POST N. 854 – VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Giugno, 2013 @ 9:13 pm
… ma tanto … la delibera  condominiale assunta sotto il titolo “varie ed eventuali” è nulla (Tribunale di Napoli, 11 luglio 2011, n. 10201)

Detto altrimenti: ho iniziato a pubblicare post il 6 dicembre 2011. Oggi la procedura del blog mi dice che questo è il n. 854. Si chiama  “VARIE ED EVENTUALI”, dalla “A” alla “Z”. E allora, cataloghiamoli, questi post, e anche le notizie comprese dentro questo, come le opere musicali: una lettera, un numero. Così, chi vorrà commentare, potrà fare riferimento alla sigla …

854/A – Sto leggendo “Zero, zero, zero” di Roberto Saviano. Da non perdere. Solo un’osservazione: quando la polizia distrugge una enorme quantità di droga, Saviano scrive: “Distrutti tot milioni/miliardi di dollari”. Ecco, io direi “Interrotto lo spostamento di milioni/miliardi di dollari dalle tasche dei consumatori a quelle dei produttori e dei distributori”. Di cocaina.

 854/B – 1950, avevo sei anni: quando capitava di usufruire di un raro passaggio in automobile (altrui), fra noi fratelli era guerra. Guerra per chi doveva stare seduto davanti. Stare davanti. Ecco, mi è rimasta … cerco di stare “davanti” ma oggi, non nell’auto, ma nelle notizie. Cerco di capire come che la buta, cioè di capire come andrà a finire …

 854/C – I 2.000 miliardi del debito pubblico; i 1.000 di Garibaldi; i 500 miliardi delle mie ipotesi di titoli irredimibili( vedere post precedenti); i 300 delle Termopili; i 101 della carica di Walt Disney o di quella contro Prodi. Oggi anche in Europa di dice: 500: 500 infatti sarebbero i miliardi da investire per farla ripartire … l’Europa!

 854/D – Amato oggi (2013) dice che oggi le imprese lombarde sdoganano la merce che importano preferibilmente a Rotterdam piuttosto che nei porti italiani: costa meno, tutto viene eseguito in modo puntuale. Io nel 1974 (1974) lavoravo per imprese importatrici genovesi che sdoganavano a Rotterdam piuttosto che a Genova. Per gli stessi motivi. Nel 1974.

 854/E – Stati Uniti d’Europa si/no. Questo è il problema. Non euro si/no, caro Grillo!

 854/ F – l’Adige 31 marzo 2013, pag. 29. Il Signor Remo Martino è semi invalido, è disoccupato, è senza reddito dopo 30 anni di lavoro. “In compenso” ogni giorno “affiorano” evasioni fiscali miliardarie …. ( e furti di denaro pubblico miliardari, scusate, dimenticavo).

 854/G – Regione Lombardia. 60 dipendenti di una società con sede nella regione temono di perdere il posto. La loro società forse chiude. Loro vi lavoravano …. in una società che gestiva le nuove tessere regionali, quelle che avrebbero dovuto sostituire la tessera sanitaria per 10 milioni di persone e che è stata attivata per sole 200.000 persone. Nel frattempo sono stati spesi 1,2 miliardi di euro di denaro pubblico. Molto è andato alla loro società. Che era di un noto politico. Un premio a chi indovina chi è. Ora “tocca” spendere altri soldi per ripristinare il sistema precedente (che funzionava benissimo!). Forza Senatore Formigoni … ma no, quella società non era tua ma di un tuo amico politico, e se non ci si aiuta fra amici … “poi si fa il totale e si divide” .. l’hai sempre detto tu!

 854/H – Vado a fare “compere”. Le “compere” erano i titoli del debito pubblico della repubblica Marinara di Genova (1141). I creditori venivano soddisfatti con gli introiti delle imposte.

 854/I – Premi Nobel al Festival dell’Economia di Trento: “La ripresa sarà lenta”. Ci volevano i premi Nobel per capirlo …

 854/L – Turismo offerto in modo coordinato, dal centro, via web (Francia) e invece a spicchi locali (Italia). Ora pare invece che a Trento le APT possano essere riorganizzate per linee di prodotto turistico. E’ già qualcosa. Io però, al contempo, mi preoccuperei di riorganizzare anche i singoli prodotti turistici, non solo i loro gestori.

 854/M – L’Italia, un grande Meridione. Dal Meridione conquistato e depredato dai “conquistadores” piemontesi (1860), i migliori espatriarono. Anche oggi, anche dall’Italia del Nord. Germania, Svizzera ed Austria sono ormai “head hunters” cacciatori di teste, della nostra “meglio gioventu’”. Sono loro, oggi, i nuovi “conquistadores”. E tu, Italia, quo vadis? Dove stai andando?

 854/N – In arrivo un “bonus” per cambiare i vecchi mobili di casa? Un piccolo passo, un altro piccolo passo. A quando i grandi passi?

 854/O – DL 39/2013 – Peccato … abbiamo bisogno di una legge per dire che i condannati per reati contro la PA non possono più ricoprirvi ruoli …

 854/P – Soldi ai partiti, anzi no, salti, da un eccesso all’altro. Salti? ma natura non facit saltus? Ma che succederà? Non lo so, Salti? Canguri! Kanguru nella lingua degli indigeni australiani significa: non lo so. Ecco, non lo so cosa succederà. Tagli? Non servono, tanto ne spendevano (lecitamente e legittimamente) solo una piccola parte. Sarebbe bastato rimborsare veramente, ex post e solo dietro rigorosa documentazione. Non tagliare, quindi, bensì non dare in eccesso. Ed esigere documentazione rigorosa.

 854/Q – Super Procura Antimafia? Ok, ma a difesa del denaro pubblico ci vuole anche una Super Procura Anti Sprechi, una Anti Furti, una Anti Corruzione, Evasione ed Elusione fiscale, anti Privilegi di Casta, etc..

854/R – Grillo osanna Milena Gabanelli e Rodotà. Milena prova a chiedere conto a Grillo dei denari “elettorali”. Rodotà prova a ragionare di testa sua. Grillo li scomunica. Due alla volta.

 854/S – Il M5S contro gli F35. Io non sono un grillino. Io non sono “un anti F35”. Io sono contro gli F35. Io non sono “un anti TAV”. Io sono anti TAV. Perché? Perché a mio avviso le priorità oggi sono altre. Tutto qui.

 854/T – L’Eliseo vende la scorta delle sue 1.200 bottiglie di vino pregiatissimo. Bravo. E noi? Forza, Napolitano!

 854/U – Finanziamento ai partiti. Si discute per il “di qui al 2017”. Ma del passato e del presente, che facciamo? Dovremmo invece indagare se i colpevoli sono solo chi ha rubato o anche chi li ha lasciati rubare o anche chi ha fatto leggi che hanno consentito ad alcuni di consentire ad altri di rubare.

 854/V – Silvio, ma quanti cappelli (“cappelli”) hai? Ne stai mettendo uno sopra ogni iniziativa del governo! Ma dai, avere sistemato i tuoi capelli (“capelli”) non ti è bastato? Ora vuoi sistemare i tuoi cappelli (cappelli)?!

Sullo sfondo, i Casali

854/ Z – Costa Toscana. Un parco marittimo naturale marittimo. Specie animali protette. Uomini e donne VIP anche. Anche cosa? Anche loro protette, cribbio! Da chi? Dalle folle vocianti, cribbio! Casali. Ristrutturati, sono ville di lusso. 500 metri una dall’altra. Tutte a 1 km dall’inizio della spiaggia. Tutte dotate (legittimamente) di auto elettrica. “Loro” possono andare sulla spiaggia del parco naturale con l’auto elettrica. Gli “altri” no, devono camallarsi ombrelloni e sdraio etc. a piedi per 1 km sotto il sole cocente. Ma perché non si portano da casa una piccola auto elettrica … sì, nel bagagliaio del loro SUV? Cosa? Non hanno il SUV ma un’utilitaria? Be’ che cambino auto, cribbio!

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GALASSIA POLITICA TRENTINA: ORDINE O CAOS?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2013 @ 5:28 am

Detto altrimenti: per qualche giorno avrò un po’ da fare e allora …. “mi copio” e vi tracrivo un mio articolo apparso qualche giorno fa sul quotidiano  l’Adige … ovvero, il Trentino è un sistema entalpico, cioè un sistema pieno di energia ancora tutta da esprimere oppure è un sistema entropico, cioè un sistema aleatorio pieno di incertezza?

Inizia:

La bandiera della Provincia Autonoma di Trento

Si avvicinano le elezioni provinciali, la politica affila le armi. Talvolta a doppio taglio, nel senso che possono ferire (chi le maneggia e) tutti i cittadini. Si assiste infatti ad una abnorme proliferazione di iniziative politiche. L’impressione che se ne trae è che da parte dei promotori si cerchi “un posto al sole”, cioè un posto in Consiglio o in Giunta Provinciale/Regionale per essere l’indispensabile ucia de la balanza, cioè l’ago della bilancia e non per ricercare il bene comune dei cittadini.

 Ma … dice … questo proliferare è sintomo di libertà, di democrazia. Si, vabbè, ma libertà e democrazia sono parole vuote: sta a noi riempirle di significati concreti. Quali? … Dice … un significato sarebbe il superamento del bipolarimo, il quale, come afferma Gaetano Salvemini (1), “non è di per sé garanzia né di democrazia né di buon governo, entrambi garantite invece da un partito che governa e da una opposizione che controlla” (un partito che governa, non una coalizione, n.d.r.).

Ma superare cosa? Forse un bipolarismo che storicamente (dagli anni ’20) in Europa non esisteva e anche oggi, di fatto, non esiste, nemmeno in Italia? Infatti in Inghilterra erano presenti dai tre ai quattro partiti. In USA solo due ma ognuno dei quali diviso fra maggioranza e minoranza, e fanno quattro. In Francia e Germania, più di due. Anche qui da noi del resto ciascun singolo partito non è sempre esistito “unitario”, a causa delle sue “differenziazioni” (alias spaccature) interne. Ripassiamo un po’ la storia: 1919, il PSI era formato da due “correnti: i massimalisti rivoluzionari e la destra di Filippo Turati. Nel 1921 gli estremisti di sinistra, i cosiddetti spartachisti si scissero e formarono il PCI. Nel 1922 fu la destra del partito a scindersi. I popolari di Don Sturzo? Anche qui troviamo i pochi conservatori ricchi (fra i quali i banchieri) e la numerosa folla dei non-ricchi. E a destra? monarchici, golpisti, liberali, rivoluzionari, fascisti etc..

 Quindi, il bipolarismo – di fatto – è stato da sempre un pluripolarismo travestito, anche perchè ogni componente di ciascun partito è portata a non approvare, con voto palese o nel segreto dell’urna, le decisioni prese a maggioranza. Due controprove dell’oggi? A destra, la “quasi” Gotterdammerung, cioè la quasi caduta del Governo Berlusconi ad opera degli scissionisti di Fini, governo salvato non solo o non tanto da Scilipoti, quanto dai Parlamentari Ministri e Sottosegretari che sono corsi in aula a votare la fiducia … a se stessi (!?). A sinistra, la recente mancata elezione di Prodi alla Presidenza della Repubblica (la “scarica” a mitraglia dei 101, ben peggiore della “Carica dei 101” di Walt Disney!).

 Orbene, a mio avviso cercare di superare questo (imperfetto) bipolarismo con una eccessiva pluralità di partiti e/o di correnti rischia di essere un tacon pezo del bus che si vuole rammendare! Infatti in Trentino in questo caos ben ordinato si fanno avanti tante, troppe new entry. Il risultato? Chi era al potere e tende a restarci, contando anche sulla “spinta inerziale della propria storia politica”, cerca di comporre una coalizione che gli faccia comunque superare il rischio di una sconfitta che comunque non mette in conto. E probabilmente riuscirà a vincere e proverà a governare. Proverà, ma le tante anime che ne compongono la coalizione potranno creare problemi strada facendo per cui occorrerà ricercare di volta in volta una aggiornata maggioranza funzionale al singolo scopo. Chi non era al potere probabilmente sa che non ce la farà a soppiantare l’ex maggioranza ed allora si organizza per “ostacolare o condizionare” il governo delle singole decisioni.

 In tale situazione a soffrirci sarà la visone unitaria di medio lungo periodo, la visione d’insieme del futuro del Trentino, accontentandosi, ognuno, di portare a casa il singolo parziale risultato, in via strumentale a se stesso e non nell’ottica del bene comune di tutta la popolazione trentina di oggi e di domani. In questa situazione, cosa auspico ed auguro al Trentino? Una convergenza all’interno dei partiti più significativi e non la corsa all’apparentamento dentro una coalizione.

(1) G. Salvemini, “Le origini del fascismo in Italia – Lezioni di Harvard, 1944”, Feltrinelli 1966

Finisce

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LA FINESTRA SUL …LA STRADA (per comprendere questo post, leggete il mio commento al post precedente)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2013 @ 1:53 pm

Detto altrimenti: il “volto” del blogger … dal vivo!

Vi  ricordate “La finestra sul cortile” , The rear window, film del 1954 diretto da Alfred Hitchcock? E “Un albero cresce a Brooklyn”, A tree grows in Brooklyn, film del 1945 diretto da Elia Kazan, tratto dal romanzo ideato da Betty Smith?

Ebbene, questa invece è la “mia” finestra, quella del mio studiolo, del piccolo spazio responsabile dei miei post. Più sotto la strada, Viale Trieste, realizzata dagli Austriaci allorquando costruirono un argine per incanalare il fiume Fersina, “la” Fersena, in dialetto, che difatti, scendendo dalla Val dei Mocheni, Mochenthal, l’unica valle tedesca del Trentino, scorre subito dietro una doppia fila di ippocastani (lo si intravede nella foto dell’albero, qui avanti).

Da quando i nostri due figli si sono sposati, e sono anni, Maria Teresa ed io ci siamo “allargati” ed io mi sono scavato la mia “officina”, parva sed apta mihi. Quanto basta per scrivere. Anzi, ogni tanto, dopo averla ben pulita sul terrazzo, vi ci porto anche una bicicletta (una alla volta!) per regolarne i meccanismi millimetrici.

E questo è il “mio” albero, che vedo crescere di anno in anno, sperando che non cresca troppo perché altrimenti i condomini si preoccupano e ne voteranno l’abbattimento. Dicono che non vi sarebbe abbastanza profondità per le radici, le quali invece si espandono orizzontalmente. Vedremo.

E questo sono io, al posto di …. lavoro. Quante ore ci passo al giorno? Dipende: se c’è la neve o il sole, non troppe perché “devo” uscire con la nipotina, con mia moglie e andare a sciare e in bicicletta. Col brutto tempo, molte di più. Ecco, ora ci conosciamo un po’ meglio … non vi pare? E ora che conoscete il mio volto dal vivo e “nel vivo” , sono certo che i commenti scritti aumenteranno!

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Generazione Smartphone

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2013 @ 1:41 pm

OPEN BLOG? SI ,CERTO! INFATTI BEN VOLENTIERI PUBBLICO IL POST INVIATOMI DA FAUSTO LAMMOGLIA

INIZIA

Ultimamente, dopo un convegno organizzato da Agesci Liguria e dopo la lettura del libro “Sotto il segno di Facebook” di L. Verdone, mi sono trovato a riflettere circa la connessione tra giovani e nuove tecnologie.

Detto altrimenti: non ci si guarda più in faccia, ma solo in faccia – libro. Ecco alcuni spunti.

La rivoluzione tecnologica di questi ultimi anni ha portato ogni abitante della terra ad essere vicino di casa di ogni altro attraverso la semplice connessione internet. Se prima serviva un PC (personal computer? No, i francesi lo chiamano l’ordinnateur! N.d.r.), ora basta uno smartphone perché questo accada. Se ciò è fonte di innumerevoli vantaggi, la tecnologia porta con sé più di uno spettro.

Fausto Lammoglia

1) Aumenta ogni giorno il divario tra relazioni faccia a faccia e relazioni mediate da uno schermo. Le persone non si parlano più guardandosi in faccia, ma scrivendo sms, mail, o post sui social network. La mancanza di un contatto diretto implica la possibilità di essere asettici, se non addirittura falsi. La relazione mediata dallo schermo, infatti, permette a colui che scrive (anche se ormai è comune affermare che egli “parla”) di non esporre le sue emozioni oppure di falsarle. Questa condizione, impraticabile quasi del tutto in una conversazione in carne ed ossa, consente al mittente di reinventare se stesso e i suoi sentimenti, cioè di barare nella relazione. Le persone intessono quindi relazioni alterate, non vere, non sincere. Si noti inoltre la possibilità aumentata del fraintendimento: la nostra lingua permette un’infinità di sfumature tale che ogni frase può significare più cose a seconda del timbro di voce, dell’intonazione, dell’ espressione facciale; in una conversazione on line, dove questi fattori si perdono, le parole perdono il loro pieno significato (le parole sono pietre, firmato Don Milani, n.d.r.) e il messaggio è affidato totalmente all’interpretazione del destinatario (o del lettore, nel caso delle bacheche pubbliche).

2) La costante rintracciabilità e immediata possibilità di comunicare, porta con sé la graduale diminuzione del senso dell’impegno. Un appuntamento fissato per un giorno ed un’ora, che sia lavorativo o amicale, può essere disdetto o ritardato in pochi secondi, senza portare con sé gravi conseguenze. Prima di questo tipo di comunicazioni, le persone fissavano appuntamenti e si impegnavano a rispettarli, se non altro pensando agli altri avventori che attendevano nel dubbio se non nell’apprensione.

3) Albert Einstein disse: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”. Questa citazione, che ritroviamo on line sempre più spesso (proprio nei social network), ci riporta al problema delle relazioni personali. Aggiriamoci tra le piazze delle nostre città, nei locali, nei bar, nei pub. Quante persone dialogano tra loro mentre almeno uno degli interessati “smanetta” con il telefono? Una persona parla ad un’altra e questa distrattamente scrive altro (situazioni paradossali quali quella di due amici che non si vedono da molto tempo, e mentre uno parla, l’altro posta sul suo profilo la gioia di rivedere un amico perduto… Rivederlo e basta, ascoltarlo diventa superfluo!). Se tra amici questo può essere “tollerato”, diventa assurda la tolleranza mostrata in altre situazioni: professori che rispondo al telefono in classe, alunni che risultano on line durante le ore di lezione, telefoni che squillano durante momenti di silenzio e raccoglimento quali cerimonie pubbliche o funzioni religiose. Tutto ciò non solo è tollerato, ma diventa sempre più accettato come consuetudine sociale.

4) La musica. Le note che accompagnano la nostra vita, un tempo urlate da amplificatori potenti, oggi vengono racchiuse in piccoli auricolari o grandi cuffie le quali, per permetterci di apprezzare meglio la musica, fanno da isolante con il mondo. Frotte di ragazzi (ma anche persone adulte) passeggiano, corrono, girano per le nostre città con la musica nelle orecchie. Al di là dei problemi fisici che questo ascolto prolungato porta, esse chiudono un’altra porta di relazione con il mondo: giriamo per strada, un amico ci vede e ci chiama, ma noi non lo sentiamo; ciò che ci accade intorno diventa un rumore, un fastidio che disturba, a cui non prestiamo attenzione.

5) Infine, la relazione mediata dallo schermo è pericolosa. In rete, ognuno abbassa la guardia. Ci ritroviamo a chattare (o “dare l’amicizia”) a sconosciuti, a relazionarci con persone che possono potenzialmente danneggiarci (pedofilia in primis) e altro. Da una parte, ci diciamo attenti e allertati sui problemi della rete, dall’altra confidiamo in una privacy che su internet non esiste. Una foto, pubblicata on line, non è più nostra, ma è di dominio pubblico. Ciò che noi pubblichiamo non è più nelle nostre mani salde e attente: basta un “amico” o un altro user che condivida ciò che noi abbiamo postato e il nostro controllo svanisce. Si noti, all’estremo, che basta salvare un dato su uno smartphone perché questo possa fatalmente diventare pubblico. Basta un conoscente ignorante (nel senso che ignora i pericoli) che, sfogliando il nostro telefono, pubblichi qualcosa che noi non volevamo (quante volte lasciamo i nostri dispositivi incustoditi?).

Lo smartphone è ormai parte integrante delle nostre vite, è il diario che non scriviamo più, la lettera all’amico che non spediamo più, la piazza dove non ci incontriamo più (o perlomeno molto di rado). Lo strumento che nel collegare le persone virtualmente, le isola nella realtà. Rivalutiamo le nostre relazioni personali, incontriamo le persone, tocchiamole, ascoltiamole. Ridimensioniamo questi nostri strumenti, potenti e utilissimi, ma pur sempre strumenti. Essi sono mezzi per trasmettere noi stessi, non per modificarci, come sembra stia accadendo.

P.S.

Molti sono i libri e gli articoli inerenti a questo argomento, basta cercare… su internet! Uno fra i tanti, consigliato per la sua agilità e come introduzione può essere L. Verdone “Sotto il segno di Facebook”. Buona lettura!

“Boschi, acque, venti ed alberi, il favore della giungla ti accompagna”

FINISCE

Fausto, hai ragione. Aggiungo volentieri un mio commento in calce al tuo post

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TRENTO: GRUPPO DI LETTURA PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE (Le Georgiche di Virgilio)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2013 @ 6:30 am

Detto altrimenti: … “conduce” MARIA LIA GUARDINI

Il Garda avanza …

E anche quest’anno il nostro gruppo di lettura è giunto  alle “vacanze estive”, di un’estate che non è preceduta da alcuna primavera. “E la chiamano estate …” recitava una vecchia canzone di Bruno Martino … ma già, direte voi, siamo ancora in primavera, di che ti lamenti? Ma qua’ pimavera? Qui da noi, in Trentino, abbiamo la neve a 900 metri di quota. Ma si può? E poi, piove piove – altra canzone famosa – sul nostro … suol ! I laghi … alcuni (Caldonazzo) esondano, altri (Garda) poco ci manca … Da Ligure trapiantato qual sono io, alterno ad espressioni trentine quelle d’origine: “ e zu egua”, e giù acqua. Ed allora niente gite in montagna, tanta, tanta bicicletta in meno (addio sogni di … gloria kilometrica: “quest’anno ho fatto tot km” … una frase che non direte a fine stagione, non vi converrà!).

Mamma, a quarant’anni

Libri. Letture. Quelle sì. E siamo arrivati alle Georgiche di Virgilio. In biblioteca ci danno una copia a testa dell’opera. A me no … ho quella di mia mamma, classe 1904, prof di lettere, una bella edìzione Zanichelli del 1954 (io avevo dieci anni, mamma quaranta). Sfogliandola, ho “scoperto” due leggerissimi tratti a matita. Mi sono commosso, sicuramente sono suoi… Primo secolo a. C.: Ottaviano Augusto, pax romana dopo 200 anni di guerre. L’imperatore voleva riscostruire il ceto medio agricolo, la classe contadina media e restaurare i valori che avevano fatta grande la Roma repubblicana. Ed allora sotto con gli … spot televisivi dell’epoca, cioè con l’esaltazione della pastorizia (Bucoliche) e della vita contadina (Georgiche).

Virgilio viene ingaggiato da Mecenate, che era una sorta di Ministro della Comunicazione e della Cultura dell’epoca, una sorta di Minculpop, che poi attrarrà a sé anche Orazio. Ingaggiato ma non del tutto sottomesso, nel senso che non rinuncia alle sue idee. Lo dimostra del resto quando scrive che si atterrà alle indicazioni di Mecenate, condotto a ciò dalle sue non leggere pressioni: “haud molla iussa” (III, v. 41). Cultura un po’ “pilotata” quindi se vogliamo, ma pur sempre cultura. Del resto lo storico  Tito Livio ci racconta che Ottaviano, incontrando Virgilio, lo abbia salutato con amichevole ironia: “Ah, ecco qui il mio amico pompeiano!” Amico, lo definisce, benchè pompeiano, comprendendo appieno, egli, l’Imperatore vincitore in guerra, l’importanza della nuova arma: la cultura!

Quale differenza, rispetto al nostro oggi, oggi “dove” (che brutto modo di dire!) i nostri governanti semplicemente la ignorano, la cultura! Oh tempora, oh mores …

Virgilio

Le Georgiche rappresentano una svolta della poetica virgiliana, che concorre a sostenere il programma di restaurazione di Augusto, alla ricerca dei “boni mores antiqui”, di quando i Romani erano contadini di padre in figlio, ma che poi, strappati dalla loro vita dalle guerre, avevano girato il mondo, visto cose, conosciuto gente, preso contatto con altre religioni, maturato altre idee (strane, n. d. i, ovvero, nota dell’imperatore) e non si adattavano più a tornare a zappare la terra. Un po’ come i disadattati reduci dal Vietnam… mutatis mutandis, naturalmente! Quello di Ottaviano è quindi un intervento anti-crisi, pochi anni dopo l’uccisione di Giulio Cesare e la fine della guerra civile (42 a.C., battaglia di Filippi, 31 a.C. battaglia di Azio). Ottaviano fa chiudere il tempio di Giano, per testimoniare la fine del periodo delle guerre, tempio che era restato aperto per ben 200 anni!

E anche oggi, qui da noi, in Italia, la cultura potrebbe essere un ottimo strumento anti crisi: da coltivare per noi stessi e da vendere ai turisti.

 E Virgilio scrive le Georgiche (38 -29 a. C.). Si tratta di quattro libri dedicati alla coltivazione e all’allevamento del bestiame. Poesia dotta, didascalica, letteratura intesa come “sistema” (dal greco sùn ìstemi = sto insieme) di generi. Tuttavia Virgilio non ha inventato nulla. Prima di lui su questo filone si sono cimentati Esiodo e quindi in età ellenistica, Aratto e Teognide. C’è poi anche Lucrezio, con il suo “De rerum natura”. Ma Lucrezio è un personaggio anomalo, che vuole diffondere la filosofia epicurea la quale contestava l’intervento degli Dei nelle cose umane e il valore della tradizione (Lucrezio era un “picconatore” ante litteram). Religione? Per Lucrezio deriva da re-ligo, “incateno” (le menti). Più picconatore di così … Altri riconducono l’origine della parola al radunare insieme le persone.

Un’ora sola … t … rebbierei …

Ma torniamo al nostro Virgilio, Le Georgiche non sono il manuale del perfetto contadino, bensì un “manifesto” rivolto alla classe elitaria, agli opinion leaders, per convincerli a sostenere la riforma augustea. Il paesaggio descritto non è più quello idilliaco delle Bucoliche, del pastorello che “non suda” intento com’è a zufolare sul flauto. Qui si lavora, gente! Qui lo sfondo è quello del sudore e della fatica intese come allenamento per la riconquista delle antiche virtù (un po’ come il nostro duce Benito, a schiena nuda, sotto il sole cocente, a trebbiare il grano … per dieci minuti!). Infatti l’agricoltore è “pius”, cioè “rispettoso delle leggi umane e divine, dei genitori, della tradizione”. Un perfetto conservatore, quindi.

Se vogliamo anche oggi ne abbiamo. alla TV. Tutte le trasmissioni tipo “Sereno Variabile”, “Linea Verde”, “Mare Azzurro”, etc..

Il lavoro … “labor omnia vincit” (I, 145) sta scritto sul portone della mia casa d’origine, a Genova, in Via Rodi n. 10, quartiere di Albaro, edificata in epoca fascista. Tipo: “qui si lavora, non si fa politica”. Eh .. eh … Quanta ipopcrisìa nell’abuso della parola “lavoro”! Pensiamo all’ Arbeit macht frei posto sul cancello d’ingresso ad Auschwitz!

Lavoriamo, non perdiamo tempo “fugit inreparabile tempus” (III, 284), chi ha tempo non aspetti tempo, altro che l’odierno “non fare tu oggi ciò che puoi far fare ad altri domani” della nostra politica!

Ma basta, voglio chiudere da velista gardesano qual io (fra le altre cose) sono, con i due versi che maggiormente amo (II, 159, 160):

anne lacùs tantòs? Te Lario, maxime teque
fluctibus et fremitù adsurgens Benàce marino?

E che dovrei mai dire dei laghi italiani così belli? Cosa mai di te, Lario, ma soprattutto cosa mai dovrei dire di te, Benaco, le cui tempeste nulla hanno da invidiare a quelle del mare?

Grazie Lia, alla nostra ripresa autunnale … con l’Eneide. Di chi? Di Virgilio, diamine, e che … sono domande  da farsi queste?

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Seràr dala spina e dàverzer dal boròn (o boròm)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Maggio, 2013 @ 4:53 pm

Detto altrimenti: tegnìr dala spina e molàr dal boròn

Botte con il suo boron bene in vista

Detto trentino: chiudere bene il piccolo rubinetto della botte (del vino, ovviamente!) e non accorgersi che grandi quantità del prezioso nettare fuoriescono dal “boron”, cioè da quella grande apertura praticata nelle grandi botti per consentire – ovviamente quando siano vuote! -  l’accesso agli operai per operazioni di pulizia o di riparazione del fasciame.

Questo detto, indifferentemente in una delle sue due forme, viene utiizzato per indicare chi si interviene su piccoli dettagli e non sui problemi più rilevanti.

Il Premier Letta, ne sono certo, saprebbe e vorrebbe da subito fare di più, e cioè saprebbe bene serar il boron ovvrero tegnir dal boron (ad eempio dell’evasione ed elusione fiscale, dei costi della sovrastrutturazione ammnistrativa, etc.)  ma … glielo lasceranno fare? Auguriamoci di sì! Nel frattempo Letta sta cercando di  serar il maggior numero di spine possibili.

Forza Letta!

 

 

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LE IDEE E LE PROPOSTE DEL BLOG A “PRIMA PAGINA” E AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Maggio, 2013 @ 11:05 am

Detto altrimenti: questa mattina, a “Prima Pagina” su Radio 3 …

Il Direttore de l’Adige, Pierangelo Giovanetti

Questa settimana  la trasmissione RAI  3 “PRIMA PAGINA”  è condotta da PIERANGELO GIOVANETTI, Direttore de l’Adige. Ho telefonato da Riva del Garda. La redazione ha accettato la mia richiesta di intervento. Ho parlato con il “nostro” Direttore. Gli ho chiesto se non ritenesse possibile inserire fra i temi del Festival dell’Economia di Trento anche la possibilità per lo Stato di emettere titoli di debito pubblico irredimibili (come già positivamente sperimentato nel 1935). Mi ha detto che farà in modo che ciò avvenga.  Sono grato al Direttore per la Sua disponibilità.

Qui di seguito mi spiego meglio, ancora una volta, non certo per il Direttore Giovanetti, bensì per i “non addetti ai lavori” (importi in miliardi di euro).

 1. Obiettivo che si prefigge quanto sto per proporre: riduzione del debito pubblico; creazione di liquidità che lo Stato possa destinare a investimenti produttivi, welfare e riduzione del debito “redimibile”.

 2. Essere indebitati: non è un “minus” ma un “plus” se con il denaro che ho preso a prestito genero utili maggiori degli interessi che devo pagare ai miei creditori.

 3. Titolo di debito pubblico irredimibile: è un titolo sul quale lo Stato paga solo interessi e non è tenuto alla restituzione del capitale (cioè: non “deve” rimborsare il capitale, ma  – ove lo decida – “può”).

 4. Il nostro debito pubblico (oggi interamente redimibile) è pari a 2.000 sui quali lo Stato paga circa 80 l’anno di interessi, il che significa che in media gli/ci costano il 4%. Circa 1000 sono posseduti da cittadini italiani.

 5. Per comodità di ragionamento ipotizziamo che siano in scadenza 500 di titoli “redimibili” al 4%. Lo Stato emette 1000 di irredimibili al 5% i quali vengono tutti sottoscritti (ma il ragionamento funzionerebbe anche se ne fossero sottoscritti solo una parte).

 6. Lo Stato rimborsa i vecchi 500 in scadenza e quindi il totale del debito scende da 2000 a 1500. I nuovi 1000 non sono un debito di capitali ma solo un debito di flussi di interessi. Di questi 1000, dopo avere rimborsato 500 dei vecchi, allo Stato ne restano 500 disponibili per investimenti, welfare e rimborsi di redimibili. A titolo di interessi lo Stato non pagherà più 80 l’anno, ma 60 sui 1500 e 25 sui 500, totale 85, cioè 5 in più, il che non danneggia il sistema, anzi, lo migliora, se i 500 sono investiti in modo da generare un rendimento superiore al 5%.

 7. I nuovi sottoscrittori potranno rientrare in possesso del capitale vendendo i loro titoli in borsa (cioè sul mercato secondario), nel senso che vi saranno acquirenti desiderosi di investire anche quando lo Stato non sta emettendo titoli irredimibili. Il prezzo di vendita sarà inferiore, uguale o superiore al costo del loro acquisto a secondo che la domanda di acquisto in borsa sia inferiore, uguale o superiore alla quantità di titoli offerti in vendita.

 8. Ammettiamo che quanto al punto 6) sia “censurato” dall’UE, nel senso che l’UE voglia computare come nostro debito anche le nuove emissioni di irredimibili: noi potremmo, anzi potremo, anzi dovremo chiedere e soprattutto ottenere dall’Europa l’OK sulla nostra impostazione, se non come regola accettata, almeno come deroga accettabile e quindi come deroga accettata (GB e F hanno già ottenuto dall’UE importanti deroghe su materie diverse).

 9. Il tutto si regge se ed in quanto lo Stato presenti all’UE la proposta degli “irredimibili” insieme ad un Piano di Rafforzamento e/o Riconversione del Sistema Produttivo Italia e di Interventi Strutturali su riorganizzazione dell’apparato amministrativo (ad es. eliminazione delle province); poderosa sburocratizzazione; revisione delle priorità di investimento; riduzione dei costi della politica; eliminazione di tutti i privilegi di tutte le caste; revisione della Costituzione, della legge elettorale, bancaria, delle aliquote fiscali, delle norme anti corruzione ed antievasione, etc..

Il Premier Enrico Letta

Perché sono giunto ad ipotizzare un intervento così massiccio di ben 500 miliardi “liberi”, disponibili per investimenti produttivi, welfare e rimborso di titoli redimibili? Perché temo che la velocità di caduta dell’Aeroplano Italia sia superiore alla potenza dei motori di cui il Comandante Letta dispone e che egli sta comunque spingendo al massimo per riprendere il controllo di un Velivolo che da tempo sta pericolosamente perdendo quota con una accelerazione esponenziale …

Per i giuristi nazionali ed europei: Signori, alla vostra possibile obiezione che quanto sopra non si può fare “de iure còndito”, cioè sulla base delle attuale leggi, dico: facciamolo “de jure condendo”, cioè, cambiamo le leggi in modo che lo consentano.   Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari alle famiglie più bisognose. Gli fecero osservare che i criteri di assegnazione previsti dalla legge erano diversi. Lui rispose: “Io assegno le case secondo equità: voi andate a cambiare le leggi”. Tertium non datur, cioè non vedo altre soluzioni.

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S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Maggio, 2013 @ 8:14 am

Detto altrimenti: se non hanno pane, che mangino brioches!

Sei mesi … per sei euro di cibo rubato

Così avrebbe risposto Maria Teresa d’Austria, infanta di Spagna e moglie di Luigi XIV riferendosi all’affamato  popolo francese, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. E da noi, oggi, qui, in Italia, chi è disoccupato, non ha più soldi per comperare il cibo per il figlio di quattro anni va a rubare pochi generi alimentari in un supermercato, viene scoperto, arrestato e condannato a sei mesi di prigione. Siamo tornati al tempo di “Ladri di biciclette” (solo che oggi le bici rubate sono d’altro tipo, da migliaia di euro l’una, ma io volevo riferirmi a quelle povere rubate ai poveri del dopoguerra!).

Ecco a cosa penso quando affermo che ben prima del TAV e degli F35 abbiamo ben altre priorità!

Eh no, ministro, non basta sistemare i microfoni come fa il suo capo o ripetere a memoria la lezioncina pro TAV appena imparata …

Del TAV ho già scritto, ma il Ministro Lupi mi ha provocato, ed allora .. Infatti ha detto che “su quella linea passa il 30% delle merci …” ma il 30% di quanto? Di un volume totale di merci decrescente da 20 anni? E poi ci ha detto quanti TIR sarebbero eliminati. Ma già oggi si può fare intermodalità! E se non si può fare, ebbene la si faccia, ma tenendo conto che i treni merci non possono viaggiare ad alta velocità (distruggerebbero la linea ferroviaria con la loro massa!) e che sugli stessi binari  sarebbe folle mandare le merci a 90 kmh e i passeggeri a 200! Prima o poi ci scappa la strage!

Il TAV è utile? 1968. Ero allievo ufficiale di complemento. Durante una lezione in aula il Capitano mi chiese: “Allievo, risponda: il servizio militare è utile?” Io risposi: “Signor Capitano, occorre distinguere: utile a chi lo presta e/o a chi lo riceve? E poi, utile in assoluto o utile in relazione ad altri possibili impieghi del nostro tempo?” La risposta gli piacque. Suonò la campanella. Non ci fu tempo per approfondire. Peccato, avremmo parlato delle diverse priorità e delle diverse utilità relative.

E oggi è assolutamente prioritario il lavoro, il welfare, la verifica del modello di sviluppo, una maggiore giustizia sociale, l’abolizione di tutti i privilegi di tutte le caste, etc. che non il TAV o gli F 35.

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IL BLOGGER, CHI E’ COSTUI? + ILVA DI TARANTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2013 @ 12:27 pm

Detto altrimenti: rileggiamo i Promessi Sposi …

 Anteprima

 

Il manzoniano Don Abbondio

Carneade! Chi era costui?” Ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l’imbasciata. “Carneade! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?”. Tanto il pover’uomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse sul capo.

 Carneade di Cirene (214 – 129 a.C.) è stato un filosofo greco antico della corrente degli scettici. Viene considerato come il fondatore della terza Accademia di Atene (nota anche come Nuova Accademia).

 Ora possiamo iniziare

Un blogger, chi è costui? Lavora da solo, ragiona da solo, di fronte ad un computer. Non ha strutture, uffici, personale. Ma allora … come opera? Raccogliendo notizie, selezionandole, raffrontandole, facendone estratti, traendone collegamenti e riflessioni, evidenziando aspetti che forse ad una prima lettura del “giornalismo stampato o web” passano inosservati, raccogliendo gli interventi scritti dei suoi lettori. Infatti, pur non trattandosi di un “forum”, su ogni post è possibile per ogni lettore formulare il primo, il secondo intervento e così via …

Di questo mio, anzi, nostro blog … quante sono le pagine giornalmente lette, tenuto conto che ogni pagina contiene oltre dieci “post” (alias articoli)? Ogni blogger che si rispetti dispone di un sistema automatico di rilevazioni, ed io sono lieto di comunicarvi che la media delle pagine lette ogni giorno nelle ultime due settimane è di 450 pagine lette al giorno! Quindi, caro singolo lettore, grazie! Come vedi, sei in buona compagnia! Si dice: il web per la notizia. La carta stampata per l’approfondimento. Bè, io credo che “approfondimento” non sia solo scrivere tante pagine su di un unico argomento, ma è approfondimento anche raccogliere tanti pareri su ciascun argomento. In questa accezione anche il blog è approfondimento.

Due miei amici. Giornalisti. Uno più giovane, l’altro più anziano. Entrambi in pensione. Il giovane dice dell’anziano: “Lui era il nostro archivio … già perché di fronte ad accadimento del momento le cui premesse magari risalivano ad anni prima, noi tutti non avremmo potuto scrivere nulla se non avessimo prima consultato l’archivio”.

Ecco, il blog è un archivio pratico, sicuro, aperto a tutti, di facile consultazione. Un esempio?

ILVA DI TARANTO

Da tempo se ne discute. Oggi si apprende che ai suoi proprietari sono stati sequestrati cautelativamente ben 8 miliardi di euro. Cosa si diceva sul blog, da mesi? Basta scrivere il termine “Ilva” nel riquadro della home page, quello appena sotto il curriculum del sottoscritto e subito troverete tutti i precedenti. Cosa dicevano i precedenti? bè, andate voi stessi a leggere …

Comunque, di fronte ai sequestri, arrivano le dimissioni del CDA che dice : “A rischio 40.000 posti di lavoro”, cioè ci vogliono dire “to big to jail”, cioè, troppo grandi per essere arrestati. Cosa avevo scritto io alcuni mesi fa? Ecco qui:

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

Oggi sarebbero “Letta bond”, ma la sostanza non cambierebbe.

P.S.: oggi, 27 maggio 2013, si inzia a parlare della possibile “nazionalizzazione” dell’Ilva, ma solo per dire che l’ipotesi è “in salita”, cioè di difficile attuazione. Ma almeno se ne parla … ed io mi permetto di insistere: se non è fattibile de iure còndito, che lo sia de iure condendo! Cioè, se le leggi attuali non lo consentono, cambiamo le leggi! Obiezione: occorrerebbe l’aok dell’UE! E noi chiediamo all’UE di fare una eccezione come tante ne sono state fatte a GB e Francia!

In ogni caso, al di là dell’acquisto dell’ILVA, i titoli irredimibili potrebbero essere emessi in sostituzione dei titoli attuali (redimibili) man mano che questi vengono a scadenza.

Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira stava assegnando le case popolari alle famiglie più bisognose. Gli fecero osservare che i criteri di assegnazione previsti dalla legge erano diversi. Lui rispose: “Io assegno le case: voi andate a cambiare le leggi”.

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Lettera aperta alla Signorina Karima El Marough

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Maggio, 2013 @ 7:06 am

Detta altrimenti, “in arte” Ruby Rubacuori (ma quando mai “in arte”? In quale arte?)

Come vede, fra le tante ben diverse, ho scelto una foto “castigata”, non da “donna oggetto” … apprezzerà …

Gentile Signorina, in quanto  Italiano sono profondamente offeso dalle Sue parole, da come Lei dimostra di considerare le nostre Istituzioni (in particolare la nostra Magistratura), dalla disinvoltura con cui Lei si permette di inondare di “cavolate” i nostri processi. Infatti delle due l’una:

1) o le “cavolate” sono false, cioè i fatti raccontati sono veri, ed allora vi sono alcuni uomini colpevoli;

 2) oppure le cavolate sono veramente tali, cioè sono solo un Suo “millantato credito sessuale ed erotico” ed allora la colpevole è Lei, per avere vilipeso una delle nostre maggiori Istituzioni e tutti noi cittadini che vi crediamo (“vi”, cioè che crediamo nelle Istituzioni … mi comprenda).

Infine, Gentile Signorina, non posso esimermi dall’imputarLe comunque una grave colpa: quella di avere contribuito – come conseguenza del fatto che si parli e riparli di lei – a generare in molti Italiani una malattia mortale: l’ “assuefazione” all’esistenza di problemi del genere di quello che La vede protagonista, e quindi anche l’eventuale “tolleranza” al subentro dell’amoralità all’immoralità (della moralità … neanche a parlarne, purtroppo). Tolleranza … dicevo? Eppure … questo termine …. il termine “tolleranza” mi richiama alla mente un altro fenomeno d’altri tempi  … mi ci lasci pensare … appena mi ricordo Le saprò dire.

Lei è giovane, Signorina, molto giovane … (“prima” era “troppo” giovane!), ha una vita davanti a sé … per il futuro Le auguro di poterla vivere diversamente.

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