (quattro, n.d.r.) domeniche in Musica” tenuti con la partecipazione dell’orchestra “Camerata Musicale della città di Arco” diretta dal Maestro Giorgio Ulivieri, ho assistito ad un concerto che comprendeva brani di canto con accompagnamento di pianoforte: ho quindi potuto provare sul campo – certamente in misura parziale, ma sicuramente “a caldo” – la differenza fra i due strumenti.

Fortepiano

Il fortepiano era il pianoforte del ‘700 ed anche di un po’ dopo, diciamo quanto meno a sino a Beethoven compreso, cioè all’inizio del romanticismo. Il fortepiano, dalla sua nascita agli inizi del ‘700 sino a quando, a metà ‘800 è stato “soppiantato” dal pianoforte, ha avuto una forte evoluzione tecnica. Esso è tutto in legno. Le sue corde metalliche sono parallele, in linea con le nervature lignee della tavola armonica. Non ha pedali, bensì ginocchiere. I suoi tasti hanno una corsa assai più breve di quelli del pianoforte e richiedono una pressione anch’essa minore, tuttavia molto più modulabile. La sua meccanica infatti valorizza moltissimo la qualità della percussione del tasto da parte del musicista. Esso è stato concepito e realizzato per le “sale dell’epoca” cioè per salotti e per le piccole sale adatte alla

Pianoforte

musica dell’epoca. Il suono di una sua nota scende rapidamente d’intensità, per protrarsi poi a livelli sonori minori. Ciò costituisce una “musica parlata” al cui interno distinguete le “parole” e soprattutto le “consonanti” all’interno delle “parole”. In altri termini, le sue note non si sovrappongono e voi distinguete ed apprezzate la struttura dello spartito e l’enorme varietà di sfumature che ciascun musicista può e sa trarne.

Il pianoforte inizia ad affermarsi a metà dell’800. Esso contiene una cassa in ghisa che regge la tensione di corde lunghissime che applicano alla struttura una forza di trazione sino a 20.000 kg! Esso è stato realizzato per le esigenze USA di grandissime sale. Al di sotto, è stata applicata una “campana” per esaltare i toni alti. Le corde son incrociate e non sono in linea con le nervature della tavola armonica. Ancora oggi il modello e la tecnica sono quelle originali. Il

Stefania Neonato

suono è molto standardizzato, forte e prolungato, tal che si può avere sovrapposizione delle note.

Quale preferire? Direi che il meglio si ha eseguendo ogni brano con lo strumento per il quale esso è stato scritto.

Molto illuminante è stata la conferenza che Stefania Neonato ha tenuto nella mattinata del 28 gennaio 2012 nella sala del Conservatorio in Riva del Garda (Direttore Franco Ballardini) , per gli studenti del Conservatorio e per tutti gli appassionati.

Ruggero Polito: un "giovane" allievo

Stefania ha iniziato facendo salire tutti noi sul palcoscenico, invitando gli allievi a suonare il fortepiano, al quale i ragazzi si avvicinavano quasi con timore. Invitati ad eseguire alcuni passaggi musicali, venivano indirizzati da Stefania alla loro migliore esecuzione. “Ecco, il polso, così .. la prima nota un po’ più marcata, la seconda meno …” e così via. Una giovane mamma!

E poi, le stesse note ripetute sul fortepiano e sul pianoforte, di seguito, facilitava la percezione delle differenze. Quindi, la storia della nascita e della successiva produzione artigianale ed industriale dei forte piani, in  Italia, Germania, Inghilterra ed Austria, ed il rapporto fra i musicisti dell’epoca e il “nuovo” strumento.

Marco Barletta

l tutto, integrato dall’intervento di Marco Barletta, restauratore e pianista, il quale ha parzialmente smontato lo strumento per farci vedere come si accorda, per mostrarci il meccanismo, i martelletti, lo “scappamento” (che libera la corda dal martelletto, immediatamente dopo la percussione).

 

Stefania Neonato

Nel pomeriggio, stessa sala, concerto di Stefania, appaluditissimo, su musiche di Mozart, Beethoven, Haydn. Scusate se è poco!

Ultima nota di colore. Svitate le gambe, racchiuso lo strumento in una morbida custodia protettiva, il tutto pesa cento chili ed è stato trasportato al pian terreno, per ripide scale, da tre persone. Vi sfido a fare altrettanto con un pianoforte!

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