EDIZIONE STRAORDINARIA – “SE MOLTI PAGANO LE TASSE, TANTI SERVIZI PER TUTTI” – NEL FRATTEMPO FIORITO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Settembre, 2012 @ 7:25 am

Detto altrimenti: … se molti? Se tutti! Nel frattempo è fiorito lo scandalo Fiorito

Eh no … questa non me la potevo perdere. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Da un lato ci si dice che “se molti pagano le tasse …”. Molti? Ma molti le pagano già. Il problema è che quelli che costituiscono la differenza fra “molti” e “tutti”, non le pagano. Ma noi che le paghiamo … vediamo che ci sono dei Signori come Franco Fiorito, ex capogruppo di un partito importante nel Lazio, che usava i soldi pubblici (cioè nostri!) per centinaia di auto bonifici, per pagarsi lussuosi alberghi a Porto Cervo, etc.. Tutte falsità, dichiara l’interessato. Ma vi pare che la magistratura lo indaghi per una serie così numerosa di fatti senza prima avere effettuato alcuna verifica? Si, lo so, l’indagato, l’imputato non è colpevole sino alla sentenza definitiva passata in giudicato. Tuttavia di fronte a fatti così gravi, incontestabili, eclatanti, scandalosi, possiamo-dobbiamo ben iniziare a scandalizzarci – appunto – sin d’ora. O no?

E’ l’ennesimo uso delittuoso dei denari dati a partiti politici in dispregio del referendum che ha abolito tale sovvenzione.

Sull’altro fronte, dicevo, si afferma che “Se molti pagano le tasse, le tasse forniscono servizi a tutti”. Non sono d’accordo su quel “molti”. Che sia un lapsus freudiano, l’emergere di un’accettazione o peggio di una condivisione subliminale di una realtà che si dice di voler contrastare ma che poi, vabbè, si sa, così va il mondo, il meglio è nemico del bene, meglio concordare l’incasso di 30 milioni che avviare le procedure per l’incasso dei 100 dovuti da quel motociclista, chi è senza peccato scagli la prima pietra, qualche trasgressione è il sale della vita e così via?

Molti. Sembra significare che è sufficiente che siano molti a pagarle queste tasse. Non è necessario che siano tutti. Eh no, cara piccina no, così non va … diceva quella vecchia canzone … nel frattempo parte delle nostre tasse, quelle pagate da chi le paga, sono utilizzate per i capricci ed i lussi dei vari Fiorito. Ma quanti altri Fioriti ci sono nel Paese? Quella che vediamo probabilmente è solo la punta dell’iceberg, ed allora, Governo Monti, forza e coraggio (come diceva il buon Mike Bongiorno), avanti con una bella commissione per la verifica dei conti di tutti i partiti! E nel frattempo, In attesa che la Corte Costituzionale, la quale a seguito del citato referendum ha già dichiarato incostituzionale la legge che ripristinava il finanziamento dei partiti, dichiari incostituzionale anche la legge dei cosiddetti rimborsi elettorali, eroghiamo fondi ai partiti solo ex post a rimborso di spese vere, sostenute effettivamente, pertinenti allo scopo, seriamente e regolarmente documentate.

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CODICE DELLA STRADA … E DELLE PISTE CICLOPEDONALI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Settembre, 2012 @ 6:20 am

 Detto altrimenti: dobbiamo crescere anche in questo settore. Potrebbe essere un buon inizio per allenarci a rispettare anche altre regole.

Vi sono comportamenti “stradali” nostri o altrui ai quali siamo “abituati” al punto che ormai li accettiamo, magari criticandoli, ma senza reagire. E invece dobbiamo imparare a reagire: questa infatti potrebbe essere la nostra “palestra di roccia” che ci prepara ad affrontare e sconfiggere le pareti a strapiombo di certi comportamenti di (mal) costume e di (mal) governo.

Ed allora, veniamo alla nostra palestra di roccia “stradale”

Rispetto dei limiti di velocità. Provate a rispettarli. Dietro di voi si formerà una colonna di auto “impazienti” che vi tallonerà (troppo) dappresso, lampeggiando e suonando. Che fare? Insistete. Fuori città, poi, se la strada tecnicamente lo consente, il limite dei 90 kmh è una chimera. Io percorro spesso la Trento-Vigolo Vattaro (lo stesso dicasi per la tratta Ronzone – Psso della Mendola) e posso testimoniare che le auto – ed ancor più le motociclette – che salgono o scendono, nei rettilinei in fase di sorpasso spesso superano i 100 kmh. Ecco che un rilevatore di velocità ci starebbe bene! Provate a superare anche di solo 6 kmh i limiti di velocità stabiliti sulla strada che da Egna (BZ) sale a Montagna e a Passo San Lugano, e vedrete arrivare a casa – puntualmente – la sanzione! Ma se si può fare, dico io … allora, facciamolo anche noi qui in Trentino! Il costo dell’impianto sarà ben presto più che ammortizzato dagli introiti delle sanzioni e soprattutto si eviteranno molti incidenti.

Tallonare dappresso, troppo dappresso. La violazione del mantenimento della distanza di sicurezza è sicuramente una delle più frequenti e più pericolose contravvenzioni alla legge. L’auto che vi tallona spesso è così vicina che non ne risulta visibile nemmeno la targa anteriore. Io stesso, in autostrada, procedendo a 130 kmh, sono stato lievemente tamponato da un’auto che mi tallonava a 131 kmh a due metri dalla mia “poppa”! Per fortuna sulla sinistra vi era un ampio spazio erboso sul quale mi sono fermato senza ulteriori danni per me e per gli altri. Se poi in autostrada state effettuando un regolare sorpasso di un camion senza superare il limite dei 130 kmh, vi può capitare di vedervi arrivare addosso un bolide a 180 – 200 kmh, il qual si ferma a pochi metri dalla vostra “poppa”, lampeggiando come un diavolo dantesco. Che fare? Anche qui la prevenzione pare che produca pochi effetti. Occorre allora sanzionare, magari facendo circolare sull’autostrada auto civetta che sanzionino pesantemente questi pericolosissimi comportamenti. Una nota per alleggerire il discorso: nell’ambito della navigazione nelle regate veliche vige una regola: a prescindere da chi abbia la precedenza, occorre rispettare comunque l’obbligo di “tenersi discosti”. Che ne dite? Noi velisti siamo governati in modo più saggio di noi automobilisti!

Il sorpasso di un ciclista. Io sono ciclista e automobilista. Quando sono alla guida dell’auto (munita di portabici sul tetto da marzo ad ottobre, tanto per capirsi) e devo superare un ciclista, rallento, aziono la freccia di sinistra e mi sposto visibilmente a sinistra, con una manovra plateale, nella speranza che il comportamento sia colto e imitato dagli automobilisti che seguono. Infatti pare che la vita di un ciclista valga molto meno della vita di un automobilista. Spesso infatti siamo superati da auto con manovre assai pericolose; ci sfiorano, ci stringono contro il bordo della strada, ci aggrediscono anche con armi psicologiche, quali un potente rombo del motore o un colpo di clacson, il che di certo non ci tranquillizza ed aiuta. Anche in questo caso, al problema dovrebbe essere data maggior centralità da parte delle Polizie deputate.

Entrare in una rotonda dando la precedenza. Spesso accade che file di auto, una dietro l’altra, a velocità sostenuta, entrino nelle rotonde come se la precedenza del primo della fila si estendesse automaticamente all’intera colonna. Anche in questo caso sarebbe utile la presenza della Polizia Locale per sanzionare la mancata concessione della precedenza a chi sia entrato nella rotonda ad esempio da destra, dopo aver correttamente dato la precedenza al primo della citata fila, ma avendo invece la precedenza sugli altri “segugi”.

Omicidio stradale. Tempo fa pareva che sarebbe stata introdotta la figura di questo nuovo “reato aggravato”. Io mi auguro che ciò avvenga. Infatti non ha senso sanzionare chi porta una pistola con il porto d’armi scaduto e non sanzionare in modo specifico e aggravato chi può uccidere o uccide per avere manovrato male un’arma ben più pericolosa, quale un’auto guidata in violazione di una legge fondamentale quale è il Codice della Strada.

 

E veniamo alle biciclette ed ai pedoni sulle piste ciclopedonali

Ciclabile della Valsugana (TN)

Piste ciclabili. E qui ce n’è per tutti, pedoni e ciclisti. Infatti più spesso si tratta di piste ciclopedonali ad utilizzo promiscuo da parte di pedoni e ciclisti. Di fruitori di queste piste  ve ne sono di specie diverse. Proviamo ad elencarle, in attesa che il codice della strada tratti più compiutamente la materia, con la redazione di un Titolo apposito del Codice della Strada, considerando il forte sviluppo che questo tipo di mobilità sta avendo:

Comitive di cicloturisti. Se procedono in fila indiana, raggruppati, se quando li state raggiungendo da uno all’altro si avvisano del vostro arrivo, bè, allora sono tedeschi, olandesi o simili. Se tutto ciò non avviene, si tratta di compatrioti … di noi Italiani che dai turisti stranieri abbiamo da imparare. Cosa occorre fare? Semplicemente imitare gli stranieri!

Piccoli gruppi di ciclisti in allenamento. Spesso vestiti in modo uguale, pedalano veloci, in gruppi ravvicinati, uno sulla scia dell’altro, spesso in fila per due, a non meno di 30 kmh, il che non è poco se si considera che sulla stessa pista si incrociano comitive, famigliole, pedoni. Al riguardo, si iniziano a vedere, sia pure raramente, cartelli di limitazione della velocità, i quali però rischiano di restare lettera morta se non sono affiancati da un’azione di controllo da parte delle Polizie Locali.

Ciclisti solitari. Sono i meno pericolosi, a qualunque velocità procedano. Piuttosto sono essi stessi i più esposti a comportamenti inadeguati altrui, quali: – pedoni che incrociando altri pedoni, occupano l’intera carreggiata;
Рpedoni che per indicare un monte alla moglie, alzano improvvisamente un braccio, soprattutto se ̬ quello con cui tenevano un bastone;
– pedoni con cagnolino al guinzaglio troppo lungo;
– gruppi di ciclisti che provenendo in senso contrario, non danno loro strada;
– ciclisti o pedoni i quali,  provenendo da una piazzola di sosta, occupano improvvisamente la carreggiata; – pedoni che occupano la carreggiata, fermi a discutere, ti vedono arrivare in bici, conti che si scostino almeno di poco, e invece no …

Olanda!

In attesa dell’auspicata regolamentazione da parte del Codice della Strada, la quale dovrebbe iniziare con l’imporre a tutti i ciclisti l’adozione e l’utilizzo del campanello di segnalazione, sarebbe auspicabile che i Comuni appartenenti allo stesso bacino d’utenza ciclopedonale concordassero la redazione di appositi cartelli riportanti, in più lingue, il regolamento per l’utilizzo della pista ciclopedonale. A dire il vero qualche indicazione del genere comincia ad essere apposta lungo questi percorsi, ma perloppiù si tratta di indicazioni saltuarie, incomplete, non standardizzate, non plurilingue, aventi l’aspetto di un invito piuttosto che di una prescrizione sanzionabile. E se proprio non sapessimo come fare, mandiamo una commissione di tecnici in Olanda per vedere “come si fa”!

 Per favore, lettore, passa parola. Grazie!

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COSTO DEL DENARO, FLUSSI DEL DENARO E DEL POTERE, LIBERALIZZAZIONI TARIFFARIE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Settembre, 2012 @ 12:13 pm

Detto altrimenti: Di tutto “un po’ “, cercando di capirne “un po’ “

Money, money, money...

Le banche raccolgono denaro. Le banche fanno raccolta di denaro “fra di loro”, cioè prestandosi il denaro a vicenda, e qui fanno riferimento al LIBOR, il famigerato e taroccato tasso interbancario londinese. Inoltre, in misura maggiore, fanno raccolta dalla propria clientela, cioè ricevono il denaro che i clienti depositano presso di loro. Chiarito ciò, le banche calcolano il loro costo medio ponderato della raccolta. Quando prestano il denaro, al costo della raccolta sommano il costo della loro gestione e l’utile atteso. Ed alla fine ne esce il costo per chi prende il denaro a prestito dalla banca.

Cittadini in attesa di potere entrare in banca per chiedere un prestito

Le banche prestano denaro. Chiarito ciò, non è condivisibile che le banche, per giustificare i tassi (elevati, n.d.r.) ai quali prestano il denaro, facciano riferimento al solo LIBOR (“Sa, il Libor è cresciuto … io le farei meno, ma poi c’è il Libor …”) e non anche al costo della loro raccolta dalla loro stessa clientela, al livello dei loro costi gestionali (che ricomprendono stipendi “e buonuscite “fuori scala” alla loro alta dirigenza) ed al loro atteso utile di bilancio, che vogliono sia il maggiore possibile perché su di esso si calcolano premi di produzione stratosferici.

 

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Le banche “si premiano”. Premi di produzione “immediati” per i risultati “immdiati”, anche se poi le scelte che hanno portato a quei risultati immediati si rivelano, negli anni successivi, disastrose. Ed allora i super manager che fanno? Restituiscono i premi percepiti? Propongo quindi che i premi siano ridotti e comunque corrisposti “salvo buon fine”, cioè dopo tre anni dal fatto gestionale che si pretende di premiare e solo se quel fatto gestionale si è dimostrato positivo nel tempo.

Vuoto per pieno

Banca come Politica. Fra l’altro, l’elevato (eccessivo, n.d.r.) livello delle retribuzioni delle alte gerarchie bancarie è un po’ come l’elevato (eccessivo, n.d.r.) livello dell’impiego in politica: le due posizioni infatti, bancaria e politica, sono tanto (troppo, n.d.r.) remunerate che ormai sono ricercate e ricoperte per proprio tornaconto, non per senso del dovere o di servizio.

Libor (non labor? N.d.r.) omnia vincit!

Libor o prime rate? Inoltre, una volta il riferimento non era al LIBOR bensì al PRIME RATE, cioè al tasso riservato alla clientela primaria. A mio sommesso avviso bisognerebbe tornare a quel sistema di riferimento. Ma chi appartiene alla “clientela primaria”? Chi alla “secondaria”, alla “terziaria” e così via? Ed allora forse servirebbe fare come hanno fatto le Assicurazioni: stabilire cioè “classi di merito”, attribuendo il relativi rating a ciascun cliente. Almeno uno sa di che morte deve morire.

Libera concorrenza e mercato o … qualcos’altro? Si potrebbe obiettare; ma se si standarizza tutto, dove va a finire la concorrenza? Replico: la concorrenza esiste quando il consumatore ha la possibilità di fare scelte ragionate. La concorrenza non esiste in mancanza di tale possibilità e neppure esiste quando le scelte che egli fa sono “ a caso”, cioè prive della possibilità di un raffronto significativo. Mi spiego: provate a confrontare due polizze assicurative di compagnie diverse. Se scegliete solo in base al prezzo, avete fatto una scelta “ a caso”, cioè non ragionata, perché non avete valutato la parte normativa. Ma siete in grado voi di raffrontare la parte normativa di due contratti di assicurazione? Lo stesso dicasi per il costo del denaro. Il tasso nominale, quello che ci viene dichiarato, è solo una parte del costo. Vi è poi l’incidenza del divisore annuo, della commissione di massimo scoperto, di quella dell’assicurato finanziamento, degli oneri di eventuali controgaranzie richiestevi, della liquidazione mensile, trimestrale, semestrale o annuale, e di altri gravami ancora che per brevità evito di citare. E poi, ma se sono le stesse banche a parlare di “condizioni di cartello”. Cartello, vi ricorda niente questo termine?

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Un esempio del costo effettivo annuo del denaro. Ricordo un caso emblematico: seconda Metà degli anni ’70. Ero dirigente responsabile della Finanza Italia della STET, la Finanziaria dell’IRI per l’elettronica e le telecomunicazioni. All’epoca, la più importante Finanziaria del Paese. In un caso, a fronte di un tasso nominale annuo del 12%, calcolammo un costo effettivo annuo del 30%. Mai l’economia reale era stata così strozzata dal costo del denaro e da strette valutarie e creditizie. Mai le banche ebbero bilanci più ricchi.

 

Il Fondo SS, Salva Stati

Dal fondo salva stati alle banche. Ora pare che parte del fondo “salva stati” sia destinato alle banche “in difficoltà”. Bene. Infatti se una banca fallisce, travolge con sé anche tanti innocenti risparmiatori. Ma ciò non deve essere un alibi per non frenare i loro costi, il livello dei loro utili, delle loro super retribuzioni e per non controllare che da banche non diventino finanziarie. La banca deve raccogliere il denaro e prestarlo. Non deve fare la finanziaria, cioè investire in operazioni speculative. E’ di poco tempo fa l’impegno delle banche a livello ABI Associazione Bancaria Italiana a fare le banche e non le finanziarie per cinque anni, ma prima … cosa è successo? E dopo, cosa potrà ancora succedere?

Senza parole

Ma di chi sono quei soldi? Già, perchè il fondo salva stati è alimentato con 190 miliardi di euro dalla Germania, 145 dalla Francia, 125 dall’Italia etc.. E i miliardi “italiani” sono di tutti noi, di ognuno di noi, di persone reali (“reali” non in senso di “monarchici”, sia chiaro!) come siamo reali come è reale l’economia domestica che viviamo giornalmente. Di noi che, di fatto, siamo gli azionisti delle banche, visto che esse sono ricapitalizzate con denaro pubblico, cioè nostro. Quei soldi infatti sono i posti di lavoro che non sono creati, i risparmi che noi non riusciamo più a fare, le tasse che noi paghiamo, l’auto che non cambiamo, le ferie che non facciamo, gli aiuti che non possiamo più dare ai nostri figli: abbiamo quindi a buona ragione il diritto di chiedere ed esigere che siano impiegati con prudenza, non vi pare?

Vasi comunicanti e non, del “liquido” (cioè, anche del denaro). Il fatto è che noi Italiani crediamo di vivere viviamo in un sistema di vasi comunicanti, ma così purtroppo non è. Mi spiego. Il Sistema Italia è costituito da una serie di vasi pieni di liquido, collegati fra di loro da un tubicino alla loro base. Alcuni vasi si stanno svuotando, in quanto forati nel fondo: sono quelli delle risorse per i disoccupati, gli esodati, i sotto pensionati etc.. Nessuna paura, direte voi, i vasi sono comunicanti: il liquido arriverà dagli altri vasi pieni: quelli dei costi della politica, delle spese inutili, delle super retribuzioni, degli evasori fiscali, dalla riduzione degli utili bancari, etc.. Nossignore, perché quei vasi in realtà non sono comunicanti: infatti ad interrompere il flusso del liquido vi sono piccoli rubinetti, siano essi cosiddetti diritti acquisti, prassi consolidate, posizioni di casta, inerzie di legge, gestioni separate, leggi uguali per tutti … gli appartenenti a quella categoria, s’intende, etc..

Vasi comunicanti e non, del potere. In Democrazia il Potere spetta al Popolo. Il Popolo è Sovrano. Il Popolo sta all’interno dio un vaso che lui crede comunicante con altro vaso (quello dove si trovano i parlamentari). Il Popolo, attraverso un referendum, abolisce il finanziamento pubblico ai partiti e si aspetta che la sua decisione, attraverso il tubicino di comunicazione, passi al vaso dove stanno i parlamentari, i quali aboliscano per legge tale finanziamento, niente affatto: i parlamentari chiudono il rubinetto di comunicazione, la decisione referendaria non passa, e loro fanno una legge che consente i “rimborsi delle spese elettorali (anche se non documentate) e comunque in misura multipla delle spese sostenute.

Tariffe, privatizzazioni e liberalizzazioni. Tanti anni fa, a Bologna, durante un convegno sulle privatizzazioni e liberalizzazioni, parlava tale Romano Prodi. Ricordo che disse. “Occorre farle bene, altrimenti è meglio non farle”. Oggi molte sono state fatte. Abbiamo “aperto al mercato, alla sana, libera concorrenza”. Le tariffe sono molto aumentate. Non capisco …

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO O UNIONE DELLE COMUNITA’ AUTONOME TRENTINE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Settembre, 2012 @ 4:37 pm

Detto altrimenti: la nuova Organizzazione Funzionale in Trentino, funziona o no? inoltre, racchiude in se’ un significato ben più che operativo?

 

La bandiera della PAT - Provincia Autonoma di Trento

Trentino, Terra di Comuni. Tanti. Forse troppi. Accorparli? Talvolta (ma solo talvolta) ci si riesce. Più spesso no. Ed allora, nell’organizzazione dei pubblici servizi locali spesso non si raggiunge la necessaria economia di scala. Ed ecco che, nel passato, furono creati i Comprensori. Hanno funzionato? Un po’ si e un po’ no. Oggi si è ritenuto di “novarli”, cioè di creare nuove entità (al loro posto) denominate Comunità di Valle. Qualcuno afferma che si tratta solo di carrozzoni, di nuovi costi. Altri che sarebbe bastato attivare in pieno i Comprensori. Io mi limito ad osservare che quando un sistema informativo (hardware e  oftware) non funziona, cercare di aggiornarlo è molto più costoso che non crearne a fianco uno nuovo, e quando quello nuovo entra in funzione, buttare a mare il vecchio.

Salvador Valandro

Su L’Adige, 6 settembre 2012, pag. 29 ho letto di Salvador Valandro, Presidente della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro, in merito alla (lodevole, n.d.r.) opportunità/necessità di fare rete fra i Comuni della Busa, cioè Riva, Arco e aggiungo, anche Torbole, Tenno e la Val di Ledro, sebbene non citati nell’articolo al quale mi riferisco.

Il "Terme Romane" in costruzione

Preso spunto da qui, ho voluto fare un esempio pratico. Al riguardo, per avere io creato, organizzato e gestito dalla nascita e per otto anni consecutivamente la società a maggioranza del Comune di Riva del Garda APM Altogarda Parcheggi e Mobilità SpA (della quale ideai il nome e il logo) posso affermare che la stessa, da anni, è pronta a svolgere il servizio anche per gli altri Comuni della Comunità di Valle, con evidenti miglioramenti sul piano funzionale e notevoli risparmi di denaro. Infatti, in occasione della realizzazione del Parcheggio Interrato Terme Romane (che a mio avviso andrebbe ribattezzato “Centro Storico, Down Town”: niente come un nome appropriato attira le auto dei turisti!), dotai APM di SCOUT – Sistema di COntrollo Unificato Telematico, una centrale di telegestione e telecontrollo in grado di operare su propria rete wireless, su rete internet e collegabile al sistema delle fibre ottiche, tal che essa può operare indipendentemente dalla dislocazione delle aree e degli impianti da gestire (la stessa centrale – fra l’altro – viene oggi utilizzata anche per la sorveglianza sui moli della Fraglia della Vela Riva).

Alla consolle della Centrale SCOUT

All’epoca, mi preoccupai anche di formare il personale a tale scopo, personale che assunsi a livello assolutamente di base e che formai con una impostazione manageriale mirata alla interscambiabilità dei ruoli ed alla crescita delle persone e della società presso la quale lavoravano.

APM potrebbe fare ciò, da subito, con investimenti minimi. Infatti si tratta solo di collegare gli impianti alla rete internet o di attivare con semplici antenne una rete wireless già ampiamente e positivamente sperimentata. I cittadini ed i turisti dei Comuni della Comunità di Valle trarrebbero notevole vantaggio, sia dalla riduzione dei loro costi (grazie alle economie di scala che si realizzerebbero), sia dalla maggiore semplicità e praticità nell’utilizzo delle aree e degli impianti, uniformi in tutti i Comuni interessati, i quali continuerebbero a gestire il flusso del proprio denaro incassato. Sui tenga presente che APM ha già sperimentato con successo e per anni la gestione “di gruppo” essendo da tempo la capofila del cosiddetto Circuito Gestopark il quale prevede una gestione unificata delle tessere di utilizzo della sosta in numerosi Comuni fra i quali Rovereto.

Quanto sopra potrebbe ben essere un obiettivo per la Comunità di Valle, visto che i singoli Comuni non sembra abbiano avviato un processo del genere (e dire che hanno già riunificato le Polizie Locali, quindi il passo da compiere sarebbe molto breve anche dal punto di vista concettuale).

Con l’occasione mi permetto di segnalare quanto segue: ho visto con piacere i nuovi pannelli che indicano il numero di posti auto disponibili nei vari parcheggi gestiti da APM. Tuttavia questa informazione è incompleta per due ragioni: non indica la dislocazione o la distanza dei singoli parcheggi e non ricomprende tutti i parcheggi (ad esempio Monte Oro), il che non aiuta certo il turista. Infine, questo auspicabile coordinamento dovrebbe essere accompagnato dalla uniformità dei sistemi di gestione della sosta su strada adottati (parcometri, casse e sbarre), evitandosi una proliferazione dei diversi impianti, il che ingenera maggiori costi di acquisto, di magazzino delle parti di ricambio, del servizio di assistenza tecnica, di manutenzione e, last but not least, crea disorientamento nell’utenza.

Le Comunità di valle del Trentino

E poi, quanto meglio rappresenta la Realtà Trentina il termine “Comunità” che non il termine “Provincia”. E se prima o poi invece di Provinvia Autonoma di Trento ci chiamassimo Unione delle Comunità Autonome Trentine? Infatti da secoli e per secoli, anche indipendentemente dai vari reggni, impeeri, principati che hanno dominato questa terra, il Trentino si è sempre autogovernato e per molti anni (diciamo sino al Concilio di Trento) è stato anche il cntro della politica europea.  Si legga, al riguardo, il bel volume di Francesco Prezzi “Trento nelle guerre d’Europa e d’Italia nella seconda metà del XV secolo” di cui al mio post del 7 settembre scorso.

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RASSEGNA STAMPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Settembre, 2012 @ 7:31 am

Detto altrimenti: sarò brevissimo!

L’Adige, 9 settembre 2012, pag. 3

S & P .... Senza Preoccuparsi delle conseguenze ...

 

1) “S&P, il rating sui titoli di stato dell’Eurozona , nonostante il “piano anti spread” non cambierà”. Commento: l’Europa costituisca l’ERA – European Rating Agency, per valutare le agenzie di rating USA (si vedano miei post precedenti).

 

 

 

 

M & M, Monti bis

2) “Tutti vogliono il Monti bis (tranne lui). Napolitano e le imprese chiedono la continuità.” Commento: concordo, ma non solo per la continuità dell’azione, ma anche e soprattutto per la continuità della responsabilità. Infatti le azioni di un governo hanno effetti soprattutto nel medio periodo, ed il potere deve sempre essere unito alla responsabilità dei risultati. Altrimenti succede come in quell’operazione chirurgica: il primario afferma di avere operato benissimo, e tutti concordano. Ma poi, se il paziente muore … bè, questo è un altro problema, o meglio, un problema di altri. Ora, Monti dice che non vuole (ma è logico: se dicesse che vuole, lo impallinerebbero a – priori!). Il PD dice che non lo vuole il Monti bis (per forza: erano all’opposizione, aspiravano a governare, come potrebbero ora dire cosa diversa?). Il PDL non pare opporsi (e intanto le castagne dal fuoco le leva Monti, castagne che erano state gettate a bruciarsi su di un fuoco acceso da loro stessi!).
 

L’ Adige 10 settembre 2012, prima pagina

3) Val di Sole (TN). Un cacciatore ammazza un cervo di 150 kg. Per recuperarlo fa intevenire un elicottero. Leggete il post di qualche giorno fa su DDC – Diana Contessa Cacciatrice, … lei che “uccide per amore” (sic).

4) Negli ultimi 4 anni dal Trentino e dall’Alto Adige sono stati “esportati” circa 1,7 miliardi di Euro verso paesi “meno rigidi fiscalmente”. In un anno, dall’Italia, il movimento è stato di molte decine di miliardi.

E voi, cosa ne dite?

 

 

 

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TRASPORTO BICI IN VALSUGANA. GRAZIE, PAT! (PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Settembre, 2012 @ 2:58 pm

Il Lago di Caldonazzo

Il Trentino, la Valsugana, la sua bella pista ciclabile. Ancora molto da fare, come il collegamento con Trento ed il completamento intorno al Lago di Caldonazzo con il collegamento più diretto alla ciclabile all’altezza di Levico. Ma già così come si sta e giace, è bellissima. Niente da invidiare alla S. Candido – Lienz …anzi!  Resta il problema della “risalita” da Bassano a Trento. Infatti Trenitalia prevede normalmente il carico di 2 (due) bici per ogni treno! La PAT sta concordando ed attuando l’acquisizione della gestione della ferrovia in questione. Nel frattempo, nei mesi di luglio ed agosto, sono istituiti da Trenitalia servizi di bus. E in settembre?

La "testa della corsa"

Nei week end di settembre la PAT ha istituito un servizio di linea bici bus con due corse giornaliere da Trento e due ritorni da Bassano con bus dotati di carrello per un minimo di 35 biciclette. Informazioni su internet, alla voce “Provincia Autonoma di Trento Servizio Trasporti” con possibilità di prenotazione ad €6,00 al giorno a persona, bici compresa.  Ieri insieme ad alcuni amici ne abbiamo approfittato. A Trento (via Dogana) ci ha accolto l’autista, il bravo e gentilissimo Alessio. Stante il limitato allenamento di alcuni di essi siamo andati in bus da Trento a Borgo Valsugana. Giornata di sole splendido. Azzurro e verde il percorso, accompagnato dalla sinfonia del gorgogliare delle acque del Brenta.

L'acqua della Bigonda

 

Pedalando da Borgo V., in località Bigonda (Grigno), sosta per ammirare la valletta seminascosta, sulla destra scendendo. Forse una propaggine della Grotta della Bigonda, lunga oltre 30 km (info: internet, Comune di Grigno, TN). Si prosegue. Costeggiamo il Brenta, disturbiamo con la nostra presenza un airone cinerino il quale se ne stava immobile con la testa sott’acqua a mangiare chi sa cosa, e poi, sollevato il capo dell’acqua, ci scorge e si leva in volo radente, a c’orca mezzo metro d’altezza, risalendo la corrente. Emozionante. Altri 9 km ci portano al bicigrill di Tezze.

 

Pranzo al bicigrill di Tezze

 

Foto di (piccolo) gruppo al cippo di confine

Primolano … all’altezza di una curva a gomito a sinistra della ciclabile, in prossimità del ”gomito”, diritto davanti a noi, a venti metri, a destra un depuratore e a sinistra il cippo di confine fra li Regno d’Italia e l’Impero d’Austria… La “N” del Regno d’Italia ha il trattino obliquo inclinato da sinistra in basso verso destra in alto (!) .. non ci facciamo conoscere!

Proseguiamo ancora qualche km, sino alla “passerella” di metallo che consente alle biciclette di superare il fianco di una ripida parete. Capolinea. Torniamo a Primolano dove alle 17,39 ci aspetta Alessio con il suo bici bus.

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A Primolano ci concediamo un po’ di ristoro presso una vecchia trattoria, “di quelle che non ce ne sono più”. Pavimenti e mobilio in legno “antico”, di quello vero, arredo semplice e spontaneo come la cortesia dei due ragazzi che la gestiscono: “Locanda Italia” si chiama (Piazza Leone 1, Primolano – Cismon del Grappa (VI), www.locandaoitalia.org, tel. 342 3946600). Come biglietto da visita ci offrono dei segnalibri, sui quali reclamizzano il loro piccolo locale e sui quali sono raffigurati quadri famosi (Michelangelo, Raffaello, Botticelli): già questo la dice lunga …

Alessio al lavoro: ottimo autista, ottima Persona!

Insomma, si risale sul bus e si collabora con Alessio, alle varie fermate, per scaricare e ricaricare le biciclette che intralciano lo scarico di quelle di chi deve scendere a ciascuna fermata.  Alle 19,30 arriviamo a Trento, per niente stanchi e soprattutto contenti della bella giornata trascorsa. Grazie, PAT, grazie Alessio! Torneremo, questa volta senza biciclette, per visitare la Grotta della Bigonda (Grigno, TN) e le Grotte di Oliero (Oliero, VI), queste ultime 10 km circa prima di Bassano. Vi telefoneremo, raga di Primolano, per prenotare un pasto “all’antica”.

Quanti Km? Solo 38, ma tanto sole , tante belle soste e tante foto!

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8 SETTEMBRE 1943 – 5 SETTEMBRE 1946-2012

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Settembre, 2012 @ 6:00 am

Detto altrimenti: settembre, tempo di  … celebrare

 

8 settembre 1943. Mio babbo, Dario, classe 1912, Toscano anzi Senese-Montalcinese, carabiniere, padre di un figlio, moglie in attesa del secondo (io sono nato il 3.2.1944), come tutti i suoi colleghi ignaro dell’armistizio, fu invitato a cena a Genova dal Comando tedesco. Improvvisamente compaiono i mitra: “State con noi o andate in campo di prigionia in Germania?”. Babbo si fece due anni di campo.

5 settembre 1946, accordo De Gasperi – Gruber, fondamento del riconoscimento dell’Autonomia del Trentino. Desidero dare il mio modestissimo contributo alla ricorrenza, con un breve ricordo di uno dei padri dell’Autonomia: Bruno Kessler che per alcuni anni è stato il mio capo diretto in una società di cui lui era presidente. Sul Kessler politico e uomo “economico” moltissimo è stato scritto e molto ancora si scriverà. Io mi limito a qualche brevissimo accenno sulla persona che estraggo dal mio libro (non ancora edito, né so se lo sarà mai) “Dagli Appennini alle (nosse) bande” (cioè, dagli Appennini della Liguria dove sono nato alle nostre parti, in Trentino).

Cosa stavo facendo

Sul Cimon de la Pala fischia il vento ...

“1986. Lavoravo a Milano. Un giorno ricevetti una telefonata da un collega di Roma che mi chiese se fossi stato disposto a trasferirmi in Trentino per ricoprire la posizione di direttore in un’importante finanziaria locale. La cosa mi allettò, in quanto per motivi diversi, ero già molto legato alla terra nella quale avrei vissuto: babbo era stato Carabiniere, Brigadiere e Maresciallo dei CC in Val dei Mocheni, Vermiglio, Bolzano, Cles. Mamma, a Bolzano, città nella quale aveva conosciuto il futuro marito, era stata l’insegnante dell’On. Berloffa. A Bolzano avevo avuto parenti: una mia zia era stata ragioniera in Provincia, con il Presidente Magnago. Io per anni ero andato in vacanza in Val di Non. Per anni avevo scalato le Dolomiti del Brenta e le Pale di S. Martino. Che altro avrei potuto desiderare?”

Il mio primo contatto con Trento

Trento: Il castello del Buonconsiglio

“Accettai. Arrivai a Trento un giorno di primavera del 1986. Passato il casello dell’autostrada mi accorsi che avrei dovuto procedere più lentamente, non c’era spazio per lanciare la macchina, nè alcuna fretta. Se rallentavo per cercare di individuare la direzione da seguire, le macchine dietro di me rallentavano a loro volta in paziente attesa, aspettando che io mi fossi deciso sul da farsi, senza strombazzare impazienti come sarebbe accaduto a Milano. Ero alla guida di un’auto targata Milano e loro erano assai comprensivi nei miei confronti. Questa fu la prima impressione che ebbi della città e dei suoi abitanti.

Il Bondone da Piazza del Duomo

Poi, da ciclista allenato (avevo la bici da corsa nel bagagliaio) mi concessi la salita al Bondone (via Sardagna) con l’intento di scendere via Lago di Cei. Arrivato allo scollinamento del Vason, iniziai la volata della discesa, bella, troppo bella … e chi si ferma … infatti non vidi il bivio per Cei, lo superai e mi ritrovai inconsapevolmente nella Valle dei Laghi. Perplesso continuavo a pedalare verso sud guardando verso sinistra (la catena ininterrotta dei monti) alla ricerca del passaggio per il Lago di Cei che mi avrebbe riportato senza troppa fatica nella Valle dell’Adige. Ad un certo punto un cartello: “Riva del Garda km ….” Ma dove sono finito? Mi chiesi. Fermai un vecchietto e gli chiesi quale fosse la strada per Trento. Mi rispose: “Lu l’è bon de far el Bondon?” Bravo furbo che ero stato! Infatti avrei dovuto risalire sino al Vason (!?) oppure, come feci, percorrere la Valle dei Laghi a ritroso, verso nord, sino a Cadine, sempre in salita, ovviamente! La prossima volta starò più attento, mi dissi. Chi non ha testa ha gambe.”

I miei primi contatti con Bruno Kessler

Bruno Kessler

“Incontrai “il Kessler” cioè il Senatore Bruno Kessler, Presidente della Finanziaria ISA – Istituto Atesino di Sviluppo SpA. Mi avevano avvisato: non si impressioni, è sì Senatore ma è un manager, vedrà che vi intenderete… Non tutti coloro che leggeranno questo mio libro lo hanno conosciuto. Lasciate quindi che lo presenti brevemente. Non era alto. Corporatura robusta, viso abbronzato, segnato da due baffi folti, capelli folti e ricci, leggermente stempiato. Occhi intensissimi. Colpiva il calore della sua voce e la sicurezza che emanava ogni suo gesto, ogni sua parola. Il suo gesticolare lo aiutava a scolpire allo sguardo e nella mente dell’interlocutore i concetti che esponeva. Alternava periodi in lingua con frasi in dialetto trentino o meglio solandro (della Val di Sole). “Disente…” era un verbo “riflessivo”, che cioè lo aiutava a riflettere: “Diciamo…” ed intanto rifletteva, lanciando anelli di fumo per la stanza… Se per caso la segretaria si accingeva a lasciare il suo studio prima che avesse finito di ragionare, le gridava un “ndo sciampes?” cioè, “dove vai?”. Una sigaretta? No grazie. Un whiskey? No grazie. Mi guardò un poco insospettito…. Ci incontrammo più volte, anche a pranzo. Mi parlava a lungo della società, della delicatezza del compito, della necessità di una reimpostazione del gruppo. Quanto volevo per trasferirmi a Trento? Io avevo già deciso di trasferirmi. Quindi risposi: Senatore, io guadagno questa cifra. Faccia Lei, mi affido al suo giudizio. Avevo indovinato la mossa. Mi spedì a passeggiare nei giardini intorno alla statua di Dante, mentre lui andava a presiedere la riunione del Consiglio di Amministrazione che avrebbe dovuto decidere la mia assunzione. Rientrai all’ora stabilita. Si complimentò con me: il Consiglio aveva approvato la sua proposta all’unanimità (oggi posso dire: e avrei voluto vedere il contrario, non certo per me, ma per lui!). Lo stesso giorno mi invitò a pranzo per festeggiare l’avvenimento. Il giorno dopo mi presentò come il suo braccio destro all’=n.  Nino Andreatta ed ad altri politici di grido, esaltando il mio curriculum e la sua scelta.”

La mia mia attività lavorativa in quel periodo

Si veda il precedente post del 4 luglio 2012.

Per concludere

Mesiano

L’altra notte, dopo un lungo periodo di siccità, ha piovuto. La terra si è dissetata. Analogamente la Terra Trentina si dissetò allorquando, dopo un lungo periodo di siccità culturale, fu creata da Bruno Kessler l’Università di Trento, oggi in buona parte collocata in località Mesiano …

Pioggia su Mesiano (in ricordo di Bruno Kessler)

Ti guardo, Mesiano.

Tu nasci dal verde
di bosco splendente
bagnato da un canto
che vien da lontano.

Ti copre lo stesso
colore del manto
che grigio rimbomba di tuoni.
Sembrava finito lo scroscio,
finito il concerto dei suoni
battenti sul corpo silvano.

Ma nuovo richiamo
di rombo improvviso
riaccende l’orchestra
che quasi per gioco
riprende a invitare l’aurora
insiste a cercarne il sorriso.

Fiammeggiano lumi
saette di fuoco
scandiscono ancora
le ultime note
del nuovo spartito
che sgorga dai fumi
del Suolo Trentino assetato.

Poi tu cambi volto:
campeggia nel cielo pulito
tornato d’azzurro lucente
il bianco profilo
un invito
la Mente
che, prima,
ti ha generato.

come lampi erano gli sguardi di Bruno Kessler

 

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TRENTO, STORIA E AUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Settembre, 2012 @ 8:02 am

 

Detto altrimenti: Casa Bonporti, Francesco Prezzi presenta il suo libro “Trento nelle guerre d’Europa e d’Italia nella seconda metà del VX secolo – L’origine dei lanzichenecchi” (Tip. Ed. Temi). Introduce Don Marcello Farina. Intermezzi musicali del chitarrista Stefano Cattoni

 

 

Il Bonporti

Per i non Trentini: Francesco Antonio Bonporti (Trento, 11 giugno 1672 – Padova, 19 dicembre 1749) è stato un compositore e uomo di Chiesa italiano. Seguì studi umanistici a Trento e si laureò in filosofia e in fisica a Innsbruck. Si spostò in seguito a Roma per seguire corsi di teologia al Collegium Germanicum. In questa città studiò composizione. Indi passò buona parte della sua vita nella città natale e ottenne fama a livello europeo come compositore. Dopo esser stato nominato “familiare aulico” da Carlo VI d’Asburgo, nel 1740 si trasferì a Padova.  A lui è intitolato il Conservatorio musicale di Trento.

 

 

Casa Bonporti

 

Casa Bonporti a Villazzano, sulla collina di Trento. Un museo ricco di storia e di amicizia, quella di Daniela Dalri e del marito Luigi Sardi, coniugi che – fra l’altro – celebrano i 45 anni di matrimonio. Splendida vista sulla città, amichevole ospitalità per celebrare la presentazione del libro di Francesco Prezzi sulle guerre trentine del cinquecento. Chiarificatrici l’introduzione di Micaela Bertoldi, fra l’altro ex Assessore alla Cultura del Comune di Riva del Garda e l’inquadramento storico di Don Marcello Farina.

 

 

Marcello Farina di Balbido

Trento, città “capitale”, sino alla data del Concilio fu il crocevia delle guerre e soprattutto della politica europea, Trento ed il suo Vescovato, la sua nobiltà, attorno alla quale ruota la contesa fra gli Asburgo, i Bavaresi e Venezia. Se vogliamo immaginare il racconto storico come visivamente rappresentato da una serie di cerchi concentrici, il cerchio esterno rappresenta l’Europa del tempo, dal Portogallo all’Ungheria, dalle Fiandre a Venezia ,… e al centro si collocano: Trento; Giorgio di Pietrapiana (Povo, Trento); Massimiliano d’Asburgo; la Repubblica di Venezia e .. perché no? I Lanzichenecchi, la nuova “arma segreta”.

 

 

L'autore Francesco Prezzi

 

Il racconto che Prezzi fa dell’epoca è un vero e proprio “racconto storico” basato – e questa è l’interessante e scientifica novità – su fonti autentiche, originali, dirette quali diari personali e commentari: notizie di primissima mano, insomma.

 

 

 

 

L'uditorio: foto di gruppo

I Lanzichenecchi … quasi un pretesto nel quadro complessivo dell’opera, “forza armata” costituita dal fratello minore di un principe Vescovo (leggete il libro e scoprirete chi era) … quelli poi del sacco di Roma. In quel periodo si “migliorarono” gli armamenti (Don Marcello se ne rammarica: gli armamenti non si dovrebbero mai “migliorare”. A cominciare da allora – aggiungo io – sino ai recenti cacciabombardieri F35 da 180 milioni di euro cadauno, n.d.r.). Armi e tattiche belliche, in particolare evidenza nella battaglia di Calliano (1° agosto 1487) nella quale i Trentini e i Conti del Tirolo sconfissero i Veneziani. Quella fu la prima occasione dell’utilizzo in battaglia del corpo dei Lanzichenecchi. La battaglia di Calliano, raccontata da molti cronisti e celebrata poi ampiamente da Massimiliano I, segnò l’inizio della sconfitta veneziana. Sarà poi la nuova guerra del 1508-1509 a determinare la definitiva sconfitta di Venezia e la definitiva cessazione del suo dominio in Vallagarina a vantaggio degli Asburgo.

 

 

Gli "sposini" Daniela e Luigi. Al centro Rita Mott

 

E’ di questi giorni la celebrazione della ricorrenza del patto Degasperi – Gruber del 5 settembre 1946, che segnò il moderno riconoscimento  dell’Autonomia Trentina. In una celebrazione della ricorrenza a Trento, dal Governatore Lorenzo Dellai è stato detto che il rischio maggiore che stiamo correndo sarebbe la banalizzazione dell’Autonomia, intesa erroneamente e semplicemente come insieme di privilegi, dimenticando il ruolo e la storia del Trentino, le sue tradizioni e capacità secolare di autogoverno.

 

 

 

 

Il musicista Stefano Cattoni

 

A me piace, in questo breve scritto, collegare i due eventi: la celebrazione della ricorrenza dell’Autonomia con l’analisi storica del ruolo europeo di Trento e del Trentino offerta dal libro di Prezzi. Ruolo “europeo” che oggi il Trentino e il Sud Tirolo legittimamente e a buona ragione ripropongono in chiave di Euregio.

 

 

 

Francesco Consoli e consorte Nerina

Presenze: Dr. Lorenzo Baratter, Presidente del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige.

Anniversari di matrimonio oltre quello di Daniela e Luigi: Rita Mott e notaio consorte, 50 anni; Francesco Consoli e consorte Nerina, 45 anni.

 

 

 

 

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FUNIVIA DEL BONDONE: TRENTO BARICENTRICA RISPETTO AD UN PROGETTO CICLOTURISTICO INTERREGIONALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Settembre, 2012 @ 12:36 pm

Trento e il suo "Dislivello Bondone", detto anche "Trento 2000"

Detto altrimenti: “Farfalla Trentina … le ali? Trentino a pedali!”

 

Trento, Trentino
boschi, storia, vino
Trentino i castelli
e i dislivelli ….

 

 

 

 

Una breve pausa dopo la scalata del Dislivello Aldeno-ViotteÂ

Ed allora, valorizziamo appieno i “Dislivelli” di cui il Trentino è ricco, non solo per lo sci e il volo con il parapendio o con il deltaplano! Se la neve manca e lo sci è sempre più costoso e insufficiente a far quadrare i conti di chi ha effettuato gli investimenti e di chi opera nel settore, allora portiamo in quota le biciclette (ed i pedoni), nella bella stagione, su percorsi obbligati, per di più liberando in tal modo le montagne da iniziative ciclistiche non controllate, con buonapace di CAI e SAT.

 

 

 

 

A quando il Bondone come il Baldo?

Leggo sulla stampa locale le critiche di taluno agli investimenti pubblici nel comprensorio sciistico del Monte Bondone. Ciò mi fornisce lo spunto per riprendere una mia vecchia riflessione. La funivia Malcesine-Monte Baldo funziona “anche” in inverno per quando è possibile sciare. Il grosso del traffico e l’utile economico lo realizza tuttavia in estate, allorquando, per salire, spesso occorre fare la fila! Ed allora, che si valorizzi questo importante “dislivello”, che si faccia una buona volta la Funivia Trento-Bondone e si traccino adeguate piste di discesa per le biciclette verso Trento, la valle dei Laghi, Rovereto. In tal modo l’utile estivo bilancerà le perdite invernali.

 

 

 

Bici al Dislivello Vason!

Infatti il cicloturismo è in forte espansione; il Trentino si trova sul già sul frequentatissimo percorso ciclabile Resia-Verona ed è già conosciuto come la regione italiana maggiormente ricca di piste ciclabili; Trento potrebbe diventare una frequatatissima  capitale del cicloturismo, la stella dalla quale si dipartono raggi importanti: Alto Adige a nord; Val di Non e di Sole (si può salire fino ai 3.000 metri del Presena e scendere sino a Mostizzolo!), ad ovest; Valsugana ad est; il lago di Cei e il Garda a sud; molte direttrici (tutte in discesa, è questo che attrae le masse, Dobbiaco – Lienz docet!) dai 1.600 metri di quota della stazione a monte della nuova funivia del Bondone. Si parla e si approva una nuova ciclabile fra Limone – Riva del Garda – Malcesine. Ben venga! Io stesso, da bici-velista gardesano, la attendo con ansia. Tuttavia la Busa del Garda è già la zona turisticamente più frequentata a prescindere da questa pur attesa ed auspicabile opera pubblica.

Il figliol prodigo tuttavia, il Bondone intendo, ha bisogno di un intervento che se all’inizio può essere interpretato come “il costo per un ri – salvataggio di una località” entro breve si dimostrerebbe “un interessante e proficuo investimento per la crescita dell’intera provincia”. E nella Busa del Garda comunque planerebbero (letteralmente, dall’alto!) molti ulteriori bicicloturisti i quali poi, tramite la citata nuova pista Riva-Malcesine, potrebbero nuovamente risalire in quota con l’esistente funivia del Baldo e ri-planare sino a Mori, Garda, Sirmione, Verona, Mantova, etc.. Sarebbe un fiorire di ostelli, bicigrill, presenze in alberghi ed hotel, servizi di noleggio e riparazione bici, etc..

Occorre fare rete, occorre un progetto unitario, minimo provinciale, meglio se regionale, ancor meglio se interregionale e, verso nord, anche transfrontaliero. Progetto per il quale Trento è baricentrica. Occorre solo volontà politica e capacità manageriale. Chi si fa carico di questa iniziativa?

Come iniziare? Prendiamo lo spunto da Superkidolomiti e da Skirama. Hardware (HW) e software (SW): HW, cioè collegamento delle piste ciclabili e risalite meccaniche che attraggano masse di cicloturisti non più giovanissimi (d’altra parte la polazione sta invecchiando!); SW, cioè  immagine unica,  marketing e vendita del “Sistema provinciale-regionale-interregionale – transfrontaliero del biciturismo”.

 

 

 

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POESIE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Settembre, 2012 @ 1:51 pm

Detto altrimenti? Intervallo!


 ‘900 in Via Grazioli, a Trento


Cuscini di alberi in fiore
circondano vecchi disegni
edere di stucchi
che la terra germoglia
per cingere antiche mura
e scale sbrecciate
a passeggio
in giardini di ghiaia.

Nobili dame
ingioiellate di ferro battuto
e imposte di legno
guardano salire la via
che hanno solcato
nei prati del tempo
difese ed amate
da chi vuole che vivano
serene
il futuro dei loro ricordi.

 

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