SI APRE LA CACCIA …. E SENTITE UN PO’ COSA STA CAPITANDO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Settembre, 2012 @ 6:46 pm

Detto altrimenti: questa proprio non me la sarei mai aspettata!

Bruno Kessler

Trento. Ero direttore dell’ISA, una importante finanziaria, riferivo al Presidente della società, che era stato Presidente della Provincia Autonoma di Trento ed era Presidente anche di tante altre realtà locali, fra le quali l’IRST, Istituto di Ricerca Sciuentifica e Tecnologica. Questo mio capo era anche Senatore della Repubblica. Aveva un nome tedesco, lui che era Solandro, della Val di Sole. Bruno Kessler era stato uno dei padri dell’Autonomia Trentina. Era  Presidente della Federcaccia ed era lui stesso appassionato cacciatore. Per lui l’abbattimento di un ungulato era un “prelievo”: “I più vecchi, i malati, gli animali in soprannumero”. Io non ho mai cacciato (ogni tanto pesco, in mare, e mangio il pescato). La caccia come sport non mi trovava (e non mi trova) d’accordo. Glielo dissi e lui: “Zà … che lu no l’è uno sbarador …”. L’ho citato perché sarei stato curioso di sapere come avrebbe reagito a quanto sto per raccontarvi.

 

Diana, così andrebbe già meglio: entrambi nudi nel bosco, lui con le corna e tu con l'arco ...

Leggendo l’Adige odierno (2 settembre 2012) sono rimasto esterrefatto. Infatti trovo una pagina intera (la 14) con tanto di mega fotografia di una moderna Diana con fucile e prede, lo sguardo rivolto all’infinito. Questa Diana uccide gli animali “perché li ama” (sic). Al momento dell’uccisione, raggiunge una gioia intensa. Andare a caccia e uccidere prede “è un po’ come quando ci si innamora. L’osservazione, l’attesa, l’ammirazione, il sogno” (sic). Se poi, come le accadde in Polonia, con un solo colpo capita di uccidere due starne, la sensazione è “meravigliosa” (sic). E poi: “Io sparo solo quando sono certa che il mio colpo è mortale. Io non ho mai ferito gli animali, non voglio far loro del male” (sic) … omissis …”dopo che hai sparato … corro da lui (l’ungulato, n.d.r.), prendo tra le mani la sua testa, l’accarezzo, arrivo fino a baciarlo, in certi casi lacrimo di gioia” (sic). E il bracconaggio? “No, ma penso che la trasgressione faccia un po’ parte della vita. E qualche volta bisogna concedersi un pizzico di trasgressione”(sic).

 

Io lo preferisco così: vivo!

Questi i fatti. Il mio commento: la caccia può piacere o meno, essere praticata o meno, essere approvata o meno. Ma non trovo condivisibili i sentimenti espressi dalla intervistata e ancor meno la loro esaltazione. Inoltre ritengo amorale e diseducativo l’accenno alla liceità di “un pizzico di trasgressione”, soprattutto di questi tempi, nei quali si sta cercando finalmente di ridare valore a comportamenti moralmente, civilmente, fiscalmente  e legalmente corretti. Ma … si dice, la Diana dell’articolo è una nobile … e la nobiltà d’animo non sempre può essere compresa dalla gente comune … (io sono “gente comune”, n.d.r.) …  ai nobili la caccia è concessa, per loro è lecita … mentre per il popolino, come ci insegna Fabrizio De Andrè nella sua bella canzone (Geordie, 1969), è bracconaggio, di quello non consentito e punito con l’impiccagione “con una corda d’oro”.

 

 

 

Infine, mi ha sorpreso che L’Adige abbia accolto e dato tanto risalto a simili esternazioni. Mi auguro solo che ciò sia avvenuto al fine di far nascere una più profonda reazione contraria, una sorta di vaccinazione contro un malanno … mi auguro …

E voi, lettori del mio blog, cosa ne pensate?

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IL MIO 250° POST: OMAGGIO A FABRIZIO DE ANDRE’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Settembre, 2012 @ 7:14 am

Detto altrimenti: voglio festeggiare in modo adeguato …

Questa mattina … mi sono alzato … “Bella ciao” … ho detto a  mia moglie  “sai che il mio post odierno è il 250° ? Voglio celebrare la ricorrenza scrivendo qualcosa di diverso …” Qualcosa che abbia un significato per un Genovese come me, trapiantato – sia pur felicemente – in Trentino. Genovese che ogni tanto la nostalgia della sua Liguria la sente. Ed allora ecco l’idea: ricordare De Andrè riportando il testo di una sua splendida ed enigmatica canzone, Creuxa de ma’, testo difficilmente comprensibile anche per gli stessi Liguri, visto che il dialetto usato è quello di tanti anni fa, arcaico, non alla piortata di tutti, diciamo. Figuriamoci poi per i miei amici Trentini … ed allora vi ho aggiunto la traduzione, che ho voluto letterale per aiutare a far comprendere, riga per riga, vocabolo per vocabolo, il significato di ogni parola. Si tratta di una “poesia”, cioè di una “creazione” visto che “poesia” deriva dal greco “poieo”, creo, faccio, realizzo. Frasi monche, pennellate in libertà che ognuno può leggere in modo personale. Immagini che evocano immagini, ricordi, sogni, gusti, sapori, profumi, desideri, nostalgie. Nostalgia, il dolore del ritorno … mancato.  L’unico termine che non ho tradotto è “creuxa”, croesa … è difficile scriverne la pronuncia. La creuxa è una stradicciola serrata fra alte mura di sassi, sassi più che pietre. Mura sormontate da offendicoli di vetro a difesa delle “ville”, cioè dei terreni coltivati in poderi spesso urbani. Mura  elevate a secco che accompagnano lo sguardo verso il mare, visto che più frequentemente le creuxe seguono percorsi perpendicolari alla costa. Infatti gli stessi diversi appezzamenti di terreno, sino a ieri agricoli ed oggi spesso trasformati in eleganti quartieri urbani a causa dell’espandersi della città, sono orientati perpendicolarmente al mare, in quanto non sarebbe stato concepibile l’esistenza di un singolo appezzamento parallelo al mare che ne interdicesse l’accesso agli altri, un po’ come invece fa il Cile nei confronti dell’Argentiva verso l’Oceano Pacifico e come fa la  Croazia  nei confronti della Bosnia verso il Mare Adriatico. (Si, lo so, il 20 gennaio scorso avevo già pubblicato questo testo, ma tant’è …)

Creuxa de ma’

Umbre de muri muri de mainè
dunde ne vegni duve l’è ch’anè.
De ‘n scitu duve a lun-a a se mustra nua
e a neutte a n’a puntou u cutellu a
ghua.
E a munta l’ase u gh’è restou Diu
u diau l’è in ce e se ghe faetu u niu.
Ne sciurtimu da u ma’ pe sciugà e ossa da u Dria
a funtan-a di cumbi nta ca’ de
pria.

E in ta ca’ de pria chi ghe saia’
in ta ca’ du Dria che u nu l’è
mainà.
Gente de Luganu facce da mandilla’
quei che de luassu preferiscian l’a.
Figge de famiglia udù de bun
che ti peu ammiale sensa
u gundun.

E a ste panse veue cose ghe daia’
Cose da beive cose da mangià.
Frittua de pigneu, giancu de Portufin
cervelle de bae ntu u meiximu vin.
Lasagne da fiddià ai quattro tucchi
paciughi in agrouduse de levre
de cuppi.

E’ n sca barca du vin ghe navughiemu
‘n sci scheuggi
emigranti du rie cu’ i cioi
‘nti euggi.
Finchè u matin crescià da pueilu recheugge
praticament fre du ganeuffeni e de figgie.
Baccan da corda marsa d’aegua e de
sa
che a ne liga a ne porta nte ‘na creuxa de ma.

Creuxa di mare

Ombre di facce, facce di marinai
da dove venite dov’è che andate.
Da un posto dove la luna si mostra
nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla
gola.
E a montare l’asino ci è rimasto Dio
il diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido.
Usciamo dal mare per asciugare
le ossa dall’Andrea
alla fontana dei colombi e nella casa di pietra.

E nella casa di pietra chi ci sara’
nella casa dell’Andrea che non è
marinaio.
Gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l’ala.
Ragazze di famiglia odore di buono
che le puoi guardare senza
il preservativo.

E a queste pance vuote cosa gli dara’
cose da bere cose da mangiare.
Frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervella di agnello nello stesso vino.
Lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticci in agrodolce di lepre
delle tegole (gatto, n.d.r.).

E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi
negli occhi.
Finchè il mattino crescerà da poterlo raccogliere
praticamente fratello dei garofani e delle ragazze.
Padrone della corda marcia d’acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una creuxa di mare.

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ORO PUBBLICO E PRIVATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Agosto, 2012 @ 6:23 am

Detto altrimenti: parliamone

Un po’ di storia …

L'Hotel Mount Washington, nella foresta di Bretton Woods (New Hampshire), sede della conferenza

Nel luglio del 1944, sul finire della seconda guerra mondiale, si tenne la conferenza di Bretton Woods, per stabilire le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Fra le tante decisioni assunte, una: l’obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute. Il dollaro che venne ancorato a sua volta all’oro, al prezzo di 35 dollari l’oncia (1 oncia = 31,1 grammi). In Italia, sino al 1970 il dollaro era cambiato contro 625 lire e l’oro “privato” veniva venduto a 1000 lire al grammo.

 

 

Veniamo all’oggi.

Oro pubblico. L’Italia ne è il terzo proprietario al mondo, dopo USA e Germania, con le sue 2.451 tonnellate, le quali, al prezzo di €41,00 al grammo, fanno la bella somma di 102,4 miliardi di euro che, al fine di diminuire il debito pubblico, potrebbero essere vendute o quanto meno utilizzate per garantire emissioni obbligazionarie “sicure” e quindi ad un tasso di interesse assai più basso dell’attuale. I talenti (del Vangelo), sotterrati, non producono frutti!

 

 

Oro privato. Le famiglie hanno bisogno e vendono l’oro di famiglia. Sono sorti così moltissimi negozietti “specializzati”: “Compro oro usato in contanti”. Al che osservo:
• Oro “usato”? Quando mai, tanto è destinato alla fusione!
• Perché questi negozietti non sono tenuti per legge ad esporre il prezzo al quale acquistano l’oro?
• Pagano in contanti? Ma non è vietato l’uso dei contanti al di sopra di una soglia molto bassa?
• Come è organizzato e controllato dal fisco il sistema degli acquisti e delle vendite da parte di tali negozietti?
• Non vi è il rischio che ci si approfitti dello stato di necessità del cittadino per imporgli prezzi sotto mercato?
• Giustamente ci preoccupiamo di rendere visibile la “filiera” della carne, della frutta etc. E’ altrettanto chiara la “filiera” dell’oro?
• Non vi è il rischio che almeno alcune di queste catene di negozietti possano entrare nel circuito del riciclaggio del denaro?

Nel 2011 l’oro privato venduto ammonta a 114 tonnellate, facendo dell’Italia la prima “miniera” mondiale nella “estrazione” di tale metallo dalle … tasche delle famiglie.

Grazie se qualcuno mi sa fornire chiarimenti di cui io farò tes …oro!

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USA – EUROPA, ovvero RATING – LIBOR: UNO A UNO, PAREGGIO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Agosto, 2012 @ 7:01 am

Detto altrimenti: due sistemi autoreferenziali si scontrano, e io pago!

In banca ci dicono: “Sa, il Libor è variato, la colpa è del Libor, noi non ci possiamo fare nulla …”. E noi sgraniamo tanto di quegli occhi, facciamo un ulteriore atto di fede di fronte all’ipse dixit della finanza londinese, moderno Mistero garantito dal crisma dell’Infallibilità … e paghiamo le nostre rate di mutuo, i nostri sconfinamenti in conto corrente, etc.. Eppure sul frontone del palazzo ove abitava la mia famiglia d’origine, a Genova in Via Rodi n. 10, quartiere di Albaro, c’è scritto. “Labor omnia vincit”. Labor, non Libor, diamine!

Libor: il più grande scandalo bancario di tutti i tempi

Poi, improvvisamente, salta fuori che questo Libor è taroccato. Ma via … svegliamoci una buona volta … basta con questi sistemi (finanziari) autoreferenziali! Mi pare di tornare indietro di 60 anni: “L’hanno detto alla radio”. Bastava questa affermazione per legittimare qualsiasi fesseria. Ed oggi “Sa, è il Libor ..”.

 

 

Oggi molte banche e istituzioni finanziarie e assicurative USA si apprestano a far causa alle banche europee ree di avere taroccato il Libor. Più che giusto.

 

Agenzie di rating, costosissimi clowns ... di quale circo?

E allora, banche, istituzioni economiche, SpA, governi europei, associazioni di consumatori, Provincia Autonoma di Trento (recentemente declassata!)  chi più ne ha, più ne metta! “Chi ha un ferro l’affili”, scriveva tale Giovanni Berchet ne “Il giuramento di Pontida”, sveglia, all’armi: citiamo in causa le società di rating USA per avere “cappellato” in modo clamoroso molte loro certificazioni(ad esempio, “Parmalat è ottima!” dissero e certificarono. E subito dopo Parmalat fallì), con l’attribuzione di rating assolutamente fuorvianti e svianti il mercato!

 

 

 

 

Pedalan ... dro a Dro!

In Trentino. Nella valle del Sarca. In un piccolo paese. Drò.  Una grande convention. Presenti politici nazionali e locali. Fra l’altro si è parlato anche dei danni causati dalle valutazioni delle società di rating. Su questo blog mi sono già espresso. In Italia esiste in reato di aggiottaggio (art. 501 cod. pen.), di turbativa del normale corso della borsa … e in campo internazionale, tutto è lecito?

 

 

 

Ed allora, ripeto qui quanto scrissi nel post del 17 febbraio scorso: Agenzie di Rating USA …

1 – Chi sono i loro azionisti?
2 – Al loro interno, chi approva e firma la dichiarazioni finali dei loro esperti, frutto di profonde analisi, con le quali vengono attribuite le pagelle?
3 – Da dove provengono i loro ricavi? In particolare: chi ha pagato il lavoro delle recenti analisi che hanno determinato i declassamenti europei? O forse le Agenzie hanno lavorato gratis?
4 – Quali responsabilità hanno le Agenzie allorchè commettono errori macroscopici, ad esempio classando con la tripla A banche e società che dopo pochi giorni o alcuni mesi falliscono?
5 – Quale responsabilità è stata loro ascritta quando hanno ammesso la pratica dei titoli derivati della loro cartolarizzazione (si veda mio post del 4 gennaio scorso)?
6 – E’ vero che l’Europa sta studiando se e come richiedere i danni alle citate Agenzie, di fronte a loro certificazioni non veritiere che abbiano causato forti perdite alle borse, agli Stati ed alle economie europee?
7 – Quali garanzie abbiamo che non siamo di fronte ad azioni che possono rappresentare veri e propri reati di turbativa dell’andamento dei corsi delle borse?
8 – Perché l’Europa non crea ERA, European Rating Agency, per classare e declassare le agenzie USA?
9 РPerch̩ non si indaga sui grossi movimenti di titoli sovrani e di azioni avvenuti subito prima e subito dopo questi declassamenti europei di massa?

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SPENDING REVIEW, CRESCITA, DEBITO PUBBLICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2012 @ 9:25 am

Detto altrimenti: sarò breve


Spendig review: una prima “revisione delle spese” andrebbe operata su quelle dei partiti politici. Infatti ridurre alla metà i cosiddetti rimborsi elettorali in presenza del referendum abrogativo del finanziamento ai partiti e della non documentazione delle spese è doppiamente non condivisibile.

Crescita: si dà per scontato che occorra far crescere “questo” modello di crescita. Infatti le prime avvisaglie di provvedimenti riguardano interventi strumentali al modello di crescita attuale. Forse occorre interrogarsi se non sia il caso di cambiare modello di crescita, puntando su migliaia di cooperative giovanili (e non)  per la tutela, il marketing e la vendita (ai turisti di mezzo mondo) delle migliaia di siti archeologici, naturalistici e storici di cui l’Italia è ricca, oggi non valorizzati; sulla realizzazione di  migliaia di mini centrali idroelettriche; su una forte accelerazione alle fonti di energia alternative e rinnovabili; etc..

Debito pubblico: in miei post precedenti rilancia l’idea che lo Stato emetta un prestito ad esempio di 500 miliardi di euro “irredimibile” al 5%. In tal modo non si dovrebbe più restituire il capitale e si sostituirebbe a tali esborsi il pagamento dell’interesse abbattendo il livello del debito. Ove l’operazione avesse successo, si potrebbe proseguire su questa strada. Il sottoscrittore che volesse poi liquidare il suo credito, potrebbe farlo in borsa. Nel 1939 un’operazione del genere ebbe un gran successo. Perché non ripeterla?

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BICI, BICI, FORTISSIMAMENTE BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Agosto, 2012 @ 6:37 pm

Detto altrimenti: anche con questo caldo …

La nuova ciclabile, tutta da scoprire!

22 agosto 2012. Con Edoardo e Sergio, amici di Bici Uisp Trento, parto in auto da Riva del Garda alle 07,15 destinazione Val di Genova. Fa caldo, per cui contiamo di rientrare entro le ore 13,00. Superati in auto i primi tornanti dopo Sarche, vediamo con piacere che la nuova ciclabile ricavata nella vecchia sede stradale in direzione delle Terme di Comano è aperta! Deve essere stupendo percorrerla, sul ciglio del canyon solcato dal Sarca. Questa opera consentirà entro breve, a chi provenga da Molveno – San Lorenzo in Banale, di raggiungere Riva del Garda senza percorrere le pericolose gallerie esistenti. Ci ripromettiamo di dedicarle una uscita.

Al parcheggio di Tione (in Zona Centro Sportivo) scopriamo che sino a fine agosto è istituito un bus navetta per le bici per la risalita sino a Campo Carlo Magno (32 km). Ne terremo conto, in vista di una gita a cavallo delle due Valli (Rendena e Val di Sole).

In sella, si parte! Dopo pochi km, a Vigo Rendena, i miei due amici si fermano per un caffè. Io no, ne approfitto per avvantaggiarmi nella salita, visto che loro sono più veloci di me. Dopo una curva, un piccolo riccio sulla pista ciclabile! Vorrei fotografarlo con il telefonino, mi fermo, torno indietro ma lui nel frattempo si è nascosto. Peccato! (Dopo, saprò che Edoardo sarà risuscito a individuarlo e fotografarlo!)

 

 

Sergio e Riccardo osservano l'allenamento

 

A Pinzolo si allena la nazionale under 20 e la squadra giovanile del Milan

 

 

 

 

 

 

 

Edoardo al distributore di ... acqua a Carisolo

I miei amici mi raggiungono, ed insieme arriviamo a Pinzolo e quindi a Carisolo. La ciclabile è molto bella, qualche breve strappo in salita ci regala la visone dei prati, dei giardini e quindi delle montagne che da nord, sopra Pinzolo, “incidono” la Valle Rendena che si biforca, a sinistra nella Val di Genova e che, a destra, prosegue verso Madonna di Campiglio e le Dolomiti del Brenta.

 

 

 

 

 

Gli affreschi di Simone Baschenis

Pinzolo, Carisolo. Ci teniamo sulla destra orografica del Sarca, ci lasciamo i paesi sulla destra, indi compiamo ampio giro verso destra, a nord del paese, e dopo una salita di circa 1 km, che comprende una Via Crucis acciottolata, raggiungiamo la splendida chiesetta di Santo Stefano, affrescata da Simone Baschenis (la famiglia Baschenis, originaria di Averara, nell’alta Val Brembana, annoverò una lunga serie di artisti, i quali, a cavallo del 1400 e 1500, affrescarono molte chiese in Trentino).

 

 

 

 

Le cascate del Nardis

Indi, per uno sterrato inizialmente pedalabile e quindi abbastanza ripido, ci inseriamo sulla carrozzabile che, dopo 2 km ci conduce alle spettacolari cascate del Nardis.

Sergio vorrebbe proseguire, ma io chiedo agli amici di fare ritorno per non giungere troppo tardi alla mensa apparecchiata a Riva del Garda da Maria Teresa. Detto, fatto. Arriviamo a Tione dopo 47 km complessivi di pedalata. Nel ritorno, a Ponte Arche, saliamo all’altopiano di Fiavè (Giudicarie esterne), costeggiamo l’area delle palafitte preistoriche e quindi saliamo al Passo del Ballino (750 m. ).

Indi, dopo avere fotografato le acque smeraldo del Lago di Tenno, discesone sulla sinistra orografica della valle, sino a Tenno e Riva del Garda, dove, usciti dall’auto, ci accoglie un caldo africano.

Per la cronaca, la notte successiva, tuoni e lampi a non finire ed un poderoso acquazzone ha rinfrescato questo nuovo lembo …. d’Africa!

Il mio approdo dopo la traversata in bicicletta del lago di Cavedine

 

 

E il giorno dopo? Traversata del Lago di Cavedine!

 

 

 

 

 

Sarche, dall'alto

P.S.: dopo due giorni, ci sono andato sulla nuova ciclabile in costruzione sopra Sarche, verso Comano. Sono percorribili i primi 3-4 km. Poi c’è una interruzione di 1 km e dopo la pista è pronta. Da sud, si parte dal quinto tornante della strada provinciale che inizia da sarche (verso Comano, Tione, Madonna di Campiglio).

 

 

 

 

200 metri, a strapiombo, sul Sarca ...

L’intero percorso sarà terminato nella primavera 2013 e consentirà di fare il “giro” da Riva del Garda al Ballino, a Sarche e a Riva (o viceversa) senza passare nelle pericolose gallerie, così come consentirà di raggiungere, alle stesse condizioni, Molveno e scendere poi in Val d’Adige (o viceversa) .

 

 

 

 

 

Bella, larga, agevole, in un ambiente selvaggio, inusuale ...

Spledidi i panorami sul canyon e sulle valli selvagge che vi allontanano” dal mondo “civilizzato” o meglio … incivilizzato!

 

 

 

 

 

 

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EL …VASIONE FISCALE IMPERAT!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Agosto, 2012 @ 9:33 am

Detto altrimenti: fatta la legge? Trovato l’inganno!

 

TG3 del 20 agosto 2012:

 

Barche di lusso, mega yacht: la Guardia di Finanza è riuscita a recuperare circa 70 milioni di euro a fronte dei 350 calcolati e previsti.

 

 

 

 

 

 

Aerei privati. Il recupero da parte della Guardia di Finanza si è fermato al 2 (due) % del pre calcolato e previsto.

 

 

 

Infatti sono tassabili solo beni intestati a residenti. Forse si deve rivedere la legge.

 

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LA CERTIFICAZIONE DI QUALITA’ “INDIVIDUALE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Agosto, 2012 @ 8:24 am

Detto altrimenti: qualità … ne abbiamo bisogno, e non solo a livello societario, ma anche a livello individuale

La certificazione di qualità  è un attestato che certificatori a loro volta “qualificati” rilasciano  alle aziende che risultino rispettare norme e regole di comportamento e di gestione aziendale “di qualità”, secondo standard stabiliti a livello europeo. Essa serve a stimolare comportamenti virtuosi e quindi anche economici. Spesso è un requisito richiesto a società che  vogliano intrattenere rapporti con un ente pubblico.

Quando io per la prima volta la richiesi e la feci ottenere alla società che in quel momento mi era affidata, mi accorsi che io stesso, senza saperlo, stavo già applicando quei principi. Segnalare ogni inconveniente, intervenire a livello di sistema, informare ed informarsi,  soprattutto comunicare, verbalizzare, all’efficienza fare seguire l’efficacia cioè il risultato, coinvolgere, motivare e rispettare il personale, farlo crescere, rendere la crescita della società non necessariamente vincolata all’apporto di una sola persona, etc.. Dopo alcuni esami da parte del certificatore, la società fu certificata. Non mi bastò. Chiesi ed ottenni anche la certificazione ambientale e quella cosiddetta della responsabilità sociale. La prima attestava il rispetto delle regole poste a salvaguardia dell’ambiente. La seconda il rispetto dei comportamenti a tutela della persona dei dipendenti, della loro professionalità, della loro motivazione, della loro crescita, della loro dignità.

Ora avanzo la mia proposta: la certificazione di qualità andrebbe estesa ad ogni singola persona, sia essa amministratore o dirigente, sia esso dipendente. Ognuno dovrebbe poter essere dotato, a sua libera scelta – s’intende – di una tale certificazione, la quale sarebbe la sua migliore referenza. Alcuni esempi: io negherei tale certificazione all’amministratore di una Spa che non facesse certificare la sua SpA con le tre certificazioni citate o che non volesse/sapesse motivare tutti i propri dipendenti. La negherei anche al dipendente che mettesse in atto comportamenti tali da mettere in forse una certificazione aziendale.

Alla fine, se tutti fossero meritevoli di tale certificazione, ne guadagnerebbe la Spa di turno e l’intero Sistema Italia.

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EMERGENZA INCENDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Agosto, 2012 @ 6:48 am

Detto altrimenti: ma questa, non è anche casa loro?

Si dice che “in tre passaggi arrivi al Papa”. E’ vero, vai dal tuo parroco, lui ti presenta al vescovo ed il vescovo al Papa. Vedete come è piccolo il mondo, anzi, l’Italia? L’Italia è piccola, è la mia casa, la mia famiglia. O almeno così dovrebbe essere. Ognuno di noi dovrebbe sentirsene condomino, conproprietario. Tutti saremmo più ricchi, più sereni, più felici.

Bravi ragazzi!

Passeggiare in un bosco, non inquinandolo con rifiuti, anzi, asportando quelli che altri vi hanno lasciato, curandolo come ci curiamo di casa nostra … già, perché anche qual bosco è casa nostra.

Guardare e vedere. Guardare lampioni accesi durante il giorno, per errore. Vederli. Segnalarli al Comune, a chi si adopererà per ottenere che siano spenti. In casa nostra, quante volte la mamma ci ha detto, quando eravamo bambini, “Spegni la luce, uscendo!”

E invece no, Vi sono persone che non si sentono a casa propria, persone che odiano, anziché amare, una casa che ritengono sia di altri. E comunque, in ogni caso, non si incendiano le case altrui.

... e c'è chi rischia la vita, per spegnerli!

Chi sono costoro? Immigrati clandestini inferociti dal bisogno? Disoccupati? Teppistelli da strapazzo? Delinquenti abituali? Ritardati mentali? Mitomani? Strumenti delle mafie edilizie? Incoscienti? Persdone mosse dall’odio sociale? Vendicatori della povertà contro la ricchezza?

In ogni caso alla base vi è una mancanza di consapevolezza del senso di appartenenza, attiva e passiva: questo ambiente mi appartiene. Io appartengo a questo ambiente. E’ anche e forse soprattutto un fatto culturale, di civiltà. Ecco, ci risiamo, direte voi: la cultura, l’istruzione, la civiltà, il senso della comunità. Comunità, cum+ munus = stare insieme + donarsi reciprocamente aiuto. Manca il senso della Comunità.

 

E l’esempio dovrebbe venire dall’alto, dalla buona politica, dalla mancanza di molte negatività quali l’evasione e l’elusione fiscale; i super privilegi di casta; la giustizia al rallentatore; la una legge uguale solo per alcuni; le priorità di investimento errate in quanto superate dai tempi; gli sprechi del denaro pubblico; una legge elettorale iniqua; la violazione della separazione dei poteri; gli  articoli della Costituzione violati; l’iniqua distribuzione delle risorse; etc. etc..

Ecco, ci risiamo, direte voi … ma che volete, anche Catone il Censore, “falco” nel propugnare la lotta a Cartagine, alla fine di ogni discussione, anche di quella che avesse riguardato la collocazione dei vespasiani in città, concludeva dicendo: “Ceterum censeo Carthaginem deledam esse”, “E fra l’altro ritengo che Cartagine debba essere distrutta”. Ora, sia chiaro, io non voglio distruggere nulla, mi auguro solo che noi, tutti insieme, si riesca a migliorare il Sistema Italia.

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FILOSOFIA DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Agosto, 2012 @ 9:41 am

Detto altrimenti: filosofia = scienza amica e  ricercatrice della sapienza. Filosofia della politica  =  scienza amica e ricercatrice della (eventuale, n.d.r.) sapienza della politica, oppure è la politica che dovrebbe essere amica e  ricercatrice della sapienza?

Hans Kelsen

Ho studiato diritto. Fra le tante materie una mi affascinava in modo particolare: la filosofia del diritto, che studiai ed amai sui testi del filosofo austriaco Hans Kelsen.

Dopo tanti anni mi chiedo: perché non ragionare anche sulla “filosofia della politica”? Ed ecco la prima incongruenza di cui, inizialmente,  sono rimasto vittima. Il governo dei tecnici, sostenuto da una maggioranza tecnica la quale deve far “passare” decisioni governative contrarie, di volta in volta, ad una o all’altra parte politica. Raramente bipartisan. Ecco l’incongruenza: una parte politica è costretta (per sua colpa se prima era stata al governo; suo malgrado, se prima era stata all’opposizione) ad approvare decisioni che non rientrerebbero nel proprio DNA politico. E mi domando: cosa ha fatto la politica per meritare questo castigo? Qualche malanno deve pur averlo pur  combinato …

Ma veniamo alla seconda e ancora più grave incongruenza. L’attuale governo tecnico afferma: alla fine del mandato, noi andremo a casa. Sarà il popolo degli elettori ad eleggere il nuovo parlamento e quindi il nuovo governo. Vabbè, lo si sapeva. Sarà il popolo … in modo reale (con una nuova legge elettorale) o fittizio (con l’attuale legge elettorale). Comunque l’affermazione dell’attuale governo non aggiunge nulla di nuovo. Certo che sarà il popolo, ci mancherebbe altro! E anche se non lo sarà, noi, loro, tutti, dobbiamo dire che lo sarà. Vabbè, ma questa è un’altra storia …

In realtà il problema è mal rappresentato. A mio sommesso avviso si dovrebbe dire: noi non ci candideremo. E qui casca l’asino, sempre con il massimo rispetto per gli attuali governanti, ci mancherebbe altro …. e anche per l’asino! Perchè io di latte … e di governanti me ne intendo. E anche di cioccolato … e di asini … ma anche questa è un’altra storia …

Infatti questo governo sta assumendo provvedimenti che hanno effetti a breve scadenza ma che ancor più rilevanti ne avranno a medio e lungo termine. Ed allora non trovo corretto che esso a priori si sottragga alla potenziale responsabilità di essere chiamato (rectius, eletto) a gestire responsabilmente le conseguenze delle sue attuali decisioni “immediate”.

Sarebbe un po’ come se un chirurgo, operato d’urgenza un paziente, dicesse, ecco, l’operazione è riuscita perfettamente. Me ne vado a casa. E dopo qualche ora il paziente morisse e fosse attribuita la responsabilità del fatto al paziente stesso o al medico subentrato nella fase post operatoria (ipotesi peraltro possibili), escludendosi tuttavia a priori qualsiasi esame sull’operato del primo ed unico chirurgo.

Altro esempio: Giro d’Italia a vela, a tappe. Su una barca si alternano gli skipper. Ad una certa tappa, lo skipper subentrante forza l’andatura, strapazza le vele e le attrezzature, stanca l’equipaggio: vince la tappa, ma consegna al suo cuccessore una barca ed un equipaggio non più competitivi, destinati a perdere. Quello skipper dirà: la mia tappa l’ho vinta. Il resto non è imputabile a me.

Ed allora ecco la mia conclusione: i membri dell’attuale governo dovrebbero, tutti, dichiarare sin d’ora il loro impegno a candidarsi alle prossime elezioni, all’interno di un’unica compagnie. Infatti non sarei d’accordo nemmeno che essi si candidassero in ordine sparso uno qua ed uno là, all’interno di partiti diversi. Dimostrino invece la volontà e la disponibilità di restare al loro posto a gestire le conseguenze del loro operato. In caso contrario, se non altro, la loro azione attuale sarebbe troppo deresponsabilizzata.

Infatti, se poi le conseguenze fossero negative, ancor più grave sarebbe la situazione dei cittadini che non saprebbero con chi pigliarsela in quanto i successivi governanti direbbero loro: e noi cosa c’entriamo? E stato il precedente governo (tecnico) a fare i malanni. Noi cerchiamo solo di porvi rimedio, potete solo ringraziarci!

Traditi dalla moglie e bastonati …  connuti e mazziati, nel dialetto originale siculo!

 

Socrate: "Io so di non sapere"

 

Utopia? Fantasia? Pura Filosofia? Sogno di una … mattina di mezz’estate? Per qualcuno o per molti i miei ragionamenti sono sballati o non condivisibili? Pazienza, non ho questa pretesa, ma almeno ci ho provato, a ragionare … come uno che sa di non sapere.

 

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