MOBILITA’ IN TRENTINO – Seconda puntata: la mobilità pedonale all’interno della città

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Novembre, 2012 @ 6:50 am

(prima puntata, 1 novembre ore 15,45)

 Detto altrimenti: non è facile interessare il lettore con questo argomento. Tuttavia ci provo.

Ve ne dico solo una: lo sapevate che l’art. 190 del Codice della Strada, al n. 4, recita così:

“ Ai pedoni è vietato …..omissis … sostando in gruppo sui marciapiedi …. omissis … .causare intralcio al transito normale degli altri pedoni” Al n. 10 si prosegue: ” La violazione di cui sopra comporta la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 24 a euro 94”.

Fra le tante ma soprattutto poche cose da dire su questo tipo di circolazione, mi è parso interessante segnalare quanto sopra.

Il traffico è una strana bestia. Quando noi siamo rallentati da un ingorgo, imprechiamo contro “tutti questi automobilisti … ma non potevano starsene casa?” senza pensare che noi stessi siamo “tutti questi automobilisti” per gli altri che, intorno a noi, hanno l’identico problema nostro.

I pedoni. Quante volte ci è capitato di osservare gruppetti di persone che si fermano a chiaccherare o a salutarsi ostruendo completamente il marciapiede, senza la minima preoccupazione che esistano anche “gli altri”! Il fatto non è bello né lecito, tant’è vero che è sanzionato dal Codice della Strada.

Ma la cosa che più colpisce è l’atteggiamento mentale di chi il problema non se lo pone proprio: egò, egò, egò! Traducendo dal greco: io,. io. io. Ma con il greco viene meglio: ego –ismo; ego-centrismo.

Arrivererci – si fa per dire – alla prossima puntata che riguarderà i pendolari.

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COMPITO A CASA: SCRIVERE 13 PENSIERINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Novembre, 2012 @ 10:01 am

Detto altrimenti: post corto, senza foto

1. Mi ero sbagliato. Scusate. I 90 cacciabombardieri F35 che stiamo acquistando dagli USA non costano 180 o 120 milioni di euro cadauno, ma sembra  “solo” 105 milioni ciascuno. 105 milioni, cioè una somma pari alla somma complessivamente stanziata per gli esodati “riconosciuti” tali. Bè’, allora …

 2. USA: Obama-Romney. Premia di più promettere di quanto non premi l’aver realizzato. Infatti la riconoscenza è la speranza di avere nuovi favori. Questo è il punto debole di Obama.

3. ITALIA: “Non sono riuscito a realizzare i miei programmi per colpa della crisi”. Ma se fino a ieri dicevi che la crisi non esisteva! E poi, un mio vecchio capo ebbe a dirmi. “Lo so che quello che le chiedo è molto, che è difficile da realizzare dati i tempi. Ma se fosse stato facile, non l’avrei assunta” (io comunque quel risultato lo conseguii, n.d.r.).

4. “Spero, promitto e iuro vogliono l’infinito futuro”. Regoletta “latina” circa tre verbi latini che fa rima ma che poi non è del tutto vera. Infatti esiste anche il “Giuro di aver fatto” che richiede di “aver fatto” qualcosa nel passato. Giuro di aver fatto il possibile. Prometto che farò ancora di più. Ma dai, non spergiurare! E niente promesse da marinaio, please …

5. Nelle scuole elementari e medie si iniziano a tenere lezioni di economia (di base, ovviamente). Bene, era ora, così anche tutti i nostri parlamentari impareranno a conoscere – dai loro figli – la differenza fra “deficit” e “indebitamento”.

6. De Benedetti a “Che tempo che fa” ieri sera ha detto che “nella comunista Svizzera esiste l’imposta patrimoniale”. Adottiamola anche noi (n.d.r.).

7. Premio di maggioranza al partito che riceve più voti? Manco a parlarne, afferma un partito in forte calo che cerca di riguadagnare terreno alleandosi con altri. Premio di maggioranza alla coalizione? Manco a parlarne, afferma un partito in forte crescita. Io credo che il premio di maggioranza (così come il quorum nei referendum) sia in ogni caso una forzatura della reale volontà dei cittadini. Il premio di maggioranza (non certo il quorum referendario!) è da adottarsi sull’altare della governabilità. Tuttavia fra i due mali io voto per il male minore e cioè sono a favore della soluzione che forza di meno tale volontà: il premio di maggioranza al singolo partito.

8. Il sistema elettorale USA premia chi ha la maggioranza dei voti dei Grandi Elettori, non quella dei cittadini. Rispecchia un po’ il sistema dei nostri referendum, nei quali, se non si raggiunge il quorum, una maggioranza di cittadini può soccombere di fronte ad una minoranza.

9. Iscrizioni scolastiche: quella agli Istituti tecnici Superiori sopravanzano quelle ai Licei. Evviva, dice taluno. Io dico: evviva ma. I tecnici servono. Ma serve anche una classe dirigente formata e selezionate da licei e università serie, selettive. Non populiste.

10. I guru della politica. Non li condivido. Occorre autorevolezza, non autoritarismo. Occorre capacità di comunicazione intesa come “communis actio”, azione comune, non comunicazione nel senso di “vieni che ti dico come si fa e cosa ho deciso di fare”.

11. I costi della politica. Paghiamola molto, molto meno la politica. Vi si dedicherà solo chi la sente come una missione, non come il mezzo per raggiungere un incredibile sistema di privilegi.

12. Uscire dall’euro e dall’Europa? Una follia. Da sempre siamo stati troppo autoreferenziali. Piuttosto, perché non andiamo all’estero a “vedere come si fa”? Come si fa a pagare le tasse, ad utilizzare le piste ciclabili, a semplificare le procedure burocratiche, a pagare la politica e i super manager a livelli compatibili con il sistema, a non violare la legge attraverso la sua elusione, a rispettare i limiti di velocità delle auto, etc..

13. 1982: Campionati mondiali di calcio. Ero in Germania. Vincemmo noi contro la Germania. Il loro governo cambiò. Non per la sconfitta calcistica. Chiesi ai miei amici tedeschi cosa pensassero del nuovo governo. Mi risposero che avrebbero aspettato i risultati, prima di giudicare. Io rimasi stupito. Noi eravamo abituati a giudicare dalle promesse elettorali.

Ho fatto 13! Evviva! Ora però chiedo una cortesia ai lettori che volessero commentare i miei 13 pensierini. Per favore, citate il numero del pensierino commentato ed utilizzate lo stesso numero di righe. Per chiarezza e par condicio. Grazie.

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SERGIO MARCHIONNE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Novembre, 2012 @ 6:59 am

Detto altrimenti: “ … l’ha detto la televisione …”

Caro Sergio ti scrivo …

Dicono ..., dicono ..., ecchissene ....?

Alla TV dicono: scomparirà la ”Lancia”. Dicono che l’hai detto tu, ma io spero che sia come quel gioco da ragazzini … sai, Sergio, quello nel quale ognuno sussurra una parola segreta nell’orecchio del vicino e così via, sino a che al penultimo la parola originaria giunge storpiata, la pronuncia ad alta voce e l’ultimo deve indovinare quella originale. Dicono che hai detto che l’auto Lancia non ha più appeal. Dicono. Io spero che la parola iniziale, quella originale, sia stata ben diversa. Spes ultima dea.

Appia terza serie

Perché? Lancia? Un mito! Io, classe ’44, ricordo che quando avevo sette- otto anni, chi possedeva una Lancia era considerato un vero signore. L’Appia prima, seconda e terza serie, quelle con le portiere “a libro”. Poi la Fulvia, la Flavia 1500, 1800 e 2000! Per onestà, un po’ meno azzeccata la Beta, ma quella era una Fiat travestita da Lancia. Per non parlare invece, a buona ragione, delle “”inarrivabili”, l’Aurelia B24 del Sorpasso e la Flaminia del Presidente della Repubblica, still going strong.

Flavia 1800

La prima Lancia che ebbi fu una Flavia berlina 1800 grigio topo, interni in pelle vinaccia. Tanto acciaio. Cambio al volante. Guida a sinistra. Entrarvi pareva di entrare in un salotto elegante. Successivamente ebbi ben quattro Thema, una Kappa ed ora, da vecchietto pensionato, una Lybra SW diesel. Ecco, ora che sai che sono un lancista, non puoi esimerti dall’ascoltarmi.

Fulvia Zagato

Ha perso appeal, dici. Peccato che tu non abbia fatto gran che per conservarglielo. Guarda la VW: se indovina un modello, e ne indovina tanti, mantiene immutato il nome negli anni: Golf, Passat, tanto per citarne alcuni. E tu non hai “sfruttato” il fascino ed il successo commerciale di nomi come Fulvia, Fulvia Coupè, Fulvia Coupè Zagato (“lo squalo, ricordi?), Flavia, Thema. Solo ora, sul viale del tramonto, hai rispolverato il nome Flavia ma mentre ci aspettavamo una berlina, lo hai attribuito ad una decapottabile. La Thema, poi … un vero successo! Ed ecco, allora abbandoniamo il nome ed il modello e “allarghiamoci” sulla Kappa, in un settore molto “affollato” da Mercedes, BMW e Audi, un settore che non è il “nostro”. Ma chi ti ha consigliato queste mosse? Sicuramente lo avrai esodato! La Thema … poi te ne sei accorto, ed ecco la nuova Thema: a mio avviso l’è sta pezo ‘l tacon del bus, peggio la pezza (che ci hai messo) del buco …. Cioè, peggio il rimedio del male, tanto sarebbe valso tenersi la Kappa, applicarle un bel restyling e chiamarla Thema. Infatti la nuova … bè, lasciamo perdere. Spero solo che tu non abbia problemi con i vecchi gangster di Chicago il cui modello di auto hai plagiato. Ma già, tu bazzichi Detroit, non Chicago …

Si, la mia ... colore originale, nocciola

Con i Tedeschi e i Giapponesi è difficile competere, ma l’Italian Style è sempre vincente, sarebbe bastato non tradirlo. Guarda la Vespa. Famosa nel mondo. Copiata dai Giapponesi. Ma lei è insostituibile. La Piaggio ha ricominciato a fabbricarla sul modello vecchio, solo i freni sono migliori. Alcune hanno la messa in moto elettrica. Ma lo stile, il concetto di base è quello. Io ho una PX 150 di 31 anni con 15.000 km reali. Quando la guido, la gente si volta a guardarla … Italian style dicevo. Ma… e i  Tedeschi e i Giapponesi … si diceva? Bè, se sei bravo nello sci, non gareggiare con un campione di tennis. Ofelè fa ‘l to’ mestè, dicono a Milano. Cosa? Devo tradurre la frase? Ok, “pasticcere fa il tuo mestiere” cioè ognuno faccia il proprio mestiere. Ed allora, dovevi insistere con l’Italian Style che sicuramente, nel suo ambito, avrebbe mantenuta integra la sua nicchia.

Ma che sto dicendo? Infatti anch’io devo fare il mio mestiere, che non è il tuo. Infatti, come posso pretendere io pretendere di criticare un Maestro del settore automobilistico par tuo? Scusami, il mio è solo lo sfogo di un nostalgico. Ma però (lo so che non si dice “ma però”, ma almeno richiamo l’attenzione del lettore!), ma però c’è dell’altro. Infatti …

Alla TV dicono anche un’altra cosa: 19? Ma non ci posso credere …, io ero rimasto a 20 …. 20 miliardi di investimenti in Italia e ora mi trovo di fronte a 19 licenziamenti! Però, se almeno ne licenziavi 20, era cifra tonda. Ora, dico io, si fa così? Dice … ma la Fiom si comporta male. Ok, ma se uno ti sorpassa con una manovra azzardata, tu che fai? Per “punirlo” … lo tamponi?

Alla TV qualcuno ieri sera ha detto che per realizzare una nuova fabbrica occorre un miliardo. Con 20 milioni avresti potuto realizzarne addirittura 20 di fabbriche.

Alla TV quello stesso qualcuno ha detto che sei stato bravo: a fronte di ogni operaio che ti hanno costretto a riassumere, ne hai licenziato solo uno, e non dieci (perchè mai non 20? N.d.r.).

Alla TV dicono che Valletta guadagnava 20 volte la paga di un operaio (e tu? 20 volte anche tu, 20 volte la paga di Valletta, a valori rivalutati, ovviamente!  N.d.r.).

Alla TV dicono che sei residente a Lugano, al n. 20 di Via …(non indicata in ossequio alla privacy)

Alla TV dicono che la VW sta per lanciare 20 nuovi modelli (e tu? Che dici?  “Lasciamoli sfogare?” N.d.r.)

20 … 20 … si vede che 20 è il tuo numero.

Alla TV …  alla TV, ma insomma, basta! Mica si può mica credere a tutto quello che dicono alla TV, eccheccavolo!

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COMUNITA’ DI VALLE TRENTINE – CDV, viste da un’ottica manageriale

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Novembre, 2012 @ 2:06 pm

Detto altrimenti: i miei lettori sanno che alterno post “sacri” a post “profani. Il precenbete era “profano” Questo è “sacro”. Riguarda cioè la geopolitica amministrativa del nostro territorio, il Trentino. “Nostro” … infatti il mega blog che ospita il mio piccolo blog si chiama “Trentoblog”, non a caso …

Lettera al Direttore (di un quotidiano locale) 

Pregiatissimo Direttore, l’invito che ho ricevuto dalla Comunità di Valle Altogarda e Ledro a partecipare ad una due giorni di Formazione Territoriale Integrata, alla quale non potrò partecipare, mi stimola comunque ad esporLe la lettura che io ho della materia, affrontando gli aspetti istituzionali e di metodo e non di contenuto.

Il nome. Le parole sono macigni, scriveva Don Milani in “Lettera ad una professoressa”. ”Comunità”, “Unione delle Comunità di Valle Trentine”, “Unione delle Comunità Autonome del Trentino” … Soprattutto di questi ultimi tempi ed ancor più nei prossimi, il termine “Comunità” è molto meglio  del termine “Provincia”. Infatti, quando ci si esprime a voce, spesso il tono adottato conta più delle parole. E quando si scrive, le parole adottate contano se non di più almeno quanto i contenuti.

In periodi di crescita di decentra, in fasi recessive si accentra. Questa regola è sperimentata ampiamente in ogni settore, in ogni epoca. Ebbene, le CDV rappresentano un decentramento dalla Provincia verso loro stesse. Data la regola enunciata, ciò sembrerebbe sbagliato, se non vi fosse in parallelo un accentramento verso le CDV da parte dei Comuni. Ingegneria politica? Marchingegno machiavellico? Niente di tutto questo. Piuttosto, real Politik, moeglikeit Politik, la politica del reale, del possibile. Se sarà anche politica del conveniente lo vedremo dai risultati.

Comunicazione? Communis actio, azione comune! In una disputa fra due tesi, A e B, le soluzioni sono tre: la B; la B; quella giusta. Se partiamo da questo presupposto, ognuno di noi contribuirà al bene della nostra terra non con il portare argomenti alla propria fazione di favorevoli o contrari, bensì offrendo il contributo della propria esperienza a vantaggio di tutti.

Visione (politica) d’insieme e percezione (operativa) sensoriale del contingente: aumentando l’una, diminuisce l’altra e viceversa. Io ho maturato una lunga e diversificata esperienza sui problemi delle società capogruppo (STET; Siemens Italia; l’ISA del Kessler; Marangoni) e dei loro rapporti con le società partecipate. Ora, è pur vero che le CDV non sono “azioniste” dei Comuni; è pur vero che una cosa è parlare di SpA e altra è parlare di istituzioni pubbliche, tuttavia il confronto delle diverse posizioni CDV “si”, “no”, “come”, mi richiama alla mente il contrapporsi dei responsabili della Finanza Centrale di Gruppo con i Responsabili della Finanza delle singole società operative.

 Ciò premesso, mi permetto di sottoporLe sei brevi sottolineature

1. Certe funzioni possono essere bene svolte solo a livello di gruppo. Provate a gestire la finanza di Gruppo da una posizione “non di Gruppo”, ad esempio, provate a gestire il rischio di cambio (cioè il rischio insito nelle oscillazioni dei cambi delle valute) a livello di Gruppo senza riportare la funzione a livello di Gruppo. Non ci riuscirete.

2. Le funzioni centrali sono credibili ed accettate dall’intero sistema se a gestirle sono chiamati uomini che provengono e/o fanno parte delle società del Gruppo.

3. Quando un sistema (quello dei vecchi Comprensori) non funziona, costa meno crearne uno nuovo piuttosto che cercare di riparare il vecchio.

4. Le economie di scala intercomunali possono meglio realizzarsi attraverso l’azione di un organismo responsabile della loro catalizzazione, salvo adottare di volta in volta le forme tecniche più idonee, rispettando ciò che di buono in questa direzione sia già stato eventualmente realizzato all’interno della nuova istituzione di coordinamento.

5. Non è detto che i “bacini funzionali d’utenza” che dovrebbero indurre i Comuni interessati ad aggregarsi funzionalmente, corrispondano alla operata divisione del territorio provinciale nelle CDV esistenti.

6. “De jure condendo” le CDV dovrebbero essere gestite dai Sindaci dei Comuni della Comunità. Nei loro organismi di governo dovrebbero ben essere presenti anche rappresentanti nominati dalla Provincia, senza diritto di voto ma con funzione di coordinamento (Presidenza non operativa?), di sintesi e di raccordo fra i vari soggetti coinvolti: i Comuni, le Comunità di Valle confinanti, la Provincia. I singoli progetti intercomunali collegialmente individuati (come maggiormente urgenti e/o prioritariamente finanziabili dalla provincia) dovrebbero essere coordinati di volta in volta da un Comune Capo Progetto, scelto fra quelli più esperti e sperimentati in ciascuna specifica materia.

La ringrazio e La saluto cordialmente
Riccardo Lucatti

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IL TRENTINO: BELLO ANCHE FUORI STAGIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2012 @ 4:53 pm

Anni '60. Iniziava così e poi ... tutto rosso!

Detto altrimenti: una breve gita, quasi improvvisata


Era tanto che non ci andavo, al Lago di Tovel. Ho voluto andare a salutarlo, prima delle “grandi nevicate” che si preannunciano per quest’anno.

Per i non Trentini, provenendo da sud, uscite dall’autostrada del Brennero a Trento sud, imboccate la superstrada verso nord, direzione Val di Non.

Ottobre 2012

Poco dopo il termine della quale, sempre in direzione nord, troverete segnalato il bivio Lago di Tovel. Da Trento, circa 50 minuti. E’ già splendida la valle che dal paese di Tuenno conduce al lago, a circa 1180 metri di altitudine, nel territorio del Comune di Tuenno, nel Parco Naturale Adamello Brenta.

Novembre 2012: Maria Teresa, Pia, il Lago di Tovel, le Dolomiti di Brenta

 

Infatti siamo a ridosso delle propaggini nord del Gruppo Dolomitico del Brenta. Fino alla metà degli anno 60, un’alga, la glenodium sanguineum, durante la stagione calda colorava di un rosso intenso le sue acque (foto di repertorio). Ora l’alga continua ad essere presente, ma “non ce la fa più”. Peccato.

Novembre 2012: comunque, un po' di rosso c'è sempre!

In ogni caso Tovel è sempre splendido. In ogni stagione. Io ve ne lascio qui qualche testimonianza, di come era negli anni ’60, di come era nell’ottobre appena trascorso  e di come l’ho trovato oggi , 3 novembre (3 foto di Edoardo Pellegrini) dopo le recenti nevicate dei giorni scorsi: un po’ malinconico, un po’ misterioso, affascinante sempre.

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MOSCA – VLADIVOSTOK

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2012 @ 8:30 am

Detto altrimenti: molto di più che la “Transiberiana”


Alle scuole medie ci hanno insegnato …. sapete ragazzi, questa ferrovia attraversa tutta la Russia, migliaia di km … Ma non basta. Quanti di voi hanno presente che Vladivostok si trova ad una latitudine minore della Costa Azzurra (cioè è più vicina all’equatore edi quanto non lo sia la Costa Azzurra), ma che, nonostante ciò, nonostante la latidudine, Vladivostok e ancor più le vivine vallate dei fiume Amur ed Ussuri sono “Siberia” e in inverno vi si raggiungono temperature di -30, -40 gradi? Quanti che la città è più vicina all’Australia che a Mosca? Quanti che la città si trova in un cuneo di Russia fra le propaggini della Corea del Nord e della Cina, di fronte alle isole settentrionali (Hokkaiddo) del Giappone e di fronte alla famigerata isola prigione russa staliniana di Sachalin?

No, non voglio impartirvi una lezione di geografia o di geopolitica. Il fatto è che ho letto un libro “importante” dal titolo “La tigre” di John Vaillant, Ed. Einaudi. La tigre, la tigre siberiana, coda compresa (lft, lunghezza fuori tutto, si direbbe con termine nautico) può arrivare a 4,5 metri. Altezza anche 1 metro, peso sino a 300 kg. La testa ha le dimensioni di un torace di uomo adulto. La coda, quella di un nostro braccio. La zampa lascia sulla neve un’orma pari ad un “Borsalino”. Da ferma, salta in alto sino a tre metri o scavalca d’un balzo una strada statale. Pensate, un cane pittbull alle mascelle esprime una forza pari a 500 kg. Ora immaginate un pittbull di 300 kg! Le mascelle della tigre sviluppano una pressione di 70 kg/cm quadrato! Fate voi …

Ma non è delle tigri che voglio parlarvi, ma della Russia, la quale nei confronti dei suoi abitanti è stata una vera tigre siberiana, stritolandoli, sbriciolandone le ossa come se fossero biscotti per neonati. Prima con gli Zar, poi con lo stalinismo con i suoi genocidi di massa, poi con l’oscurantismo dei vari “muri di Berlino” esterni ed interni, ed infine con i Nuovi Zar, gli arricchiti, i predatori dei beni comuni, gente che in pochi anni ha costituito un club di 19 persone che figurano fra le 100 più ricche della terra.

Tutto questo visto da una città e soprattutto dai paesi della zona, distanti 9000 km da Mosca, da paesi, o meglio, dai piccoli villaggi sorti ai bordi della taiga, la foresta siberiana, casa della tigre, appunto.

Non c’è mai stata fine al peggio, per quella gente. Il libro lo descrive bene. Si, c’è anche una trama, ma non è un romanzo, è una storia vera. Ma la trama è un po’ come il tronco abbastanza spoglio dal quale si dipartono rami rigogliosi: la descrizione della flora, della fauna e del clima della zona, l’analisi della “psicologia” delle tigri siberiane, la descrizione della foresta, della vita di chi ne trae sostentamento ma soprattutto la rappresentazione di come le evoluzioni (se di evoluzioni si può parlare, visto che normalmente al termine si attribuisce un significato positivo!) della politica centrale di Mosca abbiano influito soprattutto negativamente sulla vita già durissima e primordiale di quelle popolazioni. Ma non basta. Quelle zone di confine, dimenticate dalla madrepatria, sono state “colonizzate” e depredate da una sorta di moderno imperialismo, quello cinese, che le ha spogliate di tutto: delle foreste, delle tigri … di tutto. Tuttavia ora pare che Mosca si sia ricordata di questo suo confine …

Il sottotitolo del libro recita: “Un’avventura siberiana di vendetta e di sopravvivenza”. Ora, se per una tigre ferita può ben essere anche “vendetta”, per le popolazioni ferite dalla Madre Russia più che di vendetta parlerei di “rivalsa”, di “necessario e giusto riequlibrio”, di “risarcimento dei danni subiti”. Sopravvivenza, invece, va bene per tutti i due: per la tigre e per la gente della Siberia.

Perchè ho voluto scrivere questo post subito dopo quello “anti-Mitt Romney”? E’ semplice, per una questione di “par condicio!”

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A MITT ROMNEY

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2012 @ 10:00 am

Detto altrimenti: “Come l’Italia? Certo, se non fate i bravi, se non votate per me, diventerete come l’Italia!”

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Eh no, Caro Mitt, se io fossi americano,  waere Ich nicht mit Mitt sein, io non starei con Mitt! Gli Americani. Per carità, vi sono grato perché senza di voi forse la seconda guerra mondiale …. Quindi, per questo, grazie! In ogni caso è innegabile che anche voi avevate il vostro bravo interesse a fermare e vincere la guerra al di fuori del vostro continente. E poi, quei Giapponesi e quei Tedeschi! Se avessero vinto loro la Coca Cola a la bomba atomica l’avrebbero fatta loro …

Caracca oceanica

Mitt, dai … lascia stare l’Italia … Già, perché innanzi tutto la “tua” America te l’abbiamo scoperta noi. Mica ci sei andato tu su una caravella verso l’ignoto, che poi le tre caravelle di Colombo erano una caracca (la Santa Maria) e due sole caravelle, la Pinta e la Nina. Tanto per la precisione, sai, io sono un velista!. E poi tu, dai … che nel tuo Paese la cosa più vecchia che avete sono le pantofole della nonna! Dai, che la Grecia e l’Italia sono state la culla della civiltà mondiale occidentale! Un po’ di rispetto, diamine!

Renato Pozzetto some years ago

Si, è vero, ora l’Europa è un po’ in crisi, “fra i quali” (direbbe Renato Pozzetto, non lo conosci? Male, male …) anche l’Italia. Non lo nego: Abbiamo problemi morali, finanziari ed economici. Quelli morali ognuno si prenda cura dei suoi. Voi i vostri li avete risolti al tempo della strage dei cattivi indiani che assaltavano le diligenze ma che per fortuna “arrivavano i nostri” a sciabolarli e che tutti i ragazzi nei nostri cinema parrocchiali – anni ’50 – saltavano esultanti sulle sedie e che però i nostri  parroci (tutti “repubblicani”) tagliavano la pellicola se due innamorati si baciavano sulla bocca. I vostri problemi morali li avete risolti anche in Vietnam, a Guantanamo etc.. Quindi è inutile che io insista oltre.

Dio ce ne scampi!

Quelli economici quindi finanziari? Mapperlamorddiddio! Sin dai tempi del’  “incidente” (?) nel quale morì Enrico Mattei avete dimostrato la vostra apertura verso di noi quanto alla disponibilità delle risorse energetiche, le uniche in allora, cioè il petrolio. E la finanza, poi, dai … che dire? Con le vostre agenzie di rating fate il bello ed il cattivo tempo, ed il bello lo fate anche se dopo una settimana viene una tempesta (Parmalat e le vostre belle banche cui avete dato AAAAA o forse anche qualche A di più, dai, non facciamo i tirchi … e poi dopo una settimana sono fallite!). Sai come si dice qui da noi? “Cui prodest”…ah già che tu non sai il latino … te la traduco … l’espressione vuol dire “ a chi giova tutto ciò?”. A pensar male … gli Italiani che mi stanno leggendo mi capiscono. A tuo esclusivo vantaggio completo la frase: “A pensar male … si fa peccato ma si indovina”.

Ora però noi in Europa costituiamo la ERA – European Rating Agency (il cui motto sarà “ERA ORA”) con il solo compito di valutare le tue agenzie di rating. E vi ciulliamo, una buona volta! E i vostri mutui sub prime? Qualche tua banca è fallita, eppure tu avevi insegnato loro come si fa a non fallire, ma non tutte ti hanno ascoltato. Avevi detto loro: si fa così, la banca n. 1 manda in giro i suoi scagnozzi a erogare mutui con garanzia ipotecaria anche a chi non ne aveva bisogno e/o non aveva la possibilità di pagare le rate. Raggiunto un bel pacchetto di mutui, la banca n. 1, che ha erogato 1.000, vende il pacchetto alla banca n. 2 per 1005. La banca n. 2 incrementa in pacchetto di 200 ed alla fine ha pagato 1000+5+200 = 1205. Essa vende il tutto alla banca n. 3 per 1215. E così via, l’ultima banca, per non restare con il cerino acceso in mano, “cartolarizza” il pacchettone finale che nel frattempo ha raggiunto quota 5000, cioè lo fraziona in 1000 titoli di credito da 5 cadauno che vende a 1000 piccoli risparmiatori. Poi i debitori originari non pagano le rate, le loro case vengono pignorate e messe all’asta, nessuno se le compera. I debitori originari perdono la casa. I creditori finali perdono i loro risparmi. Le tue banche, quelle brave, quelle che ti hanno dato retta, hanno “guadagnato” (guadagnato?). Mi domando: ma perché tutte le tue banche non ti hanno dato retta?

Giorgio Napolitano

Caro Mitt, è vero, noi abbiamo avuto Silvio, ma consentimi, allora io sull’altro piatto della bilancia io ci metto un Giorgio Napolitano, un Giorgio La Pira, un Alcide Degasperi, un Aldo Moro – scegli tu – e poi vediamo da che parte pende la bilancia!

Come l’Italia. No, non ci diventerete mai! Mai perché i barconi del terzo mondo non riusciranno mai a traversare i due oceani che vi proteggono. Da noi si, ci riescono, e noi li accogliamo. Chi dice bene, chi dice male, ma in tanto noi ci facciamo carico delle conseguenze negative di un imperialismo militare ed economico che è stato anche nostro, solo da ultimo però, in minima parte e che poi nemmeno ci siamo riusciti … mentre la maggiore responsabilità è dei seguenti Paesi, nell’ordine: ……… No. non li elenco per non gettare benzina sul fuoco. Se vuoi ripassare questa parte di storia, ti suggerisco la lettura di un bel libro, scritto da un tuo professore universitario, Daniel R. Headrick, dell’Università di Chicago (USA): “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo” Ed. Il Mulino, €20,00, US$ … non conosco il cambio di oggi.

Il Professor D. R. Headrick

Headrick non è “un comunista”, né un negro, né “un Italiano”. Italiano? Per quanto … anche Cristoforo Colombo, Enrico Fermi, Fiorello la Guardia,  Antonio Meucci (Antonio Santi Giuseppe Meucci Firenze, 13 aprile 1808 – Staten Island, 18 ottobre 1889, “quello che” Bell gli ha rubato il brevetto) erano Italiani, o no?

Luciano Canfora

Un’ultima cosa. Lì da voi i democratici si chiamano così perché sono democratici. E i tuoi “repubblicani” forse anelano ad una “repubblica non democratica”? Fammi capire. Infatti poiché le Repubbliche da che mondo è mondo, dovrebbero essere democratiche (leggiti riguardo “La Grecia di Atene” di Luciano Canfora, un altro italiano, ma insomma…. Dirai tu. Chissà se lo hanno tradotto in inglese .. pardon … in americano) o me lo spieghi o cambiate il nome al partito.

Dai, Eccellenza …

… non mi stare in cagnesco
per questi pochi scherzucci di dozzina,
non mi gabellare per anti USA
perché metto i birboni alla berlina …

Non la conosci la poesia? E’ “Sant’Ambrogio” di Giuseppe Giusti. Un altro Italiano … ! Cheppalle!

Comunque, come si fa qui dalle nostre parti a un pescatore o a un cacciatore che sta per andare a pesca o a caccia, per la tua elezione che dirti  se non “Auguri, Mitt! Auguri!”

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A SILVIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2012 @ 8:28 am

Detto altrimenti. Ganz kurz … proprio corto, questo post!

Silvio, annata 1994

Silvio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieto e pensoso, il limitare
d’agon politico salivi?

Silvio (edizione 1994, non 1984, quello era Orwell … però … a pensarci bene …) fra le tante, tantissime promesse, dai, almeno una mantienila: dì al tuo successore che se non riduce a 300 i deputati e a 150 i senatori gli togli la fiducia!

Più corto di così, un post, cosa volete mai?

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MOBILITA’ IN TRENTINO – Prima puntata: la sosta delle auto, magari attivando le Comunità di Valle

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2012 @ 3:45 pm

Prima puntata? Già perché in post separati ed eventualmente anche in modo “raggruppato” tratterò per alcuni singoli aspetti i seguenti diversi tipi di mobilità:

Costruzione di un parcheggio interrato

1. delle auto sul territorio provinciale (prima puntata, cioè questa)
2. pedonale all’interno della città 3..dei lavoratori pendolari
4. autostradale
5. ferroviaria
6. intermodale
7. aerea
8. sciatoria
9. ciclistica
10. velica

Le auto passano il 90% della loro vita ferme, posteggiate …

… quindi, apparentemente in modo paradossale, se vuoi muoverti bene, devi potere disporre di ottimo sistemi di sosta e parcheggio. E’ un po’ come il vecchio si vis pacem para bellum …

… ed allora parliamo dei sistemi della sosta e del parcheggio!

Al riguardo, anche qui il primo problema – nella maggior parte dei casi – non è la costruzione di nuove strutture di parcheggio – peraltro talvolta necessarie – o l’ampliamento indiscriminato delle aree di sosta a pagamento su strada, ma è un corretto sistema di informazione interattiva fra un sistema centralizzato delle infrastrutture esistenti e l’utenza, oltre che l’adozione di una politica tariffaria ragionata.

Il che spesso non avviene, quindi abbiamo spazio per operare, per migliorare. Due esempi? In un Comune il Sindaco “ordina” alla propria società comunale della mobilità di rendere gratuita la prima ora di sosta all’interno di un importante e centrale parcheggio interrato, senza tener conto che i ricavi della società derivano soprattutto dalla prima ora di sosta. Oppure, una società della mobilità impianta lungo le strade di accesso alla città cartelli elettronici per indicare la disponibilità dei posti auto solo nelle “proprie” strutture e non anche in quelle gestite da altri ma ugualmente importanti per l’utenza soprattutto turistica, per di più senza indicare la via di accesso e la distanza delle strutture da ogni cartello indicatore.

Sono stato recentemente in Veneto (5 milioni di abitanti), a Milano (1,7 milioni), a Roma (2,7 milioni) e a Parigi (2,2 milioni)

Parigi: accesso ad una stazione del metro

In Veneto ogni pochi km entri in un Comune diverso, ognuno dei quali ha tariffe della sosta diverse e parcometri diversi. A Milano e a Roma, l’80% dei parcheggi è sulla superficie ed il 20% interrato. A Parigi, il contrario! A Parigi, vi sono 16 linee di metropolitana, molte di bus, una funicolare (Montmartre). Tutto utilizzabile con un unico biglietto o abbonamento (per 3 giorni ho speso solo €21,5!). A Parigi, la massa della popolazione e dei turisti utilizza mezzi pubblici. Sulle strade non ho visto alcun ingorgo (!) il che significa che se vuoi puoi anche utilizzare la tua auto o il taxi senza passare mezza giornata bloccato nel traffico.

E in Trentino? Attivare le Comunità di Valle per servizi comunali della mobilità accorpati in un unico servizio intercomunale?

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Infatti anche qui da noi abbiamo tanti Comuni, tante tariffe, tanti soggetti gestori. A causa della recessione, stiamo assistendo ad un sempre minor utilizzo delle aree blu di sosta di superficie, i cui ricavi sostengono l’equilibrio economico dei sistemi in struttura e potrebbero cofinanziare la realizzazione di nuove strutture interrate. Diminuiscono i ricavi del servizio. Quindi occorre diminuire i costi e nello stesso tempo razionalizzare l’organizzazione del servizio offerto all’utenza residente e turistica, evitando di aumentare i costosi investimenti in nuove strutture. Vengo al dunque. Quanti siamo qui in Trentino? Poco più di 500.000. Circa il doppio nell’intera regione. Orbene, a vantaggio dell’intera popolazione provinciale e a vantaggio dei suoi turisti (ma il discorso può essere automaticamente esteso alla regione) ecco la …

… prima fase del progetto

A livello provinciale/regionale si può organizzare un unico sistema di bigliettazione, nel senso di creare biglietti e tessere utilizzabili da residenti e turisti anche a tarfiffe differenziate, indifferentemente in qualunque area di sosta o struttura di sosta e parcheggio della provincia, assistendo il tutto attraverso un unico Gruppo di Acquisto Centralizzato delle apparecchiature ed un unico sistema centralizzato di telegestione, telecontrollo e assistenza tecnica, il quale gestisca anche l’indirizzamento delle auto verso le più idonee aree di sosta. Tutto ciò lasciando ciascun Comune e ciascuna società privata del settore libera di stabilire le proprie tariffe e garantendo a tutti la massima sicurezza nella trasparenza e legalità (fiscale) nella gestione del denaro contante!

I vantaggi della soluzione proposta

Un centrale di telegestione e telecontrollo

Risparmio nell’acquisto delle apparecchiature; minori costi gestionali; minori investimenti in nuove infrastrutture; maggiore comodità nell’uso del servizio per residenti e turisti; migliore efficacia del servizio; minore traffico indotto dalla ricerca del posteggio; migliore immagine del territorio trasmessa all’esterno; massima garanzia del rispetto delle prescrizioni fiscali.

Già, perché accade anche questo … non qui in Trentino, per carità … Io stesso ho avuto modo di constatare in una grande città di altra regione nemmeno confinante con la nostra, chiamato come fui da quel Sindaco a “fare pulizia”, come molta parte dell’incasso della sosta non fosse registrato, “ a vantaggio” della creazione da parte del gestore di fondi neri.

Seconda fase del progetto

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E dopo che questo nuovo Sistema Pubblico sia stato attivato, magari sotto forma di SpA intercomunale, la SpA stessa – dopo che sia stata legata ai Comuni Azionisti da solidi contratti di gestione – potrebbe essere privatizzata in senso anglosassone del termine e cioè potrebbe essere venduta ai cittadini della provincia/regione e non ad un imprenditore. Infatti “privatizzare” in inglese (e in americano) si traduce con “to go public” cioè, andare verso il pubblico. In tal modo essa, società locale, avvalendosi del collegamento alla rete in fibre ottiche o internet, essendo interamenre privata, potrebbe liberamente operare anche fuori provincia/regione, stipulando contratti di gestione anche con realtà esterne, aumentando in tal modo il proprio fatturato ed utile a vantaggio del proprio territorio e dei propri azionisti d’origine e attuali (ad azionariato diffuso), cioè sempre a vantaggio di soggetti locali.

E le Comunità di Valle, che c’azzeccano?

C’azzeccano … c’azzeccano … magari facendosi pre-coagulatori dei “propri” Comuni … Soprattutto se ora – come sta avvenendo per le provincie nazionali – pare che a gestirle saranno i Sindaci dei Comuni partecipanti.

E quindi, e poi, ed allora …

E quindi, se non ora, quando? E poi, perché no? Ed allora, mi permetto di sollecitare commenti, critiche, opinioni diverse, condivisioni. Grazie.

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CREDITI DI CASSA E CREDITI DI FIRMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Novembre, 2012 @ 7:55 am

Detto altrimenti: finanziamento a case da gioco e a partiti politici

Credito di cassa: quando la banca o altro soggetto ti presta denari.
Credito di firma: quando qualcuno appone la sua firma o concede altre forme di garanzia, a garanzia di un prestito di cassa concessoti da altri.

Un banca ... a caso (?)

Corsera 31 ottobre 2012, pag. 26. Si apprende che nel 2010 il governo (Tremonti? Il suo consigliere On. Deputato Avv. Marco Milanese?) stabilì che le concessioni del Ministero delle Finanze ad esercitare il gioco d’azzardo potevano essere date alle banche a garanzia di loro crediti di cassa a favore della stesse case da giuoco. Su queste basi di garanzia, successivamente una banca erogò 145 milioni di euro alla Società Atlantis del Signor Corallo (se ricercate fra i miei post, troverete alcune interessanti notizie su questi bei soggetti). Oggi il presidente di quella banca è indagato ed è agli arresti domiciliari per associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e alla corruzione privata. Si tratta di tangenti per 5,7 milioni di euro.  A Milanese si chiede poi – fra l’altro – come mai le prenotazioni di auto e hotel a Montecarlo per assistere al Gran Premio di Formula Uno siano state fatte dalla segretaria di Corallo e non a suo nome e per suo conto dall’ufficio viaggi della Camera. Traduciamo: il cittadino lavora e talvolta risparmia denaro. lo versa in banca. La banca lo presta a chi gli “vende” il gioco d’azzardo. E’ un po’ come se noi cittadini con i nostri risparmi finanziassimo i commercianti di droga per i loro approvvigionamenti all’ingrosso in Colombia, per la successiva vendita al minuto della stessa ai nostri figli. Lo so, la mia è un’esagerazione, ci mancherebbe altro! Era solo per cercare di capirsi …

Tranquilla, banca! Eventualmente "ghe pensi mi!"

Il segretario di un primario partito politico ebbe a dire in TV: “Il nostro presidente rilascia fidejussioni alla banche le quali anticipano al partito il denaro necessario” (tanto poi arrivano dallo Stato rimborsi multipli di quanto sia stato necessario, n.d.r.). Al riguardo, mi domando:
• si tratta di un credito (sia pure “di firma”) lecito oppure di un credito al di fuori delle purtroppo pur troppo generose previsioni di legge?
• Chi rilascia le fidejusssioni, percepisce poi una commissione?
• Questa illimitata disponibilità “anticipata” non fomenta poi la spesa facile?
• A quale tasso la banca eroga le sue anticipazioni?

Infatti non vorrei che questa operazione fosse un affare per tutti … tutti loro, s’intende, tranne che per tutti i cittadini contribuenti e per tutti gli altri partiti …

A pensar male …

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