E’ IN CORSO LA VOTAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 10:03 am

Detto altrimenti: tutti alla TV …..come fosse la finale dei mondiali di calcio … ma qusta volta a ben maggior ragione!

In un mio post precedente avevo scritto che vedrei benissimo Monti Presidente della Repubblica ma non come Presidente del Consiglio dei Ministri. Così come vedrei bene Rodotà, ma avrei qualche difficoltà a votarlo per non essere poi io stesso strumentalizzato da una discutibile democrazia web, la quale, confesso, mi preoccupa soprattutto come metodo. E maggiormente ciò avviene quando vuole affidare ad un referendum la decisione dell’uscita dall’euro con un referendum, strumento “di pancia” inadattissimo  questo genere di scelte.

Inoltre, mi par di notare che da parte di taluno si stia cercando di spostare il domicilio della “casa della democrazia” da “Via del Parlamento” all’angolo fra  “Via del web” e “Via del referendum a tutti i costi”.

Ora si fa il nome della Cancellieri. Bene, purchè non la si definisca come invece è stato fatto “servitore” dello Stato”. Intendiamoci, è il termine che non mi va, non la persona. Infatti non comprendo perchè chi sta ai vertici del sistema statale e guadagna centinaia di migliaia di euro l’anno sia definito un “servitore” dello Stato e non chi, come ad esempio un insegnante statale, non sta ai vertici, “serve” lo Stato per poche migliaia di euro l’anno …. E invece quella persona serve, e come se serve allo Stato … ma è chiamata solo “impiegato statale”.

Ore 13,30 – I parlamentari del M5S escono in massa sulla Piazza di Montecitorio a gridare che “gli altri” non vogliono ascoltare la proposta di “tutto il popolo italiano” che vorrebbe Rodotà Presidente della Repubblica. Ecco il punto: la comunicazione che fa sostanza. Ne abbiamo già fatto una indigestione, in due separati Ventenni! Vediamo di non iniziarne un terzo!

Al riguardo mi permetto sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori che – senza per questo nulla togliere all’ottima persona di Rodotà – il suo nome è stato scelto da alcune decine di migliaia di votanti sul web di Grillo, e non da “tutto il popolo italiano”. Quindi a questo punto occorre comunque valutare due fatti: 1) la bontà comunque del nome Rodotà; 2) il fatto che si affermino, da parte di taluno, cose non vere. 

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TRENTO E I SUOI DEPORTATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 7:31 am

Detto altrimenti: ricordare il passato, un dovere verso chi ci ha preceduto e  per costruire un futuro migliore

Il Presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti

Trento, 19 aprile 2013, ore 17,00. La Presidenza del consiglio Provinciale, nella persona del Presidente Bruno Dorigatti, ha organizzato la presentazione del libro “Almeno i nomi”, curato dal Laboratorio di Storia di Rovereto, per la ricostruzione della sorte dei deportati trentini ad opera del nazifascismo.

Io vivo in Trentino da 25 anni. Sono nato a Genova il 3 febbraio 1944 nella frazione montana della Doria, dove i miei erano sfollati. Ho inaugurato il locale fonte battesimale. Sono ovviamente samp-doriano. Tempo di guerra. Mio fratello Beppe, Genova 1942, era stato trasferito da Genova presso i miei genitori ai nonni paterni, a S. Angelo in Colle (SI), un paese frazioncina del Comune di Montalcino. Nel 1949 nascerà, sempre a Genova, il terzo figlio, Alberto. Babbo, Dario, classe 1912, era carabiniere a Genova dopo essere stato per anni in Trentino (Vermiglio, nel cui Comune, dopo tanti anni, ho lavorato come Presidente delle società impiantistiche del Tonale per conto dell’azionista ISA di cui ero Direttore sotto il Presidente Sen. Bruno Kessler!)  Palù di S. Orsola (su la Fersena, dove io, dopo tanti anni, a Trento, abito! Che dire? Era destino …) e in Alto Adige, a Bolzano, dove aveva conosciuto mamma (che era stata l’insegnante dell’On. Alcide Berloffa) e che poi aveva sposato a Genova.

Mamma, all’Alpe di Siusi, fotografata dall’allora fidanzato Dario

Da Genova, negli anni 60, pur avendo la moglie insegnante, un figlio a scuola e due all’Università in quella stessa città, venne ritrasferito in Trentino, a Cles (all’epoca, era sindaco Giacomo Dusini) dal generale De Lorenzo, nell’ambito del progetto di “sparpagliare” sul territorio nazionale tutti i “marescialloni” al fine di …. ma la cosa per fortuna non gli riuscì, al generale, intendo …no, il trasferimento gli riusci, è quell’altra cosa che non gli riuscì … Dopo due anni, da Cles, babbo si pre-concedò e rientrò in famiglia a Genova.

Ma torniamo al 1944. Anni dopo mamma mi raccontava che non riusciva a farmi addormentare fra le sue braccia, perchè io “ero abituato a quelle del babbo” che non c’era più: infatti babbo non aveva “firmato” ed era stato deportato in Germania.

Dario Lucatti, Maresciallo a Genova, prima del trasferimento a Cles

Fu fortunato. Tornò a casa dopo due anni. Babbo conosceva un po’ di tedesco (appreso in Alto Adige dalla sua insegnante privata, mamma), aveva un buon carattere, era un bravo cuoco. Forse per questo si è salvato. Raccontava: “Una volta mi diedero un mastello di marmellata con la muffa, perchè lo buttassi via. Noi Italiani si tolse lo strato di muffa e se ne fece un’indigestione! Un’altra volta fummo incaricati di caricare per il giorno dopo un grosso motore d’aereo su di un camion e ci furono minacciate pene severe in caso d’insuccesso. Noi non s’aveva alcuna gru. Ebbi un’idea: scavammo una buca, ci facemmo scendere il camion a retromarcia e con alcuni pali facemmo rotolare il motore nel cassone del mezzo. Nessuno di noi fu punito”. Ricordo che raccontava che lo mandavano a lavorare nelle fattorie vicine al campo e che veniva retribuito. A noi bambini i miei dieder poi  le banconote da “miliardi di marchi” con le quali era stato pagato il suo lavoro. Purtroppo eravamo troppo piccoli per capire il valore di quei “cimeli” e non le abbiamo conservate. Babbo fu liberato dagli americani, i quali “…per forza hanno vinto: a noi in Italia mancava la benzina per i carrarmati e loro avevano fusti pieni di benzina avio per … smacchiare le loro divise! E poi loro si meravigliavano che noi Italiani si facesse incetta delle lamette da barba che mettevano a nostra disposizione in quantità illimitata … ma per noi era oro puro, dopo tanta miseria”. Cos’altro riportò dalla Germania il mio babbo? Quell’ “Auf!” imperioso con il quale ci dava la sveglia alla mattina, per mandarci a scuola: “Aufstehen, aber schnell auch”, alzarsi, e di corsa anche!

Chiederò maggiori informazioni all’Associazione Nazionale Deportati: alla Provincia di Trento chiederò se ritiene di donare anche a me, benchè babbo non sia stato un deportato trentino, una copia del volume presentato oggi.

Ma veniamo alla celebrazione odierna, perché di celebrazione si è trattato, e il 25 aprile è vicino!

Bruno Dorigatti: “Almeno i nomi” dei 202 deportati trentini, un libro, un saggio, molte schede biografiche di chi ha subito la violenza della storia. Sono pagine di memoria vera.

Viene data lettura di alcune lettere del deportato Simone Leonardelli, nato a Montagnana nel 1897. Soldato nell’esercito Austro Ungarico sul fronte galiziano. Tre figli. Maestro a Lavarone. Dice che la Germania perderà la guerra. Arrestato a scuola, in aula, di fronte ai suoi ragazzi, il 23 novembre 1944. Deportato. Nel 1952, grazie alla Croce Rossa Austriaca, si apprende che è morto a Mauthausen il 16 giugno 1945.

Tomazzoni, Dorigatti, Menegoni

Ing. Giovanni Tomazzoni, coordinatore del Laboratorio di Storia di Rovereto. Illustra il metodo della ricerca effettuata dal suo gruppo, che si è avvalso della collaborazione di parenti di deportati, di internet, dell’Archivio di Stato di Trento, dei fogli matricolari dei militari, del mega archivio tedesco della Croce Rossa Internazionale e delle schede perforate del maccanografico tedesco di allora, predisposte per essere lette da machine IBM (!). Si sofferma quindi sulla “burocrazia tragicomica dell’orrore” secondo la quale “Tizio è contadino ma sa leggere e scrivere” oppure quella che imponeva a chi stava per essere internato in un campo di concentramento di firmare una dichiarazione “di essere edotto delle conseguenze di dichiarazioni non veritiere”! Preannuncia l’intenzione di un libro analogo sugli internati nel campo di Via Resia in Bolzano, ancorchè non trasferiti oltre il Brennero. Fra questi, ve ne sono circa 150 ad oggi “dimenticati” e occorre render loro giustizia. Si cita una coppia, padre e figlio, rispettivamente Emilio ed Armando Sacchetti, Trentini, arrestati a Milano perché partigiani. Il figlio Armando, mutilato di una gamba, non venne trasferito da Bolzano in Germania. Il padre, abile al lavoro, si. E vi morì.

Ing. Tomazzoni
Ing. Tomazzoni

Dario Menegoni, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Deportati. Oltre 900.000 i deportati dopo l’8 settembre 1943. Sottolinea il “valore collettivo” del vissuto di ognuno, “del vostro familiare”, rivolgendosi ai parenti di ogni deportato. La memoria storica … di storia si vive se non sui dimentica (“Perdonare è da cristiani, dimenticare è da bischeri”, firmato Don Milani. N.d.r.). Suggerisce di costituire la Sezione Trentina dell’Associazione Nazionale Deportati. Una rivalutazione della resistenza, ma non solo o esclusivamente dei giovani armati di mitra sulle montagne, ma di tutto un popolo di persone umili e miti, che hanno pagato con la deportazione il non avere ceduto alla dittatura. La resistenza di tante donne e di tanti uomini che aspiravano alla liberazione dal giogo nazifascista ed anelavano alla democrazia. E che sono finiti, i più sfortunati, in campi nei quali non si faceva alcuna selezione in quanto tutti erano destinati ai forni, i più fortunati negli altri, nei quali la percentuale dei sopravvissuti “arrivò” al 30% – 40%! Quindi una sua certezza: che questo libro sarà catalizzatore di altri ritrovamenti di documenti e notizie circa altri deportati fino ad oggi “rimasti relegati nel nulla”.

Solo una piccola parte dell’uditorio …

Fra i tanti campi, se ne ricorda uno in particolare, “nuovo”, che non molti conoscono: D.O.R.A. Deutsche Organishen Reich Arbeit, nel quale si lavorava (da schiavi!) alle V1 e V2, agli ordini di due veri e propri aguzzini, Werner Von Braun e l’architetto Speer, e nel quale fu internato e trovò la morte il carabiniere ventenne Lino Rainotti di ALA di Trento. Di lui i familiari, dopo tante inutili ricerche, hanno avuto notizia solo per caso, dal libro “Gli schiavi di Hitler” (Ricciotti Lazzero, Mondadori, 1996). Alla sorella, Bruna Rainotti, viene consegnata copia del libro che poi sarà spedito a tutte le famiglie dei deportati citati nel libro stesso. Bruna, che racconta di essere stata a Dora e di avere appreso che i campi erano stati concimati con la cenere … con quale cenere …

Che altro dire? Per rendere giustizia. Per non dimenticare. Per non commettere di nuovo gli stessi errori. Per un futuro migliore.

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EDUCAZIONE CICLABILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Aprile, 2013 @ 3:12 pm

Detto altrimenti: cerchiamo di comportarci sempre meglio, tutti

Ero a Monaco di Baviera, per un congresso. Prima di cena, due passi nel centro pedonale con un amico. Improvvisamente ricevo un “cazziatione” in tedesco da parte di un ciclista: non mi ero accordo che stavo passeggiando all’interno di una pista ciclabile, peraltro ben segnalata. Cazziatone meritatissimo!

Riva del Garda – Torbole. Lungolago. Per un buon tratto è stata realizzata una ciclabile quasi a fianco della pista pedonale. Nulla da fare, scambio di “cortesie”: ciclisti sulla pedonale e pedoni sulla ciclabile.

Ciclabile della Val d’Adige. Provengo da Riva del Garda, diretto a Trento. Raggiungo e sorpasso una comitiva di una trentina di ciclisti. Procedono in fila indiana. Un colpetto di campanello all’ultimo della fila (il campanello dovrebbe essere obbligatorio anche per le bici da corsa e le mtb): subito loro attivano un passa parola e l’intera colonna si accosta ulteriormente sulla destra.

Incrocio un altro gruppo di ciclisti. “Gruppo”, non “fila indiana”. Non sono tedeschi …

Per fila sinistr, avanti marsch! Ho detto “fila”, non gruppetto! E a sinistra, non a destra! Tutti puniti! ‘Sta sera niente libera uscita!

 

Poco dopo, raggiungo una serie di gruppetti di militari in divisa, in marcia (o passeggiata?) molto distanziati l’uno dall’altro. Rigorosamente “raggruppati” (cioè non in fila indiana) e rigorosamente a destra (ma i pedoni, non devono tenere la sinistra?).

A Trento. Ciclabili urbane. Qui singoli pedoni invadono la ciclabile senza guardare, come se non fosse nemmeno possibile l’arrivo di una bicicletta. Più volte “mi sono fatto persuaso” (per dirla alla Camilleri/Montalbano) che correrei minori rischi se stessi sulla sede stradale.

Parigi, vicino a Notre Dame

Cosa propongo? Tanto per cominciare che si proceda come si sta facendo per le piste da sci, e cioè che agli accessi e lungo le ciclabili si istallino tabelloni con le regole fondamentali di comportamento; che si istituisca  un servizio di sorveglianza, prevenzione e sanzione dei comportamenti scorretti (le leggi son ma chi pon mano ad esse?). Inoltre si potrebbe verificare se le norme del Codice della Strada già dedicate alla circolazione delle biciclette sono complete ovvero da integrare e si potrebbe applicare l’articolo di tale legge che già prevede una sanzione per i pedoni che, sostando, intralciano la circolazione degli altri pedoni sul marciapiede e – de jure condendo – anche nelle piste ciclabili,

No, non voglio trasformare le piste ciclopedonali in piste solo ciclabili, ma ottenere comportamenti adeguati sia da parte dei ciclisti (che – ad esempio – non devono scambiare tali piste per piste di allenamento per velocisti) sia da parte dei pedoni (quanto poco basta a far perdere l’equilibrio ad un ciclista!). Con buona pace, divertimento, sicurezza e salute di tutti. Grazie.

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IL COMUNE DI TRENTO E LA CULTURA TRENTINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Aprile, 2013 @ 6:58 am

Detto altrimenti: nella splendida sala di rappresentanza di Palazzo Geremia. A Trento, …

… ospiti del Sindaco di Trento Alessandro Andreatta, assistiamo alla presentazione del libro “Il dialetto informa 2 – Una cavalcata storico – linguistica dentro il diletto trentino”, di Renzo Francescotti (ed. Curcu & Genovese).
La sala era quasi piena, un successo di ‘sti tempi nei quali pare che la cultura non paghi …

Che a sriverne sia io, un “talian da Genova” può sembrare strano, io di cui i miei amici della Busa (l’Altogarda Trentino) con cui regato, dicono: “Lucatti l’è vegnù su con l’ Ora e non sem stadi pù boni de mandarlo a so casa …”. Ma tant’è … mio babbo è stato carabiniere a Bolzano (dove ha conosciuto mamma), Palù di S. Orsola, Vermiglio e Maresciallo Maggiore a Cles, mia mamma a Bolzano era l’insegnante del compianto On. Berloffa, ed io, “da grande”, prima di arrivare lavorare a Trento chiamato da tale Bruno Kessler, da buon genovese andavo in vacanza in Val di Non … e dove, sennò?

Anita Anibaldi

Ma veniamo all’evento. Si tratta del “volume secondo” (il primo è del 2011), con prefazione dello stesso Sindaco Andreatta e illustrazioni della poetessa-pittrice (anzi, della pittrice – poetessa) Anita Anibaldi. Anita, mia collega accademica nel circolo culturale privato l’Accademia delle Muse … come avrei potuto mancare all’appuntamento?

Ci introduce all’opera Alessandro Franceschini, secondo cui …… si tratta di pennellate monografiche, quasi stile Van Gogh dico io , che ci riportano con i piedi “per terra”, anzi, sulla Terra Trentina, a dispetto della memoria evanescente di internet. Quasi una mappa, un percorso guidato, per dipanare la matassa delle origini, di chi vuole “considerare la propria semenza”, cioè la propria origine perché “fatto non fu a viver come bruto, ma per seguir virtute e conoscenza”. Ce lo dice Dante, che parlava e scriveva in dialetto, come ci fa notare l’Autore. Un dialetto che è poi diventato lingua solo per la grande estensione che si conquistò sul territorio.

“Frances …chini/cotti”

Riprende Franceschini: dialetto è lingua. E l’Autore insiste: lingua ricchissima di parole concrete, di mille modi di dire laddove la “lingua” ufficiale ne ha una sola. E’ solo sul piano delle parole tecniche, astratte, dei neologismi che il dialetto ha meno termini della lingua, per quanto … lo stesso Silvano Grisenti ebbe a coniarne uno, di neologismo, quando avvisò che la “magnadora” era terminata! Dialetto che, nel caso specifico, rappresenta il trait d’union fra scrittore e lettore, di entrambi i quali svela i sentimenti più profondi dell’animo e dell’anima.

Boletus edulis … anzi … no … “brisa”!

Confesso. Io non mi ero preparato. Non conoscevo il volume precedente. Scorrendo velocemente i due lavori ho avuto la sensazione di ritrovarmi di fronte ai libri ci Cetto, sui funghi: una serie continua di immagini varie, colorate, spontanee, ognuna delle quali descritta con il nome “volgare” (in dialetto) e con quello scientifico (in lingua) ma sicuramente meno bello. Commestibilità e veleno, quasi contrapposti. E la stessa contrapposizione di opposti sentimenti Franceschini la coglie nel lavoro di Francescotti: commedia e tragedia, dolcezza e forze; serio e faceto. Monotonia mai. nelle parole e nei contenuti, parole e contenuti che descrivono un mondo che – altrove – la globalizzazione rischia di far scomparire, ma che in Trentino, anche grazie all’Autore, diventa sempre più “desiderato e quindi vissuto”.

Francescotti professore. Francescotti scrittore. ha iniziato a testimoniare la resistenza partigiana e di chi ha voluto e saputo “resistere” al ghiaccio della ritirata di Russia. E anche in questo caso egli “resiste e fa resistere” su una nuova linea – non del Piave ma dell’Adige – affinchè nulla del passato vada perso, dimenticato.

La presentazione dell’opera è intervallata dalla lettura di tre capitoletti. L’aquila, il cuculo, il denaro. A quest’ultimo riguardo emerge il Francescotti “sociale”, l’anti casta degli stra-pagati (politici, banchieri, manager, etc.), proiettato non solo verso il linguaggio comune della gente comune, ma anche verso il bene comune, di tutti cioè e non di pochi.

Il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta

Prende la parola Alessandro, così lo chiama l’autore, il Sindaco Alessandro Andreatta, e ci racconta delle sue origini, del fatto che il dialetto fosse quasi “temuto” dai suoi genitori che con i figli parlavano in lingua perché così a scuola … per poi farci riflettere sul ruolo “futuro” del dialetto, non solo “passato” di conservazione della memoria. Ruolo “futuro” nel senso di contribuire a mantenere vive le “qualità trentine” (contro l’appiattimento della globalizzazione, contro la lontananza della politica dalla gente e della gente dalla politica, n.d.r.).

Chiude la presentazione un lungo intervento dello stesso Autore che non sa cedere alla rievocazione della funzione educatrice del suo “antico mestiere antico” di insegnante. Già, perché – osservo io – il suo lavoro che ci viene presentato ha sempre anche una forte valenza educativa. Francescotti ci dice di conoscere immigrati che hanno imparato … il dialetto (io stesso … dal mio gommista in Via Einaudi, Pneus … ah già, che non si può fare pubblcità, la stavo facendo grossa! … Posso testimoniare che il mio gommista pakistano parla un ottimo dialetto trentino!) e si augura che mai a Napoli, Roma, Venezia, Trento etc. vengano meno i rispettivi dialetti.

Foto di gruppo

Io stesso … consentitemi un riferimento personale: madre siciliana, padre toscano, conosciutisi a Bolzano, nato e cresciuto a Genova, “lavorato” a Genova, Torino, Milano, Palermo, Roma, Trento (solo per citare i maggiori capoluoghi), io stesso mi sento ricco per avere approcciato molti dialetti, oltre ai “dialetti” latino e greco del liceo e le numerose lingue estere studiate e/o utilizzate. Ricco, sì, per il piacere che mi dà l’esser desideroso di capirli, di usarli, dialetti e lingue, sia pure maldestramente, com’è normale che sia per un “generalista dei dialetti e degli idiomi stranieri”. Ma intant …me fago capir .. salo sior?!

Una chicca finale di Francescotti alla domanda sull’origine romana o meno del nome Trento: forse da Tridentum? Nossignore, spiega l’Autore: i Romani giunsero a Trento nel 44 a. C. e la città esisteva già da alcuni secoli. La sua origine? Gallica, galiziana. I galli celtici, infatti furono ovunque in Europa, e lasciarono traccia del loro nome. ce lo testimoniano la Galizia (Spagna); la Galizia russo-polacca; il Galles; la Galazia (Turchia). E in tutte queste “galizie” troviamo toponimi “Trent” ad indicare località di confluenza di tre fiumi: La (o il? Confesso, non lo so!) Vela, l’Adige e “la Fersena”. Tre, appunto … Trent!

Chiudo con una mia poesiola al Trentino, anzi, alla val di Non. Non … non in dialetto (una volta ne scrissi una in dialetto, la feci leggere all’Andrea Castelli che commentò così: “Errori non ce ne sono, ma si capisce che sei un talian”. Perdonerete. Eccola, quella in lingua, ovviamente!

ANAUNIA

T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri
di verde.

Ti apri allo sguardo
che insegue i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.

La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta
e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
d’ antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
il tuo storico viaggio.

Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.

Un cacciatore … senatore!

Tu, ramnus, romano,
tu, uomo del fiume
pagano
ora un altro è il dio che tu onori,
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di principi vescovi
e di senatori.

E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo
operoso
che viene a predare
ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.

… a sponda atesina conduce.

Munifica Rocca di luce
saluto lo Spazio
che scende
dal Tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a sponda atesina conduce.

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CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI: MEDICINA O DROGA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2013 @ 9:29 pm

Detto altrimenti: medicina ciò che guarisce; droga ciò che uccide. Lettera aperta al Ministro Fornero.

Ambo … “una mano” per il dolor mi morsi …. ovvero: la creatività … nuove idee … mannaggia … non ci avevo pensato!

Cara Ministro Fornero, il Ministro del Lavoro lo deve creare il lavoro, deve fare in modo che aumenti … non deve invece (solo) fare i conti (sbagliati, sia per esodati che per cassintegrati in deroga) di quanti (pochi) soldi ha per pagare i (tanti) cassintegrati (e esodati). E comunque non può dirmi che “un governo dimissionario non può fare un decreto da 2,3 miliardi, quando solo qualche giorno fa ne ha fatto uno da 40, di miliardi! Via …

La cassa integrazione deve essere un fatto straordinario e momentaneo, ma se tu non fai nulla per creare lavoro, automaticamente te la chiederanno sine die, senza scadenza, cioè per sempre. E tu avrai creato dei drogati, pagati per non lavorare (fin o a quando tu avrai risorse finanziarie da destinare loro); oppure avrai creato dei disperati, cioè persone senza lavoro e senza cassa integrazione, quando avrai finito le risorse da distribuire.

E allora? Allora sarebbero occorsi, per tempo e da tempo, progetti di riconversione del “sistema lavoro”. Quali mai, ti chiedi? Ma ci hai almeno provato ad individuare qualche tipo di riconversione del sistema lavoro, chiedo io? Ci sono paesi europei che pagano il salario ai disoccupati per un certo periodo di tempo, durante il quale  offrono loro uno, due, tre opportunità di lavoro. Se gli interessati le rifiutano tutte, viene tolto loro il contributo.

Che dici? Che hai fatto la riforma delle pensioni? Sarebbe bastato un bravo ragioniere/dottore commercialista consulente del lavoro … Ma sul fronte della creatività … su quel fronte sarebbe occorso intervenire! Come? Provo io a sottoporti qualche idea.

Innanzi tutto sarebbe stato necessario riscrivere l’ordine delle priorità di spesa, e quindi in tal modo recuperare finanza da progetti che possono aspettare (ad esempio dall’acquisto dei cacciabombardieri F 35 e dal TAV).

Quindi, si sarebbero potute creare decine di migliaia di piccole cooperative di lavoro di cui lo Stato avrebbe potuto finanziare lo start up, diciamo per un paio d’anni. Per fare cosa? Ad esempio, per sistemare, gestire e vendere le migliaia di siti naturalistici, artistici, archeologici esistenti nel paese e oggi del tutto trascurati se non addirittura in rovina e comunque non “venduti” ai cittadini e soprattutto ai turisti; e/o per il riavvio di una innumerevole serie di piccole entità agricole; e/o per far rinascere iniziative di artigianato, e/o per rifornire il sistema dei 6.000 pizzaioli mancanti, etc..

Ecco, solo alcune idee. Sbagliate? Forse … anzi, “probabilmente” sbagliate! Ma almeno io ci ho provato. E allora … dimmi tu quali siano state le tue, sicuramente molto migliori delle mie …

Quo usque tandem, Catilina, abuteris patientia nostra?

Vedi, perchè il Paese si è spaccato in due: da un lato chi è “dentro” un sistema di “diritti acquisiti” alias privilegi di casta, cioè dentro sistemi protetti o che stanno consentendo – di fatto – le peggiori malversazioni: questa è la “prima mezza Italia“,  che vive di di inefficienze, privilegi, sperperi e furti e che scarica le proprie esigenze sulla pressione fiscale che aumenta e che non può più essere sopportata dall’altra “seconda mezza Italia”, costituita per metà dalle famiglie strangolate da fisco e dalla disoccupazione, e per metà dalle imprese strangolate dal fisco, dalla globalizzazione selvaggia (fatta anche di delocalizzazione selvaggia), dalla mancanza di una politica europea (alias, dalla mancanza degli degli Stati Uniti d’Europa), e quindi costrette a licenziare e a chiudere. QUO USQUE TANDEM? FINO A QUANDO?

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UNO SCANDALO AL GIORNO LEVA IL PRECEDENTE DI TORNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2013 @ 1:15 pm

Detto altrimenti: a scandal a day keeps the previous away

Proverbio originario: “An apple a day keeps the doctor away”

Stiamo ancora cercando di “digerire” gli arresti calabresi per assenteismo comunale che ecco arriva il nuovo scandalo, un po’ più a nord, a Napoli.

La Guardia di Finanza sta procedendo all’arresto di 22 persone nell’ambito di un’inchiesta sul nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, il progetto “Sistri” del valore di 400 milioni di euro, gestito da una società del gruppo Finmeccanica. L’inchiesta riguarda il presunto pagamento di tangenti versate su conti esteri. Sono stati eseguiti sequestri preventivi per oltre 10 milioni di euro. Fra gli arrestati: 1) l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’editoria Carlo Malinconico, che nel gennaio 2012 si dimise dal governo Monti perché accusato di aver soggiornato in un albergo lussuoso a spese di un imprenditore coinvolto in un’inchiesta; 2) Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Selex Service Management del gruppo Finmeccanica. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata all’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per circa 40 milioni di euro, alla corruzione di pubblici ufficiali e a dichiarazioni fraudolente.

C. Malinconico. Ancora più malinconico in carcere! Beccato “red handed” con le mani arrossate del bambino che ruba la marmellata dal frigorifero (altro modo di dire inglese)

Sulla realizzazione del Sistri fu apposto il segreto di Stato e nel dicembre 2009 la società Selex Service Management si vide conferire l’incarico con affidamento diretto da parte del Ministro dell’Ambiente.

Ecco, ci risiamo, direte voi. Questo blogger ce l’ha con gli scandali. E’ vero, infatti ho proposto la fondazione di un quotidiano, lo Scandaliere (v. post del 10 aprile scorso), proprio per cercare di segurli tutti e smentire il detto che a scandal a day keeps the previous away! Ciò in quanto se valutassimo e recuperassimo il costo di 1) scandali; 2) evasione fiscale; 3) elusione fiscale; 4) privilegi delle caste; 5) sprechi della Pubblica Amministrazione; 6) “priorità” non prioritarie, vedremmo che l’Italia sarebbe il paese più ricco e felice d’Europa. E allora, perché no? E allora, se non ora, quando?

Quando io dico e scrivo, in tanti post precedenti sulla storia d’Italia, che:

1) se nel 1919 fossero state fatte le riforme necessarie (e politicamente sarebbe stato assolutamente possibile!)  e …

2) … se nel 1918-1920 i milioni di iscritti al sindacato socialista e a quello dei popolari (oltre 3 milioni di persone) avessero reagito e si fossero opposti con fermezza alle violenze fisiche di una minoranza fascista (circa 60.000 iscritti),

No, grazie!

il fascismo non sarebbe sorto, voglio anche dire che oggi occorre 1) fare le riforme; 2) reagire (moralmente, socialmente e legalmente) all’ondata di scandali. Se non faremo ciò, non dico che debba venire un nuovo fascismo (per quanto … con la scusa di “salvare” il Paese … sia pure con forme diverse …), ma sicuramente lo Stato sarà travolto.

P.S.: ragazzi, io ci provo, mi sforzo di parlare di sci, di musica, di letture, di vela, di cultura in genere … ma poi … ditemi voi, come si fa a tacere di fronte a questa valanga di scandali (alias furti di denaro pubblico sottratti alle necessità degli investimenti produttivi, dei cassintegrati, degli esodati, etc.)? Come si fa? Ecco perchè dico che il PRIMO PROBLEMA DA RISOLVERE E’ LA QUESTIONE MORALE!

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LA GRILLEGGIOCRAZIA, OVVERO LA FINTA DEMOCRAZIA DI GRILLO E CASALEGGIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2013 @ 7:46 am

Detto altrimenti: le primarie grilline per il Colle

Mi stavo chiedendo perché mai non fossero stati resi noti quanti voti grillini abbia ricevuto ogni candidato. Poi, qualche minuto fa, dalla telefonata di un ascoltatore alla rubrica giornalistica prima pagina di Radio 3, ho appreso che il totale dei votanti sarebbe stato di 45.000 su 8.000.000 di elettori.

Se così fosse – e chiedo ai lettori che ne fossero in grado di darmi conferma o di correggere i dati – l’elezione “primaria” non avrebbe alcun significato in quanto assolutamente non rappresentativa della maggioranza dell’elettorato grillino.

Ora, questa sarebbe una ulteriore conferma del fatto che la “democrazia web” di Grillo & Casaleggio è pilotata, cioè è una grilleggiocrazia.

Eravamo due amici al bar, che volevano cambiare il mondo …

Ad onor del vero … anche nella Grecia di Pericle … gli abitanti dell'”impero democratico ateniese” erano 300.000; gli elettori, 30.000; i partecipanti alle assemblee, 5.000; a parlare, 10; a decidere, 2. Ecco da dove hanno copiato Grillo e Casaleggio!

Ecco, alcune delle istanze grilline a mio avviso sono condivisibili, molte altre no. Ad esempio, il non prevedere cosa succederebbe in caso di uscita dall’euro; per di più, il proporre l’uscita dall’euro per referendum (cioè con un atto di democrazia formale e di anti democrazia sostanziale); il non avere una visione europea; il linguaggio ed i toni usati dal loro capo; un web autocertificato; la mancanza di trasparenza e di visibilità; una pseudo democrazia, che, al massimo è “democrazia formale” ma non “sostanziale”; la non preparazione accettata in capo ai candidati parlamentari (basta avere “quattro amici al bar” ed è fatta) che contrasta con i requisiti richiesti per i “portaborse” il che parrebbe testimoniare la volontà di avere parlamentari teste di legno manovrabili, ma assistiti tecnicamente (in caso di bisogno, non si sa mai …); l’insistenza per l’attivazione delle commissione parlamentari e l’assenza di presa di posizione sulla attuale, grave, urgentissima, dichiarata mancanza di fondi per la cassa integrazione guadagni in deroga, etc., etc., etc..


Ma … e l’istanza grillina più meritevole? Avere dato una sonora “sveglia!” ai partiti, come quando, durante il servizio militare, chi era di servizio quale sergente di giornata o ufficiale di picchetto, all’alba, mentre in cortile squillava la tromba, entrando nelle camerate gridava alla truppa ancora addormentata “Giù dalle brande, sveglia!”.

In musica: pa pa parapa … la sveglia la mattina rompimento di c …… (Musica di un musicista, parole di un najone: entrambi  sconosciuti)

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GIORNATE CULTURALI A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Aprile, 2013 @ 9:09 pm

Detto altrimenti: non di sola bicicletta, politica, economia vive l’uomo

Prova d’Orchestra

Uei, raga? Trento provinciale? Ma quando mai! Se si volesse seguire tutto quello che ti offre, “non si toccherebbe terra”, sempre “in volo” da un concerto ad una conferenza, ad una riunione, etc .. Bello, bello così. Oggi? Quale Vicepresidente dell’Accademia delle Muse, ad assistere alle prove in preparazione del concerto che si terrà il prossimo il 6 maggio: Cristina Endrizzi al pianoforte, Ruggero Polito al violino eseguiranno Bach, concerto per violino, orchestra e basso continuo in La minore BWV 1041. Poi domani pomeriggio, Consiglio Direttivo dell’Associazione Amici della Musica a Riva del Garda e la sera tutti di nuovo a Trento al concerto dell’orchestra regionale Haydn! Scusate se è poco!
Dopo la “Prova d’Orchestra” di Cristina e Ruggero, di corsa alla Società Dante Alighieri, presso l’Associazione Culturale Antonio Rosmini, per la recita di Alfonso Masi e Mariabruna Fait “Nel mezzo del cammin di nostra vita”. Introduzione e presentazione del Presidente della società, Mario Caparelli.

Il Presidente Mario Caparelli

Racconto e lettura a due voci, quella di Alfonso, calda, baritonale, profonda e quella di Mariabruna, dai toni più alti, cangianti. Prosa e poesia, dell’epoca e attuale. La vita di Dante, alcuni spunti letti modernamente, anzi, contestualizzandone l’esposizione dal suo al nostro tempo e viceversa. Cenni, pochi quadri, come quando visitiamo una mostra dei Van Gogh: mica ci troviamo tutte le sue tele … eppure quelle poche che sono esposte ci ridanno la misura del Genio, ancora una volta. La visione di Beatrice, ragazzino lui, ragazzina lei. La formazione scolastica del Poeta, le sue letture, il matrimonio con Gemma Donati, quattro figli. La sua “carriera” politica, la sua missione diplomatica a Roma come guelfo bianco cui fu vietato il rientro in patria. L’esilio “ …”come sa di sale e com’è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”. Però egli era convinto “se tu segui tua stella non puoi fallire a glorioso porto”.

Alfonso Masi

Firenze, com’era e come invece la sognava lui: senza immigrati (dalla attuale provincia!); Dante un po’ razzista, maschilista; città sobria, quasi alla Savonarola; donne tutte casa e chiesa, non scollacciate “che van mostrando con le poppe il petto”. La donna per Dante? Tranne Beatrice, che la piasa, che la tasa, che la staga in casa. Dante, un toscanaccio “maledetto” alla Curzio Malaparte, che invoca l’imperatore Alberto, che metta un po’ d’ordine lui e invece no … ahi serva Italia di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello (che pensasse già al 2013?).

E i papi? Dei suoi contemporanei Dante ne mette ben tre nell’Inferno!

E poi, Firenze, “godi Fiorenza” – si fa per dire – che la tua fama si spande nell’Inferno. E tu Pisa, vituperio delle genti e voi genovesi, uomini diversi, d’ogne costume e pien d’ogne magagna, perché non siete voi del mondo spersi? Insomma ce n’è per tutti! …

Mariabruna Fait

Ma nell’Inferno Dante canta l’amore, quello di Francesca da Polenta e Paolo Malatesta: e qui commedia nella Commedia. Ecco la telefonata di un cronista Rai (Alfonso) a Francesca (Mariabruna), che si esprime con puro accento da piadina romagnola, su un testo di Edoardo Sanguineti: “Francesca finalmente svela la verità della sua storia! Tutti i segreti del suo rapporto con Paolo! Intervista telefonica esclusiva del nostro inviato Alfonso. In edicola a soli 2 euro!” Francesca ci svela che “galeotto” non fu il libro, ma fu l’epiteto che lei stessa aveva riservato a Paolo che le era letteralmente “saltato addosso” e che ora non fa che piangere, piangere, piangere … cheppalle d’un uomo! Per essere bello … era bello, ma che si assumesse le sue responsabilità, diamine! Dopo tutto è lui che se l’è cercata e che ora non può lamentarsi se si è incastrato con le sue stesse mani! La registrazione della telefonata non è perfetta a causa del vento infernale, che rischia addirittura di svellere la cabina telefonica dalla quale sta parlando Francesca.

Nota del redattore: Polenta, chiesetta splendida in cima ad una salitaccia al 12-15% che noi ciclisti scaliamo salendo da Forlimpopoli!

E poi, il Conte Ugolino … Alfonso e Dante non lo dicono, ma io si, da Genovese qual sono: l’Ugolino era al comando di una flottiglia di galee pisane nella battaglia della Meloria persa da Pisa ad opera di Genova. Evitò lo scontro, fuggì, ma questo non gli impedì, al ritorno di fare carriera politica, peraltro poi “finita male” nella Torre della Muda, a morir di fame insieme ai suoi figlioli … dove più che l’amor potè il digiuno …

E’ quindi la volta di Ulisse: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza … attualissimo anche per certi personaggi elettori ed eletti odierni … e anche per chi non è andato a votare!

Ma ecco che, su dialogo scritto da Umberto Eco, l’intervista del solito giornalista Rai (Alfonso) a Beatrice (Mariabruna) che questa volta risponde alle domande con puro accento fiorentino. Beatrice, femminista ante litteram: quà poeta … quà personaggio! Un timido introverso che non si è mai dichiarato, ma che ha fatto in modo che la gente credesse … praticamente ha violato la mia privacy, mi ha trasformata in un personaggio che non mi appartiene, lui, capace di far fare quattro figlioli alla su’ moglie e poi di andarsene aggiro (aggiro) per la Toscana e anche all’estero (Verona, Rovereto, etc.). Insomma, una Beatrice determinata … e poi se no ora, quando?

Che dire, Alfonso, Che dire Mariabruna? Bravi! E grazie alla Dante Alighieri per questa sdrammatizzazione, umanizzazione e attualizzazione del sommo Poeta e dei suoi personaggi!

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FINANZIARE LA CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Aprile, 2013 @ 8:43 am

Detto altrimenti. si tratta di 700.000 persone … con famiglia …

Mancherebbero uno, forse due miliardi. Dove trovarli? Io propongo: nei “vasi casta” non comunicanti.

Mi spiego. Nel dicembre scorso il parlamento stanziò oltre 200 miliardi in dieci anni in favore del Ministero della Difesa, che poi li utilizza a suo giudizio.

Mi domando:
1. Questi fondi comprendono anche l’acquisto dei cacciabombardieri F35?
2. Anche in caso negativo, non si può emanare una nuova legge che ridimensioni questo stanziamento e renda “comunicanti” i vasi ricchi (Difesa) con quelli poveri (quelli dai quali si deve poter spillare la linfa indispensabile per la vita di 700.000 famiglie di lavoratori?)
3. Qual è la “priorità più prioritaria”? Una (eccessiva, stante la crisi economica, n.d.r.) difesa militare o la difesa del minimo di sussistenza a 700.000 famiglie di lavoratori?
4. O vogliamo mettere altre tasse?

Ore 19,20. TG3 del 16 aprile 2013: il Ministro Fornero informa che “servirebbero tre miliardi” (e poi ci sono gli esodati! N.d.r.) “ma il governo in scadenza non fa decreti”. Comodo. Molto comodo. Troppo comodo. Mi domando:  ma nel dicembre 2012, cioè solo qualche mese fa, quando tutto questo era perfettamente calcolabile e prevedibile, si è preferito destinare 200 miliardi alla difesa, su 10 anni.

Ripeto la domanda: è prioritaria la spesa militare e il TAV o l’occupazione, la cassa integrazione e gli esodati?

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DI COSA CI PARLA LA NOSTRA BBC (Bersani-Berlusconi, Casaleggio)? O È LA BBG, Bersani-Berlusconi-Grillo)? E NOI, DI COSA PARLIAMO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Aprile, 2013 @ 5:57 am

Detto altrimenti: le priorità della nostra attenzione (alias Monti for President)

Di cosa parliamo noi? Di calcio, in tempi “normali”. Noi parliamo di calcio. In ogni bar ci sono almeno tre CT della Nazionale.

Ma i nostri tempi non sono “normali” ma di crisi economica. Stiamo vivendo una crisi che taluno ha calcolato peggiore di quella del 1929 che poi, in USA, era nata solo a causa di una cattiva programmazione economica … ma guarda … Una crisi che, per quanto ci riguarda, abbiamo “fabbricato” noi stessi europei, Paesi manifatturieri, appunto, Paesi, “manufatturieri”, che l’hanno creata con le proprie mani … appunto! Siamo vittime della nostra mala finanza e mala banca, della nostra mala politica, della nostra mala globalizzazione, della nostra mala-capacità di previsione, della nostra mala-morale.

Già, la morale: la madre di tutte le crisi, di tutte le guerre, delle guerre di ogni tipo: di quelle combattute con le armi, con la speculazione, con le ingiustizie sociali, con gli scandali, con la corruzione, con l’evasione e l’elusione fiscale, con gli egoismi, con l’appartenenza alla propria “casta”, con gli scandali: di tutti i tipi, non ve li elenco anche perché non riuscireste a ricordarli tutti: infatti uno scandalo al giorno leva il precedente di torno.

Ecco ci sono: noi parliamo di scandali e di politica. Molto meno di programmazione economica e dei suoi errori, molto meno di cosa fare piuttosto che di cosa criticare o – sia pure giustamente – condannare.

Calma, raga, la crisi non esiste!

E dimentichiamo, siamo di memoria corta, troppo corta. Sino a circa 18 mesi fa v’era chi affermava che “la crisi none esiste, i ristoranti, i voli aerei, gli hotel sono affollati, non parliamo poi del numero dei telefonini o degli yacht che bordeggiano davanti alla mia villa in Sardegna, che poi quella era la nipote di Mubarak e i bunga bunga simpatiche festicciole fra amici, ognuno con il suo bravo cappello da goliarda universitario in test, per rievocare gli anni della giovinezza, giovinezza, della nostra primavera di bellezza ….”

I vasi del nostro cervello, della nostra memoria purtroppo non sono vasi comunicanti. E il ricordo di ciò che è successo nel recente passato, in anni in cui il governo aveva i numeri per fare le riforme ad Paese e non ad personam ma non le ha fatte … già, chissà perché non le ha fatte … Anche nel 1919 e 1920 vi sarebbero state le maggioranze per fare le necessarie riforme: il non averle fatte spianò la strada ad un outsider di nome Benito.

Anche oggi abbiamo i nostri outsider. Niente manganelli e olio di ricino, questa volta, ma droga, la WEB, una nuova sostanza stupefacente innaturale che da un lato a chi la usa da tempo fa dire tutto e il contrario di tutto, e a chi la usa per le prime volte, fa credere a tutto e al contrario di tutto.

Ma veniamo al momento politico. Primo tempo: elezioni; secondo tempo: alleanze per il governo; terzo tempo: i saggi; quarto tempo: l’elezione del Presidente della Repubblica.

Ecco, guai a candidarsi! Ti bruceresti subito! Ma sotto la cenere, la brace. La brace di chi incredibilmente, è tornato: dalle stalle alle stelle.

Ed allora, se accattiamo questo (solo concettualmente, s’intende ,… ci mancherebbe altro!) perché scartare a priori quell’altra persona che tutti, fino a qualche mese fa, indicavano come OPS – Ottimo Presidente Scontato? Faccio il nome: Mario Monti.

Quelli che “si lui sarebbe stato l’ideale, ma è sceso in politica, si è bruciato”. Ma che stiamo scherzando? Ha peccato? Ebbene, anche se fosse, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Autorevolezza, credibilità internazionale. A me Monti sta bene come Presidente della Repubblica. Perché? Perché le “prime priorità” veramente urgenti, a mio sommesso avviso sono: la Questione “M”, dove la lettera “M” sta per Morale (non per Meridionale, questione pur importante) e la Questione “E” sta per Europa, cioè per la creazione degli Stati Uniti d’Europa. E Monti ha credibilità ed autorevolezza rispetto ad entrambi gli obiettivi.

Senza parole

E poi, se non lui, chi altro, Silvio? Altro che “Addio Monti …” sorgenti dalla palude della mala politica … E se non lui, chi altro,  Beppe? Altro che “uscire dall’Euro”, magari con referendum, così  fai votare la gente per una scelta di cui la stragrande maggioranza non conosce nemmeno gli esiti, regalando ai votanti tanta democrazia formale ma privandoli di quella sostanziale “tanto non se accorgono” (“ma però”? Sì, ma però glie lo dico io, Beppe!)

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