SUMMA LEX SUMMA INIURIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Ottobre, 2012 @ 1:38 pm

Detto altrimenti: le nostre leggi, parole to handle with care … da maneggiare con cura.

Ero ai giardini pubblici, su una panchina, a sorvegliare le evoluzioni della mia splendida nipotina Sara sullo scivolo e sulle varie giostrine. Al mio fianco si sono sedute due persone e hanno cominciato a ragionare fra di loro. Io, mentalmente, ho preso appunti e vi riporto qui sotto il succo delle loro varie argomentazioni. Per chiarezza del lettore chiamerò i due signori “A” e “B”.

A: Il governo sta tenendo una condotta lineare cioè un comportamento corretto, trasparente, coerente, onesto, assolutamente ammirevole. Lineare infatti è espressione con forti contenuti esclusivamente positivi.
B: Lineare è corretto? E i tagli lineari alla spesa pubblica? Essi non tengono conto del merito dei settori ai quali sono applicati e che pertanto risultano positivi per alcuni settori e negativi per altri. E ciò che non è equo per tutti, è iniquo. Nel complesso vedi bene che l’espressione ha anche forti contenuti negativi.
A: Ma i provvedimenti del Governo sono uguali per tutti, come la legge che è uguale per tutti. Vedi ben che questa norma generale che sta alla base delle nostre leggi e della nostra giustizia è espressione dai forti contenuti positivi.
B: Eh no, caro mio! Ciò che è “giusto” cioè “secumdum jus”, può anche essere negativo, immorale. Ti ricordo che alcuni fondamentali principi morali (tipo, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te) sono anteriori non solo alla nostra legge, ma alla nostra stessa religione: infatti li aveva riconosciuti e codificati figurati un po’ … un tale Hammurabi, qualche annetto prima di Cristo! Eppoi, è di oggi la notizia stampa che la Corte Costituzionale ha cassato la norma che prevedeva una diminuzione del 5% degli stipendi pubblici sopra un certo livello, perché  “o si fa per tutti o per nessuno”. Ma in tal caso, poiché non è pensabile di applicare questo -5% ad un operaio che guadagna 1.300 euro al mese, ne consegue che l’operaio diventa il custode e la migliore garanzia a tutela del mantenimento di privilegi e retribuzioni antistoriche e fuori scala, pari, spesso a multipli di 100.000 euro l’anno. Allora, che questo servizio almeno gli sia retribuito, all’operaio, diamine!
A: Ma quelli sono diritti acquisiti!
B: Eh no, caro mio! Anche i diritti degli esodati di andare in pensione alle condizioni vigenti al momento dell’accordo di pensionamento … anche quelli avrebbero dovuto essere diritti acquisiti, o no? La Fornero impugna, contesta e si rifà, oggi, ad aspetti delle leggi in vigore ieri, cioè al momento dell’ “esodo”. Il che vuol dire “cambiare le regole del gioco durante la partita, per di più con effetto retroattivo”. 
A: Ma ora tutti vanno in pensione a 67, 68 anni …
B: Eh no, caro mio. Sappi che il tuo “tutti” in realtà riguarda “tutti, indistintamente tuti coloro che non fanno parte di certe categorie (pubbliche)” che invece possono andare in pensione a 52, 55 anni … perché il servizio fuori sede è calcolato il doppio, perchè .. etc. etc.. Sai, tuttavia hai ragione. La legge è uguale per tutti, salvo le eccezioni di legge, bene inteso …

Sara si è stancata: ” Nonno, a casa, a casa nonno …!” Mi alzo e scusandomi per l’intromissione dico la mia: “Summa lex, summa iniuria”, per quanto sia perfetta una legge, può sempre recar danno a qualcuno. Ma almeno, a questo qualcuno, riconosciamogli la veste di parte lesa, di danneggiato. E risarciamolo. Almeno questo”. Ringrazio, saluto e me ne vado con la piccola Sara per mano.

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AUTUNNO TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Ottobre, 2012 @ 7:11 am

Detto altrimenti: poesia
Sono stato in Maranza. Volevo superare la percezione sensoriale del sentire quotidiano ed averne una maggiore visione d’insieme. I dislivelli. Una delle tante ricchezze di questa Terra. Terra che oggi, purtroppo, taluno accomuna ad altre realtà ben diverse …
 

Autunno in Maranza
Un mantello abbronzato
(foglie intessute di vento
in trama ordinata)
mantiene il calore d’estate
a terra montana
della Maranza.

Oro d’autunno.

Verdi pensieri della giovinezza
hanno donato i colori all’estate
per vivere adesso
seconda vita
in attesa
che piogge e neve d’inverno
li sciolgano
fin dentro le vene del monte
a nutrire di sé
novella primavera.

 

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LA “MIA” BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2012 @ 11:42 am

Detto altrimenti: storia di una passione … o passione per una storia?

 Anteprima: tutte salite e discese

Genova: vista dalla collina di Albaro

Genova Albaro. Avevo pochi anni. Insieme a mio fratello maggiore ricevemmo un dono importante: una biciclettina con le rotelline posteriori. Se bucavamo o anche solo se un pneumatico si sgonfiava un poco, risistemarlo era un’impresa. Si doveva attendere che il babbo (babbo, toscano) avesse il tempo per portare la bici dal meccanico. E poi … una bici in due!
• A 10 anni, al paese dei nonni (S. Angelo in Colle – Montalcino, SI), poche lire per affittare dai ragazzi del paese un’ora di bici …
• Genova Albaro. Verso i 12 anni, all’oratorio parrocchiale (S. Francesco d’Albaro) prendevo in affitto ad ore da un amico la sua bici, pagando in francobolli da raccolta.
• A 15 anni trascorsi una vacanza a Limone Piemonte e potei approfittare della bici di un amico per alcuni giretti: aveva tre rapporti, una pacchia!

Tutto qui.

Primo tempo: da Monza a Trento

Bii UISP-Trento in visita al Parco di Monza

Abitavo a Monza Parco. Dopo una discreta pausa di riflessione, a 40 anni d’età, affittai una bici dentro il Parco. Mi entusiasmò l’aria sul viso. Ne comperai una, da passeggio, con due rapporti anteriori e sei alla ruota. Iniziai a pedalare anche in salita, là dove incontravo solo ciclisti “da corsa”. Cambiai il sellino, allungai la “pipetta” del manubrio, cambiai le ruote. Un giorno il mio fornitore mi disse: “Ma … scusi, non varrebbe la pena che lei se ne comperasse una da corsa?”. E così fu. Anni ’80, Lit. 500.000. La prima mattina che la usai … ricordo … uscii dal vialetto di casa traballante, incerto sul da farsi, con i piedi fermati per la prima volta nella loro vita dalle cinghiette dei pedali. Incrociai il figlio del ciclista con alcuni amici, tutti “da corsa”: “Dottore, venga con noi!” “Ma io …”. “Venga, andiamo piano!” Prima uscita, 60 km! Mi fecero “morire”. Tornai a casa stravolto. Però, come sono bravo, mi dissi, ed allora via, da incosciente.

Antiche "reliquie" ... a pedali

Da Monza al Ghisallo, da sud, tanto poi, al ritorno, è discesa … Ma no? Davvero? Ma va …?! Comunque, arrivato in cima, dopo avere ammirato la bicicletta di Coppi esposta nel Santuario del ciclista della Madonna del Ghisallo,  volli andare a veder com’era la salita vera, quella che scende verso nord, anche perché per me, da dove mi trovavo, era appunto una discesa. Discesa più discesa meno, pensai … ma intanto continuavo ad allontanarmi da casa. Detto fatto. Al ritorno ero sfinito. Mi fermavo ad ogni bar per bere un tè molto zuccherato. In totale, 110 km. Ma si può? No, non si dovrebbe. Comunque il ghiaccio era rotto e la … “parte lesa” dolorante! Da quel giorno, nei week end,  la Brianza fu mia, in lungo ed il largo … e in alto!

Il Santuario di Montevecchia, tutto "in salita!"

Durante la settimana, la mattina, a Monza,  sveglia alle cinque, due ore di bici (Monza – Montevecchia e ritorno, una salitaccia!) e poi via, in ufficio, a Milano, in auto: oltre un’ora per fare 16 km!

Fu un’escalation: lo Spluga, il Passo San Marco, il Maloia, il Bernina, il giro delle Grigne, il Ghisallo dalla parte giusta, cioè da nord verso sud … insomma tutto quello che era a portata giornaliera.

Fino a quando la mia bici non mi soddisfece più. Un artigiano del settore, Mario Camilotto, me ne realizzò una “su misura”, all’epoca era al top della gamma, tanto che la sua foto fu pubblicata sulla copertina della rivista “Bicicletta”, Anno II, n. 18 del giugno 1085 (guardate il marchio MC sulla forcella!)

"La Bicicletta", Anno II°, n. 18/giugno 1985

Ancora oggi, dopo tanti anni, la bici è in perfetta forma e la uso volentieri. Rapporti? 52-39 alla guarnitura; 12-28 al pignone.

All’epoca andavo in vacanza a Cesana Torinese (m.1350) ai piedi dei due colli famosi: il Sestriere (m.2050) e il Monginevro (m.1850). Cesana, le mie più belle salite della mia vita. La mattina presto una o due salite al Sestriere, tanto per allenarsi. Oppure Cesana, Monginevro, Val Nevache, Colle della Scala, Bardonecchia, Cesana, 90 km. E poi, più colli, uno dopo l’altro. Cesana, Monginevro, Briancon (1350), Isoard (2361) e ritorno. Oppure, Cesana, Monginevro, Lautaret (2000), Galibier (2850), Telegraphe (1566), Moncenisio (2000) e … arrivati a Susa (503)… basta così! Fate voi il conto dei dislivelli, in un solo giorno!

La mia "Camilotto Expert" classe 1985 , still going strong!

E poi con il rampichino … acquistai una Rossin. Fare le traversate che in inverno si facevano con gli sci fuori pista, da una valle all’altra, da Cesana a Monginevro attraverso i Monti della Luna di Claviere e poi, attraverso il Colletto Verde, a Cerviere, antico paesello alla base del Lautaret e quindi a Briancon; oppure da Cesana salire al Fratiteve (m. 2750) per poi discenderne. Insomma, v’era solo l’imbarazzo della scelta.

... e dopo la discesa dal Fraiteve, i funghi!

Alcune volte partivo alle 07,00, pedalavo per tre ore, indi venivo raggiunto dalla famiglia in auto. Mi cambiavo, bici nel portabagagli, scarponi ai piedi e su, in salita, alla scoperta di splendidi laghetti alpini o alla raccolta di funghi con il figlio Edoardo, all’inizio sulle spalle … poi basta, pesava troppo! Evviva la gioventù!

Ma il bello veniva quanto a fine ferie rientravo a Monza dopo un mese di superallenamento alpino. Uscivo di casa, vestito da ciclista “normale”, senza abiti vistosi, senza sponsorizzazioni … mi accodavo a squadre di ciclisti loro si, ben organizzati, tutti con bici super, tutti vestiti e sponsorizzarti nello stesso modo. Io per ultimo. Se ne accorgevano, passavano parola, “… quel ciclista qui dai che lo seminiamo …”, aumentavano l’andatura. Io sempre li. Aspettavo. Aspettavo le salite. Infatti alle prime salite loro scalavano di marcia ed io invece aumentavo il rapporto. Non ci credevano … non era possibile, fino a che un giorno uno mi chiese. “Ma tu, dove ti sei allenato?”, Uao raga … indovina un po’?

Edo è cresciuto, ed allora .."su pei monti ..." col papà !

Una volta il  direttore di una banca presso la quale era cliente la società che dirigevo, volle fare una scommessa: scommettiamo che lei non riesce a fare la salita di Montevecchia? Per me era un gioco da ragazzi, ormai. Cosa scommettiamo? Una cena al Griso di Malgrate. Perse lui. Io mangiai ottimo pesce. Lui pagò “una cifra”. Così impara a dubitare, uomo di poca fede!

Quando andavo a Genova a trovare i miei vecchi genitori, il minimo era Genova-Portofino e ritorno. La mattina, tanto per farmi venire appetito.

La Squadra del Manghen

Il lavoro mi portò in Trentino. Arrivai con la bici da corsa smontata e riposta nel portabagagli. In attesa di trovare casa, alloggiavo in una piccola pensione a mezza montagna, a 7 km dal centro e dall’ufficio, distanza che ai locali pareva grande ma che a me, che per anni avevo “pendolato” da Monza a Milano, tutti i santi giorni, alla media stratosferica di 16 kmh causa traffico, pareva una bazzecola. Anche qui, giri mattinieri per non perdere la gamba. Finchè mi presi una intera giornata. Il Bondone! Guardai la carta geografica: salgo al passo via Sardagna, circa 1400 metri di dislivello, scendo solo un poco, giro a sinistra e ritorno nella valle dell’Adige passando per il Lago di Cei. Detto, fatto. Arrivo al Vason, inizio la discesa.

... e d'Asiago l'altipiano ....

Asfalto liscio come un biliardo, giornata splendida, traffico assente, dolomiti del Brenta sullo sfondo,  e via, a 50, 60 kmh! Via! Arrivo in fondo alla valle, giro a sinistra verso sud e pedalo, cercando con lo sguardo il valico verso il Lago di Cei. Inutilmente. Ad un certo punto un cartello: “Riva del Garda km …”. Ma dove sono? Mi fermai e chiesi ad un vecchietto: “Scusi, per Trento?” E lui, in dialetto: “Lu, l’è bon de far ‘l Bondon?”. Ero sceso troppo! Il bivio per Cei era a 2 km dal Vason ed io lo avevo letteralmente “bruciato”! E così, via, “de volta” (cioè “indietro”) verso nord, lungo la Valle dei Laghi, a risalire con mestizia le valli che avevo disceso con tracotanza … in salita, fino a Cadine, per poi scendere su Trento. Chi non ha testa ha gambe.  Conobbi gente. Pedalatori seri, del tipo facciamo insieme la “Trento, Valsugana, Passo del Manghen (2047) e ritorno per la val Floriana”. Fatta. La faccio breve. Non avevamo limiti … fino a quando … mi innamorai. Si, della barca a vela che acquistai nel 1990. Per lei tradii la bici. L’allenamento andò scemando. La bici andò in garage.

Secondo tempo: il mio pensionamento, Trento 2009 e seguenti

2010, sul Bondone da Aldeno

Sono passati 19 anni senza bici. Io, neo pensionato. Un po’ di bronchite cronica: sarà la barca a vela che pratico anche in inverno o le sigarette che fumavo da giovane. D.: “Dottore (in medicina) mi dica, ma com’è che quando andavo in bici non avevo problemi?” R.: “Dottore (in giurisprudenza, cioè io stesso), sicuramente la bici le faceva bene!” Ah si? Sta’ un po’ a vedere! E se per la vela avevo tradito la bici, per la bici iniziai a trascurare un po’ (solo un po’) la vela. Ripresi quindi la mia vecchia bici da corsa (nel frattempo avevo scambiato il rampichino con una bici da passeggio per mio figlio Edoardo) e via, si ricomincia!

2011: Dobbiaco-Lienz, non di sola bici vive l'uomo!

Era il 22 aprile 2010. Quell’anno feci 73 uscite per un totale di 3.156 km. Nel 2011 le uscite furono 84 (3472 km). Quest’anno, ad oggi 10 ottobre, sono 73 per 3500 km. (ma non è ancora finita!), fra “corsa” e mountain bike che nel frattempo mi sono ricomperato. Sempre nel frattempo, un caro amico mi ha prestato “sine die” la sua bici da corsa “Francesco Moser” in carbonio, così le alterno …!

2012: da Molina di Fiemme a Canazei e ritorno

Ora poi ho conosciuto gli amici di Bici UISP Trento, con i quali facciamo bellissime pedalate sociali. Lo so, che c’è gente che di km. all’anno ne fa 8.000 e più, ma che volete, per “farsi le gambe” alla mia tenera età occorrono altri anni, e poi … che volete? Io sono contento, anzi, felice così!

Oggi, io ho 68 anni, sono alto 1,78 e peso Kg.79. Le bici da corsa, più giovani e meno alte di me,  pesano circa 11 kg.; il rampichino Wilier, 14.

La mia maglietta? Notate le foto … è la stessa di vent’anni fa! Ne ho anche altre, ma a questa sono affezionato …

BUONA BICI A TUTTI!

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2012 – 10 OTTOBRE … NERO! (con Appendice)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Ottobre, 2012 @ 6:30 am

Detto altrimenti: che si diceva nel post precedente? “Italia mia, benchè ‘l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio …”

Salvatore

ROMA. – Il capogruppo del partito …. (non lo indico per rispetto della privacy!) alla regione Lazio e coordinatore regionale del partito, Salvatore Maruccio, sarebbe indagato per peculato. Al politico sarebbero contestati assegni, prelievi in contanti e bonifici in suo favore dai conti del gruppo, senza motivazioni o con motivazioni generiche. La somma si aggirerebbe intorno al 500 mila euro. Perquisizioni della guardia di finanza presso i suoi uffici al consiglio regionale del Lazio e nella sua abitazione.

Domenico

MILANO – L’assessore alle “Politiche della Casa” della regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di aver comprato un pacchetto di preferenze per la sua elezione nelle regionali 2012 da due esponenti della ‘ndrangheta. Con l’arresto di Zambetti sono 13 gli esponenti politici, tra giunta e consiglio, indagati dal 2010. Per gli inquirenti Zambetti, esponente del partito …(non lo indico per rispetto della par condico, visto che appartiene ad un partito diverso da quello di cui sopra!) eletto con 11.217 voti, avrebbe comprato 4 mila preferenze per 200mila euro. Ipotizzato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il crollo del tempio ... di questa politica (politica, non della Politica, che speriamo rinasca sopra queste ceneri!)

Roma-Milan: pareggio, uno a uno! Che altro dire? Si, lo so, siamo ancora ai condizionali: “sarebbe indagato”, avrebbe comprato” … Lo so. Essere indagato o arrestato non significa essere colpevoli per “sentenza definitiva passata in giudicato”. Tuttavia la altissima frequenza di casi del genere lascia “supporre” (o dovrei scrivere “temere”?) che “forse” (o dovrei scrivere “molto probabilmente”, “quasi sicuramente”?), forse qualche motivo d’allarme esiste. “Motivo d’allarme”, un bellissimo giallo del giallista Ambler (Adelphi Ed.) … Questa lunga teoria di “affioramenti” a catena della mala politica (ma è poi “politica” ancorchè con la “p” minuscola, o più semplicemente è “azione delittuosa”?) forse sono la nostra speranza: colpito un Sansone, cadranno via via anche tutti i Filistei … E comunque una cosa è certa. Questa squallida  “soap opera” sfata un vecchio adagio: “mal comune, mezzo gaudio”. Qui il gaudio non è di nessuno!

APPENDICE

Un mio amico, un malpensante che non vi dico – tipo … a pensare male si fa peccato ma si indovina – una linguaccia, mi ha detto: “Sarà un caso, ma non s’era cominciato a perseguire gli sprechi dei tesorieri e delle segreterie dei partiti centrali? … Ora pare che tutta l’attenzione sia rivolta ai regionali,  alle regioni … che sia per sviare l’attenzione da …? E poi, queste regioni, quanto sprecano! ed allora ben vengano le riduzioni dei trasferimenti, mica si possono dare denari a chi poi se li ruba!” Linguaccia, che vi dicevo …

Io invece dico: magistratura, “age quod agis”, se fai una cosa, falla bene! Ai miei ragazzi, i dipendenti di una spA che io dirigevo, ero solito dire: Di ogni vostro singolo intervento fate sì che diventi “seriale”, cioè occupatevi di tutta l’intera serie di casi uguali o simili, accaduti o possibili. In altre parole: magistratura, dai una bella pettinata a tutti (tutti) i possibili (e passibili) casi del genere, a tutti i livelli pubblici dal più piccolo Comune ai massimi livelli romani. Ora, poichè tutto e subito non si riuscirebbe probabilmente a fare, iniziamo dalle situazioni  “a più alto peso specifico” …

“Varo Varo, rendimi le mie legioni!” Gridava l’imperatore romano Augusto dopo la sconfitta delle sue legioni comandate da Publio Quintilio Varo nel 9 d. C., annientate  nella battagia della foresta di Teutoburgo. “Magistratura,  rendici (pulite) le nostre regioni!” gridiamo noi …

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FRANCESCO PETRARCA – CANZONE ALL’ITALIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Ottobre, 2012 @ 8:07 am

Francesco

Detto altrimenti: ieri Francesco Petrarca incitava i governanti italiani a governare bene e a unirsi contro la “tedesca rabbia”. Oggi alcuni brani della sua Cnzone all’Italia parrebbero scritti per la “politica” dei nostri attuali partiti.

 Detto altrimenti: Signore Iddio, mettici una mano tu …


Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,
piacemi almen che ’ miei sospir’ sian quali
spera ’l Tevero et l’Arno,
e ’l Po, dove doglioso et grave or seggio.
Rettor del cielo, io cheggio
che la pietà che Ti condusse in terra
Ti volga al Tuo dilecto almo paese.

Detto altrimenti: Signori politici, ravvedetevi!

Voi cui Fortuna à posto in mano il freno
de le belle contrade,
di che nulla pietà par che vi stringa,
…vano error vi lusinga:
poco vedete, et parvi veder molto,
ché ’n cor venale amor cercate o fede.
Or par, non so per che stelle maligne,
che ’l cielo in odio n’aggia:
vostra mercé, cui tanto si commise.
Vostre voglie divise
guastan del mondo la piú bella parte.

Mario

Il Governo Monti lavora. Tuttavia è condizionato. Dalla situazione di partenza. Dal dover “passare” attraverso una maggioranza che non lo ha espresso. Dalle emergenze.

 Nel frattempo, la “politica” cosa fa? “Non” si oppone. “Non” si ricandida. “Non” esprime il governo. “Non” è responsabile delle attuali scelte. “Non” inquadra le diverse componenti di ogni suo programma in una sintesi completa, di medio termine, leggibile ed intellegibile da parte del Cittadino comune. “Non” vi pare che sia un po’ poco?

Una volta sentii affermare da un giornalista, uno di quelli veri, non come me, semplice “untorello” manzoniano: “Quando non hai notizie da dare, dai una “non notizia”, del tipo “il tale personaggio non si fermerà nella nostra città … il tale convegno non si terrà …. la tale attrice non ha rilasciato interviste …”  etc..

 Da parte del Cittadino comune, dicevo, già … perché gli altri cosa sono? Eccezionali? Straordinari? Rari? Qual è l’opposto del termine “comune”? Grazie per un vostro suggerimento. In tale attesa, una citazione storica: un mio vecchio capo, il Vice Direttore Generale Luigi Rebaudengo, s’era alla Stet Torino, anni ’70, mi disse: “Dottore, ricordi, innanzi tutto occorre usare il buon senso della persona comune. Dopo, solo dopo, vengono le lauree e le specializzazioni, le strategie, le politiche, etc.”. Ecco, il buon senso, la “diligenza del buon padre di famiglia”, concetto spesso richiamato anche nelle cause civili … esigiamo che questa qualità sia adottata anche da chi “fa politica”.

Silvio

“ ’chè ‘n cor venale amor cercate o fede”. Cioè, attualizzando, in un cuore venale, il vostro, quando mai potreste trovare amore o fede verso ciò che state facendo? Ecco, forse la politica è troppo remunerata, è ormai diventato un lavoro privilegiato, super pagato, ricco di benefit e privilegi d’ogni tipo. Ragion per cui spesso l’azione del politico è finalizzata prioritariamente soprattutto al mantenimento della propria situazione di privilegio. Facciamo un esperimento. Paghiamoli molto meno i nostri rappresentanti. Avremo la certezza che chi si candida lo fa per spirito di servizio e non per denaro.

La mia non è anti Politica. E’ anti quella politica che non fa Politica.

Dante

Termino qui e vi invito a rileggere la bella Canzone del Petrarca. Francesco parlava della “tedesca rabbia”: oggi taluno potrebbe ravvisarla nello spread, ma mica è colpa loro … “chi è causa del suo mal, pianga se stesso” scriveva quel famoso collega del Petrarca, tale Dante Alighieri …

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LA COMMEDIA GRECA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2012 @ 3:21 pm

Detto altrimenti: parla Maria Lia Guardini presso la Biblioteca Comunale di Trento

La Prof Maria Lia Guardini al tavolo della Presidenza della riunione

Presso la biblioteca Comunale di Trento sono riprese oggi le “letture” dei classici, sotto la guida della Professoressa Maria Lia Guardini. Non è facile commentare e sintetizzare la ricca e profonda esposizione introduttiva della relatrice, ormai amica di tutti noi che la seguiamo con vero interesse. Lei tuttavia ci lusinga, affermando che se gli alunni al liceo avessero la metà della nostra attenzione ed amore per la materia, il lavoro degli insegnanti sarebbe solo un piacere! Io comunque ho avvisato i colleghi alunni uditori come me, che, in caso di difficoltà nello scrivere queste righe, sarei rimasto sulle generali oppure avrei attualizzato le situazioni.

Si diceva … è la volta della commedia greca, ed in particolare di Aristofane. Mentre la Prof sta per iniziare, squilla un telefonino di un “alunno”. Costui si alza, esce dalla sala, parla, rientra scusandosi: “Sapete, mi ero dimenticato di silenziarlo”. Gentilissima la Prof: “Niente, figurati, qui non siamo mica …” e non va oltre. Un altro alunno interviene: “… al Senato!”. Risata generale. Risate? Uccelli, commedia che spesso suscita il riso (che vi dicevo? Nemmeno avevamo incominciato che…), riso quale superiorità dell’uomo che sa raffrontare i paradossi di ciò che viene narrato e rappresentato (suono del telefono raro, eccezionale, da evitarsi durante le riunioni) con la realtà, totalmente diversa (del nostro parlamento bicamerale, n.d.r.). Ridete gentes! Tuttavia spesso il riso di Aristofane è anche “riso amaro”, proprio per il raffronto con la realtà del suo tempo. Ma è anche riso “positivo” in quanto è l’affermazione dell’individuo che rifiuta il principio di autorità e si prende il gusto e la responsabilità di arrivare ad esprimere un giudizio tutto suo. Un esempio? Rimborsi delle spese elettorali? Ma non mi faccia ridere … ah ah! Ma qua’ rimborsi …?! Riso, risate … Umberto Eco, Il nome della rosa … il frate Guglielmo le approva. Un suo confratello le demonizza. Andate a rileggere il passaggio. Merita.

La commedia greca trae le sue origini dalle “falloforie”, feste primaverili pagane per l’invocazione della fertilità dei campi e delle mogli, con tanto di ostentazione di falli giganteschi, il che però nulla ha a che fare con il fatto che il titolo della prima commedia che esamineremo sia “Uccelli”, del 414 (avanti C. ovviamente che vi credevate?) ricca di parolacce, come si addiceva data la sua derivazione dalle falloforie. Piuttosto, Artistofane è l’autore di commedie dal titolo accomunabile: Uccelli, Rane, Nuvole, Vespe. Tutto, pur di fuggire dalla città (Atene) ammorbata (allora) non certo dai gas di scarico delle auto come oggo, ma “dai troppi processi”. Atene, già impegnata nella guerra contro Sparta, che per lo sfizio di Alcibiade va a fare il primo “sbarco alleato in Sicilia” e manda al macello i propri marines, mitragliati di frecce sul bagnasciuga. Questa antica Dunquerque viene celebrata e pianta nelle Storie di Tucidide, con il massimo dello sconforto. Alcibiade … pare che attraverso una finanziaria situata in un’isoletta dei Caraibi d’allora (il Dodecanneso) possedesse cantieri navali e fabbriche di armi … pare … ma sono solo voci … approfondiremo.

Di fronte a questa come ad altre situazioni negative, Aristofane si rifugia nella fuga, nel viaggio verso una città sospesa fra terra e cielo, la città degli uccelli, che avrebbe voluto diversa dalla città terrestre, ma che poi si rivela … bè, non anticipiamo gli eventi. Il viaggio, tema ricorrente nei secoli, da Dante (con la sua catabasi, la discesa nel regno dei morti per poi risalire, s’intende, uei, raga, intendiamoci bene, siamo mica qui a raddrizzare le banane!) a Goethe, lui in Italia, non all’inferno, per quanto oggi …; da chi viaggia contro gli scogli dell’isola del Giglio a chi si reca ai Convegni del PD; da chi va in camper a Taranto a chi va al compleanno di Putin; da Ulisse che varca le colonne d’Ercole a me che pedalo da Riva del Garda a Trento … in viaggio, tutti, sempre.

Penne ... remiganti

Viaggio verso un mondo utopico … ou-topos, , “il non luogo”, utopia. Fu tale Thomas Moore (alias Tomaso Moro, poi fatto Santo dalla Chiesa, lo sapevate?) ad inventare questo termine. Vedete dunque che poi non è stato D’Annunzio ad iniziare ad inventarsi parole nuove: “Vate, come trova questo vino?” “E’ un nepente!” Nepente? Che vorrà mai dire? Comunque, se l’ha detto lui .. così sia. E ancora oggi un ottimo vino cannonau sardo si chiama Nepente. Utopia, nella vita guai a non averne. E’ un tendere, un desiderare, un immaginare, un muoversi verso … Quello utopico è a mio avviso l’aspetto positivo in Aristofane. Tuttavia testimonia anche una pesante negatività: forse la democrazia è solo un sogno, un’utopia, appunto!

Aristofane fugge dalla realtà (dell’aumento costante del debito pubblico, durato decenni) e si rifugia nell’Utopia, nel sogno. Non sa prendere atto dei primi segnali della decadenza della prima delle cinque Repubbliche Marinare (Atene, la prima. Poi vennero Venezia, Amalfi, Pisa e Genova, in senso orario via mare). Atene è costretta a cedere la flotta al nemico, tranne 12 navi. Aritofane scappa, nel senso che si rifugia nel sogno. Ma poi scopre che nel “rifugio” della città sospesa fra terra e cielo si ritrovano gli stesse negatività, con l’aggravante che impedendo essa che le offerte votive degli abitanti della città storica arrivino agli dei, questi ultimi si incazzino non poco con i terrestri, con quel che segue.

Sotto il profilo linguistico, nella traduzione (italiana) si perde la bellezza dell’onomatopea delle parole scelte ed usate da Aristofane. “Papè satan papè satan aleppe” avrebbe poi scritto Dante qualche anno dopo … chissà se aveva letto gli Uccelli in lingua originale …

Aristofane e le conferenze stampa, Aristofane e i talk show. Infatti nella commedia la parte più interessante è la parabasi. I coreuti si tolgono la maschera ed i paludamenti ed iniziano a conversare con il pubblico sulle critiche mosse nella rappresentazione ai vizi della città. Anche Luciano Canfora, nel suo libro “La Grecia di Atene” ci conferma come il teatro fosse – di fatto – il luogo della discussione politica. Il teatro della politica. Se poi la struttura era di dimensioni limitate, era il  “teatrino della politica”. Niente di nuovo sotto il sole, come potete vedere …

Aristofane scriveva una commedia l’anno, sempre correlata alla vita politica della città. Dopo “Rane”, basta. Non più, per 10 anni. Ora, poiché il suo silenzio letterario coincide con la caduta della democrazia – sia pure imperfetta – in Atene, sorge il dubbio che sia subentrata una censura del tipo cubano, quella che imprigiona la blogger di Generation Y o di tipo “panem et circenses”, dal nome antico ma di realizzazione anche recente.

Termino con una notazione per gli studiosi, quelli veri. Dopo Aristofane verrà la Commedia di Mezzo e dopo ancora la Commedia Nuova con Menandro, il quale abbandona gli spunti politici e si rifugia nel privato. Peccato.

Prossima lettura, aperta come sempre a tutti, martedì 16 ottobre, ore 10. Indi riprenderà la cadenza bisettimanale inizialmente prevista, alle date del 6 novembre, 20 novembre etc.. Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, sala a fianco della Sala degli Affreschi, stessa ora.

P.S.: Le cose serie che avete letto sin qui, sono di Maria Lia Guardini. Le altre, mie. Ma si sa, castigat ridendo mores…

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LE PAROLE SONO MACIGNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2012 @ 7:16 am

Detto altrimenti: handle with care, maneggiare con cura

“Fondi per il corretto funzionamento dei gruppi consiliari”. La frase non dice nulla. Infatti, avrei voluto vedere che avessero motivato “per lo scorretto funzionamento  …”.

“Rimborsi” delle spese elettorali. La parola utilizzata dice e non dice, anzi … non dice. Infatti se i “rimborsi”  sono erogati “prima”, non sono “rimborsi”. Oppure correggiamo lo Zingarelli: “Dicesi rimborso l’erogazione di una somma elargita a titolo gratuito ed in misura “multipla” prima e indipendentemente dalla successiva effettuazione – a qualsiasi titolo – di una eventuale spesa, anche non documentata”.

 Milano. In una SpA i giustificativi di alcune spese venivano secretati e raggruppati sotto la voce “Spese a conoscenza della direzione”. La frase non dice nulla. Infatti tutte le spese sono a conoscenza della direzione.

Riduzione dei fondi ai gruppi consiliari. Un consigliere afferma: “La riduzione dei fondi a nostra disposizione fomenterà la sfiducia della gente nella politica”. La frase dice molto. Infatti, questa affermazione rappresenta il contrario di ciò che il consigliere avrebbe voluto dire. Infatti, se lui stesso pensa che a seguito della riduzione dei fondi la gente si possa allontanare dalla politica, significa che lui stesso ammette che la riduzione possa essere interpretata come una sanzione a fronte del cattivo uso delle risorse. In altre parole: “Io ho gestito male i fondi, ma se mi punite riducendoli, testimonierete la mia cattiva condotta e conseguentemente la gente si allontanerà dalla politica”.

Il capo politico dell’area politica “A” afferma: “Per evitare che vada al potere l’area “B” sono disposto a fare un passo indietro”. La frase dice molto. Infatti – suo malgrado – significa che la sua presenza danneggerebbe la sua stessa area di appartenenza. Ma allora, se non ci crede lui in se stesso …

Una tale avrebbe dovuto controllare ed impedire che i denari pubblici dell’area della pubblica amministrazione affidatale fossero rubati da persone a lei sottoposte. Non lo ha fatto. Poi, afferma: “Io mando a casa chi ha rubato”. La frase dice molto. Ovvero, “I buoi sono scappati, ma io, ora, diligentemente, chiudo bene la porta della stalla”.

“Un buon tacer non fu mai scritto”. Chi l’ha detto? Taluni affermano che la frase sia di Dante Alighieri. Altri citano Claudio Monteverdi, nato a Cremona il 15 maggio 1567 e morto a Venezia il 29 novembre 1643. Ne “Il ritorno di Ulisse in patria” del 1640, precisamente all’inizio della scena ottava del quinto atto, Ericlea conclude il proprio monologo con queste parole:“Ericlea, che farai? Tacerai tu? Insomma un bel tacer mai scritto fu.” E voi, chi dite che sia stato?

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INTERVALLO DI VELA E DI BICI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Ottobre, 2012 @ 2:40 pm

Detto altrimenti: dopo le analisi critiche al sistema economico-politico-finanziario, passiamoci un paio di giorni in santa pace …

Il Fun "Whisper" ITA 526 in regata

Caro Diario, oggi è lunedì, quindi è arguibile che ieri fosse domenica … infatti ero a Riva del Garda per una regata di circolo. Abbiamo sostenuto due prove, percorso a bastone. In acqua alle 11,30, partenza prevista ore 12,00, “Ora” (la leggendaria brezza da sud) arrivata alle 14,45! Pensa … faceva così caldo che alcuni regatanti si sono tuffati a fare il bagno!  La mia barca, un Fun, ITA 526, è “piccola” (7 metri) rispetto alla grande maggioranza delle altre (8-10-11 metri), il che vuol dire che di bolina più di tanto non riesce a difendersi. Infatti la velocità massima è data dalla formula 2,5 volte la radice quadrata della lunghezza dello scafo al galleggiamento, per cui io posso sviluppare una velocità massima di 5 nodi e gli altri da 6 a 10 nodi. Tuttavia ci siamo difesi ed un paio di barche tipo la nostra le abbiamo battute.

Il fiume Adige poco dopo avere ricevuto l'affluente Leno, a sud di Rovereto

Ma senti però cosa mi è successo. Stavamo navigando di bolina stretta, cioè stringendo il vento al massimo, con un angolo di circa 40° rispetto alla direzione del vento. Da dietro e da sopravvento sopraggiunge una barca assai più lunga, più veloce e più “boliniera” della mia. Penso: poco male, tanto “stringe” il vento più di me e mi supererà agevolmente da sopravvento. E invece no. Ci viene contro. Io ho diritto di rotta, essendo sottovento, stesse mure sue (cioè prendevamo entrambi il vento sulla parte destra delle vele). Come da regolamento di regata grido “Acqua!” per avvertirlo che stava infrangendo una importante regola di precedenza (Regolamento di regata FIV, Regola 11, Diritto di rotta). Niente da fare. Prosegue imperterrito. I miei prodieri, che erano seduti sul bordo con le gambe all’esterno per contrappesare meglio, le ritraggono all’interno altrimenti le avrebbero avute spezzate. Io grido “Ti protesto” ed espongo la bandiera rossa di protesta. Tutto secondo regolamento. Lui grida, ci aggredisce verbalmente e prosegue la sua rotta. Alla fine della regata io devo riportare la barca nel mio porto di ormeggio (Fraglia Vela Riva), anche perchè il mio equipaggio ha lì le auto, dovendo rientrare chi a Rovereto, chi a Vicenza. Non posso quindi recarmi in tempo utile presso il diverso porto (S. Nicolò) ove ha invece sede la giuria per formalizzare la mia protesta per iscritto a termini di regolamento di regata, il che avrebbe condotto alla squalifica dell’investitore. Di che barca si trattava? Il suo numero velico è ITA 11 ..: Non vi dico qual è la terza ed ultima cifra per lasciare a voi il piacere della scoperta. Comunque, tutto è bene ciò che finisce bene, non vi pare?

"Spiagge Roveretane"

Oggi sono tornato a Trento. In bicicletta. 50 km. Per salire dalla “busa” dell’Alto Garda Trentino alla Valle dell’Adige ho scelto la vecchia strada di Torbole: 1,5 km circa con pendenze dal 10 al 15%.Quindi Passo S, Giovanni, Lago di Loppio, Mori, Rovereto, Trento. Poco prima di Rovereto mi fermo a fotografare (col telefonino) alcune “spiagge roveretane” a valle delle acque turbinate di una centrale idroelettrica ed un bel tronco trascinato dalla corrente sino ad arenarsi nel bel mezzo del letto del fiume.

Fabrizio in pausa caffè!

Quindi, incrocio un collega regatante, Fabrizio Trentini. Ciao! Al volo … e mi fermo. Fabrizio fa altrettanto. Ieri eravamo “antagonisti” amichevoli nella regata (no, la sua barca non era quella di prima!). Oggi decidiamo di tornare a Trento pedalando “di conserva”. Quest’anno Fabrizio è alla sua prima uscita in bici perchè ha avuto un incidente ad una gamba, quindi non è allenato (per fortuna, penso, perché avendo visto con quale energia scia, se fosse stato allenato sarebbero stati guai seri per me, nonostante i miei 3.500 km già percorsi nella stagione)!

Rilassati arriviamo al bicigrill di Nomi (13,5 km prima di Trento) e ci concediamo un caffè ed una piacevole sosta al sole.

Autunno fra Rovereto e Trento: ciclabile in fiore

Poi Fabrizio si trattiene a scambiare quattro chiacchere con altri suoi amici ed io veleggio … scusate … pedalo fino a casa. Riva del Garda-Trento, piacevolissima risalita, resa ancor più gradevole dall’incontro con l’amico Fabrizio.

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STIPENDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Ottobre, 2012 @ 7:21 am

Detto altrimenti: cerchiamo in inquadrarli all’interno di un’unica “scala”, in modo che siano “commensurabili”, cioè valutabili con la stessa unità di misura.

Premessa: i termini ministri, consiglio (regionale), ente (pubblico), assessorato, regione, parlamento, senato, parlamentari etc. sono scritti con la lettera minuscola … no, non pensate male … ciò è dovuto al fatto che solo nella lingua tedesca i sostantivi sono scritti con la lettera maiuscola. Fine della premessa.

Quando scrivo “scala” mi riferisco a quella indicata sulle carte geografiche: scala 1:25.000, scala 1.100.000 etc.. Ora, se io devo misurare la lunghezza di una autostrada, non posso usare un metro rigido, di legno, del tipo usato dai venditori di tessuti, vi pare? E se, per converso, devo regolare la vite millimetrica della ruota posteriore della mia bicicletta da corsa, non posso certo osare una corda metrica lunga 20 metri. Tanto per capirsi.

Attuali ministri hanno accettato l’incarico rinunciando a porzioni consistenti dei loro ricavi annui milionari. Per loro tale rinuncia era ininfluente, in quanto il “disagio marginale” che deriva loro non è avvertibile. Qual è invece il disagio marginale di chi, avendo una pensione di 1.000 euro al mese, deve pagare l’IMU e tutti gli aggravi della politica del rigore?

Un consigliere del consiglio regionale del Lazio ha affermato: “Da me, cosa vogliono? Dopo tutto io guadagno (rectius, “ricevo”, n.d.r.) solo 8.000 euro al messe” (più i gettoni di presenza, i benefit vari e i rimborsi spese a fronte anche di non spese, n.d.r.). Solo?

Questa è la mia busta paga: meno di 8.000 euro al mese? Ma come si fa?

Corsera, 6 ottobre 2012 pag. 6. Raffaele Cattaneo, assessore regionale della Lombardia, afferma: “Come farò a vivere con meno di 8.000 euro al mese?” (+ i gettoni di presenza, i benefit vari e i rimborsi spese a fronte anche di non spese, per alcune migliaia di euro, n.d.r.). Prosegue: “Manager privati che operano su settori analoghi al mio guadagnano milioni l’anno”.

Milioni l’anno, appunto. E qui intervengo io. Cattaneo, possiamo darci del Tu? Sai, io sono un vecchio dirigente, quasi un collega … Consentimi (peccato, se ci fossimo dati del lei avrei scritto “mi consenta” che suona meglio …): non è detto che l’operare su grandi dimensioni comporti automaticamente maggiori difficoltà e quindi debba co0mportare remunerazioni fuori scala. Le quali, appunto, non dovrebbero essere stratosferiche, in ogni caso. Esaminiamo i due aspetti. Io stesso infatti posso testimoniare, per avere operato nei due ambiti, che la responsabilità e le difficoltà di gestire una piccola società per azioni dalla sua fondazione sino al raggiungimento del risultato, possono essere assai più complesse che non quelle all’interno di una grande entità industriale o finanziaria, ben strutturata sotto ogni profilo, coin strutturem, regole e responsabilità ben definite.

Cattaneo, via, lasciamo stare le retribuzioni milionarie! Infatti tu operi in regime di monopolio, nel senso che nessuna altro assessore di nessuna altra regione viene a farti concorrenza …. Quindi, come sai, all’interno del monopolio, si opera a cottimo, che non vuol dire come erroneamente si crede “più risultato producete, più vi pago”, bensì correttamente “più rispettate le regole della “libretta” più io vi pago, perché il risultato deriverà automaticamente in quanto siamo in monopolio”. Quindi molta burocrazia e meno managerialità. O se vogliamo, ad essere buoni, managerialità nella burocrazia. E poi, i milioni … lasciamoli stare … infatti anche se io sono a capo di un assessorato della regione, la mia posizione si giustifica in quanto esistono i Cittadini (e qui mi smentisco, faccio un’eccezione ed uso la lettera maiuscola): sono loro che, con la propria esistenza, giustificano la mia azione, loro sono i miei clienti. Senza di loro io non ho ragione di esistere. Io, non tu, Cattaneo, per l’amor del cielo, che nessuno si offenda! A loro, e non a chi li amministra, vanno fatti gli eventuali regali di Natale (che peraltro io non approvo come categoria).

Comunque, forse allora ti conviene farti assumere dai privati che pagano le milionate alle quali fai riferimento. Che problema c’è?

Cattaneo, hai detto: “Se fossi rimasto dirigente …” Ma pensavi che la carica di assessore sarebbe stata eterna? Come dirigente pubblico saresti stato quasi illicenziabile. Come dirigente privato (ma non eri tale) saresti stato licenziabilissimo. Ora, come assessore, sei non rieleggibile. Ed allora che fare? Io, da dirigente privato, mi sono rimesso sul mercato più volte. Alcune volte per mia scelta. Altre volte per il variare delle politiche aziendali. Altre, infine, oggettivamente per la fine del mio mandato specifico. Lo so, è faticoso, è difficile, è rischioso, è costoso … ma che vuoi, questa è la vita di noi dirigenti.

Per ragioni di completezza posso testimoniare che vi sono stati anche casi in cui si sarebbe preteso che una persona avesse ricoperto contemporaneamente i tre ruoli di presidente, amministratore delegato e direttore generale di una spa pubblica per 20.000 euro all’anno (all’anno). Ma queste sono eccezioni, mentre quelle altre, purtroppo, sembrano la norma …

Dei Cittadini ho scritto “chi li amministra” e mi sono sbagliato. Avrei dovuto scrivere “chi, su loro mandato, amministra i loro beni”. Amministratore pubblico, amministratore del pubblico. Da una lettura oggettiva del termine “pubblico” (l’amministratore amministra il bene pubblico dei cittadini, quindi  “pubblico” come complemento oggetto) dobbiamo passare ad una lettura soggettiva (i cittadini hanno incaricato una persona ad amministrare i propri beni, cioè l’amministratore è del pubblico in quanto nominato dal pubblico.  Quindi “pubblico” come soggetto che nomina).

Su una cosa concordo con te, Cattaneo: si rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca: summa  lex, summa iniuria. Ma domandati un po’: a chi devi dire grazie? Alla regione Lazio? Ma anche lì in Lombardia non è che siate messi molto bene … o no?

Termino. A tutti coloro che ricevono “solo” 8.000 e 4.000 euro al mese, cosa deve dire chi non riceve né stipendio né pensione? Chi si vede vendere all’asta la casa perché non può pagare il mutuo? Chi guadagna 500 euro al mese? Chi vede i propri figli non ammessi alla mensa scolastica perchè non ne può pagare la retta? Chi …. vabbè, l’elenco è lungo … fate voi …

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COLLEGAMENTO MORI-ALTO GARDA TRENTINO IN PROJECT FINANCING

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2012 @ 6:52 pm

Detto altrimenti: oh, finalmente! Ero un po’ stanco di leggere e scrivere di crisi e di scandali ed ho volentieri ripreso ad occuparmi di “elementi della ricostruzione” del Sistema Italia.

Il Project Financing (o Project Finance, in ogni caso, PF) …. “Carneade, chi era costui?”…Si chiedeva il Manzoni e Don Abbondio con lui, per indicare un quesito al quale era quasi impossibile dare una risposta… ebbene, queste mie poche righe si propongono informare i non addetti ai lavori.

PF, collaborazione fra pubblico e privato per la realizzazione di un’opera pubblica (ma si può attivare anche fra privati per opere private). Nonostante il nome, il primo esempio di PF non viene dalla finanza inglese, ma da quella romana. Si, romana, di 2000 anni fa, allorquando il Senato Romano si accordò con alcuni “miliardari” dell’epoca: “Voi costruite a vostre spese un nuovo porto o ampliate il vecchio e noi vi lasciamo la concessione gratuita dell’uso di due moli per 99 anni”.

Il Project Financing può tradursi con Finanziamento di un Progetto, in contrapposizione alla Finanziamento di una SpA (SpA che invece potrebbe realizzare molti progetti). La SpA in questione punta sulla bontà di un singolo progetto (opera pubblica) e si dichiara disponibile a progettarlo, finanziarlo, realizzarlo e gestirlo individuando nel reddito che l’opera realizzata produrrà la fonte di ricavi necessari al pareggio dei costi (gestionali, ammortamenti e servizio del debito), oltre, naturalmente, la fonte dei ricavi necessari a generare un certo utile. Quindi, prima di essere “Finanziamento” di un progetto, il Project Financing è una vera e propria “Progettazione Tecnico Finanziaria Gestionale”, per cui l’espressione inglese si potrebbe tradurre anche con la locuzione “Progettazione Finanziabile”.

Il decentramento a livello regionale e comunale di molte attribuzioni dello Stato (ad esempio il trasferimento di 30.000 km di strade statali alle regioni); la trasformazione dei sistemi di gestione dei servizi pubblici locali da finanziari (tanto ho, tanto spendo) in economici (tanto faccio fruttare ciò di cui dispongo); la rarefazione delle disponibilità finanziarie pubbliche (soprattutto a seguito della necessità di frenare la crescita dell’indebitamento pubblico); l’opportunità, oltre che la necessità, di attivare la finanza privata, hanno indotto gli enti pubblici territoriali (e lo Stato) a ricorrere al Project Financing e ad inquadrare questo strumento all’interno di importanti leggi, fra le quali spiccano le numerose “Leggi Merloni” sui pubblici appalti. Utilizzando tali leggi, il privato interviene, proponendo all’ente pubblico la Progettazione (Società Promotore), lo schema di finanziamento (Project Financing), la costruzione dell’opera e la sua successiva gestione (Società di Progetto), almeno per un iniziale congruo periodo. Primo esempio di Società Promotore è la Bre. Be. MI SpA, costituita il 2.2.99 fra i Comuni, le Provincie, le CCIAA, le Associazioni Industriali di Bergamo, Brescia e Milano e Banca Intesa, per la progettazione dell’Autostrada diretta Milano-Brescia (saltando Bergamo): 61 km per (allora) 1.300 miliardi di investimenti, di cui il 25% con fondi privati ed il 75% con finanziamenti bancari. La Bre.Be.Mi si è candidata il 30.6.99 per progettare, costruire e gestire la citata struttura. E’ chiaro che in un’opera del genere, per rimanere nell’esempio, emergono ampi margini di redditività in quanto i diversi Enti Pubblici non pretendono la “remunerazione effettiva del valore della concessione”, cioè il valore strategico delle aree, delle concessioni edilizie, dei Piani Urbanistici. Ed è questo il plusvalore di ogni operazione di Project Financing: il Pubblico valorizza il proprio apporto conferendolo ad un sistema di progettazione, finanziamento, costruzione, e gestione di tipo privato. Il privato, da solo, non potrebbe realizzare l’opera in tempi accettabili, soprattutto per gli adempimenti burocratici ed autorizzativi. Il Pubblico, da solo, avrebbe difficoltà nel finanziarla e nel realizzarla. Insieme si può.

Alberto Pacher

Nel caso trentino, i privati che vinceranno una apposita gara, progetteranno, finanzieranno (parzialmente), realizzeranno e gestiranno l’opera pubblica e riceveranno un canone gestionale e contratti per la relativa manutenzione della tratta realizzata. Questa, per sommi capi, l’anticipazione che il Vice Presidente della PAT Alberto Pacher ha fatto oggi a Riva del Garda relativamente al progettato collegamento Mori-Alto Garda Trentino, in occasione di una importante esposizione rivana odierna (Expo Riva Grand Prix) e ripetuta pochi minuti fa al TG3 Regionale. Resta da vedere se i “canoni” deriveranno dall’applicazione di vere e proprie tariffe (in tal caso il collegamento sarà a pagamento, come una vera e prpria bretella autostradale, il che comporterebbe fra l’altro l’utilizzo del territorio necessario alla realizzazione dei caselli di accessso), o se essi saranno oneri posti direttamente in capo alla Provincia.

Trento, 6 ottobre 2012, ore 19,45. Più tempestivi di così …

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