CONSIDERAZIONI SU DUE POST FA (LE CRISI ECONOMICHE DEGLI ULTIMI 150 ANNI – SE LE CONOSCI LE EVITI)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Febbraio, 2013 @ 6:40 am

Detto altrimenti: per uscire dalla crisi attuale … (cfr. post citato)

1870 – La Grande Deflazione. Fu una crisi “finanziaria-ferroviaria” (cfr. post citato). L’economia “finanziaria” si era sostituita all’economia “reale”. Alla fine, la “bolla ferroviaria” scoppiò, devastando tutti. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori due sottolineature:

1. Ormai siamo – purtroppo –  esperti di scoppi di bolle finanziarie (Parmalat; l’immobiliare USA; MPS; i derivati). Quando impareremo la lezione?
2. La seconda, storica. 1861, subito dopo la conquista del Regno delle due Sicilie, fra le altre prede di guerra figurano le fabbriche e le officine ferroviarie del napoletano, smontate e (non a caso!) trasferite al nord e quindi, 150 anni dopo, esibite a Torino come testimonianza storica a vanto del Regno Unito d’Italia.

Dalla Grande Deflazione si uscì grazie alla seconda rivoluzione industriale, ai successi ed ai fasti della bella Epoque e “grazie” alla … prima guerra mondiale!

 1929 – La Grande Depressione. Fu una crisi da eccesso di produzione, di domanda, di produzione, etc.. A ciò si aggiunse l’eccesso di credito al consumo, di consumismo. Se ne uscì con il new deal di Roosevelt, l’adozione delle politiche keynesiane, la corsa al riarmo, la seconda guerra mondiale (cfr. post citato).

John Maynard Keynes

Keynes ha spostato l’attenzione dell’economia dalla produzione di beni alla loro domanda, osservando come in talune circostanze la domanda aggregata sia insufficiente a garantire la piena occupazione. Di qui la necessità di un intervento pubblico di sostegno alla domanda (ma le risorse dello Stato sono risorse nostre, quindi poiché nulla si crea e nulla si distrugge, si tratta di una loro redistribuzione, di un loro diverso utilizzo! N.d.r.), nella consapevolezza che altrimenti il prezzo da pagare è un’eccessiva disoccupazione e che nei periodi di crisi, quando la domanda diminuisce, è assai probabile che le reazioni degli operatori economici al calo della domanda producano le condizioni per ulteriori diminuzioni della domanda aggregata. Da qui la necessità di un intervento da parte dello Stato per incrementare la domanda globale, che a sua volta determina un aumento dei consumi, degli investimenti e dell’occupazione. Questa teoria si oppone alle conclusioni della cosiddetta economia neoclassica, sostenitrice della capacità del mercato di riequilibrare domanda e offerta grazie alla legge di Say.

Oggi. Siamo preda di forti disuguaglianze ad ogni livello (mondiale, continentale, statale, sociale); di una globalizzazione selvaggia, della amoralità. Se ne può uscire:

1. riadottando i valori morali in ogni settore (Codice di Hammurabi, 1850 a. C.: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te. fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”);
2. riscrivendo l’ordine delle priorità e della redistribuzione della ricchezza;
3. costituendo gli Stati Uniti d’Europa e accordandosi con gli USA per escludere da ogni relazione di ogni tipo i Paesi che no adottino e rispettino le nostre regole (Europee e USA) morali, bancarie, finanziarie, fiscali, valutarie, sui diritti civili e sociali, sulla libertà religiosa, sul rispetto dell’ambiente, sull’utilizzo delle risorse alimentari ed energetiche, su una equilibrata distribuzione della ricchezza, sulla sicurezza sul lavoro, etc..

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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POTERE E RESPONSABILITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Febbraio, 2013 @ 6:01 am

Detto altrimenti: dovrebbe essere un binomio inscindibile … e invece prevale la giustificazione “a mia insaputa”. Scajola dovrebbe reclamare i diritti di autore … che si rivolga alla SIAE!

Io sono un uomo “d’azienda”. Ho sempre lavorato nelle SpA. Spesso, anche su queste pagine, ho lamentato che la politica non adotti alcune sane regole che invece sono basilari nella conduzione di ogni SpA, quale ad esempio, una programmazione di medio termine; avere sempre una visione d’insieme; la revisione dell’ordine delle priorità; la predisposizione di soluzioni alternative; la coincidenza in capo alla stessa persona di potere e di responsabilità.

Spesso. E altrettanto spesso da parte di taluni mi è stato detto: ma la politica si occupa (rectius, si dovrebbe occupare!) dello Stato, e lo Stato non è una SpA. Questa risposta non mi ha convinto, in quanto le esigenze di tipo “aziendale” che vorrei soddisfatte anche in ambito statale, trattandosi della conduzione del Paese non sarebbero rivolte alla massimizzazione dell’utile economico (che peraltro è un obiettivo superato anche in ambito aziendale), bensì alla produzione di un diverso valore: il bene comune.

Orbene, torniamo “a bomba” ed esaminiamo alcuni casi di “potere” che si sarebbe preteso disgiunto dalla “responsabilità“.

Pare che Saipem abbia creato fondi neri ed abbia corrisposto una “mazzetta” ( ma di quante altre nulla si sa?) di 200 milioni di euro per aggiudicarsi una gara in Algeria. Inoltre “pare” che una parte dei 200 sia stata ristornata in Italia: la mazzetta sulla mazzetta. L’ENI, azionista di Saipem, afferma: “Io sono azionista di Saipem, come tale mi comporto, non conosco e non sono responsabile delle sue scelte”.

Idem per i presidenti dei partiti politici che “non sapevano” che i loro tesorieri stavano rubando.

Lo stesso dicasi per il Direttore Generale del MPS, che si difende affermando “Io ero DG, ma mi occupavo solo di banca, non di finanza”. Ma lo stipendio era da DG, o no?

Bruno Kessler

Orbene, se io, nella mia lunga vita di manager responsabile di Spa, avessi dato una risposta simile ai miei capi (e ne voglio citare alcuni: Carlo Cerutti, P-AD Stet, Società Finanziaria Telefonica per Azioni; Marisa Bellisario, AD Italtel; Bruno Kessler, Presidente ISA, Istituto Atesino di Sviluppo; Mario Marangoni, Presidente Marangoni Holding SpA; alcuni big della Siemens, Monaco) sarei stato immediatamente licenziato, salvo l’accertamento di mie specifiche responsabilità.

Ricordo una frase, brutale se si vuole, ma significativa, dettami da uno dei miei capi citati: “Questo è il problema. Lei è il Direttore. Quella è la porta. Torni da me con la soluzione. Buongiorno”. Io risolsi il problema. Altro che “io non so, io non potevo sapere …”Non mi dissero “bravo”, bensì: “Era solo il suo dovere”. 

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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LE CRISI ECONOMICHE NEGLI ULTIMI 150 ANNI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Febbraio, 2013 @ 6:41 pm

Detto altrimenti: se le conosci le eviti

(Post del 2013 collocato temporaneamente nelle prime pagine il 27.03.2020, in relazione alla crisi Covid19 e ai suoi sviluppi economici e umani)

Organizzata dal Gruppo Cultura del Comitato Culturale e Ricreativo di Martignano (TN) presso la sala Civica in Piazza Menghin, la sera del 7 febbraio 2013 si è tenuta una conferenza dal titolo “Le crisi strutturali dell’ultimo secolo e mezzo”. Ha introdotto i lavori Luciano Imperadori (luciano.imperadori@tin.it). Relatore il Prof. Andrea Leonardi. Quanto segue è un sunto realizzato sulla base di appunti presi a mano. Eventuali errori e inesattezze sono da imputarsi esclusivamente al blogger, cioè a me e non al conferenziere.

Inizia

Crisi. Congiunturali o strutturali. Inflazionistiche o deflazionistiche. La maggior parte delle crisi sono state strutturali – deflazionistiche, tranne le due crisi del 1973 e del 1979, dovute alle due guerre del Kippur e a quella arabo-israeliana: esse furono congiunturali – inflazionistiche (inflazione + stagnazione economica) e ne uscimmo assai velocemente.

Per converso, le due grandi crisi strutturali deflazionistiche – quella della metà  dell’800 e quella del 28 ottobre 1929 – durarono molto: la prima addirittura 20 anni. La seconda quattro anni.

1870. La Grande Deflazione. Prezzi in caduta libera, recessione. Solo convenzionalmente se ne data l’origine all’8 maggio 1873, il cosiddetto primo venerdì nero della Borsa viennese: nello stesso giorno precipitò la quotazione di tutte le società  quotate in borsa. Tutti si precipitarono a vendere. Fu necessario far presidiare la Borsa dalla polizia. Un esponente della famiglia Rotschild rischiò il linciaccio.

Cosa era accaduto? Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società  ferroviarie prosperavano, idem le società  dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack del 10 maggio 1873, quando ci si accorse che “il re era nudo!”. L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito disponibile per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza pura, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì. Idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via si salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% a Trentini!

                             Andrea Leonardi

Questa Grande Deflazione non viene ricordata a sufficienza nè viene presa in grande considerazione perchè fu solo europea. Essa fu generata anche dal mutamento delle infrastrutture di comunicazione (ferrovie) e del passaggio dalla navigazione a vela a quella a motore. Infatti i velieri erano costretti a soste di mesi interi in attesa degli Alisei e comunque trasportavano solo merci ad alto valore intrinseco. Con l’avvento delle navi a vapore, il costo dei noli crollò (nonostante che il vento fosse gratuito e il carbone no) e le navi iniziarono a trasportare grandi quantità  di merci a basso valore intrinseco, fra cui le derrate alimentari americane che invasero i mercati europei, aggravando la crisi dei produttori agricoli: cereali dal nord America e carni congelate dal sud America. Ciò determinò da parte di tutti i paesi europei una politica protezionistica con l’imposizione di dazi all’importazione che però non equilibravano completamente lo squilibrio dei prezzi. Pertanto i produttori europei cercarono di scaricare queste differenze risparmiando sul costo del lavoro (riducendo sui salari).

Nel frattempo gli USA si avvantaggiarono moltissimo da questa nuova forza lavoro che arrivava dall’Europa, mentre in Europa per 20 anni il PIL diminuiva. Tuttavia la crisi ebbe l’effetto che hanno le guerre, le pestilenze, le carestie: si crearono le condizioni per una ri-crescita. Infatti lo svuotamento della popolazione aumentò la quantità  di risorse disponibili pro capite. Inoltre intervenne la seconda rivoluzione industriale: l’Ing. Daimler inventò il motore a scoppio; si diffuse la rete elettrica; si inziò a sfruttare la chimica organica. Pertanto si riattivò l’economia europea, Germania in testa anche “grazie” ai danni di guerra pagati dalla Francia uscita sconfitta dalla guerra franco-tedesca. La ricerca europea produsse molti brevetti che gli USA acquistarono e che poi svilupparono su scala molto maggiore: era nata la grande impresa USA.

Dalla crisi si esce a metà  degli anno 1890 con la Belle Epoque. Tuttavia questa corsa sfrenata al benessere, queste esagerate accelerazioni, queste tensioni da positive divennero negative e condussero alla prima guerra mondiale.

                          L’attento uditorio

1929: Grande Depressione. Essa ha coinvolto gli USA dove per la prima volta si conosce la fame. Migliaia di aziende agrarie lasciano marcire i prodotti e morire il bestiame perchè non vi è il ritorno economico, mentre nelle città la gente patisce la fame. E’ una crisi di sovrabbondanza. Si produce più della domanda. Ciò fu dovuto a errori della politica monetaria e del mercato e alla incapacità  del governo di analizzare e reagire alle cause della crisi, prima fra tutte gli effetti della prima guerra mondiale. Fame, aumento della mortalità, apatia sfiducia depressione. La crisi non colpisce la Russia (ad economia non di mercato ma pianificata) e colpisce solo marginalmente in Giappone (La Cina non esisteva come potenza economica). Fame: il welfare pubblico non esisteva. La gente fa la coda presso le istituzioni benefiche private per ricevere un piatto di minestra. Gli USA non erano abituati alla povertà come lo era l’Europa. La borsa di NY crolla: 28.10.1929, – 13,37 % (tuttavia 1l 19.10. 1987 il crollo fu del -22,61%!). Panico finanziario, vendite, fallimenti fino alla fine del 1932. Se ne esce solo con il 1933.

Gli USA erano stati fondamentalmente estranei alla prima guerra mondiale ed erano intervenuti con aiuti finanziari (prestiti) a chi poi vinse la guerra. Dopo la guerra, fanno valere il principio del creditore, imponendo alle nazioni vincitori di rimborsare i debiti. I vincitori a loro volta imposero alla Germania di pagare 132 miliardi di marchi oro, che la Germania non aveva. Le grandi banche USA prestarono alla Germania soldi per estinguere il debito di guerra.

Inoltre, l’Europa aveva bisogno della tecnologia che ormai era diventata USA e in contropartita cerca di esportare di più verso gli USA i quali però chiudono le frontiere a persone e merci. Le frontiere si riapriranno solo dopo il 1923 ma ormai i rapporti fra Europa e America si sono deteriorati.

In questo periodo in USA soffrono un po’ miniere, cantieri navali e industria tessile e vanno molto bene auto (GM, Crysler, Ford), elettrodomestici, radio. Si esasperano le vendite con rateizzazioni e credito al consumo. Nel 1929 negli USA vi sono 26.000 banche per il credito al consumo. La borsa vola all’insù. Si guadagna senza lavorare! Crisi da sovrabbondanza. Debitori insolventi, Nel 1932 -1034 chiudono 11.000 banche. Cade il commercio. Vi sono 13.000.000 disoccupati in USA; 6.000.000 in Germania; 32.000.000 nel mondo.

L’ideologia USA non prevedeva l’intervento pubblico. Si era ricorsi solo ad austerità, tagli alle spese, riduzione degli interventi statali, peraltro già  modestissimi. Massimo protezionismo, da parte di tutti i paesi.

Solo allora si comincia a capire che occorre cambiare metodo e indirizzo: Prendono campo le teorie Keynesiane. Il Presidente Roosevelt inaugura il New deal, la spesa in disavanzo crea opportunità  di lavoro. Lo stato diventa imprenditore. Il new deal dà  fiducia ma l’uscita dalla crisi avviene grazie al riarmo che crea piena occupazione. Il dollaro viene sganciato dalla parità  con l’oro (1934). Gli USA richiamano dall’Europa i capitali ivi investiti: fallisce la banca Credit Anstaldt di Vienna e molte alte banche tedesche ed europee.

In Italia Mussolini tramite Alberto Beneduce crea l’IMI – Istituto Mobiliare Italiano per liberare Comit, Credit e Banco di Roma dagli investimenti a medio lungo termine, e l’IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale, che deterrà  sino al 40% dell’intera industria del paese (n.d.r.: ok per la legge sulla specializzazione bancaria. I danni delle banche universali, in USA e in Europa, sono sotto gli occhi di tutti e gli USA stanno ridividendo le specializzazioni finanziarie, bancarie e assicurative).

Finisce

Dal 1 al 22 luglio 1944 con la guerra ancora in corso, si tenne la conferenza di Bretton Woods (New Hampshire), per stabilire le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Infatti, si preparò la ricostruzione del sistema monetario e finanziario, riunendo 730 delegati di 44 nazioni alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l’obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro USA (a sua volta agganciato all’oro che fu stabilito valere 35 US dollari l’oncia), che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il piano istituì sia il FMI che la banca Mondiale. Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l’accordo. Ciò avvenne nel 1946. Nel 1947 fu poi firmato il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade – Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) che si affiancava all’FMI ed alla Banca mondiale con il compito di liberalizzare il commercio internazionale.

Nel 1970 si interruppe la parità  dollaro-oro e il sistema dei cambi fissi (n.d.r.).

Mia considerazione. Ripeto qui quella fatta nel corso del dibattito che è seguito all’esposizione del relatore: dobbiamo dare assoluta priorità  alla Questione Morale; al contempo costituire gli Stati Uniti d’Europa e concordare con gli USA la totale chiusura dei nostri sistemi ai paesi che non adottino le nostre regole morali, bancarie, finanziarie sociali, sui diritti umani, sul rispetto dell’ambiente, sul risparmio energetico etc.. Il Professor Leonardi concorda.

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se nel frattempo costretti a casa.

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CARNEVALE A LAVIS (TN)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2013 @ 6:19 pm

Detto altrimenti: un giovedì grasso da nonno fotografo

Sara, “motorizzata” nel Gruppo Folk “Nido in Musica”

Viareggio, Rjo de Janeiru, Lavis (Tn) … ogni località famosa organizza la propria sfilata di carri carnevaleschi. Mi avevano cercato dal Brasile e da Viareggio: volevano me per essere sicuri di avere un servizio fotografico di assoluto prim’ordine.
Niente da fare. Ho preferito accettare l’invito di Lavis. Fra l’altro vi sfilava la mia nipotina Sara, due anni già compiuti (l’età precisa delle signorine non si dice!) con papà Daniele e mamma Valentina.

Bravi Lavisani! Brava Sara! (però, Sara, che fatica quella lunga camminata per sfilare su e giù lungo tutta Lavis!)

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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L’ULTIMO LIBRO CHE HO LETTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2013 @ 5:43 pm

Detto altrimenti: non nel senso che non ne leggerò più … ma solo l’ultimo ad oggi!

Pomeriggi del caffè libreria Il Papiro di Via Galilei. Raffaella ha suggerito un giallo: Peter May, “L’isola dei cacciatori di uccelli”(Ed. Giulio Einaudi Stile Libero Big, 415 pagine, €19,00). Dice che è bello, introspettivo. Lo acquisto. Lo leggo. Ve lo consiglio.

Siamo nelle isole Ebridi (in gaelico scozzese Innse Gall) al largo della costa occidentale scozzese.

C’’è anche una trama “gialla” niente male perché molto “umana”.
C’è anche molta descrizione del paesaggio.
C’è anche molta introspezione, molta nostalgia del ritorno e della partenza.
C’è anche il richiamo al rispetto della natura.
C’è anche la forza del mare e del male.
C’è anche l’amore. Cercato, trovato, sciupato, perso, ritrovato troppo tardi.

C’è “anche”, direte voi, ma allora, cosa c’è “soprattutto”? Lo si capisce solo verso la fine del romanzo. C’è soprattutto la capacità di amare di una donna. Di amare anche non ricambiata, di dare senza chiedere, di restare, di durare (to last, in inglese), di resistere, di esistere, di esistere per gli altri, per l’altro.

Capitoli alternati. I flash back, in prima persona. Gli altri, in terza.

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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DALL’ITALIA E DALL’ESTERO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Febbraio, 2013 @ 4:34 pm

Detto altrimenti: frammenti preziosi per il mosaico della nostra consapevolezza

Siamo ricchi!

ITALIA. – Lui dice che il paese è ricco. Infatti vi sono ben 8.000 miliardi di ricchezza privata e “solo” 2.000 miliardi di debito pubblico. Ora, succede che il 10% della popolazione possegga 4.000 miliardi di ricchezza e sia caricato di 200 miliardi di debito pubblico. Il 90% della popolazione possiede 4.000 miliardi ed è caricato di 1.800 miliardi di debito. Gli Italiani sono 60.000.000. Il primo gruppo (10%) è composto da 6.000.000 di individui. Il secondo (90%), da 54.000.000. Ciò premesso, si domanda:
1)Quanta è la ricchezza netta (cioè al netto della quota di debito pubblico) pro-capite di ciascun appartenente a ciascun gruppo?
2) Posto che io appartengo al secondo gruppo, chi mi sa dire dov’è la mia parte di ricchezza netta, che vado a prelevarla per far fronte alle spese di casa?

ITALIA – 4 miliardi IMU prima casa. 4 miliardi perdite Alitalia. 4 miliardi multe UE per supero quote latte “padano”. Quali di questi tre “4 miliardi” ci verrebbe restituito?

ITALIA – Aboliamo il finanziamento pubblico dei partiti, così potranno avvantaggiarsi i partiti che abbiano un capo ricco. Tutti quelli con il capo ricco, tutti, indistintamente, perché “la legge è uguale per tutti”.

GB – Lui, ex ministro. Lei, sua moglie. Lui supera i limiti di velocità. Lui fa decurtare i punti sulla patente a lei. Si separano. Lei lo denuncia. Lui rischia il carcere.

D – Si sta per varare una legge: banche e assicurazioni non facciano finanza”. Chi fa operazioni finanziarie o comunque “a rischio”, rischia (appunto!) fino a 5 anni di carcere.

BRUXELLES – Si predica bene e si razzola male, come Padre Zappata. “Gli Stati dell’UE devono risparmiare!” Gridano. A Bruxelles ci sono 4500 funzionari UE pagati più della Merkel.

CH – Si predica bene e si razzola male, come Padre Zappata. La CH radia dall’ordine dei banchieri/bancari alti dirigenti del Banco di Desio e della Brianza (che non subiscono però alcuna censura in Italia). La CH era il primo centro mondiale di gestione delle mazzette (primato ora insidiatole da GB, Cayman, etc.).

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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IL TEATRO BOLSCIOI ( … DI POMPEI)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Febbraio, 2013 @ 5:19 pm

Detto altrimenti: quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini

Tradotto letteralmente: quello che non hanno fatto i barbari, lo hanno fatto i Barberini! Questa frase satirica è indirizzata dal popolo romano a papa Urbano VIII Barberini e ai membri della sua famiglia per gli scempi edilizi di cui si resero responsabili: questi, in virtù delle cariche e dei poteri ottenuti, fecero danni alla città, dall’interno, maggiori di quelli che avrebbero potuto esser causati da un’invasione barbarica. In uno degli episodi più tristemente famosi, papa Urbano VIII nel 1625 fece asportare e fondere le travature bronzee del pronao del Pantheon, per costruire il baldacchino di San Pietro e i cannoni per Castel Sant’Angelo

Tutto “nuovo”! Ma è mai possibile?

Le scalinate del Teatro Grande (“bolscioi”, grande) di Pompei avevano resistito 2000 anni. In occasione degli spettacoli moderni i gradoni venivano ricoperti di tavole a mo’ di sedili, che venivano poi tolte a fine rappresentazione. E invece l’ex dirigente della protezione civile (“incivile”!) ed ex commissario straordinario, MARCELLO FIORI, ora inquisito per abuso d’ufficio continuato, l’ha fatta grossa: ha rifatto i gradoni con mattoni di tufo nuovi di zecca, saldati con cemento fresco fresco di giornata.


Il direttore del lavori, LUIGI D’AMORA è accusato di frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato. La Signora CACCAVO, titolare dell’impresa realizzatrice e i suoi tre ingegneri progettisti LORENZO GUARINIELLO, VINCENZO PREZIOSO E ANTONIO COSTABILE, sono in carcere, “anche” per corruzione (gonfiamento dei costi dell’appalto del 400%.

Inoltre, fra le spese incredibili:

€102.963 per il Progetto “(C)Ave canem”, per il censimento dei cani randagi nella zona. Risultato: 55 cani censiti, 26 cani adottati; 3 cani restituiti ai legittimi proprietari; 2 cani trasferiti in un centri di accoglienza;
€55.000 per 1.000 bottiglie di vino di marca ”Villa dei Misteri” (misteri, appunto!) per un terzo spedite in ambasciate di mezzo mondo e per 2/3 conservate in loco …, per “uso interno”).

Oggi il Commissario Europeo per le politiche regionali Johannes Hahn sarà a Pompei accompagnato dal nostro Mnistro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi e di Ministri Cancellieri e Barca, in occasione dell’apertura del primo dei cinque cantieri di restauro finanziati con 105 milioni di euro dall’UE.

Speriamo che non li “portino a teatro”!

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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ANTEFATTI, FATTI, RIFATTI, DISFATTI, MISFATTI, INFATTI, RIFATTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Febbraio, 2013 @ 2:27 pm

Detto altrimenti: un post a briglia sciolta …

Ieri sera al teatro Sociale di Trento ho assistito all’allegro Concerto di Carnevale dell’Orchestra Haydn, magistralmente e spiritosamente diretta dal Direttore Johannes Wilndner che fra l’altro ha ribattezzato il “Danubio blu” in “Adige verde” (sarà stato forse anche in onore della commemorazione del secondo centenario della nascita di Verdi?). Una sorta di mini-copia del concerto viennese di capodanno. Detto ciò, alcuni fatti:

Una nostra vicina di posto continava a commentare in corso d’esecuzione e “maleodorava” letteralmente. Mia moglie mi ha proposto si scambiarci il posto per dividerci il duplice “piacere”. La vicina ha cominciato a dare in escandescenze: “Non voglio uomini vicino a me!” Abbiamo desistito. Ho letto che in un caso simile, a Parigi, alcune persone sono state fatte uscire dal Museo d’Orsay.

Altra considerazione. In Italia aumentano le tasse universitarie. In Austria, per chi non va fuori corso, diminuiscono. Recentemente ho letto un romanzo, “La nostra guerra” di Enrico Brizzi, (Ed. Baldini-Castoldi-Dalai, 2009), l’autore di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Si tratta di “fanta-storia” in quanto la trama è svolta all’interno di un contesto storico “capovolto” in un’Italia alleata dei tedeschi per respingere gli Americani. Fantasie, Però mio sono chiesto; e se la prima guerra mondiale (la prima … il mio non è revisionismo  nostalgico della seconda, sia ben chiaro!)  invece di vincerla, l’avessimo persa? Oggi il Trentino sarebbe austriaco.

Francia? Ah, si … ora ricordo! In Francia esiste un fondo pubblico di 40 milioni di euro l’anno per aiutare, sovvenzionandole, le piccole librerie e i piccoli editori. da noi … no, non servirebbe: abbiamo le librerie Feltrinelli …

USA: Obama fa causa all’Agenzia di rating S & P, per avere manipolato dati ed informazioni al fine di trarre vantaggio dalla crisi finanziaria USA. Chiede 5 miliardi di dollari. Evviva! Già da molti post denunciavo le malefatte delle Agenzie di Rating USA e sollecitavo la creazione di ERA European Rating Agency. Si vede che Obama mi ha letto e mi ha copiato! Nel frattempo la Cina sta aprendo una loro agenzia di rating ed una filiale della Bank of China a Milano, in vista della “campagna acquisti” di nostre società.

UE, Cosa aspetti a diventare USE – United States of Europe, oppure Etats Unis d’Europe? A quando IRA – Italian Rating Agency e soprattutto a quando ERA – European Rating Agency? SVEGLIA, ITALIA! SVEGLIA, EUROPA!


Italia. Qualcuno pro … pette (“propone + promette”) un nuovo condono. Io mi oppomgo, a meno che non si dia anche a me di non redigere e non pagare il mio F24 da pensionato e di concorrere al beneficio del condono. Lo stesso qualcuno pro … pette (v.sopra) che eliminerà il finanziamento pubblico dei partiti. Bravo! Se viene rubato il pane non si abolisce il pane: si arrestano i ladri. Il pane … ah già … è vero, tu non lo vuoi abolire, ci mancherebbe altro … sennò come fai ad offrire “panem et circenses”? Vabbè che così’ facendo sarebbero molto avvantaggiati tutti i partiti che ha un capo ricco. Ma siccome lo sarebbero tutti, la cosa è “giusta”.

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

 

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L’ACCADEMIA DELLE MUSE, Trento

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Febbraio, 2013 @ 1:42 pm

Detto altrimenti: anche questo è Trento!

L’Accademia delle Muse. Un circolo privato, non aperto al pubblico, non elitario. Semplicemente aperto ad amici sino al limite della capienza della sede, una casa privata. Da cinque anni su iniziativa della Presidente organizziamo otto serate all’anno di reciproco intrattenimento, dalle 20,00 alle 23,30 circa. In totale siamo oltre sessanta “Accademici”. La presenza media alle riunioni è di circa 40 persone. Non è né un “prima” né un “dopo” cena, ma un “durante” nel senso che ognuno porta il suo contributo alle esigenze dell’alimentazione del gruppo che si nutre negli intervalli degli eventi della serata.

La Presidente e Carlo Fierens

Cosa facciamo? Sempre tutto dal vivo: sicuramente musica (classica), perché la Presidente è pianista (e soprano) e spesso è accompagnata da altri “Accademici”: violinisti, suonatori di chitarra classica, voci, etc.. Ma le Muse sono tante, e quindi ogni sera non manca, alternativamente, una relazione su poesia, pittura, scultura, teatro, arti varie, storia, etc. Vi sono poi relazioni su argomenti diversi, quali la fotografia, i viaggi, l’aeronautica, la navigazione a vela, relazioni sulla “Città nascosta”, etc..

Gli oratori, gli esecutori di tutto ciò? Noi stessi. Ognuno regala agli amici la propria esperienza culturale, artistica, lavorativa e di vita.

Gli attori della Commedia dell’Arte

L’esempio di una serata? Eccolo. Il 4 febbraio abbiamo iniziato assistendo ad un concerto di Mario Castelnuovo Tedesco per pianoforte ed orchestra adattato a pianoforte e chitarra classica (Carlo Fierens). Quindi un assolo di chitarra; “Recuerdo dell’Alambra”. Indi, nella seconda parte della serata, è stata “rappresentata” (non semplicemente “letta”) una relazione sulla commedia dell’arte, con intermezzi recitativi da “attori” in costume dell’epoca.

Abbazia di S. Antimo, vicino a Montalcino (SI), una delle nostre mete …

Organizziamo anche gite sociali in bicicletta (Valle Aurina, Valsugana) e non: infatti ci siamo concessi una “tre giorni” in Toscana e ci accingiamo a regalarci un’altra “tre giorni” in Liguria. Modalità di iscrizione? Nessuna, basta essere nostri amici. Solo che ora, stante l’elevata partecipazione raggiunta abbiamo dovuto escludere nuove adesioni per motivi di capienza logistica. Orientamento politico? Ognuno si tiene il suo e non se ne discute: infatti vogliamo rilassarci!

Chi desiderasse ricevere una copia della relazione sulla Commedia dell’Arte, lo chieda come commento al post: saremo ben lieti di esaudire la sua richiesta.

This is Trento too!

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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MALGA ZAMBANA IN PAGANELLA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2013 @ 5:00 pm

Detto altrimenti: venga a prendere un caffè da noi …

A la matin bonura, an fan levè …
Ch’intender non la può chi non la prova … questa vista!
East, west, Zambana is best!

Ebbene sì, rieccomi a sciare in Paganella, dove sennò? Il Bondone e la Paganella, le due montagne di Trento. Mezz’ora in auto e sei a Fai. Tre seggiovie a fila e sei in vetta, oltre 2200 metri. Un’ora da casa. Cosa chiedere di più? Chi abita a Milano impiega questo tempo solo per andare a farsi un ‘ora di tennis! Evviva il Trentino! Evviva Trento: per noi, andare a sciare è come andare al cinema o a teatro: qualche ora e poi a casa. Ogni tanto, impegni vari permettendo ( e son o tanti anche per un pensionato, giovane nonno, credetemi!), ci si ferma l’intera giornata.

Dopo alcune ore, una sosta. Fra le tante offerte, prediligo la Malga Zambana. Anche tutte le altre sono di qualità, intendiamoci … è solo una questione affettiva. Già, perché dalla Zambana si ammira il Brenta: la Cima Tosa, la Brenta Alta, il Campanil Basso, la Sentinella,  il Campanile Alto, gli Sfulmini, la Torre di Brenta, la Cima degli Armi, la Cima Molveno, la Cima Brenta. Quante volte ho scalato quelle pareti da giovane! Da anni ho smesso de “arampegar” ma l’amore è rimasto. Ed eccomi alla Malga Zambana: frequenta frequenta, si diventa “conosciuti”, ci si saluta in altro modo, meno convenzionale, si scambia qualche parola, insomma, si impara ad apprezzare anche il lato umano di chi ci lavora e ad inserirsi nella “Famiglia Zambana”.

Oggi ero con un amico di Riva, Giorgio per un caffè, anzi due. Due caffè, due piccole opere pittoriche. La titolare, ogni volta, crea, si inventa un “dipinto” nuovo e lo esegue a mano libera, direttamente sulla “tela” colore (e sapore) caffè. Dopo la sosta, gustate le due opere d’arte, via … di nuovo in pista, sino alla prossima!

Già, direte voi, ma che si mangia? Caffè? Eh no, raga: di tutto e di più, servito velocemente al tavolo! Solo che io mi “accontento” di una zuppa d’orzo, cucinata alla trentina,  che mi lascia più leggero per la prosecuzione della sciata.

Buona Zambana a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

 

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