AUTONOMIA : LA SUA COMUNICAZIONE “VERSO” ROMA E IL PAESE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2012 @ 6:33 am

Detto altrimenti: “verso”, cioè “nei confronti di”. Non “versus”, cioè “contro”

150 anni dell’unità d’Italia. A parte che ricordo a Torino, Italia ’61 …  per cinque anni ho abitato a Torino, quasi di fronte alla famosa monorotaia celebrativa. E poi anche per avere letto l’ultimo libro di Enrico Deaglio: si intitola “Zita” (Il Saggiatore). Enrico Deaglio, fratello di Mario, giornalista economista, il marito della Ministro Fornero.

Unità d’Italia fatta di una liberazione e tre conquiste: liberazione dell’italiano Trentino (anche se molti nostri nonni erano Kaiserjaeger). Conquista del Sud Tirolo, dello Stato Pontificio e del Regno delle due Sicilie.

Libri. Sul Sud Tirolo, consiglio il quasi recente “Eva Dorme” di Francesca Melandri (Mondadori). Sulla questione meridionale, i quasi recenti “Terroni” e “Giù al Sud” di Pino Aprile (Piemme). Sullo Stato Città del Vaticano, “Oltre le mura del tempio. Cristiani tra obbedienza e profezia” di Padre Bartolomeo Sorge (Edizioni Paoline). Quest’ultimo almeno per due aspetti, quello della guida politica dello Stato Pontificio e quello dei suoi rapporti con la politica italiana. Dice … ma io di libri sull’argomento ne ho letto ben altri! Si, ma Eva Dorme e i due di Pino Aprile sono quasi recenti. Il terzo è recentissimo!

Ma … dite voi … che c’azzeccano i libri? Bè … intanto volevo animare un po’ questo mio articoletto, arricchirlo, incuriosirvi, così, tanto per alleggerire il discorso. E poi … vediamo un po’ … Trentino (non il Sud Tirolo), terra di confine fra il mondo tedesco e quello italiano, fra l’Italia ed una sua conquista territoriale. Trentino, capace di tradurre verso nord e verso sud le opposte istanze. E se abbiamo letto i libri citati, le conosceremo meglio, queste istanze … Noi si,  però gli  altri?

Ma … insistete voi … che c’azzecca la nostra Autonomia? Eccomi, arrivo. Il problema secondo me, oggi più che mai, non è tanto di come la nostra Autonomia noi stessi (e non altri, ecco il punto!) la leggiamo sui libri, di come la interpretiamo, viviamo e comprendiamo dall’interno, bensì di come la nostra Autonomia è vista dall’esterno, da Roma, dal Paese. Il problema è quindi anche cosa noi facciamo perché essa sia vista nel modo corretto. Cioè: come la COMUNICHIAMO all’esterno,  la nostra Autonomia.

Già, perché oggi dall’esterno la nostra Autonomia è vista superficialemente (“Voi si … che da voi funziona tutto, mica come da noi! Ma voi, siete una o due regioni? Trento, si, vicino a Trieste. Trento; ma lì parlate tutti tedesco”. Solo per citare alcune perle). Oppure è vista negativamente: “Voi siete dei privilegiati. Perché a voi tanti soldi e alle regioni ordinarie molti di meno”? Lo so, questi sono luoghi comuni, ma purtroppo il mondo vive di luoghi comuni, che poi sono quelli che “passano” maggiormente. Ed allora … sfatiamoli!

E allora, usciamo dal guscio, organizziamo una politica per la crescita che possa essere un messaggio ”verso” Roma e verso il Paese, per essere “vista” correttamente da Roma e dal Paese. E diamo centralità ed autonomia (appunto!) originaria al  problema della COMUNICAZIONE ALL’ESTERNO DELLA NOSTRA AUTONOMIA! Mostriamo, senza falsa modestia, i frutti della Cooperazione, del nostro Turismo, della nostra Agricoltura, della nostra Università, della nostra Sanità, della nostra Protezione Civile, della nostra Accoglienza, della nostra capacità di “con-vivenza”, della nostra Politica.

E che la politica, la nostra Politica, sia maggiormente politica territoriale non nel senso di chiudersi sul territorio, ma nel senso di avere presente soprattutto i problemi del Territorio, al di fuori della schematizzazione nazionale, e di proiettare il Territorio al di fuori del territorio (non ho usato a caso le “t” minuscole e le “T” maiuscole). E la territorialità autonomistica della nostra politica deve manifestarsi, affermarsi e parlare con Roma su di un piano di PARITETICITÀ, piano che ci siamo guadagnati per come abbiamo realizzato, insieme al Sud Tirolo, il migliore esempio di con-vivenza di diverse culture d’origine. Culture che la storia ha un po’ forzosamente unite, sia prima che dopo la prima guerra mondiale. A quest’ultimo riguardo riflettiamo un po’ sulla differenza di trattamento delle minoranze di lingua italiana sotto l’Austria e delle minoranze di lingua tedesca sotto l’Italia. Poi ne riparliamo. Nel frattempo Roma e tutto il Paese devono guardare a noi non come ad una terra cui ridurre le risorse finanziarie, ma come un esempio da imitare.

Ecco perché il nostro contributo al Paese, il contributo della nostra Autonomia verso il Paese, soprattutto in questa fase di recessione non solo economica ma anche dei valori della politica, è e deve essere sempre di più soprattutto Politico, attraverso la COMUNICAZIONE DEL NOSTRO ESSERE.

E se Dante afferma che non è scienza “sanza lo ritener aver inteso” (Paradiso, V, 41-42), noi possiamo dire che non è Autonomia “sanza comunicar l’aver compiuto”

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UN MIO AMICO, PERSONA ASSAI COLTA, AFFERMA CHE È MOLTO PIÙ DIFFICILE FORMULARE DOMANDE CHE DARE RISPOSTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Aprile, 2012 @ 12:52 pm

Detto altrimenti: non sapevo di essere così bravo!!

Domanda n. 1 . I nostri parlamentari in base alla Costituzione non hanno vincolo di mandato,  il che vuol dire che sono liberi di formarsi un’opinione attraverso il dibattito parlamentare. Ora accade che quasi sempre la TV ci mostra che molti parlamentari sono assenti alle sedute del Parlamento e che molti dei presenti tutt’altro fanno che  seguire la discussione. Allora domando: o costoro decidono a caso, oppure c’è qualcuno che ha già deciso per loro. O no?

Domanda n. 2. Pare che ora, per “smettere di regalare” le frequenze TV, si debba pagare un indennizzo a chi sta per subire il “danno” di non ricevere più regali. O no?

Domanda n. 3. Un Comune ha stabilito che i consiglieri comunali abbiano diritto al gettone di presenza solo se partecipano almeno a metà seduta. Mi viene in mente quell’allievo che dichiarava di “studiare da sei” … Via … qui non siamo più alle elementari … per capire, contribuire, lavorare, governare occorre essere presenti all’intera riunione, anzi, all’intera serie delle riunioni e per di più andarci dopo essersi preparati. O no?

Domanda n. 4. Macchinette mangiasoldi del gioco d’azzardo: la prima concessionaria gestore di queste macchinette infernali è la società Atlantis. la cui proprietà, all’estero, è ben lungi dall’avere la certificazione antimafia (!). Atlantis è già stata multata per evasione fiscale avendo gestito milioni di euro con macchinette scollegate dal Ministero delle Finanze, come invece è previsto. Domando: chi e come controlla l’enorme circolazione (in nero) di contante sotto forma di monetine? Chi cambia le monetine in banconote?

Domanda n. 5. La TV ha mostrato che il Ministero della Pubblica Istruzione, a Roma, opera in un palazzo nel quale ogni impiegato ha a disposizione, in media, una superficie esagerata: 150 metri quadrati di ufficio! Chi ha venduto o chi affitta al Ministero quell’immobile? Chi ha deciso di acquistarlo o di prenderlo in affitto? A che prezzo?

Chiedo ai lettori di aiutare tutti noi a dare una risposta a quanto sopra. Grazie. Dice … ma il tuo è “Trentoblog”, Trento … si, dico io, vabbè … ma tutto ciò che va male nel Paese poi si traduce in richiesta di sacrifici anche a chi male non opera … e allora? Non dite più nulla, eh?

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GIRO DEL TRENTINO (IN BICICLETTA) … E … SORPRESA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2012 @ 7:08 pm

Detto altrimenti: ero lì, per caso …

Cliccate sulla foto, si ingrandisce!

Oggi ero lì, alla Fraglia Vela Riva, a ritirare certi moduli.
Giornata di sole.
Sui monti, la neve.
Mi sono trovato in mezzo alla partenza del Giro del Trentino.
Prima tappa, corsa a squadre a cronometro.
Diciassette squadre, una ogni tre minuti.
Circa 15 km di percorso nella “Busa” dell’Alto Garda Trentino.
Velocità massima: 59 km/h ; media, 54. Non male.
Arrivo ad Arco.
Ho scattato qualche foto.
“Ora” ovviamente da sud, a circa 17 nodi, quasi 32 km all’ora.
Partenza verso nord, “vento in poppa”.
Chi ha vinto? Non lo so. Vedremo domani i giornali.
Questa non è una cronaca sportiva.
E’ solo un corto, una pausa fra tanta economia e politica …

 

 

 

 

 

 

 

SORPRESA? Si, questo post ha una sorpresa dentro, come un uovo di Pasqua. Sapete, ogni tanto bisogna lasciarsi prendere dalle  “cose” che accadono, lasciarsi andare … fuori dagli schemi.

Ed ecco qui, allora, il Concerto che Cristina, ieri sera, ha regalato a chi era presente presso l’Istituto Comprensivo “Comenius” di Cognola, Trento, a conclusione del suo secondo anno di concerti in quella scuola.

Giovanna offre il nostro "grazie" a Cristina

Cristina ha voluto regalarci una varietà di brani veramente “arricchente”, diversificata, divertente: dalla spiritualità di Bach/Busoni, alla musicalità degli intermezzi delle nostre opere romantiche, al brio di Piazzolla  & C., alla nostalgia delle colonne sonore dei nostri vecchi ed amati film, attraverso la  “pelle d’oca” di Memory,  sino alle evoluzioni delle danze slave e russe, fra le “onde” dell’Oceano di Cacciapaglia, per finire con la “musica di Hitchkock” (la marcia di Gounod) e quindi il nostro battimani al tempo di Radetzky. Grazie, Cristina! 

P.S.: fuori programma, con le voci del pubblico, “Reginella” e “Core ‘ngrato” !

Cristina, Musica a scuola. Tutti noi: a scuola di bella Musica!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ANTIPOLITICA O NON CONDIVISIONE DI DI UNA PARTE DI “QUESTA” POLITICA NAZIONALE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Aprile, 2012 @ 1:52 pm

Detto altrimenti: non si può delegittimare la reazione ad una parte di  questa politica

Politica? La buona politica deve tornare ad essere il confronto delle idee e l’espressione della volontà dei cittadini, nell’interesse del collettività. Tuttavia ciò non sarà possibile fino a quando, semplificano molto (ma non sto certo banalizzando):
1) i partiti potranno, fra l’altro:
    a) gestire milioni di euro senza obbligo di rendiconto;
    b) inserire propri uomini, ancorchè senza i requisiti, ai vertici strapagati delle società pubbliche e degli enti statali;
2) in parlamento e nei consigli regionali siederanno:
     a) troppe persone;
     b) semplici “ratificatori” delle decisioni dei partiti o del governo;
     c) persone non scelte dai cittadini ma dai partiti, persone troppo pagate, riempite di benefit , con ricche pensioni garantite dopo pochi anni di attività mentre alla popolazione si allungano i tempi del pensionamento.

Corsa privata all’oro? Si, di questo si tratta, di una corsa all’oro. E allora? Poniamo fine a questa corsa. Nella politica occorre più serietà, anzi occorre serietà e sobrietà, cioè remunerazioni molto, molto inferiori. La politica non deve esere attraente per come viene “remunerata monetariamente”, bensì deve essere animata da un vero spirito di servizio, un vero senso della collettività, un vero spirito di sacrificio. Oggi purtroppo non è così. Infatti, il primo obiettivo di una parte consistente della politica sembrerebbe il mantenimento del potere, dei privilegi, della tessera di casta, prima che di partito. E per avere ciò è necessario il consenso e per avere consenso sono stati adottati provvedimenti troppo specifici, populisti e/o di difesa di casta, soprattutto a breve termine e non provvedimenti generali, con valenza strategica erga omnes e finalmente “equi”. Questi comportamenti, particolarmente nell’ultimo ventennio, hanno prodotto gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti noi.

Antipolitica? Si, nel senso di opposizione a “questo tipo di politica nazionale”. Quindi con significato positivo, non negativo. Infatti non si può delegittimare chi vuole che l’immoralità non sia superata dall’amoralità. Non si può dare un significato negativo antipolitico all’azione di chi vorrebbe una diversa scala delle priorità; di chi vorrebbe che un importante capo azienda guadagnasse come Valletta, il cui stipendio era 20 volte superiore a quello di un suo operaio e non 500 volte come accade oggi. Non si può gabellare per antipolitico chi  vorrebbe che chi sta alla guida dell’Enel per quattro mesi non riceva circa un milione di euro. Di fronte a situazioni del genere viene meno la credibilità di chi ha attuato questi comportamenti, non certo di chi li critica.

Condivisione. Anni fa, in un convegno sui Colli Euganei sulle qualità della Politica, ho sentito Padre Sorge affermare che la prima qualità del politico (cattolico, ma anche degli altri, n.d.r.) è la condivisione. Oggi, nei fatti, questa qualità mi pare troppo spesso assente in chi dovrebbe invece praticarla.

La gente non va a votare? Mia mamma, classe 1904, insegnante (fra l’altro a Bolzano, del compianto On.le Berloffa) , molto severa, si preaoccupava che molti suoi alunni fossero promossi. Io, ragazzino, mio stupivo e le dicevo: ma tu fai il tuo dovere, insegni bene, con il giusto rigore e serietà, non ti risparmi. Sei a posto. Il resto sono problemi loro, degli alunni. No, rispondeva mia mamma, è il risultato che conta: voglio che molti alunni siamo promossi e non perchè io faccio loro “grazia”, ma perchè se lo meritano. Allora mi chiedo: di chi è la colpa se molti cittadini non si recano a votare? A chi è da imputarsi questo “risultato”?

Credibilità? Lavoravo a Torino. Ero responsabile della Finanza Italia della Stet, la finanziaria dell’IRI per l’elettronica. Seconda metà degli anni 70. Stretta creditizia e valutaria. Blocco delle tariffe. Dovevamo indebitarci. Un giorno chiesi ad una banca un ulteriore fido di 50 miliardi di lire. Il mio interlocutore mi disse: sta bene, ma prima mi dica, se il mio Consiglio di Amministrazione mi impone improvvisamente di chiederle il rientro, lei è in grado di rassicurarmi in tale senso? Lo ero, e risposi di si. Ricevetti i 50 miliardi. Anni dopo il mio amico Giancarlo Gloder, uno dei più grandi finanzieri privati sulla piazza di Milano e non solo, mi disse: vede, dottore, nel nostro lavoro la prima cosa è la credibilità. Aveva ragione. Io aggiungo: anche nella politica.

La difesa di falsi diritti acquisiti? Vi sono situazioni inique che si sono purtroppo radicate, quale, ad esempio, l’eccessiva flessibilità in entrata nel mondo del lavoro (in primis, le false partite IVA). Oggi il governo cerca di eliminare queste inique distorsioni. La controparte si difende con un accanimento e una convinzione pari a quella di chi si batte per la difesa di un diritto acquisito. Ma un diritto prima di essere acquisito deve essere un diritto, non una sopraffazione, una distorsione … e tale infatti è la partita IVA accesa in capo a chi non è altro che un dipendente. Innanzi tutto quindi, a mio avviso, si richiederebbe innnzi tutto un intervento del Fisco, a cancellazione di partite IVA accese in capo a non aventi diritto.

Idee per lo sviluppo? Il Ministro Passera alla trasmissione della Annunziata del 15 aprile, ha dichiarato: se io avessi un’idea grande, forte … una bacchetta magica … non saremmo qui “. ma un’idea grande e forte bisogna averla. Altrimenti bisogna lasciare il posto a chi le idee le ha. Io non mi sto certo candidando a sostituire il Ministro, ci mancherebbe altro! Ma un’idea di un diverso modello di crescita l’avrei, e come! Basta leggere tutti miei post precedenti in materia di crescita e sviluppo. Un piccolo estratto? Alle grandi imprese, invece della Grandi Opere affidiamo la realizzazione di 15.000 micro centrali idroelettriche e gli interventi nelle altre tecnologie ed impianti per l’energia alternativa. Ai giovani affidiamo migliaia di cooperative per la difesa, gestione e promozione dei siti naturalistici, storici e archeologici.. etc. Non è questo il modello di sviluppo che volete? Ok, sentiamo quali sono le vostre proposte. A me basta avere impostato il metodo.

Coraggio, lettori del Blog, fatevi sotto! Questa è democrazia, questa è una “assemblea popolare universale” (ovviamente virtuale) del tipo di quella ateniese dei tempi di Pericle , anzi … quasi come quella …  infatti … a dire il vero …  perchè anche Pericle, a ben guardare …  comunque, il meglio è nemico del bene e questa è in ogni caso tutt’altro che “antipolitica”!

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“DELLO MODO E DELLO TEMPO PER LI QUALI” TROVARE SUBITO I FONDI PER GLI ESODATI, ETC. A VALERE SU RISPARMI E RIORDINO DELLE PRIORITA’: CREIAMO UN FONDO DI ROTAZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Aprile, 2012 @ 6:35 pm

Detto altrimenti: spostiamo risorse dai cosiddetti “rimborsi” ai partiti agli esodati e ai cassintegrati

Il Ministro Passera, oggi, alla trasmissione della Annunziata, ha specificato: ” Spending revew: certe spese vanno ridotte o anche eliminate, certe altre aumentate”. E fra quelle da aumentare ha elencato alcuni investimenti. Ora, una cosa sono le spese, i costi, altra gli investimenti. Ciò chiarito, concordiamo che tutte le voci siano da rivedere, e con urgenza. Le spese (e gli sprechi) sicuramente tutte da ridurre o eliminare. Gli investimenti, da effettuare, magari rivedendo le priorità.

Priorità? Ve ne sono alcune al primissimo posto, cioè quelle de cittadini che non si possono permettere di aspettare, ad esempio gli esodati e i cassintegrati in scadenza. Ed allora, innoviamo, facciamoci venire qualche idea nuova. Loro ne hanno bisogno. Eccone una.

Italia, Dea bendata ad equità diffusa

Non attendiamo che si sia costituito interamente il fondo necessario a sostenere tutti gli esodati e tutti i cassaintegrati in scadenza. Creiamo subito un Fondo di Rotazione (cioè alimentato ripetutamente e ripetutamente utilizzato) nel quale fare affluire subito i vari risparmi di volta in volta realizzati dalla riduzione dei costi e dalla soppressione degli sprechi. Ad esempio un primo accredito al fondo potrebbe essere effettuato con l’utilizzo dell’ultima tranche di €100 milioni prevista per i cosiddetti rimborsi delle spese elettorali dei partiti. Suddividiamo questi €100.000.000 in quote da €50.000 euro: avremo 2.000 quote da attribuire, per sorteggio, a 2.000 esodati.

Infatti probabilmente si tratta di utilizzare una somma che “rimborso” in realtà, con ogni probabilità, non è, e quindi si tratterebbe di un somma “libera”.

Perché “libera”? Perché se si tratta di “rimborsi”, allora vuol dire che le spese ci sono già state ed allora i casi sono tre, in alternativa:
1) le spese sono già state coperte con i residui attivi di tranche precedenti, ed allora non servono ulteriori accrediti ai partiti;
2) qualcuno è stato così generoso da anticiparne la copertura ed ora, finalmente, ne ottiene il rimborso;
3) le cosiddette spese elettorali siano state pagate con uno scoperto bancario: infatti vi è un partito che ha dichiarato di avvalersi delle fidejussioni bancarie del suo leader, evidentemente rilasciate … “tanto poi ci sono i rimborsi …” (in tal caso occorrerebbe vedere come gli interessi e le commissioni abbiano giocato e a favore di chi. Occorrerebbe poi verificare anche se non sia stata violata la legge che regola il finanziamento dei partiti da parte di privati, con il rilascio di fidejussioni subito utilizzate a garanzia di scoperti bancari che altri partiti, privi di tali fidejussioni, non potrebbero ottenere). Se ciò fosse vero, cadrebbe in gran parte l’obiezione che “non si potrebbero abolire i rimborsi/finanziamenti ai partiti perché in tal caso si potrebbe finanziare solo il partito che avesse un leader “Paperone”, perchè ciò in gran parte già starebbe avvenendo (15.4.2012: in GB si sta pensando di limitare a 5.000 strline il contributo che ogni privato può dare ad un partito). In questo caso, comunque, ben si potrebbe capire l’insistenza di quel partito a che non si elimini la tranche del rimborso … ma questa è un’altra storia.

In ogni caso occorrerà ovviamente chiedere sempre a ciascun partito, in tutte le ipotesi, la produzione delle cosiddette “pezze d’appoggio”, cioè i giustificativi di spesa, le fatture, per essere chiari. Oppure i partiti si sono serviti di fornitori che non hanno fatturato, cioè che hanno operato “in nero”? E’ un’ipotesi da escludere, non sarebbe nemmeno immaginabile, da parte di un organismo addirittura previsto dalla nostra Carta Costituzionale, via …

Fatta questa indagine, probabilmente risulterebbe che le spese elettorali invece sono già state abbondantemente coperte, ed ecco €100.000.000 liberi a disposizione di 2.000 esodati!

A questo punto sorge una seconda opportunità di alimentazione del fondo: facendo un esame a ritroso anche sulle tranche precedenti, nei vari anni, forse potrebbero emergere addirittura dei residui non utilizzati (almeno non nella loro finalità istituzionale), risorse magari investite in Fondazioni o altro. Ed ecco che anche queste somme potrebbero alimentare il nostro Fondo di Rotazione, a vantaggio di ulteriori tranche di esodati/cassintegati oggi senza copertura finanziaria.

Con questo meccanismo si conciliano i tempi lunghi della raccolta dei fondi  con i tempi strettissimi del loro impiego.

Lo Stato è purtroppo un biscazziere biasimevole: con le sue lotterie incassa molto e arricchisce troppo pochi vincitori. In questo caso diventerebbe invece un biscazziere lodevole e moralmente apprezzato, a vantaggio di tanti vincitori di somme eque e comunque loro necessarie, indispensabili e anche dovute in quanto a loro danno furono loro cambiate le regole in corso di partita.

Qualcuno dei miei lettori conosce il Presidente Monti? Per favore, gli potrebbe riferire questa idea? Grazie.

 

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DIAZ

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Aprile, 2012 @ 8:07 am

Detto altrimenti: non dimentichiamo, anzi, interveniamo, affinchè ciò non si ripeta

Qui era ancora Maresciallo Capo, alla Legione Territoriale CC di Genova

1. Sono figlio di un Maresciallo Maggiore dei Carabinieri, di un padre che a suo tempo, dopo l’8 settembre, disse “no” ai Tedeschi e si fece due anni di campo di concentramento in Germania. Di un padre della cui memoria sono orgoglioso. Da lui e da mia madre sono stato educato, con l’esempio, al rispetto delle Istituzioni e della Legge.
2. Sono nato e cresciuto a Genova, in Via Rodi, a un paio di km dalla Diaz.
3. Da ragazzo andavo a sciare partendo da Genova alle 5 di mattina con pullman auto prenotato, insieme a tanti amici. Fra questi c’era Gabrio Barone, un anno più di me. Entrambi ci siamo laureati in giurisprudenza. Poi lui è diventato magistrato ed ha assolto, in primo grado, chi poi è stato condannato in appello per i fatti della Diaz. Io ho lavorato nelle SpA e non mi sento di “assolvere” quelle persone.
4. Gabrio, l’avevo perso di vista. L’ho rivisto in TV, a spiegare il perché della sua decisione.
5. Ieri sera, durante la trasmissione “Che tempo che fa”, ho assistito alla presentazione del film “Diaz”.

Ecco, la somma di queste coincidenze, mi ha indotto a scrivere una breve nota su quei fatti.

Prima proposta. A mio avviso le prime e più gravi responsabilità vanno ricercate a livello politico e poi giù giù,  a scendere. Voglio dire che tutta l’attenzione (pure dovuta) che è stata dedicata alla rappresentazione ed alla censura dell’operato dei poliziotti (operato assolutamente condannabile) dovrebbe essere prioritariamente indirizzata verso chi ha autorizzato e permesso questa inaudita violazione dei diritti civili.

Seconda proposta.  Ogni poliziotto dovrebbe riportare sul casco e sul giubbotto un numero di riconoscimento che possa ricondurre alla sua individuazione, la quale, per evitare ingiuste eventuali ritorsioni contro di lui da parte di malintenzionati, dovrebbe essere possibile solo da parte della sua struttura interna e della magistratura. La possibilità di questa identificazione responsabilizzerebbe ogni singolo poliziotto, scoraggiando gli abusi. Cito un episodio: essendo genovese, alla TV riconoscevo con estrema facilità i luoghi della manifestazione. In particolare mi colpì una scena: passeggiata di Corso Italia, al sole, tanti ragazzi seduti pacificamene per terra, sul marciapiede. Alcuni poliziotti camminavano fra di loro, lentamente, distribuendo manganellate a caso, con violenza, senza alcuna necessità o motivazione.

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PRIVATIZZAZIONI: POSSIBILE OBIETTIVO DELLE COMUNITA’ DI VALLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2012 @ 5:59 pm

Detto altrimenti: trasformare una necessità in un’opportunità, possibile compito/obiettivo delle nuove Comunità di Valle.

Il governo Monti
1. si sta occupando delle liberalizzazioni, rectius, di alcune liberalizzazioni. Ora, in miei precedenti post avevo accennato che avrei scritto “qualcosa”, certo non “tutto” anche sulle privatizzazioni. Ed eccomi qua, a dire questo “qualcosa”;
2. anche (anche) su “invito” dell’Europa, potrebbe infatti essere condotto a privatizzare molte società pubbliche, se non altro per non essere costretto a comprendere nell’ammontare del debito pubblico anche i debiti di tali SpA, il che peggiorerebbe di molto il rapporto debito pubblico-PIL. Il che non è accettabile anche per gli impegni assunti in sede europea.

Ma alcuni settori non si possono privatizzare, come la gestione dell’acqua, sia per la natura “strategica” del servizio sia perché così dice un referendum popolare. Altre attività producono utili, ed allora perché privatizzarle? Altre sono in perdita, ed allora chi se le comprerà mai? (A meno di scaricare il tutto sulle spalle degli utenti attraverso fortissimi aumenti tariffari). Ed allora?

La soluzione potrebbe consistere nel sistema già adottato di Spa a capitale misto pubblico-privato gestite da imprenditori privati secondo le tecniche che essi – e non i funzionari pubblici – conoscono, con l’Ente Pubblico che interviene solo quale regolatore delle tariffe, della qualità dei servizi etc… Ma al riguardo il legislatore non ha adeguato in modo armonico e completo la relativa legislazione, generandosi situazioni di incertezza ad ogni livello, sia esso gestionale che giurisprudenziale e giudiziario. Un esempio? Se l’Azionista Comune  “ordina” ad una sua Spa (ad esempio gestore della sosta)  di cui possiede la maggioranza azionaria di applicare tariffe fallimentari, i responsabili di tale società cosa devono fare? Dare le dimissioni? L‘alternativa sarebbe o non ubbidire, ed allora essi violerebbero l’impegno di “adeguarsi alle direttive del Comune”che è stato fatto loro sottoscrivere all’atto della loro nomina, oppure “ubbidire” e danneggiare la società. Ma così non funziona: esistono leggi e responsabilità precise. Una SpA non è un ufficio comunale.

E veniamo allora alla società pubblica, interamente tale, tenendo presente quanto segue: in Italia il termine “società pubblica” indica una società posseduta da un Ente Pubblico. Nel mondo anglosassone, il termine “public company” significa “società posseduta dalla collettività dei cittadini” e “privatizzare” si traduce con “to go public”.

Ed allora proviamo ad immaginare la situazione seguente, che ipotizziamo relativamente ad un Comune trentino facente parte di un ambito territoriale funzionale intercomunale. Il nostro Comune non attende di essere costretto a vendere ai privati (“privatizzare”) una sua Spa entro una data fissa per ottemperare ad un probabile “dictat” legislativo, se non altro perché il prezzo della vendita scenderebbe di molto di fronte ad un compratore consapevole di tale obbligo a scadenza.
Il nostro Comune potrebbe decidere di inglobare la sua SpA all’interno di altra sua SpA o ufficio, ma in tal caso il settore inglobato passerebbe da una gestione tipo “centro di profitto” ad una tipo “centro di prestazione”. In altre parole, il settore sarebbe gestito e valutato indipendentemente dal suo costo e risultato economico, con probabili aggravi per la finanza comunale ed il suo indebitamento, per di più senza alcuna prospettiva di crescita a livello di sistema d’area funzionale d’utenza intercomunale.
Ed allora, volendo e convenendo mantenere la forma SpA, ben prima di quel momento il nostro Comune stipula con la sua Spa adeguati contratti di servizio che gli garantiscano comunque il controllo della qualità e dei costi del servizio. Indi il Comune apre il capitale della Spa ai cittadini propri ed a quelli dei Comuni confinanti, uscendo egli stesso dal capitale della sua (ormai non più sua) Spa. La Spa diventa interamente privata, “dei cittadini locali” i quali sono innanzi tutto interessati ad avere servizi efficienti e a costo contenuto, più che, almeno in questa prima fase, a ricevere dividendi azionari. A quel punto i Comuni appartenenti all’a stessa area funzionale interessata si consorziano e lanciano un unico bando intercomunale per la gestione del servizio pubblico a livello unificato intercomunale con rilevanti migliorie funzionali e forti economie di scala. La Spa vi partecipa con ottime probabilità di vittoria, in quanto, essendo già operante sul territorio ne conosce ogni aspetto di criticità e di opportunità e può formulare l’offerta di gran lunga assai più tempestiva e favorevole.

Oltre a ciò, la Spa vincitrice, dotandosi o già dotata di un unico Cento di Telegestione e Telecontollo, potrebbe, anche sotto questo profilo, far ridurre il volume complessivo degli investimenti dei vari Comuni necessari alla telegestione e telecontrolo del servizio e – acquisite le opportune licenze  e abilitazioni - espletare e vendere anche il servizio di controllo della sicurezza dell’area.

Infine, la Spa vincitrice, essendo a capitale interamente privato, potrebbe liberamente operare anche al di fuori dei confini dei Comuni d’origine, partecipando a bandi pubblici lanciati da altri Comuni ed anche stipulando contratti gestionali con soggetti privati. Il suo fatturato aumenterebbe, essa potrebbe assumere e formare altro personale locale; praticare condizioni sempre migliori ai suoi Comuni d’origine; produrre ritorni fiscali per la Provincia e utili di bilancio e quindi anche distribuire dividendi ai suoi azionisti. Un esempio? In Trentino, terra dei moltissimi Comuni di difficile reciproca fusione, stiamo già assistendo a Comuni che, per ragioni funzionali ed economiche, hanno riunificato le proprie Polizie Locali. Ed allora, gli stessi Comuni potrebbero riunificare anche la gestione della sosta e della mobilità attraverso un’unica Spa della Mobilità strutturata come sopra descritto.

In sintesi: si può ben dire “no” alla privatizzazione che preveda la cessione delle azioni di un SpA pubblica comunale dal Comune ad un singolo imprenditore privato ma si può dire “si” ad una privatizzazione che preveda un azionariato interamente popolare, locale e diffuso. Mi pare che l’Alto Adige abbia già fatto una scelta del genere in materia di energia.

Dice … ma se il Governo Monti non imponesse la privatizzazione? Nessun problema: nulla vieta che l’operazione descritta, utile e conveniente sotto ogni profilo, debba e possa essere ugualmente attuata. Ed allora, perché no? Bisogna che qualcuno eventualmente ce lo spieghi un eventuale “no”. Nell’interesse di tutti noi, della nostra terra, del nostro Trentino, non è sufficiente una “non risposta”.

Inoltre, quanto sopra ipotizzato potrebbe a buona ragione essere un obiettivo delle neonate Comunità di Valle, non vi pare?

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SCANDALI E SPRECHI, SPRECHI E SCANDALI, LA VIA GRECA AL FALLIMENTO. MA SIAMO IN TEMPO … FERMIANOLI! L’ITALIA NON DEVE NAUFRAGARE, NON DEVE TRASCINARE A FONDO ANCHE CHI OPERA BENE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2012 @ 7:28 am

Detto altrimenti: mettiamo sotto esame la tesoreria di tutti i partiti e tutte le Fondazioni! Diamo centralità a questo genere di controlli di “sistemi” che si stanno dimostrando “bisognosi della massima attenzione e verifica”.

FOND … AZIONI

Leggo in internet e trascrivo, sintetizzando brevevente:

“Un nuovo scandalo scuote il mondo della sanità lombarda e cioè la Fondazione Maugeri (Pavia)… una distorsione di denaro di almeno 56 milioni di euro, ben superiore a quanto contestato al San Raffaele di Don Verzè: denaro dirottato in operazioni e conti in molti stati esteri … emesso ordine d’arresto per associazione a delinquere per cinque persone. Il nome che più desta attenzione è quello dell’imprenditore Pierangelo Daccò, considerato il mediatore delle operazioni illegali e accusato anche dei reati di appropriazione indebita e intestazione fittizia di beni, già in carcere per un simile coinvolgimento attivo nella vicenda legata al San Raffaele. Gli altri nomi sono comunque tutti di rilievo … Antonio Simone, figura di spicco del movimento Comunione e Liberazione, ex assessore regionale alla Sanità ai tempi della Democrazia Cristiana (per lui anche un’accusa suppletiva di riciclaggio) … Costantino Passerino, dirigente della fondazione, arrestato insieme al suo consulente Gianfranco Mozzali e al commercialista milanese Claudio Massimo. Risulta indagato, inoltre, anche il patron della Fondazione, Umberto Maugeri, che al momento risulta irreperibile. Il tutto nello stesso giorno in cui la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone in relazione al crack finanziario del gruppo ospedaliero San Raffaele il cui processo avrà inizio, con l’udienza preliminare del prossimo 26 aprile. I rinviati sono: il già citato Pierangelo Daccò, Mario Valsecchi – ex direttore amministrativo dell’ospedale fondato da Don Verzé –, gli imprenditori Pierino e Giovanni Luca Zammarchi, Andrea Bezzicheri e Fernando Lora insieme al contabile Carlo Freschi. L’accusa per tutti, coinvolti a vario titolo, è quella di avere creato fondi neri attraverso un sistema ben congegnato di falsa fatturazione.”

FONDI AI  PARTITI

La "Siora Veronica" davanti a Malcesine sul Lago di Garda

Che possano essere i partiti a stabilire le regole dell’erogazione e del controllo del finanziamento ai partiti? Quis custodiet ipsos custodes? Un mio amico “tedesco di Sud Tirol” gestiva una splendida goletta di legno sul Garda, la “Siora Veronia” (senza nessun riferiomento alla Signora Lario). Egli prescriveva agli ospiti (paganti) di non andare in giro per il ponte (di legno) della barca con pizzette o altro cibo in mano: infatti, se parti di cibo fossero cadute sul ponte, avrebbero insozzato le tavole di teck alle quali egli teneva tanto. Una signora gli disse: “Non si preoccupi. Le suggerisco io un ottimo smacchiatore”. Lui rispose: “Centile Sigh-nora, Lei non ha capito: io non voglio pulire, voglio che non si sporchi”. Prevenire è meglio che reprimere. Ammesso e non concesso l’ “an pecunia debeatur”, in ogni caso diamone molti di meno di pecunia ai partiti. E comunque, che a stabilire il “se”, il “quanto” e le “regole di controllo” non siano i partiti stessi, per favore! E poi, i partiti sono previsiti dalla Costituzione, a maggior ragione che siano controllati dalla Corte dei Conti, una buona volta! E basta con le “Fond … azioni” , …  sono “azioni”  che ci stanno … “af … fondando”!

CONCLUSIONI

Avevo sottolineato l’esigenza non “dello sviluppo” ma di un “diverso modello di sviluppo”.
Oggi mi permetto di sottoporre all’attenzione dei lettori del blog un’altra considerazione … sarà ovvia … scontata … ma tant’è, repetita juvant, gutta cavat lapidem, la speranza (in un cambiamento) è l’ultima a morire, chi la dura la vince …. fate voi …. Eccola:

“Non possiamo accontentarci più che si intervenga, sia pure molto lodevolmente, in forma episodica, man mano che certe situazioni emergono. Occorre impostare un sistema organico e generale di pulizia e risanamento dei comportamenti e trasformare ogni singolo intervento in un sistema organico e seriale di interventi nei confronti  dell’intera categoria di comportamenti interessati dal controllo.  In altre parole: le tesorerie di due partiti hanno malversato? Controlliamo le tesorerie di tutti i partiti. Una, anzi due Fondazioni hanno malversato? Controlliamo tutte le Fondazioni. Ai vertici di un grande gruppo industriale pubblico marito e moglie hanno malversato? Controlliamo tutti gli analoghi gruppi. E così via.”

Lo strumento? Una sorta di nuovo pool di magistrati, questa volta non antimafia ma anti evasione, corruzione, concussione, distorsione di denaro, creazione di fondi neri, falso in bilancio, etc… La gravità della situazione lo impone.

E che i media non si limitino a seguire questi nefandi avvenimenti solo quando fanno notizia, per poi abbandonarli e dare spazio ai successivi. Occorre invece impostare un settore dell’informazione “ad hoc” che aggiorni i Cittadini sull’evolversi di tutte queste “situazioni anomale”. Che si sappia che vengono perseguite e come vanno a finire, che sia di monito a tutti coloro che pensano di potere continuare a farla franca, mettendo a rischio l’intero Paese.

E poi, già che questo mio blog fa parte del “Trentoblog”, laciatemi fare un’osservazione che potrà apparire egoistica, ma certo non deve offenere nessuno: se l’Italia naufraga, trascina a fondo anche la nostra Comunità Autonoma, a meno che …. Mi piace ricordare che le Polis, le Città Stato dell’antica Grecia, pur sotto il dominio romano, erano rimaste molto autonome, avevano mantenuto le proprie leggi e istituzioni, contrariamente alla prassi che vedeva il paese dominante estendere le proprie in tutti i paesi conquistati. Graecia capta ferum victorem cepit … Il Paese è anche nostro: riprendiamocelo. Il Trentino siamo noi: difendiamolo.

 

LAST BUT NOT LEAST …

 

Quanto questi scandali influiscono direttamente sulla cerdibilità del Paese Italia e quindi sui mercati dei nostri titoli pubblici e quindi sull’aumento del costo del nostro debito e quindi sull’aumento delle imposte e tasse a nostro carico per ripagarlo?

 

E poi, anche per un altro verso io mi  sento direttamente derubato da questi “signori“. Infatti, sentite un po’ cosa mi è capitato. Avevo attaccato un piccolo  bollino rosso ad una banconota da €100,00 che avevo versato a Trento all’Agenzia delle Entrate in pagamento di imposte da me dovute. La banconota è stata vista a Roma, presso il Ministero delle Finanze, poi

Una banconota "sciatrice" dal (cittadino) Trentino al (cittadino) Bresciano

presso quello del Tesoro, poi presso la tesoreria di un partito, poi nella cassa di un ristoratore di montagna a Ponte di Legno, cui era stata data in pagamento di un lauto pranzo consumato dal figlio di un noto politico e dalla sua bella di turno. Ora, è capitato che io stesso, provenendo in sci dal passo del Tonale,  mi fossi trovato a pranzare in quel ristorante e che, pagando il mio conto con una banconota da €200,00, fra le banconote del resto mi vedessi restituire proprio quella mia banconota iniziale con quel mio bollino-contrassegno!  Non ci credete? E’ tutto vero, diamine, … sono ben stato a sciare al Tonale! E poi … come se non bastasse,  la società impantistica “Carosello Tonale SpA”, tanti anni fa la ideai e costituii io stesso! Ed allora … di cosa dubitate?

E VOI COSA NE DITE? QUAL E’ IL VOSTRO PENSIERO?

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TECNOLOGIA, AMBIENTE, IMPERIALISMO del passato (o quasi)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2012 @ 4:53 pm

Detto altrimenti: il perchè storico dell’esistenza “Tel terzo mondo oggi” e delle “Nuove Potenze Emergenti” (ma fino a quando, emergenti? Infatti entro breve diventeranno “emerse” o retrocederanno al nostro livello).

Ho appena letto un libro: “Il predomino dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo” di Daniel R. Headrick, Ed. Il Mulino. L’autore è Professore emerito di Storia e Scienza Sociale nella Roosevelt University di Chicago. 326 pagine, oltre 80 pagine di note, riferimenti bibliografici, letture consigliate e indici analitici. Suddivisione in capitolo snella, di agevole ed invitante lettura.

L’autore è uno storico che analizza come il rapporto fra
– l’evoluzione della tecnologia (dei trasporti e bellica)
– la scienza medica applicata agli eserciti invasori ed alle popolazioni invase
– l’ambiente dei paesi invasi
abbia influito e condizionato le politiche imperialistiche di sempre.

Ne esce un testo tecnico e storico, il quale diventa anche “morale” laddove riconosce “il merito, ovvero la vergogna agli Italiani di avere aperto la strada all’uso dei gas nervini contro innanzi tutto la popolazione inerme” o quando critica l’incredibile posizione di (sir) W. Churchill (v. infra).

Si tratta di un testo che andrebbe rielaborato in edizione ancora più snella e adottato nelle scuole. Peccato invece che molta parte della Storia sia una Storia negata. E non mi riferisco solo a quella recente, ad esempio del nostro ultimo dopoguerra. Ben lungi io dall’essere un revisionista, non ritengo condivisibile la posizione di chi vuole una lettura solo unilaterale della storia, della “storia” appunto, che in tal modo non diventa mai “Storia”.

Ma veniamo a noi, anzi, a “loro”, ai “conquistadores” di tutte le lingue: nell’ordine, del portoghese, dello spagnolo, dell’olandese, del russo, dell’inglese, dell’inglese d’America, del francese e last but not least, dell’italiano (purtroppo ci siamo dentro anche noi!). All’inizio fra i “navigatori scopritori, commercianti e limitatamente conquistatori troviamo i Vichinghi, i Polinesiani, i Persiani, i Cinesi e le nostre Repubbliche Marinare.

Caravella

Ma la grande abbuffata imperialista inizia con il 1400. Secolo delle Grandi Scoperte, come viene descritto, in modo assai superficiale, nei libri “sussidiari” delle elementari e da lì in avanti.Secolo dell’inizio delle stragi, dico io. Inizia con le caravelle e le caracche portoghesi, prime d uniche navi adatte a solcare gli oceani. E difatti Colombo navigò con una Caracca, la “Nao” Santa Maria e due caravelle. Sui libri di scuole trovate: “Pur disponendo solo di tre piccole caravelle, il nostro eroe …” In realtà gli avevano dato le navi migliori per l’epoca. E poi, Colombo, dopo tutto .. era solo uno che si era perso, che aveva sbagliato strada … Quindi fu la volta degli Spagnoli, in parallelo alla costruzione dei galeoni. Seguono a ruota olandesi, inglesi, russi e francesi e come dicevo prima, noi italiani, mica tanto “brava gente” però.

Cannoniera fluviale

Scopo delle imprese di tutti: acquistare fama ed onori per sé, aprire nuove vie al commercio di conquista e di sfruttamento delle regioni “da civilizzare”. Le armi e le navi, a favore dei “conquistadores”. Le malattie a loro favore nelle Americhe, ove la prima arma a sconfiggere gli indiani furono le pestilenze importate dall’Europa; a loro danno in America, ove a morire erano soprattutto i bianchi. Le conquista iniziali riguardarono soprattutto le coste. All’interno ci si mosse solo quando la medicina (chinino in primis) lo consentì, e comunque lungo le vie fluviali, con l’invenzione dei battelli a vapore.

Quello che però maggiormente sorprende è la motivazione e le giustificazioni che da sempre i “conquistadores”, dall’inizio del 1400 sino al 1900, hanno dato delle loro azioni: “portare la civiltà, uccidere i barbari, affermare la vittoria delle armi della civiltà contro la barbarie”. Si arrivò poi, anche recentemente (ventesimo secolo), a motivazioni sfacciatamente più “pratiche”, e cioè, da parte dell’Inghilterra (e di altri) a bombardare le popolazioni (e non i militari) ”perché i barbari non pagavano le tasse loro imposte”! Già, perché il massimo era conquistare un paese e far pagare il costo della conquista ai conquistati. La conquista del West … almeno la chiamarono “conquista”, almeno questo …  un po’ di malattie, la distruzione dei bisonti e il più fu fatto.

Vi sono stati nomi di capi politici famosissimi in USA, GB e Italia che hanno affermavano che la migliore tecnica per soggiogare quelle “razze inferiori” (sic, “razze”, e poi ci stupiamo del nazismo!) era di terrorizzare le popolazioni con bombardamenti e gas nervini per indurle a sconfessare i loro governi.

Il Ministro della Guerra Winston Churchill all’epoca dei fatti riferiti

Mitragliatrici, cannoni, bombe, gas, aerei contro lance e frecce e poi contro fucili. Un esempio? Guerra anglo egiziana per la conquista del Sudan, 1898. 25.000 soldati all’attacco di 50.000 dervisci. Battaglia di Omdurnman. da parte inglese, 48 morti e 428 feriti. Fra i dervisci, 9.000 uccisi e 18.000 feriti. (Sir) Winston Churchill , nel suo libro “The river war”, in italiano tradotto in “Riconquistare Kartum” di questa battaglia scrive: “ … il trionfo più significativo mai conseguito dalle armi della scienza sui barbari”.
Lo stesso Churchill, nell’aprile del 1920, durante l’aggressione inglese all’Iraq, suggeriva “l’iprite, che infliggerebbe un’adeguata punizione ai nativi recalcitranti …” !! ministro inglese successore di Churchill, Laming Worthington-Evans, suggerì il “bombardamento di donne bambini nei villaggi, per ottenere l’acquiescenza della popolazione”.

Tutte le terre obiettivo delle conquiste erano “rivendicate”, “servivano a espandere …”, “è nostro interesse imprescindibile dominarle” etc… “ci servono. Usiamo il terrore …”

Un concetto: alle armi della scienza fu più facile vincere contro stati organizzati che non contro gruppi di tribù e di montanari. Man mano che la scienza delle armi progrediva, i “barbari” entravano in possesso delle armi della precedente generazione e tanto loro bastava per cercare di difendersi ove le battaglie non si fossero svolte in campo aperto.

Il Gen. Pietro Badoglio durante la guerra d'Africa

Noi Italiani, primi ad usare i nervini, (n Africa). Mussolini al generale Badoglio, capo della forza di invasione in Etiopia. “ Bombardare i civili, seminare il terrore. Bombe e nervini, anche a spruzzo, sui campi, sulle fonti, sulle mandrie, sui villaggi …”. Vittorio Mussolini, aviatore: “Prima abbiamo lanciato bombe incendiarie. Era divertentissimo (sic!). Cinquemila uomini a terra, accerchiati dal fuoco e noi a bombardali dall’alto. Era divertentissimo (sic)”.

Non aggiungo altro se non che sul Vietnam fu sganciata una quantità di bombe tripla di quella sganciata durante la seconda guerra mondiale. E gli Usa si dovettero ritirare. Stesse cose per quanto riguarda l’imperialismo di tutti i popoli già citati, Russia compresa., in Afghanistan. ad esempio. Non temete, ce ne è per tutti, purtroppo!

Il libro non è “partigiano”, non è “politico”. E’ storico. E’ una testimonianza contro la guerra, la sopraffazione, il razzismo, lo sfruttamento dell’ “altro”. A mio avviso, condivisibile in tutto. E’ una dimostrazione di come, se non altro, tutto ciò, nel medio termine, si ritorca contro l’oppressore. E allora, perché mai? E l’Autore del libro non è “di sinistra”, non è contro gli USA … è uno stimato professore di un’Università USA!

Oggi alcuni di quei paesi stanno “emergendo”, grazie alla tecnologia che prima hanno imparato da noi e che ora, più stimolati di noi, migliorano e a loro volta ci rivendono. Ma anche questi Paesi dovrebbero imparare la lezione della storia. La Cina stessa, ad esempio, sta già “delocalizzando” le sue unità produttive dalla costa del Pacifico all’interno, dove la manodopera costa assai meno … anzi .. può essere sfruttata: e ci risiamo … e di diritti civili? Manco a parlarne. ed allora? Fino a quando durerà?

Veniamo a noi. Noi oggi “respingiamo”, “siamo disturbati …”, “non sappiamo come mai abbiamo gli immigrati” …” ma se ne stiano a casa loro” … al massimo “ aiutiamoli a casa loro”! Ma noi, a “casa nostra” non ci siamo stati! Ed allora? Se il mondo oggi è così disuguale, lo dobbiamo a noi stessi, soprattutto a ciò che abbiamo fatto dal 1400 in poi. Ed allora, affrontiamo queste situazioni con altra conoscenza dei fatti storici, antichi e recenti, con altro senso di responsabilità, con altra coscienza umana.

E non ci lamentiamo di loro, degli immigrati, di chi dice a casa loro le medicine,il cibo, l’acqua o non esistono o costano troppo, che l’agricoltura è distrutta, che a comandare sono bande di razziatori, che le malattie imperversano. Infatti, “chi è causa del suo mal pianga se stesso” ovvero, in altre lingue, così forse anche gli altri capiscono: “As you make your bed, so you must lie in it”, ovvero, “Wer der Grund seines Unglücks ist, beweine sich selbst”. Lamentiamoci di noi stessi, e poi tiriamoci su le maniche e cerchiamo di rimediare alle nostre malefatte. Lo so … lo so … voi che leggete non eravate ancora nati … e nemmeno io, se è per questo. Tuttavia abbiamo tutti in eredità un pesante debito.

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PARLIAMO DI TEATRO: L’ORIGINE DELLA COMMEDIA – Conferenza di Maria Teresa Perasso

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2012 @ 4:01 pm

Detto altrimenti: un‘iniziativa della Associazione FIDAPA – FEDERAZIONE ITALIANA DONNE ARTI, PROFESSION,I AFFARI – Sezione di Trento, Presidente Sandra Frizzera. Ovvero: cultura vo cercando ch’è si cara …

Centro Culturale Rosmini, Via Dordi, Trento. Mercoledì 11 aprile 2012, ore 17,00. Una delle tante lodevoli iniziative culturali targate Fidapa per iniziativa della Presidente Sandra Frizzera, nota scrittrice, la quale ha recentemente presentato il suo ultimo lavoro “Il calicanto sotto la neve” (Ed. 31) . Peccato la pioggia torrenziale. Attesa da mesi, ha scelto un giorno sbagliato per allagare le strade di Trento … e non tutti gli appassionati all’argomento sapevano nuotare …Fidapa, dalle molte iniziative, si diceva … e Maria Teresa ne era già stata parte attiva, con una sua precedente conferenza sull’origine del teatro e sua prima forma, la tragedia. Ora è stato il turno della commedia. Sempre dalla Grecia partiamo … 

Epicarmo di Siracusa

Mi piace sottolineare come nei contenuti e nelle tecniche teatrali della commedia antica, greca prima e romana poi, vi siano in nuce gli elementi delle nostre attuali commedie e soprattutto di quelle (teatrali e cinematografiche) del primo dopoguerra. Equivoci, riconoscimenti, piccoli imbrogli, situazioni paradossali che poi si risolvono allegramente o al massimo con una lieve punizione del “colpevole” di turno. Vi troviamo inoltre il primo musical: spettacolo già allora in parte recitato e in parte in musica (canto del coro). C’è anche una parte in cui il corifeo (direttore del coro) parla direttamente al pubblico, così come oggi, talvolta, l’apprezzato maestro Gustav Kuhn si volta verso il pubblico a spiegare origine, ambientazione, caratteristiche tecnico-musicali del pezzi che saranno eseguiti dall’apprezzatissima Orchestra regionale Haydn che si appresta ad dirigere. Nella commedia greca antica, invece, il corifeo dava addosso ai rivali, e questo il maestro Kuhn non fa di certo!

Aristofane

Ma ciò che maggiormente è attuale è il rapporto fra la satira (in origine e letteralmente: una mescolanza di generi teatrali) e il potere politico. Nella Grecia democratica, quella di Pericle per intendersi, la commedia fiorì soprattutto come satira (secondo l’accezione moderna) dei politici di turno, che poi erano del… PD (!) cioè del Partito Democratico e come tali consentivano automaticamente la libera espressione del giudizio su se stessi, anche sotto forma di presa in giro e critica canzonatoria. Caduto il sistema democratico, con la dittatura la commedia dovette adeguarsi (cioè: fu censurata) e la satira si spostò verso le figure popolane e popolari che costituivano la bassa borghesia e/o il popolino del tempo. Guai a ironizzare sui potenti! Ancora oggi siamo stati molto vicini ad un intervento analogo … ricordate? E se la dittatura impedisce la satira, se ne potrebbe dedurre “a contrario” che ove la satira sia vietata si sarebbe sostanzialmente in dittatura … altro dirvi non vo’ …

Menandro

Altra osservazione. I Romani erano meno spiritosi e meno democratici dei Greci. Infatti, quando la commedia greca fu ripresa dagli autori latini, in Roma, i testi continuarono a fare satira … ma su chi? Indovinate! Su personaggi greci, il che veniva trovato assai divertente dai Romani che forse erano un po’ troppo permalosetti per accettare l’autocritica, sia pure in forma ironica e non personalizzata.
Le commedie: inizialmente fatto culturale popolare, rappresentate in “teatri” improvvisati, siti, per legge romana, oltre un miglio al di fuori delle mura e senza sedili per gli spettatori.

Tito Maccio Plauto

Mi viene in mente l’ultimo dopoguerra (anche l’unico, per me che sono del 1944), quando nella città ove vivevo (Genova) arrivavano i “baracconi”: niente di più che un teatrino ambulante e semovente, con un palcoscenico realizzato ribaltando la sponda del rimorchio di un autocarro, sul quale si esibivano “artisti” assolutamente improvvisati, con musiche, canzoni, barzellette e balletti … unica risorsa di quella povera gente che poi raccoglieva con il classico piattino le poche offerte che gli spettatori, radunati in piedi (ecco il collegamento) dietro una bassa staccionata, erano disposti a donare loro. All’interno del “cerchio magico” poche sedie pieghevoli per i pochi privilegiati che si potevano permettere di pagare il biglietto (100 lire!). Con soldi propri, s’intende, non con denari del partito …

S. Angelo in Colle (fra gli ulivi)

Torniamo ai Greci ed ai Romani. La popolazione rurale, la commedia era l’unica cosa che si poteva permettere e l’unica d’altra parte, a loro portata di mano, di strada, di tempo disponibile … di tutto. Insomma, un po’ come in Toscana, sempre nello stesso dopoguerra citato, in un paesino in mezzo alle colline senesi, affacciato dai suoi 450 metri d’altitudine sulla valle dell’Orcia, verso sud e cioè verso il Monte Amiata (qual è il suo nome? S. Angelo in Colle, frazione di Montalcino, ma almeno uno per ogni auto non deve bere …), la popolazione contadina (dei poderi) e “cittadina” (i paesani) si sentiva seriamente coinvolta nell’imparare “la musica” (sic) , cioè nell’imparare a suonare sia pure in modo assai rudimentale qualche strumento nella banda paesana e nell’imparare le parti di certe semplici rappresentazioni “teatrali” che venivano rappresentate all’aperto in estate in occasione di una qualche ricorrenza.

Presepe vivente

Di religioso v’era il Presepe vivente, animato con passione e serietà da personaggi contadini che nei giorni precedenti e seguenti avevano infiorellato di incredibili bestemmie “alla toscana” ogni inaspettata e imprevista difficoltà che incontravano nelle esecuzione dei lavori della campagna. Ma si sa, erano bestemmie di folclore, non veramente sentite. E poi, i Toscani .. maledetti toscani (Curzio Malaparte docet. Per non parlare poi di che ne disse tale Dante, di Fiorentini e Pisani … risparmiò i Senesi, chissà perché poi … probabilmente si trattò di una dimenticanza casuale, oppure, affermano altri, aveva semplicemente finito l’inchiostro della stampante …). E con quale impegno, serietà e convinzione quegli “attori” si impegnavano nel rispettivo ruolo! Ecco, anche a S. Angelo, benché si fosse circa duemila anni dopo, non c’era altro: né TV. né cinema, niente. Solo una popolazione (in paese, 350 abitanti, più circa altrettanti – o forse meno – nei poderi del circondario), la popolazione, dicevo, impegnata a rappresentare e a osservare se stessa.

E Maria Teresa ci ha spiegato l’origine della commedia e come, attraverso la commedia dell’arte e la riforma goldoniana, essa si sia evoluta. Ma ci ha anche fatto capire come la commedia abbia avuto molte origini, uguali a se stesse, come quella genovese e quella toscana di cui vi ho accennato, duemila anni dopo. Cultura non facit saltus …

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