POST 1074 – TRENTO E TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2013 @ 11:23 am

Detto altrimenti: mini rassegna stampa dal quotidiano l’Adige

2 novembre, pag. 36 – Nel PTC, Piano Territoriale della Comunità Altogarda e Ledro, il Centro Vela. Il Centro Vela alle foci del Sarca (Comune di Arco), reclamato da tempo anche dal Comune di Nago Torbole (ma il Comune di Nago Torbole non ha già il CVT, Circolo Vela Torbole?). Osservo: la “Busa” dell’Altogarda Trentino non ha bisogno di un ulteriore Centro Velico Comunale, bensì di riunificare le iniziative per la realizzazione di una Iniziativa di portata europea, quale potrebbe essere una Scuola di Vela a livello dei Glenans francesi, e che potrebbe chiamarsi “Trentanodi Srl, Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera”. Insomma, stante la bellezza del nostro territorio, la ricchezza di vento e il già elevatissimo grado di conoscenza internazionale della nostra offerta turistica e sportiva locale, occorrerebbe fare un salto di qualità, pensare alla grande e superare la visione particolaristica comunale dei problemi e delle prospettive.

3 novembre, pag. 11 – Intermodalità (trentina) in crisi. L’ex presidente di Interbrennero afferma che a sbilanciare il bilancio della società sono gli ammortamenti (che sono costi anche se non sono uscite di cassa) a fronte dei rilevantissimi investimenti immobiliari che la società ha fatto, realizzando forti volumi di immobili con la prospettiva, ora tradita, di venderli e di affittarli. A Milano direbbero: “O felè fa ‘l to’ mestè”, cioè pasticcere fa il tuo mestiere, cioè ognuno faccia il mestiere suo, cioè una società intermodale non si metta a fare l’immobiliarista. Ma tant’è … ormai i buoi sono scappati dalla stalla e chiudere i cancelli costa … costa un aumento di capitale con denaro pubblico, a copertura delle perdite. Come si chiama questa operazione? Ah già … sì … c’è un termine che suona meglio: “ricapitalizzazione”. Peccato … che la politica della società non si sviluppi di pari passo con la prospettiva del completamento del tunnel di base del Brennero … a proposito del quale, anni fa, attraverso il GEIE privato ATT3 – ALPTRANSFER CONSULTING GEIE/EVIG con sede a Bolzano, del quale ero azionista e amministratore, avevamo tentato di fare modificare il progetto delle FS da una a tre canne … come pare che oggi, solo oggi, abbiano fatto. Che abbiano “copiato” il nostro progetto?

3 novembre, pag. 26 – A Trento, nel quartiere della Clarina, si scarica sui residenti il peso della sosta dei lavoratori pendolari, respinti dal quartiere della Bolghera ora trasformato in zona blu a pagamento. E si penalizzano lavoratori pendolari e residenti. Bingo! Osservo: la politica della sosta deve essere “completa”. Interventi settoriali non risolvono i problemi: li spostano. A quando, ad esempio, una tessera della sosta unica per tutta la Provincia, ferma restando per ogni comune di stabilire la propria tariffa? Lo so, questo è un altro problema, ma …  che volete, l’occasione per “infilarci” questa idea era troppo forte …

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POST 1073 – SERVIZI SEGRETI? MA MI FACCIA IL PIACERE! (ED ALTRE PERLE NOSTRANE!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Novembre, 2013 @ 8:34 am

Detto altrimenti: … non solo gli USA, ma anche l’Europa … ma noi no, non noi …, noi no …

Servizi segreti, anzi, di casa (o “cosa”?) nostra. Si apprende che anche l’Europa si era “organizzata”, nel senso che sotto la guida della Perfida Albione (Gran Bretagna), GB, Francia, Germania, Spagna si erano organizzate per realizzare una rete di “controllo elettronico”. Noi no … perché – affermano – ci sono impedimenti legislativi e la “litigiosità interna” dei nostri diversi servizi segreti. No, non ci sto e rilancio: voglio fare una connessione: fra la spaventosa diffusione della corruzione, dell’evasione fiscale e della criminalità organizzata e l’”interesse” (non certo legittimo) che vengano a galla cose che “ è meglio che restino riservate”. Cioè, per dirla con gli inquisiti del Commissario Montalbano, che “chi sapi …. muto ha a stari, muto, da omo de panza” (“omo de panza” in siciliano non è un ciccione, ma persona che non parla, omertosa … ).

La medaglia d’oro al valor militare (solo per alcuni) è stata sostituita dalla scivolata d’oro (per tutti)

Ministero della difesa. Non per i soli F35 si spense e spande. Infatti i decreti attuativi della L. 244/2012 prevedono lo “scivolo d’oro” dei militari. Mi spiego: In un paese di esodati, sotto pensionati e disoccupati … si stabilisce che il “dimagrimento” delle Forze Armate (all’interno del programma di spending review) avvenga anche attraverso:
1 – trasferimento del personale ad altri ministeri (!!??);
2 – prepensionamenti;
3 – scivolata d’oro, cioè: a 50 anni l’interessato può decidere di allontanarsi dal servizio percependo l’85% dello stipendio, maturando pensione piena e potendo svolgere altri lavori esterni al settore pubblico.
Il Parlamento … interverrà? Me lo auguro!

Cancellieri. Maccomesifà? Ma come si fa ad esprimere il proprio giudizio sul Cancellieri Affair senza essere etichettati come appartenenti a questa o a quella compagine (compagine = partito, movimento, etc.) politica? Se qualche lettrice o lettore del blog me lo sapesse dire, mi farebbe cosa molto gradita. Nel frattempo tuttavia io mi esprimo: non posso approvare il comportamento del Ministro. Così, tout court. E non accetto di essere trascinato nella selva di pseudo ragionamenti pro o contro il suo operato. Mi viene in mente quel giorno che essendo io al timone di una barca a vela in navigazione notturna, ed essendo io in attesa di ordini circa la rotta da seguire, assistevo alla disputa fra lo skipper ed il suo “comandante in seconda” su una correzione della rotta di qualche grado bussola in più o in meno (questo era il problema!), mentre i suddetti non si erano accorti che stavamo procedendo a 180 gradi bussola (cioè verso sud) anziché a zero gradi bussola, come invece avremmo voluto, cioè verso nord. In altre parole: la Cancellieri stava andando a Nord (o a Sud) e invece avrebbe dovuto andare a Sud (o a Nord). Cioè: comunque la si veda, in senso opposto!

Alzheimer. Che inizi ad affliggere anche persone non anziane (vedi i casi precedenti)? In ogni caso l’’Italia, a differenza di altri paesi europei ed exyta eurpei, non ha un piano per l’assistenza ai malati di alzheimer. Cosa aspettiamo?

Infine, una notizia buona (e ci voleva, diamine …): l’ANCI, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, sta proponendo di abbassare il limite di velocità nei centri urbani da 50 a 30 KMh. Ciò renderebbe più sicura la vita a tutti, ed in particolare a noi ciclisti. Speruma mac bin … (dialetto torinese: speriamo solo bene …)

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POST 1072 – MUSICA IN TRENTINO, ANZI … A RIVA DEL GARDA, CHE PERO’ E’ SEMPRE TRENTINO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2013 @ 6:07 pm

Detto altrimenti: musica, linguaggio eterno ed universale …

Edoardo Bruni

Riprendono i concerti organizzati dall’ Associazione Amici della Musica, presieduta da Ruggero Polito: al pianoforte EDOARDO BRUNI. Già il “nostro” Edoardo … quel “nostro” mi fa un po’ impressione (in senso positivo, s’intende!) perché oltre ad essere quello che è, cioè uomo di Musica e di Cultura; e poi essere figlio di due miei colleghi e amii dell’Accademia delle Muse, ha lo stesso nome di mio figlio … perdonerete quindi la debolezza di un paponno, cioè di un papà –nonno! Ed ora veniamo alla parte ufficiale.

Sabato 9 novembre alle ore 17,30 presso l’Auditorium del Conservatorio in Riva del Garda, si terrà il Concerto del pianista compositore Edoardo Bruni, Musicista e Compositore trentino affermato in Italia ed all’estero. Diplomato in pianoforte ed in composizione, docente di materie musicali, ha conseguito il dottorato di ricerca in musicologia presso l’Università di Trento e di Parigi.

Laureato in filosofia, Bruni può a buona ragione essere definito un “filosofo della Musica”. Infatti, basandosi sui principi de lui definiti e formalizzati dell’estetica della catarsi e della tecnica della pan-modalità, Bruni sta ora realizzando il progetto compositivo “Ars Modi” (l’Arte del Modo), in cui propone una nuova “via di mezzo” compositiva, diversa dalle due vie predominanti del novecento: l’ “estetica del malessere, atonalità estrema” da una parte, e l’ “estetica dell’ingenuità – tonalità tradizionale” dall’altra.

Oltre a brani suoi, tratti da L’Arte del Modo, il 9 novembre a Riva del Garda Bruni eseguirà brani di Debussy (1862-1918), Chopin (1810- 1849) e Rachmaninov (1873- 1943).

Curriculum vitae

Edoardo Bruni, nato a Trento nel 1975, è pianista e compositore. Diplomato in pianoforte col massimo dei voti presso i Conservatori di Trento (1996, Prof. Giese) e di Rotterdam (2000, M° Delle Vigne), si è perfezionato con Cohen, Berman, Schiff, Margarius. Svolge attività concertistica come pianista (solista ed in formazioni cameristiche) in Italia ed in Europa, in cartelloni prestigiosi al fianco di artisti del calibro di Yo Yo Ma, Bruno Canino, Ivo Pogorelich, Stefano Bollani, Michele Campanella, The Swingle Singers, Orchestra Sinfonica Verdi di Milano, Orchestra Sinfonica Nazionale di Kiev, Trio Brahms di Mosca.

Diplomato in composizione col massimo dei voti nel 2000 presso il Conservatorio di Trento (M° Franceschini, Galante, Colazzo), si è perfezionato con Mullenbach, Corghi, Bacalov. Sue composizioni sono state eseguite dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento (2000 e 2007), dall’Ensemble La Pluma De Hu (2004), dall’Ensemble dell’Accademia Chigiana di Siena (2004), dall’Ensemble Alternance (2005), dall’Orchestra delle Scuole Musicali Trentine (2006), dal Ludus Quartet con Monique Ciola (2007), dal Trio Debussy (2008), dal duo Ciaccio – Miotto (2009), dal Trio di Genova (2010), dalla Banda di Mezzocorona (2010). Laureato in filosofia presso l’Università di Padova (2002), è dottore di ricerca in musicologia delle Università di Trento e di Paris 4 – Sorbonne (2005). E’ presidente dell’Associazione Sonora Mente. Ha insegnato presso la Scuola Musicale Giudicarie (pianoforte e composizione) ed i conservatori di Verona (armonia), Padova (pianoforte complementare), Trento (lettura della partitura), Siena (solfeggio).

Attualmente Bruni è docente di “Materie musicali di base” presso il Conservatorio di Trento, e di “Lettura della partitura” presso il Conservatorio di Frosinone.

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POST 1071 – OGNISSANTI 2013

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Novembre, 2013 @ 6:53 am

Detto altrimenti: Primo Novembre, una visita alla terra d’origine …

… di mia moglie.  Nel  “ritorno” da Bologna, dove abbiamo assistito un ex centrattacco, ex terzino, ora mister (mio figlio, operato al ginocchio) verso Trento, una deviazione fin quasi ad Alessandria … non è proprio quella che si dice la strada più diretta, ma Ognissanti … la visita ai defunti …

Volpedo, la terra d’origine di mia suocera, in quel cimitero sono sepolti mio suocero e i nonni materni di Maria Teresa, ed allora una visita al Cimitero è anche occasione per riscoprire, ogni volta, quanto di bello quella terra, come tutta la Terra Italia, offre. Offre … a chi la sa apprezzare, a chi la conosce o la vuole conoscere. Piccoli paesi, Grandi Tesori, di Storia, di Cultura, d’Arte, di Vita.

La terra, dicevo, Già, perchè a Volpedo, il paese delle volpi (a suo tempo), adagiato fra le colline dell’Appennino e le sponde del torrente Curone, c’erano molte volpi. Volpedo, Volpeglino, sono nomi che lo testimoniano. A 10 km, Tortona, Der Thur, la Porta (in tedesco), latinizzata poi in Derthona (nome dell’attuale squadra di calcio). La porta che controllava l’accesso dalla pianura alle gole dell’Appennino, verso il mare.

Ma torniamo alla terra, quella Terra che una volta dava letteralmente da vivere, con i suoi frutti. Ed un pezzetto di Terra dei Nonni di Maria Teresa è ancora lì … un Ricordo (le maiuscole non sono utilizzate a caso!). Ed il nostro pellegrinaggio non poteva trascurare una visita al “Prato”, che si chiamava così’ anche quando prato non era, bensì frutteto a peschi e vigne …in fondo un grande pozzo e l’orto. Il tutto curato dal mezzadro.

Dopo il Cimitero e il Prato, la casa del pittore Giuseppe Pellizza (1868–1907) , Pellizza da Volpedo, dapprima divisionista, poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo Il Quarto Stato, vera allegoria del mondo del lavoro subordinato e delle sue battaglie politico-sindacali … ma è inutile che io qui ricopi ciò che potete leggere direttamente in internet.

Infine, la Pieve Romanica di S. Pietro Apostolo. La Pieve è aperta al pubblico solo due ore al giorno nelle festività. Entriamo. Due giovani, un lui ed una lei, stanno esaminando con attenzione gli affreschi. Siamo felicemente sorpresi del fatto che esistano giovani con questa sensibilità. Di fronte ad un affresco si fa anche presto a parlarsi, a comunicare. “Piacere, Riccardo” … “Piacere, Simona”. E si “scopre” che lei è una storica dell’arte! Uao raga! Detto fatto: mi sono fatto promettere che mi avrebbe spedito un suo  “pezzo” sulla Pieve. Dopo poche ore noi rientriamo a Trento e loro due a Milano. E questa mattina presto ricevo il suo commento. Eccolo:

Simona e Paolo: proprio una bella e simpatica coppia!

“ Da fonti che non ho ancora potuto consultare, si parla della presenza di una chiesa battesimale -  per cui di un’istituzione vescovile che può somministrare il Battesimo – già dal V-VI sec. (quindi in epoca paleocristiana). Come hai potuto constatare dall’esame delle murature esterne, nulla rimane dell’edificio primitivo. Fortunatamente però vediamo che la zona absidale della struttura e parte della muratura laterale sud (supponendo, come succede di solito, che l’abside sia orientata) sono da ritenersi, per la tipologia architettonica (principi di doppi archetti pensili con paraste che, partendo dal tetto arrivano a terra), di epoca ottoniana (quindi siamo a occhi e croce tra X e XI sec., considerando anche la menzione dell’edificio in un documento del 965, conservato a Tortona). Nella muratura, parte di mattoni e parte di ciottoli di fiume, si può però notare, più o meno in corrispondenza della chiusura delle porte laterali, che la parte di navata che va verso il portale è successiva all’età romanica. Dall’analisi dell’interno e degli affreschi più antichi, che arrivano fino ai primi pilastrini della chiesa odierna, si può ipotizzare che la costruzione sia stata volta all’ampliamento della struttura preesistente e che risalga più o meno al XV sec. All’interno la decorazione ad affresco è piuttosto importante, complessa e di alta qualità. In particolare, ritengo che le pitture più antiche siano databili alla seconda metà del XV sec., le più recenti ai primissimi anni del XVI. In controfacciata si conservano i dipinti secondo me più recenti, raffiguranti S. Antonio Abate, S. Caterina di Alessandria e una Madonna del latte. Sui pilastrini sono riconoscibili altre Madonne col Bambino, diversi Santi Vescovi e Monaci e Santi Martiri, riconoscibili dai loro  tipici attributi (di nuovo S. Antonio Abate, col campanello, la stampella, il maiale e la fiamma; S. Sebastiano, trafitto dalle frecce; per fare alcuni esempi). Particolarissima è la raffigurazione di una santa martire nell’edicola di muratura addossata a un pilastrino in prossimità dell’abside, perché ha la carnagione scura ( sinceramente non so chi sia ). Il catino absidale mostra uno splendido Cristo Giudice racchiuso in una mandorla, circondato da Santi con cartigli. Bellissime sono a sinistra la raffigurazione della Vergine e a destra quella dell’Arcangelo Michele. 

L’altare ci stona, ma stante il problema della luce (ho fotografato con il telefonino!) ho dovuto inquadrarlo

La descrizione non è neanche lontanamente esaustiva, dal momento che non sono in grado, in questa sede, di verificare meglio i documenti concernenti la Pieve. Inoltre molto altro ci sarebbe da dire sulla descrizione degli affreschi, secondo me straordinari soprattutto dal punto di vista della tecnica, quindi della qualità – ovviamente però una mail non è sufficiente per un esame tanto approfondito, seppure utile e interessante da affrontare. A proposito, non so se vuoi menzionare anche l’antico altare barocco che abbiamo visto nella navatella sinistra..è un semplice altare di legno con fronte in metallo, che sinceramente non so nemmeno dirti se sia d’argento, dipinto in modo da imitare i più preziosi altari barocchi di marmo policromo, all’epoca tanto di moda.

 Che ne dite? Dove la trovata una testimonianza altrettanto diretta, immediata, genuina, tempestiva, casuale e per questo ancora più bella? Grazie, Simona! (Simona Trongio, Milano : simonatrongio@gmail.com).

Alla fine …”siamo tornati a casa stanchi ma felici per la bella giornata trascorsa”. Si scriveva così, vero, nei temini delle elementari?

P.S.: alle ore 13, sosta gastronomica presso la trattoria Le Vinaie (della serie: “tutti i salmi finiscono in gloria” … “non di sola arte vive l’uomo” … “l’uomo non è di legno”, etc.) a fianco del nuovo mercato di Volpedo: ravioli al sugo di carne, barbera locale e … “alla via così!”.

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POST 1070 – F35, SE LI CONOSCI LI EVITI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Ottobre, 2013 @ 4:02 pm

Detto altrimenti: … e io insisto, perchè “gutta cavat lapidem” … o no? (da la Repubblica, 31 ottobre 2013 pag. 16).  La Lockheed presenta uno spot pubblicitario per promuovere la vendita dei propri discussi, inaffidabili e costosissimi cacciabombardieri F35  (USA e jet,  cioè, proprio da “gettar” via!)

Il nostro Ministro della Difesa, Mario Mauro

F35. No, non sono automobili di Formula Uno, no … ma tant’è … la Lockheed ve li fa provare … un giro di prova, anche al sabato, ne resterete affascinati! Ovviamente in sala simulazione, e all’ingresso vi danno un depliant con su scritto “Si vis pacem para bellum” se vuoi la pace, prepara la guerra, solo che l’hanno scritto in inglese: “To love peace you must arm peace. F35 does that”. “Se ami la pace, armala. L’F35 l’arma”. Italiano ne è venuto fuori un gioco di parole: “Amare la pace è armare la pace!” Solo che la frase pare sia del nostro Ministro della Difesa Mario Mauro, e la Lockheed l’ha riportata virgolettata sotto la foto del nostro Ministro, in testa all’elenco degli sponsor (cioè, acquirenti finanziatori) stranieri fra i quali figura l’Italia!!!

Steve O’ Bryan, VP della Divisione Lockheed  “F35 Program Integration and Business Bevelopment”: “Ve li do’ in offerta, solo 85 milioni di dollari cadauno”

Ma insomma, siamo seri, direte voi, basta con ‘sti giochetti. Ok, dico anch’io, ok. Solo che mi devono spiegare perché Canada, Olanda e Turchia non si fanno rifilare questa costosissima “sola” (“sola”, dal romanesco: “fregatura”). Barak Obama, sia per la crisi finanziaria USA, sia per i molti difetti riscontrato sugli F35, frena sull’iniziale programma di acquisto di ben 2.300 (duemilatrecento) F35 per un totale di 392 miliardi di dollari USA. Il suo generale a quattro stelle responsabile degli acquisti, Christofer Bodgan, afferma che “le relazioni con la Lockheed sono pessime”. E la Lockheed cerca di correre ai ripari premendo sulla vendita degli F35 agli alleati, fra cui noi. E ce li danno “in offerta”: infatti ora costerebbero “solo” 85 milioni di dollari Usa cadauno!

INTERCETTAZIONI USA. Mi viene un dubbio; non è che gli USA ci spiavano per cercare di capire chi era favorevole e chi contrario a questa operazione? E/o da chi e a che prezzo comperiamo il gas (russo)? E/o che fine fanno Alitalia, Ansaldo, Ilva, e/o a chi vendiamo le armi prodotte dalle nostre fabbriche, etc.? Sapete, a pensar male … Ma a parte ciò, …

… a parte ciò, c’è da chiedersi se sia conveniente, opportuno, lecito, ammissibile che un nostro Ministro presti la sua immagine a chi vuol vendere gli F35 al suo e nostro paese.

Principato di Seborga (Bordighera, Imperia)

Dice: ma c’è un contratto … eh no caro mio! Innanzi tutto si stava a parlare di un problema (la disponibilità del Ministro a fare il testimonial USA) e tu mi parli di un altro argomento. E poi … comunque, inadimplenti non est adimplendum, tanto per rispondere in latino alla traduzione in inglese di un motto latino: di fronte a chi è inadempiente (perchè ti rifila una “sola”) non si è tenuti ad adempiere (cioè a comperarla, ‘sta sola!). Infine … c’è anche l’eccessiva onerosità sopravvenuta, stante l’andamento della nostra finanza e del nostro debito pubblico. Ma tant’è, dum consulitur (arifacce co’ ‘sto latinorum!)… mentre si discute, nel dicembre 2012 il Parlamento con decisione multipartisan ha stanziato per legge ben 20 miliardi di euro l’anno (!!) per dieci anni (!!) in favore del Ministero della Difesa (oltre ai fondi per le missioni all’estero e per la protezione civile), Ministero-Mistero  che quindi può autonomamente e “allegramente” (è proprio il caso di dirlo!) andare avanti ad armarsi … Vorrà dire che se un domani fossimo aggrediti dall’esercito della Repubblica di S. Marino o da quello del Principato di Seborga (v. in internet), sapremo bene come difenderci!

Dico: ma non abbiamo altre “priorità più prioritarie” cui far fronte? Forse no … visto che spendiamo miliardi in armamenti. Infatti, dice …  scuola, università, ricerca, beni culturali, difesa del territorio da calamità naturali, sanità, livelli occupazionali etc.: sono tutti settori perfettamente finanziati. Ah … be’ … allora … dico … se le cose stanno così … mi ero sbagliato … non sapevo … posso star tranquillo … se me l’aveste detto prima … a saverle le robe (dialetto trentino).

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POST 1069 – LA VITA A DUE VELOCITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Ottobre, 2013 @ 12:43 pm

Detto altrimenti: noi ne abbiamo due, ma il tempo una sola, la sua

 VL = velocità con cui, accelerando sempre, lavoriamo, comunichiamo, ci spostiamo, pensiamo, rispondiamo ad altri, decidiamo, diamo e riceviamo informazioni, consumiamo informazioni, viviamo sentimenti.
Vp = velocità (minore di VL) con cui, frenando, noi pensionati  facciamo quello ed altro.
Vk = velocità (= k, costante, con variazione di velocità – cioè con accelerazione – uguale a zero) con cui il tempo trascorre, velocità sempre uguale a se stessa, anche se Einstein affermava che un’ora con la fidanzata sembra corta, mentre cinque minuti seduti su di una piastra rovente sembrano eterni …

Normalmente non mi sono mai occupato delle incombenze di casa: Il lavoro nella mia città o anche lontano da casa, gli orari … il resto per me era scontato: mia moglie, un aiuto esterno … A Trento poi, dove viviamo, anche se vai al supermercato … parcheggio sotto casa, parcheggio al supermercato, fatto! Al massimo 40 minuti  e senza nemmeno affrettarsi tanto.

La “mia” stanza bolognese in casa dell’infortunato

In questi giorni invece sono a Bologna, a dare una mano al mio ex centrattacco, tutt’ora mio figlio, Edoardo, operato per un legamento al ginocchio. Ed allora, via! Al supermercato. “E’ vicino, papà”. “Ah, si? Bene, allora ci vado a piedi, così non rischio di non trovare occupato il (preziosissimo) posto auto dove ho parcheggiato l’auto”. Detto, fatto. Vicino … si … vabbè, un km … di buon passo ci ho impiegato 15 minuti: infatti la velocità di marcia da militare era di 4 km/h (in pianura, s’intende! In montagna era di 400 metri di dislivello all’ora). Quindi fra andata e ritorno, 30 minuti. Entro nel Supermercato (ne ometto il nome per non fare pubblicità occulta): enorme. Per acquistare dieci generi diversi lo devo girare dieci volte. E fanno altri 30 minuti. Alle casse poi, altri 30. In totale un’ora e mezzo.

Un centrattacco al momento a velocità zero!

Nel frattempo ho avuto modo di osservare, di guardarmi intorno, di guardare e vedere la Gente. Ma i nostri Politici, anzi, scusate, i nostri politici, ci vanno mai a fare la spesa in un grande supermercato? La guardano, ma soprattutto, la vedono la Gente? La Gente, persone di tutte le età, anzi … Persone di tutte le età, vestite in modi diversi ma tutti molto economici, prima di fare un acquisto, studiano, esaminano qualità e prezzo, fanno confronti, riflettono, decidono, cambiano la merce già acquistata con altra (questione di priorità). Ecco, mi sono detto, questo è lo slow living, il vivere lento, il back office, la retrovia del fast living, la contro faccia di chi con una telefonata acquista o vende tonnellate di merce, sposta miliardi, di chi non ha certo tempo di curarsi di questi aspetti “minori”, anzi “minimi”. Ma questa è la Gente vera, non quella, questa dalla quale il tempo è utilizzato per cercare di vivere, di sopravvivere, non per essere travolto dalla accelerazione della modernità (ormai al tramonto, n.d.r.. Si veda il mio post n. 972 del 19 settembre 2013).

Sul Brenta (Valsugana), verso Bassano del Grappa, in autunno

Lo sapete. Sono un appassionato ciclista … e già vi dissi come, andando in bicicletta, si ha il tempo di vedere ciò che si guarda, di scoprire un giardino, un muretto a secco, una chiesetta, uno scorcio di panorama che alla guida dell’auto non sono “visibili” dalla nostra attenzione. Ecco, ora devo aggiungere una cosa: andando a piedi, in mezzo alla Gente, si vede la Gente! Nella mia vita è la seconda volta che mi è capitato di fare questa riflessione. La prima fui quando, trasferito da Torino a Milano, andai ad abitare a Monza. Le prime volte, non conoscendo bene le strade e il “modus operandi” dei guidatori milanesi (alla Fittipaldi!) , utilizzai il treno. Monza-Milano, 17 minuti. Pima altri 20 per arrivare alla stazione di Monza; poi altri 10 per prendere il metrò a Milano; poi altri 15 di viaggio; infine altri 15 a piedi, totale 77 minuti, cioè poco più che un’ora ed un quarto per fare 17 km!

A Torino avevo garage privato a casa e garage in ufficio. Non sentivo parlare la Gente, ma solo il mio registratore che mi dava lezioni di tedesco (lavoravo alla Siemens). Alla stazione di Monza fui sorpreso da suoni nuovi: le Voci della Gente. E sul treno … sul treno, all’andata,  silenzio. La gente dormiva. Infatti vi erano molti pendolari giornalieri anche da Sondrio! Sondrio – Milano.- Sondrio tutti i giorni! La sera no, al rientro a casa parlavano: si incontravano, sempre gli stessi gruppetti, discutevano, giuocavano a carte: insomma, cercavano di vivere quello Spazio di Tempo che altrimenti la modernità (si fa per dire, modernità!) avrebbe rubato loro.

Ecco, mi dicevo all’epoca – e mio ripeto anche oggi – questi sono Eroi, come Eroine sono quelle mamme che la mattina presto vedevo correre con ogni tempo e in ogni stagione per portare il loro fagottino (figlioletto o bimba) alla mamma o alla suocera, per poi correre a fare lo stesso mio percorso (di andata) ad ostacoli, per poi, la sera, correre a riprendersi il figlioletto/la bimbetta, correre a casa, cucinare, stirare, pulire un po’ la casa. Eroi ed Eroine. A quando un monumento loro dedicato? Almeno un monumento … la nostra moderna e (troppo) veloce società lo deve loro. Ma torniamo al supoermercato …

 … “Prego, Signora (con carrozzina e bebè, n.d.r.), si accomodi, passi pure avanti … sa .. io sono un pensionato, non ho fretta …”

P.S.: le maiuscole non sono messe a caso

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POST 1068 – ADRIANO OLIVETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Ottobre, 2013 @ 4:32 pm

Detto altrimenti: l’attualità e l’umanità di Adriano Olivetti (nella mia lunga vita di manager e amministratore di Spa mi sono sempre ispirato alla sua figura)

Primavera 1969. Ero Sergente Allievo Ufficiale di Complemento della Brigata Alpina Tridentina in una casermetta nascosta fra le montagne del torinese: non vi dico quale e dove per … non svelare un segreto militare! Un giorno andai a sciare a Bardonecchia con un’amica (torinese) della mia (allora) fidanzata Maria Teresa (in allora genovese ex torinese, oggi moglie da 43 anni), Giovanna Melone, che si presentò all’appuntamento con un suo amico, un ragazzo, Edoardo Olivetti, un nipote di Adriano.

Nelle due ultime sere, RAI 1 ha trasmesso “vita ed opere” di Adriano Olivetti. Adriano, poi sposo a Paola Levi, sorella di Natalia Levi in Ginsburg (“Lessico familiare”): casa Levi, a Torino era frequentata da molti uomini di cultura, scvienza ed intellettuali antifascisti (fra questi cito “tali” Segre e Pajetta). Adriano, Grande (Great)  Personaggio, Grande Uomo. La sua visione era di lungo respiro: pensava alle generazioni del futuro. In azienda si preoccupava della più importante risorsa, cioè dell’Uomo, della Persona. Il suo obiettivo aziendale non era la massimizzazione del (proprio) profitto, ma il progresso tecnologico della produzione e la crescita “umana” degli Altri. Anche fuori dell’azienda si preoccupava dell’Uomo, della Persona. Fu ostacolato dalla cattiva politica, dalla cattiva finanza, dalla cattiva imprenditoria. Non si arrese e realizzò il primo computer degno di questo nome. Fu spiato dagli USA. Dopo la sua morte, il settore elettronico della Olivetti fu acquistato dalla GE.

Ing. Adriano Olivetti

Per certi versi mi ha richiamato alla mente Giorgio La Pira. Per alcuni aspetti, nonostante le molte differenze soprattutto sul piano umano, mio ricorda il suo contemporaneo Enzo Ferrari. Ed anche Enrico Mattei. E poi … mi richiama alla mente anche un’altra Persona, che in questa sede voglio interpretare per i suoi contenuti laici: Papa Francesco, promotore della ricerca del Bene Comune, comune a tutti e non del profitto per alcuni. Che poi questi “alcuni” … di fronte ad un mondo in sfacelo, non troverebbero dove e come spendere il “loro oro”. Novelli Re Mida, si impossessano di tutto ciò che vogliono … tutto ciò che vogliono diventa oro, ma l’oro non è commestibile … e poi … se l’umanità si sfalda … chi lo estrae il loro oro dalle loro miniere?

Tornando con i piedi per terra: da uomo d’azienda mi permetto di evidenziare i due modi di fare azienda: il modo Adriano Olivetti (che ho assunto come mio, in una intera vita di lavoro  di gestione di Spa, quindi di risorse umane) teso a massimizzare la motivazione dei lavoratori, a rispettarne le esigenze familiari e le legittime aspirazioni di crescita. Il modo opposto al suo, purtroppo oggi assai diffuso, secondo il quale il lavoratore è uno strumento che va semplicemente sfruttato al massimo: il che NON fa crescere l’azienda. Ma allora … perchè? Vien da chiedersi … Perché? Perché chi opera in tal (secondo) modo non ha l’intelligenza di capire che sta facendo del male a tutti e del bene a nessuno. Leggete il mio post 997 del 3 ottobre scorso: “Nel lavoro, l’eccedenza” (si, “eccedenza”, non eccellenza, che pure non guasta!) di Don Marcello Farina.

Adriano Olivetti: un esempio imprenditoriale ma soprattutto umano da assumere come modello per uscire dalla crisi nella quale ci stiamo dibattendo. Attuale? Certo! E non nel senso che oggi noi si sia come lui, ma nel senso che oggi più che mai si dovrebbe essere come lui.

P.S:. alle volte … ho appena acquistato l’ultimo libro di Enrico Deaglio, “La felicità in America” Serie Bianca Feltrinelli. A pagina 23: “Le vacanze istruttive di Camillo Olivetti” … quando si dice il caso! Che vi si racconta? Dell’anno 1893, dell’intraprendenza, dell’intelligenza e delle capacità del bisnonno Camillo. Del giovane ingegnere Camillo che accompagna negli States il suo professore di fisica, “tale” Galileo Ferraris, e che viene assunto all’Università di Stanford! Leggete, ragazzi, leggete!

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POST 1067 – ELEZIONI TRENTINE, INTERCETTAZIONI USA, CRISI ECONOMICA ITALIANA, POLITICA ITALIANA, MATTEO RENZI, STRARIPAMENTO DELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Ottobre, 2013 @ 7:45 am

Detto altrimenti: “multa paucis”, molte notizie con poche parole

Immagini d’altri tempi …

1) Elezioni trentine. Sono molto deluso e preoccupato: ha votato solo il 63% degli aventi diritto. Il che mina alla base la nostra Autonomia che dovrebbe essere volontà e capacità di partecipare al governo della cosa pubblica. Ma se le cose stanno così, sarà facile per i detrattori affermare che la nostra è una “Autonomia bancomat”. Pericoloso, molto pericoloso. Dovremmo tutti girare per le strade con il certificato elettorale appeso al collo e chi non ha votato, non abbia diritto di parlare, di criticare, di approvare, di proporre alcunchè.

2) Intercettazioni USA. Sono molto deluso e preoccupato. Infatti io sono un europeista convinto sia per una ragione “interna europea” (Stati Uniti d’Europa), sia per una “ragione esterna”, cioè per la la necessità di arrivare ad un accordo fra USA e USE, United States of Europe, nel senso della definizione (e del rispetto) dei diritti morali, civili, finanziari e fiscali sia a fini interni (Coalizione USA-USE), sia a fini esterni (resto del mondo).

3) Fine della crisi italiana? Sono molto deluso e preoccupato. Infatti, ammesso che essa ci sia, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori tre sottolineature:

 a. in ogni caso sarebbe una ripresa “all’interno dello stesso modello di sviluppo”, e poiché non mi risulta che sia stato fatto un esame di tale modello rispetto a tutti gli altri diversi possibili e probabilmente migliori modelli, sono perplesso circa la potenzialità strutturale di questa ripresa;

b. Faccio un esempio numerico: se a causa della crisi siamo caduti dal livello 1.000 al livello 200 ed ora la ripresina ci fa risalire dal livello 200 al livello 220, ci stiamo dimenticando la sofferenza di chi si trova nell’area 999-231. In altre parole: in assenza dell’assunzione di un diverso modello di sviluppo (che preveda ad esempio, la sospensione di tutti i grandi progetti per destinare tali risorse al finanziamento di una economia diffusa immediatamente operante a favore dei disoccupati; una campagna contro la corruzione e l’evasione fiscale; l’abolizione delle caste), la ripresina annunciata mi pare quella che in borsa è solo un “rimbalzo tecnico”. Mi spiego: se le onde del mare dopo avere colpito la spiaggia generano una risacca, ciò non significa che abbiano invertito il loro senso di marcia …

c. … nel frattempo l’Italia è fuori dal G8, fuori di fatto,  anche se non ancora formalmente!

4) Politica italiana. Sono molto deluso e preoccupato. Siamo alle solite: il teatrino della politica, concentrato su due primi attori, uno televisivo ed uno della rete. Nel frattempo, molto meno si parla dell’ILVA, del Sulcis, di Alitalia, di Telecom, dell’evasione fiscale, della corruzione (una per tutti: ASL Napoli, quid novi?) e molto meno di chi sta lavorando (Letta).

5) Renzi, idee nuove. Non sono deluso né preoccupato, ma solo incerto. Io non appartengo al suo partito politico, ma condivido quasi tutto ciò che dice. In Cuperlo riscontro un maggiore equilibrio. Apprezzo il lavoro di Letta. Tre uomini validi. Andrò a votare alle loro primarie.

6) 1.200.000 persone in Italia “campano, vivono” solo di politica. La più grande industria del paese, dieci volte il gruppo Fiat (da “Il fatto quotidiano”). Una esagerazione in sè ed ancor più se relazionata agli standard europei. Che dire? Forza …  Italia? No! Bensì FORZA EUROPA!

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POST 1066 – FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Ottobre, 2013 @ 3:57 pm

Detto altrimenti: si fa presto a dire finanza …

1. Finanza: Guardia di Finanza
2. Finanza: finanza aziendale (io ho lavorato in questa)
3. Finanza: finanza speculativa ovvero mala finanza

La prima la conoscete. La seconda, all’interno di una SpA o di Gruppi di SpA, si occupa legittimamente della ottimizzazione dei flussi di denaro in entrata ed in uscita, del reperimento del denaro necessario e dell’investimento delle eventuali eccedenze di denaro.

La terza … eccola! La banca J.P. Morgan Chase & Co. (prima banca statunitense per asset) e le controllate Bear Stearns e Washington Mutual, tra il 2005 e il 2007 avevano rifilato a Fannie Mae e Freddie Mac, due gruppi di finanziamento e ipoteche, titoli garantiti da mutui ipotecari (poi definiti subprime) per complessivi $33,8 miliardi tacendo sulla loro scarsa qualità. La rapida perdita di valore di questi titoli fece scoppiare più tardi la crisi finanziaria del 2008, chiamata appunto dei “mutui subprime”. I due gruppi furono poi salvati dal collasso con aiuti statali per ben $187,5 miliardi. J.P. Morgan ha raggiunto un accordo con la FHFA, organo dal Tesoro statunitense, secondo il quale pagherà un risarcimento $5,1 miliardi.

In breve: una banca induce a contrarre mutui ipotecari persone che essa sa benissimo non potranno far fronte alle rate. Poi, il pacchetto dei mutui viene venduto di banca in banca a prezzo sempre maggiorato: tutte le banche ci guadagnano. L’ultima banca, per non restare con il cerino acceso in mano, “cartolarizza” il pacchetto dei mutui, cioè lo suddivide in quote di credito che vende ai risparmiatori privati, guadagnandoci anch’essa. Alla fine il debitore non paga, il privato risparmiatore fa ipotecare la casa ma non riesce a venderla. In definitiva, il debitore perde la casa e il risparmiatore i suoi risparmi, però … tutte le banche nel frattempo ci hanno guadagnato!

Ma la mala finanza non riguarda solo i mutui subprime. Riguarda anche e soprattutto le truffe che le banche d’affari (soprattutto londinesi … ah … la perfida Albione!) organizzano a danno di società ed enti pubblici anche italiani e del relativo sistema fiscale. Leggete il libro “Criminal bank” di Francesco Pratesi, Edizioni Laboratorio Gutenberg, Roma 2012, 200 pagine, €9,00 (assai ben spesi!). L’autore “ha conosciuto il mondo della finanza lavorando prima per una multinazionale, poi nelle banche d’investimento a Londra e a Milano …”. Vi si descrivono meccanismi finanziari non sempre semplici da capirsi da parte dei non addetti al lavori. Tuttavia il libro va letto, se non altro per la sua comprensione attraverso i processi mentali attraverso mi quali passa la coscienza del protagonista. dai, leggetelo e poi ne discutiamo insieme!

P.S.: uno dei “meccanismi” di facile comprensione: la società “A” ha filiali nel paese X (ad elevata tassazione) e nel paese Y (a bassa tassazione). La sua banca ha filiali nei due paesi e vende titoli che producono perdite per 100 alla filiale della società situata nel paese X e titoli che producono utili per 100 alla filiale della società situata del paese Y. La società si deduce le perdite nel paese ad alta tassazione, produce utili nel paese a bassa tassazione e divide l’ “utile fiscale” con la banca. Questa l’avete sicuramente capita. Ma c’è di peggio, di molto peggio!

Mentre state decidendo se leggere questo libro, rileggetevi il mio post n. 1054 …

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POST 1065 – VIAGGIO A BOLOGNA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Ottobre, 2013 @ 9:48 am

Detto altrimenti: non basta guardare. Occorre vedere ciò che si guarda …

Ci sono stato tante volte, a Bologna. Città baricentrica, da sempre molto utilizzata per convegni, conferenze e raduni aziendali. Poi mio figlio Edoardo. Ha voluto studiare e laurearsi a Bologna. Ragione di più per andarci. Per trovargli casa, poi per aiutarlo a cambiarla più volte; per conoscere la sua compagna Sara; per la laurea; per fargli visita con “pranzo in collina”, e ora in occasione del “rifacimento” dei tendini di un ginocchio di un ex centroattacco, oggi “mister” della sua squadra.

Ogni volta, poco tempo per la città. Questa volta no. Mi sono concesso un pomeriggio. Dalle zone semi periferiche (Via Emilia Levante), ai Viali della circonvallazione, al centro. Mi sono concesso lo spazio mentale per “vedere” ciò che normalmente si “guarda” soltanto. Soprattutto le case e la gente. Le case. Traccia della vecchia campagna, case singole abbracciate dal loro piccolo giardino … “piccolo, tanto intorno è tutta campagna”. E invece oggi intorno ci sono anche palazzoni che quasi si stupiscono delle loro minute, anziane vicine di casa, di casa … è proprio il caso di dirlo!

La gente. Diversa nel senso “non tutta uguale”. Risalta infatti la presenza giovanile. Quanti sono gli studenti? Li vedi in periferia, in prossimità delle loro abitazioni perse in affitto; li vedi nel centro storico, in prossimità … (idem c.s.); li vedi per le vie eleganti del centro, in prossimità di abitazioni che non possono certo permettersi di prendere in affitto. E questa mescolanza di “generi” che ringiovanisce la città, amplifica la gamma dell’offerta commerciale: negozi extra lusso e negozi alla portata degli studenti. All’interno, fra le due categorie, una terza categoria, quella dei negozi per la maggior parte dei residenti. Tre livelli di offerta, fianco a fianco.

Frutta e verdura “da esposizione”, letteralmente!

Gente, sì, Gente. Lo ripeto perché la lettera maiuscola che ho usato non volevo fosse fraintesa nel senso “L’ha usata perché era l’inizio di una frase …” No, l’ho usata per esprimere l’apprezzamento verso i Bolognesi, per quel poco che mi è dato conoscere. E’ vero, la massa degli studenti sono una ricchezza per la città, ma essi sono accettati, anzi, accolti con molta umanità. Non solo per i soldi che portano. Non pochi infatti, sono gli studenti che a Bologna, mentre studiano, ci si fidanzano e che poi vi trovano lavoro. Ed ecco che la città si arricchisce di questi apporti di diversificazione anche dopo la loro laurea.

La Gente. Sarà il mio 50% di sangue toscano, ma io ci provo. Cioè, ci provo a provocare e a verificare il loro senso dello humor:

1) In farmacia. Davanti a me un cliente si lamenta di certi dolori. La farmacista lo ascolta, ne discutono insieme ben al di là della necessità di verificare l’idoneità della medicina acquistata. E’ il mio turno: guardo in faccia la farmacista e serio serio le dico: “Sa … anch’io ho un bel problema …” Mi fermo, aspetto un cenno di disponibilità al colloquio, che arriva subito con un aggrottare di sopracciglia che conferiscono alla mia interlocutrice un’aria decisamente interrogativa. Proseguo, serissimo: “ …sa, da settant’anni io sto continuamente invecchiando …”. Due secondi e appare il sorriso: “Ma sa che li porta proprio bene …”

2) Sul bus. Io e mia moglie siamo in piedi di fronte a due posti che un cartello invita a riservare ad anziani e a donne in stato interessante o con bambini piccini. Dopo poco una bella ragazza (sui 27 anni) che occupava uno di quei due posti, mi guarda e dice con una voce che mostra la sua piena disponibilità: “Forse voi volete sedervi …” ed allude al cartello. Io sorrido: “Signorina, no grazie … sa … le prime volte mi offendevo quasi, ci restavo male … ma ora mi ci sono abituato: sa … la prima volta … ero solo e stavo ammirando una bella giovane signora come lei … seduta come lei. La guardo, lei contraccambia lo sguardo e sorride a sua volta. Mi sono detto: hai fatto colpo, tò … che figo che sei ancora, Riccardo! E invece, subito dopo, la giovane e bella signora si alza e mi cede il posto!”. Ecco, la ragazza si mette a ridere … nel frattempo sono arrivato alla mia fermata. La saluto e scendo.

Una visita inaspettata, all’Archiginnasio (V. in internet) , la sede di una antica università. Il cortile interno aperto al pubblico, con il suo doppio colonnato e le centinaia di stemmi (araldici) degli studenti che vi si sono laureati. Ne individuo uno, della famiglia Spinola di Genova come me.

Soddisfatto, cerco la fermata del bus per tornare a casa di mio figlio. La individuo. Decido il senso di marcia. Maria Teresa insiste per l’altro senso. Aveva ragione lei …

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