UN POST D’INTERVALLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 9:08 am

Detto altrimenti:  dai ridiamoci sopra … saremo più lucidi, più sereni …

 

E’ stato messa a punto il nuovo modello FIAT, progettato da Marchionne per sconfiggere la concorrenza asiatica e tedesca. Il nostro inviato, camuffandosi da giardiniere di passaggio, nascondendo la macchina fotografica dentro una caciotta di formaggio, è riuscito a carpire questa preziosa, inedita immagine. Nulla ancora si sa sulla carrozzeria che verrà scelta: decapottata, cioè proprio senza capote o “senzavolume” nel senso che sarà tutta piena di spazi vuoti, con seduta esterna all’auto stessa, anzi in piedi.

 

 

 

 

L’ingegnere collaudatore: “Via da lì davanti, non ho i freni …”

Si tratta ancora di un prototipo sul quale i tecnici stanno ancora apportando qualche ultima modifica: in particolare si deve intervenire sui freni, che ancora lasciano a desiderare. Colpisce la meccanica semplice, retrò (meno c’è meno si guasta) e la rivalutazione di marchi e modelli del passato. La manutenzione è stata ridotta al minimo: basta una tettoia di canne intrecciate (meglio se di plastica o di lamiera) per proteggere il prototipo dalla pioggia.

 

 

 

 

 

Siamo riusciti anche ad avere una visione dei inaccessibili laboratori Fiat nei quali è nata ed è stata sviluppata l’auto del futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA MUSICA GRATIS A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 7:34 am

Detto altrimenti: perché mai?

“Scaricare” musica dalla rete è un furto, un reato, ed è punito dalla legge. Mi sta bene. Però mi chiedo: come mai invece si permette che vengano eseguiti da singoli musicisti o da ensemble moltissimi concerti assolutamente a titolo gratuito?

Intendiamoci, non mi riferisco certo ai concerti per beneficenza, o a quelli tenuti nelle case degli anziani o nei circoli dei pensionati, ma a quelli che si svolgono, ad esempio, all’interno di sale, di chiese, di auditori, alla fine dei quali tutti noi, contenti, gratificati, allietati da quelle esecuzioni (per noi gratuite!) applaudiamo, ci congratuliamo con i musicisti, li ringraziamo. Sì, vabbè … appaludiamo, ma se è vero che litterae non dant panem, anche la musica, almeno questo tipo di sua esecuzione, non è da meno.

L’atteggiamento della Siae, della costosissima organizzazione Siae – solo recentemente in parte moralizzata con riduzione di emolumenti e numero di alti dirigenti – mi ricorda per certi aspetti ciò che succede nel mondo del lavoro, là dove ci si preoccupa di difendere i diritti dei lavoratori occupati (e cioè, nel caso in esame, dei musicisti retribuiti) e si trascura il problema di chi il lavoro non lo ha (cioè, dei musicisti che suonano gratis).

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DEMOCRAZIA INCEPPATA, MALATA (MA PU0′ ESSERE CURATA E GUARIRE, DIAMINE!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2013 @ 6:20 am

Detto altrimenti: un tentativo di analisi cruda, quasi impietosa …sicuramente amara

Demos – crazia, il potere al popolo, del popolo. Ma siccome tot capita tot sententiae, cioè ognuno vuol dire la sua (ed è diversa da quella del vicino), ecco il meccanismo della maggioranza.

Ma come si forma la maggioranza? Anzi, come “me” la formo la maggioranza?

“Spero, prometto e giuro” tre verbi che qualche professore di latino di insegnava che “volevano” l’infinito futuro (cioè, che nella traduzione latina avrebbero dovuto essere seguiti dall’infinito futuro). Faceva anche rima: “Spero, promitto, iuro con l’infinito futuro!” Così ce la saremmo ricordata meglio, la regoletta: spero che voi mi da oggi in poi mi darete la vostra fiducia; prometto che manterrò le promesse elettorali; giuro che sarò onesto.

E invece no … di quei tre verbi, due possono anche essere seguiti da un infinito passato: spero di essere riuscito ad essere creduto, di avere realizzato le mie promesse; giuro di essere stato onesto.

Ecco, una volta ero in Germania, per studio della lingua, era il 1982 se non ricordo male … vincemmo i mondiali di calcio contro quel paese (tre a uno) appunto … In quegli stessi giorni in Germania cambiò il governo: io chiesi agli amici tedeschi cosa ne pensassero. Mi risposero: “Aspettiamo di vedere i risultati, prima di giudicare”. Ricordo che la risposta mi colpì: infatti noi Italiani eravamo abituati a valutare i governi non dai risultati ma dalle loro promesse. D’altra parte, con un governo all’anno per 50 anni, non ci sarebbe nemmeno stato il tempo per i nostri governanti di conseguire risultati significativi.

Ma poi anche noi avemmo un governo abbastanza stabile, quasi un ventennio, con una maggioranza “bulgara”. E i risultati non vennero. Quel leader si squalificò, lo si convinse a dimettersi. Il resto è storia recente.

Eppure quello stesso leader, in qualche mese, riprese il controllo della situazione e “rischiò” di rivincere le elezioni. Come si spiega ciò, anzi, questo primo “ciò”? (definiamo questo caso come “Caso 1”).

Prometto: in quattro mosse risolvo la situazione!

E un altro leader (“Caso 2”), partito da zero, via web, in un anno al 25 %? Come si spiega anche questo secondo “ciò”? Per entrambi i casi, il perché sta nel fatto che la gente – anche inconsapevolmente – ha imparato e adottato quella regoletta latina, sbagliata; che rimanda tutto la futuro. Cioè, un leader è bravo se promette cose buone, anzi, se promette. E poi, sempre nei due casi, perché i due leader hanno trasformato la comunicazione in sostanza. Entrambi nelle piazze, e poi, nel Caso 1 anche in TV e nel Caso 2 anche sul web.

E nel “Caso 3”? Bè … questo leader non ha comunicato. Ha insistito sui “valori”, sulla “coerenza” ed è stato messo in difficoltà dall’esterno ed anche dalla sua stessa maggioranza interna.

La maggioranza interna … ma come si fa a tenerla coesa?

1) Innanzi tutto con la promessa di reinserire i propri supporters nella lista dei candidati eleggibili (potere derivante al capo dal porcellum, guai a chi lo tocca!).

2) E poi, per il Caso 1, firmando fidejussioni che garantiscono a quel partito – e non agli altri – mezzi finanziari ben prima dei cosiddetti rimborsi (eccessivi) elettorali, dando quindi al quel partito un vantaggio competitivo rispetto agli altri partiti.

3) Nel Caso 2, scegliendo persone anche valide ma sconosciute, “prelevate” dalla base, le quali non avrebbero avuto nella loro vita alcun modo per “emergere politicamente” e che quindi tutto devono al loro leader, il quale, diciamola tutta, in un periodo di crisi occupazionale “nerissima” è anche il loro preziosissimo datore di lavoro con pensione ricca e presto maturata.

Ma se poi uno cambia idea, strada facendo? Possono succedere diverse cose.

1) Un cambio di campo “individuale” (cosiddetta “scilipotata”) per rendersi prezioso ago della bilancia in una situazione di quasi equilibrio, e quindi acculumare punti di “merito” (merito? Ma mio faccia il piacere …) agli occhi del leader “aiutato” che poi, di fatto, lo ricandida (è successo!).

2) Ancora, possiamo assistere alla nascita di piccoli partiti “a latere”, cioè non proprio di campo opposto, ma teoricamente autonomi, per dare a quelle stesse persone che prima appartenevano al partitone d’origine più potere di quanto non ne avessero all’interno della compagine originaria.

3) Infine, può capitare che all’interno di una grande compagine tutti dicano sì ma poi molti votino no. E la compagine esplode.

Questa è grosso modo la situazione italiana. Come reagire? Semplice (si fa per dire):

  • Usando con assoluta precisione le parole (ad esempio, la parola “golpe”), perchè “le parole sono pietre”, firmato Don Milani;
  • non usando le parolacce (e se uno, uno a caso, conosce solo quelle, stia zitto);
  • cambiando la legge elettorale;
  • regolando meglio il finanziamento pubblico e privato dei partiti (fidejussioni comprese);
  • introducendo la sfiducia costruttiva al governo, ammessa cioè solo in caso di esistenza di una maggioranza alternativa.

Tutto qui? No di certo, questi interventi sono solo alcuni fra quelli possibili … anzi necessari. Il primo sarebbe quello di risolvere la Questione Morale, la Rinascita delle Coscienze, ma questa è un’altra storia …

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BICI UISP TRENTO: BRINDISI D’INIZIO STAGIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 6:22 pm

Detto altrimenti: Unione Italiana Bici Pertutti (si, Pertutti, così quadra con l’acronimo!) BICI UISP è un’associazione che vuole diffondere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, di svago, di turismo lento, salutare e culturale, alla scoperta della nostra Regione, del Paese intero e dell’Europa. Usualmente percorriamo piste ciclabili o strade a basso traffico, dormiamo in ostelli ed abbiamo sempre con noi accompagnatori esperti, tutti volontari. Le nostre gite sono preparate sotto ogni profilo: tecnico, paesaggistico, storico-culturale, gastronomico.

Emanuela e Bruno, nuovo soci, di fronte alla scelta del percorso …

Il programma 2013 (che si avvierà dopo il brindisi odierno) si intitola “Dalle rotaie alle due ruote – In bici lungo percorsi nati dal recupero di linee ferroviarie dismesse”. La prima gita si svolgerà dal 26 al 28 aprile in Liguria, per pedalare da S. Stefano al mare a Sanremo e ritorno lungo il tracciato costiero della vecchia ferrovia Genova-Ventimiglia. Quasi 50 km di pianura, in totale.

La nostra Presidente Monika Giacomozzi con la padrona di casa, Carla Casetti Bregantini

Un’altra uscita 2013? Per mettervi voglia di iscrivervi … ecco la gita lungo la Ferrovia delle Dolomiti dal 26 al 28 luglio (Dobbiaco-Cortina-Calalzo-Longarone- Belluno- Primolano). Ma non spaventatevi, facciamo anche tante biciclettate di un solo giorno, come la Ora-Bolzano e ritorno; la vecchia M.A.R. (Mori, Arco, Riva); la Vacca Mora (ex ferrovia Schio-Rocchette-Asiago), e molte altre ancora. L’anno scorso siamo stati quattro giorni lungo il Danubio e tre giorni nel Delta del Po. Insomma, ne abbiamo per tutti i gusti, in allegria. E poi, come se non bastasse, ci accordiamo fra di noi per altre uscite su ulteriori percorsi.

Alcuni soci (in totale siamo quasi 100!) prima del brindisi. Sullo sfondo la cascata di Zambana Vecchia

Brindisi di apertura, dicevo. Ci siamo ritrovati in una bella casa nella piazza centrale di Zambana Vecchia, presso la sede dell’Associazione di Volontariato Ricreativo Mana (se interessati, contattare Carla Casetti, tel. e fax 0461 242187, 3400732766, ovvero carla.casetti@alice.it). Inizialmente era previsto giungervi in bici e festeggiare in giardino, ma dato il tempo … siamo arrivati tutti in macchina ed abbiamo goduto del ricco buffet all’interno. Ritrovare gli amici di pedale delle precedenti stagioni, persone che da “amici di pedale” sono diventati “amici”, persone con le quali ormai si parla di molti argomenti, si fanno programmi di vario tipo, ci si confronta su molti argomenti … è sempre una cosa molto bella!

La Presidente con il nostro collega Guglielmo, animatore di questo e di tanti altri incontri

Che tipo di bici occorre avere? Nella maggior parte dei casi basta anche una city bike. La maggior parte di noi usa mountain bike. Pochissimi bici da corsa. In caso di foratura, ognuno di noi può contare su di una intera squadra di “soccorritori”! E se capita qualche piccolo incidente, un graffio, una caduta … può succedere, spesso abbiamo anche una infermiera professionale al seguito. In ogni caso le nostre uscite sono improntate alla massima prudenza e … tutti con il casco in testa! Che altro dirvi? ISCRIVETEVI E VENITE A PEDALARE CON NOI!

Ci si iscrive via mail scrivendo a biciuisp.tn@hotmail.it oppure presentandosi in sede, Largo Nazario Sauro, 11, tel. 0461 231128. Il costo della tessera annuale è di €10,00 (con copertura assicurativa €33,00). Per l’iscrizione occorre esibire un certificato medico attestante l’idoneità allo sport non agonistico. Per scaricare i moduli di iscrizione e per ulteriori informazioni visitate il sito www.slowbiketrento.xoom.it

P.S.. volete altre notizie, foto etc.? Cliccate nell’apposito riquadro la parola “uisp” o “bici uisp” o “bici” o “biciletta” e troverete molti miei post con molte foto!

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BEPPE, LE PAROLE SONO PIETRE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: le parole devono mantenere il loro significato, usiamole con precisione …

“Le parole sono pietre” soleva dire Don Lorenzo Milani, quando al “Me ne frego” di tristissima memoria, contrapponeva l’ “I care”, “io mi prendo cura di” che aveva scritto sulla lavagna e sulla parete della sua misera aula in cui teneva scuola ai figli dei “contadini di montagna” dell’appennino toscano. Aula “misera” la quale però, letteralmente “arredata” da quella scritta, diventava ricchissima.

Ieri sera, durante la trasmissione “Che tempo che fa” ho udito ripetere quella frase da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a proposito dell’affermazione fatta da Beppe Grillo che l’avvenuta rielezione del Presidente Napolitano sarebbe stato un golpe, un colpo di stato, e che lui (Beppe) avrebbe portato a marciare (?) su Roma milioni di persone (con o senza baionette? Però … il 21 aprile, i Natali della fondazione di Roma … sarebbe stata una bella coincidenza … vero Beppe? Anche Craxi ci provò, a firmare la revisione del Concordato l’11 febbraio (11 febbraio 1929-11 febbraio 1984, sarebbe stato un colpaccio da niente!) ma anche a lui non riuscì, e dovette accontentarsi del successivo 18 febbraio!)

Orazio, nella sua Ars Poetica, afferma: “nescit vox missa reverti”, cioè, la parola, una volta pronunciata, non può tornare indietro. Generalmente la frase viene utilizzata nei casi in cui ci si accorge troppo tardi di aver detto qualcosa di sconveniente. Il concetto è ripreso “qualche tempo dopo” da Pietro Metastasio (Ipermestra, Atto II°, Scena I°): “Voce dal sen fuggita/poi richiamar non vale/non si trattien lo strale/ quando dall’arco uscì”.

Ed ecco poi, invece, le smentite, le correzioni: “Non riesco ad arrivare in serata; no, comizio no; mi raccomando, nessuna violenza”. Ma tant’è, la voce sfuggita dal seno (immagino villoso, ma non ambisco certo fare questa verifica!) di Beppe esprime la natura istintiva del personaggio.

Diciamola tutta: ha ragione Grillo a protestare quando si elogia l’eventuale (rarissima, n.d.r.) indipendenza di pensiero di uno dei suoi, mentre se ad essere “senza vincolo di mandato” è l’appartenente ad altra formazione politica, lo si definisce “franco tiratore”. E poi, un sottofondo di buono c’è, sia in lui che nel M5S, allorquando si critica l’inerzia, gli abusi, le incapacità, le caste, i privilegi, gli sprechi, i furti, le ingiustizie sociali, l’errato ordine delle priorità del sistema politico tradizionale. Ma tutto ciò è semplicemente una “malattia” della democrazia, di una democrazia che va curata, non uccisa.

E la democrazia, Beppe,  viene uccisa quando

  • si afferma che i risultati di una consultazione web sono democratici, laddove non vi è alcuna garanzia e controllo sulla procedura applicata né é dato conoscere il numero dei votanti;
  • si afferma che la volontà di 48.000 persone è la volontà del popolo italiano;
  • non si dà conto delle spese sostenute nella campagna elettorale;
  •  ci si sottrae al confronto politico affermando: “Vogliamo il 100%”;
  • si rifiuta a priori qualsiasi dialogo, “ma però” si vuole dialogare quando si afferma che “tu non sei libero di votare Tizio se prima non mi spieghi perché non voti Caio”;
  • si afferma che una decisione del parlamento assunta a larghissima maggioranza “è un golpe”.
Forza, sventola gagliarda, che presto mettiamo le strisce anche a te!

Ma … “basta là” (locuzione dialettale piemontese), smettiamola lì, pensiamo al futuro: habemus papam (anzi tre, due a S. Pietro ed uno al Quirinale). Vediamo ora come che la buta, come si mette … Nel frattempo Beppe dovrà decidere se gli conviene continuare a cercare di cambiare (rectius, cercare di migliorare) il sistema ponendosi “contro” il sistema, anzichè “dentro” il sistema. Basta però che tu, o Beppe, non insista con quell’uscita … si con quella tua uscita sull’uscita dell’Italia dall’euro, per di più decisa con referendum! Quella si che sarebbe la morte della democrazia sostanziale, oltre che dell’Italia moderna, anzi europea, anzi dei futuri Stati Uniti d’Europa!

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DUE PENSIERINI DI UNA DOMENICA MATTINA PIOVOSA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2013 @ 8:17 am

Detto altrimenti: … che tanto non si può uscire in bicicletta …

El parlamentario mas rapido del mundo!

1) Che bello! Come ha lavorato velocemente ed intensamente il parlamento! Una seduta dopo l’altra … se ne saranno resi conto? Avranno visto che anche per le altre, numerose, successive decisioni, potrebbero bene fare riunioni così ravvicinate, assumere decisioni così tempestive? Altro che rinvii di mesate in mesate! Non avete più scuse, ormai vi siete traditi con le vostre stesse mani!

Rendere trasparente il mio web? Ne parlerò questa sera a … Casa …

2) La legge italiana ormai prevede che si possano tenere riunioni dei consigli di amministrazione per corrispondenza, purchè siano adottate certe procedure e certe garanzie. In più abbiamo la “posta elettronica certificata”. Ecco, Beppe, se vuoi dare valore alle tue consultazioni web, fai in modo che quanto meno siano leggibili, credibili, verificabili, certificate (da terzi indipendenti). Non ti pare?

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MUSICA A TRENTO: IL QUARTETTO DEGLI AFFETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 9:59 pm

Detto altrimenti: L’Associazione Lucilla May promuove “Note d’altri tempi”

Una chiesetta a Trento, la SS. Trinità … sì, quella adiacente al Prati, al Liceo Prati. Dopo la S. Messa delle 17,30, un concerto alle 18,30. Ero stato invitato dall’amica violoncellista Barbara Bertoldi. Il gruppo, l’ensemble “Quartetto degli Affetti” composto da Barbara e dai suoi colleghi Sergio La Vaccara e Andrea Marmolejo (violini); Giordano Pegoraro (violoncello); Adriano Dallapè (clavicembalo e organo) ha eseguito musiche di autori vari: Falconiero (1585-1656); Frescobaldi (1583-1643); Corelli (1653-1713); Gabrielli (1651-1690); Bonporti (1672-1749); Handel (1685-1759), brani tutti eseguiti su strumenti d’epoca!

Il concerto fa parte di un insieme di tre esecuzioni di cui due già eseguite in precedenza al Museo delle Scienze e presso la Chiesa di S. Maria del Suffragio: l’intera rassegna denominata “Note d’altri tempi” alias “Tre passeggiate musicali tra palazzi, rogge e vecchi salici …”

Musica d’altri tempi eseguita con strumenti d’altri tempi in locali d’altri tempi, e cioè delle dimensioni giuste per accogliere le note giuste … e l’uditorio giusto, direi anche, veri esperti, amatori, intenditori ed anche non esperti ma curiosi, semplicemente desiderosi di imparare a capire, a gustare, come son io. Infatti io non sono né un musicologo né un critico musicale, bensì solo un musiocofilo principiante, persona alla quale piace ascoltare buona musica. E questa volta me la sono proprio gustata, la buona musica, i buoni suoni …

Ero seduto in seconda fila. La prima era vuota ma sarei stato troppo a ridosso dei musicisti per poter scattare qualche foto un po’ più a campo largo. Tuttavia i metri che mi separavano dai due violini erano veramente pochi e … vi assicuro, anche un ignorantone musicale qual son io è stato in grado di cogliere sia la bravura dei musicisti, sia la sonorità degli strumenti, in particolare dalla qualità’ del suono e soprattutto del timbro dei due violini.


Musica viva, che scaturiva da secoli passati, e rimbalzando di secolo in secolo, giungeva a noi ascoltatori come se noi stessi fossimo riportati indietro nel tempo. Sonorità diverse, quelle dei violini, che si sdraiavano nel letto delle note dei violoncelli, all’ombra del venticello, ora più sbarazzino, ora più carezzevole dell’organo. L’organo, simpatica l’esecuzione di un brano che ha richiesto l’accompagnamento di un “volta pagina” particolare, ad azionare i vari registri, il che ha aggiunto un pizzico di allegria scaturente dalle occhiate d’intesa fra l’organista e la sua aiutante di campo Andrea.

Una nota storica: il papà di Barbara, Franco Bertoldi, nato “casualmente” a S. Candido nel 1920, e “ivi residente” (si dice così, è una battuta da “La donna della domenica” di Fruttero e Lucentini) per tutta la vita a Trento, Via …, quindi Trentino “di adozione e di vita trascorsa”, pubblicista, fra l’altro scrisse “Vecchia Trento” (Ed. Monauni, 1957), libro nel quale descriveva la Trento di ‘sti anni, quella d’un tempo, quella che in quegli anni non c’era già più e oggi ancor meno …

Partendo da quelle pagine, l’Associazione Lucilla May ha voluto raccontare i vecchi quartieri del centro storico della città, utilizzando brani di quel testo. E la figlia Barbara, dedicando le sue esecuzioni alla madre, accompagna questi percorsi fisici con passeggiate musicali che effettua insieme al suo emsemble “Quartetto degli Affetti”.

I brani eseguiti, tutti splendidi … chi ha apprezzato soprattutto il “nostro” Bonporti (Sonata X – Ciacona da Sonate per due violini e b.c. op. 2 del 1703). Io ho particolarmente gustato Handel, Concerto per Arpa o Clavicembalo o Organo op. 4 n. 6 in Sib maggiore del 1736. Perché? Perché si tratta di un brano di cui ho il disco, che conosco, e che quindi per me è stato di più facile comprensione, assorbimento, riconoscimento e rapimento: piccole grandi soddisfazioni di un musicofilo principiante.

Insomma, gente: a Trento proprio non ce la fai a seguire tutto, a gustare tutte le offerte d’arte, di musica, di storia, sociali, sportive etc.. Ma questa poi era proprio di quelle da non perdere. Grazie, Barbara, invitami ancora! E grazie, Trento, città che vive e che fa vivere!

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ORE 15,25, NAPOLITANO DISPONIBILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 2:36 pm

Detto altrimenti: si sta votando. Io sono commosso per la decisione di quel galantuomo, decisione della quale lo ringrazio profondamente

Qualcuno dice: io non lo voto. Mantengo ferma la barra sul nome che ho proposto …

Nelle Bocche di Bonifacio, in solitaria, con 30 nodi di vento (alias 15 metri al secondo, alias 54 kmh). Poi, a 40 nodi, non mi è più stato possibile scattare foto …

Nave sanza nocchiero in gran tempesta … Io sono un velista. Con la mia barchetta a vela da regata, 1000 kg in tutto, ho fatto sei traversate dalla Toscana a Palau e viceversa, anche di notte e anche da solo. Oltre 140 miglia marine, contando i “bordi”. Una volta ho anche “preso” una mistralata (ovviamente da ovest, 270°) a 40 nodi (72 kmh). Perché dico questo? Perché se vuoi arrivare in porto, se vuoi raggiungere la meta, devi tener conto dei continui colpi di vento, delle onde, una diversa dall’altra, delle tue forze, della tua capacità di governo. Devi intervenire ogni secondo (sic) sul timone con correzioni ora minime, ora più vistose, ma sempre diverse una dall’altra e soprattutto tempestive e tutte, dico tutte, coordinate con il lascare o cazzare della randa.

Se invece uno pensa di superare una tempesta “legando il timone”, può anche mettersi alla cappa, cioè fermare il veliero, che però smette di essere tale e diventa solo una ”cosa” spinta dal venti e dalle onde, senza altra intelligenza che quella del mare in tempesta. Se ti va bene, finirai del tutto fuori rotta. Se ti va male, prenderai male un’onda che potrà affondarti o finirai sugli scogli.
Che c’azzecca con l’elezione del Presidente della Repubblica tutto ciò? C’azzecca, c’azzecca … (ora smetto di scrivere a vado a seguire la votazione. A dopo …)

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M5S: IN EUROPA O FUORI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 1:18 pm

Detto altrimenti: una domanda al M5S

A mio avviso va contro la costituzione degli Stati uniti d’Europa

Domanda di un giornalista (Rai New 24, ore 13 odierne) ad un parlamentare del M5S: “Ma voi del M5S con l’uscita dall’euro, ci porreste fuori dell’Europa”

Risposta del parlamentare: “Intanto proporremo un referendum, e poi siamo per una Europa più forte politicamente, non monetariamente”.

Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori due sottolineature:

1) il referendum è strumento inadattissimo per decidere sull’eventuale uscita dall’euro. Si veda il post del 5 marzo ore 13,43.

Forza Euro!

2) La moneta unica europea tende a indurre le economie dei singoli stati a mantenersi o virtuose, cioè all’altezza di quella moneta. Stimolano cioè l’economia reale di ogni singolo Stato ad allinearsi verso l’alto. Nel caso opposto, le singole monete diventano strumento di giustificazione e aiuto alla singola economia statale in modo “monetario” (attraverso emissione di carta moneta, svalutazione della moneta, politiche protezionistiche valutarie) con metodologie che “drogano e illudono” l’economia reale. Già nel passato, più volte e non solo in Italia, abbiamo assistito a politiche protezionistiche, strette creditizie e valutarie, a differenziazione fra lire interne e lire estere, fra franchi etranger e franchi financier, tutta “roba” del passato, vecchia, inutili e costosi orpelli, pesanti ceroni a tentare di coprire le rughe di una economia vecchia, che non ha funzionato e già inadatta ieri, figuriamoci oggi di fronte all’apertura dei sistemi mondiali.

Le stelle le ha già: mettiamole le strisce, e presto!

Ecco, vedete, mi raccomando, “raga”: non permettete che vi raggiungano solo le affermazioni di chi non sa scendere più a fondo del primo livello del ragionamento, cioè di chi non sa andare oltre, nei dettagli e nelle conseguenze delle proprie affermazioni, perché …

… fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza …

…ecco, in questo caso, soprattutto “conoscenza” piena della materia. A parer mio, quindi, occorre gridare “Forza Europa!” anzi, “Forza Stati Uniti d’Europa!”

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TRENTO DI CARTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2013 @ 12:41 pm

OPEN BLOG? Certo, eccone un altro, questa volta di Maria Teresa!

Detto altrimenti: Trento dalle carte antiche e meno antiche …

Mattinata preziosa quella di giovedì scorso, 18 Aprile 2013, per un fortunato gruppo di Accademici delle Muse in visita alla Biblioteca Comunale di Trento in Via Roma, grazie alla gentilissima iniziativa dell’amica Accademica Giovanna Laudadio!

Le dottoresse Milena Bassoli (che si occupa dei libri antichi della biblioteca) e Brunella Brunelli (dell’Archivio storico del Comune di Trento) ci hanno accolto nella Sala dei Forzieri (mattinata preziosa anche per questo!) e ci hanno accompagnato in un percorso di memorie ed emozioni nella “Trento di carta”.

Raccogliere testimonianze di una città nel passato e nelle tradizioni è possibile ricercando dentro mondi diversi e tutti affascinanti: parole scritte, disegni, dipinti, ricami, poi via via nell’evoluzione dei mezzi tecnici tra mappe, piante topografiche sempre più precise, fotografie, libri, guide…

Così, ascoltando e guardando, ci siamo lasciati trasportare molto piacevolmente tra le diverse rappresentazioni in parole ed immagini della nostra città, diverse perché rispondevano ad esigenze svariate: fissare memorie di viaggio, celebrare la figura di un santo, rappresentare la struttura della città evidenziando gli edifici più importanti, redigere il catasto cittadino ai fini fiscali, progettare la deviazione del corso dell’Adige per costruire la ferrovia, fare propaganda al territorio e fornire ai turisti uno strumento di guida e documentazione…

Volutamente il percorso non è stato organizzato in ordine strettamente cronologico, ma seguendo le diverse finalità a cui le testimonianze rispondevano.

Senza proporzioni, ma così bella!

Interessantissimo è stato l’ascolto della lettura di alcuni passi dal diario di un viaggiatore francese del 1830, in cui l’Adige è visto largo come la Senna, ma più impetuoso (la pagina è di giugno, quindi c’era il disgelo), i palazzi signorili e le case modeste accostate nel tessuto urbano denunciano ricchezza e povertà vicine, confermate da sopraelevazioni malconce in legno, con tetti cadenti, apportate a dignitosi edifici in muratura.

Il viaggiatore rimane colpito anche dal disboscamento delle montagne intorno alla città, perché il legname serviva appunto per le costruzioni e per il riscaldamento nei lunghi inverni.

23 aprile 2013, tronchi sul Fersina: di sti anni li avrebbero “uncinati” e tratti in secco!

La cosa più curiosa: numerose persone sulla riva dell’Adige, alla vista di legni trasportati dal fiume, si ingegnavano con corde ed uncini per trarli a riva, litigando poi vivacemente per impossessarsene. Le più antiche testimonianze iconografiche spaziano dai disegni semplici di epoca medievale, come quello che mostra la salma del futuro patrono San Vigilio trasportata entro le mura urbane (disegni nei quali la città è ancora rappresentata genericamente, senza elementi precisamente riconoscibili), ai preziosi ricami su alcune “formelle” di poco successive, dette bruste, che raccontano la vita di S. Vigilio, applicate sui paramenti sacri.

… a forma di cuore!

Nelle prime piante (tra medioevo ed epoca rinascimentale) della città immaginata in una visione dall’alto, ha grande importanza l’aspetto artistico-cromatico, le proporzioni non sono rispettate, gli edifici più importanti e lo stesso fiume sono evidenziati in dimensioni esagerate ed è evidentissima la rete delle rogge, che scorrevano quasi in ogni via. In alcune risulta evidente la forma “a cuore” della nostra città!

Così la città appariva al viaggiatore in arrivo da nord

Eravamo incantati ed emozionati dal materiale originale che potevamo vedere da vicino, quasi toccare! Ed era coinvolgente riuscire a riconoscere un attuale luogo del tessuto urbano di Trento nel disegno solo apparentemente ingenuo di secoli passati.

L’ antico Ponte di S. Lorenzo

Le prime piante topografiche moderne, tra seconda metà dell’800 e primo ‘900, pur “fredde” nei tracciati non più artistici né colorati, ci hanno ancora coinvolto nel notare quanti veloci cambiamenti siano avvenuti in tempi abbastanza recenti, quale grande rivoluzione urbana sia stata la deviazione dell’Adige e la conseguente distruzione del primo ponte di San Lorenzo, sostituito dall’attuale sul nuovo corso, con l’insediamento di attività commerciali e magazzini nell’area di fronte alla neo costruita stazione ferroviaria, ossia nell’attuale Piazza Dante, Palazzo della Regione e Grand Hotel Trento!

… l’Adige deviato per la ferrovia

Abbiamo potuto quasi sfogliare i grandi antichi registri catastali scritti a mano con calligrafie armoniose, con inchiostri che rimangono e che dicono la cura manuale di chi si dedicava alla catalogazione.

E che dire delle prime guide turistiche, ovviamente bilingui, con illustrazioni fotografiche staccabili ed inviabili come cartoline? Cose d’altri tempi, quando viaggiare e vedere luoghi nuovi, comunicarlo alle persone care affidando alla posta la consegna di un pensiero era un rito bello per chi spediva e per chi riceveva, un rito che non si esauriva nell’invio, perché la cartolina rimaneva, si riguardava, si accarezzava… altro che sms!

Alle dottoresse Bassoli e Brunelli, come all’accademica Giovanna Laudadio, va il nostro cordiale ringraziamento per un’esperienza che lascia un segno bello ed emozionante nella nostra memoria.                                                                                                                                                                                    Maria Teresa

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