POST 1004 – COMINCIAMO DAI PICCOLI GESTI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 5:09 pm

Detto altrimenti: un po’ più di attenzione agli altri non farebbe male

Lo so cari Amici Lettori, sto per intrattenervi su un aspetto (solo apparentemente) banale, ma che volete … non ce la faccio proprio a stare zitto. E poi, oggi, con questi telefonini che fotografano tutto sempre in tasca … se almeno uno fosse costretto a portarsi appresso una ingombrante macchina fotografica, almeno in tanti casi ve la cavereste. E invece no … la mano in tasca, “esco” il telefono, scatto, ed eccomi a voi.
Stalli blu di sosta. Stallo di testa, cioè il primo. Davanti, spazio libero. Un’auto lo occupa, senza che il suo autista si preoccupi di utilizzare ragionevolmente lo spazio a sua disposizione sul davanti, che resta letteralmente sprecato, andando quindi a sacrificare il secondo stallo, nel quale poi mi sono sistemato io con una lunga, faticosa e millimetrica manovra.
Attenzione agli altri? Quando mai!?
Ah sì? Ed io ti fotografo!

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POST 1003 – “CONFESSIONI DI UN (POLITICO QUASI) OTTUAGENARIO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 2:11 pm

Detto altrimenti: … copiando Ippolito Nievo e Giuseppe Ungaretti

 

“Si sta, come d’autunno sugli alberi le foglie”

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POST 1002 – MUSICA, MUSICA … A RIVA DEL GARDA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Ottobre, 2013 @ 1:09 pm

Detto altrimenti: non di sola politica economica vive l’uomo 

Il Presidente Polito presenta i musicisti ed il programma

Se cinquant’anni vi sembran pochi …. Da oltre 50 anni Ruggero Polito è Presidente e Animatore dell’Associazione degli Amici della Musica di Riva del Garda. Io gli faccio solo da tesoriere. Un bilancio annuale assai contenuto, 100 tesserati, il Comune, gli sponsor privati, i biglietti venduti, circa 10 concerti a stagione organizzati. Ruggero Polito, Presidente Emerito del Tribunale di Rovereto, musicofilo, musicologo, violinista, pianista, fino allo scorso anno studente del nono anno di Conservatorio alla tenera età di quattro volte vent’anni!

Autore, Musica, Strumento, Musicista: una cosa sola!

Per il concerto di ieri, tenutosi come al solito presso l’Auditorium del Conservatorio Bonporti di Riva del Garda grazie alla disponibilità del suo Direttore Professor Franco Ballardini, il Presidente Polito ha invitato la pianista Dora Novak e il violoncellista Bledar Zajmi, appositamente giunti – rispettivamente – da Monaco di Baviera e da Praga. Qualche post fa vi ho scritto dei due Musicisti. Ieri pomeriggio hanno eseguito brani del padre di Dora, Jan Novak (Rotundelli, Allegro moderato, Allegro molto, Lento, Allegro), di Antonin Dvorak (“La tranquillità del bosco” op. 68 nr.5); di Bohuslav Martinu (Variazioni su tema slovacco) e di Johannes Brahms (Sonata in mi min. op. 38, Allegro ma non troppo, Allegretto quasi minuetto, Allegro).

L’entusiastico, giovanile apprezzamento …

I bis? “Il cigno” da “Il Carnevale degli animali” di Saint Saens e il Rondò di Boccherini! Applausi a “scroscio!”… da parte di un uditorio non certo improvvisato, bensì arricchito dalla presenza di illustri professori del Conservatorio, musicisti, musicologi di vecchia data e consolidato gusto musicale!

Ma non solo Musica in comune, ma anche vita. Vita … già, perché questa volta gli “Amici della Musica” hanno accolto ed ospitato nelle loro case i due artisti. L’idea è sorta da quanto fa da anni l’Associazione Amici del Premio Busoni a Bolzano, e cioè organizzarsi ed offrire ospitalità ai musicisti che concorrono al premio. E così abbiamo “vissuto” insieme ai due concertisti, abbiamo assistito alle prove, abbiamo pranzato insieme. li abbiamo accolti come si accoglie un ospite molto gradito.

Amici di famiglia di vecchia data

La pianista Dora? impeccabile! Il violoncellista Bledar? Che dire … ha condotto il suo strumento al ruolo di primo attore, ne ha “estratto” incredibili virtuosismi, lo ha fatto “prevalere sulla scena” addirittura su un pianoforte (sia ben chiaro: il confronto è fra due strumenti, non fra due Musicisti, entrambi al massimo livello!).  Entrambi infatti ci hanno fatto comprendere cosa sia l’ “eccellenza” nell’esecuzione, che poi pareva addirittura una riscrittura dei brani interpretati. Infatti, se da umile blogger aspirante scrittore/giornalista qual io sono credo di potervi dire che un testo non nasce quando è scritto bensì quando è letto, altrettanto mi permetto di affermare che un brano musicale nasce non quando è composto, bensì solo successivamente e per ben due volte: una prima volta quando è eseguito ed un seconda quando è ascoltato.

Lascio alla penna del Presidente Polito il commento musicale del concerto. Io mi limito a registrare l’emozione, la partecipazione, la commozione che i due Musicisti hanno saputo suscitare negli ascoltatori. La loro capacità di comunicare spontaneamente Musica è stata pari alla loro comunicativa umana: forse per questo hanno conquistato tutti i presenti e chi – come chi sta scrivendo – ha avuto la fortuna di frequentarli anche prima e dopo il concerto, in tre giornate di “comunione Musica, di sentimenti, di simpatia e di vita”.

Bibetque bibatque quicumque phalernum, sua cura citiusque solvetur … cadetque!

Fra il pubblico due giovani albanesi – Bledar è albanese – che abitano a Pergine e che due mesi fa hanno assistito ad un suoi concerto Macedonia! Saputo del concerto rivano, costoro sono scesi nella Busa del Garda per assistervi, il che ha emozionato non poco noi tutti, ma ovviamente soprattutto lo stesso Bledar, anche perché il più giovane dei due studia a Trento l’ultimo anno di clarinetto …! Una calda e gratificante cena sociale alla carne salada presso la Trattoria Piè di Castello, nel Borgo Medievale di Cologna, (Tenno, Trento) ha concluso il dopo teatro, condita dallo scambio della reciproca promessa di una replica, alla prima occasione.

Fulvio Zanoni con la Segretaria dell’Associazione, Signora Maria Rita Tamburini

P.S.: nel corso della cena un nostro amico, il Professor Fulvio Zanoni, musicista e scrittore,  ha presentato il suo ultimo libro: “Mozart ai confini d’Italia”, (Ed. La Grafica, Mori- Associazione Mozart Italia, 2012)facendone omaggio di copia con dedica ai Musicisti protagonisti della giornata. Si tratta di una rivisitazione particolarmente accurata delle fonti settecentesche, la quale ha consentito all’Autore di ricostruire tuti i movimenti e gli incontri di Leopold e Wolfgamg Amadeus Mozart durante la loro permanenza a Rovereto (TN) dal 24 al 27 dicembre 1769 e, nei quattro anni succesivi, ad Ala e a Trento. Il cuore antico di Rovereto, la Città della Quercia, non è quasi cambiato da quei tempi: le strade che i due Mozart percorsro, le chiese che varcarono, i palazzi che li ospitarono sono – almeno esteriormente – quasi intatti. Il libro fornisce moltissimi dati inediti e suggestivi di una piccola città che respira modernità e memoria. Zanoni ha inoltre scritto “Hortus musicus” raccolta di brani pianistici su poesie di Nora Gianmoena (1998); “Stupidi tutti, alcuni di più” (ipromanzo, 2011); “Everness, mulier malum necessarium” (saggio poetico, 2012).

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POST 1001 – IL PRIMO DEL SECONDO “MILLENNIO”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Ottobre, 2013 @ 7:28 am

Detto altrimenti: capitali in entrata e in uscita. Italiani, esteri o di chi?

Si sente dire: “Occorre attrarre investimenti esteri in Italia“. Al riguardo vorrei fare un distinguo in quanto dall’estero possono arrivare:

 a)veri capitali esteri per finti investimenti esteri in Italia, cioè per acquistare nostre aziende, senza troppi programmi di ulteriori investimenti nelle stesse aziende, bensì con lo scopo di eliminare la concorrenza e/o di acquisire quote del (nostro) mercato;

 b) veri capitali esteri per veri investimenti esteri in Italia;

c) veri capitali italiani camuffati da veri capitali esteri, per rifinanziare le imprese italiane che a suo tempo li avevano clandestinamente esportati impoverendo se stesse e derubando il fisco italiano.

Quanto alla prima categoria, segnalo che la Cina sta aprendo una filiale della Bank of China e della loro Agenzia di Rating per fare shopping di aziende in Italia.
Quanto alla seconda, forse oggi essa è la categoria meno affollata;
E della terza categoria cosa ci dici, direte voi? Eccomi a voi!

Recentemente una persona, titolare di negozietti di T-shirt e foulard che usualmente importa la merce dalla Cina via Repubblica di S. Marino, affermava di  avere aperto una finanziaria in Svizzera, per operazioni unitarie “non inferiori al milione di euro, ma che tutto è perfettamente legale”. Io ho pensato che se fossi stato io (intendiamoci: non lo sarò mai!) ad operare in tal modo, mi sarei ben guardato in ogni caso di darne notizia a chicchessia, per di più così, gratuitamente, senza alcuna cautela e senza alcun motivo. E la cosa è finita lì. Poi ho riflettuto: i grandi e piccoli esportatori clandestini di denaro, da decenni,  – purtroppo per noi tutti – si sono perfettamente organizzati. E allora? E allora, mi sono detto, in questo caso forse non si tratta di esportazioni clandestine, ma di reimportazioni di denaro “nostro” precedentemente esportato in via illegale, che rientra camuffato ora da denaro “loro”, cioè estero: in altre parole si tratterebbe di investimenti appartenenti alla terza categoria.

Fanta-finanza? Può darsi, ma a pensar male …

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POST 1000 ! DETTO ALTRIMENTI? UNA PAGINA DI DIARIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2013 @ 6:08 pm

Mille post, dal dicembre 2011 ad oggi, 22 mesi di piacevole impegno.

Un bilancio? Se è vero che uno scritto nasce solo quando viene letto, be’ … allora posso essere soddisfatto delle circa 800 pagine (10-15 post ognuna!) lette in media al giorno e dei circa 700 contatti giornalieri da altri siti/blog, dall’Italia e dall’estero. Pertanto … un vivo GRAZIE! ai miei lettori, continuate così! Dimentico qualcosa? Ah si … i commenti scritti: ad oggi sono 1.216 oltre a 207 spam. Un “grazie! ” anche alla mia “madrina di blog” Mirna Moretti che mi ha “suggerito” all’editore Andrea Bianchi, cui sono grato per l’ampio spazio e libertà  di penna che mi lascia. Ad maiora, Trentoblog.it, e con te i tuoi tre fratelli maggiori Mountainblog.it,  Mountainblog.eu  e Mountainblog.asia!

(disegno di Rina Pezzin)

Anteprima

Una precisazione: Detto altrimenti è riferito all’argomento trattato, non a me stesso, nel senso che chi ha creato questo sottotitolo (mio figlio Edoardo, esperto in comunicazione) ha cercato di descrivere il mio modo un po’ anticonformista di leggere e descrivere la realtà e non nel senso interpretato da qualche lettore:  “Riccardo, detto altrimenti, soprannominato).

Post 1000. E’ un po’ che penso a come come celebrare questo traguardo. Alla fine ho deciso: voglio riservarlo alle Persone, al loro Volto. Anzi ad una Persona. Di famiglia? No, amici, troppo facile e scontato sarebbe stato riferirmi alle pur importantissime e preziose famiglie d’origine e attuale, soprattutto ora che, navigando ormai verso la fine del mio settantesimo anno di vita, ne registro ben 48 da quando ho conosciuto, iniziato ad amare ed ho sposato Maria Teresa.

Ruggero Cengo Romano

Ed ecco che ho preferito riparlarvi di una persona a me solo inizialmente estranea che però successivamente ho considerato il mio terzo genitore, per quanto essa ha contribuito a formarmi professionalmente e soprattutto umanamente: un mio vecchio capo, Ruggero Cengo Romano, classe 1934, alla Stet. Nel decimo anniversario della sua immatura scomparsa.

STET –  Società  Finanziaria Telefonica per Azioni di Torino, la finanziaria dell’IRI per le telecomunicazioni e l’elettronica, costituita da Gugliemo Reiss Romoli (1895-1961) il quale nel 1932 ne promosse e ne realizzò la fondazione inizialmente come Società Torinese Esercizi Telefonici.

Avevo 32 anni e da due ero dirigente presso un gruppo privato genovese. Risposi ad un annuncio della PA su La Stampa e dopo una selezione durata mesi, mi trasferii a Torino.

Fine dell’anteprima

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Ho conosciuto Ruggero quando ormai egli, da tempo, vi ricopriva la carica di Direttore Centrale della STET e nella quale io ero stato assunto quale suo dipendente diretto. Ho trascorso al suo fianco cinque anni della mia vita lavorativa (1976 – 1981), anzi, cinque anni della mia vita. Infatti, dopo i miei genitori, è stata la persona dalla quale ho maggiormente imparato ed alla quale maggiormente devo, sotto ogni profilo.

Di una precisione e rigore professionale e morale assoluto, più lungo che magro, capelli a spazzola, abiti molto tradizionali, automobile anch’essa tradizionale (“La 1100 D, chissà  come mai hanno smesso di produrla?”), leggermente curvo in avanti, un po’ per l’abitudine al lavoro di ufficio, molto più per la sua premura di assecondare l’interlocutore, quasi sempre assai meno alto di lui. Al centro di una scrivania ad anfiteatro stracarica di carte, come pure stracariche erano quasi tutte le sedie del suo studio e parte del pavimento, annotava via via su un taccuino che egli chiamava il panonto ogni contatto telefonico o personale della giornata, salvo poi – sino a notte fonda – rielaborare, approfondire ed inquadrare ogni argomento. E rispondere. A tutti. Sempre. Per iscritto. Di computer neanche a parlarne. Una calcolatrice a mano di oltre quarant’anni prima andava benissimo. Matita nel taschino della giacca, gomma e tempera matite sulla scrivania.

Sempre molto serio in tutte le circostanze che richiedevano serietà, sapeva anche cogliere ed apprezzare i lati umoristici della vita, lavorativa e non. Parco nei consumi, nel vitto e nelle bevande: “Riso ben cotto e acqua con una fetta di limone, grazie”.

Però. Però tutti lo cercavano, tutti sentivano il bisogno del suo eccezionale apporto professionale, della sua verifica. Egli dava udienza a tutti, salvo occuparsi dei problemi in ordine temporale inverso, trattenendo quindi presso di sè, in attesa, i primi interlocutori, quasi per paura di perderli senza aver potuto dare loro la risposta che essi si aspettavano.

Era credente e viveva la sua Fede in modo concreto anche per gli aspetti esteriori, ad esempio non badando a sedersi in Chiesa in ordine gerarchico (con il che, al Precetto Pasquale societario  ebbene sì – c’era anche quello! – egli spiazzava il 90% dei colleghi!). La sua Fede “interiore”. Era anch’essa visibile attraverso l’attenzione che dedicava agli Altri, che per lui erano Altri con la A maiuscola, ai loro problemi di lavoro e personali: indifferentemente. Se gli si chiedeva qualcosa, non  dava un consiglio: dava un aiuto. A tutti.  E non demordeva sino a quando questo suo impegno non avesse sortito risultati concreti.

Altra sua caratteristica era non strumentalizzare le persone, comunicare loro la propria (grandissima, n..d.r.) esperienza professionale e di vita, farle crescere sotto ogni aspetto.  Se non approvava un tuo lavoro, si limitava a non approrre la sua sigla accanto alla tua firma, ma non bloccava mai il contributo altrui nè per converso mai se ne appropriava. Comprendeva, anche se non approvava, la malvagità. Non sopportava l’incoerenza e la genericità  (“Non si è mai abbastanza specifici!”).

Aveva sofferto molto: il padre morto combattendo in Africa; la mamma fucilata dalla guerra civile in Italia. Da allora era vissuto con gli zii e poi con la sola zia, che chiamava mamma, anzi mammina, avendo aggiunto al proprio cognome Cengo, quello dello zio, Romano. Comprendeva e condivideva la sofferenza altrui.

Taluno non lo capiva ed approvava completamente, per quel suo carattere dall’apparenza scontroso, burbero, rigido. Tuttavia forse la ragione di tali riserve era un’altra: Ruggero, come uomo di principi, come professionista, come uomo di cultura e soprattutto come Uomo era inarrivabile.

Fra i tanti episodi, uno. A pochi mesi dalla mia assunzione, mi trovai ad assistere ad un colloquio fra Ruggero ed alcuni colleghi (più suoi che non ancora del tutto anche miei) di Torino e nostri superiori di Roma. Non ricordo chi mi chiese come mi trovassi con un simile capo. Io risposi, d’istinto, semplicemente con la verità : con un tale Maestro non potevo che ritenermi fortunato. Ma il fatto che voglio sottolineare è un altro, e cioè la reazione di Ruggero a queste mie parole: gli si illuminarono gli occhi di felicità. Io, che non avevo mai creduto di poter essere così tanto considerato da lui, io che in Stet ero un dirigente neo assunto, gli fui segretamente  grato per l’apprezzamento che egli aveva mostrato di riservare al mio giudizio.

Anni dopo. Mia figlia Valentina, a Trento, era prossima alle nozze. Gli mandammo la partecipazione. Ruggero telefonò subito. Io ero fuori casa. Mia moglie Maria Teresa gli disse che lo avrei richiamato. L’ho fatto. Troppo tardi. Era mancato. E come se io avessi mancato l’ultimo saluto ad un gestore.

Ruggero ha scritto molti trattati (finanza, fisco, società  per azioni) ed un libro, quest’ultimo pubblicato postumo: Cengo e Sogno (i cognomi del papà  e della mamma, n.d.r.) di Ternengo (paese d’origine, appena fuori Biella) Storia di una famiglia“ reperibile in internet). Qualcuno me lo  segnalò per una breve prefazione. La scrissi.  Oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, ogni tanto riprendo quel libro e ne rileggo alcuni passaggi. Per me è un po’ come farla rivivere, questa Persona, la quale – fra l’altro –  ha lasciato il suo ricco patrimonio personale in eredità  alla Parrocchia ed al Comune di Ternengo (Biella) il suo paese d’origine, nel quale ultimo  inoltre, con i libri della sua corposa libreria personale, è stata costituita una ricca Biblioteca Comunale, vicina alla piazza a lui intitolata.

Ecco, ho finito il mio primo millesimo post. Lo so, è un po’ lungo, ma non sono riuscito a trovare null’altro che al mio sentire valesse più di questa testimonianza, soprattutto rispetto a certe attuali forme di degrado civile ed umano, negli ambiti morali, lavorativi e della vita in genere.

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POST 999 – INCIDENTE SULLA PISTA CICLABILE (ALTOGARDA TRENTINO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Ottobre, 2013 @ 7:10 am

Detto altrimenti: quotidiano l’Adige 3 ottobre 2013, pagina 30 “Frontale tra ciclisti-Due feriti (gravi, n.d.r.) sul Sarca”.

Diciamoci la verità: innanzi tutto noi automobilisti Italiani (anche del nord, n.d.r.) non siamo poi così rispettosi delle regole. Qualche post fa scrissi della “regolare” violazione dei limiti di velocità. Lo stesso dicasi per l’altrettanta “regolare” violazione dell’obbligo del mantenimento della distanza di sicurezza dall’auto che precede. E lo stesso “rigore” – si fa per dire – spesso lo trasferiamo quando percorriamo una pista ciclabile, a piedi o in bicicletta. E parlo per esperienza diretta, pedalando io per circa 3.000 km all’anno su tali piste. Segnaletica e controlli insufficienti se non assenti.

Comportamenti dell’utenza spesso troppo “disinvolti” il che è particolarmente pericolo se si considerano due fattori:
• sulla ciclabile viaggiano contemporaneamente categorie di utenze a velocità molto diverse fra di loro: i pedoni a 3 km/h e le bici a 20-30 kmh. Pensate a come sarebbe pericoloso se le autostrade fossero percorse da mezzi a 30 km all’ora e da altri a 200 o 300!
• Il ciclista “è nudo”, nel senso che i suoi vestiti sono leggeri, non ha “cinture di sicurezza” e “air bag” o carrozzerie che lo possano proteggere. Ogni minimo urto lo ferisce, lo fa cadere.

... e se sopraggiunge un gruppo di scatenati ciclovelocisti?

Recentemente scrissi al giornale citato per invitare il Comune di … (ne ometto il nome per ragioni di privacy!) a migliorare segnaletica e controlli sulla sua pista ciclabile “a lago”, sulla quale, soprattutto in estate, si affollano ed incrociano in modo molto “pittoresco”, velocisti della bicicletta, bambini in libertà, cagnolini, pedoni etc. etc., anche in prossimità di curve strette e cieche. Mi fu risposto testualmente, su quelle stesse pagine, “che mai il Comune avrebbe mandato la Polizia Locale a controllare; che la segnaletica deturperebbe il paesaggio; che tutto sarebbe stato lasciato, come sempre, al senso civico dell’utenza”. Bravi!  Poi, invece, qualche agente della Polizia Locale ce l’hanno mandato a controllare. “Controllo si fa per dire” poiché esso si limitava ad una sua passeggiatina a bordo di quei buffi mezzi elettrici a due ruote che ricordano un’invenzione di Archimede Pitagorico. Tutto qui.

Molto meglio che “atterrare” sull’asfalto!”

Sulla ciclabile oggetto dell’articolo di cui al titolo del presente post io sono già caduto, per via di un gruppo di ciclisti che, zigzagando, alla fine si è improvvisamente fermato esattamente dalla parte opposta rispetto a quella che i suoi componenti stavano reciprocamente indicandosi con le braccia protese lateralmente verso l’esterno, con il risultato che io non ho potuto fare altro che andarmi a “sdraiare” fra le braccia degli oleandri poco fuori pista: qualche livido, qualche graffio … tutto è bene ciò che finisce bene.

Un ripensamento su questi aspetti va fatto. Ormai l’uso della bicicletta, il cicloturismo, il ciclo escursionismo per fortuna si sta diffondendo sempre di più. Una sua migliore regolamentazione si impone. Sulle piste ciclabili e nei centri abitati. E nelle nostre teste.

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POST 998 – STRAGE DI IMMIGRATI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2013 @ 5:56 pm

Detto altrimenti? “Vergogna!”

“Vergogna!”, dice Papa Francesco. Multa paucis, il Papa ha detto molte cose, anzi ha detto tutto, con poche parole. Anzi, con una parola sola: “Vergogna”. Io, molto meno sintetico e incommensurabilmente meno bravo di Papa Francesco, mi permetto di sottoporre  all’attenzione delle lettrici e dei lettori cinque considerazioni:

1 – Dove, perchè, come e quando è sorto il problema che induce tanta povera gente a fuggire dai propri paesi d’origine? Leggete il libro del Prof. Daniel R. Headrick “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo” Ed. Il Mulino, e vedrete qual è stata la storia del colonialismo del Nord Ovest europeo ai danni del resto del mondo. Oggi, poi, ai paesi colonizzatori (formalmente o sostanzialmente tali) si sono aggiunte le multinazionali. Chi semina vento raccoglie guerre, dittature, povertà, sopraffazione, sfruttamento, miseria, ingiustizia, fame, carestie, malattie, schiavitù.

2 – C’è chi pur molto autorevolmente afferma che occorre intervenire  nei porti di partenza di queste carovane della morte. A mio sommesso avviso non possiamo pensare di cavarcela con l’arretramento della frontiera del respingimento, cioè con lo “spostamento” del problema dalle nostre spiagge alle loro. E’ un po’ come quando, volendo rendere più veloce la marcia dei bus pubblici in un’arteria di scorrimento veloce che si inserisce nel centro cittadino, la si dota di corsie preferenziali per tali mezzi. Questi saranno più veloci, ma l’ingorgo delle auto si sposta all’ingresso dell’arteria citata.

3 – L’ultima tragedia: 500 migranti su una carretta del mare, in avaria a mezzo miglio dalla costa. Mezzo miglio marino, circa 800 metri. Mare calmissimo, centinaia fra morti e dispersi. Ma non li avevamo avvistati? Quando nel 1994  partecipai al Giro d’Italia a Vela, la giuria, da terra, utilizzando apparecchiature sportive quindi non certo militari, era in grado di stabilire l’esatta posizione di ciascuna delle quindici barche a vela partecipanti. Dice … si, ma voi avevate a bordo un trasmettitore di segnali .. Ok, ma i nostri radar ed i nostri satelliti sono in grado di individuare la presenza di una bicicletta e leggere dal cielo la targa di un’automobile! Via … l’Europa deve intervenire al nostro fianco ma nel frattempo noi scandagliamo i mari, individuiamo per tempo le carrette del mare ed interveniamo “prima” che succeda la strage, non dopo, anche se molto umanamente e generosamente.

4 – Invece dei cacciabombardieri F35, acquistiamo  motovedette “Frontex”, pattugliatori, sistemi radar per gestire (non per difendere!) le frontiere marine dell’Europa e per accogliere e gestire i flussi migratori, addebitando all’Europa la quota dei costi di compenetza dell’intera UE e non solo del nostro Paese.

5 – L’approccio politico al problema è in genere dilettantistico. Qualsiasi dirigente d’azienda che desse all’interno della sua SpA una  risposta al problema “parziale” o “emergenziale” come quella data dalla attuale politica italiana ed europea, sarebbe a dir poco licenziato: posso testinoniare ciò in quanto ho lavorato una vita da dirigente, direttore etc. in mezzo a dirigenti, in ogni tipo di società. MOLTO BENE PERO’ LA PRESIDENTE BOLDRINI: “RIVEDIAMO I RAPPORTI  DELL’EUROPA CON I PAESI D’ORIGINE DI QUESTE TRAGEDIE”

P.S.: … e, signor Bossi, per favore … non accusiamo di favoreggiamento del reato di immigrazione clandestina i nostri pescherecci che soccorrono queste persone! Vergogna!

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POST 997 – NEL LAVORO “L’ECCEDENZA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2013 @ 6:54 am

Detto altrimenti: il 13 gennaio 2013 (ore 11,48) pubblicavo un post sui due diversi modi di gestire una SpA: uno antico, autoritario, strumentalizzante, sterile; l’altro moderno, coinvolgente, motivante, proficuo. Rileggetelo, prima di leggere questo post …

Marcello Farina

Don Marcello Farina, religioso, filosofo, saggista, Amico, Maestro. Trovare in lui il riscontro alle proprie idee è una grandissima rassicurazione e conferma.  Io non sono né un religioso, nè un filosofo, né un saggista. Sono solo un uomo d’azienda, quindi di formazione completamente diversa da quella di Marcello. A maggior ragione quindi l’essere noi due arrivati alle stesse conclusioni partendo da due punti di vista così diversi, rafforza la possibilità che noi due si sia nel giusto (e scuserete se mi permetto di accomunarmi ad una simile Persona e se a fare questa affermazione è uno dei due interessati!).

Cito per estratto:  Marcello Farina, “Nel lavoro l’eccedenza” in rivista mensile ACLI TRENTINE, n. 9/2013, pag. 6, articolo nel quale …

… Marcello Farina cita Luigino Bruni:

“Il lavoro inizia veramente quando andiamo oltre la lettera del contratto e mettiamo tutti noi stessi nel preparare un pranzo, avvitare un bullone, pulire un bagno o fare lezione in aula”.

“I lavoratori e i dirigenti di ogni impresa sanno, se sono bravi e onesti, che il lavoro è veramente tale e porta anche frutti di efficienza (ottimizzazione degli strumenti, n.d.r.) e efficacia (risultati, n.d.r.), quando esprime un’eccedenza rispetto al contratto ed al dovuto … Infatti, soprattutto nelle moderne organizzazioni complesse, se il lavoratore non dona liberamente le sue passioni, la sua intelligenza, le sue motivazioni intrinseche (se non è motivato, n.d.r.) nessuno controllo o sanzione può riuscire ad ottenere da quel lavoratore il meglio di sé che poi diventa fattore competitivo essenziale per il successo dell’impresa. Il vero successo dell’impresa dipende dal capitale umano, dalle persone e dalla loro intelligenza e creatività che fanno crescere l’azienda e producono ricchezza …”

“Purtroppo spesso la creatività e l’originalità di ogni lavoratore (e la sua dignità, n.d.r.) non vengono riconosciute … dal che nasce il rifiuto del lavoro considerato quasi esclusivamente faticoso e molesto mezzo di sopravvivenza”.

Marcello cita poi anche Paul Ricoeur, uno dei maggiori filosofi contemporanei:

“La maggior parte degli uomini manca certamente di giustizia, indubbiamente di amore, ma ancor più di significato. L’insignificanza del lavoro, del piacere, della sessualità: ecco i problemi di oggi”.

Dai, rileggete il mio post del 13 gennaio …

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POST (breve) 996 – THE DAY AFTER

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2013 @ 5:53 am

Detto altrimenti: Gotterdammerung e alcune varie ed eventuali


Il giorno dopo … la caduta degli dei. Cosa è successo ieri? Lo riassumo per chi non legge i giornali e non segue la politica in TV.

Fare gli scongiuri non serve …

La fermezza del PD nel non rallentare gli esiti di una sentenza passata in giudicato, la conseguente dura reazione dell’interessato (fallo di reazione?), la indifendibilità della posizione, hanno fatto superare il limite dell’accettabile anche da parte dei suoi stessi sostenitori (“Coraggio … scappiamo!”)

Di fronte a gruppi PDL che si apprestavano a votare la fiducia o ad uscire dall’aula, Berlusconi, dopo avere scatenato dimissioni di parlamentari e ministri, ha contenuto i danni operando una U-turn (inversione ad U) e votando la fiducia al Governo “non senza interno travaglio …” (Travaglio? Forse gli sarebbe convenuto usare un altro termine … non vi pare?) Comunque, Silvio non lo conoscevi quel famoso proverbio che recita: “Smile, and all the world ‘ll smile wih you. Cry, and you’ll cry alone”?

Berlusconi dichiara: “Questo governo lo abbiamo promosso noi. Oggi si impegna a ridurre le imposte e a riformare la giustizia, lo voto”. Osservo: la riduzione delle tasse va di pari passo con una revisione delle priorità di investimento, con l’abolizione di privilegi di casta, il riassetto istituzionale, la spending review, etc.. La riforma della giustizia è necessaria, ma non deve prevedere la sottomissione dei PM al potere politico e l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale.

Scilipoti ha inscenato una sceneggiata. il Presidente del Senato Grasso cerca di contenerlo e ironicamente gli dice “Senatore Scilipoti, la smetta, ha ottenuto quello che voleva, la diretta televisiva: ora si sieda!”. E invece no: le telecamere – significativamente! Bravo il regista! – NON hanno inquadrato l’esibizione istrionica del soggetto!

Formigoni reclama l’iniziativa di avere determinato la formazione di una maggioranza pro Letta “prima e a prescindere” dalla U-turn del suo (ex) capo, e si pone in una posizione scilipotica quale promotore del salvataggio della patria. Ma se è indagato e imputato per la questione della Fondazione Mauceri! Che vogliamo fare? Il bis?

Al Paese servono persone al di sopra di ogni sospetto: non servono condannati, opportunisti,  indagati e imputati in attesa di giudizio!

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POST 995 – IL SENATO ACCORDA LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Ottobre, 2013 @ 3:44 pm

(Oggi, c’è il sole … avevo programmato un centinaio di km in bici e invece sono stato alla TV a seguire la discussione in Senato)

Detto altrimenti: passata è la tempesta … odo Augello (il Sen. Augello) far festa …

Caro diario ti scrivo. Già, ma appena la tempesta è passata, come ben sa chi conosce la metereoplogia, arriva il “fronte freddo”: vento da nord, cielo limpidissimo. Che bello, dicono tutti! Ma i velisti (e chi vola, cioè i “volisti”) ben sanno che questa fase è la più pericolosa in assoluto: infatti essa è caratterizzata da improvvisi e violenti colpi di vento spesso non prevedibili in intensità e direzione … Comunque, oggi c’è il sole: nel post 984 avevo riportato una foto dei “fiori d’autunno a Trento sul fiume Fersina in una giornata nuvolosa”, in previsione di una successiva giornata di pioggia, che poi c’è stata. Ed ora, caro diario, ti regalo la stessa scena, dopo la pioggia, in un bel pomeriggio autunnale (2 ottobre 2013), splendido, “da cartolina”, anche  in quanto al Senato è appena stata votata la fiducia al Governo Letta.

Sono contento, tuttavia. Tuttavia cosa, dirai tu? Tuttavia ancora qualcosa non quadra … in me, non certo in Letta! Infatti mi viene in mente una frase di Woody Allen: “Io sono un conservatore di sinistra: non condivido alcune delle mie idee”. Intendiamoci, s’intende che è una battuta, nel senso che faccio fatica a riconoscermi interamente in uno specifico partito politico nazionale, poichè quando credo di averlo individuato, ecco che fra i tanti suoi obiettivi ve ne sono alcuni che proprio non posso condividere. Analogamente, quando mi rafforzo in un’idea, ecco che poi “scopro” che essa è uno dei cavalli di battaglia di un partito cui io mai darei il mio voto. Ed allora? Sa fente, cosa facciamo, per dirla in dialetto trentino?
Un esempio?  Io sono contro progetti costosi, superati e non prioritari, quale il TAV e gli F35; sono scandalizzato dallo sconto fiscale concesso agli operatori dei videogiochi … ma non mi riconosco assolutamente nei 5 Stelle.

Il Governo Letta ha ottenuto la fiducia al Senato, anche a seguito di una manovra di “inversione ad U” di tale Silvio. Chissà se Silvio ha conosciuto un mio vecchio capo, un Senatore della Repubblica, che qui a Trento era Presidente di una importante finanziaria nella quale io ero direttore. Di lui si diceva che quando si accorgeva che durante una riunione  stesse maturando una proposta che lo avrebbe messo in difficoltà, sospendeva per qualche minuto la seduta, usciva, andava a fare pipì, si lavava le mani, rientrava e proponeva lui quella tesi – sia pure personalizzandola con proprie modifiche – uscendone comunque sempre politicamente vincitore. Ma tutto questo “prima” di essersi espresso per una soluzione diversa. Una favola metropolitana? La verità?

Berlusconi no. Prima si è espresso per una soluzione diversa, ha minacciato mari e monti (cioè, scusate, Monti e Letta!), ha fatto dimettere i suoi ministri etc. e poi, alla fine, per evitare una scissione del suo partito, e soprattutto per non rimanere all’opposizione e non conferire al gruppo dei suoi “diversamente berlusconiani” il ruolo di ago della bilancia del governo altrui, ha detto “Voto a favore” di un risultato che ci sarebbe stato comunque.

Bene, “bravo” Silvio! Bravo se tu fossi stato seduto al tavolo di un qualche gioco di società. Ma male, “cattivo” Silvio,  poiché stavi giocando con i problemi degli Italiani, moltissimi dei quali, dum Romae consulitur … mentre a Roma si discute, non hanno né presente né futuro (oppure senti odore di amnistia e in questa prospettiva ti stai dando una calmata?)

E poi, caro diario, che dire di alcuni parlamentari che affermano: “… in quanto destinatari del mandato popolare … in quanto eletti da popolo …”. ma qua’ mandato!? Ma qua’ eletti dal popolo!? Siete stati nominati dal vostro capo partito! E quando affermano “Abbiamo lavorato giorni per …” Per cosa? Per risolvere i problemi del popolo o i vostri? E quando sento affermare “Ho ascoltato con attenzione la relazione del Presidente del Consiglio” da chi è arrivato con circa 20 minuti di ritardo sui 40 dell’intera durata dell’esposizione di Letta? E diciamolo … questo pane al pane e vino al vino!

Senatore della Repubblica (in attesa di giudizio) che si rilassa in una pausa pranzo di una riunione di lavoro ai Caraibi

E la manovra dei 25 senatori (Formigoni & C.)? Ben sia venuta (anche se prima c’era la “Manovra Cicchito”) se ha contribuito a provocare l’inversione ad “U”, ma. Uffa, dirai tu, caro diario, e ci risiamo con queste sospensive! Eh già, caro diario, il mio “ma” ha un duplice significato, soggettivo ed oggettivo. Soggettivamente questa mi pare la mossa di gente che in caso di nuove elezioni temeva di non essere rinominata e quindi ha scelto di “guadagnarsi” comunque qualche merito quale salvatrice della patria ed un qualche potere quale “ucia de la balanza” (dal dialetto trentino: ago della bilancia). Se vogliamo azzardare, questa manovra per certi aspetti potrebbe essere stata affetta da una leggera forma di scilipotite … -  Oggettivamente, ha contribuito ad innescare la marcia indietro del Cav. (ma i condannati … possono ancora per legge mantenere l’onoreficenza di Cavaliere della Repubblica?).

E Alfano & C.? Sicuramente, nel prendere le distanze dal capo (ops, scusate, dal Capo), sono certo che abbiano già messo in conto di mantenerla fra pochissimi giorni, quando la Commissione per le Immunità voterà, come voterà, per la sua decadenza da senatore.

Ora basta, caro diario. Vado ad ascoltare la relazione di Letta alla Camera dei Deputati.

P.S.: Ballarò, scontro Cicchito – Sallusti. Avanzo una previsione: Sallusti sarà candidato FI/PDL alle prossime elezioni. Come semplice direttore di un giornale è … sprecato!

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