LA STORIA D’ITALIA – 4) DAL FASCINO AL FASCISMO AL FASCINO (OVVERO, “ALLARME DEMOCRAZIA”)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2013 @ 8:36 am

Detto altrimenti: la puntata precedente la trovi al post del 12 marzo, ore 17,48

Don Luigi Sturzo

Gennaio 1919: Don Luigi Sturzo (prete siciliano) fonda il Partito Popolare.
Il Partito Popolare si differenzia dalle preesistenti organizzazioni cattoliche e religiose, proclamandosi fedele ai principi del cristianesimo. Non più sotto il controllo del vescovo/Vaticano.
La precedente Unione Elettorale cattolica (ante guerra) scomparve motu proprio.
L’Unione Economico Sociale fu sciolta dal Vaticano.
I sindacati fondarono la Confederazione Italiana dei lavoratori, la quale, insieme alle tre Cooperative dei consumatori, dei produttori e delle banche si allearono al Partito Popolare.

Il Partito Popolare condannava l’imperialismo, sosteneva la società delle nazioni e il disarmo, voleva abolire la segretezza dei trattati internazionali, voleva il suffragio universale per le donne, la proporzionale, una forte legislazione sociale, lotta all’analfabetismo, libertà di comunicazione, lotta alla burocrazia. Tuttavia era “nazionalista” nel reclamare Dalmazia, Asia Minore, Etiopia, etc..
Andamento lavoratori iscritti
1914 107.000
1918 162.000
1919 200.000
1920 1.189.000 (945.000 mezzadri, piccoli proprietari, affittuari)
1920 2.150.000 iscritti ai sindacati socialisti (750.000 classi agricole)

I liberali (anche se etichettavano come “bolscevici” anche gli scioperi del Partito Popolare) pensavano di fare del Partito Popolare un argine contro i “rossi”. Infatti Il Partito Popolare impedì al Partito Socialista di raggiungere il dominio incontrastato delle classi contadine. Tuttavia il Partito Popolare era poco presente nei grossi centri urbani e nelle campagne del meridione (primo ostacolo al suo sviluppo). Inoltre al suo interno v’era una minoranza di ricchi conservatori che finanziavano le campagne elettorali, avevano tempo di dedicarsi alla politica e amministravano banche anche corrotte, Banco di Roma in testa (secondo freno al suo sviluppo). Terzo ostacolo: la “questione romana” che la Legge delle Guarantigie (marzo 1871) non aveva risolto: e nel programma del Partito Popolare mancava il punto relativo alla piena libertà, sovranità ed indipendenza del Papa. La “fede democratica” dei leader (laici) era “vacillante”, stante anche l’ambiguo rapporto con il Vaticano. All’avvento del fascismo non pochi leader del Partito Popolare vi aderirono. I partiti di ispirazione anticlericale, eredi del risorgimento, rifiutarono il fascismo, ma allo stesso tempo ricercarono qualcosa di più laicamente democratico del Partito Popolare.

Filippo Turati

Il Partito Socialista. Il Partito Socialista “ufficiale” era stato l’unico ad opporsi alla guerra. Il partito radunò i propri sindacati nella Confederazione Generale del Lavoro, raccogliendo aderenti soprattutto nel centro-nord del paese. Nel meridione prevalevano spiriti conservatori, associazioni di ex combattenti e nazionalisti, ed il partito socialista “soffrì” al pari del partito popolare. I socialisti volevano eliminare dalla scena politica chi aveva voluto la guerra. Come prima della guerra vi erano stati interventisti e non, ora, sia pure nell’ambito di un partito e non della nazione, vi erano i “rivoluzionari” e non. I socialisti “massimalisti” volevano la rivoluzione, gli altri no, se non altro perché il paese sarebbe stato bloccato nelle sue indispensabili importazioni di carbone e grano. La “destra” socialista (Filippo Turati) aspirava ad una “rivoluzione culturale” che preparasse il proletariato ad assumere la guida politica del paese. Ma prevalse la sinistra rivoluzionaria dei “massimalisti”, offrendo il destro al nascere di quello che sarebbe stato il fascismo. Infatti sorsero numerosi, diversi “gruppi rivoluzionari” che agivano con scioperi non coordinati e comunque inconcludenti, prestandosi in tal modo alle facili critiche di tale Benito Mussolini.

Gli scioperi. In Germania, Francia ed Inghilterra gli scioperi furono ben più duri che in Italia. In Italia essi erano “moderati” in una certa misura dall’ala destra del Partito Socialista (Camillo Prampolini), che paragonava una rivoluzione cruenta ad una guerra, insistendo sulla necessità di acculturare le masse lavoratrici (con nuove scuole, biblioteche, palestre, etc.). Come al solito prevalsero i massimalisti con i loro scioperi selvaggi, sollevando per reazione contro-manifestazioni da parte del certo medio, borghese, militare e “neofascista” che sfociarono con la distruzione della sede del giornale L’Avanti ad opera del fascista Marinetti. Da Roma si intervenne per … elogiare le violenze neo fasciste (il generale caviglia, Ministro della Guerra, si congratulò con Marinetti per la difesa dello stato contro i bolscevici!).

 

 

La sinistra non reagì alla distruzione dell’Avanti se non ricostruendola. Non tentò alcun gesto di rivincita, dando prova di arrendevolezza. Gli scioperi che seguirono furono inutili ed inefficaci ostentazioni di muscoli, senza alcun obiettivo strategico. Praticamente rappresentarono il fallimento morale degli scioperanti. Il Governo punì i militari che partecipavano agli scioperi di sinistra e non quelli che partecipavano agli scioperi di destra.

Nell’area anti-socialista  si trovavano anche giovani studenti che avrebbero voluto cambiamenti ragionevoli, ma che la sinistra nel proprio giudizio etichettò come conservatori repressivi, compiendo un grave errore! In parallelo, gli operai con i loro scioperi, quanto meno ottenevano miglioramenti economici, mentre burocrati, impiegati, magistrati, intellettuali restavano fermi a livelli decisamente inferiori. Queste classi medie, sia pure declassate, non dismisero il loro ruolo e su di esse attecchì il germe del fascismo, in funzione antagonista della “bolscevica” classe operaia “rivoluzionria alla maniera massimalista”.

(continua)

P.S.: un mio commento? Anzi, due!  1) Prampolini e Turati vollero evitare la rivoluzione cruenta di sinistra, vista come un malanno al pari di una guerra. Ma altri fecero la rivoluzione di destra, la rivoluzione fascista, che prima fu come una guerra e poi fu  una guerra … 2) I giovani d’oggi, quelli di “area Grillo” … anche oggi non dobbiamo accomunare giovani in buona fede che anelano ad una “evoluzione” del sistema, con chi li sta strumentalizzando ai fini di una  “rivoluzione” che ha molto, troppo, di personale … Non facciamo che dal “fascino” di una persona si passi ad un nuovo, sostanziale  “fascismo” , basato appunto – ma questo sarebbe solo un dettaglio – sul “fascino”  anzichè sui “fasci” …

2 Comments »

GRILLO E IL CODICE DELLA STRADA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2013 @ 6:01 pm

Detto altrimenti: la legge è uguale per tutti

Ieri Grillo è stato ricevuto dal presidente Napolitano. Subito dopo, salito a bordo del suo SUV nero con autista, si è diretto a gran velocità verso casa sua (Genova, quartiere  S. Ilario). Nel percorso urbano è stato “inseguito” da giornalisti in motoscooter alla “caccia” di qualche dichiarazione. Per sottrarsi alla loro presenza, l’autista di Grillo – così riferiscono le fonti di informazione, cioè gli stessi giornalisti “inseguitori” – l’auto avrebbe commesso una serie numerosa di gravi infrazioni al Codice della Strada (che poi è una Legge dello Stato): almeno quattro passaggi con il semaforo rosso e utilizzo di due corsie preferenziali (v. anche Corsera 22.03.2013, pag.9). Le stesse fonti riportano che l’Agicom avrebbe chiesto alle autorità di sanzionare queste violazioni, le quali– ove accertate – comporterebbero il ritiro della patente per l’autista che poi è marito della cognata del capo.

Questi i fatti. Ora il commento

Se quanto sopra fosse accertato, si tratterebbe di un fatto gravissimo. Infatti chi si è appena proposto (al Presidente Napolitano) a ricevere l’incarico di formare il Governo, inizia, pochi minuti dopo, con il non rispettare platealmente una delle leggi “a più larga diffusione” del Paese e cioè il Codice della Strada. Questo comportamento, ove accertato, sarebbe indice di un grave disprezzo della Legge, di un sentirsi “legibus solutus” da parte di chi sta avendo la pretesa di stabilire un “ordine nuovo” attraverso gli strumenti (le leggi) che invece dimostra di ignorare platealmente, forte della sua super legge “A questo mondo c’è chi può e chi non può: io può”.

Comments Closed

CIPRO -1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2013 @ 5:32 pm

Detto altrimenti: ma la gente che non legge il Sole 24Ore … la gente “comune” cosa ne capisce?

Io sono europeista convinto. Concordo quindi sul fatto che gli Stati debbano  versare contributi all’UE e che all’UE e si possano – se del caso – richiedere e ricevere aiuti da parte degli Stati.  uttavia vorrei che gli aiuti UE agli Stati che ne hanno bisogno fossero erogati per esigenze “oneste”e  non “truffaldine”.  Mi spiego. Sembra che le banche cipriote offrissero ai depositanti interessi elevatissimi, a livelli fuori mercato e che lo Stato cipriota inoltre offrisse forti vantaggi fiscali a tutti, banche e depositanti. Le banche facevano fronte agli elevatissimi esborsi per interessi utilizzando anche parte dei sempre crescenti capitali che venivano depositati presso di loro, in quanto gli interessi incassati dalle banche sui prestiti concessi a terzi non erano sufficienti. Pertanto …

… cessato l’incremento dei flussi dei depositanti, le banche rischiano l’insolvenza …
… i maggiori depositanti sono russi (30-40 miliardi di euro) …
… l’UE sarebbe chiamata ad intervenire …
… l’UE è alimentata anche con fondi dell’Italia …
… l’Italia è alimentata anche con le tasse a carico mio …
… le mie tasse contribuivano ad arricchire i magnati russi.

Che dire poi della condizione posta dalla UE di tassare i depositi bancari ciprioti? Ne parlerò in un prossimo post.

Comments Closed

MA PRIMA DI “POSTARE” I DUE POST PRECEDENTI, ‘STA MATTINA SONO STATO TRE ORE IN PAGANELLA A SCIARE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Marzo, 2013 @ 3:53 pm

Detto altrimenti: eh no, cari amici, sennò uno che diventa vecchio e pensionato a fare? Che vi credevate, che fossi solo un blog man?

E in fondo il Garda!

Ieri notte è nevicato. Fine della perturbazione, fronte freddo, vento da nord. Alle 08,10 ero alla partenza della telecabina ad Andalo, ad aspettare che nelle prime cabine caricassero i rifornenti per i vari rifugi. Al loro “Via!, via di corsa, a guadagnarsi la prima cabina disponibile. Perché? Perché il primo che arriva in cima si fa una discesa in neve fresca e vergine. Ecco perchè! Già salendo si pregusta … la nevicata è stata lieve, diciamo quindici centimetri (ma l’altro giorno sono stati 50!) quindi non hanno fatto uscire i “gatti” a battere le piste: ottimo! Dopo la telecabina, un breve tratto e poi la seggiovia che ti porta ai 2200 metri di Cima Paganella. Sulla destra, la pista intonsa. Sulla vetta si intravedono sbuffi di neve, sollevata dagli ultimi colpi di coda del fronte freddo. E poi, il Lago di Garda! La visibilità è ottima. Si arrivano a distinguere gli Appennini che chiudono da sud la Val Padana! Portarmi appresso la macchina forografica … no … mi ingombra. E il mio telefonino è un po’ all’ “antica”, le foto le fa, ve le allego, ma non sono un gran che stante l’ottica limitata dell’apparato, “contentetene” (accontentiamocene, in dialetto trentino).

Verso nord, sullo sfondo la Valle dell’Adige

Inizio la discesa “controvento”, cioè verso nord, verso Fai della Paganella, e dopo pochi metri scavalco una piccola slavina. Slawinengefahr, pericolo valanghe livello “4”, cioè “forte”, stante le forti nevicate su neve già consolidata, l’innalzamento della temperatura e il forte vento. Ok, recepito. Restiamo in pista. Tanto oggi sciare in pista è come fare il “fuori pista”. Ho sci da pista, Salomon 1,70, raggio di curvatura 14 m., ma oggi su un solo palmo di fresca vanno benissimo lo stesso. Scio intensamente tre ore … poi a casa, a pranzo e a scrivere i miei post. Domani? Si replica, anche perché le piste saranno ben battute.

 

Verso Andalo!

Seconda discesa verso Andalo.  Previsioni: bel tempo sino a metà sabato, poi neve e ri-bello da lunedì. Chiusura impianti in Paganella, prorogata dal 1 al 7 aprile.

E dopo? Dopo via con le biciclette: prima uscita programmata: Trento – Domegliara, km 75 (i primi 55 in pista ciclabile, poi sulla sinistra Adige, attraverso le splendide “gole” del fiume). Di mattina, col vento “in poppa”. Ritorno in treno.

 

 

 

Comments Closed

IL “VAFFANCULO” COME FORMA DI PROFILASSI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Marzo, 2013 @ 2:41 pm

Detto altrimenti: “IT, Information Technology; ITC, Information Communication Technology; VCT, Vaffanculo Communication Technology.

Post dal solito www.narcolessico.wordpress.com

Inizia

Condannando tutti, non si condanna nessuno. Non si fa, cioè, alcuna differenza – operazione irrinunciabile per poter articolare un regime di pertinenze nel quale ascrivere le responsabilità e disporsi poi alla loro discussione e alla loro dimostrazione.

Si condannano tutti, anzi, proprio perché nessuno si senta chiamato in causa più degli altri e per poter dire – al momento opportuno – “ehi, mica ce l’avevo con te”.

Da questo punto di vista, il “vaffanculo” di Grillo (termine ombrello sotto cui possiamo raccogliere l’insieme delle sue “sparate” contro “i politici” o “i media”) non esprime alcun attacco, perché mancando di mira non ne ha la dignità eidetica.

In particolare, quanto più aumentano 1) il volume della fonazione e 2) la platea di coloro cui è rivolta l’invettiva, tanto più l’invettiva stessa si trasforma nel suo contrario e diventa una mera strategia difensiva, più precisamente una profilassi contro l’insorgere della reazione altrui (“Non dicevo a te”, “il problema non è Grasso”, ecc.).

Il tutto, infine, si sposa perfettamente con le risibili risorse intellettive del grillino medio, che è opportuno non oberare di gravose argomentazioni. Dove non si fanno differenze, in fondo, non c’è nulla da spiegare.

Finisce

3 Comments »

(NON) TUTTA LA POLITICA MINUTO PER MINUTO (E IN BREVE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Marzo, 2013 @ 2:29 pm

Detto altrimenti: aggiorniamoci su alcuni temi (Grillini, Altrigrillini, varie ed eventuali)

1) Grilleggio (Grillo + Casaleggio) un merito ce l’hanno avuto : avere dato uno scossone al sistema.

2) Grilleggio e pochi altri grillini sono una cosa. Tutti gli altri grillini (“Altrigrillini”), molto probabilmente, per nostra fortuna, sono cosa diversa (molto migliore!), magari a loro insaputa.

3) Pare (pare, vi daremo conferma) che i parlamentari di Grilleggio abbiano detto che non hanno bisogno delle due “balie comunicanti” loro imposte dai Guru.

4) Possibile che non si sia un certo numero di “Altrigrillini” che non ambiscano a diventare i “veri salvatori della patria” (lo scrivo senza alcuna ironia), rendendosi disponibili ad una Maggioranza Governativa di Cambiamento? Sarebbe loro i veri eroi  del nostro tempo!

5) Grillo, partito da Genova con il 25% dei consensi e arrivato a Roma,  chiede che sia affidato a lui l’incarico di formare il nuovo governo. Prima di lui, un altro personaggio, a capo di una minoranza parlamentare ben più esigua, partì in vagone letto da Milano e giunse a Roma solo dopo che gli era stato assicurato che gli sarebbe stato affidato quell’incarico. Le differenze far i due casi sono: le % parlamentari; le città di partenza; il tipo di viaggio; la tempistica; l’ottenimento o meno dell’incarico. Dica il lettore quale era il cognome di questo altro personaggio misterioso. Per agevolarlo, diciamo che il suo nome era Benito.

6) Monti afferma: mai con quella coalizione (PD-SEL, perché c’è SEL, n.d.r.). Ma Papa Francesco non ci sta facendo vedere che lui si apre a tutti?

7) Per i Presidenti di Camera e Senato:

• Si rivedano tutte le trasmissioni TV di Report (Milena Gabanelli).
• Hanno iniziato a ridurre alcuni costi della politica. Bene. Ora io propongo loro che, avvalendosi del “cervellone” dell’Agenzia delle entrate, individuino tutte le super retribuzioni, super pensioni, i cumuli di retribuzioni/superretribuzioni e di pensioni/superpensioni. A livello nazionale e locale. Per il “cervellone “ in questione sarebbe un gioco da ragazzi, visto che può registrare quante volte ogni cittadino (e siamo 60.000.000!) va dal parrucchiere ogni anno.
• Non di soli stipendi e pensioni vive la casta, ma anche di benefit. Si faccia un inventario anche di tutti gli incredibili benefit e “accessori” ad iniziare da quelli dei parlamentari e della “burocrazia imperiale” centrale e locale, per finire ai manager pubblici e delle banche pubbliche o sovvenzionate dal pubblico.
• Ci si occupi anche dei casi “tipo Cimoli” e “tipo Presidente INPS” (€1.200.000 l’anno oltre a decine di altri incarichi retribuiti!).
• E’ mancato il Capo della Polizia Manganelli, personaggio importante, definito “Ottimo e fedele servitore dello Stato”. Concordo in pieno. Sincere condoglianze ai familiari. Mi permetto solo di osservare che il suo stipendio superava i 600.000 euro l’anno, il triplo del suo corrispondente USA. Pertanto, l’occasione potrebbe essere utilizzata per non pagare altrettanto il suo successore.

Comments Closed

GRILLISMO SENZA COMUNICAZIONE = FINE DELLA DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Marzo, 2013 @ 5:27 pm

Detto altrimenti: ospito molto volentieri un post “esterno by narcolessico: http://www.narcolessico.wordpress.com/ (le foto e la chiusura dopo il “Finisce” sono inserite da me)

Inizia

“PICCOLI NAZISTI CRESCONO: I GRILLINI E I COMMISSARI PER LA COMUNICAZIONE”

(questo post nasce a partire da una conversazione con Francesco Filippi, che ringrazio)

Con due Badanti vigilerò su quegli ingenui dei miei parlamentari!

 

Senza tanto strepito, la vicenda politica del Movimento Cinque Stelle potrebbe essere entrata nella sua fase 2, inaugurata dall’arrivo dei due “commissari per la comunicazione”, Daniele Martinelli e Claudio Messora, (attenti a quei due! N.d.r.) che parleranno a nome dei parlamentari grillini per evitare, dicono, che i passi falsi dovuti alla loro scarsa esperienza siano strumentalizzati dai media.

 

 

 

La figura del portavoce non è nuova e non fa scandalo, ma essa non esclude – in generale – che un parlamentare disponga della facoltà di argomentare il proprio pensiero e di rispondere alle domande dei giornalisti, cosa che – anzi – si tende per lo più a dare per scontata e, in fondo, necessaria. La figura del commissario voluta da Grillo e Casaleggio, invece, esclude proprio questo. I parlamentari del M5S, insomma, proprio non ce la fanno. “Sono ingenui”, dice Grillo per salvarli e – al contempo – per giustificare l’epifania di queste due “badanti” che “comunichino” al posto loro.

Ma a loro, a questi poveri parlamentari commissariati, cosa resta? L’attività parlamentare, certo. La Politica con la “P” maiuscola, quella vera. Peccato, mi viene da dire, che non esista politica disgiunta dalla sua comunicazione, peccato – detto altrimenti – che Martinelli e Messora siano lì per definire e decidere il senso dell’attività politica della cui comunicazione si faranno carico, peccato – infine – che lo faranno proprio attraverso questa stessa comunicazione. La faccenda, del resto, non può che sfuggire ai nuovi eletti. Costoro, infatti, fanno parte di un movimento fondato sulla certezza che da una parte vi siano i fatti nudi e crudi (di cui si farebbero carico loro in quanto parlamentari) e dall’altra – chiare e trasparenti – le parole per raccontarli (di cui si farebbero carico i coordinatori dei gruppi di comunicazione, Martinelli e Messora). In questa “luminosa diarchia”, che suddivide il potere fra i custodi della realtà delle cose (i parlamentari grillini) e i garanti delle parole vere (Martinelli e Messora), i ruoli sono meravigliosamente definiti e tutti ne hanno limpida contezza. “Lavorerò per una comunicazione TRASPARENTE e CHIARA – dice infatti lo stesso Martinelli intervistato ieri da La Repubblica – L’obiettivo è la comunicazione DIRETTA: la Rete NON HA FILTRO“. Nessun filtro, dunque, a parte il filtro stesso che ci dà notizia della cosa: Martinelli. Sia chiaro però: si tratta di un filtro sano e buono, pronto a restituirci – immacolata e pura – la … realtà delle cose.

Ora: nemmeno Ludwig Wittgenstein (che non era esattamente l’ultimo degli imbecilli), è riuscito nel suo Trattato Logico-Filosofico ad espellere dalla lingua tutta la costitutiva impurità che la rende inevitabilmente opaca, indissociabile – certamente – dalla retorica che ne costituisce e provvede la messa in forma. E tuttavia, nonostante questo, il buon Daniele arriverà là dove nessuno è arrivato prima. Alla comunicazione trasparente, chiara, diretta, senza filtro. A questo punto …

mi sono chiesto come sia possibile non vedere in tutto ciò, grossa come una casa o almeno in filigrana, la pretesa nazista di una nuova razza!

Mi è stato obiettato che il pericolo nazista sarebbe in realtà scongiurato da quei medesimi limiti cognitivi che hanno obbligato i grillini a dotarsi di un commissario per la comunicazione. “Sai quanto sforzo concettuale comporta un’ideologizzazione della superiorità? Mica è roba che si improvvisa!”, mi ha detto provocatoriamente il mio interlocutore, accusando i grillini – semmai – di portare il bar in politica, di tradurre le discussioni da taverna in Credo Politico, tutt’al più attraverso la generalizzazione del cogito leghista (“negri fora di’ bal”) nel “vaffanculo” aspecifico di Grillo.

L’osservazione mi ha permesso di chiarire meglio, soprattutto a me stesso, quello che intendevo. Portare il bar in politica, in effetti, è proprio quello che i Grillini vogliono. Hanno eletto il senso comune ad apparato senziente della politica e dunque perseguono il generico e l’aspecifico quale accordo fra loro stessi e il mondo.

 Pensano cose aspecifiche (destra e sinistra …  sono tutti “uguali”) perché sono aspecifici (a noi interessano le idee “buone”). Ma questa è l’esatta condizione cognitiva in cui versa l’intelletto asservito alla causa della razza,

aspecifico perché bisognoso – appena – di pensare l’esistenza di una nonrazza, non ulteriormente discriminata al suo interno, che va espunta in quanto tale. Il nazismo risiede in questo. Certamente è verosimile che i grillini non ne siano coscienti e non lo sappiano ma d’altra parte nemmeno i nazisti veri, nel ’32, avevano idea di quanto avremmo letto e studiato sul loro conto.

 

I nazisti, nel ’32, chiacchieravano nelle birrerie di Monaco, portavano il bar in politica, traducevano le discussione da taverna in Credo Politico. Era questo quello che volevano: il senso comune al Potere.

 

 

Il filosofo Emamnuel Levinas: "Il volto dell'Altro ci guarda, ci interroga, si aspetta da noi, è nostro creditore ..."

Quello che i grillini vogliono, dunque, va in scena sopra quello che i grillini sono e di cui non riescono a essere coscienti. LA VOCAZIONE DI ELIMINARE L’ALTRO, benché li definisca in profondità, non è un loro proposito. Potremmo dire, in qualche modo, che i grillini pensano di essere il Meglio all’interno di una struttura fondata sulla presupposizione del fatto che tutto il resto sia da eliminare. La bontà dei puri come riflesso inconsapevole dell’eliminazione degli impuri, alla maniera – in fondo – dell’oro, che non brilla in tutta la sua luce finché non viene separato col setaccio dalle impurità assieme alle quali viene estratto dalle miniere. L’asserzione è una faccia, la negazione è un’altra: benché siano invisibili una all’altra, benché siano una inconsapevole dell’altra, appartengono alla stessa identica medaglia. I grillini funzionano, mica sanno come.

 

 

Parlano chiaro, senza filtri, per dire come stanno realmente le cose. Sono convinti, anzi, che proprio per questo sia fondamentale dotarsi di un commissario che parli al posto loro. Grazie al commissario si aiuterà il processo a essere più chiaro, con ancora meno filtri, ancora più orientato – se possibile – a dire come stanno realmente le cose.

non sanno che questo è l’incipit di ogni totalitarismo, la premessa di ogni sterminio, l’aurora di ogni nuova razza

…  che emerge e si afferma – anzitutto – come Battaglia per La Verità, come negazione del fatto che la verità – soprattutto in politica – si determina localmente come effetto di una sofferta negoziazione fra le parti. E invece, per loro, nessuna negoziazione, nessun accordo. L’accordo, comunque lo si faccia e su qualunque cosa verta, per loro è inciucio.

E loro no, mi spiace ma non possono proprio farlo. Perché? Perché sono puri. “Ingenui”, dice Grillo. “Gente acqua e sapone”, dice Martinelli. Un altro modo, in fondo, per dire che in loro si annida, come un piccolo tesoro da proteggere, il nucleo di una razza immacolata, che andrà sostituita a quelle esistenti e che proprio per questo non ha alcun interesse a interagire e comunicare con queste.

Anzi: per non sbagliare, gli stessi Martinelli e Messora hanno pensato bene di chiudersi in silenzio stampa. La comunicazione dev’essere diretta, dicono. Diretta al silenzio. Ecco insomma che l’unica voce del Movimento, delegata quella dei parlamentari a quella dei loro commissari per la comunicazione e ridotta anche quest’ultima al silenzio, rimane quella di Grillo.

La comunicazione dev’essere diretta, dicono. Già. Ma diretta da chi?

Finisce

Comunicazione, quanto abbiamo da imparare da chi la usa e da chi ne abusa …. credevamo di avere visto tutto con Silvio, ed invece … Silvio, questi qui ti bagnano il naso … stai attento … tu e le tue TV …. tu te la prendi con i giudici e con i “comunisti”: questi qui con “tutti”, te compreso!

Comments Closed

RISPEDIRLI IN INDIA O NO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2013 @ 4:05 pm

Detto altrimenti: i due marò. Ospito l’opinione di www.narcolessico.wordpress.com che dice di si, di rispedirli. E voi cosa ne dite?

Inizia

Ma vi pare normale che si debba rischiare, anzi affrontare, una crisi diplomatica con l’India per evitare che due sospetti colpevoli di omicidio vengano processati là dove i fatti loro contestati sono accaduti? Con quale diritto, poi, ci lamentiamo degli Stati Uniti, che fecero in modo di riportare in patria i piloti responsabili della strage del Cermis senza dare alla giustizia italiana l’occasione di processarli?

Non mi sfugge, in qualche modo, l’orizzonte nel quale si colloca la decisione di trattenere in Italia i due Marò, evitando loro il processo indiano. Le iniziative di forza (armata o diplomatica che sia), che in politica interna sono per lo più scongiurate in favore di una tendenziale prevalenza del Diritto, possono acquistare – nell’ambito delle relazioni internazionali – una qualche legittimità e legalità. Ce lo ha insegnato, un po’ tristemente, il realismo politico di Raymond Aron (e, all’origine, di Clausewtiz), rilevando come a differenza di uno Stato, “la società internazionale sia caratterizzata dall’assenza di un’istanza che detenga il monopolio della violenza legittima”. Con questo gesto, l’Italia dovrebbe quindi affermare la propria potenza a diretto detrimento del Diritto invocato sul proprio suolo da un Paese sovrano. Un messaggio indirizzato all’India, ma anche all’opinione pubblica italiana – rincuorata, forse – da tanta italica fermezza. Un messaggio, soprattutto, confezionato a uso e consumo di chi si trovasse, nel Mondo, a dover interagire con noi.

A queste considerazioni se ne possono però opporre almeno altre due, una di profilo più ideale e una – per così dire – di ordine più tattico e pragmatico.

Da un punto di vista ideale, la prospettiva realista classica (i cui riferimenti culturali, oltre ad Aron, comprendono Edward Carr, Hans Morgenthau e Henry Kissinger) pregiudica la possibilità di una teoria generale delle Relazioni Internazionali (che Aron infatti riteneva impossibile): viene meno, cioè, la possibilità di un livello terzo in ordine al quale gestire i negoziati fra i Paesi e si riduce tutto ai loro rapporti di forza, con effetti di medio e lungo periodo potenzialmente devastanti.

Da un punto di vista tattico, bisogna chiedersi se il gioco valga la candela. Ha senso inimicarsi un Paese emergente come l’India per difendere due soldati che potrebbero essere addirittura colpevoli? Non rischiamo, soprattutto, di creare un precedente capace di gettare discredito sulla parola di tutte le nostre ambasciate e, più in generale, sull’attendibilità degli accordi presi con l’Italia?

Quando vengono meno le ragioni della propria credibilità interna, la politica può essere tentata di rivolgersi alle relazioni internazionali come all’ambito nel quale dare mostra di quell’unità d’intenti e di quella fermezza che in patria non riesce più ad esibire. Questa logica non manca di una sua contingente opportunità. Trattandosi, però, di un’opzione che non può essere ripetuta sistematicamente, occorre scegliere con molta attenzione il caso in cui procedere alla sua adozione. Deve trattarsi di un caso esemplare, suscettibile di esprimere e accreditare – al di là del caso in oggetto e della sua natura pretestuale – la cifra peculiare della politica estera del proprio Paese.

Proprio per questo, ad esempio, Craxi gestì benissimo la crisi di Sigonella del 1985: operò in aperto contrasto con gli intendimenti dell’amministrazione americana, attivò i canali giusti per trattare con i sequestratori e qualificò così l’Italia come soggetto capace di esprimere una leadership autonoma e influente sull’area mediterranea.

Sottrarre due soldati all’accertamento delle loro responsabilità, invece, è solo una mossa di basso profilo. Rispediteli in India!

Finisce

E voi, lettori, cosa pensate al riguardo? La discussione è aperta

Comments Closed

TRENTO LEGGE I CLASSICI: MARIA LIA GUARDINI, LA NOSTRA PROF

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2013 @ 3:50 pm

Detto altrimenti: nella Biblioteca Comunale di Trento proseguono le letture dei classici (oggi, ore 10,00), “guidate” e commentate dalla nostra prof

Oggi è la volta del Satyricum di Petronio. Petronio visse alla corte di Nerone, e fu molto apprezzato per la sua competenza e le sue “raffinatezze” positive e negative. Alla fine fu convinto a suicidarsi (così ci testimonia Tacito). Petronio, autore di “romanzi”, l’ultima espressione letteraria del mondo classico. La prima era stata il Poema Epico.
Satyra, termine etimologicamente conteso da diverse origini: “legge complessiva”, quasi una “finanziaria”odierna; “piatto sul quale si porgevano offerte agli dei”; termine di origine greca … Il termine comunque indica “un po’ di tutto pur di far ridere il lettore”. Riso tuttavia inteso come strumento di critica delle idee preconcette della realtà storica, contemporanea e della realtà letteraria. Della serie: “Ma dai, prendiamoli un po’ in giro … !”
I suoi romanzi-racconti si differenziano dal romanzo greco (il primo fu l’Odissea di Omero), tutto imperniato su amore e avventura, laddove Petronio trasforma tutto in una presa in giro. Quello di Petronio è realismo parziale e superiore. Parziale perché fotografa solo una parte della società. Superiore perché … “supera” il male e “alla fine vissero tutti felici e contenti”. Petronio è il novelliere-romanziere degli strati sociali più infimi, autore di una sorta di “Odissea dei pitocchi”, riprendendo in chiave satirica i grandi temi del poema epico.
Il tema della “lirica amorosa”, ad esempio, esiste in Petronio, ma in chiave “rovesciata”.
Di Petronio taluno parla come di un “amorale”. Infatti egli non si pone mai il problema morale, non emette giudizi di valore o morali, come invece fa il Poeta Vate Virgilio (no, non D’Annunzio! D’Annunzio che invece  è molto vicino a Petronio, quanto ad amoralità …).

Petronio, dovevano pagarlo bene e/o il suo lavoro doveva piacergli veramente, perchè scrisse moltissimo (13 libri). A noi sono rimasti solo frammenti. Peccato! In particolare abbiamo la descrizione del banchetto pantagruelico, cafonesco, esagerato tipo Grande Abbuffata, banchetto che ha ispirato Fellini nel suo film Satyricon, banchetto offerto da Trimellione, liberto arricchito, un “arricchito” in senso deteriore del termine, che insieme ad altri liberti iniziava ad interferire nella vita sociale e politica del tempo. Il banchetto è il blocco centrale dell’opera giunta a noi e comprende tre brevi racconti: la fiala di vetro, il licantropo e le streghe. Abbiamo poi altri due racconti, la storia della matrona di Efeso e l’efebo.
Racconti brevi, che in una certa misura ci riportano a Fedro e forse anche alle satire di Giovenale, mirati a criticare i costumi della società neroniana.

Nel corso della lectio magistralis della nostra prof è emersa una osservazione: esiste una sorta di “continuità letteraria” che si perpetua – omogenea e continua – attraverso i secoli e in luoghi assai distanti, il che ci fa “credere” in una caratteristica comune ad ogni mente (letteraria) umana. Un testimone di ciò fu Vladimir Prop che riconobbe in fiabe di epoche e territori assai diversi e lontani fra loro, circa 70 funzioni ricorrenti, mescolate in ciascuna fiaba secondo regole uniformi. Non ci credete? Provate a leggere Apuleio e ditemi un po’ se non vi pare di leggere il Pinocchio dell’epoca! Eppure Collodi non lo aveva letto, Apuleio!

Altra costante storicamente emersa: la struttura antropologica dei racconti. Un giovane (A) che si oppone al vecchio (B) per la conquista di potere, denaro, una donna (C).

In chiusura della mattinata da una collega alunna ci viene suggerito di leggere il libro “L’altra madre” di Carol Schaefer, TEA e dalla prof di leggere la fiaba di Amore e Psiche (Apuleio) che sarà discussa nelle due prossime riunioni del 9 e 23 aprile 2013, stesso, luogo ed ora.

Comments Closed

IERI A TRENTO HA NEVICATO – OGGI C’E’ IL SOLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2013 @ 3:03 pm
Verso Piazza Venezia, oggi, a Trento

Detto altrimenti: Monte Bondone, 80 cm. – Paganella, cm. 50. – In città, 5; etc. etc.. Faremo una bella Pasqua sugli sci.

Non nevica più come una volta, come di ‘sti ani, in dialetto … e quando viene, è uno spettacolo! Lo so, crea problemi, vi sono incidenti stradali, ma … che volete, già che c’è, tanto vale coglierne anche i molti aspetti positivi. Ne cito alcuni:
L’aria si ripulisce.
La nostra mente è rapita dallo spettacolo della danza dei fiocchi.
Si creano importanti riserve d’acqua che vengono rilasciate dalla neve lentamente, man mano che si fonde.
I boschi si inzuppano e in estate avremo molti funghi.
Le stazioni sciistiche, gli sciatori, i lavoratori precari assunti dal Comune per spalare i marciapiedi, i bambini gioiscono.

 

 

S. Maria, la Chiesa del Concilio

 

 

 

I fotografi ne approfittano per eseguire scatti da vendere alle aziende del turismo.
La polizia, seguendo le orme lasciate sulla neve, arresta alcuni ladri che si erano nascosti in un fienile (è successo, lo giuro!).

 

Ma … attenzione: Lawinengefahr, pericolo di valanghe!

Comments Closed