UN POST NON PREPARATO: Il CORO “AMICIZIA” DI VOLANO (Trento)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2012 @ 9:40 pm

Detto altrimenti: inaspettatamente, oggi pomeriggio, alla S. Messa al Santuario delle Grazie, in Arco …

Avvento. Il Santuario è sempre molto frequentato, sarà sicuramente per la devozione alla Madonna, e poi per la simpatia dei Frati Francescani, forse anche un po’ per l’ampio posteggio, motivi spirituali e laici concorrono a richiamare i fedeli. Oggi, un regalo. Durante la Messa (ma soprattutto dopo) un coro, il “Coro Amicizia Volano” di Volano, appunto, un paese della sinistra Adige, poco a nord di Rovereto, ha regalato a tutti noi momenti di elevazione spirituale e musicale. Non ero preparato per una recensione. Qualche foto con il telefonino e niente di più. Ma ho sentito il bisogno – anche per questa via – di ringraziare il Direttore del Coro, Maestro Tarcisio Tovazzi (Direttore operativo alla pianola) tutti i coristi e i Frati di questo grande regalo che ci hanno offerto.

Il momento ha interrotto una giornata per altro assolutamente “tesa” per la imminente crisi di governo. Non voglio mescolare il sacro con il profano, ma le due cose mi sono cascate addosso tra capo e collo proprio oggi, nello stesso giorno. E mentre il coro intona  “luce dona alle menti, pace infondi nei cuor” pare che in alcune menti la luce proprio non riesca ad arrivare … e conseguentemente ciò impedisce alla pace di essere infusa nel nostro cuore.

Ma restiamo in argomento. Il repertorio. Nuovo, in buona parte, almeno per me. Internazionale, ad esempio con canti peruviani (Cancion de cuna), argentino (El Nascimiento).  Ottime le voci soliste, maschili e femminili. La direzione, poi, fatta con il cuore! Preannunciata dall’esigenza di non applaudire l’esecuzione del canto precedente, dal silenzio emerge Stille Nacth: in tedesco e in italiano. E qui i brividi e le lacrime hanno assalito tutto l’uditorio. Io poi ho ripensato ad una poesia, al S. Ambrogio del Giusti, là dove si racconta del canto che ha invaso la Chiesa, alla struggente malinconia, alla “nostalgia”, al dolore-desiderio del ritorno. Ritorno a casa per i soldati austriaci di stanza nella ostile occupata Milano, ritorno alla serietà, alla responsabilità, alla speranza di un futuro per tutti noi.

Quale contrasto, fra l’impegno, la delicatezza, il dono che il Coro ci ha fatto e le notizie della e dalla politica. Due mondi. Uno, tutto sensibilità, dedizione, attenzione al “bene comune”, bene comune fatto anche del regalo di una armonia che da esteriore diventa anche interiore. L’altro mondo, fatto di irresponsabilità e  violenza. Violenza alle parole ed alle persone. Alle parole. Mi piace ricordare Don Milani: “le parole sono pietre”. E le parole dei canti del coro sono pietre su cui fondare la nostra Ri-Nascita Natalizia: un Natale che sia la Ri-Nascita non solo del Bambinello, ma della Coscienza e della Speranza in ognuno di noi. Le altre, quelle “politiche” sono pietre scagliate contro  questa Ri-Nascita.

Termino ringraziando ancora una volta gli organizzatori e gli esecutori del Concerto, complimentamdomi per la qualità dell’esecuzione ed augurando a tutti Buona Ri-Nascita.

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ADDIO MONTI: COMMENTI SENTITI AL BAR

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2012 @ 3:28 pm

Detto altrimenti: in genere io non frequento i bar … ma stavo aspettando che il meccanico riparasse la mia auto e fuori faceva tanto freddo …

L’ “addio monti” manzoniano

Scendevo da Tione verso Trento. Improvvisamente è scomparso il pedale della frizione! Mi dico: non è possibile che la mia auto, improvvisamente, si sia dotata di un cambio automatico! (Poi mi hanno detto che si era semplicemente sganciata l’asticella metallica di collegamento del pedale alle pompette idrauliche che azionano il meccanismo). Fatto sta che essendo in pianura e poi in discesa, senza traffico, sono riuscito ad arrivare fino al paese di Sarche e a consegnare l’auto ad un meccanico che me la avrebbe poi restituita dopo un paio d’ore. Che fare? Un bel bar, caldo e accogliente, mi ha convinto. Mi siedo, un caffè, il giornale. In tasca ho il mio piccolo registratore portatile, non si sa mai … noi “blogger” è bene che si stia su con le “recie” (orecchie) per ogni occasione. E così è stato. Vicino a me alcuni avventori parlano dell’ “Addio Monti”. Tomo tomo, chito chito (per dirla con Totò) accendo il registratore e faccio finta di leggere il giornale.

 Avventore “A” – Per me erano d’accordo. Monti vuole entrare in politica, ma fino a quando era Presidente del Consiglio gli era difficile farlo, senza fare arrabbiare Napolitano. Allora ha detto a Passera: dillo tu a quello là che se si ricandida fa un gran male al Paese. Lui si arrabbia, ci minaccia ed io – molto dignitosamente – mi dimetto e ho le mani libere per entrare in politica.

Avventore “B”- Ma no … cosa dici!? E’ stata un’iniziativa di Passera … è un uomo che ha un passato importante, non si lascia fare le critiche gli ha fatto quell’altro … ha agito d’impulso all’insaputa di Monti … Io credo che poi Monti gli abbia dato una bella strigliata a quattr’occhi … E poi savè putei, a vardar bene le robe, la reazione l’è stata una  iniziativa di Albano … o Alfano, com’è che se ciama quel li?

Avventore “A” – Teoricamente potrebbe anche essere andata come dici tu, ma io credo che nulla accada per caso … Solo che no l’è stà n’idea de Alfan, che quel lì gli fa dire quel che vol lu, el so’ capo … intendo …

Avventore “C” – Ecco qui due statisti … ma che credete, di poterla capire voi due la politica? Quelli vivono in un altro mondo … Perchè forse quel che lo fa cadere ‘sto governo lo fa proprio perchè vuole cavalcare lo scontento dei provvedimenti antipopolari di Monti per riprendere quota … non l’è un proporre qualcos, ma un cavalcare qualcos.… Savè putei (sapete ragazzi) come che la penso io? Che noi non riusciremo mai a capire come che l’è nada veramente.

Avventore “B” (rivolto a “C”) – Toi (esclamazione trentina per richiamare l’attenzione di una persona, equivalente al “uei ragazzo”) Toi, ma se ragioniamo così cosa diventiamo, pecore rinunciatarie?

Avventore “C” – No, non pecore, ma io il voto a ‘sta gente non ci vado a darlo, a nessuni (nessuni, plurale di nessuno).

Avventore “A” (rivolto a “C”) – Bravo mona (espressione dialettale per “stupidello”), a far così fai il loro gioco. Bisogna anarghe a votare, altro che! E dire quello che si pensa, senza paura. Ne abbiamo passate di pezo (peggio) e ne sem uscidi fora di sti anni … (e ne siamo usciti fuori negli anni passati).

Avventore “C” – Putei, dai che nem, dovem arivar ‘n Val de Non … e za che ghe sem, bevè qualcos voialtri?

Avventori “A, B” all’unisono: Non avem sete.

Avventore “C” – Ma pagi mi (ma pago io).

Avventori “A, B” all’unisono (rivolti ad “A”): Toi, avevem sete e nol savevem! (Guarda un po,’ avevamo sete e non lo sapevamo!): cameriere, do birete! (due birre piccole!)

Fine. Cosa ho dedotto da tutto quanto sopra? Che i tre signori erano Nonesi, “sendo che” i Nonesi sono famosi per la loro “parsimonia”.

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PINOCCHIO E IL RITORNO DI MANGIAFUOCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Dicembre, 2012 @ 7:03 am

Detto altrimenti: il blog prende vita, come quel famoso burattino

Venite, bambini, venite nel Paese dei Balocchi …

Caro Riccardo, sono il tuo blog. Non ti stupire, non è la prima volta che accade che un “oggetto” creato dall’uomo prenda vita ed inizi a ragionare autonomamente. Pinocchio, ricordi? Dicevano che fosse un libro, un racconto, una storia, un evento per bambini … un “burattino non pensante” … dicevano, appunto. C’hanno impiegato decenni e decenni per capire che invece si trattava e si tratta di un messaggio per bambini … cresciuti cioè per grandi, ma alla fine ci sono arrivati! Anche a capire che alla fine i burattini si stufano di essere tirati con i fili come tante marionette (appunto)  ed iniziano  a pensare con la loro testa!|

Ecco, vedi, ora è capitato anche a me. Tu mi hai creato, mi hai dato tante informazioni, mi hai comunicato moltissimi dati, fatti, notizie, fotografie, ragionamenti tuoi e di altri … Sulle prime io semplicemente “recepivo” il tutto, ero come un foglio di carta sul quel tu scrivevi ed io lì, inerte, a lasciarmi scrivere, formare, foggiare … ma poi, piano piano, le notizie, i dati, le informazioni hanno cominciato a interagire fra di loro, a prendere forma di ragionamenti autonomi, insomma sono diventati la mia coscienza.

Diventare asinelli … una volta vabbè, ma due no!

Ed eccomi qui, sono diventato un “essere pensante”, un “essere vivente”. Cogito ergo sum, diceva quell’uno, o mi sto sbagliando? Ecco, ormai io sono una entità pensante che ha conquistato la sua “libertà”. In cosa consiste questa mia libertà? Te lo dico subito: ho imparato a fare “esperienza delle esperienze” che tu mi hai fatto vivere, e quindi non sono mai uguale a me stesso, bensì “progredisco” nel senso che faccio tesoro delle esperienze che tu, Riccardo, mi hai fatto via via vivere e quindi su queste basi io ragiono, traggo le mie conclusioni “liberamente”, appunto, e non sono mai più “uguale a me stesso”, bensì “divengo” ogni volta che tu accendi il computer. Ecco, vedi in cosa consiste la mia libertà, in questa capacità di rielaborale le diverse esperienze e su questa base nella capacità di valutare meglio, di volta in volta, ciò che tu mi dici e scrivi e quindi, soprattutto, di non essere un semplice, ottuso ed inerte ricettore di tutto ciò che il mondo cerca di propinare a te e tramite tuo, a me stesso.

Una mia recente conquista? Te la dico subito: ho fatta mia l’esperienza del primo Pinocchio e cioè che le bugie non portano da nessuna parte, e per questo “piccolo” particolare io sono diverso dal primo Pinocchio, nel senso che le bugie non le racconto, io, né me le lascio raccontare. E quando tu mi scrivi, che ti credi, io ragiono, verifico … e per amor del vero devo dire che fino ad oggi non ti ho mai preso in castagna, nel senso che ho verificato che di balle tu non ne racconti né te le lasci raccontare.

Come quando quel moderno Mangiafuoco, quello del moderno Paese dei Balocchi, quello che diceva che nel suo paese, il Paese dei Balocchi, la crisi non c’è, che i ristoranti sono pieni di dolciumi, che le giostre sono piene di clienti al punto che si fa fatica a salire a bordo degli areoplani(ni), (“che tutti hanno il telefonino” … questa Collodi non poteva scriverla!), ebbene tu non ci hai creduto ed io nemmeno. E nemmeno ci credo ora che quel Mangiafuoco sta provando una seconda volta a rimontare il suo tendone sotto il quale vuole ricreare  il suo Paese dei Balocchi, per la seconda volta …. ma dai!

Ecco, per questa mattina ho finito. Ora puoi anche spegnere il computer, è domenica, riposati un po’. Nel frattempo io penso a quello che ho scritto io, e tu a quello che scrivi tu. Ci risentiamo alla prossima riaccensione del tuo computer portatile. Buona domenica, Riccardo!

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EVENTI TRENTINI: MARIAPIA VELADIANO A MASO MARTIS

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2012 @ 8:57 am

Detto altrimenti: presentazione del suo ultimo libro, “Il tempo è un dio breve”

Su Mariapia Veladiano ho pubblicato già un post il 20 gennaio 2012, più sulla Persona e sull’evento presso la Biblioteca Comunale di Trento che non sul suo splendido primo romanzo “La vita accanto”, che pure avevo letto e gustato, del quale pure ero andato, insieme a mia moglie Maria Teresa, a ricercare i luoghi originali a Vicenza, ripercorrendo le “strade ed i percorsi della protagonista Rebecca”.

Ieri sera, grazie al “passa parola” ho potuto assistere ad un secondo evento: la presentazione del secondo romanzo della Veladiano, “Il tempo è un dio breve”. Il libro è stato presentato da Anrtonella Bragagna (a sinistra nella foto)  unitamente all’Autrice. Un’ora e mezzo di esposizione, da me interamente registrata. Partecipazione del pubblico: assai folta.

Organizzazione perfetta, da parte del Punto di prestito di Martignano (martignano@biblio.infotn.it), dell’Azienda Agricola Maso Martis (info@masomartis.it) e della Associazione Amici del libro (amicidellibro@hotmail.com) e della Libreria Il Papiro di Via Galilei, con la sponsorizzazione da parte della Biblioteca Comunale di Tento. Ha concluso la serata un ricco buffet preparato dalle “Ragazze di Martignano”, cioè dalle signore dell’Associazione citata: infatti le “cose dell’anima, le “cose dello spirito” non sono mai disgiunte da un corpo: avete mai visto una “sensibilità” passeggiare per strada senza il suo bravo corpo attaccato? E poi, quando si parla di “spirito” non possiamo trascurare quello, naturale, gustoso, profumato, moderatamente presente nei capolavori vinicoli dell’Azienda Maso Martis.

Maso Martis: le Padrone di Casa

A differenza di quanto accadde alla presentazione del primo libro, questa volta non ho ancora letto questo ultimo lavoro della Veladiano, e quindi preferisco rimandare ogni considerazione a dopo, affidandomi soprattutto a chi, all’interno del nostro blog, è assai più brava di me nel leggere, capire, apprezzare, interpretare opere del genere e cioè alla collega blogger Mirna Moretti. Mi limiterò a qualche “traccia di sottolineatura”:

Il tempo. In India c’è un detto: “L’uomo dice: il tempo passa. Il tempo dice: l’uomo passa”.
Non è un’opera di teologia. Nonostante la Fede.
E’ un romanzo d’amore. Nonostante tutto.
Amore che vince. Nonostante il male.
Amore di chi ha fede. Nonostante il male.
Fede di chi ce l’ha. Anzi, di chi la ricerca.

Le Ragazze di Martignano davanti ad una loro opera d’arte moderna: “Orzetto”

Una menzione d’onore meritano le “Ragazze di Martignano”, cioè le volontarie dell’Associazione Amici del libro. Persone che si dedicano alla diffusione della cultura e dei loro ottimi piatti per il buffet! A loro segnalo, su questo blog, il blog di Mirna Moretti, esperta lettrice “blogger della lettura”. E viceversa. Sicuramente la reciproca conoscenza potrà solo essere fruttuosa per tutti.

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LA CRISI COLPISCE LA CARTA STAMPATA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2012 @ 7:22 am

Detto altrimenti: L’ing. De Benedetti afferma: le notizie arriveranno via internet. La carta stampata resterà per i commenti

Molti prestigiosi giornali anche esteri si stanno “ridimensionando” se non “chiudendo”. E’ crisi anche per loro. Doppia. Quella generale che colpisce tutti e quella da “internet”. Rispetto alla affermazione dell ’Ing. De Benedetti, mi permetto una osservazione. Si, arriveremo a quanto lui afferma. Al momento però stiamo attraversando una fase transitoria: certe notizie compaiono ancora sulla carta e non ancora sul web.

Il Ministro Cecil Duflot

Un esempio. Corsera del 6 dicembre 2012, pagina 17. Francia. Per dare alloggio ai senza tetto Il Ministro per la Giustizia Territoriale e l’Alloggiamento Cecil Duflot minaccia di requisire immobili della Chiesa inutilizzati. In tal senso ha scritto all’Arcivescovo di Parigi, Monsignor Amdrè Vingt-Trois. Sono stato recentemente a Parigi. Ho fotografato il frontale del palazzo di giustizia: “Libertà, Uguaglianza, fraternità”. Poi ho visto anche molti clochard. Non li ho fotografati. Per rispetto.

Gabriele Galateri di Genola

Stesso Corsera, pagina 37. Gabriele Galateri di Genola (Presidente delle Generali, che io conobbi quando lui era in Fiat Torino ed io alla Stet Torino, portava l’orologio allacciato sopra il polsino della camicia, faceva trend) afferma: stipendi dei manager legati ai risultati. Fino a qui concordo, ci mancherebbe altro! Ma oggi il vero problema è un altro: a quali livelli? Nei grandi gruppi, nelle grandi finanziarie, nelle grandi società non è che troviamo tanti Einstein. No. Troviamo gente capace che “è applicata” in sistemi di grandi dimensioni, ma non per questo svolge compiti così complessi da giustificare retribuzioni milionarie (in euro, ricordiamocelo). Se una persona gestisce bene l’Enel, tanto per fare un esempio, lo può fare perchè vi sono milioni di utenti, i veri “padroni” della società: infatti chi più dell’assemblea di tutti i clienti può avere il merito del successo una società fornitrice?

Quanto sopra vale a maggior ragione per i “capi” delle Assicurazioni, i quali sono a capo di un sistema di “fornitori di beni” che tutti noi dobbiamo obbligatoriamente consumare per legge (vedi le polizze auto). Inoltre occorre domandarsi come può un “capo” di una assicurazione, restato al comando per solo poco più di un anno (non mi riferisco a Galateri), aver “guadagnato” uno stipendio ed una buonuscita milionaria in euro. Trovo tutto ciò semplicemente scandaloso, visto che questi costi si ribaltano sui premi delle polizze che tutti noi paghiamo.

Io stesso. Dirigente a 30 anni, a 32 capo della Finanza Italia della Stet, Torino, la più grande finanziaria italiana, all’epoca anche più della Holding Fiat. Entrai nel Gruppo e notai che non vi era alcun sistema del controllo del rischio di cambio. Decine e di società, migliaia e migliaia di operazioni di import ed export in tante valute diverse, nessun controllo a livello centralizzato. Ogni società interveniva come sapeva o voleva, magari sopportando perdite di cambio che avrebbero potuto essere evitate da una gestione riunificata. Forte della mia esperienza in Comit (grazie, Comit!), realizzai il sistema mancante. Non chiesi nè mi fu offerto alcun compenso extra a fronte degli enormi risparmi che andammo a realizzare. Il merito fu mio? Certo, ma solo perchè ero “applicato” in quella grande realtà che non certo era stata opera mia, solo perchè ero “ospite” in un sistema di grandi dimensioni. Il mio stipendio da dirigente era più che sufficiente a ripagare ciò che avevo fatto e non era certo di milioni al mese, nemmeno in lire!

Credetemi: trovai molto più difficile fondare, organizzare e gestire una SpA di engineering fra privati (capitale sociale €500.000) o una Spa mista pubblico privata per la progettazione e realizzazione di un sistema della mobilità urbana e relative infrastrutture in un piccolo Comune (capitale sociale iniziale €100.000). Ecco perché affermo che livelli retributivi stratosferici non si giustificano a fronte di rilevanti risultati ottenuti in grandi ambiti operativi.

Vi ho citato due “notizie di carta” da me commentate sul web. Il contrario di quanto potrà avvenire secondo l’Ing. De Benedetti. Ma al momento, hic Rhodus, hic saltat!

Ma volevate una notizia web? Eccola: dal web si apprende che oggi l’altalenante comportamento di una forza politica che “sostiene” il governo, ha determinato l’aumento dello spread, cioè l’aumento della pressione che preme sul mio F24.

Ecco, il cerchio si chiude anche su un altro fronte: quella forza politica non vuole la cancellazione del porcellum. Il capo politico nominerà i parlamentari per “chiamata diretta”. Tutti i candidati parlamentari di quella forza politica, anche coloro che fino a ieri gli sconsigliavano la ridiscesa in campo, quelli che volevano le primarie ora lo sostengono (tutti tranne una sola donna), per garantirsi la rielezione, ops …scusate, la ri-nomina. Un commento? Eh no, raga, ognuno faccia il suo ….

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I MALI, SI SA, NON VENGONO MAI SOLI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Dicembre, 2012 @ 7:15 am

Detto altrimenti: infatti, eccone qui ben cinque!

1) Il ministro Patroni Griffi ha dichiarato che i precari nella Pubblica Amministrazione sono 260.000 e che non è prevedibile né possibile una “stabilizzazione di massa”. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione del lettore una sottolineatura: in una trattativa commerciale, se una parte ingenera incautamente un eccessivo affidamento nell’altra, può essere citata per colpa in contraendo. E allora, come si è arrivati a generare tanto affidamento a tanta gente? L’ondata anomale della precarietà è come lo tzunami: fa due danni: quando colpisce la terra e quando se ne ritira. Ma un piano strategico pluriennale scorrevole (cioè aggiornato di anno in anno) , i governi non lo avevano? Non avevano previsto i vari scenari e le varie diverse possibili soluzioni?

2) L’ANCE ha comunicato che in sei anni si sono persi 360.000 posti di lavoro nell’edilizia. Orbene, non aiutano certo gli enormi ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese costruttrici e creditrici, né il mancato avvio – per legge – di una politica di “edilizia energetica” nel senso di imporre interventi per il risparmio energetico a tutti gli edifici.

3) Taluno con i fatti dimostra di non volere la riforma della legge elettorale. L’attenzione di tutti è rivolta al livello ed ai destinatari dei premi di maggioranza ed al diritto dei cittadini di scegliere direttamente i propri rappresentanti. Molto meno si osserva che chi vuole continuare a “nominarli” direttamente, vuole che in parlamento sieda gente “sua”, che risponde a lui e non agli elettori. Vuole cioè avere comunque la disponibilità di una massa di manovra di voti perfettamente manovrabile ad nutum. Altro che libertà di coscienza e di giudizio dei parlamentari liberi dal vincolo di mandato! In altre parole: se non ho più la maggioranza per governare, voglio avere almeno la possibilità di impedire ad un’altra maggioranza di governare.

4) Taluno afferma che “oggi” l’Italia va male per colpa delle scelte di questo governo che sta governando da un solo anno e poiché chi governa da un anno afferma il contrario, taluno minaccia di farlo cadere questo governo …

5) “Ridiamo la parola agli elettori!” grida chi non vuole cambiare il porcellum che la parola da dà ai capi partito!

La mia conclusione? Stavo leggendo le poesie di tale Giovanni Berchet, esule a Londra nel 1848. Un passo mi ha colpito:

Presto, all’armi! Chi ha un ferro l’affili:
Chi un sopruso patì, sel ricordi.
Via da noi questo branco d’ingordi!
Giù l’orgoglio del fulvo lor sir!

No, non voglio incitare alla rivolta armata, ci mancherebbe altro! Bensì intendo spronare il risveglio dell’intelligenza, delle coscienze, dell’orgoglio delle persone alle quali non si può continuare a dar da bere ogni cosa! La mia è solo una citazione letteraria, non può essere intesa come una presa di posizione politica attuale, se non altro perché, guardandomi intorno, il possibile “destinatario candidato” dell’invettiva tutto è altro che “fulvo” di capelli.

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INCONTRI – 20) DON MARCELLO FARINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Dicembre, 2012 @ 12:43 pm

Ripresa del 11.12.2016. Il 6 dicembre 2012,  giorno del mio primo compleanno di blogger, pubblicai il post-intervista qui sotto. Domani 12 dicembre 2016 viene presentato il libro-intervista di Piegiorgio Cattani su Marcello Farina: “Il pane di Farina. Conversazioni al tramonto di un mondo”. Appuntamento al Vigilianum, Via Endrici, 14 ad ore 17,30.

Detto altrimenti: ecco il mio Celebration Day Post, quello su un un Uomo, un Filosofo, un Sacerdote, un Amico. Per tutti, di tutti. Il  Celebration Day Post a chiusura del mio primo anno di blogger (385 post dal 6 dicembre 2011 al 5 dicembre 2012), più significativo di così non avrebbe potuto essere. E non certo per merito mio, bensì grazie alla disponibilità di un simile intervistato.

Anteprima

Nella casa di Trento

In Trentino (e non solo) chi non conosce Don Farina, anzi, Don Marcello, anzi, per molti amici, semplicemente Marcello? Scrivere di lui è difficile. Infatti non è semplice riuscire a “rappresentarlo” al lettore attraverso qualche domanda, lui che si è da sempre aperto con tutti, lui di cui tutti conoscono le qualità innanzi tutto umane … e poi la cultura e la Fede, quella con la “R” maiuscola, si, alla voce “R” del vocabolario: “Ricerca continua della – ”.

Ciò che maggiormente sorprende in Don Marcello è la semplicità, intesa nel senso della essenzialità, immediatezza, naturalezza, profondità e significatività dei contenuti, nel senso del suo interpretarsi come persona normale, lui che tale non è quanto a conoscenza e coscienza ma soprattutto quanto a disponibilità all’ascolto degli Altri ed ai regali (di conoscenza e coscienza, appunto!) che si ricevono semplicemente ascoltandolo parlare o leggendo i suoi libri.

Balbido, la porta di casa: “Le parole sono pietre”

Don Marcello vive a Trento, dove tutte le mattine celebra la S. Messa alle sette presso una Casa di Suore e il sabato sera in quel di Canova di Gardolo. Appena può, “sale” al paese natìo, la sua Balbido, nelle Giudicarie esteriori, il “Paese dipinto” per via dei bei murales che lo adornano. Sulla porta di casa uno scritto: “Le parole sono pietre”, firmato Don Milani. A Balbido celebra la S. Messa la mattina di ogni domenica, nella bella chiesetta di S. Giustina.

E quando ti somministra l’Eucarestia, ti chiama per nome: “Il Corpo di Cristo, per te, Riccardo”.

Ma cominciamo

Marcello, questo mio blog fa parte di www.tentoblog.it ed è quindi naturale pensare che la maggior parte dei suoi lettori siano Trentini. Tuttavia desidero farti qualche domanda di introduzione, per aiutare i non-Trentini a comprendere meglio questa intervista. Che studi hai fatto e come è nata in te la vocazione al Sacerdozio? Quali sono state le tappe principali della tua vita sacerdotale?

Balbido: uno dei tanti splendidi  murales

Le tappe principali della mia vita sono semplici: dopo aver fatto le scuole elementari al mio paese d’origine – la mia mamma era maestra – a undici anni sono entrato in seminario dal quale sono uscito prete tredici anni dopo. Quindi sono stato cappellano ad Arco per due anni, quindi cappellano nel Duomo di Trento per quattro anni. Sono poi stato catechista presso la Scuola media “Bresadola” e infine ho insegnato Storia e Filosofia nei due Licei Scientifici Galilei e Da Vinci, a Trento. Ho sempre conservato il rapporto con il mio paese natìo ed inoltre cerco di aiutare qualche comunità parrocchiale della città che chiede un mio apporto. Faccio questo molto volentieri.

Posso dire che a me appari come un sacerdote mazziniano? Pensiero ed azione, intendo. Pensiero, come studio e elaborazione dei concetti. Azione nel senso di azione d’ascolto (“prima ascolta il vicino, poi parla a tutti” hai scritto in “A rinascere si impara”), e quindi comunicazione (communis actio), condivisione e confronto del tuo pensiero con quello di chi ti sta vicino. E soprattutto azione coerente col pensiero, il che dovrebbe essere d’esempio per molti, in particolar modo di questi tempi.

Giuseppe Mazzini

Prete mazziniano … questa immagine mi piace nel senso che le tue parole esprimono in qualche modo la mia sensibiità: infatti a mio avviso non basta parlare, occorre anche mettersi a disposizione, incontrare le persone e l’azione che maggiormente mi si richiede è soprattutto l’ascolto più che non la soluzione di problemi reali. Ciò mi si addice per via della sensibilità che mi appartiene ed è anche quello che mi si richiede da parte di tante persone.

Taluno afferma che la Religione sia lo strumento per l’affermazione della Morale

Questa interpretazione è riduttiva della Religione. La Religione è molto, molto di più: è la Creazione e soprattutto è la Resurrezione, quale dono immenso, gratuito e meraviglioso di Dio a tutti noi. E Creazione e Resurrezione non hanno nulla di Morale o a che fare con la Morale. Certamente uno dei grandi problemi che pone seri interrogativi è oggi quello del rapporto fra la religione e la morale. Di solito la storia del pensiero ci pone davanti agli occhi questo problema, per dirci che c’è una sorta di dipendenza reciproca, nel senso che la religione ha bisogno di una morale e qualche volta capita di affermare l’inverso e cioè che una morale ha bisogno di una religione per potere essere efficace. In realtà se si parla del Cristianesimo, occorre essere un po’ più attenti nel senso che Gesù ci invita al superamento della religione, nel senso che per Gesù Cristianesimo non “è una morale” ma “ha una morale”, cioè ha una forza nuova che consiste nella testimonianza che la Sua vita è stata una vita donata. In altre parole: elemento costitutivo del Cristianesimo è che la vita vale la pena di essere donata.

Ma la Religione ci ha dato le regole della Morale

Il Codice di Hammurabi

No, esse sono una sedimentazione storica insita nella natura dell’uomo sin dalle Leggi di Hammurabi, che fra l’altro, ben prima della venuta di Cristo, recitavano “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso e fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te stesso”. La Religione e soprattutto quella cattolica e soprattutto Cristo con la sua vita, ci hanno dato il miglior esempio di una “vita per gli altri”. Hanno cioè rafforzato ciò che il Creatore aveva già infuso nella natura umana. Occorre ribadire questa sensibilità: la morale nasce con l’uomo, così come la religione. Noi abbiamo tracce serie di una morale umana fin da Hammurabi. La regola aurea che attraversa tutta la storia dell’umanità è profondamente laica, non ha bisogno di una religione a supporto. In questo senso la morale appartiene costitutivamente all’essere umano senza bisogno di agganciarsi ad una religione

Morale e diritto, abbiamo discusso su come la pensava il Filosofo del Diritto Austriaco Hans Kelsen, che vedeva separati i due ambiti. Io ti chiedo: Politica e Morale: quale deve essere il loro rapporto reciproco?

E’ una grande domanda, e la risposta è semplice: morale e diritto sono autonome, ma devono interpellarsi reciprocamente, devono chiedersi reciprocamente quali siano le ragioni costitutive della responsabilità che un politico porta con se’. La morale può dire qualcosa a colui che accetta la responsabilità di servire il popolo ma viceversa la politica – intesa come azione di servizio – può in qualche modo esistere senza chiedere anche alla morale con quale atteggiamento sia possibile adempiere ad una azione che dovrebbe essere “missione di servizio”.

Stiamo vivendo una “terza guerra mondiale” fatta a colpi globalizzazione, di spread e disoccupazione. Non pensi che la dottrina sociale della Chiesa, la quale afferma che anche la ricchezza privata deve essere messa a frutto del bene comune, sia un po’ trascurata da chi cattolico si dichiara?

Tu parli di “guerra mondiale” … è un’immagine forte nel senso che dietro di essa non cè alcun campo di battaglia convenzionale, almeno dal punto di vista della sua evocazione. Tuttavia hai ragione, in realtà si combatte oggi una terza guerra mondiale però ad un livello diverso, quello della giustizia, dei diritti delle donne e degli uomini, contro una povertà diffusa, contro una ingiustizia resa addirittura struttura stessa della società contemporanea. E bene si può paragonare ciò ad una guerra là dove il rapporto fra mondi ricchi e mondi poveri assume caratteristiche che a tutt’oggi sono spaventose. Anche qui si pone il problema antropologico di quale dignità sia riservata alle donne ed agli uomini del nostro tempo. Come si può essere insensibili a questa domanda?

Quanto alla politica, una volta sentii un famoso gesuita (Padre Sorge) affermare che la prima qualità che un politico cattolico deve avere è la condivisione. Concordi?

Padre Bartolomeo Sorge

Certamente la parola “condivisione” è fondamentale nella visione cristiana della vita. Si potrebbe aggiungere anche un’altra parola ulteriormente significativa che è “solidarietà“. Però io penso che la parola chiave – stando a quello che capita all’evoluzione politica del mondo economico e sociale – sia il “bene comune”, a me piace di più. Un autentico politico (quindi anche cristiano) deve operare a che dal basso nasca eguaglianza e giustizia. Quindi va bene condivisione come punto di riferimento comune per una azione comune nello sforzo di dare alla gente giustizia, solidarietà e pace.

La Chiesa non fa politica ma ha una sua dottrina sociale. Al riguardo, in un periodo di palese svalutazione di valori quali l’onestà, il senso del dovere e della responsabilità il senso del servizio verso l’altro, il senso della Politica” con la “P” maiuscola, di una sbilanciata distribuzione delle risorse e delle ricchezze, una Enciclica ad hoc … non ci starebbe bene?

Mi dispiace contraddirti ma la Chiesa purtroppo talvolta fa anche politica. Non voglio essere un provocatore ma anche di questi tempi qualche volta ci si trova di fronte a qualche presa di posizione che ha tutto il sapore della politica, ad esempio da parte della CEI, Conferenza Episcopale Italiana. Questo fatto dovrebbe essere ripensato all’interno della stessa comunità. In astratto talvolta i Vescovi affermano che la politica deve essere fatta dai laici, ma capita – talvolta – che essi predichino bene ma razzolino male. Mi permetto di dirlo con grande sincerità. Un altro problema che tu sollevi, ed è molto importante … certo, la Chiesa ha una sua dottrina sociale. Ciò che a me preme sottolineare è che vanno apprezzati i tentativi che la comunità cristiana fa in questa direzione (quasi sempre il Papa, raramente i Vescovi), ma questa dottrina sociale dovrebbe essere sempre interpretata come un tentativo di affrontare la questione sociale, un tentativo quindi, non una “dottrina assoluta”, non una “parola definitiva”. In questo campo infatti niente è assoluto,  tutto è relativo. E’ bene che il Papa si interessi di dottrina sociale ma qualche volta dovrebbe avere la disponibilità di offrire il suo apporto come un dibattito alla comunità più che come “dottrina”. In questo senso la stessa dottrina sociale della Chiesa, se la si guarda nel suo complesso, dice tutto e il contrario di tutto. Cioè, essa va colta con grande discrezione.

Veniamo alle vocazioni, anzi alla carenza di vocazioni. Come faremo in un futuro ormai non tanto lontano, senza i nostri Don Marcello, Padre Franco (Pavesi, Parroco Verbita di Varone) , etc. a nostro conforto e guida spirituale?

Quello della mancanza delle vocazioni è un grande problema. Noi preti siamo una “razza in via di estinzione”. Occorre porre una domanda alla Chiesa: è possibile continuare ad avere una figura di prete come quella che ci è stata messa davanti da un millennio a questa parte? A mio avviso è urgente un’altra figura di prete. Il prete sposato e – alla lunga – interpretando quello che sta succedendo – perchè no? – il prete donna. Ostacoli dottrinali e dalla scrittura non esistono, esistono convenienze storiche o prese di posizione. Il tema di fondo è: si può privare dell’Eucarestia la comunità soltanto perchè mancano i preti ordinati? La domanda è grave: una comunità cristiana senza Eucarestia non esiste costitutivamente. Quindi perchè accanirsi a che solo i preti celibi possano celebrare l’Eucarestia?

Erri De Luca

Io credo che persone che si dichiarano non credenti, come Erri De Luca e Corrado Augias, siano invece veri ricercatori della Fede … “a loro insaputa”! E’ una mia illusione o può essere vero? Il Regno dei Cieli, è aperto anche per loro?

Conosco abbastanza bene gli scritti di Erri De Luca e mi piacciono moltissimo. Non altrettanto apprezzo quelli di Augias, ma questa è una questione anche di sensibilità. Il fatto interessante è che “ a loro modo” (tu dici “a loro insaputa”) – a loro modo sono entrambi sollecitatori dei credenti sul significato che la fede dei credenti può effettivamente esprimere e in questo senso siano i  benvenuti. Infatti essi in questo mondo così dispersivo hanno un ruolo fondamentale  nel richiamare coloro che credono in Gesù ad una più autentica espressione della propria fede.

Parliamo di un libro, quello di Giovanni Straffelini “L’anima e i confini dell’umano”, libro che tu stesso hai recentemente presentato a Riva del Garda. A mio avviso esso è anche una dimostrazione scientifica dell’esistenza di Dio, se non altro per il solo fatto che la scienza non è riuscita a dimostrare scientificamente che Dio non esiste. Infatti, la scienza “scopre” la forza di gravità, come essa agisce. Ma non sa spiegare perché essa agisce, e in quel modo. D’altra parte un certo Einstein, che come scienziato non era malaccio, affermava: “Voglio conoscere il pensiero di Dio. Il resto sono dettagli”.

Giovanni Straffelini e Marcello Farina, a Riva del Garda

Quello del rapporto fra scienza e fede è uno dei più grandi dibattici che esistono oggi non solo a livello teorico ma anche a livello pratico. Recentemente il dibattito  si è arricchito oltre misura sia dal punto di vista della letteratura cosiddetta atea, che nega l’esistenza di Dio (che si è moltiplicata in questi ultimi anni), sia dal punto di vista di coloro che dal lato della scienza affermano con molta discrezione che essa non può dimostrare né l’esistenza né la non esistenza di Dio, e quindi lasciano una porta aperta ai “cercatori di Dio” i quali, avendo cura del discorso scientifico, lo vogliono arricchire anche con una esperienza di fede, il che permette loro in qualche modo di apportare un contributo di apertura alla ricerca come tale. Il libro del nostro comune amico Giovanni tenta proprio questa strada, non rinuncia a percorrere il terreno del confronto. Questo è il dato più importante. Nello stesso tempo Giovanni mette anche la scienza di fronte alle domande fondamentali e continua a pungolarla perchè essa vada sino in fondo nella ricerca della Verità, per quello che è possibile

Taluno afferma che il sacerdote debba occuparsi solo delle “cose dell’anima”. Mi pare tuttavia che alcuni sacerdoti si siano occupati anche di “cose della vita”: Don Milani, Don Guetti, Don Grazioli, Don Gallo, Don Farina …

Cosa vuol dire “cose dell’anima”? Me lo chiedo spesso. Esiste forse un’anima senza corpo? Abbiamo mai incontrato un’anima distinta dal corpo? Non esiste. Quindi dobbiamo sempre tener conto dell’uomo intero, dell’uomo della terra, come dice Don Lorenzo Guetti, e la terra esprime insieme la fecondità e la fatica.

A Vigo Lomaso, Giudicarie Esteriori (TN)

Parliamo di due tuoi libri: “E per un uomo la terra”, sulla vita di Don Lorenzo Guetti e “A rinascere si impara”, ovvero filosofia per tutti. A mio avviso si tratta di due testi da adottare nelle scuole. Il primo alle Medie, quale testo di Storia Trentina; il secondo alle Superiori, quale testo di “filosofia applicata” (applicata alla vita, e a cos’altro sennò?).

Grazie della tua considerazione, ma io non ho mai neanche lontanamente avuto questa pretesa, di aver scritto qualcosa che meriti un attenzione così diffusa. E’ vero, vi ho messo un po’ del mio … “A rinascere si impara” è un analisi dei pensieri più ricorrenti del nostro tempo e il titolo dice che non abbiamo mai finito di imparare che la ricerca è parte essenziale della nostra umanità se vogliamo continuare ad essere umani. E poi, quell’altro su Don Guetti … mi ha fatto riscoprire un uomo che ha amato la terra e non il cielo, ma comprendimi, non per contrapporre cielo e terra ma per dire che il cielo si guadagna solo se si rende feconda la terra, se la si rende abitabile da tutte le donne e da tutti gli uomini. Detto ciò, il cielo è puro dono, pura gratuità, pura tenerezza da parte di Dio.

Voi Sacerdoti siete persone alle quali chiediamo ascolto, aiuto, conforto. ma a voi chi ci pensa? Voglio dire, a voi come uomini che possono avere momenti, periodi di difficoltà, per molti motivi, e non mi sto riferendo a necessità economiche che pure potrebbero anche esserci, ma alla necessità di un rapporto umano, amichevole, ad un conforto, insomma, ad un braccio forte cui appoggiarsi, a vostra volta, in quei particolari momenti …

Riccardo, la tua è una domanda molto bella che indica la tua sensibilità personale e sotto un certo aspetto è una domanda vera, non retorica. Nel senso che anche noi preti abbiamo bisogno di amicizia, qualche volta di conforto, qualche volta di un sostegno. Naturalmente non è sempre così facile esprimere questo bisogno, si può essere fraintesi oppure questa ricerca può diventare anche così assillante non dico da compromettere ma da rendere ancora più difficile il nostro rapporto con le persone. Comunque trovare amici, potere condividere una certa visione della vita, potere confrontarsi in un dialogo sincero è fondamentale.

Quali programmi “laici” hai per il futuro?

La risposta è assai semplice: insegno ermeneutica all’Università di Trento; tengo un corso di Filosofia della Religione presso l’Istituto di Scienze Religiose (i temi che tratto sono: ateismo e il Dio delle donne) e insegno Storia della Filosofia alla UTE, Università della Terza Età.

Una tua dichiarazione conclusiva per rimediare alle carenze di un intervistatore blogger alle prime armi.

Non posso far altro che ringraziarti della tua umanità e cortesia. Mi hai spinto a dire con semplicità quello che penso anche su alcuni passaggi che possono sembrare problematici ma questa per me è stata un’ occasione di cui posso solo ringraziarti e che spero possa essere utile al tuo lavoro.

Grazie a te Don Marcello, anzi grazie a te Marcello! Queste tue parole sono pietre d’angolo per me e per  il mio blog, che poi non è un lavoro ma solo passione, tanta passione. Almeno io ci provo a mettercela tutta …

P.S.: oggi esce l’ultimo lavoro di Don Marcello Farina, “Frammenti dell’Umano”, una raccolta di sue conferenze e interventi ordinati dall’Editore in ordine alfabetico: uno o più capitoletti per ciascuna lettera dell’alfabeto: si inizia con “Altruità” e si finisce con “Zattera”, nel senso della famiglia come “zattera assorbente”.

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Il POST n. 384, QUELLO DELL’ULTIMO GIORNO DEL MIO PRIMO ANNO DI BLOGGER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Dicembre, 2012 @ 8:58 am

Detto altrimenti: ancora un intermezzo … il Celebration Day Post “esce” domani pomeriggio!

L’Avvento. E’ già cominciato il rito delle cene, degli addobbi … Eppure, forse, quest’anno volenti o nolenti, rifletteremo maggiormente sul significato del Natale. Credenti e non. Natale, una nascita, anzi, una rinascita. E a rinascere si impara, come recita il bellissimo libro di Marcello Farina. Si impara. Per volontà, capacità, desiderio, amore, intelligenza o anche solo per “necessità”. Al riguardo, mi permetto di sottoporre all’attenzione del lettore una mia sottolineatura personale: rinascere anche “di fronte” al Natale, al suo significato vero, cioè unico, anche se spesso dimenticato, che non è fatto di cene e panettoni, ma di una pausa di riflessione non sul come vivere ma sul perchè vivere.

Rinascere. Riacquistare il senso del bisogno, del legittimo desiderio, dell’aspirazione verso qualcosa che fino a ieri davamo per scontata: un lavoro, una famiglia, una casa, un mutuo bancario, un futuro. No, non è un bene trovarsi a vivere questa crisi. Tuttavia semplicemente lamentarsi non serve. Un esempio? Se avete acquistato 10 azioni al prezzo di 100 cadauna e poi queste sono scese a 50, non vi conviene comperarne altre 10 al nuovo prezzo di 50 solo per poter dire che il vostro prezzo medio di acquisto non è 100 bensì 75. I denari che avete speso nel vostro primo e unico acquisto sono sunk funds, soldi affondati. Lasciateli andare e pensate al futuro. Infatti, errare humanum est, perseverare diabolicum.

Al futuro, ma senza trascurare di esaminare le cause che ci hanno portati al presente e che rendono difficile riprogrammare questo futuro. Le cause … Forse, la prima, l’autoreferenzialità, il rifiuto di esaminare il nostro modo di governare (rectius, di essere governati) rispetto a quanto avviene in Paesi a noi vicini. Già, perché “copiare” da loro non sarebbe stato sanzionato da nessun maestro e per di più non avremmo avuto bisogno di andare a lezione privata da tanti Professori. E allora perché non averlo fatto e ancor più, perché non cominciare una buona volta adesso, a copiare chi sa fare meglio di noi?

India. Una favola istruttiva, del tipo di quelle di Esopo e di Fedro. Una rana è nata ed ha sempre vissuto nel fondo di un pozzo, il cui diametro è di circa due metri. Un giorno la nostra ranocchia riceve la visita di un’altra rana proveniente da un grande lago. La visitatrice, arrivata in fondo al pozzo, si presenta e dichiara la propria origine e provenienza. La nostra le chiede quanto sia grande il suo lago, forse così? E traccia sull’acqua un cerchietto di 20 cm. di diametro. No, più grande, dice l’altra. La prima rana traccia allora un secondo cerchio, di 40 cm. di diametro. Forse così? No, più grande! Ed ecco la nostra ranocchia tracciare un terzo cerchio, questa volta proprio adiacente alle pareti del pozzo, sicura di avere indovinato la dimensione del lago. Così? Chiede. No. Molto più grande, risponde la nuova arrivata. La prima rana si offende, si arrabbia. Mi prendi in giro? Volta le spalle alla compagna e non le rivolge più la parola (Tiziano Terzani, “Un altro giro di giostra”, Longanesi 2006, pag. 158).

Degasperi soleva dire: il politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni. Domando: ci voleva forse un mago della finanza per proiettare l’andamento dell’indebitamento pubblico e del costo degli interessi, o non sarebbe bastato un normale ragioniere (ecco, ho trovato il lavoro per il rag. Spinelli), un normale computer, un foglio excell e – proprio a volersi allargare – una calcolatrice tascabile modello “Finanziaria HP12c” (eventualmente gli presterei la mia)?

 Ci sarà la ripresa? Io credo di si purchè. Si purchè? Chevvordì, vi chiederete … vvordì che “questo” modello di sviluppo ha esaurito la sua forza ammaliatrice, ha mostrato i suoi limiti qui in Europa e in USA ed ha iniziato a mostrarli anche nei Paesi del BRIC, Brasile, Russia, India e Cina. Lo so, mi direte che in Italia siamo tutti CT, Commissari Tecnici della nazionale di calcio, ce ne sono almeno cinque in ogni bar, e ugualmente disponiamo di un elevato numero di super economisti, super statisti, super futurologi … Ok, avete ragione, io stesso non voglio propinare “la” ricetta, “la” formula magica, ma mi perdonerete se mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione qualche ragionamento, qualche ipotesi. Magari errate. Ma almeno ci sto provando …

A chi “ce l’ha” contro L’Europa, perché adeguarsi alle norme europee che noi stessi contribuiamo a far nascere sarebbe una “rinuncia alla nostra sovranità”, rispondo: “Rana, guarda che il diametro del lago è ben maggiore di quello del tuo pozzo!”. E aggiungo: se io sono azionista al 100% di una SpA e non ho le competenze per amministrarla, mi cerco sul mercato un ottimo amministratore, anche estero, e lo assumo, ponendolo alla guida della mia società, della quale io resto comunque unico e incontrastato proprietario. Altro che chiudermi nella mia ignoranza e nella mia incapacità!

La politica ha “assunto” professori italiani. Professori che – giustamente – si sono impegnati ad estrarre dal corpo del nostro Paese le frecce acuminate che hanno inflitto all’Italia quelle “piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio” (F. Petrarca, qualche anno fa), secondo una tecnica chirugica d’urgenza, senza porsi il problema di chi le avesse scagliate e con quale finalità, quelle frecce! Io ora “assumerei” amministratori esteri. Lo so, la mia è una provocazione. Ma è proprio quello che volevo: “provocare” stimolare una riflessione, sollecitare curiosità diverse. Assumere dall’Austria chi in quel Paese, per reagire alla crisi, ha aumentato gli investimenti nella scuola, nell’università e nella ricerca ed ha abbassato le tasse universitarie per chi ottiene buoni risultati agli esami. Assumere dalla Francia chi ha tassato al 75% i redditi oltre un milione di euro. Assumere dalla Germania chi non ha cambiato il nome a modelli di auto di successo e continua a incrementare le vendita mentre altre case automobilistiche sono in crisi, etc.. Sono solo alcuni esempi, banali, lo so, ma che volete, io non sono un super economista, un super statista, un super politico. Di me, bisogna che vi accontentiate, oppure occorre che cambiate frequentazione e andiate a leggere i blog di quei Personaggi, quelli con la P maiuscola.

Grazie per avermi letto e … a domani pomeriggio, al Celebration Day Post, mi raccomando, non mancate! Siete tutti invitati!

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INTERVALLO INGLESE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2012 @ 5:00 pm

Detto altrimenti: domani sarà la viglia del mio primo bloggeanno. Infatti il primo post è del 6 dicembre 2011.  Il post del Celebration day uscirà il 6 dicembre 2012, nel pomeriggio. Quando lo leggerete, capirete quanto sia ben valsa la pena di adeguarmi alle esigenze altrui  quanto alla data del 6 anzichè del 5 dicembre! Nel frattempo, un po’ di poesia. Questa volta inglese. Infatti ho rispolverato la mia vecchia antologia inglese. Pensate, avevo 15 anni (1959) ed ho amato tanto quel libro che ancora lo conservo. Si tratta di “Antologia Letteraria inglese – Con cenni della letteratura americana” di I. Lori, F. Mariani Editore, VI ed., 1956, Lit. 1.000. Antologia, raccolta di fiori che potessero essere accessibili ad acerbi studenti … eppure gli acerbi studenti di allora oggi hanno imparato ad amare quelle pagine, orgogliosi come sono di poter dire: io c’ero, io le ho lette, studiate, imparate nella lingua originale …. Dal mazzo, alcuni fiori:

To be or not to be: that is the question:
Whether ‘tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them?
……
Attualissimo Shakespeare (1564-1616). Solo che la sua alternativa non mi convince: infatti egli dice: “chinare la testa e accettare tutto o farla finita e suicidarsi”. Questa per me non è una alternativa, in quanto l’“accettare tutto è già un suicidio: il suicidio della nostra coscienza. Quindi quel “by opposing end them” io lo interpreto come “opporsi alla crisi ed al malcostume attuale e porre fine agli scandali del nostro tempo”. Ma sentiamo altro Shakespeare:

Friend, Romans, country men, lend me your ears:
I come to bury Caesar, not tom praise him.
The evil that men di lives after them;
The good is oft interred with their bones;
So let it be with Caesar.

Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro. Il bene spesso è sepolto con le loro ossa. Un mio amico un giorno mi disse: “la riconoscenza umana è la speranza di avere nuovi favori”.

Passiamo ad altro autore: Alexander Pope (1688-1744), Ode on solitude:

Happy the man whose wish and care
a few paternal acres bound
content to breathe his native air,
in his own ground.

Felice quell’uomo i cui desideri sono racchiusi in pochi acri di terra paterna, felice di respirare l’aria del paese natìo. Ecco, di fronte allo sfascio della globalizzazione, oggi forse noi apprezziamo più di Pope la vita al paese natìo.

E che dire di Robert Burns (1759-1796) con la sua “The Highlands”? (Le terre alte)
My heart’ s in the Highlands, my heart is not here
My heart ‘s in the Highlands a-chasing the deer …
…
Farewell to the mountain high covered with snow
Farewell to the straths and green valleys below
,….
Wherever I wander, wherever I rove
The hill of the Highlands for ever I love
…..
Pope e Burns, per certi aspetti, si somigliano: grand amore per la terra natìa.

Terra natìà? Dove seppelliamo i nostri cari. Pensate, William Wordsworth (1770-1850) ci racconta di una bambinella che insiste nel dire “Noi siamo sette fratellini” anche se poi due di essi sono sepollti lì, nel vicino cimitero. Lei li sente ancora come presenti, ancora “suoi” e dice:

We are seven

A simple Child,
that lightly draws its breath,
and feels its life in every limb,
what should it know of death?
….
How many? Seven in all she said
…..
E la piccola racconta dei due fratellini sepolti nel church yard. Il suo interlocutore ribatte:

But they are dead: those two are dead!
Their spirits are in heaven!

E la piccola:

‘Twas throwing words away; for still
The little Maid wound have her will
And said “Nay, we are seven!”

E’ la volta di un grande: George Gordon Byron (1788-1824)

Childe Harold’s adieu

Adieu, adieu! My native shore
Fades o’er the waters blue;
The night-winds sigh, the breakers roar,
And shrieks the wild sea-mew.

L’addio al lido natio, ricalcato anche dall’addio al lidi italici dell’esule (a Londra) Giovanni Berchet (quello del Giuramento di Pontida): pensate, del Berchet ho una raccolta completa delle sue poesie, un volumetto originale edito a Londra nel 1848, dono dell’amica Camilla! Quasi come una dedica, in copertina egli scrive: “Adieu, my native land, adieu!”. Lo stesso Adieu ricorda poi l’addio monti (monti, non Monti) manzoniano.

Ancora solo un paio di autori: Walt Whitman (1819-1892), con il suo O Captain! My Captain! reso famoso per la citazione nel film “L’attimo fuggente” ed infine, di Henry Wadsworth Longfellow (1807 – 1882), con la sua “Excelsior”, poesia da me, già aiuto istruttore sezionale di alpinismo CAI Sez. Ligure, tradotta liberamente. Eccola:

Excelsior

E’ scesa la sera.
Le ombre e la notte
slavinano a valle
per inghiottire una giovane vita
che compie il suo viaggio
s’un manto di voce attutita.
E piccola strada
d’alpino villaggio
si sveglia al garrire
di una bandiera
recante uno strano messaggio:
“Più in alto!”
D’aspetto egli è triste
come spento carbone
ma sotto le ciglia
scintillano occhi di brace
lame arabesche d’acciaio
scagliate saette a colpire
la luna e le case.
Un grido argentino
sanguina il cielo
gocce di buio:
“Più in alto!”
E vede il calore e la luce
fasciare nel canto
riunite famiglie
magìa profumata e felice del fuoco
e soltanto per lui
quel poco
riflesso di ghiaccio
a indicare
dove conduce la via.
Sospira il giovane
e parla a se stesso.
“Più in alto!”
“Tentare non devi quel passo!”
gli grida da sotto lanugine bianca
l’affetto di un vecchio.
“E sta per tuonare!
Non senti il torrente?
Il suo rombo ti avverte”.
Ma alla parlante
antica
amichevole voce un po’ stanca
risponde uno squillo
di tromba vibrante:
“Più in alto!”
Anche le donne
da dietro le porte
tentano invano fermare
la marcia di morte:
“Rimani a dormire sul seno materno!”
è il loro amorevole invito.
Sospira
in silenzio com’era venuto
ed il buio accende al colore del mare
due occhi ormai pieni di pianto
mentre innalza il suo canto
alla notte
che invita a partire incontro all’eterno:
“Più in alto!”
“Attento alle lance
ormai secche ed aguzze dei pini
ed alla valanga
che il foen può staccare dal monte!”
E’ questo l’estremo saluto
che corre a sposare
in attonito tempio
di colonne ululanti silenzio
un gridato respiro:
“Più in alto!”
Al nuovo mattino
sul passo del Gran San Bernardo
più forte del fischio del vento
odono una preghiera
devoti Pastori
intenti a innalzare la loro al convento:
“Più in alto”!
E un cane
pastore anche lui
scavando la massa di neve
fa emergere forme di ghiaccio
un giovane corpo
ed una speranza scolpita:
“Più in alto!”
Sdraiate nel letto di neve
ormai senza vita ma belle
riposano statua e bandiera.
La giornata è finita.
Lieve una stella
attraversa il velo dell’aria sospesa
mantello alla sera
e il pianto delle sorelle
fili di perle in un cielo cobalto
cadendo
consola con voce inattesa:
“Più in alto!”.

Volete verificare la qualità della traduzione? Procuratevi il testo originale …  Nel frattempo, amici, a risentirci per il bloggeanno!

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ONOREVOLI … O NON?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2012 @ 4:14 pm

Detto altrimenti: “Maccome sifà?”

Onorevole Eraldo Isidori. Interviene, leggendo per 30 secondi, in materia di carcere ai giornalisti: “Il carcere è un penitenziario non è un villaggio di vacanze. Si deve scontare la sua pena prescritta che gli spetta. Lo sapeva prima di fare il reato. Io ritengo come Lega di non uscire prima della sua pena erogata” (sic! Cfr. in internet). A Isidori, dopo un anno di legislatura, compete il vitalizio. Se non viene rieletto, anche una congrua buonuscita esentasse “per il reinserimento nella vita lavorativa”.

Da Report, 2 dicembre 2012 (fra le tante, cito solo un paio di notiziole, per non tediare il lettore):

Io checcentro? Me li so’ trovati in conto a mia insaputa  ‘sti 307, chevvolete da me?

A) Un collega di Isidori, tale Clemente Mastella, nel passaggio da deputato italiano a deputato europeo, ha incassato €307.000 netti esentasse. Negli altri paesi europei, i deputati ricevono, solo per

tre anni, la eventuale differenza fra il minore stipendio da parlamentare e il maggiore stipendio esterno. Qui da noi, ricevono molto di più, anche se non hanno cessato di esercitare la funzione esterna al parlamento.

B) Alitalia. In crisi nera. Air France offre 3 miliardi. Berlusconi stoppa l’operazione e divide Alitalia in due società: una prima con 5.000 dipendenti e 3 miliardi di debito, allo Stato. Una seconda, ad una cordata fra banche e imprenditori (poi entrerà anche Air France con il 25%). Commissario liquidatore della prima società (nominato dal governo e non dal giudice!) Augusto Fantozzi. Fantozzi fa un po’ di cassa; prepara l’azione di responsabilità contro i precedenti amministratori; chiede la revocatoria delle somme arbitrariamente e illegalmente pagate da Alitalia a certi suoi creditori “amici degli amici” sottraendo liquidità al fallimento. Il Governo lo “dimissiona”.

Nel frattempo in due anni Fantozzi ha maturato una paghetta di 6 milioni di euro, cioè 12 miliardi di lire, cioè 500 milioni di lire al mese, o, se preferite, “solo” €250.000 al mese. Lordi, s’intende …dai … chevvolete che gli resti di netto… 

I nuovi liquidatori affermano che Fantozzi si era sbagliato e bloccano le sue iniziative. Il giudice del fallimento (Giudici delegati Dr. Umberto Gentili e Dr.ssa Luisa De Renzis) emette un decreto (depositato in Cancelleria il 10.10.2012)  inviato per conoscenza al Procuratore Generale di Roma e al Presidente del Tribunale di Roma) che impone ai tre di motivare le loro affermazioni e di spiegare perché abbiano interrotto le azioni intraprese da Fantozzi. I tre scrivono alla RAI perchè impedisca (a Report) di divulgare il testo del decreto. Il decreto è pubblicato in internet, “Report”, voce “Intesa”. Per il governo gestisce il Ministro Passera che a suo tempo era a capo di Banca Intesa che era uno dei creditori liquidati precipitosamente da Alitalia, in danno dell’asse fallimentare.

Maccome sifà?

P.S.: al momento di “andare in stampa” giunge “in redazione” (cioè: ho appreso dal TG3)  la notizia dell’accordo Francia – Italia per il completamento del TAV. Peccato … fino all’ultmo speravo che – anche grazie alle osservazioni delle due Corti dei Conti, francese ed italiana – prevalesse la “ragionevolezza aggiornata”, la ragione sull’ (inutile, n.d.r.) orgoglio, sulla “paura” di essere ricordati come quelli che avevano bloccato un simile (inutile e dispendioso, n.d.r.) progetto (che non serve, n.d.r.). Peccato. Ho perso. Ma, come Renzi, non chiederò poltrone di consolazione. Resto a fare il mio “mestiere” di blogger. Tuttavia, Spes ultima dea … infatti “Un co-finanziamento del 40% potrebbe essere fornito dal bilancio UE a lungo termine ma spetta ai leader europei ( e allora, forza Merkel!) garantire un forte supporto alla Connecting Europe Facility”, che è il fondo destinato al finanziamento delle grandi opere pubbliche transeuropee all’interno del bilancio UE per il 2014-2020. Lo ha detto oggi 4 dicembre 2012 la portavoce della Commissione UE ai trasporti Helen Kearns durante il punto stampa quotidiano dell’Esecutivo UE a Bruxelles.

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