ANCORA IL PONTE SULLO STRETTO? MA BASTA ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2013 @ 7:33 am

Detto altrimenti: prima di dar fiato alla voce, occorre verificare che il cervello sia connesso

I costi? I rischi sismici? I sistemi viari di accesso?Il vento? Le infiltrazioni mafiose? Le altre priorità più … prioritarie?

L’amministratore unico di Anas, Pietro Ciucci, intervenendo ieir al congresso nazionale della FIT-CISL a Cagliari sul tema delle reti TEN-T ha dichiarato:

“Appare poco plausibile il corridoio Helsinky – La Valletta senza un collegamento stradale da Napoli in poi. Infatti, la proposta della Commissione europea CEF individua quali sezioni predefinite del Corridoio la ferrovia Napoli-Reggio Calabria e Messina-Palermo e via mare Palermo-Valletta. Non viene specificato come collegare la Calabria alla Sicilia e rimane quindi la necessità di un ponte sullo Stretto: ferroviario, ma anche stradale”.

Dottor Ciucci, “mi consenta”: Lei conosce la parola “priorità”? Di questi tempi, non Le pare che le priorità siano altre? E poi, non Le sembra, egregio Dottore, che comunque, prima, occorrerebbe provvedere a rendere funzionali le tratte Messina-Palermo e la Salerno-Reggio Calabria? Non è che la Sua uscita è una captatio benevolentiae di tale Silvio Berlusconi? Quando scade il suo mandato presidenziale? Sa, a pensar male …

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DISASTRO NEL PORTO DI GENOVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2013 @ 6:14 am

Detto altrimenti: la Repubblica Marinara non ne esce comunque bene …

Dice … ma la colpa o se vogliamo la causa è di terzi, non della Repubblica Serenissima … sì, vabbè, ma l’immagine … l’immagine deturpata resta. E poi … anzi … ma innanzi tutto le vittime: sette? Nove? E i feriti che hanno perso un arto? Nel passato non troppo lontano era accaduto già un incidente del tipo di quello attuale, per carità, solo del tipo, assai meno grave, quando un incrociatore della nostra Marina Militare, in manovra di ormeggio, si danneggiò la poppa contro il molo. fatto non bello, ma non così grave.

Come era …

L’incidente di due giorni fa invece è un fatto gravissimo. Pare … ma lo confermerà la scatola nera … pare che “non sia entrata la retromarcia”, cioè che si sia trattato di un guasto dei sistemi di propulsione e governo … il Ministro, in Parlamento, così dice, oppure un problema ai cavi di traino o, infine, l’eccessiva velocità della manovra. Pare. Vedremo. A me è sorto un dubbio. Ho sentito alla TV che su quella torre di controllo era istallato un potente sistema radar per il controllo del traffico su tutto il Mare Tirreno Settentrionale. Allora mi sono domandato: se la portata dei suoi radar era tale, era proprio necessario costruirla così vicina all’acqua, e non una decina di metri più arretrata, in posizione più sicura? Le postazioni degli addetti alla bigliettazione dei caselli autostradali sono protette da importanti blocchi di cemento contro il pericolo di essere travolti da un’automobile fuori controllo … e quelle sì che non possono essere spostate di dieci metri, perché è lì e solo lì che possono essere collocate, quelle sì …

Altri incidenti del passato? Il naufragio della London Valour, il 9 aprile 1970, ma fu tutt’altra cosa: La nave era all’ancora fuori della diga foranea. Il Comandante, a guadagno di tempo, aveva ordinato di predisporre le macchine alla revisione, per cui la nave non avrebbe potuto più manovrare se non trainata dai rimorchiatori. Sopravvenne una libecciata che la spinse contro la diga. Molti furono le vittime, morte durante le difficilissime operazioni di salvataggio.

Un incidente evitato? Il 30 ottobre 2008 un traghetto spagnolo che è riuscito ad entrare in posto sotto raffiche di vento laterali di 80 nodi (140 kmh!)! (Ho le foto in power point ma non riesco a trasferirle qui, peccato … sono impressionanti: la nave che, molto sbandata a causa del vento al traverso, entra nel varco ovest del porto, in località “Foce”, in un canale largo appena 200 metri, con scogli a babordo e il molo a tribordo. Un capolavoro d’arte marinara!)

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AD UN AMICO, PER IL SUO SETTANTESIMO COMPLEANNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2013 @ 7:45 am

Detto altrimenti: time flies like an arrow, il tempo vola come una freccia

Lorenzo, un amico. ma potrebbe avere un altro nome, essere un altro amico. Vostro, ad esempio. Non cambierebbe nulla. Compirà 70 anni. ma lui era molto, molto più vecchio di voi che eravate nati … qualche mese dopo!

Dalla galea dell’ Ammiraglio Andrea Doria (da cui il Liceo Doria) …

Genova. Eravate arrivati in quella classe, trasferiti da altra scuola, in una classe che non era stata la vostra, e … gradita sorpresa! Per la prima volta vi era capitata una classe mista, con tante ragazze! Uaoooo! Tuttavia questa vostra allegria era un po’ smorzata dalla timidezza che riscontravate in voi stessi rispetto agli altri compagni, “veterani” del loro rapporto reciproco e con il gentil sesso. E poi, l’incognita dell’ambiente …. i professori … come sarebbe andata? Vabbè che venivate da una scuola severissima, quindi peggio di quella sarebbe stato difficile. Comunque un po’ di tensione l’avvertivate.

… alla caracca (non era una caravella!) Santa Maria dell’Ammiraglio Cristoforo Colombo (e omonimo Liceo C. Colombo): per forza che poi sono diventato velista!

Molti sguardi erano puntati su di voi, la “novità”. Entra un primo professore, fa l’appello. Giunto al vostro nome domanda. “Ah … proveniente dalla tale scuola, ripetente?” “No”. “Perché ha cambiato scuola?” (Maccome, mi dà del lei?) “Perché non andavo d’accordo con un professore sull’ordine della tabella periodica degli elementi di Mendeleev” (solo per alludere al prof. di chimica, n.d.r.)”. “Ah, ho capito, si sieda pure, grazie”. In mattinata entrano altri professori: stesse domande, stesse risposte, fino a che, ad un certo punto, quando stavo rispondendo all’ennesima domanda, si alza un mio (nuovo) compagno, Lorenzo, e dice. “Professore, proviene dalla tal scuola, non è ripetente, e non andava d’accordo con il professore di chimica, per cui ha preferito cambiare aria”. Grazie Lorenzo, pensai: hai compreso il mio imbarazzo, mi hai teso una mano, dopo solo tre ore di “conoscenza”. Devi essere diverso, molto diverso (cioè migliore di altri).

Ecco, questo fu il primo approccio con Lorenzo. Lo chiamammo poi “il Grande Spirito”, perché non parlava, sentenziava. E se qualcuno non si comportava bene, lui, già canottiere, lo persuadeva con un gesto fisico …, no, cosa avete capito, non con una violenza fisica … bastava un gesto … Era stimato. Da noi, dai prof e dai genitori. “Mamma, vado ad una festa” “Cosa? E’ gente che conosco?” “No, ma c’è Lorenzo” “Allora vai pure”. Lorenzo, una garanzia. Anche per i genitori.

Una professoressa, un giorno: “Io, se voglio so essere cattiva. Volete vedere? Prendiamo uno a caso, da interrogare: venga Lorenzo!” E il Grande Spirito si sacrificò per tutti noi …

Dopo l’esame di maturità ci concedemmo due vacanze.

La prima al mare, in tenda canadese da tre posti. Il terzo era Paolo. Chi dorme al centro (la posizione più scomoda)? Lorenzo!

La seconda nelle Langhe, a Callianetto, la patria di Gianduia, presso suo nonno. Sempre con Paolo. Di giorno in giro per i boschi, in bicicletta o con una vecchissima motocicletta con il cambio “ a cacciavite” … già, perché per cambiare marcia occorreva agire con un cacciavite su certi ingranaggi. La sera a giocare a carte con il nonno, sorseggiando una barbera che ci stava dritto un coltello da quanto era “spessa”. Un giorno facemmo una colletta per consentire a Paolo di comperarsi un fucile ad aria compressa. A quei tempi – purtroppo – fumavamo e avendo finito i soldi da quel giorno ci concedemmo mezza sigaretta alla volta o qualche sigaro del nonno. Paolo ed io andavamo anche a caccia e Lorenzo ebbe a dire: “Distruggete qualcosa che non sarete mai capaci di riprodurre”. Le parole sono pietre, scrisse Don Milani …

Ci perdemmo di vista. Dopo tanti anni io venni assunto alla STET, a Torino. Sapevo che Lorenzo abitava in quella città da anni. Una sera telefonai: “Pronto? Il dottor …?” “Si, sono io. Chi parla?” “Sono il dottor Lucatti”. Uaoooo, che festa! Era inverno, sera tardi. Dopo mezz’ora lo vedemmo arrivare con la moglie Margherita (altra nostra compagna di classe) e la figlioletta in braccio, bene avvolta in una coperta!

Ecco, questo è il mio “vecchio” compagno di scuola Lorenzo. Ma potrebbe tranquillamente essere uno dei vostri compagni di scuola, solo per questo motivo non ne ho scritto il cognome. Quindi, buon compleanno, Lorenzo, e insieme a te, anche a tutti gli altri “vecchi” compagni di scuola di tutti noi ex alunni della … vita e di una vita!

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MARIA LIA GUARDINI – GRUPPO DI LETTURA PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2013 @ 3:58 pm

Detto altrimenti: this is Trento too!

Virgilio, le Bucoliche, da boukoloi, i pastori. Dieci poesie scelte, ecloghe (eklego, scelgo, e arifacce co ‘sto greco … direte voi!), in forma dialogica. Ne ho già scritto nel post del 23 aprile scorso (cfr. ivi). Oggi siamo entrati nel vivo e martedì 21 maggio ad ore 10,00 presso la stessa sede della Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, sala a fianco della Sala degli Affreschi, l’ultima “lectio magistralis, quella sulle Georgiche (dal greco gheorghìa, coltivazione della terra, agricoltura).

Mi piace iniziare con i due versi che chiudono al prima poesia (ecloga):

Et iam summa procùl / villàrum cùlmina fùmant
màiorèsque cadùnt / altìs de mòntibus ùmbrae.

E di lontane capanne / già fuman camini sui tetti
e già più scure le ombre / dipingono altissimi monti.

Virgilio ci dà, con gli strumenti dell’epoca (la precisa scelta delle parole, degli aggettivi) il video ed il sonoro della suo “film”, di cui è autore, sceneggiatore, registra, attore.

Umberto Eco, nelle postille a “Il nome della rosa” fra l’altro afferma che “i libri si parlano”. Infatti questi versi ci ricordano per certi aspetti l’ “addio monti” del Manzoni, e quegli altri versi in terzine di endecasillabi, non vi dico di chi:
….
la notte quinci scese giù dai monti
con quattro cime che le fean corona
sovra Tridento, assieme a li suoi ponti

addormentati al par della padrona.

Virgilio. Usa la poesia per criticare la realtà, quale la guerra, la modernità a tutti i costi … La guerra? Egli definisce “empio” il soldato, laddove “pio” era Enea. Ed essere persona pia significava essere rispettoso dei genitori, degli dei, della patria. Della patria, oggi … ricercare il bene comune delle persone che sono “la patria”, che ne dite? Non ci vorrebbero anche oggi tanti governanti pii?

Virgilio critica. Ma poi in lui prevale un’istanza: la fuga dalla realtà, più che una presenza pugnace.

Per certi aspetti quasi kafkiano, nel senso che i tre soggetti, autore, personaggio e lettore talvolta si immedesimano, si confondono. Al riguardo Eco scrive che fra i tanti romanzi gialli manca quello in cui alla fine si scopre che il colpevole è … il lettore! Il lettore che infatti è lasciato libero di scegliere come interpretare e capire i suoi versi e che quindi diventa “poeta” (da poieo, creo) egli stesso. Un esempio? Il verso 69 recita:

post aliquot mea regna videns mirabor aristas?

che ognuno può tradurre in modo diverso. Eccome un esempio:

• dopo, guardando la mia terra, vedrò molte spighe?
• dopo, guardando quasi nascosto fra le spighe, vedrò la mia terra?

E ancora: Virglio parla a due categorie di “letture” (letture, non lettori, non è un errore di battitura): quella più superficiale, che cattura cento persone, ed anche quella più profonda che dà per scontato che un lettore più erudito faccia egli stesso i collegamenti con opere letterarie e fatti storici e mitologici precedenti, con il che egli “cattura” un più ampio uditorio. La stessa cosa, in una certa misura, quasi inconsapevolmente sto facendo io mentre scrivo queste poche righe, inserendovi riferimenti non tutti “spiegati” ad ogni lettore. Ma se io “catturo” qualcuno di voi, Virgilio ha “catturato” nientepopodimenoche … Dante Alighieri. Sia come contenuti che come mixaggio di genere bucolico e storico. Non che Dante sia un poeta “bucolico”, per quanto, quando Dante scrive (Purgatorio, III, vv. 79 e segg.)

Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e l’altre stanno
timidette atterrando l’occhio e ‘l muso;

e ciò che fa la prima, e l’altre fanno,
addossandosi a lei, s’ella s’arresta,
semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno;

o quando scrive (Inferno, XXVI, vv. 25 e sgg.)

Quante il villan ch’al poggio si riposa,
nel tempo che colui che ‘l mondo schiara
la faccia sua a noi tien meno ascosa,

come la mosca cede a la zanzara
vede lucciole giú per la vallea,
forse colà dov’e’ vendemmia ed ara;

… qui egli è “anche” bucolico (nel secondo caso, a dire il vero, georgico).

E che dire dei versi dal 5 al 25 della quarta bucolica, laddove si parla della Vergine salvifica, del Pargolo nascente ( … col quale prima il ferreo tempo e sorgerà quel d’oro in tutto il mondo …) , del “peccato nostro ormai svanirà”, e del “serpe che morrà”? Provate a dire che i libri non si parlano … anche quelli sacri … E’ un caso, dite voi, non voluto dall’Autore! D’accordo, non è l’Autore che “parla”: è il libro, a farlo!

I libri si parlano, dice Umberto Eco. E Virgilio non nasconde di “copiare” dal Siracusano Teocrito. “Copiare”, un difetto? Una colpa? No certo se “copiare” è “emulare”.  Se noi oggi “copiassimo” l’organizzazione amministrativa  tedesca e la capacità francese di attrarre il turismo – solo per fare un paio di esempi – forse saremmo criticabili e condannabili? Non credo proprio.

Il mondo bucolico di Virgilio è un mondo finto, nel quale i pastori non puzzano di sudore, ma sono anche poeti e musici. D’altra parte lo stesso Teocrito “avvisava” il lettore che la sua era un’invenzione!

Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi …

L’altro giorno stavo pedalando sulla ciclabile Trento-Borghetto. Incrocio un gregge di pecore, due pastori, cinque cani. Non ho potuto verificare se i pastori fossero anche poeti e/o musici. Mi ha colpito un particolare: un gregge che pascolava fra un fiume, una pista ciclabile e un’autostrada. Mi sono chiesto: ritorno al passato o ritorno al futuro? (La foto è dell’anno scorso: infatti questa volta non avevo con me telefonino e macchina fotografica!).

Ancora una volta: grazie Prof Maria Lia Guardini … anzi, grazie Lia!

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POVERA ITALIA! (Ma … e se provassimo con i titoli irredimibili’)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2013 @ 5:52 pm

Detto altrimenti: open blog, aperto a chi vuole scrivervi. Ecco che ricevo da GF un articoletto … (anche il titolo è originale nel senso che non è mio, ma dell’autore. Io ci ho messo la foto e gli “irredimibili”)

Inizia

“Stiamo lottando per l’IMU, per l’IVA ,per la TARES e per un’altra infinità di ammennicoli aggiuntivi che poi sono tasse sulle tasse. Ci stiamo impoverendo sempre di più. Siamo alla merce dei cinesi, indiani, brasiliani, russi e poco male dei tedeschi e dei francesi (che non stanno poi così bene nemmeno loro!).
Potremmo essere il popolo più felice del mondo perché l’Italia potrebbe vivere di made in Italy: basta pensare alle risorse naturali, storico-artistiche ed enogastronomiche che vanta la nostra cultura.
I nostri paesaggi rurali, dai castagneti imponenti della Toscana fino ai terrazzamenti liguri, le nostre coste, i nostri musei storici, le nostre città, sono spesso in stato di abbandono mentre all’estero sembrano saper valorizzare ogni risorsa. In un periodo storico difficile, come quello che stiamo attraversando, valorizzare il made in Italy vorrebbe dire anche risanare le casse dello Stato.


Ieri sera la nota giornalista Milena Gabanelli, dopo lo scandalo Lombardia ci da una lezione per far ripartite l’Italia proprio dal made in Italy.
Abbiamo fatto la storia del mondo. Il nostro diritto romano è stato adottato da quasi tutti i popoli civili.
Abbiamo partecipato alla costruzione le più grandi opere del mondo dal Canale di Suez a quello di Panama alla diga sul Nilo. Abbiamo avuto e abbiamo i migliori cervelli (che usano gli altri).
Non siamo neppure capaci di aggregarci agli altri per entrare nel business del gas e del petrolio non convenzionale dove si sono buttati a capofitto Germania, Cina, Scozia, Russia, Brasile, Polonia e altri paesi minori.
Cosa sono il gas e il petrolio non convenzionale? (copiato da sito internet):
olio da scisti (argille, marne e carbonati a grana fine e scistosi) con riserve stimate di 3 mila miliardi di barili. Già in sviluppo con tecniche, che vanno dalla miniera a cielo aperto, alla miniera classica, a pozzi sino a 3700 metri (Polonia);
-olio da sabbie bituminose con riserve stimate di oltre 600 miliardi di barili, già in produzione in Canada;
-metano da carbone, da argille scistose, da sabbie o rocce poco permeabili (tight) con riserve stimate complessive di 922 miliardi di mc. In Usa la produzione di gas non convenzionale ha rivoluzionato il mercato: l’EIA USA stimava nel 2000 riserve recuperabili di metano non convenzionale di 7180 miliardi di mc..
La produzione mondiale di petrolio non convenzionale ha registrato nel 2009 un valore di 839 milioni di barili.
La messa in produzione, invece, della risorsa seguente richiede una tecnologia attualmente in fase di studio:
-idrati di metano, acqua ghiacciata, che ha intrappolato al proprio interno molecole di metano (1mc di idrato può contenere sino a 107,7mc di metano). Una stima delle riserve in posto di metano negli idrati indica un valore di 20 milioni di miliardi di mc.
I cinesi sono già negli USA dove si stanno accaparrando i migliori territori estrattivi.
Siccome noi non abbiamo territori adatti, siamo, come ho già detto sopra e mi ripeto per rafforzare l’ipotesi, alle mercé dello shopping culturale – alimentare – industriale – commerciale e storico dei cinesi, degli indiani, dei tedeschi, dei brasiliani, e ci manca poco che vengano anche i pigmei.
Quando ci siamo venduti tutto, restiamo in braghe di tela di carta come gli austriaci dopo la prima guerra mondiale.”

Finisce

QUANDO LA SITUAZIONE FINANZIARIA E’ TALE DA QUASI INGESSARE OGNI POSSIBILE MANOVRA DI RIPRESA, SI PUO’ FARE IL RESCHEDULING DEL DEBITO. IN PARTICOLARE SI PUO’ SOSTITUIRE PARTE DEL CAPITALE DI CREDITO DEI NOSTRI CREDITORI (CAPITALE + INTERESSI)  CON UNA RENDITA (SOLI INTERESSI) A LORO FAVORE. L’OPERAZIONE DI CHIAMA SWAP. CIO’ SI REALIZZA CON L’EMISSIONE DI TITOLI DI STATO IRREDIMIBILI SUI QUALI LO STATO PAGA UN INTERESSE MAGGIORE DELL’ATTUALE MA NON RESTITUISCE MAI IL CAPITALE, CHE INVECE L’INVESTITORE PUO’ ANDARE A RECUPERARE VENDENDO I SUOI TITOLI ALLA BORSA VALORI.

LA LIQUIDITA’ CHE RESTEREBBE DISPONIBILE PER LO STATO POTREBBE ESSERE INVESTITA PER LA CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO, RIDUZIONE DELLE TASSE,  ETC.. HO GIA’ PROPOSTO QUESTA SOLUZIONE IN MOLTI POST, DA ULTIMO IL 2 MAGGIO SCORSO: C’E’ QUALCUNO CHE NE POSSA PARLARE AL PRESIDENTE LETTA? MA L’EUROPA? … ALL’EUROPA DICIAMO: LE COSE STANNO COSI’ OPPURE COSI’. 

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CHI HA DETTO CHE LA TV NON È (ANCHE) EDUCATRICE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2013 @ 8:01 am

Detto altrimenti: fra tante trasmissioni inutili – se non dannose – ve ne sono alcune diverse …

5 Maggio, Ei fu siccome immobile …. no, questa è un’altra storia! 5 maggio sera, in Italia, RAI 3, “Che tempo che fa” e successiva “Report”.

Fabio Fazio – Luca Mercalli

Qui sì, non nelle campagne!

Bilancio della difesa: nel dicembre scorso ha ottenuto dal parlamento una dotazione di 200 (duecento) miliardi di euro su dieci(dieci) anni da investire ( e spendere) a sua discrezione, cacciabombardieri “truffa” F 35 compresi (ma non abbiamo imparato la lezione di 50 anni fa, con i caccia Starfighter F 104 chiamati le bare volanti?).
Si apprende che detto ministero, a mezzo della sua “Difesa Servizi Spa” (ma ce n’era bisogno di questa ennesima Spa pubblica? Chi la amministra? Chi la dirige? Chi vi è impiegato? Con quali obiettivi, risultati, costi, stipendi?) sta progettando l’istallazione di pannelli solari su 70 ettari di terreno oggi prativo ed agricolo nelle vicinanze dell’aeroporto di Caselle (TO). L’istallazione comporta la recinzione delle aree, di cento pali per l’illuminazione, di centraline elettriche con gravissimo impatto ambientale, laddove gli stessi pannelli si potrebbero istallare sui tetti delle case, sui capannoni industriali, senza impatto ambientale e a costi molto inferiori. Ma la Corte dei Conti interviene solo a chiudere le stalle quando i buoi sono scappati? Nella successiva trasmissione (Report) si apprende che analoghe istallazioni stanno deturpando i paesaggi toscani! Come si fa? Se il comune autorizza impianti sino ad una potenza x, si fanno intervenire più società ognuna delle quali istalla quella potenza. Nel complesso, n volte x! La forza della creatività italiana!

Fabio Fazio- Enrico Letta

O così o così!

Via l’IMU o faccio cadere il governo! Dalla risposta di Letta si evince che occorre distinguere fra le chiacchere ante e post voto di fiducia e i contenuti del suo discorso sui quali egli ha ottenuto la fiducia. Letta ha parlato di revisione del sistema casa, il che è più ampio del problema IMU. Casa significa crisi dell’edilizia (e quindi promozione delle ristrutturazioni), casa per le giovani coppie, tassazione complessiva da rivedere. L’insistenza di Berlusconi a favore della Grande Coalizione è una specie di cavallo di Troia: entrare nel sistema (di governo) e poi spadroneggiare dall’interno con la golden share (n.d.r.).

Domanda di Fazio: ma servirà un’altra manovra? Risposta di Letta: spero di no. Mia interpretazione: allora vuol dire che ci sarà.

Mio suggerimento: lanciare serie di titoli di debito pubblico irredimibili che vadano a sostituire i redimibili (vedi post del 2 maggio scorso ore 14,38).

E L’UE? Letta osserva che il rigore, le tasse, la non crescita sta ponendo in negativo il concetto di Europa, determinando l’avanzare di partiti anti europeisti. Proporrà un piano occupazionale giovanile a livello europeo, con la possibilità di sforare il rapporto deficit PIL del 3%, se finalizzato a questo scopo.

Tassare maggiormente le rendite finanziarie? Solo se deciso a livello europeo, per evitare la fuga di capitali. Io osservo: non basta, i capitali vanno ben oltre l’Europa. Occorrono gli Stati Uniti d’Europa, un accordo con gli USA e il blocco di qualsiasi rapporto con i paesi terzi che non rispettino tutte le regole delle due federazioni.

Nuovi tagli a scuola, ricerca e cultura? No, se accadesse, mi dimetterei.

Report

Tuffarsi nel “liquido” …

1 – La corruzione “milanese” descritta in tutti i suoi passaggi, anche in quello attraverso il Delavare (USA). Nominato più volte, e coinvolto, tale Formigoni, oggi Senatore della Repubblica. Risparmio ai lettori i particolari, ma vi sono moltissimi indizi concordanti, concreti, quasi prove, anzi, vere prove che dovrebbero produrre le conseguenze previste dalla legge penale.

La corruzione è un malanno del tessuto sociale? No, è una componente di una malattia più grave che si chiama “Corruzioevasionelusionamorale”

Le particolarità della nostra legge?

  • Il falso in bilancio non è più un reato.
  • La prescrizione è un salvatroppagente.
  • Se un rapinatore (corruttore, corrotto, evasore, etc.)  viene condannato, dopo che ha scontato la pena non viene perseguito per l’uso del denaro (dicesi “autoriciclaggio”: reato non previsto).

Maroni mostra ai leghisti i diamanti di Belsito. “Eccoli, li ho recuperati, sono nostri!”. No, caro Maroni, sono del popolo italiano, non del popolo leghista. Idem per lo yacht di Riccardo Bossi, etc. etc..

Dalla “vendita” ai turisti di questo capolavoro storico incassiamo ben 10.000 euro l’anno lordi

2 – Turismo

Francia: Saint Paul de Vence (Provenza) – Italia: Lunigiana (anfiteatro di Luni, paesini circostanti). Due realtà molti differenti. La prima, dieci ristoranti, musei, etc., milioni di turisti l’anno. La seconda nessun ristorante, nessun museo, 10.000 euro di incasso l’anno. La prima, gestita dallo Stato centralmente via web. La seconda gestita (poco) solo localmente, e comunque con depliant di carta. Il nostro ENIT ha un bilancio di 15 milioni di euro l’anno di cui 13 spesi per il proprio mantenimento e solo 3 per la reclamizzazione del turismo italiano.

Per favore, sono il Ministro dei Beni Culturali, sono …


Sono stati fatti altri esempi su cui piangere … ve li risparmio. Qualcuno conosce il Primo Ministro Letta? Qualcuno potrebbe suggerire a lui ed al suo ministro Massimo Bray (già direttore della rivista Italianieuropei della analoga Fondazione fondata da Massimo D’Alema, quello che per arrivare a Pompei ha dovuto fare l’autostop perchè i treni erano pochi e quei pochi erano rotti!) di copiare il modello francese?

Basta, anche perché la trasmissione è riascoltabile in broadcasting …

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PER IL BENE COMUNE? NO, AFFINCHE’ LA GENTE MI VOTI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2013 @ 6:42 am

Detto altrimenti: le vite parallele …

Italia
• Tutto va ben madama la marchesa … io vi rassicuro, così mi votate.
• Io cambio tutto, così mi votate.
Estero (Ungheria, oggi!)
• Rifondo partiti neo nazisti e me la prendo con … con chi? Con gli ebrei, ovviamente, così mi votate (chissà perchè, poi … n.d.r.).

Lo so, sono fenomeni molto diversi: i primi due, negativi. Il terzo, tragicamente spaventoso (allarmi! Europa, allarmi!). Perché li cito? Per richiamare la vostra, nostra attenzione sul metodo, sul fatto che “il fine non può giustificare i mezzi”, soprattutto quando il fine non è il bene comune.

Le vite parallele? Le aveva scritte tale Plutarco, qualche anno fa …

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OGGI A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Maggio, 2013 @ 1:14 pm

Detto altrimenti: In bici? No…. in barca a vela? No….

In bici no, ma a vedere le bici: infatti a Riva c’è il Bikefestival, appuntamento di sportivi, di costruttori, di appassionati. Il tempo è buono, fra i temporali dei giorni scorsi e quelli probabili delle prossime ore … ormai il clima italiano è diventato quasi equatoriale, e le trombe d’aria non sono più appannaggio degli oceani ma anche della campagna bolognese!

Moltissime le biciclette da ammirare … e poi, la Continental … la quale regalava copertoni nuovi per mountain bike, purchè l’interessato se li montasse sul posto! Ottimo modo per reclamizzare il proprio prodotto: difatti c’era la fila …

Io ho già quattro bici; due rampichini e due da corsa … non saranno gli ultimi modelli, ma sono molto funzionali, quindi non ero lì per acquistare. Tuttavia un po’ di cuore l’ho lasciato attaccato alla mtb della Bianchi. Sarà perché il marchio è “nostro”, fra tante super leggere USA, tedesche e giapponesi …

Ma allora, direte voi, viste le bici potevi almeno farti una veleggiata! Nossignore! Sono andato a vedere come stanno i miei “inquilini”: mamma Folaga e marito, che da dieci giorni stanno covando le loro uova sulla poppa della mia barca. Mica posso sfrattarli! Ho portato loro un po’ di pane. Mamma Folaga mi ha lasciato avvicinare: non si è mossa di un millimetro, non si è distratta dal suo compito, non ha toccato il cibo, attenta com’era alla mia “invasione di campo”.

Papà Folaga  è corso a piazzarsi al suo fianco, a difesa, minaccioso nei miei confronti. Tempo di “maturazione” delle uova: 21 giorni circa. Fra 10 o poco più riavrò la disponibilità della barca.

“Animale!”, un meraviglioso complimento che dobbiamo rivolgere agli uomini che si comportano come papà Folaga, non agli uomini che usano violenza alle Donne. 

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UN’ORCHESTRA, UN’IMPRESA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Maggio, 2013 @ 6:03 am

Detto altrimenti: siete amanti della musica? Si? Allora leggete questo post. No? Allora leggete questo post.

Della musica classica, intendo. Molti di voi si, altri magari un po’ meno, ma tutti avrete assistito ad un concerto di musica classica eseguito da un’orchestra. La musica: milioni di note, di sfumature, di intervalli più o meno lunghi, di “intensità”, di armonie. Per ogni strumento. Ed ogni strumentista deve eseguirla in accordo con ciascuno degli altri suoi colleghi. E sono tanti. La combinazione delle possibili “situazioni musicali” è enorme e potrebbe essere descritta – tanto per cercare di intendersi – con una espressione matematica: “n” su “k” fattoriale, cioè, posto “n” uguale a 50 (quanti possono essere i musicisti), non credo che si esageri nel dire che le “situazioni musicali” da gestire da parte di un’orchestra siano “50 fattoriale” e cioè 50 x 49 x 48 x ….x 1. Provate un po’ a calcolarle voi!

Uto Ughi

Sembra incredibile che la mente umana riesca prima a comporre, e poi ad eseguire e a dirigere una simile meraviglia. E che dire di quei musicisti che eseguono un intero, complesso concerto, a memoria, cioè, senza spartito? Le cose si complicano ancora se lo strumento utilizzato è il violino il quale, a differenza di altri, quale ad esempio il pianoforte, non ha né tasti né “tacche” di riferimento, bensì conta solo sull’abilità e sulla sensibilità del violinista per indovinare, letteralmente al volo, in frazioni di secondo, la posizione millimetrica delle dita sulle corde. Nonostante tutto ciò, l’uomo ci riesce. Riesce a comporre la musica, ad eseguirla come solista, all’interno di un’orchestra, a dirigere un’orchestra.

Ecco, siamo al dunque: ora voi sciogliete l’orchestra. Per mancanza di fondi, ad esempio, in un periodo di crisi economica, quando la gente non può più concedersi di abbonarsi alle vostre esecuzioni, e/o il settore pubblico ha smesso di sovvenzionarvi. Ciascun musicista potrà ben continuare a suonare, ad esercitarsi, ma l’orchestra è morta. Volendone costituire una seconda, occorrerà ricominciare a coordinare nuovi musicisti fra di loro e occorrerà “ricatturare” un uditorio.

La stessa cosa, mutatis mutandis, succede quando si chiudono le migliaia di imprese, piccole e grandi, che oggi, in Italia, sono costrette dalla crisi a gettare la spugna. Non si perdono solo moltissimi posti di lavoro (per intendersi, definiamo questo fatto come “perdita del bene “A”), ma si distrugge anche l’avviamento di ciascuna impresa (perdita del bene “B”), cioè il sapere stare ed operare insieme, il sapere attrarre “abbonati” (cioè clientela), il sapere eseguire interi concerti (cioè prodotti competitivi sul mercato).

Quanti sono i Bangladesh nel mondo? E in Italia?

Ma a fianco della chiusura “formale” di una impresa, quella accennata or ora, vi è un’altra “chiusura” d’impresa, quella che si attua quando, pur continuando ad esistere formalmente, l’impresa è morta. Ciò avviene quando, sulla spinta della crisi che genera una enorme “fame di lavoro” la quale induce i lavoratori ad accettare qualsiasi situazione pur di portare a casa una pagnotta anche se misera, l’imprenditore o il suo super manager strumentalizza i lavoratori, non li valorizza, non ne cura la crescita professionale, non li coinvolge, non ne rispetta la dignità intellettuale, li umilia con retribuzioni inadeguate. Soprattutto se ha delocalizzato l’impresa in Paesi nei quali i diritti umani e del lavoratore sono un optional. In altre parole, se il capo non rispetta e non motiva i suoi collaboratori, bensì li schiavizza, distrugge l’impresa e chi vi lavora, perchè un’impresa il cui personale non sia motivato non ha futuro.

Costui, nel brevissimo termine, potrà anche avere un piccolo beneficio economico, un incremento dell’utile. Ma oltre tale limitato traguardo, costui distruggerà il futuro della sua stessa impresa. A parte che recentemente Papa Francesco ha dichiarato che il pensare solo all’utile d’impresa, trascurando i diritti dei lavoratori, significa creare una società ingiusta e ciò che è peggio significa porsi “contro Dio” (sic). Contro Dio, nel senso “contro” una componente della Sua religione, quella morale: infatti la (nostra)  Religione è ben altro: essa è Creazione e Resurrezione. Poi “ha” anche una sua morale, che poi è anche la stessa morale laica che indusse il re Hammurtabi, 2200 anni prima di Cristo, a legiferare “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te, fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”.

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JOHN PERKINS E MAURIZIO LANDINI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2013 @ 9:45 pm

Detto altrimenti: … solo pochi minuti fa a “Che tempo che fa”

Il primo, Perkins, made in USA, autore del libro autobiografico “Confessioni di un sicario dell’economia”. Già dirigente di una Big Corporation multinazionale, lui, strumento retribuito per la realizzazione delle bolle finanziarie, di quel mondo che ha raggiunto un volume dodici volte maggiore dell’economia reale. Lui, oggi pentito, si confessa. Con un libro.

In un post precedente (4 gennaio 2012) ho descritto la bolla dei mutui sub prime. Ma quella non è l’unica bolla. Esiste anche quella delle operazioni allo scoperto sulle materie prime, cioè alla vendita ed all’acquisto di merce che non è mai esistita, che mai esisterà e che tanto meno sarà oggetto di scambi effettivi. Ed esiste anche quella di utilizzare contributi di istituzioni mondiali per incentivare all’indebitamento “paesi poveri ma”– promettendo loro e realizzando opere pubbliche costose e non produttive – cioè “paesi poveri ma” ricchi di materie prime, e quindi, di fronte alla loro impossibilità di ripagare i debiti, di farsi dare concessioni pluriennali per lo sfruttamento delle loro materie prime. Questo è l’aspetto che sembra essere trattato dal libro presentato alla trasmissione di Fazio.

Dall’intervista con l’autore emergono denunce gravissime: le Big Corporation “dominerebbero” di fatto i governi di provenienza (abbiamo appena visto la bocciatura USA delle legge Obama contro la libera vendita delle armi da guerra) e approccerebbero i governi di destinazione (quelli dei paesi da sfruttare) con la carota ed il bastone: “Se ci stai, per te ci sono milioni di dollari. Se non ci stai, arrivano prima gli “sciacalli” (killer) e se non bastano loro, arriva l’esercito”. Vengono fatti nomi di governanti e di Stati, di chi ha accettato la carota e di chi è morto “bastonato”. Io credo che l’intervista avrà un seguito, se non altro perché l’autore ha più volte nominato la politica USA, “condizionata” a suo dire, dalle Big Corporations.

Le Big Corporations multinazionali non vogliono che noi si mettano le strisce alla nostra bandiera, non vogliono gli Stati Uniti d’Europa

 

Una cosa però ve la anticipo: le Big Corporations sarebbero contrarie all’UE e ancor di più ad eventuali Stati Uniti d’Europa, in quanto fonderebbero la loro azione anche sul “dìvide ed impera”, ciò anche – per esempio – al fine di potere più facilmente infrangere o far modificare localmente le regole o le leggi di singoli stati, cosa assai più difficile se queste regole e leggi sono di una Confederazione di Stati. L’autore del libro suggerisce ai consumatori di acquistare beni sollo dalle Big Corporations che rispettino le regole morali e civili della produzione, del commercio e della finanza. Leggerò il libro e poi vi saprò dire meglio.                                                                                              

Nel frattempo mi pongo una domanda: che ruolo hanno in tutto ciò le Agenzie di Rating USA che continuano a darci le pagelline, a seguito delle quali le borse vanno su e giù per tutti ma loro lo sanno prima di tutti?

Il fu Primo Ministro Libanese Hariri

Una mia esperienza personale: Libano, anni fa, per conto di una piccola SpA italiana stavo concordando una collaborazione con il Primo Ministro Hariri: “We don’t need huges companies” diceva, noi non abbiano bisogno delle grandi società … Poco dopo venne fatto saltare in aria stile “autostrada di Capaci” dall’esercito siriano, presente sul territorio libanese.

Subito dopo, FF, Fabio Fazio intervista il secondo, Maurizio Landini, segretario della FIOM, il quale ci riporta alla dimensione lavoro, ai problemi della difesa e della creazione del lavoro, a quel mondo che è dodici volte più piccolo di quello raccontato da Perkins. Molte le cose dette. le solite, si potrebbe dire, non per sminuirle, ma per non ripetersi. Una notizia, invece, mi è giunta nuova, e cioè che – a quanto afferma Landini –  il 70% delle centinaia di miliardi di euro nel che consistono i patrimoni dei fondi pensione (in testa quello dei metalmeccanici) venga investito in borse titoli e società estere, anziché a chi investe in Italia. Altri fondi per gli investimenti (indispensabili, afferma Landini) egli li recupererebbe dalla riduzione delle spese militari, dalla sospensione delle grandi opere (cita il TAV), dall’evasione ed elusione fiscale, dalla riscalettatura delle aliquote fiscali, etc.. Reclama poi l’affermazione del ruolo della “rappresentanza” del mondo dei lavoratori ad ogni livello (in Germania gli operai sono rappresentati all’interno del CDA – Consiglio di Amministrazione della loro fabbrica, n.d.r.).

Per domani sera è prevista la presenza a “Che tempo che fa” del presidente del Consiglio Enrico Letta. A domani sera, dunque!

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